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Le attività di sensibilizzazione del Comitato per la Macroregione Mediterranea Occidentale

Come riporta lo stesso regolamento interno al gruppo, il C-MMO è nato al fine di organizzare, coordinare, promuovere e sollecitare l’istituzione della MMO, in linea con la proposta di risoluzione del Parlamento Europeo del 27 giugno 2012 riguardante l’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE, in particolare nel Mediterraneo (2011/2179 (INI) – Prospettive nel Mediterraneo punti da 15 a 46).

A tal fine promuove lo studio delle tematiche macroregionali ad ogni livello politico, sociale e istituzionale, secondo quanto previsto dall’atto costitutivo e successive integrazioni, e cioè:

  1. Salvaguardare l’ambiente e la biodiversità del mare e delle regioni circostanti, prestando particolare attenzione alla qualità della vita e alla salute umana;
  2. Sostenere la tutela, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale euro-mediterraneo, agevolando il dialogo interculturale e conferendo slancio alle industrie del settore culturale, creativo e turistico;
  3. Promuovere la reciproca conoscenza e socializzazione tra i popoli incentivando il turismo interno e lo scambio di informazioni tramite tutti i canali di comunicazione ammessi dalle leggi vigenti;
  1. Promuovere una crescita sostenibile in termini economici, sociali e culturali in tutta l’area sia nelle regioni del sud Europa che in quelle del nord Africa (istruzione superiore e ricerca);
  2. Migliorare le infrastrutture dei trasporti (strade, ferrovie, porti, interporti e aeroporti) e le infrastrutture e i sistemi ICT per sviluppare un Sistema integrato in grado di realizzare nuove opportunità di crescita;
  3. Sviluppare e gestire un piano condiviso relativo alle infrastrutture dell’energia prodotta sia tramite sistemi tradizionali che alternativi (centrali elettriche, piano solare, piano eolico, trasmissione dell’energia elettrica e smart city);
  4. Sviluppare e gestire un comune sistema di protezione civile e controllo delle migrazioni;
  5. Combattere la delinquenza comune e organizzata.

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Limone di Sorrento: il simbolo della Costiera Sorrentina

 

Probabilmente il limone giunse in Italia dall’India, in epoca anteriore al 539 a.C., anno in cui gli Ebrei rientrarono dalla Babilonia in Palestina. La cultura ebraica testimonia infatti già dal VI sec. a.C. la presenza del cedro in Israele, con valore rituale e ornamentale. È quindi certo che le piante di agrumi esistessero in Italia fin dalla prima età imperiale.

Si presume che tale agrume si fosse insediato anche nell’area sorrentina, una zona particolarmente predisposta alla coltivazione di questa specie grazie al suo microclima mite, esente da repentini abbassamenti di temperatura e favorito dagli effetti mitiganti del mare. Il limone comparve quindi nella Penisola Sorrentina in epoca antichissima.

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LIMONE DI SORRENTO
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

 

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Le Macroregioni realizzate

Fino ad oggi, sono state adottate quattro strategie macroregionali UE, ciascuna accompagnata da un piano d’azione progressivo, aggiornato regolarmente alla luce delle nuove esigenze emergenti e del contesto in mutamento:
la strategia dell’UE per la regione del Mar Baltico (2009), www.balticsea-region.eu/; la strategia dell’UE per la regione del Danubio (2010), www.danube-region.eu/ ;
la strategia dell’UE per la regione adriatica e ionica (2014), www.adriatic-ionian.eu/; la strategia dell’UE per la regione alpina (2015), www.alpine-region.eu/.

Tali strategie coinvolgono 19 Stati membri dell’Unione e 8 paesi extra UE e rappresentano oltre 340 milioni di persone (Fonte: Eurostat, Banca mondiale, NSI Ukraine):

19 Stati membri dell’UE: Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Repubblica slovacca, Slovenia e Svezia;

8 Paesi extra UE: Albania, Bosnia-Erzegovina, Liechtenstein, Moldavia, Montenegro, Serbia, Svizzera e Ucraina.

Occorre notare che alcuni paesi dell’UE, come Germania e Slovenia, sono coinvolti in tre strategie, mentre Croazia, Italia e Austria rientrano in due strategie. Tre paesi extra UE, ossia Bosnia- Erzegovina, Montenegro e Serbia, fanno parte di due strategie macroregionali dell’UE.

La proposta per una nuova strategia macroregionale

Dall’esperienza di queste prime quattro macroregioni è scaturita l’idea di costituire la Macroregione Mediterranea Occidentale (MCO). Tra i documenti di riferimento più significativi va considerata la “Relazione sull’evoluzione delle strategie macroregionali dell’UE: pratiche attuali e prospettive future, in particolare nel Mediterraneo”. Questa relazione è stata presentata dalla Commissione per lo sviluppo regionale nella seduta del Parlamento Europeo del 27/06/2012. Il documento finale è stato approvato il 3 luglio 2012.

In tale documento, si auspica l’istituzione di due nuove strategie macroregionali mediterranee, occidentale e orientale, che unitamente alla strategia adriatico-ionica, dovrebbero consentire una politica unitaria di sviluppo dell’intero bacino del Mediterraneo. In particolare, la relazione esprime la propria approvazione riguardo all’approccio macroregionale nei confronti delle «politiche di cooperazione territoriale tra aree appartenenti a uno stesso territorio: spazio marittimo, massiccio montuoso, bacino fluviale; ritiene che le strategie macroregionali abbiano aperto un nuovo capitolo nella cooperazione territoriale europea applicando un approccio dal basso verso l’alto ed estendendo la cooperazione a un numero sempre crescente di settori grazie a un uso migliore delle risorse disponibili; raccomanda che le strategie macroregionali, visto il loro evidente valore aggiunto a livello europeo, ricevano maggiore attenzione nel quadro della cooperazione territoriale europea».

La proposta – di cui si è fatto promotore in prima istanza il Comitato per la Macroregione Mediterranea Occidentale (C-MMO) e alla quale proposta hanno aderito qualificate associazioni – sostiene la realizzazione di una strategia macroregionale per il bacino del Mediterraneo attraverso un piano d’azione orientato ad affrontare le problematiche di interesse comune. Occorre dare vita ad una nuova macroregione costituita non solo dalle regioni italiane che si affacciano direttamente o indirettamente sul mare Mediterraneo, ma che si allarga, oltre all’Italia, anche agli altri Stati nazionali, come Francia, Spagna, Portogallo, cooperanti con Marocco, Algeria, Libia, Tunisia, Egitto.

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Paracelso tra Alchimia e Scienza – 7/8

 

Con la nascita della Scienza moderna, supportata dal metodo scientifico formulato da Galileo Galilei, l’improvvisazione dell’Alchimia entra sicuramente in crisi. E’ proprio sul metodo galileiano che si poggiano le ricerche di Robert Boyle (1627-1691), nel XVII secolo. Egli affronta con rigore e meticolosità l’analisi della trasformazione della materia, superando l’eterna ricerca della pietra filosofale. Ugualmente i vari elisir medicamentosi dell’Alchimia vennero ridicolizzati dai primi sviluppi nel campo della chimica organica, uniti ai passi in avanti della medicina, sviluppatasi a partire dalla iatrochimica di Paracelso.

Paracelso
Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, detto per brevità Paracelso (1493 – 1541), è un complesso personaggio, che fu medico, alchimista ed anche  astrologo. Il suo strano appellativo significa “eguale a Celsus”, cioè di Aulus Cornelius Celsus (prima metà del I secolo), autore latino, che compose un trattato di medicina.
Egli fu, a tutti gli effetti, uno spartiacque tra la ricerca alchemica sui metalli preziosi e le teorie magiche (che egli rifiutò) e l’utilizzo di osservazioni empiriche sperimentali mirate alla comprensione del  corpo umano e alla ricerca di medicinali. Notevolmente proteso, quindi, verso il futuro, egli non abbandonò mai le filosofie ermetiche, neoplatoniche e pitagoriche.

Paracelso si laureò all’Università di Ferrara, come il contemporaneo Niccolò Copernico. Quale studioso, aggiunse ai quattro elementi aristotelici, principi che formavano la materia nella concezione classica, ulteriori tre elementi: sale, zolfo e mercurio. Come motore del cambiamento e delle trasformazioni, egli sostenne la presenza di spiriti della natura. I tre elementi, sale, zolfo e mercurio, basilari nei corpi organici ed inorganici, formavano, a suo avviso, un tutt’uno, irriconoscibile. Solo nello stato della malattia essi si separavano, perdendo l’equilibrio del loro rapporto. Nel concetto di malattia e di cura corrispondente, Paracelso sostenne la teoria dei simili, in opposizione alla teoria dei contrari, allora in voga. Egli affermava, infatti, che alla malattia bisognasse opporre la stessa sostanza da cui era stata causata.
Sempre come innovatore, non aderì alla medicina tradizionale, ma fondò la iatrochimica. Quest’ultima rappresenta proprio l’innovazione del sapere alchemico. Paracelso, infatti, rifiutò la ricerca “metallurgica” dei materiali nobili degli alchimisti del tempo, preferendo un’utilità delle ricerche indirizzate sulla salute umana.

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Come si avvia una strategia macroregionale dell’UE

Gli Stati membri dell’UE e in alcuni casi anche paesi extra UE, situati nella medesima area geografica e interessati ad una cooperazione territoriale, avviano la richiesta attraverso il Consiglio europeo. Facendo seguito alla richiesta del Consiglio europeo, le strategie vengono redatte e adottate dalla

Commissione europea. La linea di pensiero comunitaria è che il processo deve essere inclusivo e procedere dal basso verso l’alto per garantire la titolarità. Questo perché la materia non regolata da una normativa specifica; esiste piuttosto uno schema fisso consuetudinario dei passi istituzionali che sono stati percorsi per l’istituzione delle Macroregioni oggi esistenti.

È la stessa Unione Europea che delinea il percorso nella “Guida alle strategie macro-regionali dell’Unione europea – 21 aprile 2017”.

«Il primo passo prevede la costituzione di un solido consenso sulla strategia da adottare e l’individuazione delle problematiche comuni da affrontare.

Solitamente la fase di iniziativa ha come protagonisti i territori interessati (territori regionali e locali), i quali ricoprono un ruolo di promozione ed impulso, a cui segue una fase di attivazione degli Stati coinvolti. Una volta raggiunto il consenso anche a livello inter-governativo, il tema in oggetto viene inserito nell’agenda del Consiglio Europeo il quale, dopo avere fissato alcuni parametri di riferimento, raccomanda alla Commissione di redigere i documenti necessari per dare il via ad una Strategia macro-regionale.

Successivamente la Commissione avvia un ampio processo di consultazione e di collaborazione con tutti gli attori della Regione interessati. Questo processo consultivo si conclude con l’adozione di un Piano d’Azione e con la redazione di una Comunicazione sulla Strategia, i quali dovranno infine essere formalmente approvati dal Consiglio Europeo. La Commissione informa costantemente il Consiglio Europeo sull’evoluzione delle Strategie macro-regionali, dimostrando che esiste un valore aggiunto per tutta l’Unione.

Il processo di consultazione ed elaborazione della Strategia macro-regionale può essere considerato un “approccio dal basso”, al contrario delle politiche che discendono da un indirizzo strategico comunitario; in quanto la Macro-Regione definisce la propria strategia attraverso il coinvolgimento degli attori locali».

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Christophe Galfard – L’universo a portata di mano

 

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Immaginate di essere fatti di pura coscienza, senza corpo, e di essere in grado di spostarvi a velocità vertiginose nello spazio immenso e profondo, capaci di miniaturizzarvi per immergervi dentro al mondo brulicante di un nucleo atomico, o di diventare enormi per tuffarvi a capofitto proprio dentro a un buco nero. Immaginate di essere proprio lì, a toccare fisicamente tutte quelle cose così affascinanti che nei libri di fisica vengono spesso descritte in termini un po’ asettici e talvolta decisamente difficili. Ma questa volta capite tutto, perché non vi stanno solo descrivendo l’universo: lo state proprio toccando con mano.

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Serge Latouche – Usa e getta

 

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Stampanti bloccate a orologeria, dopo diciottomila copie, o computer fuori uso allo scadere dei due anni: non siamo di fronte a una strana moria elettronica degna della fantascienza, bensì alla manifestazione più recente di un fenomeno che è parte integrante della società della crescita. Si chiama «obsolescenza programmata» e fa sistema con il nostro modo di produrre, di consumare, di pensare, di vivere.

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Una strategia per sviluppare sinergie

È facile comprendere da questo documento che la macroregione è uno strumento ideato con lo scopo di favorire la partecipazione al processo decisionale che influenzerà la gestione e lo sviluppo dei territori. Un processo decisionale determinato non soltanto degli Stati membri europei, ma anche delle Regioni, dagli Enti locali come Comuni e Città Metropolitane, Associazioni e società civile, Organizzazioni governative e non governative…etc. Non solo: alla macroregione sono ammessi anche paesi terzi, esterni ai confini europei, appartenenti alla stessa zona geografica.

Le strategie macroregionali dell’Unione europea sono, pertanto, quadri politici che consentono ai paesi situati nella stessa macroregione di contrastare e risolvere i problemi o di sfruttare meglio il potenziale che hanno in comune. In questo modo, i paesi usufruiscono di una cooperazione rafforzata. Sappiamo bene che gli interventi necessari ai programmi nazionali sono sostenuti dai fondi strutturali e da investimenti europei, ma se tali interventi sono concordati in ambito macroregionale – cioè con le regioni del medesimo Stato e queste con le regioni dei Paesi vicini risulterà raggiungere gli obiettivi in modo più facile di quanto ogni Stato avrebbe fatto singolarmente. Insieme, unendo competenze e fondi comuni, si possono affrontare sfide relative ad una condivisa ed ampia area geografica. Le strategie macroregionali dell’Unione – sostenute dai fondi UE, compresi i Fondi strutturali e d’investimento europei – sviluppano sinergie.

Per aumentare le probabilità di successo delle strategie macroregionali dell’UE, i partner coinvolti non possono agire, però, in modo spontaneo e individuale, ma devono basare le proprie azioni su alcuni principi chiave che la UE esplicita chiaramente: un partenariato pertinente, un meccanismo di collaborazione appropriato, un buon coordinamento delle misure legate alle politiche e alle rispettive fonti di finanziamento, nonché un elevato spirito di cooperazione tra i vari paesi e settori della macroregione.

Gli obiettivi delle strategie macroregionali sono strategici

Da quanto detto finora, si deduce che le sfide comuni ad aree geografiche nazionali e/o transnazionali, possono essere raggiunte con successo operando attraverso sforzi congiunti ed una pianificazione unitaria, che mirano ad utilizzare i fondi disponibili nel modo più idoneo. Gli obiettivi delle strategie sono, dunque, strategici. Sono obiettivi, altresì, a lungo termine e concordati dai paesi partecipanti. Tali strategie, per la regola dei “tre no”, non sono associate a una legislazione particolare, a strutture formali o a nuovi fondi UE. Si basano esclusivamente sulla capacità di stabilire sinergie, attraverso l’impiego ottimale delle risorse finanziarie esistenti, una migliore attuazione della legislazione vigente e un funzionamento ottimale delle istituzioni a tutti i livelli. Ciò implica che ogni strategia, orientata al successo, deve essere basata su di quadro integrato capace di esprimere una governance multinazionale, multisettoriale e multilivello.

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2030 il primo passo…da Messina

Il 14 dicembre p.v., dalle ore 9.00 alle 13:00, si terrà nel Salone dei Cavalieri del Centro Diurno Camelot,  Cittadella Sanitaria Lorenzo Mandalari, Messina, il convegno dal titolo “2030 il primo passo…da Messina”  incentrato sulla localizzazione degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (OSS o Agenda 2030) e organizzato dall’associazione Il Centauro onlus, dal Comitato MMO, dalla Post Consumo onlus, in sinergia con il Centro Diurno Camelot del Dipartimento di Salute Mentale Asp 5, con il patrocinio del Comune di Messina e l’Università degli Studi di Messina.

Lo Sviluppo Sostenibile (SS) mira a rispondere ai bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future a soddisfare i loro propri bisogni. Si tratta di un approccio globale e integrato allo sviluppo che tiene conto della sfera sociale, ambientale ed economica allo stesso tempo.

Dopo il lungo lavoro preparatorio attraverso gli Obiettivi del Millennio, nel settembre del 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite all’unanimità, ha adottato la Risoluzione 70/1 che definisce il programma per lo Sviluppo Sostenibile all’orizzonte 2030, individuando 17 obiettivi (OSS) e 169 sotto-obiettivi.

L’Agenda 2030 rappresenta il programma universale per le strategie di sviluppo che i paesi si sono formalmente impegnati a realizzare, la cui strutturazione presuppone necessariamente una visione sistemica, ponendo al primo posto il benessere, la dignità della persona e dei popoli, la salubrità ambientale. Una politica di civiltà che come dice Edgar Morin abbia come mission quella di solidarizzare il pianeta nella prospettiva di un nuovo umanesimo.

Nel contesto europeo, anche i paesi membri dell’Unione hanno firmato quest’impegno verso i propri cittadini e sono in via di elaborazione i piani strategici nazionali che implementeranno la programmazione comunitaria. La dichiarata determinazione dell’Europa alla piena attuazione dei suoi diciassette obiettivi costitutivi, nel prossimo futuro ci imporrà un cambiamento di paradigma operativo.

Tra gli aspetti fondamentali, emerge determinante anche il riconoscimento dell’impellenza del cambio di modello di sviluppo attuale, evidentemente non più perseguibile. Inoltre, essendo un quadro di riferimento, la sua concretizzazione dipende esclusivamente dalla volontà politica di ciascun paese, ad ogni livello di governo, dal coinvolgimento di tutte le espressioni della società e della loro integrazione sinergica ai processi decisionali, in particolar modo locali.

Riteniamo che la Sicilia e Messina in particolare possa e debba iniziare percorsi di sviluppo consoni alle sue peculiarità, bisogni e priorità, diventando un “progetto pilota” e fornire un importante contributo alla implementazione, in corso, della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.

Per questo si è valutato opportuno iniziare il processo di divulgazione e riflessione sull’Agenda 2030 a livello locale. Data l’ampiezza dell’argomento, il 14 dicembre sarà solo il primo di una serie di appuntamenti per individuare in modo condiviso e democratico quale sviluppo intraprendere sui nostri territori e sul come conseguirlo. Per questo il convegno è rivolto a tutte le espressioni delle società, anche singoli cittadini.

Occorre una maggiore consapevolezza che la rinascita è possibile. Ma bisogna partire dal singolo individuo. È lui che può compiere il primo responsabile passo per salvare l’umanità. La scelta della sede del convegno in un Centro Diurno della Salute Mentale vuole essere in tal senso paradigmatica.

Relatori e Moderatori: Giuseppe Abbati, Matteo Allone, Maurizio Ballistreri, Sergio Bertolami, Rosaria Brancato, Vincenzo Campolo, Antonino Ciraolo, Mons. Cesare Di Pietro, Cosimo Inferrera, Salvatore Mondello, Dafne Musolino, Giuseppe Rao, Mohamed Refaat, Giovanni Saccà, Salvatore Santamaria, Giuseppe Scattareggia, Danilo Zizzo. Ha confermato la sua presenza il sindaco Cateno De Luca. Il prorettore Luigi Chiara.

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Il concetto di strategia macroregionale dell’UE

Costituire una macroregione è una strategia dell’UE. Facciamo, quindi, riferimento ad un documento ufficiale, per comprendere meglio quale sia il valore aggiuntoda attribuirsi al concetto di strategia macroregionale. Uno fra i molteplici documenti da considerare è questo: Relazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni sul valore aggiunto delle strategie macroregionali (Bruxelles, 27.6.2013)”. Il documento fa presente che «vi sono molti elementi su cui fondare una cooperazione macroregionale: il senso di identità regionale, il desiderio di pianificazione strategica comune e la volontà di mettere in comune le risorse.

Le definizioni iniziali si sono consolidate nel regolamento recante disposizioni comuni per il periodo 2014-2020, il quale afferma che una strategia macroregionale:
1) è un quadro integrato relativo a Stati membri e paesi terzi della stessa zona geografica;
2) affronta sfide comuni;
3) trae beneficio da una cooperazione rafforzata per la coesione economica, sociale e territoriale. Una strategia macroregionale deve essere approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.

Il concetto comprende anche i seguenti principi:
integrazione: gli obiettivi dovrebbero essere integrati negli esistenti quadri strategici (UE, regionali, nazionali o preadesione), programmi (UE, specifici per paese, di cooperazione territoriale, settoriali), e strumenti finanziari;
coordinamento: politiche, strategie e risorse finanziarie dovrebbero evitare la compartimentazione sia per quanto riguarda le politiche settoriali che i soggetti e i diversi livelli di governo;
cooperazione: sia i paesi che i settori dovrebbero cooperare in tutta la regione, sviluppando una nuova prospettiva di sviluppo regionale aperto verso l’esterno invece che rivolto all’interno;
governance multilivello: i responsabili politici dei diversi livelli dovrebbero collaborare meglio, senza introdurre nuovi livelli di processo decisionale;
partnership: paesi terzi e paesi dell’UE possono collaborare sulla base del reciproco interesse e del rispetto.

Gli obiettivi variano in funzione delle esigenze della regione interessata. Un ruolo centrale spetta tuttavia alle questioni di importanza strategica che conferiscono un effettivo valore aggiunto in relazione alle misure orizzontali dell’UE, in particolare con riferimento alla strategia Europa 2020. Vanno incluse sia le sfide che le opportunità, perché paesi a diversi stadi di sviluppo hanno priorità diverse:

sfide, nei casi in cui una maggiore cooperazione è essenziale (ad esempio questioni ambientali, climatiche o relative alla connettività);
opportunità, nei casi in cui una maggiore cooperazione è di interesse reciproco, con iniziative comuni, creazione di reti, scambio di esperienze e messa in comune di finanziamenti (ad esempio in settori quali la ricerca, l’innovazione, le imprese, il rafforzamento delle capacità).

Questo duplice aspetto è sottolineato nelle conclusioni del Consiglio del giugno 2012, che approvano l’approccio per il suo contributo positivo all’approfondimento del mercato interno dell’UE e della competitività, nonché all’attuazione della politica marittima integrata (in particolare la crescita blu), e perché affronta sfide condivise quali l’inquinamento o l’assenza di interconnessioni infrastrutturali.

Inoltre, tali strategie possono servire a mobilitare sforzi congiunti per l’innovazione, per l’azione per il clima, per la gestione dei rischi, per le questioni relative alla sicurezza e per il turismo».

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