Shaunta Grimes: 25 consigli per diventare uno scrittore 1/3

Shaunta Grimes

Shaunta Grimes è una blogger di Medium. Un’autrice di narrativa che attraverso i suoi consigli spassionati, nati da esperienze di scrittura e di lettura, incoraggia gli appassionati a seguire le sue tracce. Vari sono gli articoli che ha pubblicato; fra questi anche un piccolo manuale in 25 punti. Può tornare utile, perché non sempre si nasce narratore; ma – dal momento che la scrittura si può insegnare – come diventare narratore è possibile apprenderlo. Regola numero uno, ma anche regola numero 25, è scrivere ogni giorno, anche 10 minuti, poche righe. Ma se ci si mette in testa di scrivere per fare della scrittura una professione, e quindi infine farsi pagare, occorre seguire attentamente ogni punto della lunga (ma sintetica) lista. Naturalmente bisogna cominciare a credere di essere uno scrittore. Poi bisogna leggere o guardare film e tv come farebbe uno scrittore; stringere amicizie nel mondo degli scrittori; cercarsi un editore tradizionale o inventarsi editore e grafico editoriale, se si vuole fare l’indipendente. In ogni caso – sottolinea Grimes – bisogna trovare uno spazio fisico in cui chiudersi per scrivere, per proteggersi dagli inopportuni che distolgono l’attenzione. Per chi non è nato con le doti straordinarie di un unicorno, con un solo romanzo è difficile entrare nella lista dei best-seller. Per tutti gli altri, serviranno una ventina di romanzi, perché qualcuno si accorga dell’esistenza di un nuovo scrittore. Questo, naturalmente, vale per coloro che hanno deciso di diventare famosi. La maggior parte si accontenta di molto, ma molto, meno.


25 CONSIGLI PER DIVENTARE UNO SCRITTORE

Di Shaunta Grimes
Traduzione da: 25 TIPS FOR BEING A WRITER

1. Scrivi ogni giorno.

L’abitudine di scrivere ogni giorno è il primo dei consigli. Perché? Diamine, perché è importante! Poreta avanti la tua storia anche per poche parole ogni giorno, e sarai sorpreso da ciò che accadrà. O forse no, poiché quello che accadrà è che scriverai un libro. The Creative Habit di Twyla Tharp è un’ottima guida per aiutarti a costruire la tua abitudine di scrittura quotidiana.

2. Leggi come uno scrittore.

Stephen King dice nel suo libro Sulla scrittura che se non hai il tempo di leggere, allora non hai neppure il tempo (o gli strumenti) per scrivere. Ha ragione. Prendi l’abitudine di portare con te un libro. Tienilo in bagno. Impara a leggere a piccoli sorsi invece di grosse sorsate in modo che non avere ore disponibili per concedersi una lettura tranquilla non ti impedisca di leggere affatto.

E quando leggi, leggi come uno scrittore. Presta attenzione a cosa funziona e cosa no. Leggi i libri per lavorarci su come farebbe un artigiano. Leggi l’immaginario che restituisce quel senso che vorresti trovare nelle tue storie. Scopri ciò che funziona e ciò che non funziona, ma – questa è la cosa più importante – scopri perché funziona o non funziona.

3. Guarda la TV come uno scrittore.

Ho scritto, in un altro articolo, della mia assoluta convinzione che, se vuoi essere uno scrittore, devi guardare la televisione. Ci credo ancora. Alcuni dei migliori scritti e delle migliori narrazioni sono nate in televisione. Proprio come è accaduto con la lettura. Perciò: guarda la TV come uno scrittore. Presta attenzione a ciò che ti piace di uno spettacolo – perché sei disposto a investire alcune ore della tua vita rimanendo a guardarlo. O, al contrario, fai attenzione al motivo per cui non stai investendo neppure un minuto su quel programma, se hai deciso di spegnerlo e non tornarci più.

4. Guarda film come uno scrittore.

Ray Bradbury ha consigliato alle persone che vogliono essere scrittori di guardare un sacco di film: in particolare, vecchi film. Io vado al cinema almeno una volta alla settimana. (Il martedì sono a 5 dollari!). Gli scrittori dovrebbero essere drogati di storie, e un film è un modo per assicurarsi un’intera storia in due ore. Presta attenzione alla struttura, qual è il suo ritmo, e quali parti hanno funzionato per te o meno.

5. Organizzati un tuo spazio.

Hai bisogno di un posto dove il tuo cervello sappia all’istante che è tempo di scrivere. Per me, è un angolo del mio rifugio, proprio fuori dalla cucina. Vorrei consigliarti un’intera stanza, ma non fa per me. Ho vissuto in appartamenti così piccoli e pieni di gente che il mio posto per scrivere era intorno ad un tavolino che usavo stando seduta sul mio letto, e andava bene lo stesso. Così è il tuo tavolo da cucina o Starbucks o la biblioteca o uno spazio di lavoro in comune o in ufficio. Ovunque sia, allena il cervello a passare in “modalità scrittore” quando sei lì.

Stare in giro con altri scrittori ti aiuterà a interiorizzare l’idea che tu sia uno scrittore, pure tu.

6. Trova la tua cerchia.

Individua altri scrittori. Sono la tua gente. Trovali online (vieni da Ninja Writer su Facebook) oppure, di persona, a conferenze, in classe, o attraverso un gruppo di scrittura creativa. Stare in giro con altri scrittori ti aiuterà a interiorizzare l’idea che anche tu sei uno scrittore.

7. Scrivi per un lettore.

L’inverso di trovare la tua cerchia è questo: non cercare di scrivere per loro. Scrivere per un gruppo di persone potrebbe follemente distrarti. Scrivere e leggere sono attività troppo soggettive, questo è il motivo. Scegli una persona – solo una – e scrivi per lei. Se le piace quello che hai scritto, allora è abbastanza buono. Hai fatto il tuo lavoro. Puoi raccogliere altre opinioni o usufruire di altri lettori-beta, ma è anche possibile filtrare i consigli che ti sembreranno contrastanti.

8. Stabilisci i confini con i tuoi amici e familiari.

La tua scrittura è importante. È il tuo lavoro, anche se sei lontano mesi o anni da qualsiasi prova tangibile che le altre persone capiranno. Fissa in agenda il tuo orario di scrittura, e poi proteggilo come ti piace proteggere qualsiasi altro orario pianificato per il lavoro. Non è un problema dire di no alle interruzioni.

9. Scrivi come se fosse il tuo lavoro

Se scrivere è il tuo lavoro, farai alcune cose: investirai del tempo in esso. Impegnerai ogni sforzo per imparare a farlo bene. Finirai ciò che inizi. Ti aspetti che altre persone rispettino il tuo lavoro. Fai tutto queste cose.

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Museo Carlo Bilotti – Balla a Villa Borghese

“Le Torri del Museo Borghese”, 1905 circa, pastello su carta di Giacomo Balla

29/11/2018 – 17/02/2019
Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

Il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, situato nel cuore del grande parco romano, è il luogo ideale per accogliere questa mostra antologica di Giacomo Balla. È l’occasione per presentare un focus incentrato esclusivamente sulle opere dipinte nella Villa, con un’indagine sulla prima produzione pittorica dell’artista che, non ancora futurista, è già rivolta allo studio della luce e del colore.

La cura della mostra è della storica dell’arte Elena Gigli, studiosa impegnata da anni nella catalogazione dell’opera di Balla.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione della Galleria Mucciaccia di Roma, l’esposizione è prodotta dalla The Boga Foundation. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Dopo il matrimonio con Elisa Marcucci, Giacomo Balla si trasferisce, nell’estate del 1904, in un antico monastero in via Parioli 6, l’attuale via Paisiello, all’angolo di via Nicolò Porpora. Nelle stanze-cella di questo angolo felice di natura, ritagliato ai margini periferici della città e molto diverso dall’odierno quartiere Parioli, il pittore stabilisce la sua casa e dipinge ciò che vede dal balcone del suo studio o subito al di fuori della porta dell’abitazione.

Fino al 1910, anno in cui realizza il grande polittico Villa Borghese, il tema della natura ai confini della città diventa per Balla ciò che è per Paul Cézanne la “Montagne Sainte-Victoire”: materia da indagare, da provare e riprovare, da scarnire fino all’astrazione. Si tratta di uno dei primi temi sperimentali affrontati dal pittore, presentato in questa occasione attraverso una trentina di lavori riuniti organicamente, proprio come saranno, all’epoca eroica del Futurismo, i temi della Rondine, vista dallo stesso balcone, l’Automobile in corsa, la Velocità astratta, le Linee forza di paesaggio, le Trasformazioni forme spirito, il Mercurio che passa davanti al sole, e così via.

Nelle sale al primo piano del Museo, un suggestivo ampliamento della mostra attualizza lo “sguardo fotografico” di Balla attraverso una serie di scatti del fotografo Mario Ceppi realizzati negli stessi luoghi dei dipinti in mostra.

In mostra sarà proiettato il film di Jack Clemente “Balla e il Futurismo”, vincitore del premio Leone d’Argento alla Biennale di Venezia del 1972 nella sezione documentari d’arte.

Nel 1971 infatti l’artista realizza il suo primo film come regista, “Balla et le futurisme”, un documento ormai storico sulla vita e l’opera del protagonista del Futurismo.

Il brano Echoes dei Pink Floyd, utilizzato nella colonna sonora del film, fu concesso a Clemente dalla band, conosciuta in occasione delle riprese del film concerto di Adrian Maben Pink Floyd a Pompei nel 1971, seguite su incarico della produttrice Michéle Arnaud.

Protagoniste del racconto (l’edizione francese è di 52 minuti, la versione in italiano di 32) sono le figlie di Balla, Elica e Luce. Lo straordinario appartamento di via Oslavia è la grande attrazione del documentario. Perché ci porta lungo il corridoio, dentro le stanze, oltre la finestra della dimora in cui l’artista mise in atto quella “Ricostruzione futurista dell’universo” teorizzata nel 1915 con Depero.

Jack Clemente è nato a Novara nel 1926 ed è scomparso a Milano nel 1974.
Trasferitosi a Parigi dal 1952 si dedica alla pittura e la sua prima mostra è del 1953 muovendosi, all’inizio, fra l’astrazione lirica e l’informale. Nel 1958 conosce Carlo Cardazzo e Lucio Fontana e si avvicina allo Spazialismo. Con la Galleria del Cavallino di Venezia e Il Naviglio di Milano manterrà un rapporto privilegiato fin dagli anni ’60 iniziando a utilizzare materiali “ altri” come la corda e la juta. Frequenti le mostre anche all’estero sia personali sia collettive. 
Dal 1969 inizia un rapporto di collaborazione con la Televisione francese e con la Rai e realizza una serie di filmati sui protagonisti della pittura e della musica.
Assistente di Jacques Averty per l’ “Emission 4 Temps” , un programma pomeridiano in cui i più importanti interpreti di quegli anni, come Françoise Hardy, Jacques Dutronc, Johnny Halliday , Silvie Vartan, cantano accompagnati da scenografie di Capogrossi, Sonia Delaunay, Wassily Kandinsky, Vasarely, David Hockney, partecipa al film di Adrien Maben “ Pink Floyd a Pompei”. 
L’anno successivo realizza, sempre per la Televisione Francese in collaborazione con la Rai, “ La vita inimitabile” dedicato a Gabriele D’Annunzio mentre il suo ultimo film, “ Rauschenberg e la Pop Art”, verrà ultimato dallo stesso Rauscenberg per l’aggravarsi della malattia. 
Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private italiane e internazionali come la Tate Gallery, il Musèe de Strasbourg, il Mart di Rovereto, le Gallerie d’Italia e la Collezione Boschi di Milano.
Nel 2013 sono state organizzate due mostre sul suo lavoro dallo Studio Gariboldi a Milano e a Bergamo ed è stato pubblicato un catalogo presentato da Francesco Tedeschi.