Novara, Castello Visconteo Sforzesco – Dai Macchiaioli a Segantini

Giuseppe Pellizza, Il ritorno dei naufraghi al paese (L’annegato), olio su tela, 34,5 x 57,5 cm, collezione privata

OTTOCENTO IN COLLEZIONE. Dai Macchiaioli a Segantini
A cura di Sergio Rebora ed Elisabetta Staudacher

Novara, Castello Visconteo Sforzesco (piazza Martiri della Libertà 215)
20 ottobre 2018 – 24 febbraio 2019

Dal 20 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019, le sale del Castello di Novara si aprono per accogliere la mostra Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini.

L’esposizione, curata da Sergio Rebora ed Elisabetta Staudacher, coadiuvati da un comitato scientifico composto da Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca e Aurora Scotti Tosini, è organizzata da METS Percorsi d’arte in collaborazione con il Comune di Novara, la Fondazione Castello di Novara, ATL della Provincia di Novara e Big Ciaccio Arte, col patrocinio della Comunità Europea, della Regione Piemonte, della Provincia di Novara, con il contributo di Banco BPM (main sponsor), Esseco s.r.l., Fondazione CRT, Fondazione BPN per il territorio, Banca Aletti, Lebole Gioielli, Lottoitalia s.r.l., Comoli Ferrari & C. S.p.A., Igor s.r.l., Mirato S.p.A.

La rassegna presenta 80 capolavori di pittura e scultura tutti provenienti da prestigiose raccolte private, di autori quali Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Carlo Fornara, Domenico e Gerolamo Induno, Silvestro Lega, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Federico Zandomeneghi, che testimonia l’importanza storica del fenomeno del collezionismo nello sviluppo delle arti in Italia, dall’Unità nazionale ai primi anni del Novecento.

La storia delle arti figurative in Italia nel secondo Ottocento s’intreccia, infatti, con le vicende dei raccoglitori di opere d’arte e, più in generale, del mecenatismo culturale. Dopo il 1860, s’intensifica il fenomeno del collezionismo di dipinti e sculture da parte di una sempre più ampia fascia di pubblico, composta in prevalenza da esponenti della borghesia delle imprese e dei commerci e delle professioni civili.

Importanti per la diffusione anche commerciale dei dipinti e delle sculture, si rivelano le rassegne annuali promosse nelle grandi città dalle istituzioni accademiche e dalle Società Promotrici, vere e proprie vetrine che permettono di conoscere l’evoluzione dell’attività dei pittori e degli scultori, nonché momenti di confronto tra la produzione di artisti di diversa estrazione culturale, ma anche – e soprattutto – occasioni per incrementare le raccolte attraverso acquisti e assegnazioni sociali.

Sull’esempio della Francia (Goupil) e dell’Inghilterra (Dowdeswell, Colnaghi, Pisani), in questi anni nasce anche in Italia il mercato dell’arte organizzato in empori e in gallerie, come quella fondata a Milano negli anni settanta del XIX secolo dai fratelli Vittore e Alberto Grubicy – forse la più significativa sul territorio nazionale – che orienta i collezionisti nelle loro scelte e nella composizione delle loro raccolte.

Suddivisa in otto sezioni, la rassegna al Castello di Novara si apre con un accenno all’affermazione delle poetiche del vero nel loro passaggio dai temi storico-risorgimentali alla vita quotidiana del nuovo stato sabaudo, con autori quali Gerolamo Induno, Giovanni Fattori, Luigi Nono. Negli anni sessanta si assiste anche a una messa a fuoco sul paesaggio nella sua accezione naturalista (Antonio Fontanesi, Guglielmo Ciardi, Filippo Carcano) e a un confronto tra studio di ritratto pittorico e scultoreo che si prolunga nel tempo (Tranquillo Cremona, Vincenzo Gemito, Medardo Rosso).

L’esposizione prende poi in esame l’assestarsi e il definirsi, nei due decenni successivi, di un gusto ufficiale che rispecchia quello della monarchia sabauda e che si confronta con i richiami da Oltralpe. È il trionfo della pittura e della scultura di genere declinate su temi ispirati alla vita pastorale e agreste (Francesco P. Michetti, Filippo Palizzi) e a quella borghese nei suoi risvolti intimisti (Silvestro Lega, Giacomo Favretto, Vittorio Corcos), anche con affondi decorativi o folcloristici attraverso la moda dell’orientalismo (Alberto Pasini, Domenico Morelli). Tra le eccellenze del genere si annoverano le esperienze degli artisti operanti a Parigi o in rapporto con la Galleria Goupil, tra cui Antonio Mancini, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi.

Nell’ultimo decennio del secolo si assiste, da un lato, all’affermazione di istanze ideologicamente impegnate verso i temi del lavoro, espressi con attento e consapevole tono di denuncia delle ingiustizie sociali, dall’altro, verso i primi segni di sensibilità nei confronti del simbolismo internazionale, a volte interpretati con enfasi allegorica di impronta decorativa. L’elaborazione di contenuti così differenti si accomuna spesso con la sperimentazione della pittura divisionista da parte dei maestri della cosiddetta prima generazione: Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Plinio Nomellini, Emilio Longoni, Vittore Grubicy.

Si segnalano, in particolare, La curiosità di Silvestro Lega, caposaldo macchiaiolo della raccolta Jucker, il grande paesaggio Aprile di Antonio Fontanesi, custodito per lungo tempo nella collezione Rossello, lo splendido Hyde Park di Giuseppe De Nittis, realizzato a Londra nel 1876, città nella quale, l’anno precedente, l’artista dipinse Piccadilly, quadro appartenuto al raccoglitore Paolo Ingegnoli e poi a Gaetano Marzotto, Il pastello rosa di Giovanni Boldini, raffinatissimo ritratto di Emiliana Concha de Ossa risalente alla seconda metà degli anni ottanta, il capolavoro divisionista Venduta! di Angelo Morbelli, Gli emigranti di Giuseppe Pellizza da Volpedo della collezione dell’imprenditore Francesco Federico Cerruti e Petalo di rosa, toccante dipinto simbolista di Giovanni Segantini.

Accompagna la mostra un catalogo edizioni METS Percorsi d’arte con testi dei curatori e schede storico critiche redatte da specialisti del settore. Per tutta la durata dell’esposizione, il Comune di Novara offre l’ingresso gratuito alla Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni, ospitata nel Broletto di Novara (via Fratelli Rosselli 20), a tutti i visitatori che presenteranno il biglietto d’ingresso di Ottocento in collezione

GALLERY

Shaunta Grimes: 25 consigli per diventare uno scrittore 1/3

Shaunta Grimes

Shaunta Grimes è una blogger di Medium. Un’autrice di narrativa che attraverso i suoi consigli spassionati, nati da esperienze di scrittura e di lettura, incoraggia gli appassionati a seguire le sue tracce. Vari sono gli articoli che ha pubblicato; fra questi anche un piccolo manuale in 25 punti. Può tornare utile, perché non sempre si nasce narratore; ma – dal momento che la scrittura si può insegnare – come diventare narratore è possibile apprenderlo. Regola numero uno, ma anche regola numero 25, è scrivere ogni giorno, anche 10 minuti, poche righe. Ma se ci si mette in testa di scrivere per fare della scrittura una professione, e quindi infine farsi pagare, occorre seguire attentamente ogni punto della lunga (ma sintetica) lista. Naturalmente bisogna cominciare a credere di essere uno scrittore. Poi bisogna leggere o guardare film e tv come farebbe uno scrittore; stringere amicizie nel mondo degli scrittori; cercarsi un editore tradizionale o inventarsi editore e grafico editoriale, se si vuole fare l’indipendente. In ogni caso – sottolinea Grimes – bisogna trovare uno spazio fisico in cui chiudersi per scrivere, per proteggersi dagli inopportuni che distolgono l’attenzione. Per chi non è nato con le doti straordinarie di un unicorno, con un solo romanzo è difficile entrare nella lista dei best-seller. Per tutti gli altri, serviranno una ventina di romanzi, perché qualcuno si accorga dell’esistenza di un nuovo scrittore. Questo, naturalmente, vale per coloro che hanno deciso di diventare famosi. La maggior parte si accontenta di molto, ma molto, meno.


25 CONSIGLI PER DIVENTARE UNO SCRITTORE

Di Shaunta Grimes
Traduzione da: 25 TIPS FOR BEING A WRITER

1. Scrivi ogni giorno.

L’abitudine di scrivere ogni giorno è il primo dei consigli. Perché? Diamine, perché è importante! Poreta avanti la tua storia anche per poche parole ogni giorno, e sarai sorpreso da ciò che accadrà. O forse no, poiché quello che accadrà è che scriverai un libro. The Creative Habit di Twyla Tharp è un’ottima guida per aiutarti a costruire la tua abitudine di scrittura quotidiana.

2. Leggi come uno scrittore.

Stephen King dice nel suo libro Sulla scrittura che se non hai il tempo di leggere, allora non hai neppure il tempo (o gli strumenti) per scrivere. Ha ragione. Prendi l’abitudine di portare con te un libro. Tienilo in bagno. Impara a leggere a piccoli sorsi invece di grosse sorsate in modo che non avere ore disponibili per concedersi una lettura tranquilla non ti impedisca di leggere affatto.

E quando leggi, leggi come uno scrittore. Presta attenzione a cosa funziona e cosa no. Leggi i libri per lavorarci su come farebbe un artigiano. Leggi l’immaginario che restituisce quel senso che vorresti trovare nelle tue storie. Scopri ciò che funziona e ciò che non funziona, ma – questa è la cosa più importante – scopri perché funziona o non funziona.

3. Guarda la TV come uno scrittore.

Ho scritto, in un altro articolo, della mia assoluta convinzione che, se vuoi essere uno scrittore, devi guardare la televisione. Ci credo ancora. Alcuni dei migliori scritti e delle migliori narrazioni sono nate in televisione. Proprio come è accaduto con la lettura. Perciò: guarda la TV come uno scrittore. Presta attenzione a ciò che ti piace di uno spettacolo – perché sei disposto a investire alcune ore della tua vita rimanendo a guardarlo. O, al contrario, fai attenzione al motivo per cui non stai investendo neppure un minuto su quel programma, se hai deciso di spegnerlo e non tornarci più.

4. Guarda film come uno scrittore.

Ray Bradbury ha consigliato alle persone che vogliono essere scrittori di guardare un sacco di film: in particolare, vecchi film. Io vado al cinema almeno una volta alla settimana. (Il martedì sono a 5 dollari!). Gli scrittori dovrebbero essere drogati di storie, e un film è un modo per assicurarsi un’intera storia in due ore. Presta attenzione alla struttura, qual è il suo ritmo, e quali parti hanno funzionato per te o meno.

5. Organizzati un tuo spazio.

Hai bisogno di un posto dove il tuo cervello sappia all’istante che è tempo di scrivere. Per me, è un angolo del mio rifugio, proprio fuori dalla cucina. Vorrei consigliarti un’intera stanza, ma non fa per me. Ho vissuto in appartamenti così piccoli e pieni di gente che il mio posto per scrivere era intorno ad un tavolino che usavo stando seduta sul mio letto, e andava bene lo stesso. Così è il tuo tavolo da cucina o Starbucks o la biblioteca o uno spazio di lavoro in comune o in ufficio. Ovunque sia, allena il cervello a passare in “modalità scrittore” quando sei lì.

Stare in giro con altri scrittori ti aiuterà a interiorizzare l’idea che tu sia uno scrittore, pure tu.

6. Trova la tua cerchia.

Individua altri scrittori. Sono la tua gente. Trovali online (vieni da Ninja Writer su Facebook) oppure, di persona, a conferenze, in classe, o attraverso un gruppo di scrittura creativa. Stare in giro con altri scrittori ti aiuterà a interiorizzare l’idea che anche tu sei uno scrittore.

7. Scrivi per un lettore.

L’inverso di trovare la tua cerchia è questo: non cercare di scrivere per loro. Scrivere per un gruppo di persone potrebbe follemente distrarti. Scrivere e leggere sono attività troppo soggettive, questo è il motivo. Scegli una persona – solo una – e scrivi per lei. Se le piace quello che hai scritto, allora è abbastanza buono. Hai fatto il tuo lavoro. Puoi raccogliere altre opinioni o usufruire di altri lettori-beta, ma è anche possibile filtrare i consigli che ti sembreranno contrastanti.

8. Stabilisci i confini con i tuoi amici e familiari.

La tua scrittura è importante. È il tuo lavoro, anche se sei lontano mesi o anni da qualsiasi prova tangibile che le altre persone capiranno. Fissa in agenda il tuo orario di scrittura, e poi proteggilo come ti piace proteggere qualsiasi altro orario pianificato per il lavoro. Non è un problema dire di no alle interruzioni.

9. Scrivi come se fosse il tuo lavoro

Se scrivere è il tuo lavoro, farai alcune cose: investirai del tempo in esso. Impegnerai ogni sforzo per imparare a farlo bene. Finirai ciò che inizi. Ti aspetti che altre persone rispettino il tuo lavoro. Fai tutto queste cose.

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Museo Carlo Bilotti – Balla a Villa Borghese

“Le Torri del Museo Borghese”, 1905 circa, pastello su carta di Giacomo Balla

29/11/2018 – 17/02/2019
Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese

Il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, situato nel cuore del grande parco romano, è il luogo ideale per accogliere questa mostra antologica di Giacomo Balla. È l’occasione per presentare un focus incentrato esclusivamente sulle opere dipinte nella Villa, con un’indagine sulla prima produzione pittorica dell’artista che, non ancora futurista, è già rivolta allo studio della luce e del colore.

La cura della mostra è della storica dell’arte Elena Gigli, studiosa impegnata da anni nella catalogazione dell’opera di Balla.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione della Galleria Mucciaccia di Roma, l’esposizione è prodotta dalla The Boga Foundation. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Dopo il matrimonio con Elisa Marcucci, Giacomo Balla si trasferisce, nell’estate del 1904, in un antico monastero in via Parioli 6, l’attuale via Paisiello, all’angolo di via Nicolò Porpora. Nelle stanze-cella di questo angolo felice di natura, ritagliato ai margini periferici della città e molto diverso dall’odierno quartiere Parioli, il pittore stabilisce la sua casa e dipinge ciò che vede dal balcone del suo studio o subito al di fuori della porta dell’abitazione.

Fino al 1910, anno in cui realizza il grande polittico Villa Borghese, il tema della natura ai confini della città diventa per Balla ciò che è per Paul Cézanne la “Montagne Sainte-Victoire”: materia da indagare, da provare e riprovare, da scarnire fino all’astrazione. Si tratta di uno dei primi temi sperimentali affrontati dal pittore, presentato in questa occasione attraverso una trentina di lavori riuniti organicamente, proprio come saranno, all’epoca eroica del Futurismo, i temi della Rondine, vista dallo stesso balcone, l’Automobile in corsa, la Velocità astratta, le Linee forza di paesaggio, le Trasformazioni forme spirito, il Mercurio che passa davanti al sole, e così via.

Nelle sale al primo piano del Museo, un suggestivo ampliamento della mostra attualizza lo “sguardo fotografico” di Balla attraverso una serie di scatti del fotografo Mario Ceppi realizzati negli stessi luoghi dei dipinti in mostra.

In mostra sarà proiettato il film di Jack Clemente “Balla e il Futurismo”, vincitore del premio Leone d’Argento alla Biennale di Venezia del 1972 nella sezione documentari d’arte.

Nel 1971 infatti l’artista realizza il suo primo film come regista, “Balla et le futurisme”, un documento ormai storico sulla vita e l’opera del protagonista del Futurismo.

Il brano Echoes dei Pink Floyd, utilizzato nella colonna sonora del film, fu concesso a Clemente dalla band, conosciuta in occasione delle riprese del film concerto di Adrian Maben Pink Floyd a Pompei nel 1971, seguite su incarico della produttrice Michéle Arnaud.

Protagoniste del racconto (l’edizione francese è di 52 minuti, la versione in italiano di 32) sono le figlie di Balla, Elica e Luce. Lo straordinario appartamento di via Oslavia è la grande attrazione del documentario. Perché ci porta lungo il corridoio, dentro le stanze, oltre la finestra della dimora in cui l’artista mise in atto quella “Ricostruzione futurista dell’universo” teorizzata nel 1915 con Depero.

Jack Clemente è nato a Novara nel 1926 ed è scomparso a Milano nel 1974.
Trasferitosi a Parigi dal 1952 si dedica alla pittura e la sua prima mostra è del 1953 muovendosi, all’inizio, fra l’astrazione lirica e l’informale. Nel 1958 conosce Carlo Cardazzo e Lucio Fontana e si avvicina allo Spazialismo. Con la Galleria del Cavallino di Venezia e Il Naviglio di Milano manterrà un rapporto privilegiato fin dagli anni ’60 iniziando a utilizzare materiali “ altri” come la corda e la juta. Frequenti le mostre anche all’estero sia personali sia collettive. 
Dal 1969 inizia un rapporto di collaborazione con la Televisione francese e con la Rai e realizza una serie di filmati sui protagonisti della pittura e della musica.
Assistente di Jacques Averty per l’ “Emission 4 Temps” , un programma pomeridiano in cui i più importanti interpreti di quegli anni, come Françoise Hardy, Jacques Dutronc, Johnny Halliday , Silvie Vartan, cantano accompagnati da scenografie di Capogrossi, Sonia Delaunay, Wassily Kandinsky, Vasarely, David Hockney, partecipa al film di Adrien Maben “ Pink Floyd a Pompei”. 
L’anno successivo realizza, sempre per la Televisione Francese in collaborazione con la Rai, “ La vita inimitabile” dedicato a Gabriele D’Annunzio mentre il suo ultimo film, “ Rauschenberg e la Pop Art”, verrà ultimato dallo stesso Rauscenberg per l’aggravarsi della malattia. 
Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private italiane e internazionali come la Tate Gallery, il Musèe de Strasbourg, il Mart di Rovereto, le Gallerie d’Italia e la Collezione Boschi di Milano.
Nel 2013 sono state organizzate due mostre sul suo lavoro dallo Studio Gariboldi a Milano e a Bergamo ed è stato pubblicato un catalogo presentato da Francesco Tedeschi.

Claudio Magris, Biagio Marin – Ti devo tanto di ciò che sono

Faceva ancora il liceo Claudio Magris quando nella Trieste degli anni Cinquanta conobbe Biagio Marin, figura leggendaria di intellettuale e maestro, ma soprattutto poeta luminoso, ammirato dai critici seppure ancora lontano dalla fama nazionale che sentiva di meritare. Il quasi mezzo secolo di età che li separava non impedì lo sbocciare di un’amicizia febbrile, coltivata per quasi trent’anni attraverso incontri e, sempre più frequentemente, lettere che qui si pubblicano per la prima volta, grazie all’appassionata cura di Renzo Sanson.

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Francesco Cirillo – La tecnica del pomodoro

Quante volte vi sarà capitato di sentirvi sommersi dalle cose da fare senza sapere da che parte cominciare. Poco tempo, distrazioni, interruzioni, ansie, ritardi, stress: tutto sembra concorrere a complicare la situazione, ma per fortuna qualcuno ha trovato la soluzione. Quando era studente universitario, alla ricerca di un metodo per concentrarsi di più, Francesco Cirillo ha avuto un’idea, tanto semplice quanto straordinariamente efficace, e l’ha chiamata la Tecnica del Pomodoro.

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La patata della Sila: coltivata fino a 2000 metri d’altitudine

Originaria del Perù, la “Patata della Sila” fu portata dagli spagnoli prima in Galizia e poi nei loro domini in Italia. Da qui cominciò a diffondersi in tutta Europa a partire dal XVI secolo. In montagna, si hanno testimonianze della sua coltivazione sin dal XVIII secolo. Nata sulla catena delle Ande, la Patata della Sila è particolarmente adatta alle alte quote e ai campi in pendenza, non teme la grandine e cresce in qualunque terreno. Infatti, questa patata, poteva essere coltivata fino a quasi 2000 metri di altitudine, anche su terreni poco fertili e in ombra, assicurando sempre un minimo di raccolto.

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PATATA DELLA SILA

A Napoli l’Europa delle Macroregioni, senza perdere memoria

Palazzo Serra di Cassano – Napoli

Martedì 5 febbraio 2019 a Palazzo Serra di Cassano, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, si è riunito il Gruppo di lavoro per approfondire i temi del Programma strategico per la istituita Macroregione Mediterranea.

Sono intervenuti per la presentazione della giornata di studio del Gruppo di lavoro e per definire lo stato dell’arte del Progetto strategico attraverso un focus sui temi più importanti Paolo Pantani, Stanislao Napolano, Rocco Giordano, Roberta Varriale, introducendo i temi del Mezzogiorno d’Europa e Mediterraneo e la puntualizzazione sul programma sviluppato e quello futuro: la coesione, gli uomini, le idee evidenziandone criticità e prospettive.
In questo quadro si va profilando importante il “cambio di passo” dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR di Napoli.

Sono seguite le relazioni di Pasquale Persico sui settori di intervento e di coesione della Macroregione Mediterranea d’Europa, di Stefano Stanzione sulla fiscalità differenziata in alternativa alle autonomie differenziate, mentre Pierluigi Sanfelice Di Bagnoli ha portato la testimonianza reale sul mondo delle imprese tra criticità ed eccellenze nella prospettiva dello sviluppo.

Sono seguite le testimonianze di due giovani studiosi Emanuele Rotondo, che ha affrontato il tema del percorso politico-istituzionale della Macroarea Mediterranea, mentre Umberto Napolano ha dato una chiave di lettura più sociologica sulle migrazioni dei figli del Sud verso il Nord.

È seguito un interessante dibattito sui temi in discussione, ovvero sulla fiscalità differenziata che ha visto protagonisti Paolo Russo, Vice Presidente della Commissione Bicamerale e Alfonso Longobardi, Consigliere regionale della Campania – Lista Civica.

Il risultato coniugante dei diversi interventi può essere così sintetizzato:
Moltiplichiamo i laboratori, membrana delle comunità a forte vocazione sostenibile, aperte e con la visione di aree vaste componenti delle Macroregioni Europee, capaci di riconoscersi nel potenziale territoriale fino ad elaborare o inventare una nuova identità del continente europeo in forte metamorfosi; l’Europa delle Macroregioni,  senza perdere memoria.
Le rete delle infrastrutture complesse, la rete delle città metropolitane e la rete dei territori a forte valenza ambientale, definiti altra città, devono poter sviluppare l’efficacia e l’efficienza delle loro componenti infrastrutturali (reti ecologiche, reti energetiche, rete dei servizi complessi, sanità, ricerca, alta formazione e formazione, etc.) senza separarsi in termini di simmetria dalla politica economica sebbene l’asimmetria o complessità sia anche un valore.

Sergio Bertolami – Promuovere un sistema turistico sostenibile

Nel Salone dei Cavalieri del Centro Diurno Camelot,  Cittadella Sanitaria Lorenzo Mandalari, Messina, il 14 dicembre 2018 si è svolto il convegno dal titolo “2030 il primo passo…da Messina”  incentrato sulla localizzazione degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (OSS o Agenda 2030) e organizzato dall’associazione Il Centauro onlus, dal Comitato MMO, dalla Post Consumo onlus, in sinergia con il Centro Diurno Camelot del Dipartimento di Salute Mentale Asp 5, con il patrocinio del Comune di Messina e l’Università degli Studi di Messina.

Pubblichiamo le immagini della relazione curata dall’architetto Sergio Bertolami, responsabile “Cultura e Turismo” del Comitato per la costituzione della Macroregione Mediterranea Occidentale (C-MMO)

Timbri della murgia materana: per distinguere il pane delle famiglie

Il timbro per il pane è uno dei simboli dell’arte pastorale della murgia materana. Fino agli anni ’50 del ‘900 le massaie usavano impastare il pane in casa e consegnarlo ai garzoni dei forni degli antichi rioni della città, che si occupavano della cottura. Dal momento che i forni erano per lo più pubblici o appartenenti alle famiglie benestanti, sorgeva quindi la necessità di distinguere le pagnotte delle diverse famiglie: per questo motivo l’impasto lievitato veniva timbrato prima della cottura. I timbri erano commissionati ai pastori, che li realizzavano quando erano lontani dalle loro abitazioni e avevano del tempo libero da dedicare all’intaglio del legno: essi venivano infatti realizzati con rami trovati lungo il cammino, senza alcuna selezione del legno, e con particolare attenzione all’aspetto funzionale, più che a quello estetico. Oggi invece i timbri del pane sono apprezzati oggetti di ornamento: gli artigiani utilizzano legni pregiati e dedicano molta attenzione all’aspetto decorativo dell’oggetto.

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I TIMBRI DEL PANE

Ancora confronto di idee per un piano strategico macroregionale

IL PUNTO

Si è riunito il Comitato Direttivo dell’Associazione Europea del Mediterraneo (AEM). Il prof. Cosimo Inferrera, che ha presieduto l’incontro, nel salutare e ringraziare i presenti, ha sottolineato quanto sia delicato e gravoso il doppio ruolo di Presidente del C-MMO e dell’AEM. L’Associazione e il Comitato lavorano in piena sinergia e tale compattezza aprirà la via del futuro all’intero territorio meridionale, auspicando che tutte le componenti impegnate siano partecipi e attive nel portare avanti l’azione con idee e progetti. L’Arch. Michele Comparetto, anche a nome del Prof. Cesare Boffa, ha riferito per conto del Gruppo di Studio Non Solo Ponte (www.nonsoloponte.it) sul “valore aggiunto” derivabile dalla fruizione di:
– “potenzialità turistiche” originate dal collegamento stabile Sicilia-Calabria, Sicilia-Tunisia … e dalla mobilità urbana sostenibile con la conurbazione tra Messina, Villa S. Giovanni e Reggio Calabria;
– “sistemi energetici” derivabili da fonti rinnovabili, come le maree, il solare, l’eolico, il geotermico, facenti capo a stazioni di monitoraggio e ricerca, da installare installate in loco.
Il “valore aggiunto” delle suddette opere può essere determinante ai fini della validazione della sostenibilità economica, e quindi della bancabilità degli investimenti atti a consentirne la concreta fattibilità.
Il Prof. Rocco Giordano, ha esposto il progetto della ”Macroregione Mediterranea”, come vista in Campania e ne ha illustrato il quadro organico-funzionale attuale, cui si è giunti a seguito dell’azione propulsiva del Difensore Civico di Napoli.
Il Tesoriere Dr. Gianfilippo Muscianisi, a proposito dei Gruppi di Lavoro, ha chiesto di fare chiarezza sul metodo da seguire per elaborare i nuovi progetti e su come mettere in atto le scelte funzionali ai progetti.
Il Dr. Giuseppe Previti ha sottolineato ai convenuti l’importanza del Convegno sulle infrastrutture nel Mezzogiorno in programma per l’indomani a Messina, e ha ribadito quanto già emerso nell’Assemblea Popolare dello scorso 15 dicembre a favore del Ponte sullo Stretto; pertanto, ha riproposto l’idea di un Referendum cittadino. In vista di ciò egli intende organizzare a Messina una manifestazione per il prossimo 13 aprile preferibilmente in Piazza Municipio. L’Avv. Michele Minissale, a questo proposito, ha suggerito che prima di indire una manifestazione in piazza, debba essere prioritario organizzare delle manifestazioni prodromiche, preparatorie e di supporto a quella in piazza. Il principale intendimento deve consistere nel chiarire alla cittadinanza l’importanza in termini prospettici di nuove opportunità di lavoro.
L’Arch. Sergio Bertolami, ha sottolineato quanto sia importante tenere conto delle strategie europee alla base della costituzione di una Macroregione Europea. Per tale motivo ha esposto le linee guida UE, documento allegato al verbale, quale base preparatoria per un incontro che promulghi l’iter per la costituzione della MMO. Prende la parola il Prof. Giordano per affermare di condividere quanto sin qui riferito da Bertolami a proposito delle norme europee preliminari alla costituzione di una Macroregione; a tale riguardo ritiene possa essere di grande importanza conoscere il parere del Governo nazionale e del Presidente del Comitato Stato-Regioni, per trovare alla fine il canale istituzionale più idoneo. All’incontro è intervenuto il Prof. Iosè Gambino, che ha illustrato un importante, suggestivo, progetto per la realizzazione del “Grande Acquario dello Stretto” nella zona della Area Falcata di Messina: progetto di strepitosa valenza mediterranea, scientifica, culturale, paesaggistica e turistica. In quasi naturale continuum spettacolare, l’Ing. Giovanni Saccà ha annunciato che dopo il suo studio sull’Autostrada norvegese E39, presentato nel filmato proiettato il 15 dicembre a Palazzo Zanca, ha tratto un’Idea/Progetto in corso di elaborazione, che avviluppa in modo organico sia la mobilità, sia la connettività, sia la bonifica del territorio dell’Area dello Stretto. I due progetti saranno presi in considerazione all’interno delle commissioni dell’associazione AEM per farli divenire parte integrante del programma strategico da proporre alle pubbliche Istituzioni.

Come si avvia una strategia macroregionale dell’UE

LEGGI IL VERBALE INTEGRALE DELLA RIUNIONE