Pavia: Hokusai, Hiroshige, Utamaro – Capolavori dell’arte giapponese

PAVIA
SCUDERIE DEL CASTELLO VISCONTEO
12 OTTOBRE 2019 – 9 FEBBRAIO 2020
HOKUSAI, HIROSHIGE, UTAMARO
Capolavori dell’arte giapponese
WEBSITE: http://www.scuderiepavia.com

La rassegna presenta oltre 150 opere che testimoniano la grande produzione di stampe policrome giapponesi ukiyo-e, e la loro influenza sull’arte europea, soprattutto francese di fine Ottocento. I lavori dei grandi maestri nipponici saranno infatti messi a confronto con quelli di autori quali Edouard Manet, Henri Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard, Paul Gauguin, Camille Pissarro e altri, provenienti per la maggior parte dalla Johannesburg Art Gallery.

Dal 12 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020, alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, una mostra pone a confronto il fascino delle stampe giapponesi di autori quali Katsushika Hokusai (1760‐1849), Utagawa Hiroshige (1797‐1858) e Kitagawa Utamaro (1753‐1806) con quelle di artisti quali Edouard Manet, Henri Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard, Paul Gauguin, Camille Pissarro e altri. La rassegna, Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Capolavori dell’arte giapponese, promossa dal Comune di Pavia – Settore Cultura, Turismo, Istruzione, Politiche giovanili, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con Musei Civici di Pavia, curata da Tara Weber, registrar della Johannesburg Art Gallery, Laura Aldovini, conservatore dei Musei Civici di Pavia, e Paolo Linetti, direttore del Museo d’Arte Orientale Collezione Mazzocchi di Coccaglio, vuole infatti mostrare le meraviglie delle ukiyo-e, ovvero le raffinate incisioni a colori su legno sviluppatesi nel Paese del Sol Levante a partire dal XVII secolo, e la profonda influenza che ebbero sulla storia dell’arte europea, soprattutto francese, del XIX secolo.

L’esposizione presenta oltre 150 opere, provenienti dalla collezione d’arte asiatica della Johannesburg Art Gallery, formatasi a partire dal 1938, a cui si aggiungono 30 stampe di proprietà dei Musei Civici di Pavia, databili al 1856-1857, eseguite da Kunisada Utagawa allievo di Toyokuni, grande maestro della tecnica ukiyo-e nell’Epoca di Edo. È inoltre possibile ammirare la celeberrima Grande Onda di Hokusai. Le ukiyo-e, letteralmente “immagini del mondo fluttuante”, sono il prodotto della giovane e impetuosa temperie culturale fiorita nelle città di Edo, l’attuale Tokyo, Osaka e Kyoto, contraddistinte da una tecnica artistica utilizzata durante la seconda metà del Seicento, a partire dalle opere monocromatiche di Hishikawa Moronobu, realizzate con inchiostro cinese, quindi colorate a mano con dei pennelli. Fu solo nel Settecento che si sviluppò la tecnica della stampa policromatica che decretò il successo di queste stampe in patria e nell’Occidente.

Il percorso esplora le tematiche più riconoscibili delle ukiyo-e: si parte con l’analisi della storia della stampa giapponese, approfondendo in particolare come l’inserimento di un elemento di stile come il colore si sia poi evoluto nel corso degli anni per diventare un’imprescindibile caratteristica delle incisioni. Maestri del paesaggio è il titolo della sezione che raccoglie alcune opere a soggetto naturalistico di Hokusai e Hiroshige, cui molti artisti occidentali si rifecero per proporre l’immagine del Giappone, nella seconda metà dell’Ottocento, e che precede quella dedicata alla natura, ovvero agli animali che la popolano, dagli uccelli ai pesci. Particolarmente suggestiva è la parte dedicata alla bellezza femminile, all’eleganza delle forme del corpo e dei ricchi costumi delle donne della società nipponica, che si contrappone a quella delle cortigiane e alla vita nel quartiere del piacere. Tra i vari aspetti della società giapponese dell’epoca, si segnala un ricco nucleo di stampe dedicate al tradizionale teatro Kabuki, una forma di drammaturgia che portava sulla scena temi che spaziavano dal leggendario al soprannaturale, da avvenimenti storico-militari a episodi di vita contemporanea. In questa sezione si colloca il nucleo dei Musei Civici di Pavia: la mostra è infatti anche occasione per valorizzare i fogli provenienti dal lascito di Renato Sòriga, già direttore del museo pavese fino al 1939, che andò così ad arricchire la già ricca collezione di stampe del museo, originatasi da quella celebre del marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754-1835).

Gli artisti europei, in special modo quelli francesi, rimasero particolarmente colpiti dalle stampe ukiyo-e. Autori come Manet, Toulouse-Lautrec, Gauguin scoprirono nelle xilografie giapponesi una freschezza e una semplicità di forme e colori che ricercavano da tempo per trasformare e rivoluzionare la loro modalità pittorica. La collezione della Johannesburg Art Gallery, che già nel 1938 stava prendendo in considerazione lo sviluppo di una raccolta d’arte proveniente da Paesi asiatici, è cresciuta attraverso sia la donazione che l’acquisizione di circa 200 stampe giapponesi. Dal 1991 queste stampe non sono mai state mostrate al pubblico in un’esposizione di tale portata.

Catalogo Skira.

IMMAGINE DI APERTURA – Hokusai Katsushika (1760-1849) Il villaggio di Sekiya sul fiume Sumida – numero 32 dalla Serie Le 36 vedute del Monte Fuji, Xilografia policroma su carta da gelso – nishiki-e 1831-1832, 284 x 263. (Particolare).

Patrik Svensson – Nel segno dell’anguilla

Durante le magiche notti d’estate in cui i pipistrelli sorvolano il torrente al chiaro di luna, un padre e un figlio vanno a pesca di anguille ed escogitano sempre nuovi metodi per mettere le mani su questa creatura degli abissi, del buio e del fango, per catturare il suo corpo viscido e guizzante e guardare nei suoi occhi nerissimi. Dandole la caccia imparano a conoscersi, a cementare un rapporto fatto soprattutto di silenzi, ma anche di rispetto e complicità. La sfida con l’animale più sfuggente di tutti insegna al ragazzo a fare della natura una maestra, una guida. 

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Achim Kleist da Pixabay 

05 – NOUVEAU REALISME E AZIMUTH – La realtà, tra arte e vita – Luca Massimo Barbero

Col finire degli anni Cinquanta, l’Europa giunge al culmine di un processo di sviluppo che conduce a una forte rinascita culturale ed economica. In campo artistico, mentre in America si afferma la pop art, in Francia prende piede il Nouveau réalisme, nato a Parigi nel 1960. Al pari della corrente americana, alla base di questo movimento vi è l’oggetto d’uso comune, a cui è conferito un valore di testimonianza storica: manufatti industriali che hanno esaurito il proprio ciclo vitale, come un rottame arrugginito, cibi avanzati e lattine schiacciate, vengono selezionati e sottoposti a “riciclaggio poetico”, ovvero recuperati e trasformati in arte.

IMMAGINE DI APERTURA by Ichigo121212 da Pixabay   

Sinfonie d’intenti – Passioni, visioni e progetti di mecenatismo culturale

Simposio
SINFONIE D’INTENTI. Passioni, visioni e progetti di mecenatismo culturale
Lugano, Conservatorio della Svizzera italiana (via Soldino, 9) 
Venerdì 18 ottobre 2019

Conservatorio della Svizzera italiana, Lugano

La giornata di studio approfondirà le strategie e i nuovi paradigmi del mecenatismo musicale contemporaneo, attraverso gli interventi di alcuni dei protagonisti più significativi della scena filantropica internazionale.

IL PROGRAMMA

Venerdì 18 ottobre 2019, il Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano ospiterà un appuntamento di grande interesse: il simposio SINFONIE D’INTENTI. Passioni, visioni e progetti di mecenatismo musicale. La giornata di studio, con la direzione scientifica di Elisa Bortoluzzi Dubach, docente universitaria e consulente di relazioni pubbliche, sponsorizzazioni e fondazioni, approfondirà le strategie e i nuovi paradigmi del mecenatismo musicale contemporaneo, attraverso gli interventi dei maggiori protagonisti della scena filantropica internazionale. Il simposio si pone l’obiettivo d’indagare quali siano le tecniche più efficaci per condurre una relazione di successo con un mecenate musicale e propone una nuova riflessione sulle sfide che il sostegno privato, fenomeno in piena espansione, deve affrontare nel mutato contesto contemporaneo.

Le relazioni, che si susseguiranno lungo tutta la giornata, offriranno una panoramica completa sui dati, le cifre e le banche dati e consentiranno ai partecipanti di attingere indicazioni pratiche su come instaurare una relazione positiva con un mecenate, nuove idee per raccogliere fondi, un networking reale con personalità di solito irraggiungibili.
“In una società civile – ricorda Christoph Brenner, direttore del Conservatorio della Svizzera italiana – in cui il ruolo giocato dai privati è sempre più determinante per la qualità e la vitalità culturale dei nostri territori, il mecenatismo è divenuto una delle fonti di finanziamento più importanti anche in ambito musicale. Ma gli scenari sono sempre mutevoli ed è quindi fondamentale anticipare le sfide che i mecenati e i musicisti dovranno affrontare in un’arena globale sempre più digitale, connessa e competitiva”.
“In quest’ottica – prosegue Christoph Brenner – il simposio si pone l’obiettivo di indicare le banche dati a cui ricorrere per ottenere le informazioni necessarie, definire i metodi più efficaci per acquisire le risorse economiche e, soprattutto, prevedere quale sia il futuro del finanziamento privato della musica. Ci chiederemo, per esempio, se il mecenatismo musicale di domani sosterrà ancora progetti oppure se si muoverà verso la copertura di aspetti strutturali più ampi e avvierà modelli organizzativi collaborativi, in una logica di sistema che coinvolga tutti gli stakeholder verso una sostenibilità di lungo periodo”.

Il simposio vedrà anche la partecipazione di affermati musicisti del Conservatorio della Svizzera italiana e dell’Orchestra della Svizzera italiana, che eseguiranno brani creati nel corso della storia grazie all’intervento di mecenati. Saranno proprio questi intermezzi musicali a ricordare che sostenere la produzione della musica significa riporre fiducia in una capacità espressiva unica, in grado di allargare l’immaginario e l’orizzonte etico, generando libertà e conoscenza e sollecitando un contagio positivo che consolidi una società aperta e basata sul dialogo e sul rispetto dell’altro.

La giornata si svilupperà su due livelli: da un lato si terranno conferenze, con l’intento di passare informazioni dirette di carattere pratico, dall’altro tavole rotonde volte ad approfondire alcune importanti nonché sempre attuali tematiche. Nella prima tavola rotonda – moderata da Elisa Bortoluzzi DubachHans Albert Courtial che, con la sua Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, ha creato un legame straordinario con il Vaticano promuovendo uno dei Festival musicali più significativi di Roma, parlerà dello stretto legame tra mecenatismo-felicità-salute. Allo stesso modo, le neuroscienze stanno studiando quanto la generosità e la filantropia rendano le persone più felici; questa tematica verrà trattata da Christine Cerletti-Sarasin, psicologa, presidente delle Fondazioni Cantilena, Colla Parte, Bau&Kultur di Basilea, nonché pioniera del mecenatismo femminile, tra le donne sostenitrici del Teatro Comunale di Basilea e mecenate dedita alla riscoperta di compositrici femminili del passato e da Anna Kravtchenko, pianista e docente al Conservatorio della Svizzera italiana. Robert Kowalski, violino di spalla dell’Orchestra della Svizzera italiana, Francesca Peterlongo, mecenate e direttore artistico della Fondazione Pro Canale di Milano e Cristina Owen-Jones, goodwill ambassador UNESCO, mecenate e membro del Consiglio di Fondazione dell’Orchestra della Svizzera italiana, approfondiranno, moderati da Moreno Bernasconi, presidente della Fondazione Federica Spitzer di Lugano, il tema dell’effetto cumulativo del mecenatismo musicale sul benessere di chi lo esercita, offrendo spunti di riflessione per il policy-making culturale e la creazione di un ambiente favorevole al fiorire di un mecenatismo che generi ricadute positive per le comunità di riferimento. 

Un approfondimento sarà dedicato al mecenatismo nel suo significato più puro, al senso del bello e alla capacità di ascolto con gli interventi di Alessio Allegrini, cornista e docente del Conservatorio della Svizzera italiana, Mario Martinoli, mecenate e presidente della Fondazione ICONS e Fernanda Giulini, mecenate e collezionista di strumenti musicali antichi con l’ambizione di far ascoltare la musica classica come gli stessi compositori l’avevano immaginata. I diritti dei fondatori, la sostenibilità economica delle istituzioni musicali, i trend e le visioni del mecenatismo musicale del futuro saranno gli argomenti che verranno trattati da Mariacristina Cedrini, Senior Advisor & Comitato di Gestione Fondazione Bracco e membro  del Consiglio di Amministrazione Bracco Suisse SA, François Geinoz, presidente della proFonds – Associazione mantello delle fondazioni svizzere di pubblica utilità, e Peter Spinnler, fondatore e presidente della Fondazione Animato a sostegno dei giovani talenti. Tra gli altri protagonisti della giornata, si possono ricordare Christoph Brenner, direttore del Conservatorio della Svizzera italiana, che rifletterà sul ruolo del mecenatismo in un’istituzione privata, e Diego Fratelli, docente di musica rinascimentale presso lo stesso istituto, che traccerà alcune costanti storiche del mecenatismo in musica. Infine, Francesca Gentile Camerana, grande mecenate della musica che con la sua Associazione De Sono ha accompagnato per molti anni i giovani interpreti nella ricerca del loro Maestro.

La giornata di studi è promossa dal Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano, nell’ambito del Master of Advanced Studies in Cultural Management in collaborazione con la Fondazione Fitzcarraldo e Coro Clairière, con il sostegno di Brain Circle Italia e del Corriere degli Italiani, con il supporto di Gioielleria Argenteria Borghi Varese, Hotel Villa Castagnola, Ticino Wine, Caffè Chicco d’Oro e fundraiso.ch, con il patrocinio di proFonds – Associazione mantello delle fondazioni svizzere di pubblica utilità e di Swiss Foundations.

Per iscrizioni, informazioni sulla giornata e i suoi protagonisti:  www.conservatorio.ch/simposio
simposio@conservatorio.ch

IMMAGINE DI APERTURAManifesto dell’evento

Cosimo Inferrera a Bari: Perentorio è intercettare il traffico merci di Suez

Il 15 ottobre a Bari l’Associazione Europea del Mediterraneo (A.E.M.) nella sede dell’Università e-Campus ha tenuto un convegno dal titolo “Mediterraneo per il futuro del Sud”. I lavori si sono aperti con una introduzione del prof. Cosimo Inferrera presidente di A.E.M. della quale riportiamo il testo audio (l’immagine di repertorio che compare nel filmato è tratta dall’archivio Experiences).

Convegno: “Mediterraneo per il futuro del SUD”
Bari,15 Ottobre 2019 Università e-CAMPUS

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Max Krauß da Pixabay.

Albert Schweitzer – Ai margini della foresta vergine, 1952

Albert Schweitzer  Premio Nobel per la pace 1952

Premessa di Albert Schweitzer

Nel 1913 ho fondato un ospedale a Lambaréné per fornire assistenza medica ai nativi di questa regione. Lambaréné si trova in Gabon (Africa equatoriale francese) sull’Ogooué che scorre, a circa 280 km da qui, nell’Oceano Atlantico. L’ospedale si trova su un braccio di Ogooué, nel mezzo della foresta vergine che copre gran parte del Gabon. Contiene molto legno di okoumé che è il principale oggetto di esportazione della colonia. Assemblati in grandi zattere, i tronchi di Okoumé vengono portati sul fiume nella baia di Port Gentil, dove vengono spediti in Europa. Il mio ospedale è un’opera filantropica. I pazienti sono trattati gratuitamente. Nei suoi 25 anni di esistenza, si è fatto conoscere in lungo e in largo. Ho dovuto continuamente aggiungere nuove costruzioni a quelle già esistenti. Al momento, sono in grado di ammettere 300 pazienti neri e 20 pazienti bianchi. Siamo 4 medici e 10 infermieri europei e non siamo abbastanza per farlo. Cinque infermieri sono assegnati al servizio medico, gli altri cinque sono responsabili delle faccende domestiche, del giardino e della piantagione. Nel mio libro “Ai margini della foresta vergine” (Parigi, Rieder) ho riportato gli eventi e le impressioni del mio primo soggiorno qui.
Su richiesta di alcuni amici, ho scritto le seguenti storie, aggiungendo alcune pagine sulla vita in ospedale nella foresta vergine.

ALBERT SCHWEITZER – HISTOIRES DE LA FORÊT VIERGE – 1952

IMMAGINE DI APERURA: Kaysersberg, museo A. Schweitzer da Wikipedia

Collezioni: Fondazione 3M – valori d’impresa e cultura dell’innovazione

Fondazione 3M
Pioltello, Italia

La Fondazione 3M si propone come esempio dell’attenzione che una delle più importanti e innovative realtà industriali esercita in ambito scientifico, culturale e sociale. E’ infatti un’istituzione culturale permanente, che opera da snodo di divulgazione e formazione dove scienza e ricerca, arte e cultura, discipline economiche e sociali, vengono approfondite, tutelate, promosse e valorizzate, nella consapevolezza dei valori d’impresa e della cultura dell’innovazione. Due sono le anime di cui si compone Fondazione 3M: il Centro Studi e l’Archivio Fotografico. Il Centro Studi ha al suo attivo numerose attività, che spaziano dalla sicurezza stradale alla cura della salute, al design per l’industria, alla sicurezza alimentare, e che si declinano spesso in un importante attività di ricerca che sviluppa, elabora e mette a disposizione contributi specialistici.

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IMMAGINE DI APERTURA – Particolare della copertina del libro di Cesare Colombo, Ferrania storie e figure di cinema & fotografia: immagini dall’archivio fotografico Fondazione 3M

Giovanni Saccà a Bari: Il collegamento stabile dello Stretto di Messina

Relazione dell’Ing. Giovanni Saccà

Collegare l’Europa all’Africa è un sogno inseguito da molte generazioni. Tra i progetti più famosi si ricorda Atlantropa, che è un’idea dell’architetto tedesco Herman Sörgel [1] che voleva unire fisicamente l’Europa all’Africa tramite la costruzione di un insieme di dighe [2].

Più realisticamente negli ultimi decenni sono stati predisposti numerosi progetti per realizzare ponti e tunnel in grado di collegare stabilmente l’Europa con l’Africa in corrispondenza dello stretto di Gibilterra [3], dello stretto di Messina [4] e del canale di Sicilia [5].

Come noto, il dibattito sull’attraversamento stabile dello Stretto di Messina ormai fa parte della storia e noi pensiamo che i tempi siano maturi per realizzare questo sogno.

Oltre alla tanto discussa soluzione del ponte a campata unica progettato dalla Società Stretto di Messina Spa, peraltro messa in liquidazione nel 2013 [6], oggi esistono tante alternative possibili tra le quali scegliere. Durante il convegno organizzato alla Camera dei Deputati il 4 luglio 2019 si è tentato di dare risposta alla domanda: “Tra le tante soluzioni oggi possibili per l’attraversamento stabile, quale darà maggiori benefici all’area Metropolitana dello Stretto?” (Fig.1).

Fig.1 – Immagine inserita nel dépliant del convegno tenutosi presso la Camera dei Deputati, Sala del Cenacolo, il 4 luglio 2019

Le soluzioni discusse interessavano, come in passato, due direttrici:

  1. Ganzirri (ME) – Punta Pezzo (RC)
  2. Zona Falcata (ME) – Concessa (RC)

È evidente che la seconda direttrice è in grado di favorire una maggiore integrazione nell’area dello Stretto e quindi è in grado di sommare i benefici dei collegamenti metropolitani a quelli di lunga percorrenza.

Le tipologie di attraversamento prese in considerazione sono quelle classiche [7]:

  1. Tipologia aerea = Ponti sospesi = Cable Supported Bridge
  2. Tipologia alvea = Tunnel in alveo = Immersed tunnel
  3. Tipologie subalvee = Tunnel subalvei = Underground Tunnel

Mentre lungo la direttrice Ganzirri-Punta Pezzo sono realizzabili tutte e tre le tipologie, lungo la direttrice Zona Falcata-Concessa non è possibile realizzare tunnel subalvei a causa della profondità del mare.

Di ponti sospesi ne sono stati realizzati centinaia in tutto il mondo, però limitandoci a quelli più lunghi realizzati dal 1931 ad oggi (2019), nessuno ha una campata principale di lunghezza superiore ai 2.000m. Inoltre, i ponti ferroviari in esercizio non superano i 1.400 metri di campata, quelli progettati per sostenere il traffico ferroviario ad Alta Velocità non superano i 1.100 metri (Fig.2).

Fig. 2 – Lunghezza della campata principale in metri dei 50 ponti sospesi più grandi del mondo [8]

La scelta della Società Stretto di Messina di progettare un ponte stradale e ferroviario da 3.300 metri di campata ha suscitato molte perplessità e accese discussioni tra progettisti e non.

Fondamentalmente l’idea si basa sulla possibilità di non dover realizzare piloni in mare, che avrebbero potuto creare difficoltà alla navigazione e contemporaneamente realizzare una grande opera che avrebbe dato lustro all’intera nazione.

Tutti i ponti ferroviari in esercizio hanno un impalcato rigido, mentre quello dello stretto di Messina è stato progettato senza travate irrigidenti, che però è stato preso a modello per alcuni posti sospesi stradali. Tale soluzione, data la lunghezza della campata, va incontro a problematiche di stabilità dell’impalcato sotto l’azione del vento, che potrebbero provocare deformazioni incompatibili con l’esercizio stradale e ferroviario (v. Caratteristiche del progetto della Stretto di Messina S.p.A. [9] ed in particolare i valori calcolati delle pendenze massime longitudinali e trasversali).

Il ponte Tsing Ma Bridge di Hong Kong che ad oggi detiene il primato della campata più lunga mai realizzata, subisce una forte limitazione nella circolazione in caso di forte vento [10], nel rispetto delle disposizioni del “Transport Department” di Hong Kong [11].

Ciò evidenzia l’importanza dell’approvazione da parte delle Autorità competenti del “Manuale di esercizio ed emergenza [12]” e del “Piano di gestione delle emergenze [13]”, sia per quanto riguarda la circolazione stradale che ferroviaria sul ponte sullo stretto di Messina, dato che il luogo prescelto per la sua costruzione è stato definito la più grande galleria del vento naturale esistente nel mar Mediterraneo [14].

I ponti ferroviari in esercizio che hanno la campata più lunga del mondo, dopo lo Tsing Ma Bridge di Hong Kong, sono:

  • il ponte giapponese Minami Bisan-Seto Bridge [15], che ha una campata centrale di 1.100 m ed è realizzato su due piani, sopra quattro corsie stradali e sotto una linea ferroviaria a doppio binario con scartamento da 1.067 mm
  • i ponti cinesi Hutong Yangtze River Bridge e Wufengshan Yangtze River Bridge[16], che hanno una campata principale lunga 1.092 m e che dovrebbero essere attivati entro il 2020.

In Norvegia sono in corso i lavori di potenziamento dell’autostrada E39 [17] per eliminare 8 servizi di navi traghetto, in altrettanti tratti di mare, realizzando ponti e tunnel stradali in grado di dimezzare i tempi di percorrenza. Per realizzare tale ambizioso programma si stanno progettando attraversamenti stabili sia con tecniche classiche che con tecniche basate sugli sviluppi derivati dalla realizzazione di grandi piattaforme offshore oceaniche [18] utilizzate per l’estrazione di gas e petrolio da grandi giacimenti sottomarini [19].

Nell’ambito di tale iniziativa, per quanto riguarda i ponti, è stata presa in considerazione la possibilità di realizzare ponti sospesi multicampata su fondazioni galleggianti (Multispan suspension bridge on floating foundations) e ponti multicampata con fondazioni a gravità (Multispan suspension bridge Gravity Based Structures (GBS)).

Già da diversi decenni vengono realizzate in tutto il mondo strutture GBS in grado di resistere non solo ai carichi verticali, ma anche alle spinte orizzontali dovute al vento, alle spinte delle onde marine, a possibili terremoti, a urti navali e a urti contro iceberg. Per ora queste strutture sono state realizzate sino a profondità di circa 300 m, ma se ne stanno progettando per installarle sino a profondità di circa 500 metri.

Per profondità superiori sino ai 1500 m circa le piattaforme off-shore vengono immobilizzate tramite Tension-leg platform [20] (TLP).  

In Norvegia, oltre ai ponti sospesi, è stata presa in considerazione la possibilità di realizzare tunnel alvei o di Archimede (Submerged Floating Tunnel= SFT), che possono essere costruiti secondo 4 tipologie diverse: sostenuti da pontoni galleggianti, ancorati al fondo, sostenuti da colonne e non ancorati. Da non trascurare il fatto che il costo degli SFT varia linearmente con la sua lunghezza mentre il costo dei ponti sospesi aumenta esponenzialmente con la lunghezza della campata principale.

Progetti relativi a ponti/tunnel alvei su colonne sono stati prospettati sin dall’Ottocento.

Più recentemente, nel 2018 presso l’école Polytechnique Fédérale de Lausanne, è stato progettato e dimensionato un ponte sommerso su colonne nel lago di Léman per collegare con un servizio metropolitano Ginevra a Losanna[21]. Tale progetto è stato predisposto come tesi di dottorato dall’ing. Elia Notari sotto la supervisione Prof. Aurelio Muttoni / Ing. Francesco Moccia.

Unendo insieme la possibilità di realizzare colonne GBS alte 300 metri circa, con la possibilità di realizzare tunnel prefabbricati in cemento armato secondo uno schema analogo a quello proposto in Norvegia per superare il Bjønafjord (v. studio di fattibilità dell’ing. Arianna Minoretti [22], responsabile degli studi sul “Ponte di Archimede” per conto della Società norvegese Statens Vegvesen[23]) e utilizzando i criteri progettuali dell’école Polytechnique Fédérale de Lausanne, ho ipotizzato che sia possibile realizzare il ponte ME-RC alveo tra la zona Falcata (ME) e Concessa (RC).

Tale ponte/tunnel sarebbe realizzato con elementi cilindrici aventi diametro φ = 25 metri lunghi 500 metri, collegati tra di loro tramite strutture di stabilizzazione e sicurezza ogni 250 metri. I tunnel verrebbero posti sotto il livello del mare tra -30 e -55 metri in modo da non creare alcun problema di navigabilità e da rendere la struttura non sollecitata dal moto ondoso (Fig.3, 4 e 5).

Fig. 3 – Schema di massima del ponte ME-RC alveo su colonne GBS
Fig. 4 – Ponte ME-RC alveo costituito da tunnel modulari uniformemente sorretti dalla spinta d’Archimede, ancorati ai loro estremi su colonne GBS e dotati di luoghi sicuri di interconnessione tra i tunnel ogni 250 m
Fig. 5 – Sezione del Ponte ME-RC alveo, stradale e ferroviario, con evidenziati i supporti meccanici che dovranno essere in grado di mantenerli nella posizione prestabilita

I tunnel uniformemente sorretti dalla spinta d’Archimede saranno in equilibrio idrostatico e ancorati ai loro estremi tramite appositi supporti meccanici in grado di mantenerli fermi entro un certo intorno prestabilito. Tali supporti dovranno essere dimensionati per resistere sia alle sollecitazioni idrodinamiche che a quelle sismiche.

Ciascun tunnel al suo interno sarebbe in grado di ospitare su due piani sia la ferrovia che l’autostrada.

La ferrovia verrebbe realizzata tramite due gallerie a singolo binario separate tra di loro, ma collegate tramite apposite vie di fuga. L’autostrada a tre corsie avrebbe anche la corsia di emergenza e le vie di fuga ogni 250 m.

I luoghi sicuri realizzati in corrispondenza delle colonne GBS verrebbero dotati di opportuni collegamenti con le piattaforme di ancoraggio dei tunnel in modo da rendere ispezionabili tutti i luoghi della struttura.

La Zona Falcata (ME) verrebbe collegata direttamente con Concessa (RC) tramite una sequenza di gallerie alvee prefabbricate unite tra di loro in grado di interconnettere le linee ferroviarie e le autostrade siciliane con quelle della penisola italiana nel rispetto delle Specifiche tecniche di interoperabilità europee. Allo scopo dovrebbero essere realizzate 10 colonne GBS di altezze comprese tra 46 e 290 metri. La stabilità delle colonne potrebbe essere garantita tramite apposite piastre di fondazione fissate al terreno mediante un insieme di pali trivellati di grande diametro.

Il tracciato ferroviario e autostradale proseguirebbe in galleria lato Sicilia verso la nuova stazione AV di Messina Centrale (Fig.6), che verrebbe realizzata al posto dell’attuale fascio merci posto oltre i binari utilizzati per il servizio viaggiatori, stazione simile a quella di Bologna Centrale, però realizzata con almeno 6 binari per garantire gli arrivi e le partenze viaggiatori e merci da e per Catania e Palermo oltre ai servizi metropolitani tra le città di Messina e di Reggio Calabria. Le linee ferroviarie verrebbero realizzate al piano superiore rispetto a quello autostradale in modo da minimizzare la lunghezza delle gallerie ferroviarie.

Fig. 6 – Ipotesi di sezione della nuova stazione AV di Messina Centrale

Nella predisposizione dei disegni sono stati ipotizzati percorsi ferroviari con pendenza massima del 10‰ e autostradali con pendenza massima del 30‰.

Si potrebbe pensare un’uscita autostradale in prossimità di viale Europa limitatamente al traffico automobilistico. L’autostrada, uscendo dalla galleria in località Maregrosso ad alcune centinaia di metri dal torrente Zaera proseguirebbe in viadotto sovrastando l’ex linea ferroviario Messina-Palermo tra Gazzi e la galleria dell’Angelo. Poi proseguirebbe in viadotto sopra la via del Santo per continuare in galleria sino allo svincolo Messina Ponte ME-RC che potrebbe essere realizzato tra l’attuale svincolo di Messina Centro e quello di Messina Gazzi (Fig. 7).

Nella figura seguente è evidenziato in rosso il percorso autostradale, in blu la variante ferroviaria della galleria dei Peloritani necessaria per raggiungere la quota dei binari della nuova stazione AV di Messina Centrale, in verde è evidenziato il tracciato ferroviario in galleria che dovrà essere realizzato da Contesse a Messina Centrale per raccordare la linea AV proveniente da Catania.

Fig. 7 – Nuovi percorsi autostradali e ferroviari della città Metropolitana di Messina: ❶ nuovo raccordo autostradale, ❷ variante di tracciato della galleria dei Peloritani, ❸ nuova galleria da Contesse al ponte ME-RC

Lato Calabria i tracciati stradali e ferroviari sono simili a quelli lato Sicilia (Fig. 8). In particolare, per raccordarsi all’Autostrada A2 del Mediterraneo è necessario realizzare una galleria lunga circa 3.200 metri, mentre per raccordare le linee ferroviarie è necessario realizzare una galleria lunga circa 4.730 metri per poter giungere nella stazione di Villa San Giovanni, e una galleria derivata dalla precedente lunga circa 800 metri per giungere a Catona.

Fig. 8 – Nuovi percorsi autostradali e ferroviari della città Metropolitana di Reggio Calabria: in bianco è evidenziato il nuovo tracciato ferroviario, in arancione il nuovo tracciato autostradale

Personalmente ritengo che tale ipotesi di attraversamento stabile dello stretto di Messina (Ponte ME-RC alveo) sia meritevole di un apposito Studio di Fattibilità, nel rispetto di quanto previsto dal DEF 2018 allegato infrastrutture.


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Atlantropa
[2] Youtube “Atlantropa. Una follia d’altri tempi“ https://www.youtube.com/watch?v=5YJypnCjaok&t=1s
[3] https://en.wikipedia.org/wiki/Strait_of_Gibraltar_crossing
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_sullo_stretto_di_Messina
[5] https://en.wikipedia.org/wiki/Intercontinental_and_transoceanic_fixed_links [6] http://www.strettodimessina.it/
[7] http://www.siciliaintreno.org/index.php/temi/attraversamento-stabile-stretto-messina/571-ipotesi-e-progetti-della-societa-stretto-di-messina-s-p-a
[8] https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_longest_suspension_bridge_spans [9] https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_sullo_stretto_di_Messina
[10] https://www.checkerboardhill.com/2017/03/driving-through-tsing-ma-bridge-lantau-link-lower-deck/
[11] https://www.td.gov.hk/en/publications_and_press_releases/publications/free_publications/driving_in_the_tsing_ma_control_area/
[12] http://www.va.minambiente.it/File/Documento/37143
[13] http://www.va.minambiente.it/File/Documento/36422
[14] http://www.meteoweb.eu/2012/05/lo-stretto-di-messina-la-piu-grande-galleria-del-vento-naturale-esistente-nel-mar-mediterraneo/133169/
[15] http://bestbridge.net/Asia_en/minami-bisan-seto-bridge.phtml
[16] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2095809917304496 [17] https://www.vegvesen.no/en/roads/Roads+and+bridges/Road+projects/e39coastalhighwayroute
[18] https://www.vegvesen.no/en/roads/Roads+and+bridges/Road+projects/e39coastalhighwayroute/film
[19] https://en.wikipedia.org/wiki/Offshore_concrete_structure
[20] https://it.wikipedia.org/wiki/Tension-leg_platform ; https://youtu.be/EQn4mB6Zigw
[21] https://actu.epfl.ch/news/an-underwater-tunnel-connecting-geneva-and-lausa-3/ [22] https://www.vegvesen.no/_attachment/2487046/binary/1294857?fast_title=SFTB+-+A+new+possibility+for+crossing.pdf
[23] https://www.teknoring.com/news/infrastrutture/ponte-di-archimede-lo-studio-di-fattibilita-per-lattraversamento-del-bjornafjord/

IMMAGINE DI APERTURA tratta da un fotogramma del filmato dell’Ing. Giovanni Saccà.

Convegno: “Mediterraneo per il futuro del SUD”
Bari,15 Ottobre 2019 Università e-CAMPUS

A Bari un convegno dell’Associazione Europea del Mediterraneo (A.E.M.)

Il 15 ottobre a Bari l’Associazione Europea del Mediterraneo (A.E.M.) presieduta dal prof. Cosimo Inferrera, nella sede dell’Università e-Campus – Piazza Giulio Cesare, 13, Bari – terrà un convegno dal titolo “Mediterraneo per il futuro del Sud” che si aprirà alle 10,30 con i saluti del prof. Enzo Siviero rettore dell’Università e-Campus. Il prof. Cosimo Inferrera introdurrà i lavori, che prevedono la partecipazione di illustri relatori come si può evincere dal programma dell’articolata manifestazione. All’ordine del giorno la preparazione di un incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e con i ministri meridionali Amendola e Provenzano. Temi principali del dibattito saranno: “Il riscatto del Sud” e nella seconda parte della giornata “Collegamenti stabili tra Europa Sicilia e Africa”.

Convegno: “Mediterraneo per il futuro del SUD”
Bari,15 Ottobre 2019 Università e-CAMPUS

Ore 10,30 Saluti

Prof. Enzo Siviero Rettore Università: “e-CAMPUS”
Prof. Cosimo Inferrera Presidente AEM
Prof. Giuseppe Valerio Presidente Aiccre Puglia
Dott. Giuseppe Longo Vicepresidente Consiglio Regionale Puglia
Dott.ssa Simona Ciullo Segretaria regionale MFE
Avv. Vito Lacoppola Assessore Comune di Bari
Dott. Massimo Diodati Presidente Associazioni “Noi per l’arte” Relazioni
Prof. Andrea Piraino segretario generale AEM
Prof. Giuseppe Moggia Università di Bari Dibattito

Modera: Dott.ssa Antonella Daloiso: giornalista

Il riscatto del Sud
Prof. Pasquale Colonna Politecnico Bari
Prof. Antonio Troisi Università di Bari
Prof. Giuseppe Abbati segretario generale Aiccre Puglia
Dott. Rocco Giordano editore Napoli
Dott. Cristina Florenzano ricercatrice Basilicata
Avv. Nicola Cristofaro MFE Puglia

Collegamenti stabili tra Europa Sicilia e Africa
Ing. Giovanni Saccà Esperto CAFI – Responsabile infrastrutture, mobilità e trasporti A.E.M
Ing. Francesco Finocchiaro Settore ricerca infrastrutture, mobilità e trasporti A.E.M – Responsabile ricerca e sviluppo progetto TUNePANIT
Arch. Maria Maccarrone Dibattito A.E.M. – Responsabile ricerca e sviluppo progetto TUNePANIT

Dibattito

Ore 16,30
Conclusioni Prof. Enzo Siviero

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Max Krauß da Pixabay.



Parma – Ond’evitar tegole in testa! Sette secoli di assicurazione

Parma, APE PARMA MUSEO
DALL’11 OTTOBRE 2019 AL 15 GENNAIO 2020
LA MOSTRA
OND’EVITAR TEGOLE IN TESTA!
Sette secoli di assicurazione
Siti internet: www.apeparmamuseo.it; www.storiadelleassicurazioni.com

Manifesto della compagnia svizzera Zürich, Parigi, 1892

L’esposizione ripercorre la storia del fenomeno assicurativo, dal Medioevo a oggi, attraverso 280 pezzi tra manifesti pubblicitari (di autori quali Boccioni, Carboni, Dudovich, Metlicovitz), targhe incendio, preziosi testi antichi, polizze dalla metà del Trecento al Novecento. Tra le curiosità, le polizze per la casa all’Havana di Hemingway, quella di Marilyn Monroe sul rischio d’incidenti automobilistici, stipulata pochi mesi prima della sua morte, o quella sulla vita del cardinal Montini, futuro papa Paolo VI. Tutto il materiale proviene dalla Fondazione Mansutti di Milano, che conserva una collezione, unica al mondo, sulla storia dell’assicurazione.

Dall’11 ottobre 2019 al 15 gennaio 2020, APE Parma Museo, l’innovativo centro culturale e museale ideato e realizzato da Fondazione Monteparma nel cuore della città ducale, ospita la mostra Ond’evitar tegole in testa! Sette secoli di assicurazione che ripercorre le tappe fondamentali del fenomeno assicurativo, dal Medioevo a oggi. L’esposizione, inserita tra le iniziative di Parma 2020 – Capitale Italiana della Cultura, curata da Marina Bonomelli e Claudia Di Battista, organizzata da Fondazione Mansutti in collaborazione con Fondazione Monteparma e Università di Parma (DSEA – Dipartimento Scienze Economiche e Aziendali), col patrocinio del Comune di Parma e della Regione Emilia Romagna e con il sostegno di primari operatori e intermediari assicurativi, presenta 280 pezzi, tra cui 94 manifesti di compagnie italiane e straniere dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni ’70 del Novecento, 120 targhe incendio prodotte tra Ottocento e Novecento. E ancora 40 preziosi testi antichi, tra cui il manoscritto quattrocentesco di San Bernardino, e 26 polizze assicurative dalla metà del Trecento al Novecento. Il materiale proviene interamente dalla Fondazione Mansutti di Milano, che conserva una collezione specialistica, unica al mondo, sulla storia dell’assicurazione.

Fondazione Monteparma ha accolto con entusiasmo l’invito del locale Ateneo ad aprire le porte di APE Parma Museo al mondo delle assicurazioni, realizzando un’esposizione di grande interesse, tanto sul versante storico e dell’attualità, quanto su quello artistico e della comunicazione pubblicitaria. Presentando diverse chiavi di lettura, la mostra si rivolge sia a chi segue i temi della storia e dell’economia – per studio, lavoro o interesse personale – sia al grande pubblico che potrà addentrarsi, in modo piacevole e divertente, in un mondo spesso poco conosciuto, ma affascinante come quello dell’assicurazione, partendo dalle sue origini per arrivare ai giorni nostri, fino a prefigurarne gli sviluppi futuri. Fondazione Mansutti si prefigge di diffondere la conoscenza del fenomeno assicurativo illustrando la storia delle sue nobili radici e mettendo a disposizione del pubblico raccolte archivistiche e museali che ne documentano l’evoluzione. Ora, ha vivo il convincimento che questa nuova esposizione – nelle magnifiche sale di APE Parma Museo – potrà superare il successo ottenuto nel 2016 con la mostra “Scacco al rischio” presentata nel Palazzo Sormani a Milano.

Il percorso espositivo si snoda seguendo due temi ben definiti. Nel primo, si analizza lo sviluppo dell’assicurazione, fenomeno socio-economico nato in Italia a metà del Trecento, grazie all’intuizione di mercanti fiorentini e genovesi che portò alla creazione del “contratto assicurativo”. La mostra si apre proprio con la polizza di assicurazione più antica a noi pervenuta, stilata da un notaio genovese il 18 febbraio 1343, proveniente dall’Archivio di Stato di Genova. Nel XIV secolo, il ceto mercantile aveva raggiunto una notevole potenza economica e politica, fino ad allora sconosciuta. Gli scambi commerciali marittimi con l’Estremo Oriente si erano sviluppati a tal punto da ritenere indispensabile trovare il modo di contenere i rischi per non annullare il guadagno ottenuto con viaggi tanto avventurosi. Con il “contratto assicurativo” si trasferiva il rischio della perdita di un carico o della stessa nave ad altri che fossero disposti a prenderlo su di sé al fine di ottenere, a loro volta, un’analoga copertura per le loro spedizioni. Questa pratica si diffuse per tutto il Quattrocento, tanto da diventare vitale per il commercio.

La seconda parte della mostra segue l’evoluzione stilistica della grafica pubblicitaria assicurativa, attraverso manifesti, stampati nell’arco di oltre un secolo, dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del secolo scorso. Le compagnie assicurative non rimasero indifferenti a questa nuova forma di comunicazione pubblicitaria al punto che incaricarono alcuni dei più famosi artisti dell’epoca di reclamizzare i loro prodotti. La rassegna propone una ricca e inedita selezione di manifesti, creati da cartellonisti e artisti di talento e fama, quali Umberto Boccioni, Adolf Hohenstein, Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Federico Seneca, Erberto Carboni e molti altri.

Tra le rarità, si segnala il manoscritto in pergamena originale di San Bernardino da Siena del 1470, De contractibus et usuris, nel quale, pur riconoscendo l’importanza dei commerci e la legittimità del guadagno, si cercava di definire i confini tra la liceità dell’assicurazione e i pericoli dell’usura a essa connessi. Molte sono le curiosità disseminate lungo il percorso espositivo. Tra queste, la polizza che Ernest Hemingway stipulò contro l’incendio e i cicloni, per la sua casa cubana all’Havana, denominata Finca La Vigìa, acquistata nel 1939 per 12.500 dollari, dove scrisse due capolavori della letteratura del Novecento come Per chi suona la campana e Il vecchio e il mare. O ancora quella che Marilyn Monroe stipulò contro il rischio d’incidenti automobilistici pochi mesi prima della sua morte.

Molto singolare è anche la polizza sulla vita sottoscritta nel 1959 da Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, proclamato Santo l’anno scorso, con cui la compagnia, in caso di morte del Cardinale in qualsiasi epoca dovesse avvenire, si impegnava a pagare agli eredi il capitale di un milione di Lire.La rassegna si chiude con uno spazio dedicato al futuro dell’assicurazione, così come lo immagina la Fondazione Mansutti e con un omaggio dell’artista Ugo Nespolo al matematicoJakob Bernoulli e alla legge dei grandi numeri. Accompagna la mostra il volume “I manifesti e l’assicurazione. Cento anni di pubblicità” (Silvana editoriale) illustrato da 130 manifesti della Fondazione Mansutti con in copertina la fantastica immagine del 1924 realizzata dal parmigiano Erberto Carboni per la Compagnia Cremonese.

IMMAGINE DI APERTURAManifesto di Briot per la Amicale des Mobilisés de l’Assurance, Parigi, 1933 (Particolare)