Antonio Colonna – Dalla curiosità l’amore e dall’amore la passione

Il Maestro Orafo Antonio Colonna

Visitiamo virtualmente il laboratorio del Maestro Orafo Antonio Colonna, ad Altamura (Bari), specializzato nel Design del Gioiello. La sua è un’opera che si ispira a quel made in Italy che ha reso famosi in tutto il mondo i nostri artisti. I gioielli che realizza permettono alle persone di raccontare storie vere e autentiche. Per questo Antonio Colonna si è dedicato alla realizzazione di gioielli su misura. Accompagna i propri ospiti e mostra loro i segreti del suo raffinato mestiere, coinvolgendoli nelle varie fasi di ideazione ed esecuzione della creazione artistica. Strumenti tecnologici e digitali si affiancano alle antiche tecniche dell’arte orafa italiana. Così descrive il suo lavoro, svolto con passione: «La mia è una bottega artigianale, con strumentazioni di alta tecnologia proprie di una grande azienda. Interpreto ricordi, idee e storie dei miei clienti, permettendo loro di vivere esperienze uniche e creative nel mio laboratorio».

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IMMAGINE DI APERTURA tratta dal sito web dell’artista Antonio Colonna

Padova: Incontro e abbraccio nella Scultura del Novecento da Rodin a Mitoraj

Padova, Palazzo del Monte di PietàINCONTRO E ABBRACCIO nella Scultura del Novecento da Rodin a Mitoraj
Mostra a cura di Alfonso Pluchinotta in collaborazione con Maria Beatrice Autizi
16 Novembre 2019 – 09 Febbraio 2020
Sito web: http://www.incontroabbraccio.it

Arturo MARTINI, Figliol prodigo, 1926, Bronzo a patina verde Dimensioni: cm 219 (h) x 149 x 100 Casa di Riposo Jona Ottolenghi, Acqui Terme (AL)

Mostra d’arte a sviluppo tematico – tra le poche in Italia – “Incontro e Abbraccio” esplora, attraverso una potente rassegna di ben 120 sculture del Novecento, le molteplici singolarità della condizione umana. 120 opere, spesso capolavori, di Auguste Rodin, Vincenzo Gemito, Arturo Martini, Pietro Canonica, Jacques Lipchitz, Agenore Fabbri, Virgilio Guidi, Luciano Minguzzi, Fernad Legèr, Henry Moore, Marcel Duchamp, George Segal, Salvator Dalì, Lorenzo Quinn, Igor Mitoraj fino alle tendenze iconiche di fine secolo. Tutti riunite per sottolineare le tante “attese” da cui siamo circondati. “Attese” di persone che chiedono il sostegno di una parola, il riconoscimento di uno sguardo, la condivisione di un gesto. L’obiettivo di un percorso espositivo così concepito è quello di offrire una visione dell’Uomo, aperto e positivo, in contrapposizione a chiusure, indifferenza o disimpegno. In ragione di questo obiettivo, la scelta delle opere e la loro collocazione in mostra non risponde ad una cronologia di realizzazione, a ragioni di assonanza stilistica o ad altri criteri che afferiscono alla storia e critica d’arte. La scelta è condotta su tutt’altro registro, persino più affascinate e certo coinvolgente: a fare da filo conduttore sono precisi temi in dialogo tra loro: il cammino della vita, la formazione, l’incontro, la relazione, la lontananza, l’attesa e la compassione.

“Tra le espressioni artistiche, – scrive Maria Beatrice Autizi – , la scultura è quella che riesce a rappresentare meglio le problematiche dell’uomo, per la tridimensionalità e per la relazione dei corpi e delle forme nello spazio: quello spazio intimo della materia che racconta il corpo trasformandolo in forma e luogo di accadimenti nelle più diverse modulazioni, ora armoniche in una compostezza classica, ora enfatizzando il movimento con cui la materia racconta se stessa, ora sollecitando le superfici con tonalità impressioniste, o ripiegando su narrazioni liriche, o simboliste, o metafisiche”. L’opera d’arte scultorea si fa qui sollecitazione, introspezione, ricerca delle forme e dei gesti. L’arte plastica esalta la complessità dei volumi e richiama l’attenzione sul dettaglio, aspetto valorizzato dalla possibilità data ai visitatori di rigirare e toccare alcune delle opere in mostra. Soprattutto la figura umana a più dimensioni suscita osservazioni diverse, invita a riflettere sulla vita, le sue grandezze e le sue fragilità, più di quanto potrebbero le immagini bidimensionali di uso comune. “Ci stiamo diseducando alla tridimensionalità, al tatto, alla durata che genera rappresentazione, avvertendoci così del rischio di diventare osservatori frettolosi, meno capaci di cogliere le disposizioni dell’animo e dell’affettività”, sottolinea Alfonso Pluchinotta. “Nell’epoca digitale, l’Umanesimo appare sempre più lontano, scavalcato (ma non domato) dalla velocità e dalle nuove possibilità di comunicazione, che limitano l’esercizio dell’attenzione e della riflessione, il farsi della sedimentazione e della memoria, la dimensione reale e rispondente dei contatti”.

Una mostra dalla forte attualità sociale, quindi. E, non a caso, a promuoverla è la Fondazione Salus Pueri, onlus creata nel 1992, a Padova, per far sì che la Pediatria del locale Policlinico sia sempre più “casa”, naturalmente temporanea ma familiare, per i più piccoli.
Al progetto hanno aderito l’Università agli Studi di Padova, la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la Solgar farmaceutici, Inartis, Poligrafo, Assicurazioni Generali, con il patrocinio della Commissione Europea e di Regione, Provincia e Comune. Per il valore sociale oltre che culturale della grande rassegna, l’ingresso sarà gratuito, salvo una donazione libera a sostegno delle attività della Fondazione Salus Pueri. “Incontro e abbraccio” non è solo questa grande mostra. Il progetto le affianca infatti una serie di incontri con Vittorino Andreoli, psichiatra, già Direttore del Dip. di Psichiatria dell’Università di Verona; Barbara Volpi, docente al Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica de La Sapienza, Roma; Salvatore Piromalli, filosofo, operatore sociale, Responsabile Associazione Le Città Invisibili; Patrizia Manganaro, docente di Storia della Filosofia Contemporanea alla Lateranense di Roma. Chimati ad approfondire i temi della grande mostra.

IMMAGINE DI APERTURAGiorgio DE CHIRICO, Ettore e Andromaca, 1968, Bronzo, 1/3 Dimensioni: cm 95 (h) x 38 x 37,5 Galleria Phaseart, Piacenza

Tzvetan Todorov – I libri e la vita

Storico delle idee e del pensiero, fermo sostenitore della democrazia e dei diritti umani, lettore infaticabile, melomane competente e appassionato di pittura: Tzvetan Todorov è stato uno dei maggiori interpreti della contemporaneità, capace di gettare sulla nostra epoca uno sguardo ampio e penetrante. Questo nuovo libro, a cui ha lavorato negli ultimi giorni della sua vita, è la testimonianza più nitida della varietà enciclopedica dei suoi interessi

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di congerdesign da Pixabay

08 – PERFORMANCE E BODY ART – L’azione diventa arte – Michele Dantini

A partire dagli anni Sessanta, nel pieno dei fermenti socio-culturali che percorrono il mondo occidentale, si afferma un inedito linguaggio artistico: la performance. Essa pone al centro della rappresentazione il corpo dell’artista, che si carica di valenze estetiche e simboliche enfatizzando l’azione dell’artefice e la fruizione unica e irripetibile dello spettatore. Alla sua nascita e al suo sviluppo contribuiscono due fattori in particolare: l’esigenza di individuare nuove strade espressive, in sintonia con le rivendicazioni dei movimenti ecologista, femminista e pacifista e la volontà di emancipare l’opera d’arte dalla mercificazione imposta dal sistema economico.

IMMAGINE DI APERTURA by Ichigo121212 da Pixabay   

Reggio Emilia: What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento

REGGIO EMILIA
A PALAZZO MAGNANI E AI CHIOSTRI DI SAN PIETRO
DAL 16 NOVEMBRE 2019 ALL’8 MARZO 2020
LA MOSTRA: WHAT A WONDERFUL WORLD
PAGINA WEB DELLA MOSTRA
Sito internet: www.palazzomagnani.it

L’esposizione è un affascinante percorso nella lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura, dall’età antica ai grandi protagonisti della storia dell’arte, con opere di autori quali Albrecht Dürer, Leonardo da Vinci, Giovan Battista Piranesi, William Morris, Koloman Moser, Maurits Cornelis Escher, Pablo Picasso, Henri Matisse, Giacomo Balla, Andy Warhol, Keith Haring, Peter Halley, Shirin Neshat. L’esposizione rivela i significati profondi dell’Ornamento, visto non più come semplice e superficiale abbellimento, ma quale fenomeno che investe la quotidianità e il nostro rapporto con la dimensione estetica, attraversando processi storici sottesi, intrecci tra culture, prestiti di natura filosofica, sociologica e antropologica.

Dal 16 novembre 2019 all’8 marzo 2020, Palazzo Magnani e i Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia ospitano la mostra What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura, un avvincente e inedito viaggio attraverso i secoli, per comprendere quanto la Decorazione e l’Ornamento raccontino di noi e del mondo. L’esposizione – promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, in collaborazione con Comune di Reggio Emilia, Provincia di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – ripercorrerà alcune delle numerose declinazioni in cui si esplica l’azione ornamentale attraverso oltre 200 opere, provenienti da importanti collezioni private e da istituzioni museali nazionali e internazionali tra le quali il Victoria&Albert Museum di Londra, il Museo Ermitage di San Pietroburgo, il Musée du quai Branly di Parigi, Le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.

Oltre ad alcuni pezzi della protostoria, la mostra attraverserà più di duemila anni di storia dell’arte, dall’età romana al Medioevo fino ai giorni nostri, con opere di autori quali Albrecht Dürer, Leonardo da Vinci, Moretto, Giovan Battista Piranesi, William Morris, Alphonse Mucha, Koloman Moser, Maurits Corneils Escher, Pablo Picasso, Henri Matisse, Giacomo Balla, Gino Severini, Sonia Delaunay, Josef e Anni Albers, Victor Vasarely, Arman, Andy Warhol, Keith Haring, Peter Halley, Wim Delvoye, Maggie Cardelus, Enrica Borghi, Claudio Parmiggiani, Malcolm Kirk,  Shirin Neshat, Meyer Vaisman e molti altri. Il progetto, a cura di Claudio Franzoni e Pieluca Nardoni, è frutto di un lavoro importante messo i in campo dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, presieduto da Marzia Faietti e composto da Gerhard Wolf, Vanni Codeluppi, Marina Dacci e Walter Guadagnini. Il percorso espositivo intende indagare le origini e gli sviluppi del multiforme matrimonio tra vita quotidiana, arte e Decorazione per poi affrontare in modo dettagliato le esperienze di tanta artedel Novecento e del nuovo millennio in cui i temi dell’Ornamento sono stati di nuovo rimessi in gioco.

Per confrontarsi con un lessico per definizione vastissimo e con il suo utilizzo altrettanto diversificato, la rassegna propone diverse sezioni. La prima s’inoltra nel mondo naturale per analizzare come piante e animali si ornino modificando il loro aspetto esteriore e per indagare le ragioni di queste provvisorie o permanenti alterazioni della propria forma esterna. La seconda si concentrerà sulla pratica, da sempre usata dall’uomo, di adornare il proprio corpo, attraverso gli indumenti e gli accessori, come orecchini, collane, monili vari, nei quali il ruolo “ornamentale” è almeno pari a quello funzionale. Uno degli itinerari offerti dalla mostra sarà interamente dedicato a un’esperienza locale sbocciata nella prima metà del Novecento, quella dell’Ars Canusina, inventata e condotta dalla psichiatra reggiana Maria Bertolani Del Rio (1892-1978), all’interno del manicomio San Lazzaro di Reggio Emilia. Una sezione seguirà l’evoluzione del motivo ornamentale vegetale nei secoli e nelle varie culture, dai vasi attici ai capitelli romanici, alle traduzioni ottocentesche di William Morris, a cui si aggiunge il motivo dell’intreccio; allontanandosi da una visione naturalistica e prendendo spunto a volte dalle stesse pratiche artigianali legate, per esempio, all’oreficeria e alla produzione di tessuti, il Medioevo predilesse la descrizione minuziosa di grovigli, trame intricate, nodi. Il visitatore sarà avvolto dagli ipnotici motivi a nodo dei plutei dell’abbazia di Bobbio (IX sec.) e delle incisioni ricavate da disegni di Albrecht Dürer e Leonardo da Vinci.

L’esposizione prosegue con una serie di sale che contestualizzano e illustrano l’attuale visione dell’ornamento, perfezionatasi tra Ottocento e Novecento: l’infatuazione per l’elemento ornamentale che caratterizza la seconda metà del XIX secolo (da William Morris al clima Art Nouveau, con opere di Morris, Mucha e Moser) si scontra con il rifiuto totale della decorazione a favore della mera funzionalità dell’oggetto (da Adolf Loos a Le Corbusier fino a Marcello Nizzoli). Dalla seconda metà del Novecento, fino ai nostri giorni, si assiste a una rivincita delle forme ornamentali. L’Ornamento si è infatti insinuato anche in una cultura figurativa apparentemente avversa come quella di molte avanguardie artistiche tra il primo Novecento e il secondo dopoguerra. Al precedente clima Art Nouveau si contrappongono, in arte, le Avanguardie storiche, come i Cubisti, i Futuristi, gli Astrattisti di vario genere, interessate per lo più a raffigurare le “essenze” del mondo. La mostra proseguirà guardando ai modi con cui l’arte occidentale del Novecento assume le tendenze decorative di culture distanti nello spazio o nel tempo. Chiuderà idealmente il percorso un approfondimento nel campo della musica.

IMMAGINE DI APERTURA – Andy Warhol Flowers, 1970 serigrafia, 91×91 cm Milano, Collezione Consolandi © Roberto Marossi

Basilicata: il ruolo delle produzioni enogastronomiche a marchio1

Il presente studio, che nasce sulla base di una condivisione con il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale ed Economia Montana della Regione Basilicata, si propone di indagare il ruolo che le produzioni enogastronomiche a marchio1 possono avere nelle dinamiche di sviluppo di una regione essenzialmente rurale come la Basilicata. Tutelare e valorizzare le produzioni tipiche non vuol dire soltanto sostenere un modello di sviluppo che, facendo leva sulle specifiche qualità territoriali delle aree rurali, ne rispecchi le vocazioni produttive recuperandone la funzionalità economica, ma anche promuovere uno sviluppo sostenibile di questi territori che ne preservi le qualità ambientali e paesaggistiche

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di Alexas_Fotos da Pixabay 

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Collezioni: Touring Club Italiano a Milano

Touring Club Italiano
Milano MI, Italia

Touring Club Italiano è una associazione fondata nel 1894. A oggi conta circa 280.000 soci (oltre a più di 3.000 volontari) a cui vengono forniti strumenti di conoscenza e opportunità per viaggiare e vivere il territorio (www.touringclub.it). Il suo obiettivo è diffondere e sviluppare i valori sociali, culturali e identitari del turismo, promuovere la conoscenza e la tutela del patrimonio culturale, del paesaggio e delle identità plurali dell’Italia nonché operare per una corretta fruizione secondo principi di sostenibilità.

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La storia del Touring Club Italiano

IMMAGINE DI APERTURA – Particolare della copertina del libro “Italia in bicicletta” edito dal Touring Club Italiano

The Main Museum – Identità di marchio e design espositivo

Use All Five” è uno studio di design e tecnologia di Los Angeles, nella West Coast. Qui si sviluppano progetti inerenti alle identità visive e alle esperienze, utilizzando le valenze degli spazi attrezzati con schermi. In questa pagina di BLOGROLL prendiamo in visione l’identità sperimentale del marchio e le linee guida del museo principale di Los Angeles. Questa collaborazione era diretta a lanciare la nuova identità visiva dell’istituzione, riflettendo il bilinguismo di Los Angeles e l’obiettivo del museo di essere inclusivo per la comunità locale. Il museo principale è stato rappresentato come un luogo di sperimentazione, abbracciando il suo spirito sperimentale. Il logo ridisegnato utilizza due caratteri tipografici, Dala Moa di Commercial Type e Danzza di Heavyweight, con un certo trattamento personalizzato alla forma della lettera “M” a fini di leggibilità. I caratteri tipografici si presentano fluidi nel loro uso. Questa ed altre innovazioni si possono seguire nella pagina di Behance da raggiungere cliccando sull’apposito link.

BEHANCE: The Main Museum Brand Identity and Exhibition Design

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Bernhard Lang, AERIAL VIEWS ROMA 2019

Urbino: Raphael Ware. I colori del Rinascimento

31 Ottobre 2019 – 13 Aprile 2020
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche | Palazzo Ducale di Urbino
RAPHAEL WARE. I colori del Rinascimento
Mostra a cura di Timothy Wilson e Claudio Paolinelli. Direzione di Peter Aufreiter

Sito web: http://www.gallerianazionalemarche.it

Piatto, Ercole e l’Idra, Francesco Xanto Avelli, Urbino, 1530 ca.

La Galleria Nazionale delle Marche, dal 31 ottobre 2019 al 13 aprile 2020, svela 147 raffinati esemplari di maiolica rinascimentale italiana, provenienti dalla più grande collezione privata del settore al mondo.
Una raccolta di altissimo livello appartenente ad un colto collezionista che ha concesso di esporre il suo tesoro al Palazzo Ducale di Urbino, in concomitanza con la grande mostra “Raffaello e gli amici di Urbino promossa dalla Galleria Nazionale delle Marche e che si potrà ammirare al Palazzo Ducale dal 3 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020. Ciascuna delle 147 maioliche testimonia, a livelli altissimi, come la grande stagione rinascimentale italiana sia riverberata su ogni forma artistica e, nello specifico, in quella della maiolica. Tecnica, o meglio arte, che esprime in pieno la ricerca estetica, il clima culturale, ma anche il modus vivendi, che fanno dell’Italia e dei suoi artisti, tra Quattrocento e Cinquecento, il faro culturale dell’Occidente.
Già dal Seicento, nei paesi europei, la maiolica cinquecentesca italiana diventa una vera e propria passione collezionistica ed, a quella istoriata, da considerarsi a pieno titolo un aspetto della pittura rinascimentale, viene associato il nome del grande pittore urbinate: in inglese Raphael ware.
E Raphael ware è anche il titolo di questa affascinante mostra. A curarla, con la direzione di Peter Aufreiter, sono Timothy Wilson e Claudio Paolinelli.

Seguendo il gusto rinascimentale per la decorazione figurata, i pittori di maiolica – tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento – iniziano a coprire ogni superficie disponibile dei loro oggetti, con istorie di ogni sorta. Le composizioni possono essere invenzioni originali degli stessi maestri ceramisti o riecheggiare quelle delle arti maggiori, ed ancora, essere estratte da xilografie o incisioni. Nel ducato di Urbino, Casteldurante, Gubbio, Pesaro ma, soprattutto, il capoluogo, divengono famosi per l’istoriato. Urbino è infatti la città che, nella seconda metà del Quattrocento, il Duca Federico trasforma in una delle capitali del Rinascimento, richiamandovi i massimi esponenti della cultura del tempo ed edificandovi il Palazzo Ducale, capolavoro indiscusso della storia dell’architettura di ogni tempo. La città che, di lì a poco, proprio per il clima culturale instauratovi, dà i natali a Raffaello, il pittore la cui levatura ancora giganteggia nel panorama artistico universale.
Proprio il contesto che dà vita al genio raffaellesco, fornisce l’humus creativo e la formazione artistica necessari alla nascita ad alcuni dei più grandi artisti della maiolica italiana: Nicola da Urbino, Francesco Xanto Avelli e Francesco Durantino. Ad accogliere la mostra è, al secondo piano del Palazzo Ducale di Urbino, la luminosa Loggia del Pasquino, con l’intenzione di mostrare questi raffinati oggetti nella piena luce naturale poiché la maiolica – più di ogni altra forma d’arte del tempo – mostra i suoi colori perfettamente conservati come all’origine, quando uscì dalla bottega del ceramista.
La loggia è posta a fianco alle sale che espongono una parte delle ceramiche della collezione permanente e l’allestimento – appositamente creato – verrà poi utilizzato proprio per ampliare lo spazio espositivo dedicato a questa sezione.

IMMAGINE DI APERTURA Piatto, Deruta, 1510/1530 ca.

Gaston Dorren – Babele

Sono oltre seimila le lingue vive in tutto il mondo, ma è sufficiente conoscere le venti descritte in Babele – alcune diffuse come il francese e lo spagnolo, altre misteriose come il malese e il bengalese – per poter conversare con oltre tre quarti della popolazione della Terra. 

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IMMAGINE DI APERTURA: Di Pieter Bruegel il Vecchio – Levels adjusted from File:Pieter_Bruegel_the_Elder_-The_Tower_of_Babel(Vienna)_-_Google_Art_Project.jpg, originally from Google Art Project., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22179117