Yom HaAzmaut: un compleanno molto speciale

di Daniele Coppin

Yom Ha’Azmaut è la festa dell’indipendenza israeliana . Celebra il giorno della proclamazione dello Stato di Israele (14 maggio 1948), che generalmente cade il 5 di Iyar, ottavo mese del calendario ebraico. A causa delle differenze tra il calendario ebraico e quello gregoriano, Yom HaAzmaut quest’anno si è festeggiato il 29 Aprile.

La settimana che va a concludersi si è celebrato un compleanno molto speciale, Yom HaAzmaut, il giorno dell’Indipendenza di Israele. Lo Stato d’Israele fu proclamato il pomeriggio del 14 Maggio 1948, corrispondente al 5 di Yiar del calendario ebraico, in seguito alla Risoluzione 181 dell’ONU del 29 Novembre 1947 che sanciva la divisione dei territori del Mandato britannico sulla Palestina in due entità nazionali, una araba e l’altra ebraica. Come è noto, gli Ebrei accettarono quella spartizione, pur se assegnava loro una porzione estremamente modesta del territorio che, in base agli accordi della Conferenza di Sanremo del 1920 per il destino dei territori appartenuti alle potenze sconfitte nella I Guerra Mondiale, avrebbe dovuto essere sede del “focolare ebraico”. Infatti, dal 1920 fino al 1947, una serie di decisioni prese soprattutto dalla Gran Bretagna, aveva visto via via ridursi il territorio destinato ad uno Stato ebraico fino al 20 % dell’estensione originariamente prevista.

Ma il popolo ebraico, reduce dalla tragedia dello sterminio nazista, accettò quel residuo territoriale come un naufrago si aggrappa ad un relitto, ma con fede e coraggio incrollabili, sperando in un futuro migliore e con la consapevolezza che vivere nel proprio Stato, per quanto piccolo potesse essere, sarebbe stato sempre preferibile che vivere altrove, spesso considerati come ospiti o, comunque, come cittadini si serie B e, di conseguenza, soggetti a ondate di antisemitismo se non di vere e proprie persecuzioni.

Lo Stato di Israele nacque come un sogno, un sogno di fede, quella fede incrollabile che da duemila anni, a Pesach, fa ripetere ad ogni Ebreo, che sia religioso oppure laico, la frase “L’Shanà HaBahà B’Yerushalaim” (l’anno prossimo a Gerusalemme). Il pomeriggio di un giorno di maggio di 72 anni fa quel sogno diventava realtà e quest’anno, a causa delle differenze tra il calendario ebraico e quello gregoriano, Yom HaAzmaut è caduto il 29 Aprile.

La ricorrenza è stata celebrata come sempre con gioia, in Israele e nelle comunità ebraiche di tutto il mondo, pur nelle limitazioni imposte dalla pandemia del Sars-Cov2. In Italia, tanto l’Ambasciata di Israele quanto le comunità ebraiche hanno organizzato eventi “virtuali” per festeggiare i 72 anni di Israele. Per l’occasione, l’Ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, ha diffuso un messaggio video in Italiano nel quale, ricordando come l’impegno degli Ebrei nei secoli per il Tikkun Olam, la riparazione del mondo, non abbia rinviato la riparazione di una nazione dispersa e divisa tra i vari Stati del mondo, ha citato la profezia di Ezechiele sulla valle delle ossa secche raffiguranti il popolo ebraico che sarebbe stato ricondotto dal Signore alla terra di Israele e di come la potenza della speranza presente in quella profezia, nel XIX secolo abbia ispirato il poeta Nafatli Herz Imber nella composizione delle parole di HaTikvà, l’inno dello Stato di Israele. Le parole profonde dell’Ambasciatore Eydar riportano al valore miracoloso della nascita di Israele, lo Stato di una nazione vissuta per duemila anni in esilio prima di riuscire a ritornare alla propria terra e creare un proprio Stato.

Come affermò David Ben Gurion, primo premier di Israele, nel discorso con il quale veniva proclamata la nascita dello Stato degli Ebrei, “in Eretz Israel è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo l’eterno Libro dei Libri”.

Israele, nel corso di questi 72 anni di vita, si è trasformato in un Paese moderno ed è potenza regionale che crea sviluppo, promuove la ricerca scientifica e tecnologica, sostiene la trasformazione delle idee in attività concrete grazie all’elevato numero di start-up. Grazie anche a questo suo spirito di iniziativa questo piccolo Stato, quanto l’Emilia-Romagna, è riuscito a superare molte di quelle barriere che, in passato, le sono state poste davanti da altri Stati della regione, avviando anche collaborazioni un tempo impensabili e che si spera possano rappresentare la premessa ad un nuovo clima di convivenza e pace nella regione.

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di Ri Butov da Pixabay

Caspar David Friedrich – Viandante sul mare di nebbia

Viandante sul mare di nebbia, Hamburger Kunsthalle, Amburgo

IL DIPINTO

Il Viandante sul mare di nebbia (in tedesco Der Wanderer über dem Nebelmeer) è un dipinto a olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1818 e conservato alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo. Al centro della composizione, in primo piano, un viandante solitario si staglia in controluce su un precipizio roccioso, dando la schiena all’osservatore: ha i capelli rossi e scompigliati al vento, è avvolto in un soprabito verde scuro e nella mano destra, appoggiata al fianco, impugna un bastone da passeggio. È lui il vero centro focale e spirituale del dipinto: ciò malgrado, ben poco si sa su quest’uomo, a parte la sua natura errabonda e introversa. Secondo alcune testimonianze, sotto le vesti del pellegrino vi sarebbe il colonnello della fanteria sassone Friedrich Gotthard von den Brinken, defunto amico del Friedrich che con questa tela ne volle conservare vivo il ricordo.

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Ritratto di Caspar David Friedrich, Gerhard von Kügelgen, circa 1810–20

L’ARTISTA

Caspar David Friedrich (Greifswald, 5 settembre 1774 – Dresda, 7 maggio 1840) è stato un pittore tedesco, esponente dell’arte romantica. L’artista, uno dei più importanti rappresentanti del «paesaggio simbolico», basava la sua pittura su un’attenta osservazione dei paesaggi della Germania e soprattutto dei loro effetti di luce, permeandoli di umori romantici. Egli considerava il paesaggio naturale come opera divina e le sue raffigurazioni ritraevano sempre momenti particolari come l’alba, il tramonto o frangenti di una tempesta. Caspar David Friedrich nacque il 5 settembre 1774 a Greifswald, cittadina della Pomerania svedese affacciata sulla costa baltica. Friedrich era il sesto dei dieci figli di Adolf Gottlieb Friedrich, un fabbricante di sapone e di candele che abbracciava il luteranesimo, e di Sophie Dorothea Bechly, che morì il 7 marzo 1781, quando il figlio aveva solo sei anni. L’anno successivo Friedrich perse la sorella Elisabeth, mentre una seconda sorella, Maria, soccombé al tifo nel 1791. In ogni caso, la tragedia più grande della sua infanzia avvenne nel 1787, quando si ruppe la lastra di ghiaccio su cui stava pattinando, cadde nelle acque gelide. Il fratello, Johann Christoffer, si buttò per aiutare Friedrich; riuscì a salvarlo, ma egli morì, sprofondando nell’acqua, come suggeriscono alcune fonti.

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