Sansepolcro: Affreschi urbani – Piero incontra un artista chiamato Banksy

AFFRESCHI URBANI
PIERO incontra un artista chiamato BANKSY

Sansepolcro – Museo Civico – 20 giugno 2020 / 10 gennaio 2021

Love Is In The Air (Flower Thrower) 2003 – serigrafia su carta / silkscreen print 50×70 cm Collezione privata / Private collection

Il Museo Civico di Sansepolcro presenta la mostra AFFRESCHI URBANI. PIERO incontra un artista chiamato BANKSY a cura di Gianluca Marziani e Stefano S. Antonelli, voluta e sostenuta dal Comune di Sansepolcro, promossa e prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale, in collaborazione con Civita. 

Originario di Bristol, nato intorno al 1974, identità nascosta fin da subito, inquadrato nei confini generici della street art, Banksy rappresenta il più grande artista globale del nuovo millennio, esemplare caso di enorme popolarità per un autore vivente dai tempi di Andy Warhol. Banksy incarna la miglior evoluzione della Pop Art originaria, il primo ad aver connesso le radici del pop, la cultura hip hop, il graffitismo anni Ottanta e i nuovi approcci del tempo digitale. A parlare, al posto di colui che nessuno ha mai visto e di cui nessuno conosce il volto, sono le sue opere. Immagini e forme di inaudita potenza etica, evocativa e tematica.

La mostra AFFRESCHI URBANI. PIERO incontra un artista chiamato BANKSY riapre, dopo l’emergenza covid19, gli spazi espositivi del museo civico cittadino. Un luogo che, sin dalla sua fondazione, celebra Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro, 12 settembre 1416/1417 – 12 ottobre 1492), genio indiscusso del Rinascimento italiano, di cui il museo conserva opere di indiscutibile valore, prima fra tutte La Resurrezione. Emblema e simbolo della città, affrescato intorno al 1460 nella sala dei Conservatori del Palazzo della Residenza, è stata definita dallo scrittore inglese Aldous Huxley “la più bella pittura del mondo”.

A Sansepolcro, dal 20 giugno 2020 al 10 gennaio 2021, saranno in mostra una selezione di oltre venti serigrafie, quelle che Banksy considera tracce fondamentali per diffondere i suoi messaggi etici. Le opere riprodotte hanno avuto genealogie e percorsi eterogenei, diventando talvolta veri e propri “affreschi urbani”, spesso rimossi rubati o consumati dal tempo. Sono queste le immagini che hanno decretato il successo planetario di un artista tra i più complessi, geniali e intuitivi del nostro secolo.

Tra le opere in mostra ci sarà l’iconica Girl with Balloon, serigrafia su carta del 2004-05, votata nel 2017, in un sondaggio promosso da Samsung, come l’opera più amata dai britannici. Ci sarà poi Love is in the Air, un lavoro su carta che riproduce su fondo rosso lo stencil apparso per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme, sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi nell’area della West Bank, raffigurante un giovane che lancia un mazzo di fiori, messaggio potente a un passo dai lanciatori di pietre del palcoscenico più caldo del Mediterraneo. Altra opera fondamentale, con tutti i suoi rimandi all’iconografia del Rinascimento, reinterpretata secondo la tecnica del “détournement” che ne mette in crisi il significato classico, è la Virgin Mary, conosciuta anche come Toxic Mary, una serigrafia su carta del 2003 che, secondo alcuni, rappresenta una dura critica di Banksy al ruolo della Religione nella Storia. 

Riguardo ai legami tra Piero e Banksy, scrivono nel catalogo i curatori Antonelli e Marziani: “L’immagine ieratica del Cristo emana un solido sentimento civico, ricreando il peso iconico della guida per un futuro morale. Il Cristo di Piero è un leader di spirito e azione che indica percorsi e stigmatizza errori, offrendo alla città un modello inclusivo e partecipativo, basato su alchimie di pietas e pathos. Quel Cristo che tiene il vessillo in mano, maestoso con la sua postura atletica, osserva il nostro presente con le armi etiche dei temi universali, gli stessi temi che tornano, con le dovute differenze, nel complesso immaginario di Banksy. Educazione dei giovani, lotta ai soprusi e al potere ingerente, messa in guardia sul controllo sociale, amore per la natura, tolleranza e integrazione come prima pagina dell’agenda umana: le ossessioni morali di Banksy somigliano alle visioni ideali di Piero della Francesca, al suo sogno di una polis che comunichi valori elevati attraverso muri narrativi e metafore ad alto impatto figurativo.” 

Banksy preferisce da sempre la diffusione orizzontale di immagini rispetto alla creazione di oggetti unici. Una lezione mutuata da Andy Warhol con il suo approccio seriale e l’uso metodico della serigrafia. È un immaginario semplice ma non elementare quello di Banksy, perfetto per tempi e modi di produzione, confezionato per la comunicazione di massa: un nucleo di messaggi immediati che, affrontando i temi del capitalismo, della guerra e del controllo sociale, mette in scena le contraddizioni e i paradossi del nostro tempo. Per la prima volta una mostra esamina e analizza le immagini originali di Banksy all’interno di un quadro semantico esaustivo che ne veicoli origini, riferimenti, relazioni tra gli elementi, implicazioni e piani di pertinenza. A completamento del percorso espositivo, il pubblico avrà a disposizione un’infografica sulla cronologia dell’artista e ampie schede analitiche su tutte le opere.

Per Pietro Folena, Presidente di MetaMorfosi, “siamo veramente orgogliosi di avviare con questa mostra una collaborazione con la città di Sansepolcro. Produciamo una “scintilla” culturale ed emotiva fra le più importanti opere iconiche di Banksy e i capolavori di Piero della Francesca. Per MetaMorfosi valorizzare i territori e le loro vocazioni è una scelta strategica, tanto più dopo la pandemia”. 

“Di primo acchito potrebbe sembrare azzardato associare la nostra tradizione pittorica dell’affresco con la street art – dichiara l’assessore alla Cultura di Sansepolcro Gabriele Marconcini – Tuttavia entrambi questi linguaggi utilizzano il vuoto delle superfici murarie per creare opere di grande valore comunicativo, oltre che estetico. In particolare, i graffiti di Banksy sono in grado di interagire efficacemente con le masse, stimolando l’uomo contemporaneo a prendere coscienza di sé e del mondo circostante: seppur con i dovuti distinguo, su questo aspetto si può riscontrare una certa analogia con l’arte figurativa dei secoli scorsi, in particolare con quella di Piero della Francesca. Il nostro Museo Civico riapre dunque i battenti con una proposta culturale che saprà richiamare visitatori e stimolare ulteriormente quei processi creativi contemporanei che nel nostro territorio stanno cercando di coniugare la valorizzazione del passato con le più originali interpretazioni del presente e del futuro”.

Questa mostra è esito di un progetto scientifico, analitico e critico indipendente. L’artista conosciuto come Banksy non è coinvolto nel progetto espositivo, pur essendone stato informato.

IMMAGINE DI APERTURA – Girl with Balloon 2004-2005 serigrafia su carta / silkscreen print 76×56 cm Collezione privata / Private collection

La Compagnia dei Tedofori ricorda il passaggio della fiaccola olimpica da Messina nel 1960

 La suggestiva cornice del Marina del Nettuno ospiterà mercoledì 5 agosto (ore 18) la riunione preparatoria delle iniziative ideate per ricordare il passaggio della fiaccola olimpica da Messina nel 1960. Sessant’anni fa si celebravano le XVII Olimpiadi a Roma – momento indimenticabile nella storia sportiva e civile del Paese – e anche Messina ebbe un suo ruolo: offrì la sua “meglio gioventù” per portare il fuoco partito dalla Grecia e destinato ad ardere ai Giochi olimpici romani.

Una lunga staffetta di 46 tedofori portò, il 19 agosto del 1960, la fiaccola da Giardini Naxos – dove fu eretto nell’occasione un tempietto in fronte al mare – a Messina, attraversando gli undici centri della costa jonica. Di quei tedofori, portatori agili della fiaccola, alcuni purtroppo son venuti a mancare, ma nei viventi è acceso ancora il fuoco della passione sportiva e dell’amor civico verso la propria comunità. S’è formata così la “Compagnia dei Tedofori” ed è questa ad aver convocato la riunione di mercoledì 5, nel corso della quale sarà esposto il programma delle manifestazioni del 60° anniversario alla stampa e a tutti i cittadini interessati.

L’incontro servirà anche a mettere a punto la complessa macchina organizzativa delle manifestazioni, che vedono coinvolti i Comuni di Giardini-Naxos, Taormina, Letojanni, S. Alessio Siculo. S. Teresa di Riva, Furci Siculo, Roccalumera, Nizza di Sicilia, Alì Terme, Itala, Scaletta Zanclea e Messina. Alcuni di questi hanno già adottato la delibera relativa alla dichiarazione di “Comune Olimpico” e tutti sono pronti a ricevere la bandiera con i cinque cerchi arcobaleno. Nei giorni passati sono stati frequenti i contatti della Compagnia dei Tedofori con sindaci e assessori alla cultura, perché ogni Comune sia protagonista dell’evento. Inoltre è stato predisposto il testo per le lapidi che ricorderanno quel “momento magico” del ’60 a memoria per ciascuna comunità e che saranno affisse una per ogni Casa municipale.

Dopo mercoledì 5 gli appuntamenti si susseguiranno fino all’epilogo del 19 agosto con la partecipazione del sindaco metropolitano, della Marina Militare, della Capitaneria di Porto, oltre che del CONI, il Comitato Olimpico Nazionale.

IMMAGINE DI APERTURA: Torcia Olimpica Roma 1960, completa di supporto originale e stoppino combustibile in cera, collezione Fabio Ferrari (Fonte Wikipedia)

Auguste Rodin – Il pensatore

Il pensatore, 1880 – 1902, Musée Rodin, Parigi

IL DIPINTO

Il pensatore (in francese Le Penseur) è una celebre scultura bronzea dell’artista francese Auguste Rodin conservata nel museo che porta il nome del suo creatore, a Parigi. Rappresenta un uomo intento a una profonda meditazione. È talvolta utilizzata per raffigurare la filosofia. Inizialmente chiamata Il poeta, la statua faceva parte di una porta monumentale in bronzo commissionata a Rodin come porta d’ingresso di un progettato Musée des Arts Décoratifs a Parigi che in realtà non sarà mai realizzato. Rodin decise di raffigurare un tema a lui caro, l’universo dantesco della Divina Commedia in quanto opera ricchissima di spunti romantici e drammatici, e che oltretutto Rodin conosceva molto bene fin dai tempi della Petite École. Ogni figura da lui ideata rappresentava uno dei personaggi principali del poema. Il pensatore doveva raffigurare Dante davanti alle porte dell’Inferno, mentre medita sul suo grande poema.

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Auguste Rodin fotografato da Nadar nel 1891

L’ARTISTA

François-Auguste-René Rodin (Parigi, 12 novembre 1840 – Meudon, 17 novembre 1917) è stato uno scultore e pittore francese. Sebbene Rodin sia universalmente considerato il progenitore della scultura moderna, l’artista non decise deliberatamente di ribellarsi contro lo stile precedente. Fece studi tradizionali, ebbe un approccio al suo lavoro umile e simile a quello di un artigiano e desiderò a lungo il riconoscimento da parte del mondo accademico, nonostante non sia mai stato accettato nelle più importanti scuole d’arte parigine.

Rodin ebbe una capacità unica di plasmare l’argilla creando superfici complesse, vigorose e profonde. Molte delle sue opere più famose alla sua epoca furono diffusamente criticate in quanto si scontravano con la tradizione scultorea figurativa dominante, secondo la quale le opere dovevano essere decorative, stereotipate o strettamente riferibili a tematiche conosciute. La grande originalità del lavoro di Rodin sta nell’essere partito dai temi mitologici e allegorici tradizionali per modellare le figure umane con realismo esaltando il carattere e la fisicità dell’individuo. Rodin fu consapevole delle polemiche che i suoi lavori suscitavano ma rifiutò di cambiare stile. Le opere successive finirono per incontrare maggiormente il favore sia del governo che della comunità artistica.

Partendo dall’innovativo realismo della sua prima grande scultura – ispirata da un viaggio in Italia che fece nel 1875 – fino ai monumenti in stile non convenzionale per i quali ottenne in seguito commissioni, la fama di Rodin crebbe sempre più e finì per diventare il più importante scultore francese della sua epoca. Con l’arrivo del XX secolo era ormai un artista apprezzato in tutto il mondo. Dopo la mostra che allestì all’Esposizione universale del 1900 facoltosi committenti si contesero le sue opere e Rodin frequentò molti artisti e intellettuali di alto profilo. In quello che sarebbe stato l’ultimo anno della vita di entrambi sposò la sua storica compagna Rose Beuret. Dopo la sua morte, sopraggiunta nel 1917, le sue sculture soffrirono un breve declino di popolarità ma in pochi decenni la sua reputazione e la sua eredità artistica tornarono a consolidarsi. Rodin rimane uno dei pochi scultori ampiamente noti e conosciuti anche al di fuori della ristretta cerchia della comunità artistica.

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Le Passeggiate del Direttore: Lo scriba Butehamon

Cosa c’è di meglio di una web serie per tenervi compagnia? A grande richiesta, vi presentiamo LE PASSEGGIATE DEL DIRETTORE, la prima stagione di una serie firmata dal Museo Egizio, un viaggio nella storia suddiviso in brevi episodi. 

Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà nilotica ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo. Nel 2004 il ministero dei beni culturali l’ha affidato in gestione alla “Fondazione Museo Egizio di Torino”. Nel 2019 il museo ha fatto registrare 853 320 visitatori, risultando il sesto museo italiano più visitato. Nel 2017 i Premi Travellers’ Choice di TripAdvisor classificano l’Egizio al primo posto tra i musei più apprezzati in Italia, al nono in Europa e al quattordicesimo nel mondo.
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Le Passeggiate del Direttore: Lo scriba Butehamon

IMMAGINE DI APERTURA – Ingresso del museo egizio, Torino (Fonte Wikipedia)

Metamorfosi dei Lumi. Vol. 8 – A cura di Simone Messina e Valeria Ramaciotti

“L’età della storia”, così Foucault, in “Les mots et les choses”, definisce lo sconvolgimento dell’episteme occidentale avvenuto alla fine del Settecento e nei primi decenni dell’Ottocento che dà l’avvio all’era della modernità. Foucault teorizza il disfacimento del sapere classico e la conseguente mutazione dall'”ordine” alla “storia”: all’ordine del sapere classico, ai valori della tradizione, si è sostituita l’idea di progresso, nonché la visione frammentata di una realtà naturale molteplice, le cui variazioni sono legate allo scorrere del tempo. Il valore normativo della tradizione viene, d’altra parte, contestato, negli ultimi decenni del diciottesimo secolo, da vari sommovimenti politici che sconvolgono l’ordine tradizionale delle nazioni europee: la Rivoluzione americana crea un governo razionale fondato sul diritto naturale; la Rivoluzione francese recide traumaticamente i legami con i valori di una monarchia secolare; i suoi drammatici sviluppi, il Terrore, le guerre europee, il crollo dell’impero napoleonico impongono, nel corso degli anni, la consapevolezza concreta dell’incidere storico. Questa irruzione della dimensione storica nel mondo europeo è stata, nel biennio 2013-2015, al centro dei lavori del seminario “Metamorfosi dei Lumi” che presenta, nel suo ottavo volume, un insieme di articoli centrati sul processo di temporalizzazione che caratterizza il tournant des Lumières, nelle esperienze di vita e in tutti i settori dello scibile.

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Pexels da Pixabay

Gustave Caillebotte – I piallatori di parquet

I piallatori di parquet, 1875, Museo d’Orsay, Parigi

IL DIPINTO

I piallatori di parquet (Les raboteurs de parquet) è un dipinto del pittore francese Gustave Caillebotte, realizzato nel 1875 e conservato al museo d’Orsay di Parigi. Il dipinto, firmato «G. Caillebotte», venne portato a compimento nel 1875 e presentato al Salon dello stesso anno. Qui, tuttavia, ricevette un’accoglienza assai fredda, tanto che non riuscì neanche a superare il vaglio della commissione giudicatrice, senza dubbio scandalizzata dal fatto che un soggetto così ordinario e «volgare» (i giurì si rivolsero proprio in questi termini) avesse acquisito dignità artistica e dall’audacia sia prospettica che stilistica che il pittore vi si è concesso. Disilluso, Caillebotte accolse dunque l’invito di Renoir e di Henri Rouart di presentare I piallatori di parquet alla seconda mostra degli Impressionisti, insieme a un’altra opera sempre incentrata sul logorante lavoro dei piallatori di parquet. I critici si divisero in due: molti, per esempio, giudicarono assai negativamente l’impianto prospettico dell’opera, come Émile Porchoron («si tratta dell’opera meno orribile dell’Esposizione. Una delle missioni pittoriche distintive dell’Impressionismo è quella di torturare la prospettiva: potete ben vedere, qui, i risultati che hanno ottenuto) e, in maniera assai minore, anche Émile Zola, che pur rimanendo colpito da questa tranche de vie moderne condannò «questa pittura borghese preoccupata in modo spropositato dell’accuratezza dei particolari».[3] Louis Énault, pur tollerando la scelta figurativa di Caillebotte («si tratta di un soggetto indubbiamente volgare, ma possiamo capire quanto tenti un pittore»), si lamentò per quanto concerne la coerenza fisiognomica dei tre rasieratori («mi rammarico che Caillebotte non abbia scelto accuratamente i suoi modelli … le braccia dei rasieratori sono assurdamente sottili, e il loro busto è decisamente troppo piccolo»).

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Autoritratto, 1892, Museo d’Orsay, Parigi

L’ARTISTA

Gustave Caillebotte (Parigi, 19 agosto 1848 – Gennevilliers, 21 febbraio 1894) è stato un pittore francese. Gustave Caillebotte nacque il 19 agosto 1848 a Parigi, in una lussuosa dimora in rue du Faubourg-Saint-Denis, in una famiglia di estrazione altoborghese. Il padre di Gustave, Martial Caillebotte (1799–1874), era un imprenditore tessile di successo ed era anche un giudice al tribunal de commerce del dipartimento della Senna; la madre, invece, si chiamava Céleste Daufresne ed era stata sposata da Martial in terze nozze. Nel 1851 sarebbe nato il fratello René, che morirà all’età di 25 anni, mentre nel 1853 fu il turno di Martial (battezzato con lo stesso nome del padre), il quale sarà legato a Gustave da uno stretto rapporto affettivo. La fanciullezza di Caillebotte fu tranquilla e agiata: il piccolo, d’altronde, non era funestato da preoccupazioni economiche e trascorreva le estati nella tenuta di famiglia a Yerres, un paesino a sud di Parigi dove maturò un’ardente passione per il canottaggio e dove, con tutta probabilità, ha iniziato a interessarsi anche alle Belle Arti. Caillebotte, dunque, all’inizio disegnava e dipingeva per puro diletto. Il suo sogno, infatti, era quello di diventare avvocato: iscrittosi al liceo Louis-le-Grand di Vanves nel 1857, avrebbe conseguito la laurea in legge nel 1869 (diplôme de bachelier en droit). Nel luglio 1871 fu chiamato alle armi per combattere nella guerra franco-prussiana: fortunatamente non perì nel corso del conflitto (come, sfortunatamente, accadde a un altro pittore impressionista, Bazille): sarebbe stato dismesso solo il 7 marzo 1871. Terminata la guerra Caillebotte rinunciò alle sue velleità forensi e iniziò a seguire i suoi sogni più autentici, diventando in breve tempo ingegnere navale, orticoltore, filatelico e, soprattutto, pittore.

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