Le Passeggiate del Direttore: Cleopatra e l’Egitto dei Tolomei

Cosa c’è di meglio di una web serie per tenervi compagnia? A grande richiesta, vi presentiamo LE PASSEGGIATE DEL DIRETTORE, la prima stagione di una serie firmata dal Museo Egizio, un viaggio nella storia suddiviso in brevi episodi. 

Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà nilotica ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo. Nel 2004 il ministero dei beni culturali l’ha affidato in gestione alla “Fondazione Museo Egizio di Torino”. Nel 2019 il museo ha fatto registrare 853 320 visitatori, risultando il sesto museo italiano più visitato. Nel 2017 i Premi Travellers’ Choice di TripAdvisor classificano l’Egizio al primo posto tra i musei più apprezzati in Italia, al nono in Europa e al quattordicesimo nel mondo.
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Le Passeggiate del Direttore: Cleopatra e l’Egitto dei Tolomei

IMMAGINE DI APERTURA – Ingresso del museo egizio, Torino (Fonte Wikipedia)

Herman Koch – Breve storia dell’inganno

Ci sono persone che dicono sempre la verità, su tutto. E altre che della verità preferiscono dare una loro, personalissima, interpretazione. A cinque anni, senza rendersene pienamente conto, Koch impara la lezione più importante per uno scrittore: le bugie credibili spesso sono preferibili a una verità poco credibile. La scoperta del talento di contraffare la realtà a proprio piacimento porterà prima il bambino, poi l’adolescente e infine l’adulto a mentire in modo sempre più sofisticato, fino al piacere perverso di fingersi colpevole anche quando innocente. Con lo stile asciutto, veloce e schietto che lo ha reso un autore apprezzato in tutto il mondo, in questo breve racconto Koch riprende la tematica centrale del suo ultimo romanzo, Il fosso, mostrando come dietro l’apparenza più irreprensibile possa celarsi, talvolta, un crudele inganno.

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Wilfried Pohnke da Pixabay

Monza: Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures

Monza – Arengario
9 ottobre 2020 – 10 gennaio 2021
Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures
A cura di Gianni Canova

70 fotografie scattate sul set e nel backstage dei film più celebri, diretti dal regista del brivido inglese, da La finestra sul cortile a Gli uccelli, da La donna che visse due volte a Psyco di cui si celebrano i sessant’anni dall’uscita nelle sale.

Alfred Hitchcock, La finestra sul cortile, 1954 © Universal Pictures

Dal 9 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021, l’Arengario di Monza presenta una mostra che indaga la figura del regista del brivido Alfred Hitchcock (1899-1980), a quarant’anni dalla scomparsa.

Curata da Gianni Canova e prodotta e organizzata dal Comune di Monza in collaborazione con ViDi – Visit Different, Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures, presenta 70 fotografie e contenuti speciali provenienti dagli archivi della Major americana che conducono il pubblico nel backstage dei principali film di Hitchcock, facendo scoprire particolari curiosi sulla realizzazione delle scene più celebri, sull’impiego dei primi effetti speciali, sugli attori e sulla vita privata del regista inglese.

Oggi Psycho compie sessant’anni e non li dimostra affattodichiarano il Sindaco di Monza, Dario Allevi, e l’Assessore alla Cultura, Massimiliano Longo. A quanti di noi è capitato di provare, dopo aver visto il film icona di Alfred Hitchcock, una inspiegabile inquietudine nel fare la doccia, magari dietro ad una tendina opaca. Nonostante il bianco e nero e nonostante sia passato oltre mezzo secolo, questo capolavoro cinematografico resta un cult. Hitchcock aveva la grande capacità di costruire sulle nostre paure un mondo di suspence in grado e di raggiungere il nostro inconscio più profondo. Un’atmosfera che potremo rivivere attraverso le foto esposte in questa straordinaria mostra dedicata a uno dei più grandi registi del secolo scorso”.

Celebrato come uno dei principali e più influenti innovatori della storia del cinema, Hitchcock è famoso per il suo ingegno, le trame avvincenti, la gestione delle camere da presa, l’originale stile di montaggio, l’abilità nel tener viva la tensione in ogni singolo fotogramma.

“Hitchcock, come hanno detto i critici della nouvelle vague – afferma Gianni Canova – è stato uno dei più grandi creatori di forme di tutto il Novecento. i suoi film, per quante volte li si riveda, sono ogni volta una sorpresa. ogni volta aprono nuove prospettive attraverso cui osservare il mondo e guardare la vita”.

Il percorso espositivo analizza i principali capolavori di Hitchcock, prodotti dalla Universal Pictures. Primo fra tutti Psyco (1960), una delle sue opere più controverse che riuscì a battere tutti i record di incassi e fece fuggire il pubblico dalle sale in preda al panico, che proprio quest’anno celebra i sessant’anni dall’uscita nelle sale.

Un’occasione per vedere il dietro le quinte del metafisico Motel Bates, conoscere il personaggio inquietante di Norman, la doppia personalità di Marion e la celebre scena della doccia.

Una sezione è dedicata a Gli Uccelli (1963), pellicola in cui introdusse numerose novità nel campo del suono e degli effetti speciali; con ben 370 trucchi di ripresa, il film richiese quasi tre anni di preparativi a causa della sua complessità tecnica.

L’itinerario nell’universo hitchcockiano prosegue con La Finestra sul cortile (1954), con James Stewart che interpreta il fotoreporter ‘Jeff’ Jeffries, costretto su una sedia a rotelle per una frattura alla gamba e che, per vincere la noia, spia le vite dei vicini dal proprio appartamento, fino a convincersi che in un appartamento si sia consumato un delitto. Il film fu un grande successo; uscito nell’agosto 1954, nel maggio 1956 aveva già incassato 10 milioni di dollari.

E ancora, La donna che visse due volte (1958), capolavoro divenuto oggetto di venerazione, che racconta una delle storie d’amore più angoscianti del cinema, narrata attraverso un numero infinito di angolazioni e riprese straordinarie nei luoghi più famosi di San Francisco.

Il materiale fotografico getta inoltre uno sguardo su altri celebri film come Sabotatori (1942), L’ombra del dubbio (1943), Nodo alla gola (1948), La congiura degli innocenti (1955), L’uomo che sapeva troppo (1956), Marnie (1964), Il sipario strappato (1966), Topaz (1969), Frenzy (1972) e Complotto di famiglia (1976).

Lungo tutto il perimetro della mostra, il visitatore è accompagnato da una serie di approfondimenti video di Gianni Canova.

Una parte della rassegna è inoltre dedicata alla musica che ha connotato alcuni dei suoi film, tra cui quella di Bernard Herrmann, compositore statunitense che ha scritto, tra le altre, le celebri colonne sonore per La donna che visse due volte e Psyco, che furono parte integrante e fondamentale per la costruzione del senso di attesa hitchcockiano.

Chiude idealmente l’esposizione il montaggio con le celebri e fugaci apparizioni di Hitchcock sulla scena. Nati come simpatiche gag, i cammei divennero col tempo una vera e propria superstizione. Il pubblico iniziò ad attenderli con impazienza e per evitare che lo spettatore si distraesse troppo durante il film, il regista decise di anticiparli ai primissimi minuti dell’inizio.

Durante il periodo di apertura della mostra, in collaborazione con il Teatro Binario 7 di Monza, si terranno alcune iniziative collaterali, tra cui lo spettacolo Odio Hitchcock di Corrado Accordino.

Si tratta di una produzione della Compagnia Teatro Binario 7 che racconta la grandezza del genio e le ombre della sua umanità, ovvero quell’insieme di aneddoti, di discussioni, talvolta spiacevoli, tra il regista inglese e i suoi attori e collaboratori.

Catalogo Skira.

IMMAGINE DI APERTURA – Alfred Hitchcock, Uccelli, 1963 © Universal Pictures

Alla poetessa Louise Glück il Premio Nobel per la Letteratura 2020

Il premio Nobel per la Letteratura 2020, la cui prima assegnazione risale al 1901, quest’anno è andato a Louise Glück. L’autrice americana, classe ’43, ha già vinto, tra gli altri, il Pulitzer nel 1993 e il National Book Award per la poesia nel 2014

LEGGI L’ARTICOLO CHE LE HA DEDICATO LA RIVISTA IL LIBRAIO

Leggi anche: Pagina del sito ufficiale del Premio

I vincitori del premio Nobel per la Letteratura dal 1901 al 2020

1901 – Sully Prudhomme (Francia):
“in riconoscimento della sua composizione poetica, che dà prova di un alto idealismo, perfezione artistica ed una rara combinazione di qualità tra cuore ed intelletto”

1902 – Theodor Mommsen (Germania):
“al più grande maestro vivente della scrittura storica, con speciale riferimento al suo maggior lavoro, Storia di Roma”

1903 – Bjørnstjerne Bjørnson (Norvegia):
“un tributo alla sua nobile, magnifica e versatile poeticità, con la quale si è sempre distinto per la chiarezza della sua ispirazione e la rara purezza del suo spirito”

1904 – Frédéric Mistral (Francia):
“in riconoscimento della chiara originalità e della vera ispirazione della sua produzione poetica, che splendidamente riflette gli scenari naturali e lo spirito nativo del suo popolo, e, in aggiunta, al suo importante lavoro come filologo provenzale”

1904 – José Echegaray y Eizaguirre (Spagna):
“in riconoscimento delle numerose e brillanti composizioni che, in maniera individuale ed originale, hanno fatto rivivere la grande tradizione del dramma spagnolo”

1905 – Henryk Sienkiewicz (Polonia):
“per i suoi notevoli meriti come scrittore epico”

1906 – Giosuè Carducci (Italia):
“non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”

1907 – Rudyard Kipling (Regno Unito):
“in considerazione del potere dell’osservazione, dell’originalità dell’immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo”

1908 – Rudolf Christoph Eucken (Germania):
“in riconoscimento della sua seria ricerca della verità, il suo potere di penetrare il pensiero, la sua enorme capacità di visione, il calore e la forza delle sue opere con le quali ha trasmesso una filosofia idealistica della vita”

1909 – Selma Lagerlöf (Svezia):
“per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere”

1910 – Paul Johann Ludwig Heyse (Germania):
“un tributo alla consumata capacità artistica, permeata dall’idealismo, che egli ha dimostrato durante la sua lunga carriera produttiva come poeta lirico, drammaturgo, novellista e scrittore di storie brevi famose nel mondo”

1911 – Maurice Polidore Marie Bernhard Maeterlinck (Belgio):
“per le sue molte attività letterarie, specialmente per la sua opera drammatica, che si distinguono per la ricchezza d’immaginazione e la poetica fantastica, che rivela, a volte sotto forma di favola, una profonda ispirazione, mentre in un modo misterioso si rivolge ai sentimenti propri del lettore e ne stimola l’immaginazione”

1912 – Gerhart Hauptmann (Germania):
“in riconoscimento della sua fertile, varia ed eccelsa produzione nella sfera dell’arte drammatica”

1913 – Rabindranath Tagore (India Britannica):
“per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest”

1914 – Non assegnato

1915 – Romain Rolland (Francia):
“un tributo all’elevato idealismo della sua produzione letteraria, alla comprensione ed all’amore per la verità con le quali ha descritto i diversi tipi di esistenza umana”

1916 – Carl Gustaf Verner von Heidenstam (Svezia):
“in riconoscimento della sua importanza come esponente rappresentativo di un nuovo tempo nella nostra letteratura”

1917 – Karl Adolph Gjellerup (Danimarca):
“per la sua varia e ricca poeticità, ispirata da elevati ideali”

1917 –  Henrik Pontoppidan (Danimarca):
“per le sue reali descrizioni della vita moderna in Danimarca”

1918 – Non assegnato

1919 – Carl Spitteler (Svizzera):
“in riconoscimento al suo poema epico, Olympischer Frühling”

1920 – Knut Hamsun (Norvegia):
“per il suo monumentale lavoro, Il risveglio della Terra”

1921 – Anatole France (Francia):
“in riconoscimento della sua brillante realizzazione letteraria, caratterizzata da nobiltà di stile, profonda comprensione umana, grazia, e vero temperamento gallico”

1922 – Jacinto Benavente (Spagna):
“per il felice metodo col quale ha proseguito la tradizione illustre del dramma spagnolo”

1923 – William Butler Yeats (Irlanda):
“per la sua poetica sempre ispirata, che con alta forma artistica ha dato espressione allo spirito di un’intera nazione”

1924 – Władysław Stanisław Reymont (Polonia):
“per il suo grande romanzo epico, I contadini”

1925 – George Bernard Shaw (Regno Unito):
“per il suo lavoro intriso di idealismo ed umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di una poetica di singolare bellezza”

1926 – Grazia Deledda (Italia):
“per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”

1927 – Henri Bergson (Francia):
“in riconoscimento delle sue ricche e animate idee e della brillante capacità con la quale ha saputo esprimerle”

1928 – Sigrid Undset (Norvegia):
“principalmente per la sua imponente descrizione della vita nordica durante il medioevo”

1929 – Thomas Mann (Germania):
“principalmente per i suoi grandi romanzi I Buddenbrook e La montagna incantata”

1930 – Sinclair Lewis (Stati Uniti):
“per la sua arte descrittiva vigorosa e grafica e per la sua abilità nel creare, con arguzia e spirito, nuove tipologie di personaggi”

1931 – Erik Axel Karlfeldt (Svezia):
“la poesia di Erik Axel Karlfeldt”

1932 – John Galsworthy (Regno Unito):
“per la sua originale arte narrativa, che trova la sua forma più alta ne La saga dei Forsyte”

1933 – Ivan Alekseevič Bunin (Russia/Francia):
“per la precisione artistica con la quale ha trasposto le tradizioni classiche russe in prosa”

1934 – Luigi Pirandello (Italia);
“per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale”

1935 – Non assegnato

1936 – Eugene Gladstone O’Neill (Stati Uniti):
“per la forza, l’onestà e le emozioni profondamente sentite dei suoi lavori drammatici, che incarnano un concetto originale di tragedia”

1937 – Roger Martin du Gard (Francia):
“per la forza artistica e la verità con la quale ha dipinto il conflitto umano così come gli aspetti fondamentali della vita contemporanea nel suo ciclo di romanzi Les Thibault”

1938 – Pearl Sydenstricker Buck (Stati Uniti):
“per le sue ricche e veramente epiche descrizioni della vita contadina in Cina e per i suoi capolavori biografici”

1939 – Frans Eemil Sillanpää (Finlandia):
“per la sua profonda comprensione dei contadini del proprio paese e la squisita arte con la quale ha ritratto il loro modo di vivere e la relazione con la natura”

1940 – Non assegnato

1941 – Non assegnato

1942 – Non assegnato

1943 – Non assegnato

1944 – Johannes Vilhelm Jensen (Danimarca):
“per la sua fervida immaginazione poetica con la quale ha combinato una intellettuale curiosità e uno stile fresco e creativo”

1945 – Gabriela Mistral (Cile):
“per la sua lirica, ispirata da forti emozioni, che ha fatto del suo nome un simbolo delle aspirazioni idealistiche dell’intero mondo latino americano”

1946 – Hermann Hesse (Germania/Svizzera):
“per la sua forte ispirazione letteraria coraggiosa e penetrante esempio classico di ideali filantropici ed alta qualità di stile”

1947 – André Gide (Francia):
“per la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica”

1948 – Thomas Stearns Eliot (Regno Unito):
“per il suo notevole e pionieristico contributo alla poesia contemporanea”

1949 – William Faulkner (Stati Uniti):
“per il suo contributo forte e artisticamente unico al romanzo americano contemporaneo”

1950 – Bertrand Russell (Regno Unito):
“in riconoscimento ai suoi vari e significativi scritti nei quali egli si erge a campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero”

1951 – Pär Fabian Lagerkvist (Svezia):
“per il suo vigore artistico e per l’indipendenza del suo pensiero con cui cercò, nelle sue opere, di trovare risposte alle eterne domande che l’umanità affronta”

1952 – François Mauriac (Francia):
“per il profondo spirito e l’intensità artistica con la quale è penetrato, nei suoi romanzi, nel dramma della vita umana”

1953 – Winston Churchill (Regno Unito):
“per la sua padronanza delle descrizioni storiche e biografiche, nonché per la brillante oratoria in difesa ed esaltazione dei valori umani”

1954 – Ernest Hemingway (Stati Uniti):
“per la sua maestria nell’arte narrativa, recentemente dimostrata con Il vecchio e il mare e per l’influenza che ha esercitato sullo stile contemporaneo”

1955 – Halldór Laxness (Islanda):
“per la vivida potenza epica con la quale ha rinnovato la grande arte narrativa dell’Islanda”

1956 – Juan Ramón Jiménez (Spagna/Porto Rico):
“per la sua poesia piena di slancio, che costituisce un esempio di spirito elevato e di purezza artistica nella lingua spagnola”

1957 – Albert Camus (Francia):
“per la sua importante produzione letteraria, che con perspicace zelo getta luce sui problemi della coscienza umana nel nostro tempo”

1958 – Boris Pasternak (URSS):
“per i suoi importanti risultati sia nel campo della poesia contemporanea che in quello della grande tradizione epica russa” (rifiutato su pressione del regime sovietico)

1959 – Salvatore Quasimodo (Italia):
“per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”

1960 – Saint-John Perse (Francia):
“per il volo sublime ed il linguaggio evocativo della sua poesia che in modo visionario riflette gli stati del nostro tempo”

1961 – Ivo Andrić (Jugoslavia):
“per la forza epica con la quale ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio Paese”

1962 – John Steinbeck (Stati Uniti):
“per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”

1963 – Giorgos Seferis (Grecia):
“per i suoi scritti eminentemente lirici, ispirati da un profondo legame con il mondo della cultura ellenica”

1964 – Jean-Paul Sartre (Francia):
“per la sua opera che, ricca di idee e pregna di spirito di libertà e ricerca della verità, ha esercitato un’influenza di vasta portata nel nostro tempo” (rifiutato)

1965 – Michail Aleksandrovič Šolochov (URSS):
“per la potenza artistica e l’integrità con le quali, nella sua epica del Don, ha dato espressione a una fase storica nella vita del popolo russo”

1966 – Shmuel Yosef Agnon (Israele):
“per la sua arte narrativa profondamente caratteristica con i temi della vita della gente ebrea”

1966 – Nelly Sachs (Germania/Svezia):
“per la sua scrittura lirica e drammatica eccezionale, che interpreta il destino d’Israele con resistenza commovente”

1967 – Miguel Ángel Asturias (Guatemala):
“per i suoi vigorosi risultati letterari, profondamente radicati nei tratti distintivi e nelle tradizioni degli Indiani dell’America Latina”

1968 – Yasunari Kawabata (Giappone):
“per la sua abilità narrativa, che esprime con grande sensibilità l’essenza del pensiero giapponese”

1969 – Samuel Beckett (Irlanda):
“per la sua scrittura, che – nelle nuove forme per il romanzo ed il dramma – nell’abbandono dell’uomo moderno acquista la sua altezza”

1970 – Aleksandr Isaevič Solženicyn (URSS):
“per la forza etica con la quale ha proseguito l’indispensabile tradizione della letteratura russa”

1971 – Pablo Neruda (Cile):
“per una poesia che con l’azione di una forza elementare porta vivo il destino ed i sogni del continente”

1972 – Heinrich Böll (Germania Ovest):
“per la sua scrittura che con la relativa combinazione di vasta prospettiva sul suo tempo e di un’abilità sensibile nella descrizione ha contribuito ad un rinnovamento della letteratura tedesca”

1973 – Patrick White (Australia):
“per un’arte narrativa epica e psicologica che ha introdotto un nuovo continente nella letteratura”

1974 – Eyvind Johnson (Svezia):
“per un’arte narrativa, lontana da vedersi negli anni e nei paesi, al servizio della libertà”

1974 – Harry Martinson (Svezia):
“per una scrittura che cattura le gocce di rugiada e riflette il cosmo”

1975 – Eugenio Montale (Italia):
“per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”

1976 – Saul Bellow (Canada/Stati Uniti):
“per la sensibilità umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che si trovano combinati nella sua opera”

1977 – Vicente Aleixandre (Spagna):
“per una scrittura poetica creativa che illumina la condizione dell’uomo nell’universo e nella società attuale, allo stesso tempo rappresentando il grande rinnovamento delle tradizioni della poesia spagnola tra le guerre”

1978 – Isaac Bashevis Singer (Stati Uniti):
“per la sua veemente arte narrativa che, radicata nella tradizione culturale ebraico-polacca, fa rivivere la condizione umana universale”

1979 – Odysseas Elytīs (Grecia):
“per la sua poesia, che, contro lo sfondo di tradizione greca, dipinge con forza e chiarezza intellettuale la lotta dell’uomo moderno per la libertà e la creatività”

1980 – Czesław Miłosz (Polonia):
“che con voce chiara e lungimirante espone la condizione degli uomini in un mondo di gravi conflitti”

1981 – Elias Canetti (Bulgaria/Regno Unito):
“per i suoi lavori caratterizzati da un’ampia prospettiva, ricchezza di idee e potere artistico”

1982 – Gabriel García Márquez (Colombia):
“per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente”

1983 – William Golding (Regno Unito):
“per i suoi romanzi che, con l’acume di un’arte narrativa realistica e la diversità e universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo odierno”

1984 – Jaroslav Seifert (Cecoslovacchia):
“per la sua poesia che, dotata di freschezza, sensualità ed inventiva, fornisce un’immagine di liberazione dello spirito e della versatilità indomita dell’uomo”

1985 – Claude Simon (Francia):
“che nei suoi romanzi fonde la creatività del poeta e del pittore nella profonda conoscenza del tempo e la descrizione della condizione umana”

1986 – Wole Soyinka (Nigeria):
“che in un’ampia prospettiva culturale e con una poetica fuori dagli schemi mostra il dramma dell’esistenza”

1987 – Iosif Aleksandrovič Brodskij (Russia/Stati Uniti):
“per una condizione di scrittore esauriente, denso di chiarezza di pensiero e di intensità poetica”

1988 – Nagib Mahfuz (Egitto):
“che, attraverso gli impianti ricchi di sfumatura – ora con limpide vedute realistiche, ora evocativamente ambiguo – ha formato un’arte narrativa araba che si applica a tutta l’umanità”

1989 – Camilo José Cela (Spagna):
“per una prosa ricca ed intensa, che con la pietà trattenuta forma una visione mutevole della vulnerabilità dell’uomo”

1990 – Octavio Paz (Messico):
“per una scrittura appassionata, dai larghi orizzonti, caratterizzata da intelligenza sensuale e da integrità umanistica”

1991 – Nadine Gordimer (Sudafrica):
“che con la sua scrittura epica magnifica – nelle parole di Alfred Nobel – è stata di notevole beneficio all’umanità”

1992 – Derek Walcott (Saint Lucia):
“per un’apertura poetica di grande luminosità, sostenuto da una visione storica, il risultato di un impegno multiculturale”

1993 – Toni Morrison (Stati Uniti):
“che in racconti caratterizzati da forza visionaria e rilevanza poetica dà vita ad un aspetto essenziale della realtà statunitense”

1994 – Kenzaburō Ōe (Giappone):
“che con forza poetica crea un mondo immaginario in cui vita e mito si condensano per formare uno sconcertante ritratto dell’attuale condizione umana”

1995 – Séamus Heaney (Irlanda):
“per gli impianti di bellezza lirica e di profondità etica, che esaltano i miracoli giornalieri e la vita passata”

1996 – Wisława Szymborska (Polonia):
“per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana”

1997 – Dario Fo (Italia):
“seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”

1998 – José Saramago (Portogallo):
“che con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà elusiva”

1999 – Günter Grass (Germania):
“le cui giocose fiabe ritraggono la faccia dimenticata della storia”

2000 – Gao Xingjian (Cina/Francia):
“per un’opera dal valore universale, intuito pungente e ingegnosità linguistica che hanno aperto nuove strade al romanzo e al teatro cinese”

2001 – Vidiadhar Surajprasad Naipaul (Trinidad e Tobago/Regno Unito):
“per aver unito una descrizione percettiva ad un esame accurato incorruttibile costringendoci a vedere la presenza di storie soppresse”

2002 – Imre Kertész (Ungheria):
“per una scrittura che sostiene l’esperienza fragile dell’individuo contro l’arbitrarietà barbarica della storia”

2003 – John Maxwell Coetzee (Sudafrica):
“che in innumerevoli maschere ritrae il sorprendente coinvolgimento dello straniero”

2004 – Elfriede Jelinek (Austria):
“per il flusso melodico di voci e controvoci in romanzi e testi teatrali, che con estremo gusto linguistico rivelano l’assurdità dei cliché sociali e il loro potere”

2005 – Harold Pinter (Regno Unito):
“perché nelle sue commedie [egli] scopre il baratro che sta sotto le chiacchiere di tutti i giorni e spinge ad entrare nelle stanze chiuse dell’oppressione”

2006 – Orhan Pamuk (Turchia):
“perché nel ricercare l’anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture”

2007 – Doris Lessing (Regno Unito):
“cantrice dell’esperienza femminile, che con scetticismo, fuoco e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”

2008 – Jean-Marie Gustave Le Clézio (Mauritius/Francia):
“autore di nuove partenze, avventura poetica ed estasi sensuale, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civiltà regnante”

2009 – Herta Müller (Romania/Germania):
“con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati”

2010 – Mario Vargas Llosa (Perù/Spagna):
“per la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo”

2011 – Tomas Tranströmer (Svezia):
“attraverso le sue immagini dense e nitide, ha dato nuovo accesso alla realtà”

2012 – Mo Yan (Cina):
“che con un realismo allucinatorio fonde racconti popolari, storia e contemporaneità”

2013 – Alice Munro (Canada):
“maestra del racconto breve contemporaneo”

2014 – Patrick Modiano (Francia):
“per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e scoperto il mondo della vita dell’occupazione”

2015 – Svjatlana Aleksievič (Bielorussia):
“per la sua opera polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”

2016 – Bob Dylan (Stati Uniti):
“per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”

2017 – Kazuo Ishiguro (Giappone/Regno Unito):
“che, in romanzi di grande forza emotiva, ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”

2018 – Olga Tokarczuk (Polonia):
“per un’immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita”

2019 – Peter Handke (Austria):
“per un lavoro influente che con ingegnosità linguistica ha esplorato la periferia e la specificità dell’esperienza umana”

2020 – Louise Glück (Stati Uniti):
“per la sua inconfondibile voce poetica che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”

IMMAGINE DI APERTURA – Louise Glück – Ill. Niklas Elmehed. © Nobel Media. (Fonte: Pagina del sito ufficiale del Premio)

Maria Paola Marabotto: Il Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis

L’autrice introduce così il proprio lavoro di ricerca: «Il Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis è uno dei più importanti documenti per la conoscenza del territorio piemontese alla fine del XVII secolo. L’opera, in due volumi, voluta dal Duca Carlo Emanuele II prima e dalla sua vedova, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours poi, si pone non semplicemente come catalogo di strutture reali, fotografia di uno stato di fatto, ma, come preannunciato dal termine stesso Theatrum, si offre come una raffigurazione delle aspirazioni di chi, in quel momento, ha il potere di decidere e si presenta, a tal fine, come un’opera di straordinaria complessità multidisciplinare. Attraverso le immagini del Theatrum Sabaudiae, Torino appare all’Europa del Seicento come autentico modello di pianificazione della città capitale anticipandone progetti ed esiti, ben evidenti fin dal primo e dal pieno Seicento, nella teoria delle lunghe palazzate dallo skyline rigido ed uniforme, nel nitore del suo piano urbanistico cartesiano, nel riferimento territoriale della città e del palazzo ducale rispetto alla “corona” delle residenze di corte esterne».

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IMMAGINE DI APERTURA – Particolare della copertina del libro della collana editoriale “Esempi di Architettura” edito da Aracne.

ENIT e Alberto Angela annunciano la prima mostra virtuale in 3D sull’Italia ritrovata

Italia come nessun Paese con 3mila anni di civiltà ininterrotti

Le ambasciate italiane all’estero celebrano ENIT nel centenario: “Grazie a voi l’Italia fa il giro del mondo”. Sei stanze interattive per il primo esperimento italiano di innovazione 3D applicata alla cultura

La mostra è visibile sulla piattaforma www.mostrevirtuali.enit.it.

di Francesca Cicatelli
Enit – Direzione Esecutiva – Comunicazione e Ufficio Stampa Enit

È la prima volta che viene collegato un archivio ad uno spazio espositivo digitale in 3D senza la collocazione fisica di una mostra. Lo fa Enit-Agenzia Nazionale del Turismo aprendo virtualmente le porte del proprio archivio storico con migliaia di ritrovamenti in un’esposizione globale totalmente digitale e anche in inglese intitolata “Enit e l’Italia. Una gran bella storia”. Ad aprirla Alberto Angela che ricorda come “l’Italia abbia la maggiore biodiversità culturale presente sul Pianeta, 3mila anni di civiltà ininterrotti, cosa che gli altri Paesi non hanno. Ed è nostro dovere conservare questo patrimonio affinché arrivi integro alle generazioni future, ancora non nate e che potranno sentirsi stimolate da questi collegamenti storici. Custodire questo patrimonio vuol dire anche mettere in luce le meraviglie che lo costituiscono. Attraverso le opere del passato riceviamo valori che ci aiutano a vivere il presente per indirizzare il futuro. La missione di Enit è fondamentale per rimanere sulla stessa lunghezza d’onda delle generazioni passate” dichiara il divulgatore scientifico, conduttore televisivo Alberto Angela nel corso del lancio delle Mostre Virtuali Enit.

“La forgia dell’ospitalità italiana passa da Enit. Il turismo oggi muove l’economia ed è un’attività scientifica, settorializzata e segmentata, diventando un prodotto che coinvolge non solo fattori materiali, tangibili (trasporti, ristoranti, ecc.), ma che comprende e valorizza anche fattori immateriali, come le tradizioni, la cultura locale, il senso di appartenenza, le emozioni. Fattori che esaltando l’unicità delle località turistiche hanno un ruolo determinante sulle scelte dei viaggiatori” dichiara il Presidente Enit Giorgio Palmucci.

“L’industria dell’accoglienza segue una linea tendenziale ascendente: in 100 anni il movimento turistico è esploso da 900mila visitatori nel 1911 a quasi 64 milioni di arrivi odierni. L’apporto al sistema economico dal 1924 ad oggi è passato da 2 miliardi e mezzo di lire a quasi 42 miliardi di euro. Negli anni Cinquanta e Sessanta l’Enit entrò nel mondo del cinema per produrre cortometraggi di promozione turistica e inoltre lanciò i notiziari di settore nella Radio Nazionale sin dal 1927. Esisteva un consorzio di vendita di pacchetti turistici  negli anni ’20 tra Enit e Ferrovie ad esempio”. Così il Direttore Enit Giovanni Bastianelli ricordando anche il primo presidente Enit Luigi Rava, Ministro delle Finanze e dell’Istruzione che già al tempo esaltava il ruolo dell’ambiente e dei beni culturali.

“Enit rimise in circolo la cultura: per l’ente lavorarono grafici e pittori di fama diversa e provenienti da ambienti diversi. Le pellicole dell’Enit, presentate alle maggiori rassegne del settore e realizzate con la volontà di trascendere i documentari sull’Italia allora disponibili, furono affidate ad autori d’eccezione. raccontano, tra gli altri, nel loro saluto ad Enit, gli ambasciatori internazionali che organizzeranno eventi dedicati alla mostra Enit nelle sedi delle ambasciate in giro per il mondo” dichiara la Direttrice Marketing Enit Maria Elena Rossi

A ricordare l’importanza di Enit le ambasciate italiane all’estero intervenute per la presentazione del lancio della mostra dell’Agenzia Nazionale del Turismo. Tra gli altri a ricordare il contributo di Enit alla promozione dell’Italia l’ambasciatore italiano a Mosca Pasquale Terracciano secondo il quale “il ruolo di Enit emerge anche all’interno della Federazione Russa. L’Agenzia è presente con un ufficio di rappresentanza fino dal 1997 poco dopo il Crollo dell’Unione Sovietica. E ha sempre compreso le potenzialità di una popolazione di 150 milioni di abitanti tutti appassionati a quanto l’Italia può offrire. E grazie all’intensa attività Enit, che fa leva sul tradizionale amore che lega le nostre culture, è riuscita a far diventare la Penisola una delle prime tre nazioni preferite dai viaggiatori russi.. Già nel 1921 Enit aveva intuito la possibilità di influenzare i flussi turistici dall’estero attraverso campagne. Una strategia vincente e lo è ancora” sostiene l’ambasciatrice italiana in Francia Teresa Castaldo. “Enit è protagonista in Belgio insieme alla rete estera del Ministero degli Esteri, svolge un lavoro encomiabile per la produzione istituzionale economico culturale e turistica. Il Belgio ama l’Italia e una comunità di 500mila italiani. sostiene l’ambasciatrice italiana in Belgio Elena Basile. Sostegno ad Enit anche dall’ambasciatore italiano in Brasile Francesco Azzarello: “Enit è la nostra stella, la nostra bandiera per il turismo e confidiamo di riprendere presto i rapporti con enormi flussi dal Brasile all’Italia”. L’ambasciatore italiano a Tokyo Giorgio Starace rammenta che le “straordinarie bellezze del nostre Paese vengono celebrate attraverso il lancio della mostra virtuale Enit in Italia. Ci sono dati incoraggianti, solo nel 2019 sono stati oltre 2 milioni e mezzo i turisti giapponesi che hanno visitato l’Italia nel 2019 e la Penisola è stata la prima destinazione europea per i turisti giapponesi l’anno scorso”. L’ambasciatore italiano a Vienna Sergio Barbanti: “Enit ha un compito difficile che assolve con pazienza e tenacia e infatti l’Italia è per gli austriaci la prima meta delle vacanze”. Anche l’ambasciatrice in Australia Francesca Tardioli elogia “Enit e Italia, una storia che ha superato il secolo. Il turismo verso l’Italia ha portato nel 2019 quasi un milione e mezzo di viaggiatori australiani e neozelandesi. Le restrizioni ci fanno sentire ancora di più la voglia di Italia, sperando di poterla raggiungere il prima possibile”.

La mostra è un unicum perché è il risultato di un progetto di innovazione digitale dove un archivio storico dialoga direttamente con una piattaforma 3D. Questo permette ad Enit di avere uno spazio virtuale di proprietà – come se realmente fosse un luogo espositivo – dove organizzare e allestire infinite mostre attingendo direttamente dal proprio patrimonio culturale. La valorizzazione del patrimonio acquisisce così una dimensione interattiva, tecnologica e globale mai raggiunta prima.

Ci si potrà muovere a 360 gradi e lanciare approfondimenti in audio guida e utilizzare materiali multimediali che interagiscono tra loro a celebrare il genio italiano e l’evoluzione sociale della Penisola, influenzata dallo sviluppo turistico. Tra le opere che si incontreranno anche i manifesti storici e le foto con estratti dei lavori documentaristici cinematografici commissionati da Enit al celebre regista italiano Luciano Emmer, che raccontavano le bellezze dell’Italia attraverso lo storytelling dei sentimenti. E poi le campagne pubblicitarie firmate dai migliori designer degli anni ’30-’40-’50, che hanno indirizzato l’Italia verso la ripresa post bellica e ora post Covid e siglato alleanze strategiche con importanti enti statali del comparto turistico, promosso concorsi e campagne fotografiche per documentare lo stato d’essere delle risorse italiane. La mostra è visibile sulla piattaforma www.mostrevirtuali.enit.it. L’evento celebra anche l’ente più antico d’Italia con il ruolo fondamentale svolto in oltre cento anni di storia di promozione turistica. Fondato nel 1919 con il compito di far conoscere e appassionare l’estero all’Italia come destinazione turistica d’eccellenza, Enit continua a lavorare per elevare la quantità e la qualità dei flussi di visita nel nostro Paese e raccontarne e influenzarne la storia. La mostra si strutturata in quattro sezioni tematiche con sei stanze in un viaggio virtuale lungo l’Italia e una panoramica fotografica tratta dall’Archivio che ripercorre la Penisola dal Nord a Sud. 

Enit ha avviato inoltre la digitalizzazione di oltre 30mila reperti ad oggi, su un patrimonio di 100mila ritrovamenti di inestimabile valore storico e artistico, una parte di quali sono contenuti nel libro “Promuovere la Bellezza” il libro-evento con cui Enit ha festeggiato i 100 anni e curato dal ricercatore Manuel Barrese, frutto di oltre un anno di ricerche storiografiche e di analisi di migliaia di diapositive, manifesti e vetrini che hanno ricostruito di uno spaccato dell’Italia dai tratti inediti ed eterogenei e riportato alla luce i manifesti storici di artisti contemporanei: Dudovich, Cambellotti, Boccasile, Retrosi, Mino Delle Stile. Tutto il materiale confluirà in un archivio storico digitale che insieme all’Open Library con il materiale fotografico delle Regioni Italiane costituirà il più qualificato patrimonio sul turismo italiano.

IMMAGINE DI APERTURA Copertina dal Catalogo delle Opere (Clicca e scarica)

Vincent van Gogh – Il Sentiero di notte in Provenza

Sentiero di notte in Provenza, 1890, Museo Kröller-Müller, Otterlo, Paesi Bassi

IL DIPINTO

Il Sentiero di notte in Provenza, conosciuto anche come Strada con cipressi e cielo stellato, è un dipinto del pittore olandese Vincent van Gogh realizzato nel 1890 e conservato nel Museo Kröller-Müller a Otterlo nei Paesi Bassi. Il cielo notturno e la Luna in particolare sono in grado di impressionare persino un impressionista. Vincent van Gogh è rimasto molte volte a bocca aperta davanti alle stelle, e non ha esitato a rappresentarle in molte sue opere. Una di queste, anche se meno celeberrima della “Notte stellata”, si intitola “Sentiero di notte in Provenza”. Su questa tela è rappresentato, come suggerisce il nome, un sentiero in mezzo ai campi della Provenza. Lo percorrono una coppia di pedoni ed un carrettino trainato da un cavallo che ospita un piccolo gruppo di persone. In fondo a destra è visibile una casa dai tetti spioventi che sorge al limitare di un boschetto di cipressi. Il paesaggio è diviso da uno di questi alberi, situato lungo il sentiero, che si staglia nel cielo bluastro. Le macchie gialle a sinistra rappresentano probabilmente spighe di grano, che nel mese di maggio, in cui è stato dipinto il quadro, è quasi al culmine della sua crescita. All’orizzonte si scorgono delle montagne, sormontate da nuvole basse e rade. Tutto il paesaggio è illuminato dalla luce delle stelle e della Luna, nella fase di falce crescente.

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Autoritratto, 1887, The Art Institute of Chicago

L’ARTISTA

Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato un pittore olandese. Fu autore di quasi novecento dipinti e di più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi non portati a termine e i tanti appunti destinati probabilmente all’imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese. Tanto geniale quanto incompreso se non addirittura disprezzato in vita, Van Gogh influenzò profondamente l’arte del XX secolo; dopo aver trascorso molti anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, morì all’età di soli trentasette anni. Iniziò a disegnare da bambino nonostante le continue pressioni del padre, pastore protestante che continuò ad impartirgli delle norme severe; continuò comunque a disegnare finché non decise di diventare un pittore vero e proprio. Iniziò a dipingere tardi, all’età di ventisette anni, realizzando molte delle sue opere più note nel corso degli ultimi due anni di vita. I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli. La sua formazione si deve all’esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet.

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Le Passeggiate del Direttore: La Dea Sekhmet e Horemheb – Finale di stagione

Cosa c’è di meglio di una web serie per tenervi compagnia? A grande richiesta, vi presentiamo LE PASSEGGIATE DEL DIRETTORE, la prima stagione di una serie firmata dal Museo Egizio, un viaggio nella storia suddiviso in brevi episodi. 

Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà nilotica ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo. Nel 2004 il ministero dei beni culturali l’ha affidato in gestione alla “Fondazione Museo Egizio di Torino”. Nel 2019 il museo ha fatto registrare 853 320 visitatori, risultando il sesto museo italiano più visitato. Nel 2017 i Premi Travellers’ Choice di TripAdvisor classificano l’Egizio al primo posto tra i musei più apprezzati in Italia, al nono in Europa e al quattordicesimo nel mondo.
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Le Passeggiate del Direttore: La Dea Sekhmet e Horemheb – Finale di stagione

IMMAGINE DI APERTURA – Ingresso del museo egizio, Torino (Fonte Wikipedia)

Jacopo Foggi – Il cammino della civiltà attraverso i documenti fondativi

Un cammino lungo 800 anni, quello dello stato di diritto. Dalla Magna Charta del 1215, che limita i poteri del re, fino alla Carta della Terra del 2000, che sancisce gli indispensabili obblighi di salvaguardia del pianeta, un viaggio attraverso i più importanti documenti della nostra civiltà giuridica, espressione di eventi fondamentali come la Glorious Revolution in Inghilterra, l’indipendenza americana, la rivoluzione francese, momenti fondamentali per la storia dell’Occidente. Una serie di scritti introduttivi ci raccontano il cammino storico dello stato di diritto e delle idee costituzionali, che attraverso i conflitti, le contingenze storiche e gli ideali di umanità e di rispetto reciproco, ci riportano allo spirito alla base delle nostre democrazie. Ecco, in ordine di apparizione, i documenti riprodotti, in traduzione italiana e in lingua originale: Magna Charta, 1215; Bill of Rights, 1689; Costituzione degli Stati Uniti d’America, 1787; Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789; Dichiarazione universale dei diritti umani, 1948; Dichiarazione universale dei diritti degli animali, 1978; Carta della terra, 2000.Buon viaggio!

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di PIRO4D da Pixabay 

Lucca: L’avventura dell’arte nuova. Anni 60-80 – Cioni Carpi/Gianni Melotti

L’avventura dell’arte nuova | anni 60-80 – Cioni Carpi | Gianni Melotti
LUCCA, FONDAZIONE RAGGHIANTI
3 ottobre 2020 – 6 gennaio 2021
www.fondazioneragghianti.it

CARPI Città distante Clwyd con stanza rossa, 1987

La FONDAZIONE RAGGHIANTI di LUCCA presenta dal 3 ottobre 2020 al 6 gennaio 2021 due mostre contemporanee che intendono indagare il periodo di grande fermento nell’arte italiana degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Novecento, riscoprendo le figure di Cioni Carpi e Gianni Melotti, artisti poliedrici molto attivi rispettivamente a Milano e a Firenze.

La prima mostra, a cura di ANGELA MADESANI, è dedicata alle sperimentazioni di CIONI CARPI, nome d’arte di Eugenio Carpi de’ Resmini (Milano, 1923-2011), personaggio complesso e ricco di sfaccettature. Figlio di Aldo Carpi, pittore e storico direttore dell’Accademia di Brera, fratello di Fiorenzo, noto musicista, e di Pinin, scrittore e illustratore per l’infanzia.
Dal 1959 al 1980 Carpi realizza numerosi film d’artista, attualmente ospitati da importanti archivi, fra i quali quello del MoMA di New York. Lavora anche molto per il teatro: sua è la prima scenografia costituita da un filmato per L’istruttoria di Peter Weiss al Piccolo di Milano nel 1966. E collabora con alcuni compositori come Paccagnini, Manzoni e Maderna, per i quali, in occasione della messa in scena delle loro opere, realizza filmati e proiezioni. Carpi, unico artista italiano, insieme a Franco Vaccari, a fare parte del gruppo della Narrative Art, ha inoltre utilizzato per la sua ricerca la fotografia, le installazioni, le proiezioni di luce, il video. Nel 1978 e nel 1980 ha partecipato alla Biennale di Venezia in due mostre curate da Vittorio Fagone, con il quale, nel corso degli anni, aveva sviluppato un rapporto di stima e collaborazione.
La mostra alla Fondazione Ragghianti presenta il percorso artistico di Carpi dal 1960 circa agli anni Ottanta. Sono esposte circa quaranta opere di grandi dimensioni tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, installazioni, disegni, progetti e libri creati dall’artista in unica copia, ma anche documenti e cataloghi sull’opera di questo intelligente protagonista dell’arte della seconda parte del XX secolo.

La seconda mostra, a cura di PAOLO EMILIO ANTOGNOLI, presenta i risultati di una ricerca storica e archivistica, ancora inedita, riguardante l’opera di GIANNI MELOTTI (Firenze, 1953) nel suo primo decennio di attività, dal 1974 al 1984, sia nel suo sviluppo storico-artistico, sia nei rapporti che egli ebbe con alcuni artisti legati da amicizia e collaborazione, quali Lanfranco Baldi, Luciano Bartolini, Giuseppe Chiari, Mario Mariotti e altri artisti come Bill Viola legati alla sua esperienza in art/tapes/22, studio dedito alla produzione di videotapes per artisti di cui Melotti nel 1974 diviene il fotografo. Una consistente collezione di queste fotografie è oggi conservata all’ASAC della Biennale di Venezia.
La mostra vuole documentare lo sviluppo del lavoro di Melotti, conosciuto soprattutto come fotografo, la cui attività come artista è rimasta quasi del tutto inedita.
A Firenze negli anni Settanta art/tapes/22 video tape production, Zona non profit art space, la Galleria Schema, la Galleria Area e la Casa Editrice e Libreria Centro Di sono state centri-chiave per l’arte contemporanea in Italia, da cui sono transitati grandi nomi dell’avanguardia artistica internazionale come Vito Acconci, Chris Burden, Daniel Buren, Urs Lüthi, Joan Jonas, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Nam June Paik, Giulio Paolini, Robert Rauschenberg.
È attorno a questi spazi che si sviluppa un nuovo circuito artistico e culturale, con la nascita di un clima generale favorevole alla sperimentazione, che interessa tutta la regione e non solo: un ambiente incline all’interazione fra le più diverse attività artistiche e culturali: architettura e design radicale, editoria, cinema d’artista, video, musica contemporanea e i nuovi off-media artistici quali il disco, il libro d’artista, il multiplo. E Gianni Melotti ne è stato senz’altro uno dei protagonisti, con un linguaggio concettuale dai risultati originali e trasgressivi.
Alla Fondazione Ragghianti sono esposti circa trenta lavori di Melotti. 

IMMAGINE DI APERTURA – Gianni Melotti Foto Fluida, 1983, stampa cibachrome a contatto su monitor a colori, 50×60 cm ca. serie videografie, 5 cibachrome, esemplari unici. Archivio Gianni Melotti