Barbara Franco – Storie della buonanotte per crescere insieme

La linea editoriale QUID+ nasce da un cuore di mamma. Una mamma che, come tanti genitori, si rivolge spesso la domanda: “Che cosa posso dare oggi a mio figlio per permettergli di vivere al meglio il suo futuro?”. Se stai leggendo questo libro, probabilmente anche tu sei spinto dalla voglia di dare il meglio a tuo figlio nel tuo ruolo di genitore, per non avere il rimpianto, un domani, di non aver saputo sfruttare tutte le occasioni per passare “tempo di qualità” insieme. Quello che ti proponiamo con QUID+ è di intraprendere un viaggio insieme, tu e il tuo bambino, con il fine di aiutarlo a sviluppare le infinite potenzialità che già possiede. Non per farlo diventare un supereroe, ma perché cresca con curiosità e passione verso il mondo che lo circonda, capace di cogliere e assaporare ogni occasione che gli si presenta per ottenere una vita ricca di emozioni e di amore. QUID+ è un dono d’amore dedicato ai bambini che bramano di scoprire il mondo e ai genitori che vogliono accompagnarli in questa avventura.

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IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Mystic Art Design da Pixabay

Josef Hoffmann – Palazzo Stoclet

Palazzo Stoclet, 1905-1911, Brussels

L’ARCHITETTURA

Il Palais Stoclet (francese) o Stocletpaleis (neerlandese) è un palazzo progettato dall’architetto Josef Hoffmann, di cui è considerato il capolavoro, e costruito a Woluwe-Saint-Pierre, uno dei 19 comuni che fanno parte della Regione di Bruxelles-Capitale, tra il 1905 e il 1911 per il finanziere e mercante d’arte Adolphe Stoclet in Avenue de Tervueren/Tervurenlaan. Grande importanza rivestono gli interni, quasi completamente decorati con materiali importati dall’Austria, che realizzano il sogno degli artisti della secessione viennese di una fusione tra arte e vita, resa possibile dalla professione del committente. La sala da pranzo fu decorata da Gustav Klimt con un fregio musivo (L’albero della vita) in una fantasmagoria di colori. I nove disegni ideati da Klimt oggi si trovano nella collezione permanente del Museum für angewandte Kunst a Vienna. Anche la sala da bagno del Palazzo è disegnata nei minimi dettagli.

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Josef Franz Maria Hoffmann

L’ARTISTA

Josef Franz Maria Hoffmann (Brtnice, 15 dicembre 1870 – Vienna, 7 maggio 1956) è stato uno dei maggiori architetti austriaci, attivo fra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Esponente della Secessione viennese, con l’architetto Otto Wagner, fra gli altri, già suo insegnante all’Accademia di Vienna, fu anche un designer, la cui opera, improntata ad una spinta ed essenziale astrazione geometrica (tipiche le sue prevalenti quadrettature), apre il nuovo secolo in chiave decisamente modernistica. Per la rivista della Secessione, Ver Sacrum, edita fra il 1898 e il 1903, eseguì illustrazioni (in particolare, vari progetti d’arredo per interni domestici, o per padiglioni espositivi), fregi decorativi e vignette: caratteristiche elaborazioni dello Jugendstil austriaco. Si occupò quindi degli allestimenti delle periodiche esposizioni viennesi della Secessione nel padiglione realizzato per lo scopo nel 1898 da Joseph Maria Olbrich, ed ebbe un ruolo importante nel lancio europeo dello scozzese Charles Rennie Mackintosh; il giovane architetto di Glasgow fu invitato ad esporre alla mostra del 1900 le creazioni di design del gruppo di quattro artisti di cui era, per così dire, il regista. Nel 1903 Hoffmann fondò col collega Koloman Moser e il finanziere e amatore d’arte Fritz Wärndorfer la Wiener Werkstätte, associazione fra designer, artisti e produttori (chiuse nel 1932) ispirata alle analoghe inglesi sorte circa un ventennio addietro, impostate secondo il movimento estetico morrisiano dell’artigianato artistico delle Arts and Crafts.

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Jackson Pollock – Convergence, 1952

All’indomani della seconda guerra mondiale , molti artisti si sono allontanati dagli stili e dai temi tradizionali per cercare nuovi modi di esprimersi. Nel 1951, Jackson Pollock affermava: “Mi sembra che il pittore moderno non possa esprimere la sua età, l’aereo, la bomba atomica, la radio, nelle antiche forme del Rinascimento o in qualsiasi altra cultura del passato. Ogni epoca trova la propria tecnica. 

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Aubrey Vincent Beardsley – Salomè

Aubrey Beardsley: The Apotheosis, illustrazione per il dramma Salome di Oscar Wilde,
pubblicata in “The Studio”, Vol. 1, No. 1, 1893.

LE ILLUSTRAZIONI

Salomè è un dramma in un atto unico del drammaturgo irlandese Oscar Wilde scritto in lingua francese nel 1891 e rappresentato nella stessa lingua per la prima volta l’11 febbraio 1896 al Théâtre de l’Œuvre di Parigi grazie all’attore francese Lugné-Poë. È ispirato alla figura di Salomè, figlia di Erodiade, ed alla sua storia, riportata, pur tacendone il nome, nei Vangeli di Marco e Matteo. Per compiacere la sua volontà, infatti, Erode ordinò la decapitazione di Iokanaan (Giovanni Battista, nella tradizione cristiana). L’opera venne scritta in lingua francese durante un soggiorno del drammaturgo a Parigi nel 1891 appositamente per l’attrice Sarah Bernhardt la quale, nonostante le numerose prove, si rifiutò di interpretare il personaggio sulle scene, a causa dello scandalo che aveva travolto Wilde. Il 22 febbraio 1893 Salomé esce in volume, nella versione francese. L’opera venne pubblicata nel 1894 con le illustrazioni liberty di Aubrey Beardsley: la traduzione in lingua inglese venne affidata all’amante di Oscar Wilde, Lord Alfred Douglas (Bosie). Rivelatosi il giovane impari all’impresa, la sua traduzione venne in realtà sostituita con un’altra rimasta anonima (approvata da Wilde, che non intervenne nella redazione, come testimonia il figlio Vivian Holland) e nella prima edizione compare la dedica “A Lord Alfred Douglas, traduttore della mia commedia”. Nella versione francese la dedica è, invece, a Pierre Louÿs.

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Aubrey Beardsley (1896)

L’ARTISTA

Aubrey Vincent Beardsley (Brighton, 21 agosto 1872 – Mentone, 16 marzo 1898) è stato un illustratore, scrittore e pittore inglese, piuttosto influente negli ambienti teatrali all’epoca di Oscar Wilde. Fu profondamente influenzato dallo stile giapponese che era di moda in quegli anni: famose sono le sue illustrazioni in bianco e nero a campiture piatte per opere come Salomè. Allineata con il modello estetico che vide in Oscar Wilde l’emblema, la vita di Beardsley fu improntata all’eccentricità ed al pubblico egocentrismo, al punto che ebbe a dichiarare: “Ho uno scopo: il grottesco. Se non sono grottesco, non sono niente.” Oscar Wilde amava descriverlo come un uomo “dalla faccia come un piatto d’argento e con capelli verdi come l’erba”. Tra le voci più insistenti riguardo alla sua vita privata vi sono quelle di omosessualità e di incesto con sua sorella maggiore, Mabel, da cui avrebbe avuto anche un figlio. Beardsley morì di tubercolosi a Mentone, in Francia, nel 1898, all’età di 25 anni. Molti affermano che fosse molto bello e che si vantasse assai di questo suo pregio.

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