Treviso – Renato Casaro. L’ultimo cartellonista del Cinema. Treviso, Roma, Hollywood

A Treviso, con una grande mostra in tre diverse sedi cittadine – al nuovo Museo Nazionale Collezione Salce, che per l’occasione apre nella ritrovata Chiesa di Santa Margherita, al Complesso di San Gaetano, l’altra sede del Museo, e ai Musei Civici di Santa Caterina, dal 12 giugno al 31 dicembre – il Ministero della Cultura tramite la Direzione Regionale Musei Veneto, il Comune di Treviso e la Regione del Veneto, rendono omaggio a Renato Casaro (Treviso, 1935) considerato l’ultimo dei grandi cartellonisti di cinema. Un’artista che ha saputo trasporre, disegnandola, l’anima di un film in un manifesto, il tutto mentre lo stesso era ancora in lavorazione, potendo spesso contare solo su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo.

L’ultimo imperatore, 1987

Da Sergio Leone ad Amadeus, all’Ultimo Imperatore
Treviso, in tre sedi, celebra con una grande mostra
Renato Casaro, il cartellonista che “firmò” i manifesti
per i capolavori del cinema, da Cinecittà a Hollywood

Ultimo protagonista di un’arte ormai scomparsa, Renato Casaro assurge a simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, dove perizia tecnica, creatività, genio e istinto erano le garanzie e il valore aggiunto per il successo di innumerevoli film nazionali e internazionali. Da Treviso a Roma a Hollywood – attraversando con la sua arte la seconda metà del secolo scorso – Casaro ci lascia in eredità una mirabile galleria di manifesti, testimonianza fondamentale per la storia del cinema. A curare la mostra sono Roberto Festi e Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni, tre specialisti del settore, che hanno analizzato l’enorme archivio di Casaro (più di mille i manifesti e le locandine da lui realizzate), selezionando testimonianze di un percorso artistico durato cinquant’anni.
Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, crea le grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano, che venivano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, parte per Roma dove trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e dove rimane per circa un anno e mezzo imparando le tecniche e i “trucchi del mestiere”. Criminali contro il mondo (1955) è il suo primo manifesto ufficiale. Nel 1957, sempre a Roma, apre uno studio a proprio nome.
Artigiano di genio, sin dagli esordi Casaro misura la sua arte con quanto Cinecittà e il cinema internazionale andavano proponendo. Via via il suo stile conquista grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina, Carlo Verdone…
La mostra documenta 170 film e lo fa partendo dal “prodotto finito”, ovvero dai manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all’affissione. Sono oltre un centinaio i pezzi selezionati e restaurati per l’occasione, alcuni dei quali acquisiti per questa esposizione. I rari e introvabili fogli del decennio 1955-1965, mai apparsi in una mostra, presentano un artista in rapida formazione che, grazie al fertile ambiente romano – dove Cinecittà è in quegli anni una delle industrie più prolifiche – riesce a dare il meglio di sé in ogni genere: storico, peplum, commedia, noir e il nascente e dirompente fenomeno del “Western all’italiana”. Ed è sorprendente vedere accostati, nella grande “terrazza” del Santa Margherita, Trinità e Rambo o gli indimenticabili manifesti di capolavori quali I magnifici sette, C’era una volta in America, Amadeus, Il nome della rosa, Il tè nel deserto, L’ultimo imperatore.
Strutturata con una progressione cronologica – ma con una scansione anche tematica che segnala i generi più “frequentati” da Casaro – la mostra, sia nella sede di Santa Margherita che in quella di Santa Caterina, accosta ai grandi e multicolori affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e gli “originali” – l’opera finita che serviva per stampare il manifesto – provenienti dall’archivio dell’artista e da importanti collezioni pubbliche e private.
Questo permette di comprendere al meglio la crescita professionale e la cifra stilistica dell’artista ma anche le innovazioni tecniche che Casaro adotta e sviluppa negli anni: dalla istintiva pennellata degli esordi, alle composizioni in parte fotografiche degli anni Settanta, sino alla raffinate maquettes ad aerografo che lo rendono celebre, in particolare nei ritratti degli attori protagonisti, tra gli anni Ottanta e Novanta, quando il manifesto disegnato giunge al tramonto. Una perizia che gli vale la collaborazione con le maggiori case di produzioni americane (Fox, United Artists, MGM, Columbia).
Nelle tre sedi della mostra è presente un inedito video, prodotto da FilmWork che, per flash, mostra al pubblico trailer e spezzoni di film dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico e alcune sue riflessioni su un’invidiabile e per per certi versi unica carriera professionale.
Nei sede dei Musei Civici di Santa Caterina si sviluppa la sezione Treviso, Roma, Hollywood, una carrellata di opere che si abbinano e si completano con quelle presentate, con il titolo L’ultimo cartellonista, nella innovativa sede di Santa Margherita dove è stata allestita anche una sezione didattica e dove i visitatori più giovani potranno, in totale autonomia, creare un loro manifesto di cinema. E ancora, un sezione dedicata agli ipovedenti con la riproduzione tridimensionale del celebre affisso Il tè nel deserto.
Una terza sezione, dal titolo Dall’idea al manifesto, è allestita negli spazi del complesso di San Gaetano. Qui il pubblico può scoprire l’intera filiera per la creazione di un manifesto: dai contatti con le case di produzione o di distribuzione ai primi schizzi a matita; dal bozzetto di prova – spesso con le varianti richieste, o imposte, dalla committenza – a quello esecutivo, sino allo studio per l’inserimento del lettering (un tempo manuale, in seguito fotomeccanico) e alla stampa. Sei film simbolo di Casaro raccontano, con una forte valenza didattica, tutto il mondo tecnico e artistico che sta dietro la creazione di un manifesto.
Gli oltre trecento pezzi presentati nelle tre esposizioni sono pubblicati nel prestigioso volume realizzato per questa mostra da Grafiche Antiga (pp. 412 in edizione monolingue italiana e inglese) e curato da Roberto Festi che riporta – oltre a tutte le opere presenti in mostra – testi critici e di approfondimento, immagini d’epoca, fotografie di scena e un primo analitico repertorio delle sue opere.

Info: Collezione Salce – MiBAC T www.collezionesalce.beniculturali.it
Musei Civici di Treviso www.museicivicitreviso.it

IMMAGINE DI APERTURAAmadeus, 1984, USA, Drammatico, Originale. Archivio Casaro

Messina Biblioteca Regionale: La metafisica dell’anima – Presentazione del volume di Antonello Pizzimenti

La Biblioteca concepita quale “Agorà”, ove il fluire della cultura e lo scambio di opinioni non sia esclusivamente d’èlite, ma piuttosto luogo principe nel quale la diversità divenga ricchezza e ogni pensiero possa trovare condivisione e libero dibattito, è questa l’idea che questo Istituto desidera portare avanti per mettere sempre più in valore il prezioso posseduto. E così, al di là dei routinari servizi offerti di consultazione e prestito per la fruizione dei libri, la Biblioteca Regionale “Giacomo Longo” ha già da lungo tempo incentivato, in specie negli ultimi anni, una intensa e stimolante attività di promozione per sensibilizzare l’eterogenea utenza, organizzando e ospitando eventi diversificati, anche per le tematiche trattate, quali:esposizioni bibliografiche e documentarie, memorial, convegni, giornate dedicate, percorsi di lettura, presentazioni di libri, e fra queste ultime si distinguono poi quelle in prima assoluta.

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina

”La metafisica dell’anima”
Incontro di presentazione del volume di Antonello Pizzimenti

in diretta live, sulla pagina Facebook della Biblioteca
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Venerdì 11 giugno 2021, alle ore 17, verrà presentato, in prima assoluta,“La metafisica dell’anima” di Antonello Pizzimenti, testo che vanta già diverse premiazioni: finalista al Premio Giuseppe Antonio Borgese nel giugno 2019 in Catania (da inedito), targa Montefiore in Montefiore Conca (Rm) nel settembre 2020, riconoscimento al premio “Approdi d’autore”, che avverrà nel luglio 2021.

L’incontro, che si svolgerà esclusivamente in modalità web sulla pagina facebook istituzionale, si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice della Biblioteca Regionale Tommasa Siragusa, alla quale seguiranno i contributi della relatrice, la giornalista Letizia Passarello e del filosofo, letterato, saggista, poeta e critico Carmelo Eduardo Maimone, già autore di molteplici e poliedrici testi. Interverrà l’autore avvalendosi dell’ausilio di slides. Passi tratti dal testo saranno, altresì, drammatizzati a cura dell’attore messinese Francesco Micari. Sarà, infine, dedicato un breve spazio al dibattito. L’autore risponderà agli interrogativi posti anche a commento dell’evento sulla pagina Facebook.

Il giovane e promettente scrittore Antonio Pizzimenti, genovese di nascita, si è trasferito a Messina, luogo di origine dei genitori, al termine delle scuole superiori e dopo una breve parentesi nel giornalismo sportivo. Le sue esperienze di vita e il suo sentire, si sovrappongono a quelle vissute dall’Artista che fin dai “banchi di scuola” aveva esercitato su di lui un forte fascino, il Maestro Giorgio De Chirico. Per tale ragione ha iniziato e portato a termine un testo unico nel suo genere e in grado di “calamitare”l’attenzione del lettore, trasportandolo nell’universo di De Chirico e della Sua Arte, fungendo da magica guida per svelare segreti di piazze, torri, treni, gioco degli scacchi, enigmatiche figure… luoghi tutti dell’anima.

De Chirico, colui che è stato definito “Pictor optimus” per la tecnica cristallina, è considerato il Padre della Pittura Metafisica, quale reazione alle avanguardie cubiste e futuriste ed è per primo Apollinaire a usare la terminologia, parlando di dipinti enigmatici e stranamente “metafisici” oltre, cioè, la fisica. Una pittura dunque caratterizzata da uno stato di malinconia dinanzi al mistero della vita e all’enigma. Necessita esplorare ciò che sta alla base, senza avere pretesa di giungere all’essenza delle cose (idee inafferrabili, dagli scritti di Platone).

Vivremo con l’autore percorsi di “metafisica dell’anima”, alla scoperta delle raffigurazioni dei dipinti di De Chirico e lo accompagneremo nelle Sue Piazze misteriose,fra le Sue Muse inquietanti,le vedute di città, ove lo spazio pubblico tracciato con rigore geometrico, disabitato dall’uomo, è popolato da oggetti estraniati dal loro contesto che emergono con la loro forza iconica divenendo irreali per gli accostamenti improbabili.

Fuori da ogni buon senso e da ogni logica, la “pittura metafisica” di De Chirico abbandona gli schemi della pittura realistica, divenendo arguto riflesso dell’inconscio.Il dipinto diviene un accostarsi di elementi che, alla vista della ragione, sembrano fra loro disconnessi, ma non lo sono, se si dà alla sua lettura un taglio filosofico-psicologico. Tutto acquista significato se realtà e fantasia sono complementari al sogno e alle immagini oniriche. “Sognare una persona – dirà De Chirico – è prova della sua esistenza metafisica”. Nella sua arte rivelatrice, l’ironia si fonde con la tradizione classica, il misterioso con il razionale. Al suo esordio le opere erano di “stampo” Böckliniano e Klingeriano… e, pur se De Chirico volle evitare gli eccessi dell’avanguardia, non voleva proporre un’arte incapace di recidere i legami con il passato e si discostò pertanto dalle ricerche naturalistiche di Severini.

Ed ecco… la forza fantastica della pittura metafisica di De Chirico, il suo andare controcorrente, i simboli stranianti, i personaggi sfuggenti, le complesse allegorie, il suo classicismo stravolto di statue antiche e di manichini dalle linee geometriche, quella solitudine espressa nei suoi dipinti, specchio della sua anima schiva, una solitudine che abbraccia l’universo, l’intero soffio di vita cosmica.

È una concezione che nasce nell’Artista dalla frequentazione di letture filosofiche di stampo metafisico e, specialmente, la predilezione per gli scritti di Nietzsche e Schopenhauer, che gli insegnarono il non-senso della vita e come possa trasmutarsi in arte.

Ancora una volta, l’autore di “La metafisica dell’anima” e l’artista per eccellenza della “Pittura metafisica” si incontrano, sulla via della filosofia, entrambi si lasciano guidare dalle loro Muse per dar vita alle loro creazioni.

L’allestimento di un’esposizione, corredata da una ricca bibliogafia, presenterà poi ai followers uno spaccato delle pubblicazioni disponibili in Biblioteca sull’artista Giorgio De Chirico, espressione di un’ “arte severa e cerebrale, ascetica e lirica”, che ha aperto la strada al Surrealismo di René Magritte e di Max Ernst. Troveranno, altresì, spazio quelle che sono state le letture predilette dall’artista, i testi di filosofia, e, in particolare, Schopenhauer, Nietzsche e Heidegger.

La Biblioteca attende i propri fruitori in collegamento virtuale.
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