Dovremmo essere meno d’accordo con noi stessi… E altro ancora

Sì, è proprio vero che dovremmo essere meno supponenti e ascoltare di più l’opinione degli altri. Lo dimostrano gli esperimenti che riguardano la “saggezza collettiva”. Insieme siamo in grado di risolvere qualsiasi quesito. Anche decidere se e come usare la punteggiatura quando scriviamo una lettera. Scriviamo ancora lettere? Certo che no, perché è ora di pranzare e in tavola sono serviti degli squisiti bastoncini di pesce: così dice la pubblicità. Buona lettura.

IL POST

Dovremmo essere meno d’accordo con noi stessi

Diversi studi sull’intelligenza collettiva dicono che le decisioni migliori derivano dalla considerazione di opinioni eterogenee. Partiamo da un aneddoto e capiremo perché. Riguarda lo studioso di statistica vittoriano Francis Galton, all’epoca ottantacinquenne, il quale nell’autunno del 1906 partecipò a una fiera vicino a Plymouth, in Inghilterra.



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I segni di punteggiatura amati (e odiati) da famosi scrittori

“Dogmatizzare sulla punteggiatura è tanto sciocco quanto dogmatizzare su qualsiasi altra forma di comunicazione con il lettore”, ha scritto Henry James. “Tutte queste forme dipendono dal tipo di cosa che si sta facendo e dal tipo di effetto che si intende produrre.” Eppure non tutti gli scrittori hanno un giudizio univoco.



L’improbabile successo dei bastoncini di pesce

I bastoncini di pesce li ricordiamo da sempre sui banchi dei supermercati. Eppure, sono stati prodotti a cominciare dagli anni Cinquanta. Hanno infatti debuttato il 2 ottobre 1953, quando la General Foods li ha immessi sul mercato con l’etichetta Birds Eye. Queste curiosità impanate facevano parte di una serie di cibi “rettangolari”, che includevano bastoncini di pollo, bastoncini di prosciutto, bastoncini di vitello, bastoncini di melanzane e bastoncini di fagioli di Lima essiccati. Solo il bastoncino di pesce è sopravvissuto.

Intorno al mondo” è il titolo che abbiamo pensato per caratterizzare alcune nuove pagine di Experiences. Riguarderanno temi sui quali vale riflettere e che possiamo trovare navigando i migliori siti web del globo, sulle riviste culturali e sui quotidiani internazionali. Saranno fonti autorevoli, selezionate, interessanti e originali. Tali fonti permetteranno di osservare aspetti differenti dall’usuale, oppure fonti che porteranno l’attenzione su questioni che già conoscevamo e che avevamo trascurato, argomenti che sentivamo comunque vicini alla nostra sensibilità. Tutto vero. Noi di Experiences, per onestà intellettuale, vorremmo però fare di più. Cercheremo anche di sorprenderci in prima persona (e al contempo sorprendere chi condivide le nostre idee), scoprendo realtà oggettive che non conoscevamo per niente e che faremo in modo di comprendere. Anche se potrebbero sconvolgere il nostro abituale modo di pensare.

Francesco Carofiglio, Gianrico Carofiglio – Sette ricette d’autore

Da le Ciallèd a gli spaghetti all’assassina fino alle classiche orecchiette alla cime da rapa: sette ricette di primi piatti per sette giorni re-interpretate dai fratelli Carofiglio, Gianrico e Francesco e che compaiono nel loro ultimo libro. La descrizione di La Casa nel bosco: È tutto accaduto, più o meno. È l’incipit di un grande romanzo e peccato sia stato già scritto da Kurt Vonnegut, perché sarebbe l’attacco ideale per questa storia.

Anzi, per queste storie. I due protagonisti – e autori – sono fratelli ma non si frequentano molto, forse nemmeno si sopportano molto. Vite diverse, caratteri diversi e forse anche qualche lontano rancore, lasciati covare sotto la cenere per troppo tempo. Adesso però gli tocca stare insieme, almeno per qualche ora: devono dare un’ultima occhiata alla casa di villeggiatura della loro infanzia – la casa nel bosco – prima di consegnare le chiavi al nuovo proprietario. Sembra solo un adempimento banale anche se un po’ triste e invece diventa l’occasione, inattesa e sorprendente, per un viaggio nella memoria, per una riconciliazione, per un inventario buffo e struggente di oggetti, luoghi, odori, storie e soprattutto sapori. In una sequenza di dialoghi fulminanti, comici e commoventi, Gianrico e Francesco Carofiglio (rigorosamente disposti in ordine di anzianità) percorrono il crinale sottile che divide affetto e rivalità, divertimento e malinconia, nostalgia e disincanto. Un memoir a quattro mani che racconta di amicizie perdute, di amori rubati, di vecchi fumetti e di torte di ricotta. Un ricettario, non solo metaforico, dell’infanzia, dell’adolescenza e di un’età adulta ancora capace di riservare sorprese.

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro