Forte dei Marmi (LU) – GUADAGNUCCI. La sfida del bianco all’universo del colore

Guadagnucci. La sfida del bianco all’universo del colore è il progetto che la Società di Belle Arti, con il Patrocinio del Comune di Forte dei Marmi e in collaborazione con Villa Bertelli, propone dal prossimo settembre negli spazi del Forte Leopoldo I, simbolo della Città.

18 Settembre 2021 – 07 Novembre 2021
Forte dei Marmi (LU), Forte Leopoldo I

GUADAGNUCCI.
La sfida del bianco all’universo del colore

Una produzione Società di Belle Arti

“È con molto piacere che Forte dei Marmi, grazie alla volontà dell’assessorato alla Cultura e Turismo e di Villa Bertelli, rinnova la collaborazione con la Società di Belle Arti – afferma il sindaco Bruno Murzi – aprendo le porte del Fortino ad una mostra di grandissimo livello che intende omaggiare uno dei più conosciuti scultori italiani, Gigi Guadagnucci, maestro del “marmo leggero”. Un percorso emozionale tra le sue opere che si preannuncia una vera e propria esperienza, da vivere in sospensione, tralasciando lo spazio e il tempo.”
Attraverso una mirata selezione di circa quindici sculture provenienti dallo studio dell’artista versiliese, la mostra mette in risalto la produzione astratta parigina, a partire dalla fine degli anni Cinquanta. “Scoperta” da Claude Rivière e ammirata da Marc Gaillard e Pierre Courthion, che definisce Gigi Guadagnucci “poeta della forma” apprezzando “i suoi sogni e i suoi umori, i suoi dubbi e le sue convinzioni, la sua ragione di vita, la sua passione, il suo genio”, l’opera di Guadagnucci si è nutrita del fervore artistico respirato a Montparnasse, a contatto con gli interpreti delle tendenze più aggiornate del momento: da Giacometti a Zadkine, da Klein e Tinguely, da Moore, Lipchitz sino a Marini.
Un progetto che, a otto anni dalla morte e a tredici dall’ultima personale alla Galleria Forni di Bologna, invita a riconsiderare l’opera di Guadagnucci tra le più originali del suo tempo per l’estro creativo nella trasfigurazione della realtà, secondo le linee e le immagini della contemporaneità.
Nella concentrazione di forme protese nell’aria alla ricerca di una dimensione che ne esalti l’armonia, la mostra restituisce il profilo di un artista di grande talento, raffinato ed elegante che, forgiatosi nella “bella montagna di marmo”, dov’è nato e cresciuto, plasma con audacia una materia con la quale l’uomo da sempre si confronta, rendendola leggera e delicata, al limite dell’impalpabile, trasformandola “nelle più svariate figure – sono parole dello scultore – in epidermidi di fanciulle appena sbocciate, in trasparenze di petali di fiori attraversati dai raggi del sole e cambiati in molti colori, in meteore bianchissime anche, in lame sensuali e folli di velocità, di ieri, di oggi, di sempre”.
È il pensiero che sta dietro ad un lavoro estremamente sofisticato, che la mostra esalta con originalità, contrapponendo, in una sorta di sfida, il candore assoluto di quelle forme aeree alla vivezza di una straordinaria galleria di nature morte – anch’esse prestiti eccezionali, esposte al primo piano – dove ad imporsi è invece il colore.
In realtà, l’ossimoro estetico generato dall’affiancamento ai lavori di Guadagnucci delle raffigurazioni silenti di Donghi, De Chirico, De Pisis, Ghiglia, Lloyd, Longoni e di altri protagonisti del Novecento che nella natura morta hanno trasferito parte dell’interiorità e percezione visiva non è più di tanto provocatorio, vista la comune ricerca di plasticità, eleganza e purezza assoluta.

Gigi Guadagnucci: Grande pensée, 1994-1996 marmo statuario, cm 110x50x70

http://www.visitforte.com

Orario
Settembre:
da lunedì a venerdì dalle 16.00 alle 19.30
sabato e domenica
dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30

ottobre – novembre:
mercoledì, venerdì, sabato e domenica
dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00-19.30

Biglietto:
intero € 8,00
ridotto € 6,00

Info: Ufficio Informazioni Turistiche
tel. 0584 280292 – forteinfo@comunefdm.it
www.visitforte.com

Ufficio stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro
Gestione3@studioesseci.net

IMMAGINE DI APERTURA Gigi Guadagnucci: Dialogo di tre foglie, 1975 marmo statuario, cm 74x28x33

Pisa: Conversazioni cosmiche fra Dante e le onde gravitazionali

Nella cornice unica dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) a Cascina, si terrà E quindi
uscimmo a riveder le stelle – conversazioni cosmiche fra Dante e le onde gravitazionali
, un evento per
scoprire il cosmo di Dante Alighieri e come oggi ascoltiamo e raccontiamo l’Universo.

E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE

CONVERSAZIONI COSMICHE FRA DANTE E LE ONDE GRAVITAZIONALI

Venerdì 17 settembre ore 21:00

A esplorare questo argomento saranno Lina Bolzoni, storica della Letteratura Italiana della Scuola Normale
Superiore, Stavros Katsanevas, fisico e direttore dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo e Riccardo
Pratesi, docente di matematica e studioso della Divina Commedia. L’ensemble polifonico corso A Ricuccata
offrirà invece un’originale versione cantata dei Canti della Commedia. Il tutto accompagnato dall’humor
dissacrante di David Riondino, che modererà la discussione.
L’evento, organizzato da EGO in collaborazione con il Comune di Cascina e il Museo della Grafica di
Pisa, si terrà in occasione delle celebrazioni legate all’anno di Dante, il 700esimo anniversario della sua
morte, che ricorre il 14 settembre.
“La coincidenza dell’anniversario della morte di Dante con quello della prima rivelazione di onde
gravitazionali, avvenuta il 14 Settembre del 2015 ci è sembrata una bellissima occasione per far dialogare e
contaminare i saperi – ha affermato Stavros Katsanevas, direttore dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo.
In questa serata proveremo a far incontrare il Cosmo di Dante multisensoriale e ‘multimediale’ raccontato
dalla prof Bolzoni con la nostra visione contemporanea dell’Universo, che abbiamo imparato ad ascoltare
attraverso molti messaggeri diversi”.
L’ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, per accedere all’evento è necessario esibire il green pass. La
prenotazione è obbligatoria, per prenotare scrivere a info@ego-gw.it


Lina Bolzoni, critica letteraria e storica della letteratura, è docente di Letteratura italiana alla Scuola
Normale Superiore di Pisa, dove insegna dal 1997 e dove ha fondato il Centro per l’elaborazione informatica
di parole e immagini nella tradizione letteraria. Ha insegnato fra l’altro all’Università di Harvard, alla Ucla e
al Collège de France. Fa parte del consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, è socia
nazionale della Accademia dei Lincei e fellow della British Academy.

Stavros Katsanevas è direttore dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo. È stato professore all’Università
Paris Denis-Diderot, ha lavorato al Fermilab, al CERN e ai Laboratori INFN del Gran Sasso. Nel corso della
sua carriera ha ricoperto molti ruoli manageriali di rilievo, tra cui vicedirettore dell’IN2P3/CNRS,
coordinatore di ASPERA, il primo network europeo di fisica astroparticellare, primo presidente di APPEC,
direttore del Laboratorio APC a Parigi. Si occupa attualmente anche di ricerche al confine tra fisica e
geologia (Laboratorio UnivEarths, Parigi) e tra Arte e Scienza Il Ritmo dello Spazio al Museo della Grafica
di Pisa). Ha ricevuto l’ordine di Chevalier de l’Ordre National du Mérite e il Premio di Fisica dell’Accademia
di Atene.

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Carpi (MO), Musei di Palazzo dei Pio – HABITUS. Indossare la libertà

L’esposizione, dal titolo “HABITUS. Indossare la libertà”, analizza come, nel Novecento, le tappe più significative di innovazione della moda abbiano spesso coinciso con momenti di liberazione del corpo, soprattutto femminile, da costrizioni fisiche e sociali.

La rassegna presenta quegli indumenti iconici che hanno contribuito all’emancipazione del costume sociale, dall’anticorsetto di Paul Poiret ai primi pantaloni creati da Coco Chanel per le donne, dalla minigonna agli hot pants, dal bikini ai jeans, dallo sportswear alla giacca destrutturata di Giorgio Armani, accompagnati da fotografie, video, musica.

La rassegna è parte del programma del festivalfilosofia 2021 sulla Libertà, che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo dal 17 al 19 settembre 2021.

Diane indossa un wrap dress nel suo appartamento di fronte al suo primo Warhol, 1977, Burt Glinn Magnum Photos

Dal 17 settembre 2021 al 6 marzo 2022, i Musei di Palazzo dei Pio a Carpi (MO), una delle città italiane con una ricca e importante tradizione nel settore tessile abbigliamento, ospitano la mostra HABITUS. Indossare la libertà, che analizza come, nel Novecento, le tappe più significative di innovazione della moda abbiano spesso coinciso con momenti di liberazione del corpo, soprattutto femminile, da costrizioni fisiche e sociali.

La moda, infatti, è una delle forme espressive umane che forse meglio incarna i continui cambiamenti storici, e la cui influenza ha coinciso con il concetto di libertà.

L’esposizione, curata da Manuela Rossi, Alberto Caselli Manzini e Luca Panaro, ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio, col contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e Assicoop Unipol Assicurazioni, presenta una serie di indumenti iconici, come abiti ispirati all’anticorsetto di Paul Poiret, i primi pantaloni creati da Coco Chanel per le donne, la minigonna, gli hot pants, i bikini, i jeans, la giacca destrutturata di Giorgio Armani, e molti altri ancora che hanno contribuito all’emancipazione, alla sovversione di paradigmi e canoni e alla liberazione dei costumi sociali.

L’iniziativa è parte del programma del festivalfilosofia 2021 sulla Libertà, che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo dal 17 al 19 settembre 2021.

Il percorso espositivo si sviluppa in quattro passaggi, ognuno dei quali sarà introdotto da fotografie, video, musica che contestualizzeranno il periodo preso in esame.

Il primo, Liberare il corpo, prende avvio a inizio Novecento, quando i creatori di moda si pongono come obiettivo principale quello di liberare il corpo femminile dalle costrizioni dell’abbigliamento (busti, pizzi, abiti lunghi) e quindi dalle convenzioni sociali che chiudono la donna in cliché predefiniti. Questa innovazione va di pari passo con l’apparire di alcune figure che conquistano ruoli e diritti fino ad allora tradizionalmente maschili, dall’aviatrice Amelia Earhart a Marie Curie alle suffragette di Emmeline Pankhurst o all’eroina dell’animazione Betty Boop.

Fu lo stilista francese Paul Poiret ad aver determinato, con il suo anticorsetto del 1914, la prima rivoluzionaria scelta di liberare il corpo della donna, sia fisicamente che sessualmente, che socialmente. Fu invece Coco Chanel, pioniera della moda emancipata, a disegnare, subito dopo la Grande Guerra, capi confortevoli ed elegantissimi e a sdoganare per le donne l’uso del pantalone.

Strettamente legato a questo capo di abbigliamento, Marcel Rochas crea nel 1932 il power suit, ovvero il completo femminile giacca e pantalone, che divenne simbolo della parità dei diritti tra sessi, in particolare nel lavoro, che verrà poi ripreso e rilanciato dagli stilisti negli anni ’80.

Legata indissolubilmente all’evoluzione della condizione femminile, la storia del reggiseno ha subìto la vera e propria svolta moderna verso il 1920: nonostante venissero ancora usati i corsetti, questi ultimi iniziarono a essere più corti, affidando il contenimento del busto interamente al reggiseno, che all’epoca era simile a una fascia leggermente conformata. Questo indumento, per come oggi lo conosciamo, ha origine nel 1922, quando Ida Rosenthal, cucitrice presso il piccolo negozio newyorchese Enid Frocks, notò che ogni modello avrebbe dovuto adattarsi maggiormente a ogni donna, e iniziò a produrne per ogni forma ed età.

Scoprire il corpo introduce il visitatore negli anni del secondo dopoguerra, quando le donne, complice anche la diffusione delle immagini cinematografiche, affermano le loro libertà anche scoprendo il proprio corpo.

Silvana Mangano di Riso amaro (1949) veste nel film esattamente come le mondine che partivano da Carpi per le terre piemontesi e le minigonne non erano molto diverse da quelle che le operaie delle fabbriche di Carpi si cucivano negli anni sessanta.

Iconici a riguardo sono i bikini, che liberarono le donne dagli scomodi camicioni da spiaggia, gli hot pants nati a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta che permisero di scoprire finalmente le gambe e, soprattutto, la minigonna, capo-simbolo della battaglia femminista che, grazie a Mary Quant si diffuse dalla Swinging London al mondo intero negli anni sessanta.

Con la sezione Work, sport, cool, la rassegna si spinge negli anni settanta e ottanta, periodo in cui la moda diventa unisex, e il vestito griffato, tipico della sartoria artigianale, lascia il posto al prêt-à-porter con capi prodotti serialmente.

Esemplificativi di questo periodo sono le t-shirt e i jeans, entrambi nati come capi da lavoro, ma che divennero icone prima di ribellione (James Dean e la sua Gioventù bruciata) poi del nuovo modo di vestire casual, o lo sportswear, nuovo simbolo di lusso moderno. Ed è la felpa, della carpigiana Best Company soprattutto, a rappresentare questo cambio di passo e di mentalità che riguarda anche il ruolo dei giovani nella società.

La mostra si chiude con Destrutturare, un passaggio all’interno della moda degli anni settanta caratterizzata da due capi divenuti iconici, come il Wrap dress di Diane von Furstenberg e la Giacca destrutturata di Giorgio Armani, che impongono una nuova concezione di abito “destrutturato”, ovvero senza imbottitura e controfodera, con i bottoni posizionati in un altro punto del tessuto e le proporzioni completamente riviste, con una innovativa modalità di chiusura facile ed essenziale, per creare, come ha affermato Giorgio Armani, una vestibilità “rilassata, informale, meno rigorosa, che lascia intuire il corpo e la sua sensualità”.

Catalogo Moggio Editore

HABITUS. Indossare la libertà
Carpi (MO), Musei di Palazzo dei Pio (piazza dei Martiri, 68)
17 settembre 2021 – 6 marzo 2022

Orari:
17 e 18 settembre, ore 10-23
19 settembre, ore 10-20
Dal 20 settembre:
dal martedì al venerdì, ore 10-13
sabato, domenica e festivi, ore 10-18
chiuso lunedì, Natale e Capodanno

Dal 20 settembre: biglietto 8 euro intero, 5 euro ridotto (Carpicard)
Ingresso contingentato esclusivamente per le persone munite di green pass COVID-19

Info: tel. 059/649955 – 360

Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche | Clara Cervia | tel. 02 36 755 700 | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it

Ufficio stampa Comune di Carpi
Fabrizio Piccinini | tel. 059 649780 | fabrizio.piccinini@comune.carpi.mo.it

IMMAGINE DI APERTURA Locandina

A Milano la mostra: Poesia e Rivoluzione

L’esposizione presenta le opere di cinque autori italiani e internazionali quali Maria Magdalena Campos-Pons, Elena Bellantoni, Gianni Moretti, Binta Diaw e Massimo Uberti, portavoce di un’arte politica che si esprime con il fascino e la delicatezza della poesia.

Milano | via Porro Lambertenghi 6
GALLERIA GIAMPAOLO ABBONDIO
DAL 15 SETTEMBRE AL 30 OTTOBRE 2021

POESIA E RIVOLUZIONE

A cura di Leda Lunghi.

Dal 15 settembre al 30 ottobre 2021, la Galleria Giampaolo Abbondio, in via Porro Lambertenghi 6, nel quartiere Isola a Milano, apre la propria stagione espositiva autunnale ospitando la mostra Poesia e Rivoluzione.

La mostra, curata da Leda Lunghi, presenta le opere di cinque autori italiani e internazionali quali Maria Magdalena Campos-Pons, Elena Bellantoni, Gianni Moretti, Binta Diaw e Massimo Uberti, che narrano gesti, eventi, esistenze ed esigenze di un’arte politica con il fascino e la delicatezza della poesia.

Il progetto racconta di un dialogo spontaneo di metafore e valori, uniti da una narrazione culturale di cambiamenti sociali che s’intrecciano con il senso storico dell’utopia e della rivoluzione. S’innesca quindi il processo del linguaggio, della storia, della dicotomia tra passato e futuro, tra l’importanza della memoria, l’enigma della fragilità umana e dell’identità futura. Le parole rievocano la rivoluzione, la poesia e l’arte ne sono rivelatrici.

Il percorso si apre con le opere di Maria Magdalena Campos-Pons (La Vega, Matanzas, Cuba, 1959) nelle quali si ritrova la sua essenza rivoluzionaria, delicata e malinconica, da cui emerge l’amore per Cuba, la sua terra d’origine. I colori e i particolari, che affiorano dai suoi lavori, sono dei rimandi alla narrazione di storie e leggende.

Elena Bellantoni, Pensate! Domani è la fine del mondo, 2021, foto di scena, video

La proposta di Elena Bellantoni (Vibo Valentia, 1975) prende ispirazione dal film Nostalghia del regista russo Andrej Tarkovskij che narra la vicenda di Andrej Gorčakov un poeta sovietico che conosce il vecchio Domenico, un uomo ritenuto da tutti matto perché, vari anni prima, era rimasto rinchiuso in casa per sette anni con la sua famiglia in attesa della fine del mondo.

“Bellantoni parte da un attimo, un’inquadratura lontana, un particolare, un cartello tra la folla: ‘Pensate! Domani è la fine del mondo’ – scrive Leda Lunghi – “un monito, da cui questa ricercatrice di esistenze, prende spunto per l’omaggio alla poesia profonda e rivoluzionaria del regista e dei suoi valorosi anti-eroi”.

Attraverso questo lavoro Elena Bellantoni riflette sui mesi appena trascorsi, ragionando sul cambiamento che tutto ciò provocherà sulla società.

Gianni Moretti, Studio sulla memoria, 2021, impressione a secco su lastra di ottone, 29×18,5 cm (dettaglio)

Gianni Moretti (Perugia, 1978) racconta la rivoluzione dei più fragili e del loro coraggio ad affrontare la vita e gli sguardi altrui nelle condizioni più avverse, conservando la capacità di non cadere, per non divenire invisibili prima di tutto a loro stessi e per rimanere uniti a quel filo rosso che li integra al significato primo della vita, quello della libertà.

Binta Diaw, dettaglio dell’installazione “Black powerless”, 2021

Binta Diaw (Milan, 1995) esplora dal punto di vista politico, culturale, sociologico la problematica della generazione dello Ius soli e chiede attraverso il lavoro Black powerless il riconoscimento dei diritti per una generazione invisibile. Quello che ne risulta è un’opera corale, in cui l’artista prende il calco del pugno chiuso dei suoi coetanei afro-italiani, il simbolo iconico dell’identificazione dell’orgoglio nero, ma posizionato al contrario, per gridare la loro mancanza di potere di fronte alle considerazioni della società e dei governi.

Massimo Uberti, LOVED SPACE, 2018, Foglia oro, neon, ferro e trasformatore, dimensioni ambientali. Progetto di arte pubblica di artCityLab, Milano, Ph F. Stipari

Nel lavoro di Massimo Uberti (Brescia, 1966), antico e contemporaneo convivono nelle loro essenze più pure, attraverso la rappresentazione dell’oro e del neon, e con questo racconta la duplicità dell’arte, presente nella scritta: L’altro lato dell’arte”. Con queste parole, Uberti descrive l’universalità dell’opera d’arte e in contemporanea il suo duplice significato di singolarità quale opera stessa, evocata ed elaborata dall’artista.

POESIA E RIVOLUZIONE
Milano, Galleria Giampaolo Abbondio (via Porro Lambertenghi 6)
15 settembre – 30 ottobre 2021

Orari: martedì-sabato, 11-19
Ingresso libero

L’accesso in galleria seguirà le disposizioni vigenti in riferimento all’esibizione della certificazione Green Pass.

Informazioni:
Galleria Giampaolo Abbondio
Tel. +39 347 543 2014| www.giampaoloabbondio.com | info@giampaoloabbondio.com
Facebook: @galleriagiampaoloabbondio
Instagram: @galleriagiampaoloabbondio

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche 
Stefania Rusconi | tel. 02 36 755 700 | stefania.rusconi@clp1968.it | clp1968.it

Da sfogliare in biblioteca – Antoni Gaudí e la Sagrada Família 1/2

Continuiamo a sfogliare libri in Biblioteca, prima di riprendere gli appuntamenti periodici con L’arte del Novecento. Questa volta dedichiamo l’attenzione alla Sagrada Família dell’architetto catalano Antoni Gaudí. Cominciamo con l’estratto da un libro che raccoglie le migliori immagini del primo secolo di storia di questo edificio monumentale. Attraverso gli occhi di fotografi come Ballell, Mas, Roisin, Zerkowitz, il Merletti, Brangulí o Francesc Català-Roca, riscopriamo la popolare “cattedrale dei poveri”. Le poche immagini sono conservate in prestigiose collezioni della città di Barcellona, al College of Architects, al Monk’s Square, o alla George Eastman House di New York.

Proseguiamo con altri percorsi visivi più recenti. Attraverso le immagini e i testi che li accompagnano, la Sagrada Família si presenta in tutta la sua complessità e ambizione. Le macchine fotografiche dei fotografi sono penetrate anche in angoli poco conosciuti, riprendendo sia le sue facciate e le sue torri, oppure il suo grandioso interno.

Concludiamo, infine, con una monografia del 1964. Sono tutti testi in spagnolo o Catalano, tuttavia, questa stessa settimana abbiamo trovato una brillante tesi di laurea che illustra il Tempio in italiano, con dovizia di particolari. Il link di riferimento eccolo qui: Veronica Murracino – Architettura e Arte. Nuove inquisizioni a partire da Gaudí  

La Sagrada Família sconosciuta

La Monumentale Sagrada Família

Sagrada Família: L’anima di un mistico

Il Tempio espiatorio della Sagrada Família (1964) 

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Milano: Salman Alighiero Boetti

14 Settembre 2021 – 14 Ottobre 2021
Milano, Tornabuoni Arte

SALMAN ALIGHIERO BOETTI

31.01.1975, Alighiero Boeti, Annemarie Sauzeau Boetti, Agata Boetti, Matteo Boetti – Photo©Giorgio Colombo.

Lui di origine afgana, lui uno dei maggiori artisti del Novecento. È una storia di convivenza familiare quella che, per la prima volta, Salman Ali racconta nella sua autobiografia edita da Forma. Un approfondito, vivido racconto in prima persona, con cui Salman Ali ritraccia la sua vita, aneddoti e curiosità dei 23 anni passati accanto ad Alighiero Boetti. Il Racconto è accompagnato da immagini sino ad ora in gran parte private, e seguito da alcuni brevi contributi a firma di Bruno Corà, Giorgio Colombo e Clino Castelli.
L’uscita dell’autobiografia di Salman Ali diventa fortunata occasione per una mostra che ha titolo per essere definita come “evento” nel mondo dell’arte: a Milano, Tornabuoni Arte presenta, infatti, la collezione privata di Salman Ali, frutto di regali da parte dell’amico fraterno Boetti, lavori di altissima qualità che testimoniano l’affetto dell’artista per il suo collaboratore ed amico più stretto.
Alcune di queste opere sono già state esposte in musei internazionali ma questa sarà la prima volta in cui si potranno ammirare tutte insieme.
Tornabuoni Arte presenta la collezione di queste opere insieme ad una straordinaria selezione di fotografie di Salman Ali nei momenti di vita privata e nei viaggi accanto a Boetti. In molti casi si tratta di fotografie, alcune molto note, altre inedite, scattate, tra gli altri, da Giorgio Colombo che permettono di raccontare la straordinaria vicenda dell’uomo più vicino ad Alighiero Boetti e del rapporto con lo stesso artista.
Salman Ali conobbe Boetti nel 1971 a Kabul dove l’artista aveva aperto il famoso One hotel, albergo nel quale Salman trovò velocemente un impiego.
Nel 1973 Boetti propose a Salman Ali di seguirlo a Roma. Da quel momento Salman Ali ha vissuto costantemente accanto a Alighiero Boetti e la sua famiglia, diventando molto più di un semplice assistente: un membro della famiglia.
Si occupava della famiglia, dei bambini, della casa; seguiva Boetti nei suoi viaggi e nel suo studio dove garantiva ordine perché “tutto andasse bene e che capo fosse tranquillo”, come ricorda lo stesso Salman.
Testimone dell’intera vicenda umana e professionale dell’artista torinese, Salman Ali è ancora oggi indissolubilmente legato alla famiglia Boetti e a tutto il “mondo di Boetti”.

Orari galleria:
lunedì 15.00-19.00 | martedì/sabato 10.00-13.00 e 15.00-19.00

Contatti:
E-mail: milano@tornabuoniarte.it – info@tornabuoniarte.it
Tel.: + 39 026554841

Indirizzo:
Via Fatebenefratelli 34-36 – 20121, Milano

Ufficio stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Referente: Simone Raddi, gestione2@studioesseci.net
Tel. 049 663499
www.studioesseci.net

IMMAGINE DI APERTURA Alighiero Boetti, Seicentoventicinque lettere dai cento colori del mondo nel mese di marzo dell’anno mille, 1989, ricamo su tessuto, cm 101,7×103,5.

Messina Biblioteca Regionale: La produzione della seta in Sicilia. Galati Mamertino e la Valle del Fitalia

Oggi, domenica 12 settembre 2021, alle 10.30, si terrà nel massimo rispetto delle norme anti-Covid, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale “Giacomo Longo”, la presentazione del volume di Salvatore Sutera su uno dei commerci più significativi dell’area messinese dal 1400 al 1800, proseguito, anche se in scala minore, fino alla seconda guerra mondiale: “La produzione della seta in Sicilia.Galati Mamertino e la Valle del Fitalia” (ed. Sikelia).

L’iniziativa culturale sarà arricchita da un’esposizione corredata dalle bibliografie dei testi a tema che questo Istituto vanta nel novero del proprio posseduto, unitamente alle preziose stampe, già oggetto di studio e utilizzo da parte dell’Autore per la stesura del libro nato sotto il patrocinio di ICOM Italia.

Quanti non potranno essere presenti fisicamente all’evento, potranno scrivere commenti o quesiti che verranno posti all’autore e ai relatori nel corso dell’incontro, nei post dedicati sulla pagina Facebook della Biblioteca:

https://www.facebook.com/bibliotecaregionaledimessina/?ref=bookmarks

In seguito, sarà pubblicato il video dell’intera manifestazione.

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Colorno (Pr) – FERDINANDO SCIANNA. Due scrittori: Leonardo Sciascia e Jorge Louis Borges

Dal 12 settembre all’8 dicembre, il Piano Nobile della Reggia di Colorno, nel parmense, accoglie Leonardo Sciascia e Jorge Luis Borges, ciascuno raccontato da una sequenza di 22 ritratti di Ferdinando Scianna. Ritratti dell’amico di una vita (Sciascia), dato il personale stretto rapporto che intercorse tra il fotografo e lo scrittore siciliano, e di un gigante della letteratura del Novecento (Borges), le cui opere tanto hanno affascinato anche Scianna.

12 Settembre 2021 – 08 Dicembre 2021
Colorno (Pr), Reggia di Colorno

FERDINANDO SCIANNA
Due scrittori: Leonardo Sciascia e Jorge Louis Borges

Italy, Sicily,Sant’Elia: The window on the sea. (c) Ferdinando Scianna/Magnum Photos

L’incontro di Scianna con Sciascia risale al 1963: dello scrittore siciliano Ferdinando diventa presto fraterno amico e collaboratore, “un secondo padre” come Scianna stesso lo ha definito. Sciascia firmerà molti dei testi introduttivi alle monografie fotografiche di Scianna: da “Feste religiose in Sicilia”, con il quale Ferdinando vince il Premio Nadar nel 1966, a “Les Siciliens” nel 1977 e a “La villa dei mostri”.
A Sciascia si deve uno dei ritratti di Scianna fotografo più lucidi e intensi: “È il suo fotografare, quasi una rapida, fulminea organizzazione della realtà, una catalizzazione della realtà oggettiva in realtà fotografica: quasi che tutto quello su cui il suo occhio si posa e il suo obiettivo si leva obbedisce proprio in quel momento, né prima né dopo, per istantaneo magnetismo, al suo sentimento, alla sua volontà e – in definitiva – al suo stile.”
L’incontro di Scianna con Borges risale agli anni Ottanta, ma altrettanto memorabili sono gli esiti dei suoi ritratti dello scrittore argentino.

ITALY, Sicily, Randazzo: italian Writer Leonardo SCIASCIA. (c) Ferdinando Scianna/Magnum Photos

“Scianna è stato – afferma il curatore della mostra, Sandro Parmiggiani, delineando un profilo complessivo della sua opera – uno dei fotografi che, con le sue immagini, ha contribuito ad ampliare i territori dell’umano, a spostarne in avanti le frontiere, ridando una dignità a persone, animali e cose che raramente l’avevano avuta, che dai territori dell’umano erano a lungo stati esclusi. Delle persone, anche le più umili da lui fotografate, sentiamo il calore e la vicinanza, giacché non ci paiono né alteri né isolati in un bozzolo di autosufficienza, ma sempre parte di un humus vitale, generale, che determina e accentua la loro capacità di comunicare, e che in un qualche modo a tutti appartiene. Accanto a questo carattere del tutto peculiare, va detto che nelle immagini di Scianna il buio si manifesta in tutto il suo mistero e la sua forza di rivelare il senso vero di ciò che se ne sta nel versante opposto, dentro la luce; del resto, Ferdinando stesso ha confessato che la sua percezione della luce è quella propria di un siciliano: “Il sole a me interessa perché fa ombra: è così drammatico che produce dialetticamente il suo contrario”.

Note biografiche di Ferdinando Scianna

Scianna nasce a Bagheria (Palermo) nel 1943. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Palermo, ma presto la passione per la fotografia prende il sopravvento: inizia a fotografare sistematicamente le festività religiose della sua terra, la Sicilia, alla quale rimarrà sentimentalmente per sempre legato. Trasferitosi nel 1966 a Milano, Scianna inizia la sua attività di fotografo professionista; nel 1967 viene assunto dal settimanale “L’Europeo”, per il quale realizza servizi memorabili in tutto il mondo (è, tra l’altro, a Praga nell’agosto 1968) e inizia anche a scrivere articoli, riunificando nella sua persona due aspetti che nel giornalismo sono abitualmente separati. Nel 1977 Scianna si trasferisce a Parigi, sempre come corrispondente de “L’Europeo” (collabora anche a “Le Monde Diplomatique” e a “La Quinzaine littéraire”); qui vive per dieci anni, conosce, e frequenta assiduamente, Henri Cartier-Bresson, che nel 1982 lo introduce nella famosa Agenzia Magnum Photos. Inizia a esporre in mostre personali e di gruppo, svolge attività di fotografo di alta moda e di pubblicità, sempre comunque con la capacità di fondere qualità estetico-formale dell’immagine e espressività corale e storica della stessa.


INFO

Per maggiori informazioni: www.reggiadicolorno.it
Reggia di Colorno Piazza Garibaldi, 26 – 43052 Colorno Parma
Tel. +39. 0521.312545

Orari di visita guidata alla Reggia
10.00 -13.00; 15.00 -18.00
Orari
Dal martedi al venerdi 10.00 – 13.00; 15.00 -18.00

Biglietto di ingresso mostra

Biglietto intero € 8,00; Biglietto ridotto € 7,00
Biglietti online http://reggiadicolorno.it/?p=3118

Biglietto ingresso con visita guidata al complesso della Reggia di Colorno + mostre
€. 10,00 – ridotto €. 9,00 – gruppi min. 15 pax €. 8.00

Ufficio stampa:

Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Roberta Barbaro – gestione3@studioesseci.net
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net

Social Media Reggia di Colorno:
Ella Studio, Carla Soffritti,
tel. 0521336376 – 3358388895; info@ella.it www.elladigital.it

Roma, Palazzo Cipolla: Quayola re-coding

Tra tecnologia digitale e percorsi immersivi, dal 29 settembre a Palazzo Cipolla arrivano l’arte tecnologica e generativa di Quayola, uno degli esponenti più importanti della media-art a livello internazionale.

29.09.2021 – 30-01.2022
PALAZZO CIPOLLA
VIA DEL CORSO, 320 ROMA

Dal 29 settembre Palazzo Cipolla a Roma ospiterà la prima mostra monografica di Quayola (1982), artista romano di origine e londinese di adozione, tra gli esponenti più importanti della media-art a livello internazionale.
Quella di Palazzo Cipolla è la cornice ideale per esporre l’arte di Quayola, da sempre animata da un confronto permanente tra l’educazione classica e l’uso quotidiano dei mezzi di espressione visiva più futuristici.

La mostra abbraccia quasi tutta la produzione dell’artista, ospitando opere realizzate tra il 2007 e il 2021, un viaggio immersivo nella vera essenza della sua arte computazionale. Il progetto espositivo si sviluppa in tre aree tematiche: iconografia classica, sculture non finite, e tradizione della pittura di paesaggio.

Avvalendosi di sistemi robotici di intelligenza artificiale e stringhe di codice generativo, Quayola ricodifica la storia dell’arte attraverso una nuova prospettiva, utilizzando un linguaggio innovativo capace di riflettere la sua visione poetica del mondo digitale. L’artista esplora le infinite possibilità di formalizzazione dell’idea creativa attraverso la moltitudine di opportunità che la tecnologia gli offre. Il processo di ricerca diventa così la base dell’opera d’arte stessa.

Quayola non utilizza gli algoritmi solo o semplicemente per creare delle opere d’arte, ma ci restituisce strumenti indispensabili di lettura della nostra società contemporanea. Dipinti rinascimentali e del barocco sono trasformati in complesse composizioni digitali attraverso metodi computazionali, e sculture ispirate alla tecnica michelangiolesca del non-finito sono scolpite mediante mezzi robotici. Seguono rappresentazioni della natura, prodotto di un’arte generativa che evidenzia l’affascinante – benché paradossale – somiglianza tra il mondo naturale e quello digitale. Sviluppando un corpo di lavoro che assume sia una forma immateriale (come i video) che materiale (come le stampe o le sculture), l’artista ci illumina sul paradosso dell’immaterialità che è di fatto una nuova forma di materialità.

La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia ed è curata da Jérôme Neutres e Valentino Catricalà. Essa si inserisce perfettamente nel solco dell’ormai più che ventennale programmazione dello spazio espositivo di Palazzo Cipolla, che la Fondazione – sotto la sapiente guida del suo Presidente – con spiccata sensibilità e lungimiranza ha fin dal principio rivolto ad indagare le tendenze e le manifestazioni più significative dell’arte in tutte le sue forme, partendo dal doveroso approfondimento delle epoche che hanno plasmato l’identità italiana (il Quattrocento, il Barocco) e dalla ricerca sulle culture dei mondi lontani (la Cina imperiale, il Giappone, l’India, la Russia sovietica, gli Stati Uniti), per approdare alle testimonianze più importanti e attuali dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale, intercettandone i protagonisti indiscussi e le istanze più innovative e prospettiche (ad esempio, Rockwell, Hopper, Banksy).

Quayola ha esposto in importanti contesti internazionali quali il V&A Museum, Londra, Park Avenue Armory, New York, e il Palais de Tokyo, Parigi, per citarne alcuni. Ha partecipato a Biennali come quella di San Paolo e numerosi festival tra i quali il Sundance Film Festival di Park City. Ha vinto premi prestigiosi come il Golden Nica dell’Ars Electronica Festival.

Uffici Stampa
Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale
Raffaella Salato
rsalato@fondazioneterzopilastrointernazionale.it | T. + 39 06 97625591

Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it | M. +39 392 4325883
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272

IMMAGINE DI APERTURA Quayola, Iconographies #20: Tiger Hunt after Rubens, 2014 – Serie di stampe a getto d’inchiostro / Series of inkjet print

Savignano sul Rubicone (FC): Reset – La open call promossa da sistema festival fotografia

La sede espositiva del Consorzio di Bonifica ospita le opere di Francesco Andreoli, di Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, e di Mattia Marzorati e il testo del saggio di Benedetta Donato.

Sabato 11 settembre, alle ore 18.30, in piazza Borghesi si presenta il volume Geografie della rigenerazione umana e urbana. Fotografia, pensiero, futuro. Una riflessione sull’Italia contemporanea (Postcart Edizioni), che accompagna l’iniziativa.

10, 11 e 12, 18 e 19, 25 e 26 settembre 2021
NEI TRE WEEKEND DI APERTURA DEL SI FEST DI SAVIGNANO SUL RUBICONE (FC)
LA MOSTRA DEI VINCITORI DI

RESET

LA OPEN CALL PROMOSSA DA
SISTEMA FESTIVAL FOTOGRAFIA

Nei suoi tre weekend di apertura – 10, 11 e 12, 18 e 19, 25 e 26 settembre 2021 – il SI FEST di Savignano sul Rubicone (FC) ospita nella sede espositiva del Consorzio di Bonifica (via Garibaldi 45) la mostra dei vincitori della open call RESET. Sistema Festival Fotografia racconta la società contemporanea, per la categoria Call for Pictures: Francesco Andreoli, il duo Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni e Mattia Marzoratie per la categoria Call for Papers, Benedetta Donato.

RESET è stata ideata da Sistema Festival Fotografia, la rete dei cinque più importanti festival di fotografia italiani – Fotografia Europea di Reggio Emilia, Cortona On The Move, SI FEST di Savignano sul Rubicone (FC), Festival della Fotografia Eticadi Lodi e Photolux Festival di Lucca – indetta nell’ambito dell’avviso pubblico “Strategia Fotografia 2020”, promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura (MiC).

“La mostra RESET. Sistema festival Fotografia racconta la società contemporanea – dichiara Denis Curti, direttore artistico di SI FEST a nome della rete Sistema Festival Fotografia – è certamente un risultato importante e ha dimostrato come le attività sinergiche sono fondamentali per costruire progetti ambiziosi e rivolti al futuro. La rete Sistema Festival, durante il trentennale di SI FEST, rilancia e continua le attività di studio e di ricerca intorno al complesso e affascinante linguaggio della fotografia. La presenza a Savignano di tutti i rappresentanti dei Festival partner che compongono la rete sarà l’occasione per una nuova riflessione e per ribadire una complicità attiva sul futuro della fotografia.”

Il percorso della rassegna si apre con il progetto (UN)VAXXED di Francesco Andreoli (Carpi, MO, 1996) che rivela uno spaccato della realtà italiana sul tema delle vaccinazioni, ma senza dividere la questione in due fazioni contrapposte (Novax e Sìvax), cercando altresì di approfondire le diverse sfumature di verità che ruotano attorno a essa.

“Sin da subito – afferma lo stesso Francesco Andreoli – mi sono reso conto che per affrontare un tema del genere dovevo guardare la realtà dall’alto, senza prendere una posizione e senza giudicare nessuno. Questa foto inchiesta, iniziata a dicembre del 2019, mi ha portato a contatto con ricercatori, scienziati, aziende, sportivi, famiglie, bambini, registi, avvocati, militari e tantissime altre persone da varie parti d’Italia, di ogni età ed estrazione sociale, perché di fatto i vaccini riguardano tutti noi e la nostra salute”.

Quindi, si prosegue con il reportage QUESTA TERRA È LA MIA TERRA di Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni sulla diffusione nella penisola salentina del batterio della Xylella Fastidiosa, un patogeno batterico che causa la sindrome del disseccamento rapido dell’olivo.

“Abbiamo seguito la vicenda dal 2016 – ricordano Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni – quando l’epidemia era appena scoppiata nella zona di Gallipoli, completando da allora un lavoro a lungo termine a più livelli. Migliaia di agricoltori salentini hanno perso il lavoro di una vita intera in meno di due anni e i loro risparmi in trattamenti inefficaci. La malattia sta causando il collasso dell’intera economia agricola. Le ripercussioni sono drammatiche sul paesaggio, sulla vita quotidiana della popolazione e sul patrimonio umano e culturale unico. L’origine dell’epidemia non è certa e una soluzione per fermarla non è ancora stata trovata. Ma risultati promettenti stanno recentemente emergendo dalla creazione di un “super albero” immune alla Xylella”. Questa soluzione esclude un reimpianto di massa di olivi globalizzati che porterebbe alla cancellazione di tutte le specificità locali e della biodiversità.

La mostra si chiude con il progetto di Mattia Marzorati (Cantù, CO, 1992), dal titolo LA TERRA DEI BUCHI, che si concentra sulla provincia di Brescia, territorio in cui si trova un numero incredibilmente alto di criticità ambientali e rappresenta un caso significativo per comprendere come gli attuali modelli di sviluppo siano assolutamente insostenibili e distruttivi per l’ambiente e le persone.

Negli ultimi cento anni la città di Brescia e la sua provincia hanno vissuto un’eccezionale trasformazione e una conseguente crescita economica grazie soprattutto ai settori metalmeccanico ed estrattivo dalle cui cave di ghiaia, sabbia e marmo deriva il nome di “terra dei buchi”. La presenza di questi enormi buchi pronti per essere riempiti ha dato il via al business dei rifiuti negli anni ‘80.

“Comitati pubblici e ambientalisti – sottolinea Mattia Marzorati -, che stanno cercando di combattere queste politiche, affrontano la dura opposizione delle istituzioni e l’indifferenza della maggior parte dei loro concittadini. Negli ultimi mesi molti studi hanno collegato l’eccezionale diffusione e mortalità del Covid-19 in quest’area con la preesistente contaminazione dell’aria”.

All’interno del percorso espositivo, sarà proposto anche il testo del saggio Lo sguardo lungimirante, col quale Benedetta Donato si è aggiudicata il premio per la categoria Call for Papers, “per aver saputo – recita la motivazione – scrivere un saggio coerente con il tema proposto. Per aver saputo condensare in poche pagine una sintesi complessa relativa a una delle questioni centrali della nostra contemporaneità. Per aver individuato e proposto precise referenze culturali e visive. Per aver descritto con estrema precisione schemi di approccio progettuale che ben si adattano ad affrontare e conoscere il tema della rigenerazione urbana”.

Sabato 11 settembre, alle ore 18.30, in piazza Borghesi a Savignano sul Rubicone, si terrà un talk sulla mostra con Denis Curti, direttore artistico di SI FEST, Claudio Corrivetti, fotografo ed editore, gli artisti vincitori e Benedetta Donato, vincitrice di RESET nella categoria Call for Papers.

Nel corso dell’incontro verranno presentati i progetti vincitori di RESET e il libro Geografie della rigenerazione umana e urbana. Fotografia, pensiero, futuro. Una riflessione sull’Italia contemporanea (Postcart Edizioni) che accompagna l’iniziativa.

Oltre ai lavori di Francesco Andreoli, di Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, di Mattia Marzorati, e il saggio di Benedetta Donato, all’interno del volume si trovano i testi di Michele Smargiassi, di Mario Cucinella e di Maurizio Carta.


Mostra
RESET. Sistema Festival Fotografia racconta la società contemporanea
Francesco Andreoli; Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni; Mattia Marzorati; Benedetta Donato
Savignano sul Rubicone (FC), Consorzio di Bonifica (via Garibaldi 45)
10, 11 e 12; 18 e 19; 25 e 26 settembre 2021

Orari:
10 settembre, ore 18-24
11 settembre, ore 9-01
12 settembre, ore 9-21
18-19 e 25-26 settembre, ore 10-19

Informazioni:
tel. 324 5672299; info@savignanoimmagini.it; www.sifest.it

SISTEMA FESTIVAL FOTOGRAFIA
http://www.sistemafestivalfotografia.it/
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IMMAGINE DI APERTURA – Francesco Andreoli, (UN)VAXXED