Dal reggigiornale delle Kaffeehaus al digital newspaper holder

Quante volte è capitato di vedere poltrone e tavolini di un bar occupati da habitué seduti comodamente intenti a leggere il quotidiano infilato in un reggigiornale. Capita soprattutto in quei piccoli edifici immersi nel verde lussureggiante di aristocratici parchi e giardini settecenteschi, come le Kaffeehaus, sorte apposta per sorbire in tutta tranquillità caffè e cioccolata in tazza, secondo la moda dell’epoca. Per scorrere le pagine di un giornale senza sgualcirle non si poteva fare a meno di quell’asta magica che vide luce più di due secoli fa nelle sale da caffè della Germania, dell’Austria, della Svizzera. Si diffuse soprattutto sul finire del XIX secolo e dall’inizio del successivo se ne brevettarono molteplici modelli. In definitiva da allora il design non è mutato molto, consistente due lunghe aste, in legno, in vimini, in ottone, che assicurano la piega del giornale da sfogliare. Senza questo bizzarro, quanto elegante, attrezzo, leggere un quotidiano sarebbe poco maneggevole e forse anche noioso.

In un Club per gentiluomini, un gentleman legge il “Lancet” (ma senza utilizzare il reggigiornale), un amico afferma che è noioso e gli suggerisce di fare un gioco. Incisione su legno di C. Keene, 1883.

Registrato all’ufficio brevetti nel 1907, il portagiornale in legno di faggio Odenwald ha goduto sempre di una popolarità ininterrotta. Si basa su due lunghe aste di legno che scorrendo una sull’altra si aprono, svelando le bullette alle quali assicurare le pagine. Il suo meccanismo di bloccaggio è a chiusura automatica.

La versione ideata dal falegname Fritz Hahne, è in catalogo col nome di Primus, composto da due listelli di legno che aprendosi svelano dei chiodi fissati alla barra di legno superiore, utili a perforare il giornale quando è chiuso. In questo modo le pagine sono tenute saldamente da chiodi, mentre i listelli sono assicurati contro l’apertura involontaria con una vite di bloccaggio. Il portagiornale è poi munito in testa da un gancio, aperto o chiuso, per appenderlo al muro. La ditta, fondata nel 1924, è a gestione familiare e ancora oggi continua a produrre questi oggetti in legno di abete in diversi colori, venduti quasi esclusivamente agli editori di quotidiani tedeschi, svizzeri, austriaci e olandesi con su inciso il nome della testata.

Esiste però un modello di reggigiornale, realizzato in salice, legno e metallo che non necessariamente deve assomigliare ad un bastone. È quello di Thomas Poganitsch, un cestaio viennese, che ha rilevato gli strumenti e le macchine dal fornitore di portagiornali delle caffetterie locali, il quale cessato l’attività all’età di novanta anni gli ha svelato come realizzare e ripensare il modello tradizionale.

Recentemente, tuttavia, il designer Kuno Prey ha ideato un nuovo reggigiornale che a differenza dei modelli precedenti esclude che le aste possano nascondere parte del testo. Infatti, i fogli del quotidiano sono tenuti insieme da tre aste (due in legno e una in metallo) a sezione circolare in grado di ammorsare sia riviste che quotidiani. Il nuovo modello disegnato da Pray è prodotto da Alessi dal 1996.

Oggi c’è di più. Per pubblicizzare l’edizione digitale della Neue Zürcher Zeitung, sono stati realizzati dei classici portagiornali in legno dotati di pannelli LED, con schede programmate per ricevere feed RSS tramite un trasmettitore a infrarossi. Si possono trovare in caffè, bar e ristoranti, con le notizie più aggiornate rispetto ai giornali cartacei. Miracoli dell’informatica.

IMMAGINE DI APERTURA  – Il reggigiornale del designer Kuno Prey per Alessi

Mamiano di Traversetolo (Pr) – Miró. Il colore dei sogni

11 Settembre 2021 – 12 Dicembre 2021

Mamiano di Traversetolo (Pr), Fondazione Magnani-Rocca

MIRÓ
Il colore dei sogni

PARMA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2021

La mostra è organizzata dalla Fondazione Magnani-Rocca
in collaborazione con Fundación MAPFRE

La Fondazione Magnani-Rocca annuncia una originale mostra su Miró, curata da Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione, col contributo di studiosi spagnoli e italiani. “Miró. Il colore dei sogni”, questo il titolo dell’esposizione, si potrà ammirare nella sontuosa “Villa dei Capolavori” di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, dall’11 settembre al 12 dicembre 2021.
“Un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni”: così il poeta Jacques Prévert descriveva Joan Miró, celeberrimo artista spagnolo vissuto in una delle epoche più fervide della storia dell’arte. Arte, la sua, fondata non tanto sull’immagine tradizionale, quanto su sensazioni, emozioni immediate e suggestioni: colori brillanti e forti contrasti, linee sottili e soggetti allucinati e onirici.
“Miró (Barcellona 1893 – Palma di Maiorca 1983) dipinge ispirandosi – annota Roffi – alle forme della natura, ma anche alla musica; per un periodo compone inoltre poesie di stile surrealista, seguendo meccanismi psicologici simili a quelli adottati in pittura. Egli aspirava chiaramente al divino e la musica e la poesia erano le sue fonti di ispirazione. Talvolta le parole compaiono anche nei quadri, costituendo la loro chiave di lettura. Un rapporto fra pittura-musica-poesia che ben si accorda con gli interessi e la sensibilità di Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca”.
La mostra, realizzata in collaborazione con Fundación MAPFRE di Madrid, attraverso cinquanta opere fra gli anni Trenta e gli anni Settanta per la gran parte a olio su tela, propone un percorso che, orchestrato come una partitura musicale, evidenzia la sfida continua operata dall’artista nei confronti della pittura tradizionale, “con opere come Cheveaux mis en fuite par un oiseau dove Mirò letteralmente massacra – evidenzia il curatore – la pittura comunemente intesa, con un certo parallelismo con l’Espressionismo americano nell’idea che la pittura dovesse essere un getto continuo scaturito da una profonda esplosione creativa, pur garantendo alle proprie forme una dirompente integrità individuale malgrado le metamorfosi subite”.
Ad essere particolarmente documentati in mostra sono gli ultimi decenni di attività di Miró, con tele di grande formato e poetica bellezza come Personnage et oiseaux devant le soleil e Personnage devant la lune, e i temi ricorrenti che egli reinventa con frequenza – con l’uso costante di simboli come le stelle, gli uccelli o la donna, e le fantasiose rappresentazioni di teste – nello stesso tempo sottolineando influenze così diverse come la tradizione popolare, la calligrafia asiatica o i graffiti urbani. La pittura di Miró tende all’astrazione; tuttavia nelle variopinte forme fantastiche tra loro accostate, permane quasi sempre una traccia del reale: un occhio, una mano, la luna. Alcuni quadri presenti in mostra fanno pensare a cieli stellati, come Personnage, oiseau, ètoiles del 1944 o Après les constellations del 1976.
La strepitosa attività di illustratore di Mirò è rappresentata nell’esposizione al massimo livello, grazie al libro d’artista con testi poetici di Tristan Tzara Parler seul (1950), con settantadue tavole a colori dell’artista catalano, esposte in grandi teche.
Trasgressivo e anticonformista, l’artista affianca alla sua anima più contemplativa una poetica unitaria tra sogno e colore, così da sfuggire alla banalità e al convenzionalismo, dando vita a un linguaggio artistico universale ma allo stesso tempo unico e originale. Come affermava Mirò: ‘Una semplice pennellata può dare libertà e felicità’.
“Visitare la mostra significa – conclude Stefano Roffi – viaggiare dentro i sogni di Miró perché questa è la trama della sua arte”.

Il catalogo della mostra (Silvana editoriale) presenta saggi di studiosi spagnoli, tedeschi e italiani; si segnalano quelli sul rapporto fra Miró e la musica, e fra Miró e l’Italia, entrambi a firma di Joan Punyet Miró, nipote dell’artista, oltre al saggio del curatore e a una particolare intervista che Miró rilasciò a Walter Erben nel 1959; inoltre, nella tradizione delle mostre e dei cataloghi della Fondazione Magnani-Rocca, Mauro Carrera indaga l’attività dell’artista come illustratore.

La mostra è realizzata grazie al contributo di:
FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA.
Media partner: Gazzetta di Parma.
Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

Info e prenotazioni: info@magnanirocca.it Tel. 0521 848327 / 848148
www.magnanirocca.it

Ufficio Stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, ref. Simone Raddi gestione2@studioesseci.net
tel. 049.663499

IMMAGINE DI APERURA: Joan Miró, Le Chant de l’oiseau à la rosée de la lune, 1955, olio su cartone. Foto Joan Ramon Bonet. Archivo Successió Miró. © Successió Miró / ADAGP, Paris, by SIAE 2021

IMMAGINE DI APERTURA

Da sfogliare in biblioteca – Alphonse M. Mucha

Prima di riprendere L’arte del Novecento, proviamo a riempirci gli occhi, a spaziare con la mente, su quanto abbiamo già osservato e facciamolo attraverso alcune letture di ampio respiro. Questa volta sfogliamo le pagine che riguardano “Il padre dell’Art Nouveau”, Alphonse Maria Mucha, così è considerato nell’immaginario collettivo. Certo non è il più rappresentativo, ma sicuramente uno dei più significativi. Scorriamo perciò una selezione di poster e disegni di progetto. Ci renderemo conto di quanto sia stato ampio il lavoro di Mucha: dall’illustrazione e le arti decorative, alla sua fotografia e ai dipinti storici, soprattutto quelli monumentali dell’ultimo periodo, che sono stati la passione della sua vita. Concludiamo col catalogo di una mostra a lui dedicata a Lendava, in Slovenia. È di ben dieci anni fa (febbraio 2011): è utile per avvertire l’attaccamento che la “sua gente”, quella dei paesi slavi, ha verso questo grande artista.

Alphonse Mucha: valori estetici nell’arte e nell’artigianato   

Opere grafiche di Alphonse Mucha

Alphonse Mucha – disegni di progetto

Alphonse Mucha – disegni di progetto

Alphonse Mucha: una mostra

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Andrea Damonte – Cosa Mettere in Valigia: Guida Pratica per Viaggiatori Disattenti

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 



Mamiano di Traversetolo (Pr) – Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura

11 Settembre 2021 – 12 Dicembre 2021

Mamiano di Traversetolo (Pr), Fondazione Magnani-Rocca

PIER PAOLO PASOLINI
Fotogrammi di pittura

PARMA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2021

Mostra Focus in apertura del centenario pasoliniano.

A pochi mesi dal centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (avvenuta il 5 marzo 1922 a Bologna) la mostra focus che verrà allestita dalla Fondazione Magnani-Rocca nella sontuosa Villa di Mamiano di Traversetolo (Parma) dall’11 settembre al 12 dicembre 2021, intende evidenziare la piena apertura del poeta-regista al dialogo fra letteratura, cinema, arti figurative alla ricerca di quelle “corrispondenze” che furono al centro dell’interesse intellettuale anche di Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca, che visse a Roma nello stesso periodo di Pasolini e che ne possedeva le pubblicazioni. Particolare rilievo verrà dato ai riferimenti artistici ed estetici nei film di Pasolini.
Il progetto dell’esposizione – a cura di Stefano Roffi e Mauro Carrera – dal titolo Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura, trae origine dal fatto che Pasolini, pittore egli stesso per tutta la vita, indicava sempre i modelli pittorici come riferimenti per il proprio linguaggio cinematografico, più per stile che per iconografia, spesso costruendo le inquadrature come scene dipinte, senza tuttavia farne citazioni semplicemente estetiche ma esprimendo efficacemente contenuti molto complessi, resi così universalmente comprensibili. L’inquadratura immaginata come un quadro spiega la preferenza di Pasolini per il campo fisso: “come se io in un quadro – dove, appunto, le figure non possono essere che ferme – girassi lo sguardo per vedere meglio i particolari”; quindi la pittura risulta un mezzo congeniale per un linguaggio filmico di impronta “astorica”. La citazione artistica viene espressa attraverso la messa in posa, i lunghi primi piani che sottolineano la ieraticità dei volti (di attori presi il più delle volte dalla strada) e la ricostruzione di veri e propri tableaux vivants.
In mostra sontuosi costumi realizzati per i film, prestati dallo CSAC di Parma, e indossati da celebri attrici, come Silvana Mangano, locandine originali dei film, al tempo spesso considerati scandalosi e quasi sempre vietati ai minori di 18 anni, rare fotografie d’epoca e la galleria fotografica delle opere d’arte che Pasolini ebbe come riferimento, in accostamento alle scene tratte dai film.
Particolarmente nel suo primo film Accattone (1961) emerge l’influenza del celebre studioso e critico d’arte Roberto Longhi, del quale Pasolini fu allievo all’Università di Bologna, e delle sue lezioni sul Romanico, su Masaccio e su Caravaggio. Sulla scelta del protagonista del suo secondo film Mamma Roma (1962), spiegava Pasolini: “Ho visto Ettore Garofolo mentre stava lavorando come cameriere in un ristorante dove una sera ero andato a mangiare, […], esattamente come l’ho rappresentato nel film, con un vassoio di frutta sulle mani come la figura di un quadro di Caravaggio”; la drammatica immagine finale del ragazzo, sconvolto dalla rivelazione del “mestiere” della madre, morente e legato nell’infermeria della prigione, riprende il Cristo morto (1485) di Andrea Mantegna, in una evidente sovrapposizione del sacrificio di Cristo con le sofferenze dei miseri.
Ne La ricotta, episodio da RoGoPaG (1963), Pasolini attraverso i dettami di Orson Welles, nel ruolo di un regista suo alter-ego che dirige un film sulla Passione di Cristo, ricostruisce a tableau vivant, due opere di manieristi toscani: la monumentale Deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino (1521) e l’altrettanto imponente pala, di analogo soggetto, del Pontormo (1526-1528). Numerosi sono i riferimenti pittorici anche ne Il Vangelo secondo Matteo (1964) e Teorema (1968) – in particolare Piero della Francesca e Francis Bacon -, poi ne Il Decameron (1971) col regista che dichiara il suo debito verso Giotto e Velázquez; ma la grande arte è presente nella concezione estetica di tutti i film di Pasolini, fino all’ultimo, lo scandaloso quanto lucidissimo e profetico Salò o le 120 giornate di Sodoma.
L’estremo tableau vivant è la morte caravaggesca del regista a Ostia il 2 novembre 1975.

La mostra si fregia del patrocinio e della collaborazione del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e del Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini presso la Fondazione Cineteca di Bologna.
La collaborazione con la Fondazione AAMOD consentirà la visione in sede espositiva del documentario “Pasolini cultura e società” (1967) di Carlo Di Carlo.

Il catalogo della mostra (Silvana editoriale) presenta saggi di Roberto Chiesi (“Il cinema di Pasolini”), Mauro Carrera (“Pasolini come personaggio e icona”), Stefano Roffi (“Pasolini mette in scena la pittura”).

Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dall’11 settembre al 12 dicembre 2021. Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Lunedì chiuso (aperto lunedì 1° novembre in quanto festivo).
Ingresso: € 12,00 valido anche per le raccolte permanenti – € 10,00 per gruppi di almeno quindici persone – € 5,00 per le scuole.
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it
Il sabato ore 16 e la domenica e festivi ore 11.30, 15.30, 16.30, visita alla mostra ‘Miró. Il colore dei sogni’ e alla mostra ‘Pasolini’ con guida specializzata; è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 17,00 (ingresso e guida).
Ristorante tel. 0521 1627509 whatsapp 393 7685543 email marco@bstro.it
Consultare il sito www.magnanirocca.it per le modalità di visita in sicurezza.
Mostra e Catalogo (Silvana Editoriale) a cura di Stefano Roffi e Mauro Carrera,
saggi in catalogo di Mauro Carrera, Roberto Chiesi, Stefano Roffi.
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Simone Raddi gestione2@studioesseci.net tel. 049 663499 Cartella stampa e immagini: www.studioesseci.net

La mostra è realizzata grazie al contributo di:
FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA.
Media partner: Gazzetta di Parma.
Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

IMMAGINE DI APERTURA – Pier Paolo Pasolini, Roma 1971 – foto di Sandro Becchetti

Fabio Benzi – Il Futurismo

Scrivere oggi un libro sul futurismo è forse uno degli sforzi più complessi che uno storico dell’arte possa affrontare. Richiede infatti di compulsare un numero infinito di fonti, di interpretazioni, di contributi, che oltretutto si intrecciano a documenti epistolari (non sempre pubblicati o correttamente interpretati, e comunque sparsi in archivi e articoli innumerevoli) nelle cui pieghe (e talvolta persino nei cui silenzi) si nascondono esegesi di opere, di rapporti, di personaggi, che ancora possono cambiare la prospettiva di quanto normalmente si dà per acquisito. Come vedremo tra poco, nonostante l’importanza oggettiva del movimento e il discreto lasso temporale che ce ne separa, i tentativi di sintesi (quelli non solo divulgativi, naturalmente) sono ancora decisamente scarsi, o meglio irrisori; laddove prevalgono invece quelli analitici e filologici, per altro verso essenziali per poter permettere una corretta lettura e ricostruzione dei fatti storici e dei risvolti estetici e artistici. Molte sono le ragioni di questa strana dinamica critica, e proviamo qui a elencarne alcune, solo come esempi, senza pretesa di completezza.

CONTINUA A LEGGERE SU ACADEMIA.EDU (OPPURE SCARICA IL LIBRO): Il Futurismo, Milano 2008

IMMAGINE DI APERTURA – Copertina del volume

Fabio Benzi – Il Futurismo



Lucca – La sessione autunnale di Photolux 2021 con tre nuove mostre

Al Baluardo San Colombano, fino al 26 settembre, la rassegna che presenta le opere vincitrici del World Press Photo 2021. Nella sede storica di Villa Bottini, fino al 3 ottobre, il reportage di Rocco Rorandelli sull’impatto dell’industria del tabacco sulla società contemporanea e una selezione d’immagini della Manifattura Tabacchi Lucca dell’Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi”. In più, l’esposizione di libri fotografici, a cura di Francesco Colombelli, che indaga il ruolo della fotografia nella documentazione della guerra e dello sviluppo delle armi da combattimento e una serie di fotografie scattate da Giampiero Brancoli durante la Campagna di Russia, e conservate nell’omonimo fondo dell’archivio lucchese.

LUCCA
DAL 4 SETTEMBRE 2021

LA SESSIONE AUTUNNALE DI
PHOTOLUX 2021
CON TRE NUOVE MOSTRE

Dal 4 settembre, Photolux Lucca arricchisce la sua proposta espositiva 2021, con una sessione autunnale di tre nuove mostre.

Queste rassegne completano il programma tutt’ora in corso che, fino al 22 agosto, propone a Villa Bottini la collettiva L’inizio del futuro, curata da Giulia Ticozzi e Arcipelago-19, con una installazione audiovisiva di Cesura, che ripercorre le diverse fasi della pandemia, così come sono state e sono vissute in Italia, attraverso l’obiettivo di fotografi freelance, e Racconti della Pandemia, curata da Enrico Stefanelli e Chiara Ruberti, con i materiali acquisiti in questo anno nel fondo Covid-19 e relativi all’emergenza sanitaria nel territorio lucchese.

Dal 4 al 26 settembre 2021, il Baluardo San Colombano ospita la mostra che presenta le opere vincitrici del World Press Photo 2021, il riconoscimento che dal 1995 premia le migliori fotografie che hanno contribuito a raccontare gli eventi e le notizie dell’anno precedente, presentando al pubblico il meglio del fotogiornalismo mondiale.

La giuria di questa edizione ha selezionato come World Press Photo of the Year l’immagine del fotografo danese Mads Nissen, The First Embrace, nella quale, l’ottantacinquenne Rosa Luzia Lunardi, dopo cinque mesi d’isolamento, viene abbracciata per la prima volta, sebbene attraverso una tenda di plastica, dall’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di riposo Viva Bem a San Paolo in Brasile.

Non mancherà una sezione dedicata agli artisti italiani. Tra questi, Antonio Faccilongo, vincitore della World Press Photo Story of the Year con Habibi, un reportage sul contrabbando di sperma nelle carceri israeliane da parte dei detenuti palestinesi e delle loro famiglie, che vogliono preservare i loro diritti riproduttivi.

Oltre a Faccilongo, che ha vinto anche il primo premio nella categoria Long-Term Projects, verrà dato risalto alle opere di altri due autori italiani: Gabriele Galimberti, primo premio nella categoria Ritratti, Storie con il progetto The Ameriguns, sulla detenzione delle armi negli USA e Lorenzo Tugnoli, primo premio nella categoria Spot News, Storie con Port Explosion in Beirut, sull’esplosione nel porto di Beirut in Libano nell’agosto 2020.

Dal 4 settembre al 3 ottobre 2021, la sede storica di Villa Bottini accoglie il reportage Bitter Leaves che Rocco Rorandelli (1973), membro del collettivo TerraProject, ha condotto tra l’India, la Cina, l’Indonesia, gli Stati Uniti, l’Italia e molti altri paesi, per riferire l’impatto dell’industria del tabacco sulla salute delle persone, l’economia e l’ambiente.

L’indagine di Rorandelli porta il visitatore in campi di tabacco e centri medici, fabbriche, musei e strutture doganali, per chiarire la vasta rete che regola e lega l’industria e il contesto umano e ambientale. La mostra è prodotta in collaborazione con Riaperture Festival e Fondazione Studio Marangoni.

Le immagini di Rorandelli dialogano con una selezione di fotografie, conservata nell’Archivio Fotografico Lucchese “A.Fazzi”, che illustra la storia della Manifattura Tabacchi di Lucca, la fabbrica che è stata uno dei punti di riferimento della storia economica della città e che accoglieva una maestranza quasi esclusivamente femminile.

Nelle stesse date – dal 4 settembre al 3 ottobre 2021 – sempre a Villa Bottini si tiene Foul and Awesome Display, una produzione di Fotografia Europea Reggio Emilia a cura di Francesco Colombelli, che propone una serie di libri fotografici in grado di analizzare come lo sviluppo delle armi da combattimento sia andato di pari passo con quello delle tecnologie più moderne.

Il percorso si apre idealmente con una sezione storica che illustra i primi utilizzi della fotografia di guerra con i volumi di Roger Fenton e Alexander Gardner (Garder’s photographic sketch book of the Civil War, 1865), quindi si passa alla fotografia aerea – Mémories d’un Géant (2015) di Nadar – e alla sua applicazione alla guerra, con The Great War seen from the air in the Flanders Fields (Birger Stichelbaut, 2014), The Pigeon Photographer (Nicolò Degiorgis, 2018), Zeppelin Weltfahrten (I e II, 1933-36).

Una parte è dedicata alla bomba atomica, da Picturing the Bomb che ricorda il Progetto Manhattan (Harry N. Abrams, 1995), agli epocali volumi di Shomei Tomatsu (Nagasaki 11.02 August 9, 1945) e Ken Domon (Non dimenticare Hiroshima!), fino ad arrivare a quelli che indagano le conseguenze delle armi nucleari, con Atomic Ed (Janire Najèra, 2018), Anecdotal (David Fathi, 2015), Silent Hisotries (Kazuma Obara, 2014) e Cronache di un bombardamento atomico (edizioni Maquis, 1985). La rassegna si chiude con American Origami (Andres Gonzales, 2019) e Useful Photography 11 (KesselsKramer, 2016), una riflessione sul costante aumento della diffusione di armi tra i civili, soprattutto in area occidentale.

A completamento del percorso, viene esposta una serie di immagini tratte dal Fondo Giampiero Brancoli, dell’Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi”, che raccoglie oltre 6.000 immagini, tra le quali spicca un importante nucleo sulla Campagna di Russia, alla quale Brancoli aveva preso parte con l’ARMIR (Armata Italiana in Russia).

Le immagini scattate in Russia da Giampiero Brancoli ritraggono paesaggi innevati e centri abitati desolati che trasmettono all’osservatore il senso del silenzio più assoluto e narrano la quotidianità delle popolazioni locali, in particolare delle donne e dei bambini. Accanto a esse, si trovano quelle

relative alle operazioni militari, alle atrocità della guerra e ai momenti ordinari di vita militare condivisa con altri uomini, divenuti compagni di un’esperienza unica. Molto suggestivi sono i ritratti, corredati spesso da appunti manoscritti sulle stampe fotografiche, con cui si presentano le persone e si descrivono momenti di vita comune, come il riposo, il pasto, il farsi la barba, il giocare a carte, lo scherzo e la goliardia.

“Il programma di Photolux – afferma Chiara Ruberti, codirettore di Photolux -, in questo anno complicato, si arricchisce e si completa. Alle due mostre che indagano, da diverse angolazioni, gli effetti della diffusione della pandemia a Lucca e in Italia, si affianca quella che presenta i vincitori del World Press Photo che, dopo sedici anni di continuità, proprio la pandemia aveva impedito di portare in città. A queste, si aggiungono le rassegne di Rocco Rorandelli e dei libri fotografici curata da Francesco Colombelli, che ci offrono l’occasione per valorizzare il posseduto dell’Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi” mettendo in dialogo le fotografie storiche con due produzioni contemporanee”.

Photolux è diretto da Enrico Stefanelli e organizzato con il sostegno del Main partner: Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; partner istituzionali: Città di Lucca, Provincia di Lucca, Fondation Manuel Rivera-Ortiz, Lucca Promos – The Lands of Giacomo Puccini; sponsor: intarget flowing digital, Leica, Pictet Asset Management, Azimut.


IMMAGINE DI APERTURA – Habibi © Antonio Faccilongo, Italy, Getty Reportage; WINNER: WORLD PRESS PHOTO STORY OF THE YEAR

L’attraversamento stabile dello Stretto di Messina: situazione attuale e sviluppi

Il 4 agosto 2021 il Ministro Giovannini, in audizione presso le Commissioni riunite ambiente e trasporti della Camera dei Deputati, ha raccolto le indicazioni del Gruppo di Lavoro di redigere uno studio di Fattibilità tecnico economica che possa indicare quale sia la soluzione più adeguata che permetta di giungere ad una decisione definitiva, se quella del ponte a una o più campate.

Per tale studio sono stati stanziati 50 milioni di euro già individuati con la Legge di Bilancio 2021. Il Ministro ha affermato che la prima fase del Progetto di Fattibilità dovrà concludersi entro la primavera del 2022.

Da sfogliare in biblioteca – Art Nouveau

Libri da riprendere in mano, da leggere, ma anche semplicemente da sfogliare, lasciando da parte i ricordi dell’estate trascorsa e cominciando a riassaporare pigramente le letture che ci impegneranno in autunno e in inverno, per ragioni di lavoro o di studio o semplicemente per passione. Prima di riprendere L’arte del Novecento, proviamo perciò a riempirci gli occhi, a spaziare con la mente, su quanto abbiamo già osservato e facciamolo attraverso letture di ampio respiro.

Art Nouveau: dalle origini all’Esposizione di Parigi

Il trionfo dell’Art Nouveau – Parigi mostra 1900

La scuola di Nancy. Art Nouveau e industria dell’arte (estratto)

L’età dell’Art Nouveau  

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay