Biscotti Gentilini – Idee gratis per insegnare ai bimbi ricette semplici e golose

La cucina è il luogo di ritrovo della famiglia, il luogo in cui si cucina, si mangia, si condivide la maggior parte del tempo insieme. Biscotti Gentilini ha studiato e realizzato in collaborazione con Ampère Books un progetto per permettere a genitori e figli di trascorrere più tempo insieme in maniera simpatica e costruttiva, per regalare loro, o almeno provarci, un momento di leggerezza e spensieratezza.

Nasce quindi l’idea di insegnare ai bimbi alcune ricette facili da realizzare e farli cucinare, divertendosi. Ingredienti principali: i biscotti Gentilini e un pasticcere d’eccezione, Luca Perego (@LuCake), che con semplici e deliziose ricette ha insegnato, in diretta Facebook, come prepararle, giocando.

Nasce così il progetto “Cucina con Gentilini”: una selezione di 11 ricette per altrettante video dirette social da dicembre 2020 a giugno 2021.

Scarica gratuitamente il nostro libro di ricette, troverai golosissime ricette, semplici da preparare per cucinare insieme a tutta la famiglia. Gusto e divertimento sono assicurati!

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 

Fabriano – Oro e colore nel cuore dell’Appennino. Allegretto Nuzi e il ‘300

Allegretto Nuzi, fabrianese d’origine e toscano di formazione, lavorò stabilmente a Fabriano dal 1347 fino alla morte nel 1373, creando un numero rilevante di opere diverse, dagli altaroli per il culto privato ai polittici di grandi dimensioni, a cicli affrescati. La qualità dei fondi oro del Maestro ebbe, da subito e ancora più nei secoli successivi, uno straordinario successo e queste opere vennero contese da estimatori e collezionisti, finendo in musei e collezioni importanti non solo fuori da Fabriano ma anche dall’Italia, tanto che nel nostro paese non restano i dipinti di devozione individuale.

15 Ottobre 2021 – 30 Gennaio 2022
Fabriano, Pinacoteca civica Bruno Molajoli

Oro e colore nel cuore dell’Appennino.
ALLEGRETTO NUZI E IL ‘300 A FABRIANO

A cura di Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi

Allegretto Nuzi: Pentittico Madonna col bambino, Santa Maria Maddalena, San Giovanni Evangelista, San Venanzio “Fabriano, Pinacoteca civica “Bruno Molajoli” tempera su tavola, cm 118 x 200

Questa attesissima mostra, curata da Andrea de Marchi e Matteo Mazzalupi e promossa dal Comune di Fabriano, la Regione Marche, la direzione Generale Creatività, con la collaborazione dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti, la Diocesi di Fabriano e Matelica, con il contributo di Fondazione Carifac, Fabriano, Exibiz nonché con la collaborazione e l’apporto di diverse istituzioni italiane e internazionali, riesce per la prima volta nella “impresa impossibile”: riportare a Fabriano una trentina di opere del grande Maestro prestate per l’occasione, fra cui undici tavole da musei stranieri. Per dare contezza del singolare momento artistico fabrianese della seconda metà del ‘300, queste opere sono affiancate a una serie di sculture di altri artisti del territorio, sculture che nelle loro cromie, ma non solo, risentono in modo evidente dell’influenza di Allegretto e della sua scuola.
Proprio questa capillare “riconduzione all’origine” consente anche di riunire parti da tempo disperse di polittici, di mettere a confronto opere che con chiarezza delineano il percorso di un Maestro che a pieno titolo può essere definito tale. La dispersione e la conseguente scarsa conoscenza diretta delle sue opere lo avevano relegato a un ruolo apparentemente locale.

“Questa mostra è stata fortemente e tenacemente voluta dalla nostra Amministrazione – sottolinea il Sindaco Gabriele Santarelli – ed è un regalo che viene fatto alla città di Fabriano e a tutti gli appassionati e gli amanti dell’arte.

L’idea di una mostra dedicata ad Allegretto Nuzi è nata nel 2018 durante la presentazione del volume dedicato all’opera di restauro del Polittico raffigurante la Madonna col Bambino e Santi per mano della restauratrice Lucia Biondi avvenuto nel 2014 “Elogio del trecento fabrianese”.
Siamo convinti che Fabriano abbia tutte le potenzialità per ritagliarsi un ruolo da protagonista nel panorama nazionale degli eventi espositivi ed era nelle nostre intenzioni dare continuità all’organizzazione di mostre; in quel momento, a inizio 2018, era stata già confermata la mostra su Gentileschi per il 2019 e intuii che avevamo già tante energie sul territorio pronte per collaborare a un progetto su Allegretto, che sarebbe stato una sorta di peccato originale indirizzare la nostra attenzione su altro e che invece sarebbe stato giusto dare voce a quella voglia di omaggiare quell’artista. Lo accennai seduta stante al Prof. De Marchi che non so che peso diede a quella mia estemporanea espressione di volontà.
Un progetto arricchito da una importantissima collaborazione con il comune di Gubbio per cui non si tratta di una semplice mostra ma di un percorso che unisce Gubbio con Fabriano grazie alle opere e alle ispirazioni di due artisti protagonisti ognuno a proprio modo della storia dell’arte del ‘300 e del ‘400 delle due parti dell’Appennino: Nuzi e Nelli. Un Appennino che finalmente unisce anziché dividere.
Una mostra di questo tipo non è mai una semplice esposizione di opere ma rappresenta il risultato di un lungo lavoro di studio, di approfondimenti e di ricerca che sono sicuro non si esauriranno qui e ora. Oggi possiamo affermare di conoscere meglio il mondo di Allegretto e di conseguenza la nostra storia.
Organizzare una mostra, e per di più di questa portata, in piena Pandemia richiede un po’ di pazzia ma oggi questo progetto è realtà e la sua realizzazione è stata possibile solo grazie all’attivazione di sinergie e collaborazioni con le quali sono state innescate tante energie del territorio.
Per tutti questi motivi la mostra “Oro e colore nel cuore dell’Appennino” è in tutto e per tutto una mostra del territorio per il territorio. Un importante segnale di ripartenza. La dimostrazione che Fabriano ha tutto quello che serve per rialzarsi ma solo se saremo capaci di farlo insieme.”

“La mostra su Alegretto Nuzi sostenuta dalla Regione Marche – commenta l’Assessore regionale alla Cultura Giorgia Latini – proprio perché riunisce opere che provengono da diverse collezioni consentirà uno studio più approfondito sulla produzione di questo artista e sul contesto artistico fabrianese dell’epoca. Interventi come questo sono importanti per ricostruire i tratti di una storia, non soltanto individuale, ma che diventa patrimonio dell’intera Regione Marche e di tutto il mondo dell’arte. Attraverso il sostegno ad iniziative simili contribuiamo a rafforzare la nostra identità culturale e, di conseguenza, a rafforzare le strategie di promozione che ci rendono competitivi all’interno dei grandi circuiti del turismo”.

“Forte della sua educazione toscana – scrive Andrea De Marchi – il Nuzi esercitò un’influenza enorme, fra Umbria e Marche, in sodalizio con il conterraneo ed emulo Francescuccio di Cecco, importando un linguaggio pacato e monumentale, maturato sul confronto con la tenerezza espressiva dei Lorenzetti a Siena e con i volumi accarezzati di giotteschi fiorentini come Maso di Banco e Bernardo Daddi. Allegretto introdusse nelle Marche tipologie ancora ignote di complessi polittici e squisiti altaroli per la devozione individuale. Nelle iconografie fu innovatore, contribuendo alla diffusione della Madonna dell’Umiltà in area adriatica, piegando le storie della Passione a interpretazioni originali e toccanti. Nelle tecniche pittoriche fu sperimentatore, combinando con grande libertà i punzoni per comporre i decori floreali dei nimbi e dispiegando scintillanti tessuti operati con fantasie di uccelli e tartarughe, col colore sgraffito per rimettere in luce l’oro del fondo. Da Fabriano dialogò strettamente coi migliori pittori fiorentini suoi coetanei, con Puccio di Simone che portò a lavorare con sé fra 1353 e 1354, coi fratelli Andrea e Nardo di Cione, gli Orcagna.
Seppe impalcare cicli murali di rara freschezza, capaci di coniugare la grandiosità semplificata dell’insieme e l’immediatezza narrativa del dettaglio. I principali si conservano ancora nelle chiese di Fabriano, in Santa Lucia Novella, dei domenicani (cappella di San Michele e Sant’Orsola, sagrestia), e nella tribuna di San Venanzio”.
La tribuna della chiesa di San Venanzio, oggi cattedrale, eretta negli anni sessanta del Trecento, è un vertice misconosciuto dell’architettura gotica centroitaliana ed è stata oggetto di una restituzione virtuale fondata su un rigoroso rilievo, qui esperibile in forma immersiva, quale adeguata introduzione alla visita nell’attuale cattedrale, dove sopravvivono, decurtati dalle trasformazioni successive, i resti degli affreschi che rivestivano le cappelle di San Lorenzo, di San Giovanni e della Santa Croce.
La mostra, grazie alla collaborazione con la Diocesi di Fabriano – Matelica, presenta anche una piccola sezione presso il Museo Diocesano e nella stessa cattedrale di San Venanzio, dove è ricostruito un Calvario ligneo coi dolenti.

Alla mostra fabrianese è collegata anche l’esposizione su Ottaviano Nelli a Gubbio, a cura dello stesso Andrea De Marchi e Maria Rita Silvestrelli e promossa dal Comune di Gubbio e dalla Direzione regionale dei Musei dell’Umbria.

Per Informazioni:
Pinacoteca civica B. Molajoli
P.zza Papa Giovanni Paolo II
Telefono: 0732 250658
Email: oroecolore@comune.fabriano.an.it
Sito web: https://www.pinacotecafabriano.it/

Orari di visita: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18

Costo biglietto:
Biglietto ingresso unico: € 5,00
Biglietto ingresso per gruppi con più di 20 persone: € 4,00 cadauno
Biglietto ingresso per gruppi scolastici con più di 15 persone: € 3,00 cadauno
Biglietto ingresso over 65: € 4,00 cadauno
Biglietto ingresso under 18: € 3,00 cadauno
Biglietto ingresso per portatori di handicap e loro accompagnatori: gratuito
Biglietto ingresso per accompagnatori gruppi: gratuito
Biglietto ingresso per giornalisti: gratuito
Biglietto ingresso per bambini sotto i sei anni: gratuito
Biglietto ingresso per residenti nel Comune di Fabriano: gratuito
Biglietto integrato con Museo della carta e Museo Guelfo: € 12
Catalogo: Silvana Editoriale

Ufficio Comunicazione
Comune di Fabriano
Roberta Corradini
r.corradini@comune.fabriano.an.it

in collaborazione con
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro
roberta@studioesseci.net
tel. 049663499

IMMAGINE DI APERTURA – Maestro dei Magi di Fabriano, Madonna col Bambino, scultura in legno intagliato e dipinto. Londra, Callisto Fine Arts.

Milano – Nelle sommosse e nelle guerre. Gli archivi milanesi durante l’età napoleonica

In occasione delle celebrazioni per il bicentenario della scomparsa di Napoleone Bonaparte, la rassegna, dal titolo Nelle sommosse e nelle guerre, presenta una serie di documenti, carte, pergamene dall’alto significato simbolico, oltre a intestazioni finemente decorate, sigilli, progetti di monumenti, stampe e molti altri pezzi rari tratti dai fondi del patrimonio archivistico milanese. Tra i cimeli più curiosi, tre ciocche di capelli di Napoleone.

ALL’ARCHIVIO DI STATO DI MILANO
DAL 10 OTTOBRE 2021 AL 31 GENNAIO 2022

UNA MOSTRA INDAGA IL RAPPORTO INTERCORSO TRA IL POTERE NAPOLEONICO E LE ISTITUZIONI ARCHIVISTICHE MILANESI

Nelle sommosse e nelle guerre. Gli archivi milanesi durante l’età napoleonica

Napoléon a l’ile S. Hélen 1819.
Ritratto di Napoleone in piedi su una costa rocciosa dell’isola con lo sguardo rivolto verso il mare.
ASMi, Clerici di Cavenago, Stampe Clerici, b. 1, fasc. 2, doc. 1

Nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della scomparsa di Napoleone Bonaparte, l’Archivio di Stato di Milano ospita, dal 10 ottobre 2021 al 31 gennaio 2022, la mostra Nelle sommosse e nelle guerre che analizza quali furono le conseguenze e le ricadute prodotte dall’arrivo del nuovo potere napoleonico sugli archivi milanesi.

Mentre l’Italia era investita dall’impetuosa avanzata delle truppe comandate dal generale Bonaparte, nel chiuso degli archivi prendeva il via una battaglia più silenziosa, ma destinata a produrre effetti duraturi nel tempo. Nel giro di un quarto di secolo, dal 1796 al 1821, molti archivi italiani subirono razzie, trasferimenti improvvisi, accorpamenti e smembramenti, frutto delle alterne vicende belliche che segnarono l’età napoleonica e i primi anni della Restaurazione.

La rassegna, curata da Maria Pia Bortolotti, Marco Lanzini e Carmela Santoro, organizzata dall’Archivio di Stato di Milano, rientra nel palinsesto delle iniziative del Comitato per il bicentenario napoleonico 1821-2021 (www.napoleone21.eu), con il supporto dei media partner Rai Storia e Rai Cultura.

L’esposizione presenta una serie di documenti, carte, pergamene dall’alto significato simbolico, oltre a intestazioni finemente decorate, sigilli, progetti di monumenti, stampe e molti altri pezzi rari tratti dai fondi del patrimonio archivistico milanese.

“Le sale dell’Archivio di Stato di Milano – afferma il suo direttore, Benedetto Luigi Compagnoni – tornano ad accogliere, dopo la sospensione obbligata dalla complicata situazione sanitaria, una mostra di grande fascino che celebra il bicentenario napoleonico attraverso materiale archivistico di considerevole importanza storica. Per la sua tipicità, capace di coniugare il rigore scientifico con l’emozionalità, l’esposizione sarà in grado di rivolgersi non solo a un pubblico di professionisti quanto a un pubblico allargato di non addetti ai lavori che li porterà ad avvicinarsi e ad approfondire da un lato, per alcuni versi, insolito, un periodo e un personaggio, qual è stato Napoleone, che tanto hanno influenzato lo sviluppo storico e sociale di Milano, della Lombardia e dell’intero Nord Italia”.

Il percorso espositivo si costruisce lungo quattro filoni narrativi e si apre con la sezione che inquadra da un punto di vista storico il contesto che fa da sfondo alle vicende archivistiche.

Qui si trova una selezione di documenti, molti dei quali con firma autografa di Napoleone stesso, che si caratterizza per intestazioni finemente decorate, spesso realizzate da importanti artisti quali Andrea Appiani, per esaltare l’inizio di una nuova era di uguaglianza e libertà.

Con Napoleone ci si trova di fronte a un nuovo repertorio di immagini, ricavate dalla simbologia massonica e derivate dalle rappresentazioni dell’antica Roma repubblicana, che doveva raffigurare gli emblemi collegati alla nuova Repubblica Francese. Nacque così una nuova tipologia documentaria: la carta intestata delle lettere e dei documenti ufficiali, caratterizzata da fregi e testate incise dove proliferavano allegorie della Libertà, berretti frigi che troneggiavano in cima agli alberi della libertà, fasci littori dell’autorità romana, raffigurazione di personaggi, esempi di eroismo, influenzati artisticamente dal Neoclassicismo.

Anche l’immagine femminile della Repubblica, ovvero la Marianna, simbolo della Francia rivoluzionaria con ai lati i motti Libertà e Uguaglianza, si arricchì di simboli e allegorie che testimoniavano il potere, l’autorità, la giustizia, la pace, la prosperità e l’abbondanza.

La mostra prosegue con la parte che guida il visitatore alla scoperta delle vicende interne dell’Archivio, con lo scopo di rivelare tutte le contraddizioni di un periodo nel quale l’istituto, non ancora affrancato dalla sua antica veste di Archivio segreto, tentò di aprirsi a un nuovo pubblico di eruditi e studiosi.

Particolarmente interessante è la planimetria del piano terreno del complesso di San Fedele a Milano con l’indicazione dei possibili locali da assegnare all’Archivio nazionale, o il disegno a carboncino della “statua colossale rappresentante l’Imperatore Napoleone I” eretta nella “piazza dei Leoni posta a fianco della chiesa di San Marco” a Venezia il 15 agosto 1811 – ora al Museo Correr – dello scultore Domenico Banti, che rappresenta Napoleone come un imperatore romano, appoggiato a una colonna, con il mantello ricadente in un largo panneggio, la mano destra distesa in atto di pacificare il mondo, il quale stava in forma di globo nella mano sinistra: si tratta del cosiddetto “Napoleone pacificatore”, o ancora il disegno a colori della statua e della colonna che sarà eretta in Piazza Nuova a Ferrara, opera di Giacomo De Maria, in cui Napoleone viene raffigurato secondo il modello eroico greco come Marte pacificatore, in piedi, nudo, cinto dal mantello militare, con in una mano l’asta e nell’altra il mondo. La statua venne abbattuta successivamente dagli austriaci e sostituita con quella di Ludovico Ariosto.

Il percorso continua documentando le peripezie subite dalla documentazione in epoca napoleonica. A emergere è una Milano crocevia di un continuo flusso di casse ricolme di documenti, protagonisti di un ideale tour tra Vienna, Parigi, Venezia, le cui tappe furono scandite dai trionfi e dalle sconfitte francesi.

Alla caduta del Regno d’Italia, infatti, l’Austria e i governi restaurati in Italia pretesero la restituzione della documentazione estratta dagli archivi dei rispettivi territori e confluita a vario titolo a Milano durante tutta l’età napoleonica. A essere spogliato non fu solo l’Archivio nazionale, ma anche il nuovo Archivio diplomatico, il cui patrimonio venne progressivamente circoscritto alla sola area lombarda.

Di grande interesse è la stampa Caduta di Napoleone, del 2 aprile 1814, dove l’imperatore, con le “ali dei furbi” ai piedi, precipita dal carro rovesciato dalla dea Fortuna e respinto nella sua ascesa dalle quattro potenze restauratrici: la Russia, in veste di Eolo che soffia e respinge, l’Austria appoggiata sull’aquila, bicipite, la Prussia con la spada innalzata pronta a colpire e l’Inghilterra dominatrice dei mari con il tridente del dio Nettuno. Sotto al trono, sorretto invano dalla forza del leone e la crudeltà della tigre, giacciono con le catene spezzate la Francia e l’Italia.

Non solo carte e pergamene, ma anche testimonianze materiali, emergono dai faldoni di un archivio. La rassegna, infatti, si chiude idealmente con il caso del curioso destino di tre ciocche di capelli di Napoleone, sequestrate nel 1817 a Natale Santini, suo collaboratore giunto in Italia con il singolare “cimelio”. I capelli entrarono dunque a far parte del fascicolo archivistico relativo alle indagini sul Santini, arrivato all’interno del fondo Presidenza di Governo. 

L’Archivio di Stato di Milano si è rivolto al Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze per richiedere l’analisi del DNA di questi capelli per avere l’evidenza scientifica che fossero appartenuti realmente a Napoleone, confermata attraverso la comparazione con il DNA dei discendenti per linea materna dell’imperatore francese.

La mostra, a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria tramite Eventbrite, sarà aperta il giovedì e il venerdì, dalle 11 alle 12 e dalle 13 alle 14.

Sono previste aperture straordinarie, sabato 16 e domenica 17 ottobre, per le giornate FAI d’autunno, su prenotazione.

Nelle sommosse e nelle guerre. Gli archivi milanesi durante l’età napoleonica
Milano, Archivio di Stato (via Senato 10)
10 ottobre 2021 – 31 gennaio 2022

Orari: giovedì e venerdì, dalle 11 alle 12 e dalle 13 alle 14

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria:
https://bit.ly/PrenotazioneMostraAsmi

Per informazioni:
Francesca Zara – responsabile ufficio stampa
Tel. 02.7742161
francesca.zara@beniculturali.it
www.archiviodistatomilano.beniculturali.it
https://www.facebook.com/archiviodistatodimilano/
https://www.instagram.com/archiviodistatodimilano/

Ufficio stampa mostra:
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | tel. 02.36755700 | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it

IMMAGINE DI APERTURA

Caldes (Tn) – Huomini d’armi, lettere e religione

Sino al 9 gennaio 2022, Castel Caldes ospita la mostra dedicata ai personaggi della Valle di Sole che dal 1500 ad oggi hanno avuto successo in campo artistico, letterario, militare ed ecclesiastico.

09 Ottobre 2021 – 09 Gennaio 2022
Caldes (Tn), Castel Caldes

HUOMINI D’ARMI, LETTERE E RELIGIONE.
Solandri illustri dal Cinquecento al Novecento

Pittore tedesco, Giovanni Battista Pezzen in ginocchio davanti a Cristo crocifisso, 1609-1616, olio su tela, Croviana, chiesa di San Giorgio

Sino al 9 gennaio ’22, a Castel Caldes, nella trentina Val di Sole, la mostra “Huomini d’armi, lettere e religione. Solandri illustri dal Cinquecento al Novecento” documenta l’attività di alcuni dei più importanti personaggi che, nel corso dei secoli, hanno avuto i natali nella Valle e tra questi, in particolare, quanti hanno dato un contributo significativo alla cultura e all’arte del loro tempo. Articolata in cinque sezioni la mostra fa conoscere le vite di questi personaggi con racconti, ritratti, stampe, libri, medaglie, sculture e fotografie. Figura solandra di primo piano fu ad esempio Jacopo Aconcio di Ossana (1492/1520 – 1566/67), erudito, diplomatico e uomo di legge a Vienna, Milano, Basilea e Zurigo, che visse a Londra, dove accompagnò all’attività di ingegnere quella di filosofo, dando alle stampe alcuni dei testi più avanzati del tempo sul tema della tolleranza; o ancora editori, entrambi di Termenago, come Donato Fezzi, (1528-1597), stampatore attivo sotto il vescovo Madruzzo e poi a Bressanone, e Nicolò Bevilacqua (1510/20 – 1573) formatosi a Venezia e capace di avviare a Torino la prima tipografia sabauda. Non mancherà una sezione sugli artisti, tra questi il pittore Francesco Marchetti (1641-1698) e Antonio e Francesco Guardi (1712-1793), membri di una famiglia di pittori che nel Settecento farà fortuna a Venezia, o Bartolomeo Bezzi (1851-1923), maestro che, nell’Ottocento, si cimentò con successo sul tema del paesaggio, fino ad arrivare al pittore di Caldes, Paolo Vallorz, scomparso pochi anni fa che raggiunse successo e fama anche all’estero. La rassegna si soffermerà anche su alcune figure poco note come Giovanni Antonio Berera (1711 – 1799), violinista e costruttore di strumenti musicali qui riscoperto come incisore. Una sezione è dedicata agli ecclesiastici attivi nella carriera diplomatica e mecenati d’arte sacra, come Giacomo Migazzi (1570-1635) o Giacomo Massimiliano Thun, nativo di Caldes, principe vescovo di Gurk e committente del pittore Paul Troger. Una sezione evocherà anche il periodo napoleonico con la vicenda hoferiana, i moti del Quarantotto, i patrioti risorgimentali come il garibaldino Ergisto Bezzi (1835-1920).
L’insieme di queste opere provenienti dalle collezioni del museo, dalla Biblioteca Comunale di Trento, dalla Fondazione Museo Storico, dal Comune di Caldes, da comuni e parrocchie del territorio, e da collezionisti privati fornirà un quadro variegato degli interessi e del contributo degli uomini che, nati in Val di Sole, hanno poi fatto fortuna e si sono affermati al di fuori di essa, mantenendo tuttavia sovente stretti legami con il loro territorio d’origine. La mostra è curata da Maddalena Ferrari, Salvatore Ferrari e Denis Ton.

Ingresso libero su prenotazione con obbligo del green pass.

IMMAGINE DI APERTURA Luigi Vanvitelli, Sant’Orsola e le compagne, Santa Caterina d’Alessandria e angioletti, 1728-1732 circa, Olio su tela, cm 270 x 155, Trento, Fondazione Biblioteca San Bernardino Trento

Pisa: Storie dal ‘900. Ciclo di incontri sulle arti del XX secolo


Il Museo della Grafica di Pisa e la Fondazione Ragghianti di Lucca, proseguendo la serie di incontri dedicati a temi e protagonisti della cultura artistica del XX secolo, presentano l’evento

Fabio Benzi
“Le piazze d’Italia di Giorgio de Chirico”

Mercoledì 20 ottobre 2021, ore 17:00

Per partecipare all’evento è possibile collegarsi a:
YouTube Sistema Museale di Ateneo: 
https://www.youtube.com/watch?v=DugCgkjiAWg

Pagina Facebook Museo della Grafica
Pagina Facebook Fondazione Ragghianti  

Per ulteriori informazioni: Museo della Grafica
Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-66-67)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it

www.museodellagrafica.sma.unipi.it

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Chiasso (Svizzera) – Treni fra arte, grafica e design

La rassegna analizza come uno dei mezzi di trasporto più rivoluzionari nella storia della mobilità abbia saputo influenzare l’arte, la grafica e il design, attraverso le opere di autori quali Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Filippo Tommaso Marinetti, Leopoldo Metlicovitz, Achille Luciano Mauzan, Daniele Buzzi, Plinio Codognato, Emil Schulthess, Louis Koller, François Jacques e molti altri.

Il percorso espositivo presenta inoltre oggetti di design, dépliant, cartoline, modelli ferroviari, treni storici e molto altro ancora.

CHIASSO (SVIZZERA) | m.a.x. museo
DAL 10 OTTOBRE 2021 AL 24 APRILE 2022

TRENI
FRA ARTE, GRAFICA E DESIGN

Leopoldo Metlicovitz Opening of the Simplon Tunnel, International Exhibition Milan 1906, Cromolitografia 193,7 x 95,3 cm, Collezione privata Alessandro Bellenda, Alassio Immagine © Marco Maria Pasqualini

Dal 10 ottobre 2021 al 24 aprile 2022, il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) accoglie la mostra TRENI FRA ARTE, GRAFICA E DESIGN, che indaga come uno dei mezzi di trasporto più rivoluzionari nella storia della mobilità abbia saputo influenzare l’arte, la grafica e il design, dalla fine del XIX secolo, per tutto il Novecento, fino ai nostri giorni.

L’esposizione, curata da Oreste Orvitti, direttore del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, Napoli-Portici, e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x museo, presenta un articolato percorso all’interno dell’universo ferroviario, composto da opere d’arte, manifesti, oggettistica di design, dépliant, cartoline, modelli ferroviari, treni storici e molto altro ancora.

Una rassegna che riveste un particolare significato anche per il luogo che la ospita. Il Ticino e Chiasso, con la sua stazione internazionale, al confine con l’Italia, hanno svolto un ruolo di mediazione e di cerniera fra appartenenze nazionali e culturali diverse, sia verso l’Europa continentale sia verso il Mediterraneo. Chiasso, in particolare, ha conosciuto un notevole sviluppo in stretta correlazione con la ferrovia, in linea con quanto è avvenuto nel resto d’Europa e in America, dove già sul finire dell’Ottocento l’avvento e l’affermazione della ferrovia hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di un paese.

Sul finire dell’Ottocento l’avvento della “strada ferrata” diede sia in Europa sia in America un importante impulso a diversi livelli. I trasporti via terra divennero talmente rapidi e capaci di valicare barriere geografiche naturali che assursero a simbolo di progresso, e allo stesso tempo di spazio di confronto e di scambio per eccellenza. Se da un lato il trasporto ferroviario ha garantito le basi per la crescita della società e dell’economia industriale, dall’altro ha contribuito allo sviluppo e alla condivisione di idee, conoscenze e possibilità di incontro tra culture diverse.

Molti pittori – da Joseph Turner nel 1844 al futurista Fortunato Depero nel 1924 – hanno raffigurato la locomotiva come il simbolo della velocità e del progresso. “Le locomotive dall’ampio petto”, scriveva Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto del Futurismo (1909), “scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi”, celebrando la folle corsa di convogli ferroviari. A testimoniare il fascino che treni e locomotive hanno sempre esercitato su molti artisti – in particolar modo i Futuristi, al m.a.x museo di Chiasso si possono ammirare opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Filippo Tommaso Marinetti.

L’età dell’oro delle locomotive a vapore della Belle Époque è coronata dalla realizzazione dell’Orient Express, dove tutto l’arredo è disegnato per garantire il massimo comfort e bellezza. Il Liberty e l’Art Déco contribuiscono ad offrire nuovi spunti di linee di design. All’eleganza ridondante dei convogli di inizio Novecento, quelli dell’Alta Velocità – in tempi più recenti – hanno sostituito le linee essenziali del design contemporaneo, conservando intatto il loro fascino.

La comunicazione visiva avviene essenzialmente attraverso la réclame, grazie al manifesto e alla carta stampata, veicolata su cromolitografia. Con la nuova arte della cartellonistica i treni e le locomotive hanno popolato il nostro immaginario, anche dal punto di vista artistico. A subire il fascino travolgente delle ferrovie sono soprattutto artisti della réclame di inizio Novecento, come Leopoldo Metlicovitz, Achille Luciano Mauzan, Daniele Buzzi, Plinio Codognato, o il mitteleuropeo Emil Schulthess, o ancora Louis Koller e François Jacques. Il manifesto, strumento pensato per veicolare l’informazione sulle nuove opportunità offerte dal trasporto ferroviario, sul finire del XIX secolo ha beneficiato dello sviluppo tecnico a stampa cromolitografica.

Una sezione, che si inserisce nella dodicesima Biennale dell’immagine di Chiasso, è dedicata a cartoline e fotografie storiche, ai treni e alla ferrovia, per evidenziare l’evoluzione storica del ruolo svolto dalla cittadina di confine.

Il visitatore è invitato a proseguire il percorso anche all’esterno del museo: all’interno della stazione ferroviaria internazionale di Chiasso, a partire dalla fine di ottobre, si troverà un’esposizione di fotografie vintage, e nel comprensorio della stazione FFS di Chiasso, in zona “Rampa”, saranno esposti dei convogli storici – le date saranno indicate sul sito www.centroculturalechiasso.ch – che il pubblico potrà visitare e calarsi nell’atmosfera dell’epoca.

Sulla terrazza del m.a.x. museo sarà visibile un particolare allestimento intitolato “Hominidi, Homini, Homo” curato da The Boga Foundation.

Accompagna la mostra un catalogo italiano/inglese, con saggi di Stefano Maggi, Luigi Sansone, Mario Piazza, Roberto Scanarotti, Clive Lamming, Nicoletta Ossanna Cavadini, Remigio Ratti e Mike Robinson, e un ricco apparato di immagini. A questo si aggiunge un mini-catalogo italiano/inglese con una selezione di immagini storiche della stazione di Chiasso, corredate da un testo di Nicoletta Ossanna Cavadini.

L’esposizione è in collaborazione con FFS Historic di Windisch, il Museum für Gestaltung di Zurigo, il Verkehrshaus di Lucerna, Swiss Railpark di Biasca, il MASI di Lugano, l’Istituto Svizzero di Roma, la Galleria Baumgartner di Mendrisio, e nasce in sinergia e come progetto integrato di mostra con il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, Napoli-Portici. La rassegna, con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Lugano, vanta prestigiosi prestiti da istituzioni pubbliche e da importanti collezionisti privati, fra i quali si evidenziano Alessandro Bellenda (Alassio) e Walter G. Finkbohner (Zurigo) ed è resa possibile grazie al Dicastero Attività culturali del Comune di Chiasso, con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, di “Cultura in movimento” dell’Aiuto federale per la lingua e la cultura italiane, del main sponsor UBS e dell’AGE SA, e il contributo dell’associazione amici del m.a.x. museo (aamm).

Si ringrazia la SUPSI-Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, e in particolare il Laboratorio di cultura visiva del Dipartimento ambiente costruzioni e design, per la collaborazione nell’ambito del progetto grafico.

In mostra saranno presenti audioguide smARTravel in quattro lingue (I, F, D, E) che permetteranno di dare una chiave di lettura all’esposizione, di soffermarsi con una descrizione specifica sulle principali opere esposte in maniera del tutto personale. Ogni audioguida iPad Touch (disinfettata dopo ogni uso, con pellicole protettive) è dotata di auricolari usa e getta.

È inoltre possibile vivere la mostra con il proprio cellulare attraverso l’applicazione per smartphone smARTravel, di facile utilizzo, concepita come guida multimediale in ambito culturale, museale e di valorizzazione territoriale; è adattata ad hoc per una fruizione da dispositivo mobile, con sistema Android (Google) o iOS (Apple). Come per tutte le mostre del m.a.x. museo, sarà realizzato un video dedicato all’attuale esposizione a cura di 3D Produzioni Ultrafragola – Sky Arte, con interviste a Luigi Francesco Cantamessa, Oreste Orvitti, Mike Robinson. Il filmato sarà presto visibile anche sulla pagina Facebook di 3D Produzioni (@3dproduzioni), e in onda nel format Sky-Arts. Saranno inoltre proiettati il video, Al passo con il tempo (1974, Produzione Ciné Groupe Zurigo per incarico del segretariato generale delle FFS) e il servizio dal Cinegiornale FS n. 12 (1956, Produzione Ferrovie dello Stato italiane) che riguardano la stazione internazionale di Chiasso.


TRENI FRA ARTE, GRAFICA E DESIGN

Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo (Via Dante Alighieri 6),
10 ottobre 2021 – 24 aprile 2022

A cura di Oreste Orvitti e Nicoletta Ossanna Cavadini

Orari
martedì – domenica, ore 10.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00

Ingresso
Intero: CHF/Euro 10.-
Ridotto: CHF/Euro 7.- (AVS/AI, over 65 anni, studenti, FAI SWISS, FAI, TCS, TCI, convenzionati)
Scolaresche e gruppi di minimo 15 persone: CHF/Euro 5.-
Metà prezzo: Chiasso Card
Gratuito: Carta Raiffeisen, bambini fino a 7 anni, Aiap, associazione amici del m.a.x. museo, giornalisti, ICOM, Passaporto Musei Svizzeri, Visarte
Biglietto cumulativo con Galleria Baumgartner, Mendrisio
Entrata gratuita: ogni prima domenica del mese

Ufficio stampa Svizzera
Laila Meroni Petrantoni
m.a.x. museo
T. +41 58 122 42 52
M. +41 76 563 34 77

ufficio.stampa@maxmuseo.ch

www.centroculturalechiasso.ch

Ufficio stampa Italia
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, tel. 02 36 755 700

anna.defrancesco@clp1968.it; www.clp1968.it

IMMAGINE DI APERTURA – Jean Raoul Naurac Londres – Vichy – Pullman, 1927 Cromolitografia 106 x 75 cm, Collezione privata Alessandro Bellenda, Alassio Immagine ©Marco Maria Pasqualini

Lorenzo Pietropaolo – Genealogia e metamorfosi del museo moderno e contemporaneo

Affrancandosi dalla tradizionale funzione di conservazione che tra Sette e Ottocento ne aveva fissato il carattere di «chiesa estetica», il museo si è sempre più aperto, affermandosi come luogo di produzione artistica (la kunsthalle) per divenire poi un dispositivo contemporaneo per eccellenza, trasmutato in funzioni e significati «altri», emblematico condensatore del rapporto tra le arti e l’architettura, e tra queste e la città, il territorio e il paesaggio. Sviluppato secondo la triplice dimensione del contenitore (sia esso l’edificio museo, o lo spazio urbano e territoriale), del contenuto (la collezione, le mostre e gli allestimenti) e dei protagonisti (le istituzioni, i collezionisti, i curatori, gli artisti e gli architetti), lo studio si articola per attraversamenti diacronici, e si fonda sulla comparazione critica di 38 casi di studio, raccolti in 8 registri (o «famiglie») interpretativi del fenomeno museale per come si manifesta anche in culture e in epoche tra loro distanti.

Lorenzo Pietropaolo
Architettura del Museo.
Genealogia e metamorfosi del museo moderno e contemporaneo

Museo di Roma a Palazzo Braschi: KLIMT. La Secessione e l’Italia

Dal 27 ottobre il Museo di Roma a Palazzo Braschi ospiterà la mostra “Klimt. La Secessione e l’Italia”, un evento espositivo che segna il ritorno in Italia dell’artista austriaco con alcuni dei suoi capolavori provenienti dal Museo Belvedere di Vienna, dalla Klimt Foundation e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz.

KLIMT.
La Secessione e l’Italia

27 ottobre 2021 – 27 marzo 2022
Museo di Roma a Palazzo Braschi

Aperte le prevendite

Gustav Klimt
Giuditta, 1901
Olio su tela, 84×42 cm
Belvedere, Wien
© Belvedere, Vienna
Photo: Johannes Stoll

La mostra ripercorre la vita e la produzione artistica di Klimt, sottolineandone il ruolo di cofondatore della Secessione viennese e indagando sul suo rapporto con l’Italia, meta dei suoi viaggi e luogo di alcuni suoi successi espositivi Sono circa 200 le opere esposte, tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture di Klimt e degli artisti della sua cerchia.

Oltre a opere iconiche come la famosissima Giuditta I, Signora in bianco, Amiche I (Le Sorelle) e Amalie Zuckerkandl è possibile ammirare anche prestiti del tutto eccezionali come La sposa della Klimt Foundation e Ritratto di Signora, trafugato dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato fortunosamente nel 2019.

Gustav Klimt
Ritratto di Signora, 1916-17
Olio su tela, 68×55 cm
Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

Klimt. La Secessione e l’Italia è una mostra promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, co-prodotta da Arthemisia che ne cura anche l’organizzazione con Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con il Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation, a cura di Franz Smola, curatore del Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna.

La mostra vede come special partner Julius Meinl e Ricola, come partner Catellani & Smith, come radio partner Dimensione Suono Soft ed è consigliata da Sky Arte.


Informazioni e prenotazioni
T. +39 060608 tutti i giorni ore 9.00 – 21.00

Musei in Comune Roma

Siti internet
www.museodiroma.it
www.museiincomuneroma.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
@MuseodiRoma @MuseiInComuneRoma #KlimtRoma

Uffici Stampa
Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
T. +39 06 69380306

Zètema Progetto Cultura
Patrizia Morici | p.morici@zetema.it
Chiara Sanginiti | c.sanginiti@zetema.it
Lorenzo Vincenti | l.vincenti@zetema.it
T. +39 06 82077 – 371/386/230

Maria Cremonini, Sir Arthur Conan Doyle – Il Pollice dell’Ingegnere

Questo eBook vi offre un racconto di Sir Arthur Conan Doyle tratto dalle avventure di Sherlock Holmes intitolato Il Pollice dell’Ingegnere e poi la presentazione delle avventure del Duca e della Duchessa balsamo nella Firenze del 1935. Si tratta dell’anteprima dell’avvincente romanzo Il Castello dell’Inquisitore che potete trovare in formato eBook su Google Play e su Kobo e in formato cartaceo su Amazon.

All’interno le fotografie delle eroine del romanzo Il castello dell’Inquisitore.

L’avventura del pollice dell’ingegnere (The Adventure of the Engineer’s Thumb) è un racconto giallo del 1892, il decimo dei 56 che vedono protagonista Sherlock Holmes scritti dall’autore britannico Arthur Conan Doyle. La storia fu pubblicata originariamente nel 1892 nel numero di marzo della rivista The Strand Magazine e fu la decima ad essere inclusa alla raccolta Le avventure di Sherlock Holmes.

La storia, ambientata nel 1889, si apre con l’arrivo di Victor Hatherley, un giovane ingegnere idraulico, allo studio del dottor Watson; quest’ultimo vede che al suo paziente è stato tranciato un pollice, e quando questi racconta che il gesto è conseguenza di un tentativo di ucciderlo, i due si recano da Holmes.

Hatherley spiega di aver ricevuto la visita di un uomo presentatosi come colonnello Lysander Stark. Questi gli avrebbe offerto un lavoro presso la sua casa di campagna, chiedendogli di esaminare una pressa idraulica utilizzata per comprimere l’argilla smectica in mattoni, avvisandolo tuttavia di mantenere la massima riservatezza sul lavoro e offrendogli 50 ghinee (l’equivalente odierno di circa 5300 £). Essendo Hatherley da poco nel mondo del lavoro e a causa della rendita relativamente bassa, egli decise di accettare l’incarico nonostante i suoi dubbi.

Giunto in tarda notte alla stazione ferroviaria, Hatherley incontrò il colonnello Stark e venne accompagnato in una carrozza dai vetri smerigliati per una distanza insolitamente lunga, fino alla casa dove esaminare il macchinario. Arrivato là, subito venne avvisato da una donna di andarsene quanto prima, ma ……. non aggiungiamo altro per non togliervi il piacere della lettura.

Adattamenti

Un episodio della serie televisiva del 1954 Sherlock Holmes è ispirato a questo racconto. A differenza della storia originale, Hatherley non perde un pollice ma una scarpa e i falsari vengono arrestati da Lestrade.

La storia è stata adattata per il film The Twentieth Century Approaches della serie televisiva The Adventures of Sherlock Holmes and Dr. Watson (1986).

La storia è stata adattata nel 1991 per BBC Radio 4, nell’ambito di un adattamento radiofonico di tutto il canone holmesiano con protagonisti Clive Merrison e Michael Williams e John Moffatt nel ruolo di Lysander Stark.

L’episodio La piccola cliente della serie anime Il fiuto di Sherlock Holmes (1984) è ispirato al racconto, nonostante si discosti da esso in diversi punti.

eBook di 800 pagine

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 

Milano, Galleria Bottegantica – Il giovane Boccioni

Numerose sono le mostre che negli ultimi decenni hanno indagato la figura e l’opera di Umberto Boccioni. Poche, tuttavia, sono quelle che hanno ripercorso con rigore scientifico la fase giovanile e formativa dell’artista, in cui lo studio del passato si lega alla volontà irrefrenabile di conoscere il presente e di sperimentare il futuro. A questo periodo – ricco di suggestioni – è dedicata la mostra Il giovane Boccioni, con la quale Galleria Bottegantica inaugura la stagione espositiva 2021.

08 Ottobre 2021 – 04 Dicembre 2021
Milano, Galleria Bottegantica

IL GIOVANE BOCCIONI

Umberto Boccioni: Ciociara, 1904. Tempera su carta azzurra, 141 x 93 mm. Collezione privata


Curata da Virginia Baradel, in collaborazione con Ester Coen e Niccolò D’Agati, la rassegna propone un’accurata selezione di opere eseguite da Boccioni tra il 1901 e il 1909. Anni nei quali il giovane Boccioni rafforza la sua vocazione artistica attraverso esperienze di studio condotte a Roma, Padova, Venezia e Milano, intervallate dall’importante soggiorno parigino del 1906 e dal successivo viaggio in Russia.
L’influenza delle diverse correnti figurative europee e l’interesse per la tradizione classica e rinascimentale, affiorano ripetutamente nelle opere del periodo e trovano, soprattutto nella produzione grafica, un valido laboratorio di analisi sperimentale, di invenzione e di verifica stilistica che Boccioni conduce in parallelo rispetto alla pittura. Il segno, di volta in volta intrecciato in un fitto reticolo chiaroscurale, o perentorio e deformante, o sfrangiato e polverizzato accompagna le fasi dell’evoluzione pittorica boccioniana: dall’impronta di Giacomo Balla alla smaterializzazione luminosa seguita alla ‘scoperta’ delle opere divisioniste di Giovanni Segantini e Gaetano Previati.
Proprio al lavoro su carta la mostra dedica particolare interesse attraverso una selezione di disegni che coprono gli anni dell’apprendistato del giovane Boccioni. A un primo nucleo di opere d’impronta scolastica risalente al periodo in cui fu allievo di Giacomo Balla e frequentò le scuole di disegno pittorico e di nudo a Roma, se ne affianca un altro – più copioso e diversificato – riconducibile agli anni immediatamente successivi, nei quali il tratto acquista sicurezza nel restituirci precise visioni architettoniche, ritratti curiosi – alcuni dei quali rasentano la caricatura – e figure umane di estrema sintesi formale. Nel loro insieme, questi fogli documentano un tirocinio di studio insistito e articolato, il cui fine è quello di acquisire una padronanza nella resa prospettica dei volumi, ma anche di fisionomie e di movenze – studiate o colte al volo – del corpo umano nello spazio: aspetti comuni allora a molti artisti della modernità. Anche le copie da museo appartengono a questo periodo di apprendistato.
Altro aspetto su cui la mostra focalizza l’attenzione riguarda le tempere commerciali che Boccioni dipinge in questi anni per ragioni perlopiù economiche, ma che sono comunque da ritenersi palestra importante nel suo percorso di maturazione artistica e di scandaglio della modernità, tanto per i temi affrontati quanto per le soluzioni compositive e cromatiche adottate.
La foga di apprendere e di affinare le proprie capacità artistiche caratterizza anche il periodo veneziano dell’artista, durante il quale sperimenta – sotto la guida del pittore Alessandro Zezzos – la tecnica incisoria.
Il percorso espositivo della mostra si conclude – come del resto quello formativo dell’artista – con il trasferimento di Boccioni a Milano, nel settembre del 1907. L’interesse per le opere di Giovanni Segantini e di Gaetano Previati – ammirate pochi mesi prima alla Biennale di Venezia e a Parigi a Ottobre – orientano il giovane verso la ricerca di uno stile capace di conciliare la modernità positivista con l’idealismo, sebbene problemi economici lo costringono ad accettare commissioni meno qualificate nell’ambito dell’illustrazione e della cartellonistica.
Pur aspirando alla sublimità di Previati, la coeva produzione pittorica trova espressione in piccole vedute di paesaggi lombardi che dimostrano tuttavia un superamento della trama impressionista ancora presente nelle tele di periodo veneziano. Decisamente più sperimentali sono gli esiti condotti nel versante del ritratto, dove il pennello diventa febbrile nella sua urgenza di restituire sulla tela la singolarità di un volto, di una espressione o di un carattere come in Ritratto di scultore e ne Il cavalier Tramello del 1907.

In mostra questi temi sono testimoniati da opere di pregio a partire da La madre malata del 1908 per terminare con La Madre della collezione Ricci Oddi. Altre documentano invece la parentesi simbolista del 1908-1910, che trova ne Il lutto il suo esito più straziante ed esoterico. Altrettanto interessanti sono i bozzetti per il manifesto dell’Esposizione di pittura e scultura promossa dalla Famiglia Artistica a Brunate (maggio-giugno 1909): sintesi perfetta delle diverse cifre stilistiche fin qui acquisite da Boccioni, dal Divisionismo, alla pennellata larga e sintetica di matrice post-impressionista, al Simbolismo.

Accompagna la mostra un catalogo, edito da Bottegantica edizioni, con contributi di Virginia Baradel, Ester Coen e Niccolò D’Agati, regesto dei disegni e delle tempere a cura di Niccolò D’Agati


IL GIOVANE BOCCIONI
Milano, Galleria Bottegantica
Milano, Via Manzoni 45

Orari: da martedì al sabato 10-13; 15-19
Ingresso libero

Info: (+39) 02 62695489 – (+39) 02 35953308
milano@bottegantica.com info@bottegantica.com
www.bottegantica.com

Ufficio Stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499
Ref. Roberta Barbaro; gestione3@studioesseci.net

BOVINDO, Edoardo Caprino
e.caprino@bovindo.it

IMMAGINE DI APERTURA – Umberto Boccioni: La madre, 1912. Olio su tela, 52 x 35 cm. Piacenza, Galleria d’arte moderna Ricci Oddi