Colorno (Pr) – CARLA CERATI. Uno sguardo di donna su volti, corpi, paesaggi

L’“appartamento del Principe” della Reggia di Colorno, dal 16 ottobre all’8 dicembre, ospiterà un’ampia rassegna di immagini di Carla Cerati. “Le 88 fotografie in mostra – afferma il curatore Sandro Parmiggiani –, tutte provenienti dal fondo Cerati presso lo CSAC di Parma che le presta per l’occasione, ritraggono personaggi che lei ebbe modo di frequentare: scrittori (Calvino, Pasolini, Marquez, Vargas Llosa, tra gli altri), artisti, architetti, gente del teatro (memorabili una serie di immagini del Living Theatre con le tipiche contorsioni dei corpi e dei volti). Altrettanto significativi sono i nudi di donna in bianco e nero, sorprendenti e affascinanti perché si coglie quanto diverso sia lo sguardo femminile sul corpo della donna rispetto a quello maschile – interessato, quello femminile, all’armonia delle forme e non, come avviene spesso in quello maschile, alla rapacità della visione che prelude a una ‘conquista’ – e i paesaggi, soprattutto quelli delle Langhe, che evocano le atmosfere di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio e che sono in sintonia con le ricerche sul segno nell’arte e nella fotografia degli anni Sessanta.”

16 Ottobre 2021 – 08 Dicembre 2021
Colorno (Pr), Reggia di Colorno

CARLA CERATI.
Uno sguardo di donna su volti, corpi, paesaggi

Mostra a cura di Sandro Parmiggiani

Giorgio Strehler Ph. credits Carla Cerati – courtesy Elena Ceratti

È arduo stringere in una definizione l’attività di fotografa di Carla Cerati. Occorre, innanzitutto, mai dimenticare la specificità di Carla Cerati, donna, che, quando alla fine degli anni Cinquanta, sposata e madre di due figli, s’inoltra nella fotografia, sente che andarsene a guardare il mondo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica è lo strumento per “uscire dalla gabbia”.
“Fotografare”, ha confessato la Cerati, “ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri? Lavorano? E se sì, dove lavorano? Quali sono i mestieri, le professioni e i luoghi in cui le svolgono? Come trascorrono il tempo libero?”. Si è trattato dunque, per Carla Cerati di valicare un confine, di oltrepassare un limite, per andare verso l’altro da sé.
Ciò che non possiamo dimenticare, davanti alle fotografie di Carla Cerati, è che lei è riuscita a tenere assieme l’ansia del fotoreporter – Carla è stata anche questo – di afferrare un evento, prima che sia inghiottito nelle fauci del tempo, e il rigore, la ricerca formale che fin dagli esordi (le immagini del 1960 della messa in scena di ‘Aspettando Godot’ e del saggio finale delle allieve della Scuola di Danza del Piccolo Teatro) lei insegue e fissa nei suoi scatti.

Organizzata da Antea in collaborazione con la Provincia di Parma e dal Gruppo Fotografico Color’s Light le mostre si inseriscono nel programma di ColornoPhoto Life un evento di cultura fotografica che offre agli appassionati di ogni livello l’occasione di esporre le proprie opere al fianco di quelle dei maestri e vedere le tendenze in atto nell’ambito della fotografia nazionale.

Carla Cerati

Carla Cerati è nata a Bergamo nel 1926; dal 1951 ha vissuto e lavorato a Milano, dov’è scomparsa nel 2016. Inizia a fotografare alla fine degli anni Cinquanta, ritraendo le prove di uno spettacolo teatrale di Franco Enriquez al Teatro Manzoni. L’innata curiosità, l’esigenza di documentare una società che cambia, ciò che in essa sta germinando e ciò che è destinato a scomparire, spiegano molti dei temi cui Carla si dedicherà. Mentre fotografa genti e persone in varie parti d’Italia, la Cerati non può fare a meno di documentare i diversi paesaggi che incontra, mentre a Milano, frequentando gli incontri culturali alla Libreria Einaudi, ritrae scrittori, architetti, artisti, musicisti, e comincia a realizzare una serie di studi sul nudo femminile. Nel 1966 è a Firenze a documentare l’alluvione; nel 1968 entra in alcuni ospedali psichiatrici e pubblica un libro, da lei firmato assieme a Gianni Berengo Gardin, “Morire di classe”, che, rivelando le sofferenze terribili delle persone ricoverate nei manicomi, svolge un ruolo fondamentale nel mutamento della coscienza collettiva. Continua a interessarsi al teatro (il Living Theatre), alla danza (Antonio Gades), alle posizioni assunte dal corpo nudo di una donna (Valeria Magli) mentre danza; nei primi anni Settanta documenta il mondo milanese dei cocktail party; fotografa la contestazione studentesca e le lotte operaie, i processi (tra i quali quello ‘Calabresi-Lotta Continua’). Si dedica, a partire dagli anni Ottanta, alla fotografia delle nuove architetture, ennesima manifestazione di un paesaggio che cambia. Dal 1973, Carla Cerati ha affiancato all’attività di fotografa quella di scrittrice, pubblicando vari romanzi, spesso finalisti ai Premi Strega e Campiello.

INFO
Per maggiori informazioni: www.reggiadicolorno.it
Reggia di Colorno Piazza Garibaldi, 26 – 43052 Colorno Parma
Tel. +39. 0521.312545

Orari di visita guidata alla Reggia
10.00 -13.00; 15.00 -18.00
Orari
Dal martedi al venerdi 10.00 – 13.00; 15.00 -18.00

Biglietto di ingresso mostra
Biglietto intero € 8,00; Biglietto ridotto € 7,00
Biglietti online http://reggiadicolorno.it/?p=3118
Biglietto ingresso con visita guidata al complesso della Reggia di Colorno + mostre
€. 10,00 – ridotto €. 9,00 – gruppi min. 15 pax €. 8.00

Ufficio stampa:

Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Simone Raddi – gestione2@studioesseci.net
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net

Social Media Reggia di Colorno:
Ella Studio, Carla Soffritti,
tel. 0521336376 – 3358388895; info@ella.it www.elladigital.it

IMMAGINE DI APERTURA Eduardo de Filippo Ph. credits Carla Cerati – courtesy Elena Ceratti

Alla Biblioteca Regionale Universitaria di Messina il romanzo storico di Maria Grazia Genovese.

Nel rispetto di ogni misura anti-Covid, e, naturalmente previa esibizione di Green Pass, la Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina, venerdì 15 ottobre, alle ore 17, presenterà il romanzo storico della messinese Maria Grazia Genovese.

L’opera prima della Genovese è ispirata a vicende familiari realmente accadute, incastonate nella Messina del periodo compreso fra la cacciata dei Borbone e il terremoto del 1908 e sarà occasione per un maggior approfondimento su fatti e personaggi storici locali, le cui esistenze scaturiscono tra le pagine del libro intrecciandosi con quelle dei protagonisti.

In attesa di poterci incontrare in occasione dell’evento,Vi invitiamo a seguirci sui social, dove trovano spazio i Vostri like e commenti.

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https://www.instagram.com/bibliotecaregionalemessina/?hl=it 

Ufficio Relazioni con il Pubblico
Il Funzionario Direttivo
Maria Rita Morgana

urpbibliome@regione.sicilia.it
tel.090674564

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Milano – Napoleone all’ambrosiana. Percorsi della rappresentazione

L’esposizione propone, attraverso dipinti, incisioni, disegni, relazioni, scritti satirici, libretti, opere teoriche a stampa e periodici, conservati alla Biblioteca e alla Pinacoteca Ambrosiana, un percorso sulla rappresentazione in età napoleonica a Milano.

Tra le curiosità, i guanti usati da Napoleone durante la battaglia di Waterloo.

MILANO | PINACOTECA AMBROSIANA
DAL 5 OTTOBRE 2021 AL 23 GENNAIO 2022

NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. PERCORSI DELLA RAPPRESENTAZIONE

Guanti indossati da Napoleone Bonaparte (1769-1821) a Waterloo (c)Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio

Nell’ambito nelle celebrazioni promosse in tutta Italia dal Comitato per il Bicentenario Napoleonico 1821-2021, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ospita, dal 5 ottobre 2021 al 23 gennaio 2022, la mostra NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. PERCORSI DELLA RAPPRESENTAZIONE. L’esposizione, curata da Francesca Barbieri e Alessandra Mignatti, con Annamaria Cascetta nel ruolo di responsabile scientifico, presenta incisioni, disegni, relazioni, scritti satirici, libretti, periodici e opere teoriche a stampa provenienti dal patrimonio della Biblioteca Ambrosiana nonché beni dalle collezioni di dipinti e cimeli della Pinacoteca.

Il variegato materiale consente un approfondimento sulla rappresentazione che, nella sua più vasta accezione antropologica, costituisce un osservatorio privilegiato sulle trasformazioni culturali che la città di Milano vive in epoca napoleonica. Come si presenta, o meglio ‘rappresenta’, il nuovo potere? Come è percepito e a sua volta rappresentato?

La rassegna analizza diversi campi d’indagine, come lo sviluppo della festa e delle altre forme celebrative dalla Repubblica Cisalpina sino al Regno d’Italia, o l’organizzazione dello spazio urbano che rivela, tra strutture effimere e permanenti, un assetto frutto di un profondo ripensamento. Gli spettacoli teatrali, inoltre, con il loro fermento creativo, si pongono in dialogo con i grandi eventi del tempo e partecipano alla costruzione del nuovo cittadino.

La rappresentazione investe infine anche gli aspetti più quotidiani della vita, dalle nuove allegorie che compaiono in ambito burocratico sino alla moda per il vestiario e l’acconciatura.

Il percorso espositivo segue la successione cronologica degli eventi dalla Repubblica Cisalpina fino al Regno d’Italia e alla caduta di Napoleone, e si snoda tra i diversi campi di studio, che sono proposti parallelamente, con accostamenti tra modalità di rappresentazione anche molto diverse.

Gli apparati per le feste, gli spettacoli teatrali, i nuovi spazi urbani mostrano richiami di forme e temi ricorrenti che si ripropongono nel tempo, tra cambiamenti e continuità. Nella burocrazia napoleonica persino le allegorie presenti nella modulistica appaiono strettamente legate alle strategie di rappresentazione del potere. Non mancano tuttavia le voci fuori dal coro: incisioni e scritti satirici percorrono tutte le fasi dell’epoca napoleonica, mostrando gli aspetti meno graditi del nuovo governo.

Propaganda, burocrazia, retorica, satira, moda e qualsiasi altra modalità di espressione condividono tuttavia una sorta di teatralizzazione che pervade ogni ambito: la forma dialogica, la declamazione, il gusto per il costume e la scenografia sono il trait d’union che accomuna gli eterogenei materiali esposti.

Nelle prime sale della mostra si compie un itinerario che inizia con l’ingresso delle truppe francesi a Milano e giunge fino al 1814. Particolarmente degno di nota è l’ispirato ritratto di Napoleone dipinto da Andrea Appiani subito dopo l’arrivo dell’allora giovane generale in città. Sono esposte incisioni firmate da importanti personalità artistiche dell’età neoclassica milanese, quali Alessandro Sanquirico e Gaspare Galliari, oltre a un disegno di Giovanni Perego

Sono idealmente parte del percorso espositivo le opere legate al periodo napoleonico presenti nelle sale successive della Pinacoteca, che sono segnalate al visitatore con il logo della mostra. Vi sono anche alcuni celebri capolavori di diverse epoche che furono preda delle spoliazioni napoleoniche in Ambrosiana e poi in parte restituite.

Tra i cimeli più preziosi i guanti indossati dall’imperatore durante la battaglia di Waterloo, epilogo della sua parabola.

Vi è infine un’appendice della mostra in sala Federiciana, dove sono presentati alcuni disegni del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, opera anch’essa coinvolta a suo tempo nelle spoliazioni napoleoniche. Il percorso espositivo termina con alcuni approfondimenti sui temi anticipati nelle prime sale: dalle allegorie alla modulistica, alla moda, alla satira pungente sulla caduta di Napoleone.


NAPOLEONE ALL’AMBROSIANA. PERCORSI DELLA RAPPRESENTAZIONE

Milano, Pinacoteca Ambrosiana (piazza Pio XI, 2)

5 ottobre 2021 – 23 gennaio 2022

Orari: Da martedì a venerdì 14.00-18.00 | sabato e domenica 10.00-18.00 – Lunedì chiuso

Come da ultime disposizioni del Governo, per accedere al museo è necessario essere in possesso del Green pass.

Biglietti: intero €15.00 / ridotto €10.00

Informazioni: tel. 02.806921; info@ambrosiana.it

Ufficio stampa Veneranda Biblioteca Ambrosiana

CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, tel. 02 36755700; mob. 349 6107625
anna.defrancesco@clp1968.it; www.clp1968.it

IMMAGINE DI APERTURA – Andrea Appiani (1754-1817), Ritratto di Napoleone I Bonaparte (Ajaccio, 1769 – Isola di Sant’Elena, 1821), 1796, olio su tavola (c)Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio

Milano – Tullio Pericoli. Frammenti

Nelle sale dell’Appartamento dei Principi a Palazzo Reale dal 13 ottobre 2021 sino al 9 gennaio 2022 apre oggi la mostra monografica dedicata all’opera di Tullio Pericoli, artista marchigiano, milanese dal 1961.
Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale, Skira Editore e Design Terrae, l’esposizione è curata dal critico d’arte Michele Bonuomo, in collaborazione con l’artista, e realizzata nell’allestimento da Pierluigi Cerri.

La mostra vuole essere un punto di riflessione e un omaggio alla grande carriera di Tullio Pericoli, artista con una attività feconda e multiforme, le cui opere hanno trovato accoglienza in esposizioni, pagine di giornali, volumi, committenze. Un’attività che nell’ultimo ventennio si è concentrata sul paesaggio, ma non si possono non ricordare i suoi ritratti di personaggi della cultura, pubblicati in tutto il mondo e le sue incursioni nel teatro, con le messe in scena di opere per l’Opernhaus di Zurigo e il Teatro alla Scala di Milano.

“Tullio Pericoli è rigoroso pittore di se stesso – scrive il curatore Michele Bonuomo mai disponibile ad opportunismi e a compromessi di sorta. Nella sua lunga pratica di pittura si è immedesimato nel paesaggio naturale o in quello di un volto umano, suoi alter ego, muovendosi con disinvolta sprezzatura tra minuscolo e immenso nel tracciare e annotare “vedute” autobiografiche.”

“Dipingo paesaggi – scrive Tullio Pericoli – per apprendere la loro lingua e leggere le loro pagine. Una lettura che parte sempre dalla geologia. Li dipingo anche per ricordare che non ci si può e non ci si deve liberare della memoria, per seguire una storia che strato sotto strato si snoda per tempi infiniti.
Ma questo forse non è del tutto vero. Non dipingo paesaggi per fare paesaggi. Li dipingo soprattutto per il piacere di dipingere, e di fare un quadro dopo l’altro.”

L’esposizione traduce un progetto particolarmente complesso per diversi aspetti, tra i quali il numero di opere – oltre 150, che vanno dal 1977 al 2021 – una raccolta imponente che contiene una grande parte dell’ultima produzione dell’artista, che si inscrive nella sua riflessione sempre attiva sul paesaggio.

Imperdibile la stanza dedicata ai ritratti: fisionomie fedeli e al tempo stesso trasfigurate; una sorta di assemblea delle figure più importanti della scena culturale internazionale, amici, colleghi, ispiratori.
Una esposizione importante, unica, un doveroso omaggio della città di Milano a un artista che ormai da cinquant’anni ha deciso di appartenervi.

Il catalogo, con testi di Roberto Calasso, Giuseppe Montesano, Michele Bonuomo e Tullio Pericoli, è pubblicato dalla casa editrice Skira.

Da quando lo conosco – sono molti anni, ormai – il segno di Pericoli – scrive Roberto Calasso nel testo che gli ha dedicato in occasione di questa mostra – mi ha dato l’impressione che ci intendiamo. Impressione rara, insieme psicologica e morfologica. Me ne accorsi subito con i ritratti. E poi non meno in certi paesaggi di cui sappiamo che non li incontreremo mai e siamo grati perché esistono.

Guardate bene una sua tela – scrive sul catalogo Giuseppe Montesano –, un paesaggio o un ritratto o un frammento: guardatelo con lo sguardo imprevisto che si sorprende e con lo sguardo contemplatore che si lascia sommergere… Pericoli ragiona per contatti e lega un albero a un cosmo, un fiore a un sasso, un occhio a un dito, una parola a un mare, uno sgraffio a un pensiero, un teorema a una passione, una linea a un buio, un bambino a un sogno…”.

Note biografiche di Tullio Pericoli

Tullio Pericoli (Colli del Tronto, 1936), è un artista e disegnatore italiano. Nel 1961, su spinta di Cesare Zavattini, si trasferisce a Milano, dove vive tuttora. Inizia a collaborare con Il Giorno con disegni che accompagnano racconti di Calvino, Levi, Gadda e Soldati. Negli anni successivi i suoi disegni compariranno sui più importanti giornali, italiani ed esteri. Nel 1984 inizia a lavorare presso La Repubblica, con la quale collabora anche oggi. Contemporaneamente la sua ricerca pittorica, che si era avviata all’inizio degli anni ’70 con la serie delle “geologie”, prosegue con un ciclo di opere che sfoceranno, nel 1980, nella mostra Rubare a Klee alla Galleria Il Milione a Milano. Il paesaggio diventa sempre più centrale nel suo lavoro: nel 1984 il volume Robinson Crusoe per la Olivetti segna una svolta e i disegni che lo compongono saranno esposti per la prima volta al PAC di Milano. Nel 1987, su committenza di Livio Garzanti, realizza, nella storica sede di via della Spiga a Milano, una pittura murale che racconta la vita della sua casa editrice e nel 1991 Milano gli dedica una importante mostra nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale. I paesaggi della sua terra d’origine fanno da sfondo alle scene e ai costumi dell’Elisir d’Amore di Donizetti che reinventa totalmente per l’Opernhaus di Zurigo nel 1995 e nel 1998 per il Teatro alla Scala di Milano. Nel 2002 realizza le scene e i costumi de Il Turco in Italia di Rossini ancora per l’Opernhaus di Zurigo. Negli ultimi due decenni la sua attività si concentra sempre di più sulla pittura di paesaggio. Nel 2010 un’ampia esposizione presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma dal titolo Lineamenti, propone una sintesi pittorica delle sue due principali forme d’espressione. L’ultimo dei molti libri pubblicati con Adelphi è il suo Arte e Parte uscito nel gennaio di quest’anno.


Tullio Pericoli. Frammenti

Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo
12 13 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022

Orari
da martedì a domenica dalle ore 10:00 alle 19:30, giovedì fino alle 22:30.
Chiuso lunedì
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

Biglietti
Intero 6,00
Ridotto 4,00

Informazioni online
palazzorealemilano.it

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Uffici stampa
Skira editore – Lucia Crespi
tel. + 39 02 89415532 – 02 89401645
lucia@luciacrespi.it

Comune di Milano – Elena Maria Conenna
Elenamaria.Conenna@comune.milano.it

IMMAGINE DI APERTURA – Tullio Pericoli, Combinazioni, 2021 Olio su tela, 70 x 70 cm

Monet e le sue Ninfee: da Palazzo Reale all’Acquario Civico di Milano

In occasione della grande mostra MONET a Palazzo Reale,
dal 9 ottobre l’Acquario Civico di Milano ospita un’imperdibile installazione tutta dedicata al mondo della natura e al soggetto più emblematico dei capolavori di Claude Monet: le Ninfee.

Dal 9 ottobre 2021, gli spazi dell’Acquario Civico di Milano ospitano un’imperdibile installazione intitolata L’Acquario e le Ninfee. Dalla Natura all’arte di Monet tutta dedicata al mondo della natura e al soggetto più emblematico dei capolavori di Claude Monet: le Ninfee. L’iniziativa promossa dall’Acquario Civico di Milano, dal Museo di Storia Naturale di Milano e dal Comune di Milano_Cultura, prodotta e organizzata da Arthemisia è a cura di Nicoletta Ancona, Mami Azuma, Gabriele Galasso ed Elisabetta Polezzo.
Un evento collaterale alla mostra Monet. Dal Musèe Marmottan Monet di Parigi – in corso a Palazzo Reale di Milano fino al 30 gennaio 2022 – che introduce il visitatore all’interno di uno spazio onirico, leggero e dai colori tenui proprio come quelli delle ninfee, la pianta preferita da Monet che, proprio nella sua residenza di Giverny, realizzò un laghetto dove poterle ospitare insieme ad altri fiori e piante acquatiche.
Il tutto all’interno di una cornice ideale quale l’Aquario Civico di Milano, le cui facciate esterne di inizio ‘900 in stile Liberty presentano grandi rivestimenti in piastrelle di ceramica che riproducono temi e soggetti del mondo acquatico: pesci, motivi floreali, piante acquatiche ma soprattutto ninfee.
Fior di loto asiatico (Nelumbo nucifera), Ninfea gialla piccola (Nuphar pumila), Ninfea bianca (Nymphaea alba), Fior di loto azzurro o ninfea azzurra, cioè il loto azzurro degli antichi Egizi (Nymphaea nouchali), Ninfea zolfina (Nymphaea ×thiona): piante che fioriscono da giugno a settembre ma che animano l’esterno dell’Acquario tutto l’anno, riprodotte sui grandi rivestimenti (0,90×3,15 m) che ne decorano le pareti esterne prodotte dalla Società Ceramica Richard Ginori.
Un viaggio sulla rappresentazione artistica di una grande varietà di ninfee che, partendo dalle riproduzioni di Monet a Palazzo Reale, affonda le sue radici nell’arte antica e sul loro significato simbolico.
L’approfondimento scientifico si concentra sulla descrizione delle strutture morfologiche di adattamento di queste piante all’ambiente acquatico, oltre alle schede botaniche delle specie riprodotte dalla Richard Ginori.

LA MOSTRA
LA NINFEA NELLA STORIA, NELL’ARTE E NELLA SIMBOLOGIA

Ammirata e oggetto di diverse simbologie, la ninfea – con la sua diffusione in tutti i continenti e i suoi grandi fiori – da sempre affascina e continua ad affascinare numerosi artisti. Le sue forme immutate, infatti, hanno attraversato culture diverse nel trascorrere dei secoli e col loro fascino continuano a stimolare fantasia e ammirazione. Troviamo tracce di questo splendido fiore acquatico già nella produzione artistica dell’Antico Egitto che ne conosceva bene la coltivazione.
La ninfea, bianca e azzurra, compare in molti affreschi, bassorilievi e arte plastica egiziana e la sua silhouette si presta anche all’utilizzo di pregiati oggetti del quotidiano, quali ad esempio i bicchieri. Nell’antichità greco-romana il fiore è poco ricordato anche se non mancano suoi accenni in particolare nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. Anche negli erbari medievali la ninfea non è particolarmente citata mentre conosce una grande popolarità nelle culture non occidentali, quali ad esempio la civiltà Maya. Presso queste popolazioni è molto frequente il tema iconografico del Giaguaro Ninfea che deve forse in parte questa strana associazione al fatto di essere un felino che vive sulle rive di corsi d’acqua e appartiene così sia al mondo terrestre che a quello acquatico, esattamente come la ninfea che affonda le sue radici nella terra mentre la corolla si pone a pelo d’acqua. Il tema della ninfea è molto frequente anche in Giappone, nel mondo dell’ukiyo–e o immagine del mondo fluttuante, genere di stampa artistica giapponese su carta impressa su blocchi di legno.
Verso la metà dell’Ottocento l’Europa conosce questo genere di arte e se ne innamora profondamente dando origine a quello che viene definito Giapponismo.
I temi cari ai grandi artisti giapponesi vengono studiati e riprodotti dai più famosi pittori dell’epoca quali Van Gogh, Monet, Manet, Degas e molti altri.
Monet in particolare fu affascinato dall’idea del giardino giapponese che decise di ricreare nella sua casa normanna a Giverny, creando un laghetto nel quale coltivare diverse piante esotiche ma soprattutto ninfee che riprodusse ossessivamente negli ultimi decenni della sua vita.
Accanto alla rilevanza che questo fiore ha avuto nella storia dell’arte, occorre ricordare anche il suo significato simbolico. La ninfea si sviluppa, infatti, in acqua e solamente i rizomi e le radici sono immersi nella terra fangosa dei fondali degli stagni. Una bellezza che nasce dal fango, senza venirne macchiata ma traendone anzi forza, rappresenta la purezza che non viene contaminata dal male del mondo. Una purezza che può essere letta come simbolo di castità e di amore non corrisposto e forse anche, in ultima analisi, di freddezza.

L’ACQUARIO CIVICO DI MILANO

Progettato da Sebastiano Locati (1861 – 1939), nel 1906 l’Acquario di Milano venne edificato, come padiglione annesso alla “Mostra internazionale di pesca e di acquicoltura”, per la grande Esposizione internazionale di Milano con l’intenzione di donarlo successivamente al Comune come luogo espositivo per i milanesi e come centro di ricerca sulle acque dolci (nel 1908 verrà fondata la Stazione Idrobiologica).
Molta cura è stata posta nella scelta delle decorazioni esterne, a partire dalla facciata occupata da una fontana con una grande testa di ippopotamo da cui sgorga l’acqua, dalla possente figura di Nettuno, da tondi in cemento martellato e da decorazioni in ceramica.
I grandi rivestimenti in piastrelle di ceramica che si alternano alle finestre riproducono diverse ninfee e altre piante
acquatiche, oltre alla fascia con i pesci e i piccoli tondi, tutti prodotti dalla Società Ceramica Richard Ginori.


Informazioni
www.acquariodimilano.it
www.palazzorealemilano.it
www.monetmilano.it

Hashtag ufficiale
#AcquarioMonet

Uffici Stampa
Arthemisia

Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it

Ufficio Stampa Comune di Milano
Elena Conenna
elenamaria.conenna@comune.milano.it

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Roma – KLIMT. La Secessione e l’Italia… e dal 5 aprile 2022 a Piacenza: Klimt intimo

Un grande progetto per celebrare il più amato artista della secessione viennese: GUSTAV KLIMT.

Roma Capitale e il Comune di Piacenza, con la regia di Arthemisia, promuovono due grandi mostre, diverse e complementari, per raccontare uno dei capitoli più entusiasmanti della storia dell’arte del Novecento.

KLIMT.
La Secessione e l’Italia

27 ottobre 2021 – 27 marzo 2022
Museo di Roma a Palazzo Braschi

Aperte le prevendite

Gustav Klimt
Giuditta, 1901
Olio su tela, 84×42 cm
Belvedere, Wien
© Belvedere, Vienna
Photo: Johannes Stoll

A distanza di 110 anni dalla sua partecipazione all’Esposizione Internazionale dʼArte del 1911, Gustav Klimt torna in Italia e due grandi eventi espositivi celebrano il percorso artistico di uno dei più grandi esponenti della secessione viennese, sottolineandone rispettivamente la dimensione pubblica e privata.

Dal 27 ottobre 2021, il Museo di Roma a Palazzo Braschi ospiterà la mostra Klimt. La Secessione e l’Italia: una mostra che ripercorre – con opere provenienti dal Belvedere di Vienna, dalla Klimt Foundation e da altre raccolte pubbliche e private – le tappe dell’intera parabola artistica di Gustav Klimt, il suo aspetto “pubblico”, e, oltre a presentarne il ruolo di cofondatore della Secessione viennese, per la prima volta indaga sul rapporto dell’artista con l’Italia, narrandoci dei suoi viaggi e dei suoi successi espositivi.

La rassegna – curata da Franz Smola, curatore del Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna – presenta anche una selezione di dipinti e sculture di altri artisti, che supporta il racconto del periodo della Secessione viennese e dell’influsso di Klimt in Italia.

Ospite d’eccezione della mostra sarà Ritratto di Signora (1916-17), trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato nel 2019.

A seguire Piacenza – dove saranno rinnovate le prestigiose collaborazioni internazionali – che presso la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi e altri spazi contigui ospiterà la mostra Klimt intimo, che si terrà dal 5 aprile 2022, secondo grande evento curato da un comitato scientifico composto da Gabriella Belli, Elena Pontiggia, Lucia Pini, Valerio Terraroli.

Gustav Klimt
Ritratto di Signora, 1916-17
Olio su tela, 68×55 cm
Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

L’esposizione offrirà al pubblico uno sguardo inedito e particolare sulla vicenda del grande artista viennese. Partendo dall’opera ritrovata della Galleria Ricci Oddi, la mostra si propone come scoperta di un “Klimt ritrovato” anche nella sua dimensione più intima e personale, fino ad ora sfuggente, restituendo attraverso opere e documenti lo spessore di una vicenda umana e artistica a un tempo.

Klimt pubblico e Klimt privato, due mostre che si completano e si integrano, da visitare entrambe per conoscere a fondo il grande artista.

La mostra di Roma, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è co-prodotta da Arthemisia, che ne cura anche l’organizzazione, con Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con il Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation.
A Piacenza la mostra, prodotta e organizzata da Arthemisia, vedrà anche la partecipazione del Comune di Piacenza e della Galleria Ricci Oddi.


Uffici Stampa Comune di Piacenza
Ufficio stampa
Elisabetta Morni | T. +39 0523.492018
Gianluca Sgambuzzi | T. +39 0523.492393
u.stampa@comune.piacenza.it

Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale
Francesca Guinand | francesca.guinand@comune.roma.it

Zètema Progetto Cultura
Patrizia Morici | p.morici@zetema.it
Lorenzo Vincenti | l.vincenti@zetema.it
Chiara Sanginiti | c.sanginiti@zetema.it
T. +39 06 82077 – 230/305/371

Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it T. +39 06 69380306

Antonella Piras – La Toscana di Boccaccio

Il progetto “La Toscana di Boccaccio: itinerari culturali nel paesaggio toscano attraverso il Decameron”, si propone di ricostruire, tramite l’analisi del Decameron, i paesaggi del Trecento, paesaggi espressivi di un forte valore identitario e vivacemente evidenziati da Giovanni Boccaccio. Come viene evidenziato nel Piano Integrato della Cultura 2008-2010 al punto 2.2 : “ Le risorse e le attività culturali rappresentano per la Toscana un fattore costitutivo essenziale e fondante della stessa identità regionale, un identità costruitasi nel tempo attraverso vicende storiche che hanno segnato profondamente il territorio regionale, lasciando come traccia una ricchezza unica in termini di beni culturali e testimonianze artistiche”

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 

Andrea Zanettin – Rumore di sottofondo: i commenti aggressivi online

Una rapida riflessione sulla negatività che purtroppo pervade il mondo del Web. In quanto utente e lavoratore che fa un uso massiccio dell’online, mi sentivo di dover scrivere qualcosa, ovviamente senza troppe pretese, in merito a questa piaga sempre più dilagante. Spero che in questo mondo in forte mutamento a causa di una pandemia globale prevalga prima o poi il buonsenso.

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 

Firenze: I LOVE LEGO, la mostra sui mattoncini colorati, fa tappa al Museo degli Innocenti

I LOVE LEGO, la mostra sui mattoncini colorati, fa tappa al Museo degli Innocenti di Firenze: un’esperienza imperdibile per i tanti bambini appassionati, per le famiglie e per i tantissimi adulti che continuano a coltivare l’amore per i mattoncini più famosi del mondo che, ogni anno, intrattengono e fanno sognare milioni di persone.

Le opere del Museo degli Innocenti dialogheranno con la mostra in una sintesi tra passato e contemporaneo.

Museo degli Innocenti, Firenze
13 ottobre 2021 – 31 gennaio 2022

I LOVE LEGO

I leggendari mattoncini, che hanno fatto parte dell’infanzia di ogni bambino ma anche del divertimento di tanti adulti, saranno protagonisti dell’autunno 2021 nella mostra I LOVE LEGO al Museo degli Innocenti di Firenze, all’interno della secentenaria cornice dell’Istituto degli Innocenti da sempre impegnata nell’accoglienza e nella difesa e promozione dei diritti di bambini e adolescenti.

Supportata da tante attività pensate ad hoc per tutte le fasce d’età, I LOVE LEGO presenta, tra 7 fantastici diorami creati da un gruppo di collezionisti tra i più importanti in Europa, anche eccezionali riproduzioni site specific a firma di Luca Petraglia di due monumenti iconici della città: la facciata della Basilica di Santa Croce e il Campanile di Giotto del Duomo di Firenze.

Immancabili anche alcuni tra i principali interpreti dell’universo LEGO come Stefano Bolcato con i suoi Oli su tela, rivisitazioni in versione ‘omini LEGO’ delle più grandi e famose tele e capolavori della storia dell’arte, dalla Gioconda ai più attuali quadri di Frida Kahlo; ma anche le vignette/installazioni comiche del collettivo LEGOlize – autori nel 2016 dell’omonima pagina che oggi conta quasi 2 milioni di followers sui social – dove la comicità diventa arte.

E poi ancora tante attività e laboratori per le famiglie, tra cui l’immancabile “caccia al personaggio” incentrata sulle principali figure rivisitate negli anni dalla LEGO: da Harry Potter a Dart Vader, da Batman a Homer dei Simpson.

La mostra I LOVE LEGO è organizzata con il patrocinio del Comune di Firenze, della Camera di Commercio di Firenze e dell’Istituto degli Innocenti, la mostra è prodotta e organizzata da In Your Event – azienda di eventi che trasforma le idee in manifestazioni di successo e che attualmente gestisce gli eventi all’interno del Museo degli Innocenti – e Piuma in collaborazione con Arthemisia.

La mostra è realizzata grazie ad alcuni dei più grandi collezionisti privati e non è direttamente sponsorizzata da LEGO.


Sede

Museo degli Innocenti
Piazza della Santissima Annunziata, 12 50121 Firenze

Date al pubblico
13 ottobre 2021 – 31 gennaio 2022

Orari di apertura

Dal lunedì alla domenica dalle 11:00 alle 18:00
(ultimo ingresso 17.15) Martedì chiuso

Biglietti
Intero € 13,00
Ridotto € 11,00
Bambini 6-11 anni € 6,00
Bambini sotto i 6 anni – ingresso gratuito

Info e prenotazioni
www.ilovelegofirenze.it
www.museodeglinnocenti.it
booking@istitutodeglinnocenti.it

T. +39 055 2037122

Ufficio stampa
In Your Event
info@inyourevent.com | T. +39 055 5274578

ARTHEMISIA
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

IMMAGINE DI APERTURA – Manifesto della Mostra

Swiss Army knife ovvero il coltellino svizzero dai molteplici usi

Chi non conosce il famoso coltello dell’esercito svizzero? La versione contemporanea porta impresso il riconoscibile motivo della croce svizzera, e quando si apre mette in vista la miriade di minuscoli utensili multifunzionali che ne hanno fatto la fortuna. Il suo inventore, Karl Elsener (1860-1918), figlio di Balthasar Elsener-Otti, apparteneva ad una lunga stirpe di mercanti di Zug, in Svizzera. Invece di continuare a vendere cappelli, Karl preferì seguire l’arte della fabbricazione di coltelli, facendo apprendistato a Parigi e Tuttlingen, in Germania, specializzandosi in strumenti chirurgici e rasoi di qualità. Dopo i primi anni come semplice artigiano, con l’aiuto economico della madre, nel 1884 aprì una sua fabbrica a Ibach, nel Cantone di Svitto, a sud di Ginevra, luogo di nascita della futura Confederazione Svizzera. Erano anni in cui la Svizzera non era ancora uno dei Paesi più ricchi d’Europa, pertanto il giovane Karl si impegnò per fare fronte alle difficoltà e alla disoccupazione della propria gente, creando posti di lavoro e contribuendo a frenare il flusso dell’emigrazione, per cercare pascoli più verdi nelle nazioni limitrofe. Per facilitare il processo produttivo, grazie alla condivisione delle risorse, fondò l’Associazione dei Maestri Coltellinai svizzeri, costituita da venticinque iscritti.

Karl Elsener non si fece sfuggire una opportunità preziosa. Verso la fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, l’esercito svizzero decise di preparare un bando pubblico per un nuovo coltello da tasca pieghevole. Le funzioni richieste ai produttori erano di favorire i soldati nel mangiare, per cui occorreva una lama apriscatole, e nella manutenzione del fucile in dotazione all’epoca, lo Schmidt-Rubin (Fucile da fanteria modello 1889). Occorreva dunque che il coltello, per smontare e rimontare le parti del fucile, fosse munito anche di un cacciavite a taglio e di un punteruolo. Il bando fu pubblicato a gennaio del 1891, espressamente per ricevere proposte riguardanti il modello 1890, con impugnatura in rovere annerito. Dal momento che nessuna azienda svizzera disponeva delle capacità produttive per rispettare le richieste, la prima commessa di 15.000 pezzi fu acquisita dal produttore tedesco Wester & Co. di Solingen, in Germania. I coltelli furono consegnati nell’ottobre 1891.

Modell 1890 , il primo coltellino svizzero prodotto da Wester & Co. Solingen

Nel medesimo anno anche la società di Elsener presentò la propria proposta, così come altre aziende svizzere che cominciavano ad organizzarsi in quegli anni. Tuttavia, il coltellino proposto da Elsener non riscontrò il favore auspicato, a cominciare dal prezzo, poiché l’offerta tedesca era inferiore. L’Associazione dei Maestri Coltellinai si sciolse, lasciando l’imprenditore con grosse somme da saldare. Non si diede per vinto. L’unico modo per fare fronte ai debiti era, a suo avviso, insistere, continuando a cercare di correggere i problemi riscontrati. Soprattutto il peso eccessivo per un coltello da tasca e le funzionalità limitate. L’azienda era ormai prossima alla bancarotta quando, nel 1896, Elsener ideò un nuovo prodotto di gran lunga migliorato in quanto a funzionalità e ad aspetto. Il nuovo progetto di coltellino tascabile fu registrato il 12 giugno 1897, e corrispondeva al modello attualmente conosciuto. Questa volta fu bene accolto dall’esercito svizzero ed accettato anche dal grande pubblico. Destinato inizialmente solo all’uso degli ufficiali, fu commercializzato con successo anche sul mercato internazionale, riportando presto la società di Elsener in attivo. I vantaggi del nuovo modello erano dovuti agli strumenti fissati su entrambi i lati del manico mediante uno speciale meccanismo a molla. Il nuovo modello fu diffuso col nome di Schweizer Offiziers-und Sportmesser (coltello svizzero da ufficiale e sportivo). Swiss Army knife, questo è invece il termine col quale il coltellino è conosciuto oggi, coniato dai soldati americani dopo la seconda guerra mondiale, per la difficoltà a pronunciare la parola tedesca Offiziersmesser. A partire dal 1909 Elsener utilizzò lo stemma svizzero per identificare i suoi coltelli. L’Azienda, col tempo, cambiò anche nome. Sempre nel 1909, alla morte della madre del fondatore, il marchio di fabbrica assunse la denominazione di Victoria e qualche anno più tardi, nel 1921, si chiamerà Victorinox, aggiungendo la dicitura inox con la quale già da allora si identificava, a livello internazionale, l’acciaio inossidabile. Il coltellino svizzero per il suo design è stato aggiunto alle collezioni del Museum of Modern Art di New York e del Museo statale di arte applicata di Monaco .

Strumenti e componenti 

Esistono vari modelli del coltellino svizzero con diverse combinazioni di strumenti. Di seguito sono citati quelli attuali, in continua evoluzione.

Strumenti principali:

  • Lama grande, impressa sul gambo della lama dei modelli Victorinox con “VICTORINOX SWISS MADE” per verificare l’autenticità del coltello.
  • Lama piccola
  • Lima per unghie / detergente per unghie
  • Lima per unghie / detergente per unghie / lima per metallo / sega per metallo
  • Sega per legno
  • Squama pesce / slamatore gancio / righello in cm e pollici
  • Forbici
  • Lama da elettricista / raschiafilo
  • Lama da potatura
  • Spatola farmaceutica (spingi cuticole)
  • Strumento informatico (bit driver)
  • Pinza / tronchese / pinza per fili
  • LED luce
  • Chiavetta USB
  • Lente d’ingrandimento
  • Cacciavite a stella
  • Detergente per zoccoli
  • Apri grilli / Marlinspike
  • Apriscatole / cacciavite a taglio da 3 mm
  • Apricapsule / cacciavite a taglio da 6 mm / spelafili
  • Strumento combinato contenente apricapsule / apriscatole / cacciavite a taglio da 5 mm / spelafili
  • Strumenti più piccoli:
  • Portachiavi
  • Alesatore
  • Gancio multiuso
  • Cacciavite a taglio da 2 mm
  • Scalpello
  • Cavatappi o cacciavite Phillips
  • Mini cacciavite (progettato per adattarsi all’interno del cavatappi)
  • Strumenti di scala:
  • Pinzette
  • Stuzzicadenti
  • Penna a sfera pressurizzata (con versione retrattile sui modelli più piccoli, e può essere utilizzata per impostare i DIP switch )
  • Perno inossidabile
  • Orologio digitale/sveglia/timer/altimetro/termometro/barometro

LEGGI ANCHE: Karl Elsener – Inventò il celebre coltellino rosso con la croce bianca

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