Su Sky Arte le storie vere degli sconosciuti che hanno ispirato l’immaginario contemporaneo

IL MIO NOME È LEGGENDA
La nuova produzione originale Sky Arte con Matilda De Angelis
dedicata ai personaggi che hanno ispirato i grandi miti,
da Indiana Jones a Frankenstein, da Zorro a Betty Boop

DAL 7 DICEMBRE SU SKY ARTE E IN STREAMING SU NOW

A dicembre debutta su Sky IL MIO NOME È LEGGENDA, la nuova produzione originale Sky Arte, ideata e realizzata da Bottega Finzioni con Matilda De Angelis,in collaborazione con il Comune di Bologna e Bologna Welcome.

La serie, grazie alle parole e alla narrazione dell’attrice bolognese Matilda De Angelis, esplora le storie vere di illustri sconosciuti dai quali sono nati alcuni dei personaggi più noti dell’immaginario collettivo contemporaneo. In ciascuna puntata sarà raccontata la vita di persone realmente esistite e di come si siano trasformate in fonti d’ispirazione per i nostri miti. Matilda De Angelis, nuova stella del cinema italiano, è la compagna ideale per raccontare questo viaggio e, con un sottile gioco meta-cinematografico, l’origine di questi “miti d’oggi”, che saranno approfonditi dagli interventi del mass-mediologo Roberto Grandi.

IL MIO NOME È LEGGENDA, è una serie in 6 puntate in onda in prima serata su Sky Arte a partire dal 7 dicembre. Il format è stato scritto da Michele Cogo e dagli ex-allievi di Bottega Finzioni Gianmarco Guazzo, Alberta Lepri e Silvia Pelati, con la produzione esecutiva di Giuseppe Cassaro e la regia di Antonio Monti.

LA PROGRAMMAZIONE

FRANKENSTEIN SONO IO – 7 dicembre ore 21.15

Era una notte buia e tempestosa del 1816, “l’anno senza estate”.

A villa Diodati sono riuniti per le vacanze estive Mary Shelley con suo marito Percy, Lord Byron e il medico Polidori. La pioggia incessante li costringe in casa. Per passare il tempo inventano un gioco: scrivere un racconto del terrore. Mary all’inizio non riesce a scrivere nulla poi l’ispirazione folgorante a seguito di un incubo. Nasce così il personaggio di Frankenstein.

Quello che Mary ha sognato però non è fantasia, ma proviene da qualcosa che ha visto.

Lo scienziato pazzo del suo romanzo esiste veramente e si chiama Giovanni Aldini, vive a Bologna dove insegna fisica. Nipote di Luigi Galvani, è un acceso sostenitore della possibilità di rianimare i morti tramite corrente elettrica. Finora ha fatto esperimenti sugli animali, rane in particolare, ma ora vuol mettere alla prova le sue teorie anche sugli esseri umani, e così corrompe alcuni giudici inglesi per far condannare a morte un poveraccio, e usarne il corpo per provare a rianimarlo con la corrente elettrica. Ma qualcosa va storto: un medico muore nel corso dell’esperimento, la notizia va a finire sul giornale e arriva fino alla giovanissima Mary Shelley…

LA RAGAZZA DEL BOOP-BOOP-A-DOOP – 7 dicembre 21.45

Nel 1927, Helen Kane è una celebrità: è uno dei volti dell’età del jazz, voce da usignolo e sorriso ammiccante, madre del famosissimo “boop-boop-a-doop”. Kane resta la reginetta del charleston fino all’arrivo di Betty Boop, che in un attimo le ruba la scena: da quel momento, e per sempre, sarà lei la vamp degli anni ruggenti.

Ma Betty non è che la caricatura di Helen. L’attrice fa causa a Max Fleischer, creatore del suo alter ego animato, per aver sfruttato illegalmente la sua immagine. E non è l’unica ad osservare le mosse del produttore: l’America conservatrice della Grande Depressione trova il personaggio di Betty Boop troppo osé per la televisione.

Così, mentre un tribunale nega ad Helen Kane i diritti sul proprio mito, la censura nega per sempre a Betty Boop un futuro sullo schermo.

GIÙ LA MASCHERA! – 14 dicembre 21.15

Zorro, l’abile spadaccino difensore dei più deboli è stato introdotto nell’immaginario di finzione nel 1919, quando all’interno del fumetto All Story Weekly viene raccontata la prima avventura di Don Diego de la Vega.

Ma se dietro l’invenzione di uno dei personaggi più conosciuti di tutti i tempi si celasse un fuorilegge sanguinario senza scrupoli?

Joaquin Murrieta nasce a Sonora, nella contea di Tuolumne, nel 1829, e si unisce presto allo zio Claudio Feliz che, dopo essere fuggito di prigione, diventa il capo di una delle più crudeli bande di fuorilegge dell’epoca.

Nonostante i fatti storici parlino chiaro, le leggende popolari iniziano a soddisfare l’eterno bisogno d’identificarsi con eroi confortanti e positivi, quindi a ritrarre Murrieta come un uomo pacifico che cerca vendetta solo dopo un’accusa ingiusta. A questi racconti tradizionali s’ispira John Rollin Ridge, poeta e giornalista, quando nel 1854 scrive The Life and Adventures of Joaquin Murrieta, The Celebrated California Bandit. Il libro ha un buon successo di vendite e getta le basi per mitizzare la figura di Murrieta.

NON VOGLIO CRESCERE – 21 dicembre 21.15

Una bambina che vive sola con una scimmietta e un cavallo. Ha le trecce rosse che stanno dritte, in orizzontale, le lentiggini e un sacco pieno di monete d’oro. Non va a scuola, a proteggerla ci pensa la mamma, diventata un angelo che la controlla dal cielo. Il papà? È un pirata (buono) sempre in giro per il mondo. Più o meno, questa è la vita libera e bizzarra di Pippi Calzelunghe, uno dei personaggi di letteratura per l’infanzia più famosi nel mondo, anche grazie a una serie televisiva svedese di grande successo prodotta a fine anni Sessanta.

Pochi sanno che la scrittrice Astrid Lindgren, che ha inventato Pippi (e molti altri personaggi per i piccoli, vendendo più di 165 milioni di libri), nella creazione del suo personaggio più celebre si è ispirata… a sé stessa.

GIOVANNI BELZONI E I TEMPLI MALEDETTI – 28 dicembre 21.15

11 agosto 1816. Luxor, Egitto.

Ancora un ultimo sforzo ed è fatta; ottanta uomini madidi di sudore stanno caricando un gigantesco busto in pietra, pesante oltre 7 tonnellate, a bordo di un’imbarcazione giunta sul Nilo per l’occorrenza, direttamente dall’Inghilterra.

A dirigere i lavori è un italiano di 38 anni, alto oltre due metri e con un fisico da culturista.

Certo, è molto forte – tra l’altro in passato ha dato prova della sua forza in spettacoli circensi in giro per l’Europa – ma il busto di Ramses II lo ha spostato grazie ad un’altra sua qualità: l’ingegno.

Nei quindici giorni precedenti infatti, ha potuto finalmente mettere in pratica gli studi di ingegneria idraulica, che aveva appreso in una delle sue tante vite precedenti. Si chiama Giovanni Battista Belzoni, padovano, e quel giorno di agosto sta nascendo la sua passione per l’esplorazione archeologica.

Questa è la storia di un uomo burbero ma appassionato, dotato di grande forza e di un multiforme ingegno. La sua è la storia che ispirerà George Lucas nella creazione del personaggio di Indiana Jones.

SANGUE DEL MIO SANGUE – 4 gennaio 21.15

Nelle foreste della Transilvania, i cui alberi lasciano filtrare poca luce, nel freddo novembre del 1431 nasce il figlio del voivoda Vlad II Dracul, un impavido militare appartenente all’Ordine del Drago.

Al tempo del suo primo vagito nessuno può sapere che il bambino, il cui nome è Vlad III di Valacchia, diventerà uno dei più feroci esseri umani della storia. Nel corso della sua vita, infatti, sarò noto come Vlad Țepeș, che in rumeno significa “Vlad l’Impalatore”, per la pratica con la quale amava giustiziare i nemici del Cristianesimo di cui era protettore.

Un condottiero inarrestabile, che, malgrado abbia mietuto un numero sconfinato di vite umane con efferata spietatezza, non poteva nemmeno lontanamente immaginare che la sua sete di sangue, da metaforica che era, sarebbe divenuta effettiva, se non nella realtà, almeno nella finzione di uno dei romanzi più famosi di tutti i tempi, quattro secoli dopo la sua morte.

Nel romanzo epistolare Dracula, lo scrittore irlandese Bram Stoker trae ispirazione dal personaggio dell’antico condottiero rumeno per reinventare una figura mitologica antichissima, trasformando una creatura priva di intelletto in un mostro intelligente, romantico e destinato a cambiare per sempre il concetto stesso di essere sovrannaturale, divenendone l’archetipo: il vampiro.

IL MIO NOME È LEGGENDA è una produzione originale Sky Arte realizzata da Bottega Finzioni e arriverà in prima assoluta dal 7 dicembre alle 21.15 su Sky Arte, On Demand e in streaming su NOW.

Bottega Finzioni Produzioni è una casa di produzione cinematografica che opera dal 2015, gestita da Fondazione Bottega Finzioni con sede a Bologna, realtà attiva da oltre dieci anni che conta al suo attivo anche una scuola di narrazione e uno studio professionale.

Hanno partecipato in forma di partnership il Comune di Bologna e Bologna Welcome, mettendo a disposizione una delle location più suggestive della città: il Salone del Podestà a Palazzo Re Enzo.


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IMMAGINE DI APERTURA L’attrice bolognese Matilda De Angelis, conduttrice del programma televisivo

Gustave Caillebotte – I piallatori di parquet, 1875

Galleria d’arte sotto forma di puzzle.
A cura di Laura Gentile

Seconda versione detta anche “versione piccola” de I piallatori di parquet (1876)

Les raboteurs de parquet (I piallatori di parquet) è un dipinto del pittore francese Gustave Caillebotte, realizzato nel 1875. Nella sua tipica interpretazione impressionista, mostra tre uomini al lavoro, prestando molta attenzione all’effetto del controluce. L’opera è ora nella collezione del Musée d’Orsay di Parigi.

La prima grande mostra retrospettiva del lavoro di Caillebotte ha avuto luogo nel 1994, cento anni dopo la sua morte. Per gran parte del ventesimo secolo, il suo lavoro è rimasto quasi del tutto sconosciuto. Il motivo era che i dipinti di Caillebotte non potevano essere visti nei musei fino agli anni ’50. Non c’erano nemmeno immagini delle sue opere. Essendo benestante, non aveva mai sentito il bisogno di mettere in vendita il suo lavoro pittorico nel corso della sua vita. Inoltre, dopo la morte del fratello minore René nel 1876, fece redigere un testamento in cui stabiliva che la sua opera fosse lasciata in eredità allo Stato francese, ma che potesse essere esposta nei principali musei solo non appena fosse diventato evidente che il grande pubblico era in grado di apprezzare le sue opere impressioniste. Pierre Auguste Renoir dopo la sua morte, avvenuta nel 1894, in quanto esecutore testamentario, ebbe grandi difficoltà ad assecondare tale volontà. Ne conseguì che la famiglia decise di mantenere il possesso di tutte le opere. Fu solo negli anni ’50 che iniziarono a vendere il suo lavoro alla spicciolata e gradualmente il nome del pittore prese ad essere conosciuto anche dal grande pubblico.

Si verificò, tuttavia, un’eccezione a questa linea di condotta da parte degli eredi del pittore: nel 1897 lo Stato francese acconsentì alla raccolta di una collezione di quaranta dipinti impressionisti nel Musée du Luxembourg, una sorta di riconoscimento semiufficiale del movimento. Tra questi dipinti c’era anche un’opera di Caillebotte, aggiunta dall’amico Renoir: Les raboteurs de parquet. Per molto tempo questa rimarrà l’unica opera di Caillebotte a sfuggire all’oblio temporaneo. L’opera fu trasferita al Louvre nel 1929, alla Galerie nationale du Jeu de Paume nel 1947 e infine al Musée d’Orsay nel 1986, dove è tuttora esposta.

Gli impressionisti dipingevano non solo il lavoro rurale, come i pittori di Barbizon, ma anche il lavoro urbano. Caillebotte raffigura tre piallatori di parquet al lavoro, probabilmente nel suo studio in Rue de Miromesnil. Che Caillebotte abbia scelto un soggetto così apparentemente banale è stata una sorpresa per i suoi contemporanei ed è stata presa anche come una provocazione da parte di alcuni. Il comitato di selezione del salone di Parigi rifiutò quindi il dipinto e lo espose infine insieme ad altre sette sue opere nel 1876, durante la seconda grande mostra impressionista.

L’aspetto più sorprendente di Les raboteurs de parquet è l’illuminazione resa tecnicamente in modo estremamente intelligente che proviene sullo sfondo dalla portafinestra che immette sul piccolo balcone. Riflette il bagliore delle braccia e della schiena degli operai. Le strisce di laccatura scura sul pavimento risplendono di luce mentre le assi già sverniciate appaiono opache. I due uomini davanti eseguono lo stesso movimento. Stanno discutendo rivolgendo lo sguardo l’uno verso l’altro. Il collega che lavora in secondo piano sulla sinistra è tagliato fuori dal bordo dell’immagine, un principio fotografico che enfatizza l’idea dell’istantanea. La sua schiena corre parallela alla linea orizzontale della boiserie, ricordando certi studi di movimenti ritmici similari che possono vedersi nelle ballerine e nei cavalli da corsa di Edgar Degas. Dal punto di vista compositivo, c’è molta attenzione per una linea prospettica equilibrata.

Per questo dipinto relativamente grande (102×146,5 cm) Caillebotte ha prima realizzato uno schizzo più piccolo, che misura 26×39 cm. Un anno dopo dipinse un secondo quadro con il medesimo tema dei piallatori di parquet, detto anche “versione piccola” (31,5 x 39,5 cm.), anch’esso esposto alla seconda grande mostra impressionista, ora di proprietà privata.

LEGGI SU WIKIPEDIA: I piallatori di parquet