Lucca, Fondazione Ragghianti – Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura

La nuova mostra ideata e organizzata in occasione del quarantennale della Fondazione Centro Studi Ragghianti, che cade nell’autunno del 2021, intende approfondire un tema finora poco considerato dalla storiografia e dagli studi accademici: quello dell’amicizia fra Carlo Ludovico Ragghianti (Lucca, 1910 – Firenze, 1987) e il pittore, scrittore e uomo politico Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975). Realizzata in collaborazione con la Fondazione Carlo Levi di Roma, per la cura di Paolo Bolpagni, Daniela Fonti e Antonella Lavorgna, l’esposizione è aperta dal 17 dicembre 2021 fino al 20 marzo 2022.

Levi e Ragghianti.
Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura

Lucca, Fondazione Ragghianti,
17 dicembre 2021 – 20 marzo 2022

Carlo Levi, Autoritratto bianco e nero, [1930 circa], olio su tela, 101 x 72 cm, Roma, Fondazione Carlo Levi, ph. Riccardo Lodovici

Il rapporto tra Ragghianti e Levi, fondamentale per entrambi, si intensifica a Firenze, durante l’occupazione nazista, attraverso la comune militanza politica nella Resistenza, soprattutto dopo che Levi, nel 1941, trova rifugio clandestino nella casa di Anna Maria Ichino in piazza Pitti, dove scrive il suo più noto romanzo, Cristo si è fermato a Eboli, cui è dedicata una sezione della mostra.

Non è però soltanto la politica – nelle file del Partito d’Azione – a unirli, ma anche l’intenso confronto sulle questioni dell’arte contemporanea e una condivisa sensibilità per il patrimonio artistico del Paese. Va ricordato il loro intervento congiunto, con l’architetto Giovanni Michelucci, dopo che i nazisti avevano fatto saltare cinque ponti a Firenze, per evitare l’abbattimento della Torre di Parte Guelfa a Ponte Vecchio, un “salvataggio” poi messo in atto dal comando alleato.

L’interesse di Ragghianti nei riguardi di Levi pittore è da far risalire al 1936, quando lo inserisce nel suo articolo dedicato alla pittura italiana contemporanea; nel 1939 ne recensisce sulla rivista «La Critica d’Arte» la mostra a New York. Certamente il momento più forte della loro frequentazione avviene durante i giorni della formazione del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e della direzione del quotidiano «La Nazione del Popolo», e quando Levi, subito dopo la liberazione di Firenze, diventa membro della commissione per la ricostruzione del centro storico della città. Questo intensificarsi del loro rapporto si riflette anche nella condivisione del discorso artistico, tanto che la mostra personale di Levi alla Galleria dello Zodiaco di Roma nel 1946 è presentata proprio da Ragghianti; ed è sempre Ragghianti a proporre la prima storicizzazione della figura di Carlo Levi nel 1948, attraverso la pubblicazione di un “catalogo” dell’opera leviana, nel quale sono datati e repertoriati i dipinti realizzati dal 1923 al 1947. Si tratta di un volume, con presentazione di Ragghianti, che rimane ancor oggi un punto di riferimento imprescindibile per gli studi su Levi. Nel libro, fra l’altro, figura anche il testo di Levi Paura della pittura, tornato di recente all’attenzione degli studiosi così come la riflessione più estesa Paura della libertà, scritta nel 1939, sulla crisi della società europea, oggi quanto mai attuale.

Carlo Levi, Carlo Ludovico Ragghianti, [1944], matita grassa con lumeggiature gialle su carta Fabriano, 350 x 237 mm, Firenze, collezione privata

Negli anni successivi i due non mancano d’incontrarsi, a Roma o a Firenze, non appena le circostanze lo consentano. Ragghianti non perde mai l’occasione per valorizzare la produzione artistica di Levi: ne sono chiari esempi il suo inserimento nella grande mostra del 1967 Arte moderna in Italia 1915-1935 e l’imponente selezione di opere dell’antologica allestita a Firenze dopo la morte dell’artista (Levi si ferma a Firenze, 1977). Si tratta quindi, per la Fondazione Ragghianti, di una mostra fortemente identitaria, ideale per suggellare l’importante anniversario del quarantennale dell’istituzione.

Trattandosi di due personaggi che hanno avuto molti e diversi àmbiti di azione e riflessione, la mostra e il relativo catalogo ricostruiscono, oltre agli eventi e alle circostanze della loro amicizia, i nodi identitari di questo rapporto, le questioni teoriche di carattere storico-artistico, e altri punti d’interesse comuni ai due per un’azione da esplicarsi nel quadro di una politica delle arti. La mostra e il catalogo offrono una testimonianza, attraverso opere d’arte, lettere, documenti, fotografie e filmati, del significato dell’amicizia fra Ragghianti e Levi, anche alla luce della loro formazione culturale.

Un aspetto interessante e nuovo presentato dalla mostra è quello del comune interesse dei due per il cinema: Levi lavora come sceneggiatore e scenografo per alcuni film, disegna il manifesto di Accattone di Pier Paolo Pasolini, e dagli anni Cinquanta in poi, a Roma, diventa un ritrattista ambìto da molti personaggi del mondo del cinema, da Silvana Mangano ad Anna Magnani, da Franco Citti allo stesso Pasolini: tutti questi ritratti sono presenti in mostra, insieme con quelli di Ragghianti e di loro comuni amici, come Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda.

Nell’archivio della Fondazione Ragghianti, così come in quello della Fondazione Carlo Levi di Roma, si conservano documenti che riguardano in special modo la sfera storico-artistica e critica, che fu al centro di questa amicizia. A Lucca si trovano un consistente nucleo di lettere che partono dal 1943 e si protraggono fino al 1971, e testi dattiloscritti di Ragghianti su Levi; nell’archivio romano sono conservati autografi della monografia di Ragghianti, corredati da annotazioni per la stesura del volume destinate da Levi al suo curatore, nonché fotografie inedite. Molti di questi materiali sono esposti nella prima e nell’ultima sala.

Oltre ai documenti, la mostra presenta un nucleo di quasi cento opere di Carlo Levi, atto a ricostruire non soltanto la struttura della monografia del 1948 e delle mostre del 1967 e del 1977 curate da Ragghianti, ma anche la cerchia di intellettuali e amici cui i due appartenevano – Eugenio Montale, Giovanni Colacicchi, Paola Olivetti, Aldo Garosci e altri –, con l’aggiunta dei ritratti di personaggi dei quali entrambi avevano stima, come Italo Calvino e Frank Lloyd Wright.

Nel catalogo, pubblicato dalle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, sono presenti i testi di Roberto Balzani, Paolo Bolpagni, Maria De Vivo, Daniela Fonti, Antonella Lavorgna e Francesco Tetro.


Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
Via San Micheletto 3, Lucca

Ufficio-stampa: Lucia Crespi, tel. 02 89415532 – 02 89401645, lucia@luciacrespi.it

IMMAGINE DI APERTURA Carlo Levi, La madre e la sorella, 1926, olio su tavola, 119 x 98 cm, Roma, Fondazione Carlo Levi, ph. Riccardo Lodovici

Pescara, GArt Gallery: Claudio Di Carlo -Detto Fatto – mostra / installazione / happening

In continuità con I pasticcini li porto io, mostra tenutasi a Roma nel 2020, Claudio Di Carlo, ospite del nuovo spazio espositivo pescarese GArt Gallery diretto da Francesco Di Matteo, presenta Detto Fatto, mostra/installazione/happening a cura di Maria Arcidiacono. 

Claudio Di Carlo
Detto Fatto

mostra/installazione/happening
a cura di Maria Arcidiacono

Inaugurazione sabato 18 dicembre 2021 ore 18.00-21.00

GArt Gallery
Via Piero Gobetti 114 – Pescara

Fino al 15 gennaio 2022

Detto Fatto costituisce il secondo appuntamento di un ciclo che, in questa occasione, vedrà protagoniste ben novantanove opere sulle quali convergono molti dei temi che hanno attraversato il percorso creativo dell’artista, arricchiti da nuovi lavori ispirati a pellicole cinematografiche, alcune delle quali individuate con veri e propri intenti autobiografici. Il tutto servito sui classici vassoi da pasticcini, sapientemente trasformati in supporti solidissimi e parzialmente muniti della propria cornice dorata. 

Per volontà dell’artista, il pubblico si troverà partecipe di un vero e proprio happening orchestrato dallo stesso Di Carlo che predilige da sempre un coinvolgimento collettivo nei suoi progetti espositivi, musicali e culturali: dalle elaborazioni grafiche di Alessandro Gabini alla performance con Francesca Perti e Andrea Buccella, dal contributo di Andrea Moscianese, con una sua composizione, alle riprese video di Enrico Coppola, mentre spetterà al tocco artistico del pasticcere Tony Renzi apporre la classica – e non solo metaforica – ciliegina sulla torta. 

“Capolavori e divi della settima arte hanno invaso lo studio dell’artista, evocati a testimoniare narrazioni simili al reale, selezionati da un regista che ha conferito concretezza pittorica alla loro fragile evanescenza. Tra il luccichio di questi frammenti, trovano spazio quegli attimi ravvicinati di un erotismo svelato e sotteso, dettagli di una sensualità sfrontata, ingigantita e venerata, mentre un autoritratto su tela, il centesimo lavoro in mostra, emerge dal passato, quasi a vigilare sul mantenimento di propositi mai dimenticati che troveranno un’eco nella performance inaugurale. Rinsaldando la propria libertà d’artista, il suo essere viaggiatore instancabile e curioso – anche quando si è fermato stabilmente in una delle città nelle quali ha abitato – Claudio Di Carlo ci apre le porte su un immaginario senza tempo, ricco di latitudini sconosciute con le quali ci invita a familiarizzare. Il suo paesaggio politico percorre un’ampia parabola che va dall’ideale libertario alla realpolitik del tempo presente, con uno sguardo fieramente privo di conformismi e condizionamenti che vuole mantenere viva la propria indipendenza militante.” (dal testo di Maria Arcidiacono)

Sabato 15 gennaio 2022 alle ore 18:00, in occasione del finissage, verrà presentato il catalogo della mostra che conterrà anche un contributo di Germano Scurti.

Claudio Di Carlo nasce a Pescara: pittore, produttore, art director, vive e lavora tra Amburgo, Pescara e Roma. La sua vita d’artista, di natura poliedrica, inizia a Pescara, negli anni ’70, e si dirama fra la comune di Ovada e le strade d’Europa. Arte, politica e poetica sono le sue linee guida: indipendente per vocazione. Punto di riferimento artistico la galleria “Convergenze” a Pescara diretta da Peppino D’Emilio, Claudio Di Carlo ha sempre posto il proprio sguardo sulle forme dello sconfinamento. È un artista proteiforme che ha attraversato la pluralità delle esperienze controculturali e artistiche degli anni Settanta e Ottanta. Cresciuto nell’humus dell’anarchismo etico-politico, si è occupato di musica underground e di teatro di ricerca. Ha progettato spazi culturali, creato gruppi di intervento artistici, spettacoli multimediali, prodotto gruppi rap/rock, inventato e organizzato Festival, happening e performance; si occupa anche di musica elettronica. Il suo lavoro spazia, dunque, dalla fondazione dei gruppi Punk-rock Koma e R.A.F. (Frazione Armata Rock) nel 1977 al suo recente “Omaggio a Rossini – Già la luna è in mezzo al mare”, lavoro esposto a Pesaro in Casa Rossini, alla musica elettronica del suo attuale gruppo “Hypervectorial System”, con il compositore Gabriel Maldonado. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo e diversi sono i critici che seguono il suo lavoro. Dopo l’esperienza romana dell’Ice Badile Studio con 11 anni condivisi con gli artisti Daniela Papadia, Emilio Leofreddi, Andrea Orsini, Ivan Barlafante, torna a sperimentare la sopravvivenza dell’essere senza uno studio, fino al 2020 dove apre il kKstudio a Pescara. 


INFO

Claudio Di Carlo
Detto Fatto
mostra/installazione/happening
A cura di Maria Arcidiacono
Con: Andrea Buccella, Enrico Coppola, Francesco Di Matteo, Alessandro Gabini, Andrea Moscianese, Francesca Perti, Tony Renzi

Inaugurazione sabato 18 dicembre 2021 ore 18.00-21.00

GArt Gallery
Via Piero Gobetti 114 – Pescara
Tel. +39 349 7913885
info@gartgallery.it
www.gartgallery.it 


Fino al 15 gennaio 2022
Orari: dal lunedì al sabato ore 17:30-20:00

Ufficio Stampa 

Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next

roberta.melasecca@gmail.com
info@melaseccapressoffice.itinfo@interno14next.it

tel. 3494945612
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IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Santa Marinella (Roma) – Habitus. Performance di Barbara Lalle

Sabato 18 dicembre 2021 dalle ore 11.00, presso la spiaggia antistante alla Passeggiata di Santa Marinella, Barbara Lalle presenta la performance Habitus, a cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca. L’evento è patrocinato dalla Città di Santa Marinella, promosso da Interno 14 next in collaborazione con la TAG Tevere Art Gallery e blowart, e si inserisce all’interno del progetto “Dante 700” della Biblioteca Civica A. Capotosti realizzato con il sostegno della Regione Lazio per Biblioteche, Musei e Archivi – Piano Annuale 20-21 L.R. 24/2019.

Habitus

Performance di Barbara Lalle

A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca

18 dicembre 2021 dalle ore 11.00 fino al tramonto

Spiaggia della Passeggiata di Santa Marinella
Via Aurelia – Santa Marinella (RM)

Habitus @marco marassi

Dalle ore 11.00 di sabato mattina fino al tramonto, Barbara Lalle darà vita ad una durational performance a cui si potrà assistere dall’alto della Passeggiata e che sarà trasmessa anche in diretta streaming attraverso i canali social. La performance diventerà anche progetto fotografico realizzato attraverso gli scatti di Marco Marassi.

Alle ore 12.00 interverranno il Sindaco Avv. Pietro Tidei, la Consigliera comunale Dott.ssa Maura Chegia e la direttrice della Biblioteca Dott.ssa Cristina Perini; seguiranno letture di alcuni canti della Divina Commedia eseguite da Francesca Antonelli e Alessio De Persio, altra iniziativa organizzata dalla Biblioteca Comunale e curata dall’ITFF International Tour Film Festival.

“[…] La performance di Barbara Lalle è una riflessione che dialoga, in un calibratissimo quotidiano, con un pensiero che non condannò l’eccedente come elemento visibile di un eccesso negli stili di vita, ma ne sottolineò lo statuto di convenzione, consuetudine atta a frapporsi con la libertà di dire, quella che nel mondo greco era la παρρησία. Una libertà di dire che spesso vede il suo riverbero spento dagli oggetti che più ci appartengono, che più sono parte di noi: gli abiti. […] Se il più influente e cogente concetto di habitus del secolo scorso, quello di Piere Bordieu, identificava in quella parola attività e pratiche che concorrono a far sì che un individuo si renda parte di un gruppo, realizzi la sua quotidianità, entri a far parte di un “inconscio collettivo” di classe, si può provare a far scivolare nella materialità degli abiti affidati al fuoco da Lalle questa nozione. Quegli abiti dentro cui ci si ritrova, che ci rendono riconoscibili oppure, più o meno consapevolmente, omologati, dentro cui decidiamo la nostra appartenenza, vanno senz’altro trattati con cura, tenuti da conto perché parte di una vita, di scelte, di affetti ed emozioni che ci hanno connotati e tuttavia, questo dice il gesto silenzioso dell’artista, è necessario far perdere loro la caratteristica dell’oggetto per trasformarli in esperienza. Un’esperienza che disvela, che concede proprio la parresìa, la libertà di dire. Ma quale libertà prende corpo nella consegna al fuoco degli abiti? Non solo la libertà individuale di privarsi dell’habitus, ma quella collettiva di riconoscimento reciproco nelle proprie essenzialità, spogliati di ciò che impaccia, di ciò che nel vissuto di ciascuno, nelle emozioni, nelle gioie, nelle fatiche, nel confronto lascia una sorta di residuo, di peso specifico che irrigidisce e costruisce, produce l’isolamento che la performance disperde come la cenere.” (dal testo critico di Michela Becchis)

“La performance Habitus di Barbara Lalle non è un’accusa contro il consumismo e l’accumulo compulsivo, né una denuncia al materialismo, né l’avallo di una cultura dell’infinitamente poco. È, invece, una riflessione non istantanea sulla pura e semplice ricerca della felicità. Spinti dai desideri, mossi dai sogni, quanto più cerchiamo, più ci allontaniamo da quello che spesso confondiamo e identifichiamo con bisogni e necessità. […] La ricerca della felicità è ricerca senza termine, senza il finale raggiungimento di quanto bramato, utopicamente voluta e inconsciamente desiderata. La felicità è, dunque, concetto temporale che può assumere diversificate forme e aspetti: nostalgia, utopia, illusione, disincanto, astrazione; e nella ricerca della felicità proiettiamo tali sembianze materializzandole in un flusso continuo di oggetti e spazi che si accumulano di pari passo alle esperienze. Barbara Lalle tenta un percorso inverso: la sua ricerca della felicità è l’incarnazione di un singolo momento felice -di tanti e susseguenti momenti felici- nel quale riconsiderare l’essere nella relazione con gli altri esseri animati e inanimati. Ogni azione ed ogni movimento diventano gesti sacrali dell’intimo e sguardi amorosi del fuori che, reiterati in un tempo lungo, si misurano nel corpo del singolo e in quello della comunità. E così ogni abito, prima debitamente e accuratamente ripiegato, diviene testimone di memorie passate e vissute, di felicità esigue e passeggere o indelebili e perenni; ogni abito, vestito e spogliato, è l’invenzione di vite, creatore di felicità che permangono e rimangono insite nella storia personale. Ogni abito è e non è più; è nel presente che immediatamente si tramuta in passato e proiezione del futuro in un sistema ciclico aperto e indeterminato. Ogni abito trasfigura il suo significante, se ne spoglia infondendolo totalmente allo spirito di chi lo possiede e appare, dopo tale procedimento, cosa morta, non più vitale, destinata alla scomparsa della sua materialità. Rimane la pura felicità dell’essere stato e dell’essere ora, il solito di sempre ma casualmente diverso.” (dal testo critico di Roberta Melasecca)

Barbara Lalle, terapista per la riabilitazione neurologica post‐traumatica e docente impegnata quotidianamente nell’integrazione delle disabilità gravi, mossa da una “emergenza di dire”, come artista, attraverso le varie forme delle arti visive (pittura, fotografia, video, ecc) e della performance, esplora le modalità in cui disagio, deprivazione, dolore possano essere compresi, narrati, superati. Sperimenta da anni le diverse modalità di arte partecipata, coinvolgendo altri artisti e le comunità locali dove opera. Finalista Premio Adrenalina 2012; finalista Premio Cascella 2015; Premio Città di Soriano 2015; menzione speciale Bridge Art 2018. Performance: 2015. L’arte dell’errore giudiziario, Il labirinto di Icaro involato, MAXXI; Esodi, MACRO. 2016 Rilevazione-Rivelazione; Contatto; Non è area per voi, RM; Logos in progress, RM. 2017. M-UNO Interno 14, MACRO; Bautta, Millepiani RM; APRIR-SI, Case Romane del Celio RM; 2018. Burning Home, Tevere Art Gallery; Buck up and cry!, MACRO; Realtà Istantanee, MACRO; Punto di Partenza, portici di Piazza Vittorio Emanuele II Roma; Più forte, T.A.G. Roma; Stauros performance itinerante Roma, Ring Giardini di Colle Oppio Roma, Tre cose vuole il campo, Roma.


INFO

Habitus

Performance di Barbara Lalle

A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca
Con il patrocinio della Città di Santa Marinella
Promosso da Interno 14 next
In collaborazione con TAG Tevere Art Gallery e blowart
In collaborazione con Marco Marassi e Daniele Casolino
Iniziativa all’interno del progetto “Dante 700” della Biblioteca Civica A. Capotosti realizzato con il sostegno della Regione Lazio per Biblioteche, Musei e Archivi – Piano Annuale 20-21 L.R. 24/2019


18 dicembre 2021 dalle ore 11.00 fino al tramonto

Spiaggia della Passeggiata di Santa Marinella
Via Aurelia – Santa Marinella (RM)

Contatti
Barbara Lalle
barbix2002@libero.it

Interno 14 next
Roberta Melasecca
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IMMAGINE DI APERTURA – Invito

Roma: OPEN BOX2 – In memoria di te

In mostra, da sabato 18 dicembre 2021 fino al 13 febbraio 2022, OPEN BOX2In memoria di te, a ingresso libero, con le installazioni di Emilio Leofreddi, Giovanna Martinelli, Mauro Magni, Sandro Scarmiglia, Luca Valentino, a cura di AdA-Cultura e Francesca Perti.

La seconda edizione di OPENBOX, ideata da AdA Associazione Amici dell’Aventino e promossa in collaborazione con il Municipio Roma I centro, si svolgerà da sabato 18 dicembre 2021, dalle ore 11.00 nei giardini di Sant’Alessio, per proseguire poi in Piazza Albina e Giardino Romano Radici.

OPEN BOX2
In memoria di te

Installazioni di Emilio Leofreddi, Giovanna Martinelli, Mauro Magni, Sandro Scarmiglia, Luca Valentino
A cura di AdA-Cultura e Francesca Perti

Inaugurazione 18 dicembre 2021 ore 11.00 Giardino di Sant’Alessio – Roma
La mostra prosegue a Piazza Albina e nel giardino Romano Radici – Roma

Fino al 13 febbraio 2022

Invito
ARTISTI – BIOGRAFIE

In concomitanza con il centenario della nascita di Nino Manfredi, attore e illustre residente, che con il regista Luigi Magni strinse un proficuo sodalizio artistico e cinematografico, AdA vuole dedicare questa mostra, In memoria di te, agli illustri personaggi che sono vissuti o hanno lavorato all’Aventino e in particolare agli esponenti del cinema Italiano e ai quali la municipalità di Roma ha intitolato, sul colle Aventino, un giardino, dei viali e un belvedere nel parco Savello. Aventinenses, gli abitanti dell’Aventino. “Mescolando vicende leggendarie e memorie storiche, la storia dell’Aventino si snoda lungo ventotto secoli, durante i quali personalità celeberrime hanno lasciato il segno della loro esistenza e della loro operosità. A partire da Remo, che secondo la tradizione avrebbe scelto il colle per osservare il volo di sei avvoltoi che ne avrebbero decretato la sconfitta e la conseguente morte”. (dal testo di Daniela Gallavotti Cavallero)

Il progetto espositivo è incentrato sul dialogo tra la scultura contemporanea e gli spazi verdi adottati da AdA, e persegue le finalità statutarie dell’Associazione Amici dell’Aventino di custodia e valorizzazione dei luoghi dell’Aventino. Un progetto pilota che, in questi tempi di “chiusure e clausure”, dà il via alla trasformazione dei giardini dell’Aventino in gallerie d’arte all’aperto, in “open boxes”, e che vuole dare la possibilità ad artisti di esporre le proprie opere per un periodo limitato in un contesto paesaggistico e storico unico.

Mauro Magni, In memoria di te

Nel Giardino di Sant’Alessio, Mauro Magni dedica allo zio Luigi, In memoria di te: lettere scritte in negativo su fondo oro in un’installazione composta da 90 sampietrini di selce in forma di ∞, simbolo della ciclicità delle cose, della preziosità e della sacralità della memoria, che incita lo spettatore affinché faccia pratica “del ricordare”, per avere consapevolezza delle proprie origini, per affrontare al meglio il presente in prospettiva del futuro.

Giovanna Martinelli, Spunti di vista

Giovanna Martinelli con suoi Spunti di vista rende omaggio a G.B. Piranesi e alle uniche opere architettoniche da lui realizzate, ambedue sull’Aventino: la piazza dei Cavalieri di Malta e la chiesa di S. Maria del Priorato. Guardando attraverso i foro nei grandi rettangoli tridimensionali “disegnati” con scatolari in ferro, si ammira la Cupola di San Pietro isolata dal panorama circostante e l’immagine della Cupola realizzata da Piranesi in una delle sue “Vedute di Roma”. La Cupola delle Vedute estrapolata dal suo contesto narrativo diviene simbolo e icona.

Emilio Leofreddi, Touching the sky, istallazione

A Piazza Albina, Emilio Leofreddi invita a riunirsi intorno a Touching the sky, un tavolo lungo e stretto con sedie-tronco che si rispecchiano nel cielo. Secondo il Lieh Tzu, testo classico taoista: “il cielo e la terra non compiono tutta l’opera, l’uomo santo non ha tutte le capacità, le creature non hanno tutte le utilità”. L’opera di Leofreddi è come una corda tesa tra terra e cielo, materia e spirito, ci richiede il coraggio dell’equilibrista. Solo affidandoci alla corda possiamo scoprire fatti impercettibili, in equilibrio nel cielo, specchiandoci nell’immenso.

Sandro Scarmiglia, Animalia

Sandro Scarmiglia installa il suo Animalia, una presenza fiabesca, bianco come un fantasma, di forma triangolare con delle lunghe zampe da giraffa, sulla quale appoggia una stele che sembra la testa di Loch Ness. Una voluminosa scultura cherichiama, sia pure alla lontana, le famiglie di personaggi ameboidi e indeterminati di Tanguy. Parlare di mostro non sembra però il modo più opportuno di inquadrarlo. L’elemento distintivo è piuttosto l’ambiguità, ovvero l’impossibilità per chi guarda di stabilire con sicurezza con chi si ha a che fare

Luca Valentino, Presenze Provvisorie

Nel Giardino Romano Radici, Luca Valentino,con Presenze Provvisorie, realizza un’installazione che dialoga con la memoria e il presente: il monumento ai caduti si erge, in silenzio, in mezzo al vivace mosaico di persone che abitano la piazza. Il contrasto tra le due entità lo ha fatto riflettere sul tema della persistenza della memoria e su quello dell’assenza. Disegna sagome tracciate sul terreno a grandezza naturale e cita l’artista F.G. Torres, Portrait of Ross, 199: il vuoto lasciato da un corpo testimonia e perpetua il ricordo della sua presenza. Un ricordo effimero che, come tutte le cose, sparirà per poi mutare in qualcos’altro.


INFO

OPEN BOX2
In memoria di te
Promosso da: AdA, Municipio I.
Un progetto di: AdA-Cultura, Daniela Gallavotti Cavallero / Alessandro Olivieri / Mara van Wees
Opere di: Emilio Leofreddi, Giovanna Martinelli, Mauro Magni, Sandro Scarmiglia, Luca Valentino
A cura di: AdA-Cultura e Francesca Perti
Testi di Francesca Perti e di Daniela Gallavotti Cavallero

Inaugurazione 18 dicembre 2021 ore 11.00 Giardino di Sant’Alessio – Roma
La mostra prosegue a Piazza Albina e nel giardino Romano Radici – Roma
Ingresso libero

Giardino Sant’Alessio
Piazza Albina
Giardino Romano Radici
Roma

Fino al 13 febbraio 2022

Contatti
www.primomunicipioroma.com
www.aventino.org
info@aventino.org

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next
info@melaseccapressoffice.itroberta.melasecca@gmail.com
3494945612
www.melaseccapressoffice.itwww.interno14next.it

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina