di Sergio Bertolami
36/1 – I Protagonisti
Richard Gerstl (Vienna 1883 – Vienna 1908). Per esprimere il senso tragico di una realtà che sta mutando anche in Austria, si può fare riferimento ad un pittore in particolare, conosciuto perlopiù fra gli addetti ai lavori. È Richard Gerstl, considerato dall’attuale critica come il primo artista espressionista austriaco. Uno spirito irrequieto e ribelle, un esistenzialista avant-lettre, un solitario, rimasto quasi del tutto estraneo allo stesso ambiente viennese dei suoi tempi. Nei cinque anni durante i quali si è dedicato alla pittura ha realizzato un’ottantina di quadri, che non ha mai voluto presentare in pubblico. È nato a Vienna il 14 settembre 1883, terzo figlio di Emil Gerstl e Maria Pfeiffer. Il padre, originario della diocesi ungherese Neutra, è un agente di cambio ebreo che ha conseguito una notevole fortuna, grazie alla quale la famiglia può vivere le condizioni agiate della buona borghesia. La madre viene da Kaplice, nell’odierna Repubblica Ceca, è cristiana e insiste perché i figli ricevano il battesimo cattolico romano. Per questo motivo Richard frequenta inizialmente il Ginnasio nell’Istituto dei Padri Scolopi di Vienna, ma il ragazzo presenta già problemi caratteriali e la famiglia decide di trasferirlo in una scuola laica, la Meixner Private School. Nel corso dell’anno scolastico Gerstl riceve le prime lezioni di disegno da Otto Frey.
Nel 1898, trascorre due mesi nella scuola di disegno “Aula” di Ladislaus Rohsdorf per prepararsi a sostenere l’esame d’ammissione all’Accademia di Belle Arti di Vienna (Akademie der bildenden Künste Wien). Il padre non è convinto che questa sia la strada giusta per affermarsi, ma lo aiuta economicamente e moralmente. Quindicenne, inizia alla Allgemeine Malerschule. In verità, ad osservare, il suo ondivago andamento di studi si può notare subito una irrequietezza di fondo che porta Gerstl ad intraprendere percorsi di apprendimento, anche nell’ambiente artistico, che non lo convincono affatto. Dal 1898 al 1900 frequenta il corso tenuto da Christian Griepenkerl presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna. Dopo continue tensioni con il suo insegnante, di ferme idee tradizionaliste, Gerstl interrompe gli studi. Si chiude nella stanza della pensione in cui abita e limita al minimo i contatti. S’interessa di filosofia e di musica, impara l’italiano e lo spagnolo, legge con passione gli scritti di Otto Weiniger e Sigmund Freud. Dal 1900 al 1901 segue pittura di paesaggio con Simon Hollósy a Nagybánya. Poi torna a Vienna e a ottobre del 1904 riprende le lezioni all’Accademia. Gerstl decide di rientrare nella classe di Griepenkerl. È qui che conosce Victor Hammer, col quale apre nel medesimo anno un primo studio artistico.
All’Accademia di Vienna, frequenta anche la sezione speciale sistematica per la pittura di paesaggio, coordinata da Heinrich Lefler. A proposito dell’incontro col professor Lefter, si racconta che nel 1905 Gerstl avesse già ritratto le sue due sorelle, Karoline e Pauline Fey, con eleganti abiti da sera, dove mani e piedi scomparivano del tutto fra i copiosi veli indossati: due figure dall’espressione solenne e ieratica. La tela convince il professor Lefter a proporre al giovane di frequentare il suo corso di pittura. Non si producono occasioni favorevoli. In realtà Gerstl, per le sue riconosciute abilità pittoriche, avrebbe diverse opportunità, ma non sa o, meglio, non vuole approfittarne. Ecco perché, alcune opere di Gerstl sono esposte in pubblico una sola volta, dal 7 al 14 luglio 1907, negli stessi locali dell’Accademia. Anche il rapporto col professore Lefler coi mesi diviene abbastanza teso e quando si tratta di proporre i suoi elaborati si preferisce escluderlo dalle presentazioni per timore di scandali che minaccia sempre di suscitare. Ad esempio, rifiuta che i suoi dipinti siano esposti accanto a quelli di Gustav Klimt alla Galerie Miethke diretta da Carl Moll. Le sue opinioni radicali e il suo atteggiamento elitario ed egocentrico provocavano controversie ovunque. Nel 1908 il rapporto tra Gerstl e il professore Lefler si deteriora del tutto. Gerstl lamenta la mancata partecipazione di Lefler al Kaiserjubiläum e alla prevista mostra dell’Hagenbund. Allo stesso modo, fallisce la partecipazione all’Ansorge-Verein. Il 22 luglio scrive una lettera al Ministero della Cultura e dell’Istruzione in cui protesta che Lefler non lo ha lasciato esporre alla nuova mostra in Accademia.
Una breve e contrastata esistenza creativa, dunque, che si è conclusa a pochi giorni dalla chiusura della Kunstschau Wien 1908, nella notte tra il 4 e il 5 novembre, a soli 25 anni. Dopo avere bruciato alcuni schizzi e dipinti e avere tentato di accoltellarsi, si è impiccato nel suo studio di Vienna, in Lichtensteinstrasse 20, davanti allo specchio più volte utilizzato nei suoi numerosi autoritratti. La famiglia scossa dal gesto inconsulto, benché lo avesse sostenuto nella scelta di frequentare l’Accademia e dedicarsi all’arte, ha deciso di conservarne in privato la memoria, probabilmente non consapevole del valore artistico delle opere. I dipinti salvati, raccolti amorevolmente nell’atelier dal fratello Alois, sono imballati e depositati nei locali di una ditta di spedizioni, la Rosin & Knauer. Fra questi dipinti, 34 sono tornati alla luce per interessamento del mercante d’arte Otto Kallir, fondatore della Galerie Saint Etienne. Acquistati e restaurati, nel 1931 sono stati offerti al pubblico in una mostra che ha fatto scalpore: Richard Gerstl – Il destino di un pittore. Dopo Vienna, altre città, come Monaco, Berlino e Aquisgrana, sono state le tappe successive di una mostra itinerante. In Italia sono state presentate per la prima volta alla XXVIII Biennale di Venezia nel 1956.
Oggi le opere recuperate di Richard Gerstl sono sessanta tele e 8 disegni, tutte non datate, salvo l’ultimo autoritratto del 12 settembre 1908. Va detto, per comprendere il tragico evento, che Gerstl, appartenendo a una famiglia benestante, frequenta circoli esclusivi. Oltre alla pittura è un appassionato di concerti, così fra le sue aspirazioni c’è quella di critico musicale. Intorno al 1907 stringe amicizia con i compositori Arnold Schönberg e suo cognato Alexander von Zemlinsky, che all’epoca vivono nel medesimo palazzo. In particolare, a Schönberg impartisce lezioni private di pittura e con lui si intrattiene in lunghe disquisizioni su temi d’arte. Trascorre le vacanze del 1907 sul lago Traum e qui esegue anche vari ritratti dei famigliari e degli amici del musicista. L’iniziale riferimento a Van Gogh influenza la sua pennellata, ma non mancano riflessi di Toulouse-Lautrec o tocchi più morbidi che ricordano Bonnard o Vuillard. Col tempo la sua pittura assume accenti più convulsi e brillanti, da farne anticipare soluzioni proprie di un nascente Espressionismo.
A luglio 1908 Gerstl si reca per la seconda volta a Traunstein dalla famiglia Schönberg in vacanza. Continua a fare ritratti. Modella preferita degli ultimi tempi è la moglie di Schönberg, Mathilde. Con lei, di sei anni più grande, intraprende, però, una relazione che a Schönberg si rivela in modo lampante. Alla fine di agosto, infatti, Gerstl e Mathilde sono colti in flagranza dal marito. I due amanti fuggono insieme e rientrano a Vienna, tuttavia Mathilde interrompe la relazione dopo pochi giorni, grazie all’intervento di un amico comune, il compositore Anton Webern. Così la donna decide di tornare dal marito. Gerstl viene, però, escluso non solo dall’amicizia con Schönberg, ma dall’intero Circolo di compositori e musicisti. Il 4 novembre 1908 si tiene un concerto degli allievi di Schönberg nella Great Viennese Musikvereinssaal, e chiaramente Gerstl non è invitato. La stessa sera si suicida.
Nessuno immaginava che il giovane, sentitosi rifiutato dalla donna amata e dalla cerchia di conoscenze, potesse giungere a una decisione irrevocabile. In un autoritratto Gerstl rappresenta il proprio corpo nudo con i genitali enfatizzati. Il dipinto è una provocazione rivolta alla collettività alla quale si mostra come una persona spoglia e indifesa che ormai ha riposto la sua vita nelle mani del destino. La figura è snella, rappresentata con pennellate veloci, e sullo sfondo astratto blu e giallo si evidenzia l’uso della punta in legno del pennello, per segnare riccioli che ricordano ancora una volta Van Gogh. In contrapposizione con lo stile diretto e irriverente dell’autoritratto, l’artista rappresenta Mathilde come una donna riservata, distaccata, quasi passiva. Il ritratto s’intitola Nudo femminile seduto (autunno 1908). È probabilmente l’ultimo dipinto in cui Gerstl manifesta il suo amore, realizzato nei pochi giorni che precedono la morte, a conclusione il suo lavoro d’artista e della sua vita.
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IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay