Questa mattina i quotidiani di carta sono già vecchi

La newsletter che non spediremo mai

A cura di Sergio Bertolami

Immagine di Gerd Altmann da Pixabay 

Newsletter, website e giornali di carta


Questa mattina i quotidiani di carta sono già vecchi. Al contrario delle newsletter che ricevo per e-mail. Danno tutte la notizia che la guerra in Ucraina è iniziata. Prima Ora del Corriere apre con un pezzo dell’infaticabile GianLuca Mercuri e titola “La Russia attacca l’Ucraina: è guerra”. Ma se accedo all’App del Corriere della Sera trovo la medesima edizione che ho sfogliato prima di coricarmi, subito dopo mezzanotte. Non potrebbe essere diversamente, perché GianLuca mi dice che alle 5,50 l’esercito russo aveva già preso di mira le basi aeree e gli altri obiettivi militari ucraini. Alle 5,50 il Corriere di carta era già in edicola e non poteva che riportare: «L’Ucraina sarà invasa fra poche ore». Un titolo che, detto fra noi, fa venire in mente la bottiglia di spumante sbucciata, ma ancora da stappare, che il primo dell’anno trovi sul tavolino insieme alle altre vuote. L’anno nuovo è già stato festeggiato così come l’Ucraina è già stata invasa. Ancora assonnato, dalla newsletter mi affretto a cliccare dov’è scritto: Tutti gli aggiornamenti in tempo reale

sul nostro sito. E sul sito ho chiara la visione di cosa sia un grande quotidiano come il Corriere della Sera.

L’articolo che subito leggo sulla prima pagina dell’edizione digitale del Corriere di oggi è il fondo di Antonio Polito: L’idea di Europa che ora è in bilico. La puntuale analisi valeva ieri e vale ancora stamattina, non è scalfita affatto dagli eventi in corso. A testimonianza di come dovrebbe essere usato il giornale di carta. Un giornale che non perde smalto, perché le notizie calde le trovi online, ti arrivano con le notifiche, e si completano a tutto tondo con i mirabolanti mezzi d’informazione oggi messi a disposizione per gli abbonati: dal Podcast al Corriere TV, ai Blog dei commentatori di punta, ai magazine settimanali, fino all’archivio del giornale dove ci trovo anche il numero del Corriere del giorno in cui, anche allora alzandomi dal letto, mia nonna (in visita da noi) esterrefatta mi disse: i carri armati russi sono entrati a Praga.


Giovedì 24 febbraio 2022

La Russie attaque l’Ukraine sur plusiers fronts


Che cosa voglio dire con questa nota affidata alla pagina web di Experiences, che è una rivista che sollecita alla lettura per alimentare la coscienza di sé stessi e del nostro tempo? Voglio dire che il grosso del lavoro che i giornali devono ancora fare è distinguere attentamente il ruolo tra quanto è affidato alla carta e quanto è importante demandare al web. Ricevo il journal numérique di Le Monde. È arrivato alle 12,28, con un titolo appropriato, e porta la data di domani. Perché? È ancora un giornale della sera, come lo era il Corriere in origine. Chi usciva dal lavoro, passava in edicola, acquistava il suo quotidiano, e a casa in pantofole se lo leggeva. Non

possiamo immaginare di fare altrettanto, quando i ritmi di vita hanno preso un nuovo corso; ma non è niente male sprofondare in poltrona, oggi come allora, a sfogliare le pagine del quotidiano, su carta o su Tablet è solo questione di gusto. Le news le ho lette sull’iPhone, ora posso ragionare – cioè seguire un discorso secondo la logica – riflettendo sui commenti politici o rilassarmi leggendo le arguzie di illustri giornalisti. Poi accendo la Smart TV per trovarmi tempestato dall’informazione dell’ultimo minuto, prima di riceve la strepitosa Rassegna stampa che GianLuca, con Elena, Alessandro e Luca, hanno puntualmente preparato.
Giovedì 24 febbraio 2022

Scopri lo sconto che ti abbiamo riservato!


Alle 14.53 di martedì scorso il quotidiano che da tre anni ormai acquisto (in aggiunta al Corriere della Sera) dal primo giorno della sua uscita, mi spedisce per e-mail un’allettante offerta: «Solo per te l’abbonamento annuale ad un prezzo speciale: non rinunciare ad una informazione con notizie rilevanti, analisi chiare, inchieste esclusive e senza filtri». Wow, penso io. «€110,00/anno*» invece di 199,99. L’asterisco spiega come fare: dovrò cliccare sul piano annuale a € 139 e inserire il coupon dell’offerta. Questo vuol dire che c’era già un’offerta in atto, ma quella proposta è migliore, dal momento che io sono un cliente speciale: è scritto, infatti, «Solo per te».

Sempre martedì, alle 14.55 (due secondi dopo) ricevo una nuova e-mail. Identica alla prima, se non fosse per il prezzo: «€99/anno*». Lo so, non è un errore: probabilmente sono inserito in due mailing-list differenti. Meglio ancora: è una strategia di marketing che vuole dirmi: adesso o mai più, acciuffa l’offerta e leggi. Questo, però, lo faceva chi vendeva pelazucchine sulla bancarella del mercato. Ora, non dico che un quotidiano, per vendere, debba mettersi giacca e cravatta come un bancario (di una volta), ma vestirsi dignitosamente quanto la visione del mondo che vorrebbe offrire.
Giovedì 24 febbraio 2022

Immagine di Mohamed Hassan da Pixabay

Raccontare non è un vezzo da dandy colti,
è una necessità civile che salva il reale da un’anestetizzata equivalenza.
(Alessandro Baricco)


ANPI: Non esistono guerre giuste

Riceviamo, pubblichiamo e condividiamo, il comunicato Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia – Comitato provinciale di Messina.

L’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, aderisce al sit-in promosso dalla Cgil per sabato mattina, alle ore 10, davanti al Municipio di Messina. Si tratta di mettere in campo la pace, di fronte ai gelidi venti di guerra dell’Ucraina. Messina ha una lunga tradizione pacifista e ancora una volta risponde prontamente all’appello degli uomini di buona volontà, che sabato si alzerà a Catania, a Palermo, in cento città d’Italia. Farà sventolare le bandiere arcobaleno, che le vedano fino a Washington e a Mosca, passando per Roma.

L’Anpi messinese, per l’occasione, chiede che anche il Comune esponga la bandiera della pace, a significare il sentimento assolutamente contrario alla guerra che anima la cittadinanza in riva allo Stretto.

Bene fa la Cgil a prendere l’iniziativa del sit-in e l’Anpi si augura che ancora altre e altre associazioni si uniscano alla proposta pacifista, mentre invita non solo i propri soci, ma tutti i cittadini alla partecipazione. La mobilitazione vuol fare sentire la voce di quanti ripudiano la guerra, così come è scritto nell’articolo 11 della nostra Costituzione. A maggior ragione in questo momento, in cui la crisi in Ucraina e le tensioni fra Russia e Nato rischiano di sfociare in una guerra dagli esiti imprevedibili, in una isterica forma bellica che potrebbe degenerare in un confronto nucleare.

L’appuntamento di sabato 26 (ore 10) in piazza Municipio potrebbe essere il primo passo in vista di un coordinamento delle associazioni pacifiste di Messina e della provincia.

Renata Ago – Tanti modi per promuoversi. Artisti, letterati, scienziati nella Roma del Seicento

L’idea centrale di questo libro è che dal Rinascimento e attraverso i secoli XVII e XVIII, un certo numero di artisti, studiosi e membri delle libere professioni ha lottato per auto-concepirsi come “persone intellettuali” dotate di tratti distinti che li collocavano in una rango sociale distinto. Lo hanno fatto individualmente e collettivamente, attraverso scritti teorici e attraverso la pratica, rivendicando apertamente il riconoscimento sociale o cercando più silenziosamente di ottenerlo attraverso le loro azioni. Ho preso in prestito la nozione di “persona intellettuale” da Lorrain Daston e Otto Sibum che nell’introduzione a un numero speciale di Science in Context hanno parlato di persona come “un’identità culturale che modella simultaneamente l’individuo nel corpo e nella mente e crea un collettivo con una fisionomia condivisa e riconosciuta”. Ma mentre Daston e Sibum erano principalmente interessati agli aspetti culturali di questo fenomeno, poiché consideravano la formazione delle personalità scientifiche nel contesto della storia della scienza, io preferirei concentrarmi sulle sue caratteristiche socio-economiche e politiche nel contesto di la storia dell’Ancien Regime, i. e. una società gerarchica, fortemente caratterizzata da uno status ascritto. Per persone intellettuali mi riferisco quindi a persone che esercitavano attività molto diverse – come dicevo artisti, studiosi, avvocati, medici – e tuttavia accomunate da una caratteristica comune: esercitavano tutte professioni “intellettuali” o “coltivate” e prestavano servizi “culturali”. o merci. E tutti pretendevano che questa speciale qualità delle loro attività li collocasse in un rango separato: se non appartenevano alla nobiltà titolata, non facevano certo parte dei ranghi operai della società.

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IMMAGINE DI APERTURA tratta dall’interno del volume

Renata Ago
Tanti modi per promuoversi.
Artisti, letterati, scienziati nella Roma del Seicento