ANPI: Non esistono guerre giuste

Riceviamo, pubblichiamo e condividiamo, il comunicato Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia – Comitato provinciale di Messina.

L’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, aderisce al sit-in promosso dalla Cgil per sabato mattina, alle ore 10, davanti al Municipio di Messina. Si tratta di mettere in campo la pace, di fronte ai gelidi venti di guerra dell’Ucraina. Messina ha una lunga tradizione pacifista e ancora una volta risponde prontamente all’appello degli uomini di buona volontà, che sabato si alzerà a Catania, a Palermo, in cento città d’Italia. Farà sventolare le bandiere arcobaleno, che le vedano fino a Washington e a Mosca, passando per Roma.

L’Anpi messinese, per l’occasione, chiede che anche il Comune esponga la bandiera della pace, a significare il sentimento assolutamente contrario alla guerra che anima la cittadinanza in riva allo Stretto.

Bene fa la Cgil a prendere l’iniziativa del sit-in e l’Anpi si augura che ancora altre e altre associazioni si uniscano alla proposta pacifista, mentre invita non solo i propri soci, ma tutti i cittadini alla partecipazione. La mobilitazione vuol fare sentire la voce di quanti ripudiano la guerra, così come è scritto nell’articolo 11 della nostra Costituzione. A maggior ragione in questo momento, in cui la crisi in Ucraina e le tensioni fra Russia e Nato rischiano di sfociare in una guerra dagli esiti imprevedibili, in una isterica forma bellica che potrebbe degenerare in un confronto nucleare.

L’appuntamento di sabato 26 (ore 10) in piazza Municipio potrebbe essere il primo passo in vista di un coordinamento delle associazioni pacifiste di Messina e della provincia.

Renata Ago – Tanti modi per promuoversi. Artisti, letterati, scienziati nella Roma del Seicento

L’idea centrale di questo libro è che dal Rinascimento e attraverso i secoli XVII e XVIII, un certo numero di artisti, studiosi e membri delle libere professioni ha lottato per auto-concepirsi come “persone intellettuali” dotate di tratti distinti che li collocavano in una rango sociale distinto. Lo hanno fatto individualmente e collettivamente, attraverso scritti teorici e attraverso la pratica, rivendicando apertamente il riconoscimento sociale o cercando più silenziosamente di ottenerlo attraverso le loro azioni. Ho preso in prestito la nozione di “persona intellettuale” da Lorrain Daston e Otto Sibum che nell’introduzione a un numero speciale di Science in Context hanno parlato di persona come “un’identità culturale che modella simultaneamente l’individuo nel corpo e nella mente e crea un collettivo con una fisionomia condivisa e riconosciuta”. Ma mentre Daston e Sibum erano principalmente interessati agli aspetti culturali di questo fenomeno, poiché consideravano la formazione delle personalità scientifiche nel contesto della storia della scienza, io preferirei concentrarmi sulle sue caratteristiche socio-economiche e politiche nel contesto di la storia dell’Ancien Regime, i. e. una società gerarchica, fortemente caratterizzata da uno status ascritto. Per persone intellettuali mi riferisco quindi a persone che esercitavano attività molto diverse – come dicevo artisti, studiosi, avvocati, medici – e tuttavia accomunate da una caratteristica comune: esercitavano tutte professioni “intellettuali” o “coltivate” e prestavano servizi “culturali”. o merci. E tutti pretendevano che questa speciale qualità delle loro attività li collocasse in un rango separato: se non appartenevano alla nobiltà titolata, non facevano certo parte dei ranghi operai della società.

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IMMAGINE DI APERTURA tratta dall’interno del volume

Renata Ago
Tanti modi per promuoversi.
Artisti, letterati, scienziati nella Roma del Seicento