Messina, Mondadori Bookstore – CHARTÆ. Mostra di Linda Sofia Randazzo. Testo critico di Mariateresa Zagone

Sabato 2 aprile alle 18:30 presso i locali della Mondadori Bookstore di via Consolato del Mare 35 a Messina, verrà inaugurata la mostra CHARTÆ di Linda Sofia Randazzo a cura di Mariateresa Zagone.

CHARTÆ.
Mostra di Linda Sofia Randazzo

A cura di Mariateresa Zagone

Linda Sofia Randazzo, Gabbiani, 50 cm x 50 cm, olio su tela, 2019.
LA MOSTRA

«Attendi, che la più perfetta guida che possa avere e migliore timone, si è la trionfal porta del ritrarre di naturale. E questo avanza tutti gli altri esempi; e sotto questo con ardito cuore sempre ti fida, e spezialmente come incominci ad avere qualche sentimento nel disegnare. Continuando ogni dì non ti manchi disegnar qualche cosa, ché non sarà sì poco che non sia assai; e faratti eccellente pro.» (Cennino Cennini, Trattato dell’Arte)

Ho voluto iniziare questo breve testo critico con le parole con le quali Cennino Cennini raccomandava agli artisti la pratica del disegno giornaliero e quella di avere come maestra la natura per introdurre alla lettura del cadeau che è costituito dalla sequenza di opere su carta dell’artista palermitana Linda Sofia Randazzo qui esposte: una mostra da me fortemente voluta a Messina e possibile grazie all’ospitalità della Libreria Mondadori e di Viviana Montalto.

Sarebbe però più bello poter iniziare questa breve trattazione a partire dalla straordinaria impressione avuta quando, un freddo sabato dello scorso gennaio, in preparazione di CHARTÆ, mi sono recata a Palermo per scegliere le opere da esporre e conoscere direttamente l’artista, il suo mondo, i suoi luoghi; ne verrebbe fuori un racconto di empatia, di anime che si parlano, di sorprese (le mie) al cospetto di una donna/bambina che incarna la polarità archetipica di Persefone/Kore, di un’artista pura come quelli che, nell’immaginario collettivo, potevano esistere solo nella Montmartre di fine Ottocento.

Linda disegna come per sfogare un’ossessione, fotografa con la macchina fotografica o con la retina, fotografa e disegna la realtà che ha fortemente scelto di vivere e mi mostra fogli su fogli tirati fuori da carpette alloggiate disordinatamente in ogni dove.

Questa mostra vuole indagare come nasce un’opera pittorica e proverà a sbirciare nella sua genesi tramite un percorso che ricostruisce una sorta di sketchbook, fogli di carta che provengono da album di schizzi sparsi sono qui ricomposti in una sequenza serrata, a tratti dialogica, sui pannelli appositamente predisposti fra i libri.

Il punto di partenza del mio progetto curatoriale e il nucleo del pensiero creativo di Linda Sofia Randazzo permettono ai visitatori di osservare da vicino la sua pratica quotidiana del disegnare. Cani e gatti si alternano a nudi di donna e di uomo, a bambini, a pescatori e, soprattutto, a bagnanti. La ripetizione e la leggera variazione dell’angolo di studio permettono all’artista di capire come si formano le percezioni e di sviluppare, poi, il suo registro pittorico. Si tratta di un vasto repertorio di grafiche, dalla matita al carboncino alla penna bic, mentre negli acquerelli e nelle chine Linda esplora l’interazione dinamica tra la linea e il colore in senso espressionistico. La mostra vuole offrire, a chi saprà coglierle, affascinanti intuizioni sul processo creativo di una pittrice palermitana che espone per la prima volta nella città dello Stretto.

Linda scrive anche molto e di sé dice:
«Ho dato grande importanza alla presa diretta dal vero e allo studio preliminare dei soggetti, a partire dalle centinaia di schizzi e disegni che ho raccolto negli anni. Un dato fondamentale su cui si basa la mia pittura è l’importanza della percezione visiva, anche quando catturo i miei soggetti con la fotografia… Appartengo sicuramente alla categoria dei pittori figurativi, realisti e maggiormente interessati alla pittura come riflessione soggettiva sulla realtà. Da tempo ho capito che il mio amore e ossessione per la rappresentazione dei corpi non nasce da una precisa capacità accademica di creare il corpo in senso classico, né dalla ricerca del virtuosismo in questo senso, ma solo da una libera passione e l’attenzione per la muta capacità dei corpi e dei gesti umani di esprimere ed evocare mondi sommersi di emozioni e di storie non dette. Quello su cui mi soffermo è il rapporto prossemico tra i corpi dei miei soggetti, colti nei gesti naturali e inconsci della quotidianità».

L’artista affronta l’Universo intero nella Sicilia, paradigma del mondo. È l’immagine costante di un disegno determinato nell’espressione della linea tagliente, nel taglio di figure chiuse dentro atteggiamenti e posture tanto ovvi da essere emblematici. La sua Sicilia è densità universale che abbandona il transitorio, la tensione è sempre espressionistica, il disegno (e poi la pittura) scopre una critica, ironica consistenza che ritaglia, quasi incide con un segno deciso ma sintetico ogni gesto, ogni forma, ogni ombra, su sfondi che si articolano per sottrazione, quindi, per la maggior parte, bianchi o del colore della carta di volta in volta usata. È un espressionismo realista, morsa da cui è dolce lasciarsi stringere, che ha le sue origini nel grande Novecento siciliano, da occidente ad oriente, da Guttuso a Migneco e che, come ogni realismo, ha la presunzione, certamente inconscia, di incidere sulla realtà, una realtà fatta di gesti meccanici, quotidiani e ripetitivi ma che diventano eterni. In questi disegni bisogna cercare l’ostinazione di una intelligenza eminentemente visiva che usa il segno per esprimere rabbia, dolore, allegria, amore ed ogni altra forma di sentimento nel comporsi di una grafica inconfondibile. Il foglio diviene luogo di tensioni lineari soggette a una figurazione fortemente sintetica che hanno la loro dichiarata matrice nelle articolazioni grammaticali degli amatissimi Matisse e Picasso, mentre l’irruenza incisa e gridata dei nudi femminili e maschili sembra apparentata maggiormente a certi esiti dell’espressionismo tedesco dall’intrinseco erotismo.

Partanna, la marina di Mondello, le periferie palermitane, rappresentano il palcoscenico sul quale agiscono senza recitare i suoi soggetti. C’è la pinguedine delle sue donne che dopo ore dietro i fornelli, si rilassano sulla spiaggia in pose stravaccate, padrone di un tempo lento tutto siciliano, siciliane di scoglio che non si allontanano dalla sicilianitudine che diventa, ancora una volta, paradigma universale.

Ironia, forse sarcasmo, forse denuncia, forse tutto insieme, forse niente. Però le grassone nell’arte, e nella più nobile- vedi Rubens– stanno lì sempre ad indicarci che una cosa è il pensiero sofisticato degli intellettuali, altro il sentire della maggioranza. Il grasso “è salute” diceva mia nonna che aveva attraversato la guerra e di penuria, di cibo e di ciccia, ne sapeva. E poco importa se sono ninfe immerse in boschi ombrosi o fruttivendole dalle caviglie gonfie che la domenica, finalmente, vanno a stracquariarsi con tutta la famiglia a seguito, o un piccolo Dioniso (e come non ricordare le insolenti trasposizioni di Caravaggio!) che per l’occasione veste i panni di un picciotto bastaseddu che in un meriggio estivo col sole cocente tira calci ad un pallone in una strada di Brancaccio.

Linda Sofia Randazzo, Autoritratto, 2018

L’ARTISTA

Linda Sofia Randazzo è nata a Palermo nel 1979, qui vive e lavora. Scenografa, costumista, performer, disegnatrice, ritrattista e pittrice. Lavora da più di 20 anni nelle arti visive, espone in gallerie private, musei, eventi e istituzioni dell’arte. Studia all’Accademia di Belle Arti Scenografia e si specializza in Pittura poi, a Milano, frequenta il Politecnico per un Master in Design per il teatro. Studia per due anni Storia dell’arte tra Palermo e Firenze, non conclude gli studi accademici ma si diletta a scrivere di arte, di pittura, a volte di letteratura; cura e progetta eventi e mostre indipendenti, collabora con artisti e curatori. Spesso lavora come illustratrice per alcune edizioni letterarie, ha condotto laboratori per bambini con associazioni di volontariato nei quartieri più difficili della città. Insegna privatamente disegno e pittura.

Sito web ufficiale: https://it.lindarandazzo.net/


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IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Jardino presenta “On the fault line”, mostra personale dell’artista Lucrezia Costa

Jardino è felice di aprire le sue porte con “On the fault line”, la mostra personale di Lucrezia Costa, a cura di Livia Milani e Julia Rajacic.

La mostra raccoglie le opere inedite realizzate da Costa durante i tre mesi di permanenza in galleria ed è il risultato di una ricerca stratificata e continuamente ripensata.

Questo progetto parte da una domanda: come è possibile trovare un equilibrio e conciliare ciò che è agli antipodi?

L’intera struttura ruota attorno al legame tra il concetto di equilibrio e quello di crepa per arrivare ad una profonda riflessione sul corpo, inteso come territorio in continua evoluzione.

Inaugurazione: 1 aprile, 16-21

Mostra aperta fino al 15 aprile su appuntamento (prenota la tua visita qui: 
https://www.jardino.it/exhibition )

Spero di vederti presto!

Jardino is thrilled to open its doors with “On the fault line”, the Lucrezia Costa’s solo show, curated by Livia Milani and Julia Rajacic.

The exhibition brings together the unpublished works created by Costa during the three months of residence in the gallery and is the result of a stratified and continually rethought research.

This project starts from a question: how is it possible to find a balance and reconcile what is at the antipodes?

The whole structure revolves around the link between the concept of balance and that of crack to arrive at a profound reflection concerning the body, understood as a constantly evolving territory.

Opening: 1st April, 4 pm-9pm

Exhibition open until 15th April by appointment (book your visit here: 
https://www.jardino.it/exhibition )

Hope to see you soon there !

Registrati all’evento qui / Register to the event here

Lecco: LA LUCE DEL VERO. L’eredità della pittura macchiaiola. Da Fattori a Ghiglia

L’esposizione esplora il tema, finora poco indagato, della pittura sviluppatasi tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, sulla scia della rivoluzione macchiaiola, attraverso 90 opere di autori quali Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Lorenzo Viani e altri.

LECCO | PALAZZO DELLE PAURE
DAL 18 MARZO AL 19 GIUGNO 2022

LA LUCE DEL VERO

L’eredità della pittura macchiaiola. Da Fattori a Ghiglia

A cura di Simona Bartolena

Francesco Gioli, Contadine in toscana, fine ‘800, olio su tela, 35 x 55 cm, collezione privata, Livorno copia

Dal 18 marzo al 19 giugno 2022, il Palazzo delle Paure a Lecco ospita La luce del vero. L’eredità della pittura macchiaiola. Da Fattori a Ghiglia, nuovo appuntamento del ciclo di esposizioni, iniziato nel 2019, che approfondisce la scena artistica italiana del XIX secolo.

La mostra, curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi – Visit Different, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, esplora, attraverso novanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private, il tema finora poco indagato della pittura postmacchiaiola, termine che aiuta a definire quel novero di artisti attivi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, cresciuti sull’esempio dei grandi maestri della Macchia, soprattutto di Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Telemaco Signorini.

La rassegna è l’occasione per avvicinarsi a un gruppo di autori eterogeneo e complesso, dai fratelli Gioli alla famiglia Tommasi, da Llewelyn Lloyd a Ulvi Liegi, da Oscar Ghiglia a Plinio Nomellini, da Mario Puccini a Giovanni Bartolena, uniti dalla vocazione per il vero e per i soggetti tratti dalla vita quotidiana e dalla formazione di ascendenza macchiaiola. Alcuni di loro resteranno sempre fedeli alla lezione dei maestri, altri, invece porteranno la loro ricerca verso ambiti assai diversi da quelli di origine.

Il percorso espositivo si sviluppa come un racconto che, dall’esempio dei maestri – da Giovanni Fattori a Silvestro Lega -, giungerà a risultati più contemporanei con artisti quali Oscar Ghiglia e Lorenzo Viani, intrecciando l’analisi stilistica, il racconto biografico, la lettura iconografica e la ricerca storico-sociale.

Così l’assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza: “Con l’esposizione che arricchirà la primavera lecchese prosegue la collaborazione del Comune di Lecco e del Si.M.U.L. con ViDi, nel solco della programmazione delle grandi mostre ospitate in città. Un’occasione per i lecchesi e i visitatori di approfondire uno spiraglio di arte poco esplorato, come la corrente postmacchiaiola, con una lente anche sui più celebri macchiaioli, che furono i maestri degli artisti esposti. Proponiamo così un’altra importante opportunità per leggere la storia a cavallo fra Ottocento e Novecento, tra permanenza e trasformazione, attraverso lo sguardo dell’arte, nel quadro offerto da un più generale ciclo di esposizioni che la città di Lecco sta presentando, dal 2019, per esplorare la scena artistica italiana del diciannovesimo secolo”.

“Attraverso l’indagine della situazione dell’arte toscana alla fine del secolo – afferma Simona Bartolena -, la mostra svela anche i meccanismi che sottendono, più in generale, alla trasmissione del sapere da maestro ad allievo, l’evoluzione del linguaggio dei “padri” da parte delle nuove generazioni, le contaminazioni stilistiche che nel tempo modificano, anche radicalmente, gli esiti portati da una rivoluzione artistica”.

“Nell’area Toscana – prosegue Simona Bartolena -, il ventaglio di linguaggi e di ricerche in questo periodo di transizione è particolarmente ricco e l’intreccio tra lo sguardo sul vero oggettivo dei Macchiaioli, l’impatto dell’impressionismo francese e le tentazioni simboliste si fa molto interessante”.

Il periodo preso in esame si caratterizza come un momento storico dinamico, di grandi cambiamenti, essenziale per comprendere gli eventi che hanno aperto le porte alle novità novecentesche, come i dialoghi con la scena francese e con quella inglese e il passaggio dalla pittura del vero a quella dell’immaginazione e del sogno, tipica della ricerca di tanti artisti di fine secolo.

Catalogo Edizioni La Grafica/Ponte43.


LA LUCE DEL VERO.
L’eredità della pittura macchiaiola. Da Fattori a Ghiglia
Lecco, Palazzo delle Paure (piazza XX Settembre)
18 marzo – 19 giugno 2022

Orari:
lunedì chiuso
martedì 10.00 – 14.00
da mercoledì a domenica 10.00 – 18.00

Gli accessi alla mostra saranno regolati in base alle vigenti norme anti Covid-19.

Biglietti
Intero: €10,00;
Ridotto: €7,00 (ragazzi dai 13 ai 18 anni, over 65 anni, studenti universitari muniti di tessera, gruppi precostituiti da almeno 8 persone e fino ad un massimo di 20, soci FAI e TCI con tessere in corso di validità);
Scuole e bambini (dai 6 ai 12 anni): € 4,00;
Gratuito: disabile e un accompagnatore, giornalisti con tessera in corso di validità, guide turistiche abilitate, bambini fino ai 5 anni, soci ICOM muniti di tessera in corso di validità, soci Abbonamento Musei Lombardia muniti di tessera in corso di validità, un accompagnatorie di gruppi ogni 15 persone, docenti delle scuole di Lecco di ogni ordine e grado).

Prenotazioni
www.vivaticket.com

Informazioni
Tel. 0341 286729
E-mail palazzopaure@comune.lecco.it
www.museilecco.org | www.vidicultural.com

Catalogo
Edizioni La Grafica/Ponte43

Ufficio stampa Comune di Lecco
Tel. 0341.481262 | ufficio.stampa@comune.lecco.it

Ufficio stampa ViDi
CLP Relazioni Pubbliche, Tel. 02 36755700
Clara Cervia | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it