Bologna: Installata la luminaria “Grazie Lucio” donata alla Fondazione Sant’Orsola

Venerdì 8 aprile 2022 alle ore 17.30 nel Day Hospital di Oncologia, Padiglione 2, del Policlinico di Sant’Orsola è stata installata in modo permanente un’opera d’arte donata dall’imprenditore e mecenate bolognese Francesco Amante, da sempre vicino alla sua città e al territorio.

Cerimonia: Venerdì 8 aprile 2022 ore 17.30
Policlinico di Sant’Orsola, Day Hospital di Oncologia, Padiglione 2
Via Pietro Albertoni 15, Bologna

Ad accogliere i pazienti del reparto di Oncologia del Sant’Orsola sarà da oggi la scritta al neon “Grazie Lucio che è parte dell’installazione luminosa che nell’inverno 2020 ha riacceso via d’Azeglio a Bologna con i versi della canzone della canzone “Futura” del cantautore Lucio Dalla.

Le parole del brano musicale, divenute arte urbana, nella forma di una poesia visiva raccolgono il miglior auspicio che ci possa aspettare dalla vita: cantare il futuro; per questo Francesco Amante si è aggiudicato il pezzo durante l’asta di beneficienza organizzata ad ottobre 2021 dal Consorzio degli Esercenti di via d’Azeglio Pedonale, con il patrocinio del Comune di Bologna e della Fondazione Lucio Dalla, in collaborazione con Sotheby’s e con la Galleria d’Arte Maggiore – GAM.

L’installazione luminosa “Grazie Lucio”, firmata dall’artista Pablo Echaurren e realizzata dall’artigiano Antonio Spiezia, andrà ora ad illuminare il Day Hospital di Oncologia Policlinico di Sant’Orsola a Bologna, dove ogni anno oltre 1.800 pazienti ricevono le terapie per sconfiggere patologie oncologiche.

Dichiara Andrea Faccani, Presidente della Fondazione Lucio Dalla “La gara di solidarietà che ha animato l’asta benefica ha testimoniato il grande affetto che accompagna il ricordo di Lucio e l’impegno di chi vi ha partecipato a contribuire in modo concreto al benessere delle persone, impegno che Francesco Amante oggi rinnova donando la luminaria “Grazie Lucio” al day hospital di oncologia, un gesto molto bello di cui siamo felici di essere testimoni. Siamo davvero lieti che grazie a questa donazione l’affettuoso omaggio di Pablo Ecahurren a Lucio che chiudeva la sequenza delle installazioni luminose dedicate a Futura possa continuare a splendere portando conforto e fiducia in un futuro migliore a coloro che vivono le difficoltà dei percorsi di cura. In questa occasione di gioia ci teniamo anche a ricordare con affetto Franco Calarota, con cui abbiamo condiviso gli eventi benefici delle luminarie dedicate alle canzoni di Lucio e che ne è stato il cuore e l’anima, certamente sarebbe stato felice di essere qui a condividere questo momento importante“.

Afferma l’imprenditore Francesco Amante: “Da collezionista quale sono, ritengo che le opere d’arte debbano il più possibile essere fruite dal pubblico. In tale senso mi sento vicino alla prospettiva del caro Amico Concetto Pozzati quando asseriva che le opere dovrebbero avere le ruote per girare. Delle tre opere acquistate all’evento benefico delle luminarie dedicate a “Futura” di Lucio Dalla a favore della Fondazione Policlinico Sant’Orsola, la più importante “Grazie Lucio” ho deciso di donarla alla Fondazione Sant’Orsola, perché possa essere anche un segnale di conforto e di speranza, un auspicio da leggere, da vedere, da sperare… un auspicio, di guarigione e con esso di vita attraverso un semplice ma importante “Grazie” di luce”.

Durante la cerimonia Luca Rizzo Nervo, Assessore. Deleghe. Welfare, nuove cittadinanze, fragilità del Comune di Bologna ha ringraziato Francesco Amante: “ringrazio per l’ennesima volta e per l’ennesimo gesto di grande generosità verso questa città Francesco Amante. Non è la prima volta che incrocio la sua determinazione, la sua generosità; lo ringrazio per il fatto di regalare a Bologna delle occasioni per ritrovarsi attorno a delle cose belle“. 

Amante non è nuovo a queste iniziative filantropiche: ricordiamo l’installazione Sala d’Attesa presso il Pantheon della Certosa di Bologna, il grande lampadario di Casa Grande collocato davanti alla Cineteca di Bologna e il restauro e ricollocazione delle sculture in bronzo di Romagnoli sulla facciata di Palazzo d’Accursio in piazza Maggiore, dove erano posti e rimossi 75 anni fa.

L’asta, organizzata da Sotheby’s, ha raccolto un totale di 122 mila euro, che – detratte le spese vive sostenute dagli organizzatori – è stato devoluto a favore della Fondazione Sant’Orsola per la ristrutturazione radicale del reparto di degenza oncologica. Durante la serata, che ha visto la partecipazione di oltre 350 ospiti, la scritta “Grazie Lucio” ha registrato il prezzo più alto battuto in asta per la cifra di 16.000 euro.


INFO UTILI
Cerimonia di consegna di una delle luminarie dedicate alla canzone “Futura” di Lucio Dalla da parte di Francesco Amante

QUANDO: Venerdì 8 aprile 2022 ore 17.30
DOVE: Policlinico di Sant’Orsola, Day Hospital di Oncologia, Padiglione 2, Via Pietro Albertoni 15, Bologna

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L’Istituzione Bologna Musei espone nuove didascalie per segnalare al pubblico i beni culturali da evacuare con priorità in caso di allarme


“Un gesto simbolico per esprimere solidarietà verso i musei ucraini, impegnati a salvaguardare il patrimonio culturale dalle conseguenze del conflitto armato in corso”.
Matteo Lepore

A partire da sabato 9 aprile, i visitatori dei musei civici di Bologna troveranno una nuova segnaletica interna allestita nelle sale espositive. Didascalie accomunate dalla stessa grafica – una cornice rossa e il testo “Priorità di evacuazione in caso di allarme” – saranno posizionate in corrispondenza dei beni culturali classificati come prioritari da evacuare in caso di eventi calamitosi di varia natura ed entità.
L’iniziativa simbolica è voluta dall’Amministrazione Comunale per comunicare un messaggio di solidarietà verso le istituzioni museali dell’Ucraina impegnate a mettere in sicurezza e salvaguardare il patrimonio culturale, storico e artistico esposto alle minacce e ai danni causati dal conflitto armato con la Russia, che stanno aggravando la crisi umanitaria in corso.
Viene così raccolto l’appello lanciato al mondo dell’arte dallo storico dell’arte e art advisor bolognese Marco Riccòmini, presente a Kiev nei giorni immediatamente precedenti l’inizio del conflitto, per proporre un’azione di solidarietà verso i colleghi che si stanno mobilitando per salvaguardare il patrimonio artistico in pericolo: eleggere una stanza nella quale segnare le opere da portare in salvo e quelle da lasciare indietro.

Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa diffuso dall’Ufficio Stampa del Comune di Bologna, con le dichiarazione del sindaco Matteo Lepore e della delegata alla Cultura Elena Di Gioia.

L’Istituzione Bologna Musei espone nuove didascalie per segnalare
al pubblico i beni culturali da evacuare con priorità in caso di allarme

Statua frammentaria di Nerone
Provenienza: Teatro romano di via de Carbonesi
Metà I sec. d.C.
Marmo, probabilmente greco pentelico, altezza cm 117
Bologna, Museo Civico Medievale

A partire da sabato 9 aprile, i visitatori dei musei civici di Bologna troveranno una nuova segnaletica interna allestita nelle sale espositive. Didascalie accomunate dalla stessa grafica – una cornice rossa e il testo “Priorità di evacuazione in caso di allarme” – saranno posizionate in corrispondenza dei beni culturali classificati come prioritari da evacuare in caso di eventi calamitosi di varia natura ed entità.

“Abbiamo voluto mettere in campo questa iniziativa simbolica – spiega il sindaco Matteo Lepore – per comunicare un messaggio di solidarietà verso le istituzioni museali dell’Ucraina impegnate a mettere in sicurezza e salvaguardare il patrimonio culturale, storico e artistico esposto alle minacce e ai danni causati dal conflitto armato con la Russia, che stanno aggravando la crisi umanitaria in corso. Con questa azione vogliamo dare un messaggio più ampio ai visitatori dei nostri musei: in guerra le opere d’arte, così come le vite, sono in pericolo”.

“Nel luogo dove lo sguardo si concentra sulla bellezza delle opere d’arte – aggiunge la delegata del sindaco alla Cultura Elena Di Gioia – poniamo simbolicamente un segno che indica come i Musei e i luoghi della cultura accolgono con solidarietà e vicinanza le ferite del mondo. Alle iniziative simboliche si accompagnano iniziative a cui stiamo lavorando di sostegno concreto in favore di artiste e artisti ucraini”.

L’introduzione dei nuovi supporti contestualizza all’interno del tragico scenario bellico, che sta provocando forte preoccupazione in tutto il mondo, la tradizionale funzione informativa delle didascalie come strumento di mediazione e interpretazione dell’opera, contribuendo a coinvolgere il pubblico anche attraverso la creazione di un significato emozionale che sottolinea la necessità di proteggere dai rischi le collezioni museali, a partire dalle opere più significative in ordine di priorità.

Con questa azione comunicativa si è inteso raccogliere l’appello lanciato da Marco Riccòmini, presente a Kiev nei giorni immediatamente precedenti l’inizio del conflitto. In un articolo pubblicato sulla rivista ‘Il Giornale dell’Arte’, lo storico dell’arte e art advisor bolognese ha raccontato come l’Ucraina sia un paese ricco di tesori d’arte, moltissimi dei quali sono italiani, e gli operatori museali si stiano preparando a tutti gli scenari possibili in un’atmosfera di tensione. Olena Zhikova, curatrice del Museo Nazionale Khanenko, gli confida le procedure da seguire per l’evacuazione e il ricovero temporaneo delle opere in caso di emergenza, spiegando come per la classificazione di priorità siano stati utilizzati nastri di colore diverso: rosso a indicare le opere che costituiscono una priorità assoluta, giallo per la seconda scelta.

Riuscito a rientrare in Italia poche ore prima della chiusura dell’aeroporto di Kiev, Riccòmini si è rivolto al mondo dell’arte – musei, gallerie e mostre – per proporre un’azione di solidarietà verso i colleghi che si stanno mobilitando per salvaguardare il patrimonio artistico in pericolo: eleggere una stanza nella quale segnare le opere da portare in salvo e quelle da lasciare indietro. Un gesto simbolico per sensibilizzare tutti gli amanti dell’arte su cosa sta accadendo in questi giorni in Ucraina, che il Comune di Bologna ha voluto fare proprio e condividere con il pubblico dei propri musei.

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Roma: Still Appia. Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento

Nella splendida cornice del Parco Archeologico dell’Appia Antica, presso il Complesso di Capo di Bove, dal 9 aprile al 9 ottobre 2022, è ospitata la mostra fotografica “Still Appia. Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento” che intende andare oltre il reportage fotografico e narrativo, rendendo omaggio alla via Appia vista come itinerario culturale e grande palinsesto storico-sociale di oltre 2000 anni.
A presentare il lavoro di Giulio Ielardi – in mostra e nel catalogo edito da Gangemi – è Francesco Zizola, uno dei nomi più illustri della fotografia contemporanea.

Still Appia. Fotografie di Giulio Ielardi
e scenari del cambiamento

Una mostra che racconta lo sviluppo dei paesaggi che l’Appia offre ai camminatori: questo il tema delle fotografie di Giulio Ielardi, un viaggio a piedi da Roma a Brindisi

Parco Archeologico dell’Appia Antica – Complesso di Capo di Bove
9 aprile – 9 ottobre 2022

Oltre cinquanta scatti di Giulio Ielardi, fotografo romano, raccontano il suo viaggio fatto a piedi nel 2021, in solitaria lungo la via Appia da Roma a Brindisi: ventinove giorni in tutto, di zaino in spalla tra strade, ruderi e borghi alla ri-scoperta di una delle strade più antiche di Roma.
Oltre che un reportage o meglio una ricerca artistica, le fotografie di Ielardi rappresentano un’occasione per un aggiornamento sugli sviluppi della valorizzazione di questa arteria dell’antichità, prima grande direttrice di unificazione culturale della penisola italiana che Ielardi ha percorso interamente a piedi: per questo la mostra si concluderà il 9 ottobre 2022, nella Giornata del Camminare, la manifestazione promossa da Federtrek per favorire la diffusione della cultura del camminare, presupposto fondamentale di questo progetto.

“Sin dall’età antica la via Appia è sempre stata oggetto di una particolare attenzione, che ha permesso la sopravvivenza di un numero ancora così alto di testimonianze distribuite lungo il suo tracciato” – afferma Simone Quilici, Direttore del Parco e curatore della mostra – “Il Parco Archeologico dell’Appia Antica è impegnato con uno specifico programma di sistemazione di una porzione di tracciato nel tratto di strada che dalla Campagna Romana raggiunge i Castelli Romani. Per quanto riguarda il ruolo di coordinamento delle attività di valorizzazione lungo il tracciato da Roma a Brindisi, assegnato al Parco dal decreto istitutivo, l’impegno è centrato nel rafforzare le comunità di patrimonio, a sostenerne le attività e implementarne il coinvolgimento in una gestione attiva e partecipata della Regina Viarum.”

“Governare la complessità dell’interazione tra storia, territorio e persone che caratterizza il paesaggio della via Appia, richiede analisi, approfondimenti e strategie che devono seguire il camminare ma, soprattutto, devono creare le condizioni per la gestione sostenibile del cammino stesso. La regia della valorizzazione di questo paesaggio affianca alla tutela e alla pianificazione altri strumenti di ricerca, tra i quali la fotografia, la geografia, la sociologia, l’economia, la comunicazione. In questo ruolo il Parco Archeologico dell’Appia Antica è anche impegnato a raccogliere e mettere in rete il ricco bagaglio di esperienze e di competenze che quotidianamente emergono nei territori attraversati dalla Regina Viarum” sottolinea Luigi Oliva, curatore della mostra.

Ielardi ha creato una testimonianza costante e quotidiana, documentata anche attraverso i suoi canali social, dando vita a un diario per immagini e restituendo con dedizione e cura i 630 chilometri, suddivisi in 29 tappe di cammino. Attraverso queste foto ha dato vita a “un sogno chiamato Appia”, come ama definirlo egli stesso, nato come esperienza di vita e trasformatosi in progetto fotografico, oggi diventato mostra. “Camminare dentro i paesaggi italiani attraversati dal tracciato dell’Appia”, racconta il fotografo, “mette nelle condizioni di dar vita a un ritratto del nostro Paese non solo assortito ma, e soprattutto, direi quasi intimo”.

L’importanza acquisita negli ultimi anni dal recupero dei percorsi a piedi è testimoniata dall’interesse da parte del Ministero della Cultura (MIC) nel dare vita al progetto Appia Regina Viarum.
L’obiettivo del progetto è la realizzazione del cammino dell’Appia Antica da Roma a Brindisi, prevedendo una serie di interventi di sistemazione del tracciato e dei monumenti in tutte e quattro le Regioni – Lazio, Campania, Basilicata e Puglia – attraversate dall’Appia stessa.

A valle di questi interventi che interessano anche il suo territorio, il Parco Archeologico dell’Appia Antica è stato investito per decreto istitutivo del coordinamento della valorizzazione di tutta la Regina Viarum fino a Brindisi. La mostra Still Appia vuole raccontare le azioni e le visioni di questo ambizioso programma.

La mostra è organizzata dal Parco Archeologico dell’Appia Antica e curata da Luigi Oliva e Simone Quilici – Direttore del Parco.
L’evento vede il patrocinio dei Consigli Regionali del Lazio, della Campania, della Basilicata e della Puglia, oltre il patrocinio del Parco Regionale dell’Appia Antica, del Parco Regionale dei Castelli Romani, del Comune di Mesagne, di Italia Nostra e della Compagnia dei Cammini.
Partner Culturale: FIAF – Federazione italiana associazioni fotografiche. IL PROGETTO

IL PROGETTO

Giulio Ielardi è un fotografo, giornalista free lance e naturalista che si interessa da sempre di ambiente e patrimonio culturale.
Decide – a distanza di sei anni dal pionieristico viaggio sempre lungo la via Appia di Paolo Rumiz del 2015 – di intraprendere il cammino della più antica delle strade pubbliche romane e di fotografare le variabili ambientali e paesaggistiche dell’Italia centro meridionale lungo la via.

Dai numerosi siti archeologici e centri abitati, fino ai territori agricoli che sopravvivono alle zone più urbanizzate, le sue immagini documentano e interpretano con lo sguardo della fotografia autoriale i paesaggi dell’Appia che si contraddistinguono per una componente sempre presente, ovvero il tracciato della strada stessa, seppur spesso inglobato dal territorio che muta col passare del tempo.

I protagonisti dei suoi scatti vanno dallo splendore del basolato del VI miglio ancora dentro la città di Roma, a quello presso la piazza Palatina di Terracina, fino ai tre chilometri di basolato riportati alla luce agli inizi degli anni Duemila nella valle di Sant’Andrea (tra Fondi e Itri), che rappresentano uno dei tratti più spettacolari dell’intera Regina Viarum (foto medie n. 1, 3 e 7).

Non sempre Ielardi fotografa elementi che riportano alla mente la grandiosità di Roma e così, accanto alla foto dei frammenti decorativi collocati in un muro di laterizio presso il Casal Rotondo, (foto grandi n. 1), ecco quella di un cancello in abbandono di una tenuta a Castel Gandolfo (foto grandi n. 2).

Tra gli scorci più sorprendenti: i resti del Capitolium a Terracina davanti alle case del centro (foto grandi n. 5) e i palazzi a sei piani di Santa Maria Capua Vetere dietro le arcate dell’anfiteatro romano, secondo per grandezza solo al Colosseo (foto grandi n. 6).

Tra gli scatti più impattanti quelli realizzati a Benevento dell’area archeologica del Sacramento stretta tra i palazzi (foto grandi n. 9); di una statua romana nel centro storico inglobata nel muro di una casa (foto grandi n. 10); dell’arco di Traiano ricco di rilievi scultorei che ha come sfondo una palazzina della città (foto medie n. 20).

Al centro delle sue fotografie anche l’area archeologica della Trinità a Venosa e quella della Valle del Reale, fino alle campagne di Genzano di Lucania (foto medie n. 23-28); i casali in abbandono eretti dopo la riforma fondiaria degli anni Cinquanta nelle campagne verso Maschito (Potenza, foto grandi n. 12); il tratto di Appia nella Murgia Catena, nelle aride splendide campagne di Altamura (foto medie n. 30) e il “faccia a faccia” tra la diga sulla gravina Gennarini e un ponte d’età forse romana, in vista di Taranto (foto medie n. 32).

Mentre è in dirittura d’arrivo a Brindisi, Ielardi realizza lo splendido scatto alle possenti mura della città messapica di Muro Tenente (foto medie n. 36), nelle campagne tra Mesagne e Latiano e la gigantografia del Centro commerciale all’ingresso di Brindisi che chiude anche il percorso di mostra.

“Le fotografie di Giulio sono fotografie on the road, apparentemente semplici, lontane dallo stile sensazionalistico della fotografia di reportage e di quella di viaggio inteso come consumo di luoghi e di punti di vista” – scrive nel suo testo in catalogo Francesco Zizola fotografo italiano, vincitore del World Press Photo of the Year 1996, laureato in antropologia – “[…] Ogni immagine ci viene offerta come traccia poetica da seguire per rintracciare si le vestigia di ciò che siamo stati attraverso i luoghi che si sono completamente trasformati, ma anche come riflessione per interrogare la nostra identità presente.”

IL CATALOGO

A corredo dell’esposizione è la pubblicazione del catalogo di Gangemi Editore, che contiene diversi autorevoli contributi multidisciplinari su archeologia e paesaggio, una corposa sezione fotografica e una sezione dedicata all’attrattività e all’engagement del cammino dell’Appia visto attraverso i social.

IL VIAGGIO SUI SOCIAL DI GIULIO IELARDI E LA COSTRUZIONE DI UNA COMMUNITY INTORNO AL PROGETTO

Per promuovere il progetto e suscitare curiosità da parte del pubblico, prima della partenza Giulio Ielardi apre il profilo Instagram @apiedilungolappia e la pagina Facebook L’Appia a piedi, da Roma a Brindisi e, col passare del tempo, provoca l’interesse da parte di sempre più follower.

In mostra – e nel catalogo – il Diario di viaggio racconta i 29 giorni di cammino attraverso i post e le fotografie scattate appositamente per i social.

La community che si è creata comprende un vasto pubblico di camminatori, escursionisti, appassionati difensori delle radici storico-archeologiche, paladini del patrimonio culturale, storici dell’arte, archeologi, propugnatori del diritto a una mobilità sostenibile, difensori dell’ambiente e del paesaggio, artisti,

appassionati di antichità romane, cittadini della Capitale e abitanti delle comunità lungo il tracciato del cammino.

Grazie ai tanti commenti e alle interazioni volte a richiamare da una parte l’attenzione a luoghi lungo l’Appia da valorizzare, dall’altra a raccontare di quelle associazioni impegnate nella promozione dell’antico tracciato, la community fornisce un ulteriore strumento di conoscenza fondamentale per intervenire nella valorizzazione dell’intero tratto della Regina Viarum.


WORKSHOP FOTOGRAFICI E LABORATORI DIDATTICI
Con lo scopo di avvicinare il pubblico al mondo della fotografia, durante il periodo di mostra il Parco Archeologico dell’Appia Antica organizza workshop fotografici affidati ad Andrea Frazzetta (fotografo del progetto “The Appian Way” per National Geographic Usa), Claudia Primangeli (docente di fotografia) e allo stesso Giulio Ielardi, autore delle foto in mostra.
Per partecipare ai workshop è necessaria l’Appia Card.
Per i più piccoli (5-11 anni) sono previsti laboratori didattici gratuiti dedicati al tema del cammino. Per i genitori sarà possibile contestualmente partecipare a visite accompagnate alla mostra.

UFFICIO STAMPA MOSTRA
Adele Della Sala > adele.dellasala@gmail.com | M. +39 366 4435942
Anastasia Marsella > anastasia_marsella@hotmail.it | M. +39 380 3079809

UFFICIO COMUNICAZIONE E PROMOZIONE PARCO ARCHEOLOGICO DELL’APPIA ANTICA
Lorenza Campanella > pa-appia.comunicazione@beniculturali.it | M. +39 333 6157024

SCHEDA TECNICA

titolo mostra:
Still Appia. Fotografie di Giulio Ielardi e scenari del cambiamento
date:
9 aprile – 9 ottobre 2022
luogo:
Roma, Parco Archeologico dell’Appia Antica
Complesso di Capo di Bove, Via Appia Antica 222

informazioni:
T. +39 06 7806 686
www.parcoarcheologicoappiaantica.it

orari:
Dal martedì alla domenica – ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
Dal 9 aprile al 30 settembre dalle 9.00 alle 19.15
Dal 1° ottobre al 9 ottobre dalle 9.00 alle 18.30

biglietti:
ingresso con La Mia Appia Card: 10€ (+2€ prevendita).
Biglietto combinato con tutti i siti del Parco Archeologico dell’Appia Antica, nominativo e valido 1 anno solare dalla data di acquisto (ingressi illimitati). Permette la partecipazione a tutti gli eventi organizzati nei luoghi del Parco Archeologico e l’accesso ai seguenti siti (comprese le esposizioni in corso): Mausoleo di Cecilia Metella, Villa dei Quintili-Santa Maria Nova, Antiquarium di Lucrezia Romana, Complesso di Capo di Bove, Tombe della via Latina (aperture straordinarie).
Ridotto: 2€ (+2€ prevendita). Ingresso giornaliero agevolato riservato ai giovani tra i 18 e 25 anni. Gratuito (+2€ prevendita): per i minori di 18 anni, i membri ICOM e tutte le altre agevolazioni previste dalla normativa (https://www.beniculturali.it/agevolazioni).
Gratuito senza prevendita per i portatori di handicap, il loro accompagnatore, le guide turistiche abilitate.
La Mia Appia Card e gli altri biglietti possono essere acquistati online alle biglietterie attive il sabato e la domenica presso il Mausoleo di Cecilia Metella e la Villa dei Quintili senza il costo della prevendita.

disposizioni covid-19:
dal 1° aprile per l’accesso ai siti del Parco Archeologico dell’Appia Antica non è più richiesto il possesso del green pass rafforzato, né di quello base. Resta l’obbligo di utilizzo di mascherine chirurgiche.

Cremona, Museo Civico Ala Ponzone: Sofonisba Anguissola e la Madonna dell’Itria

Il 26 maggio 1573 Sofonisba Anguissola, tra le più intriganti pittrici del Rinascimento italiano, sposava il nobile siciliano Fabrizio Moncada. Dopo anni passati a corte a Madrid come dama di compagnia della regina Isabella e tutrice delle infante, la pittrice cremonese veniva accolta nella piccola corte di Paternò, alle falde dell’Etna, dove iniziava una nuova vita.
Qui restò sino al 1579 quando, deceduto il marito nel corso di un attacco di pirati avvenuto nel mare di Capri, decise di tornare a Cremona. In realtà non vi fece mai ritorno, travolta da un fulminante amore per il capitano della nave che la conduceva a Genova, si fermò a lungo nella città ligure prima di tornare ancora una volta in Sicilia, ma questa volta a Palermo, dove morirà quasi centenaria.
La sua attività di “Reggitrice” del feudo dei Moncada è ben documentata. Altrettanto non lo è però quella di pittrice in quegli stessi anni.

09 Aprile 2022 – 10 Luglio 2022
Cremona, Museo Civico Ala Ponzone

SOFONISBA ANGUISSOLA
E LA MADONNA DELL’ITRIA

Sofonisba Anguissola: Madonna dell’Itria (particolare)

La mostra “Sofonisba Anguissola e la Madonna dell’Itria”, è attesa al Museo Ala Ponzone di Cremona dal 9 aprile al 10 luglio, da dove poi si sposterà al Museo Diocesano di Catania.
Obiettivo dell’originale esposizione è mettere in luce gli anni passati da Sofonisba a Paternò, prendendo il via da un’opera certa di quel momento, la pala della Madonna dell’Itria oggi patrimonio della chiesa dell’Annunciata di Paternò.
Nel dipinto, di dimensioni considerevoli, l’artista cremonese riassume e aggiorna le trasformazioni iconografiche della Madonna Ogiditria, modello trasmesso dal mondo bizantino e presto recepito nelle Isole e nelle regioni meridionali italiane al seguito delle comunità greche e albanesi giunte dai Balcani. La popolare iconografia che inizialmente propone la Madonna a mezzo busto con in braccio il Bambino Gesù seduto in atto benedicente e che la Vergine indica con la mano destra (da qui l’origine dell’epiteto) si trasforma a partire dal XVI secolo nella complessa figurazione in cui la Vergine sovrasta una cassa lignea portata a spalla da due monaci basiliani (i “calogeri”). Essi fanno riferimento alle leggende relative al trafugamento e alla messa in sicurezza, entro una cassa, della miracolosa icona che si voleva dipinta dallo stesso san Luca e che a lungo era stata considerata una protettrice dagli abitanti di Costantinopoli, prima della definitiva catastrofe del 1453. Per sottrarla alla furia distruttiva degli Ottomani i monaci che l’avevano in custodia l’avrebbero affidata ai flutti e così sarebbe giunta sui lidi occidentali. Il culto riservato alla Madonna d’Itria raggiunse pertanto grandissima popolarità, e nel corso del XVI secolo chiese a lei dedicate sorsero ovunque in Sicilia e la Madonna dell’Itria venne proclamata Patrona dell’isola.
È accertato che il 25 giugno 1579, Sofonisba, in procinto di lasciare l’isola, abbia donato questa sua opera al convento dei francescani di Paternò, allora luogo di sepoltura dei Moncada. Da lì è transitata alla chiesa dell’Annunciata da dove alcun mesi or sono è partita alla volta di Cremona per essere sottoposta ad un integrale restauro.
La mostra propone la pala restaurata, accanto ad altre testimonianze (affreschi, dipinti su tavola e tela, sculture) provenienti dalla Sicilia, ma anche dal Nord Italia, che permettono di seguire l’evoluzione del tema iconografico dall’icona medievale della Madonna Odigitria a quella moderna della Madonna dell’Itria.
La mostra, che si avvale di un Comitato scientifico formato da Donatella Aprile, Gabriele Barucca, Michele Bacci, Gioacchino Barbera, Roberta Carchiolo e Mario Marubbi, conclusa l’esposizione cremonese, sarà riproposta dal 12 agosto al 4 dicembre, al Museo Diocesano di Catania. Ad accompagnarla un approfondito catalogo.


Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499 – www.studioesseci.net
simone@studioesseci.net – referente Simone Raddi