Arthemisia da record: oltre 20mila visitatori in un solo weekend

Grandissimo successo di pubblico per le mostre firmate Arthemisia che, nei soli tre giorni del weekend appena trascorso e in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della Liberazione, hanno attirato un numerosissimo pubblico nei poli culturali tra i più attivi sul territorio nazionale. Sono stati infatti oltre 20mila gli ingressi che hanno caratterizzato le giornate del 23, 24 e 25 aprile e lunghissime le file a Palazzo Bonaparte di Roma, alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, a Palazzo Ducale di Genova e al Museo Revoltella di Trieste.

A primeggiare rimane la mostra Monet che a Genova è stata visitata da 6.870 appassionati dell’artista più rappresentativo dell’Impressionismo francese. Seguono quelle dedicate al Maestro della Secessione viennese Gustav Klimt che all’XNL di Piacenza è stata visitata da 4.486 persone e “Jago. The exhibition” col giovanissimo e amatissimo social-artist che a Roma ha richiamato a sé un pubblico di 4.840 presenze. Un dato, quest’ultimo, che si va a sommare ai 2.126 ingressi di Palazzo Bonaparte per i masterpiece del genio della videoarte Bill Viola.

Segno di grande fermento culturale e voglia di imporsi nel panorama delle città italiane in termini di proposte espositive di grande livello è il pubblico che si è messo in fila al Museo Revoltella di Trieste dove, per i paesaggi degli “Impressionisti in Normandia”, sono stati emessi 2.420 biglietti.
A Bologna, invece, a far da padrona con due mostre è la grande fotografia internazionale (Photos! della Collezione spagnola Julián Castilla e la mostra-tributo agli 80 anni di Oliviero Toscani) e Palazzo Albergati primeggia coi suoi 1.333 ingressi.

Artefice di questo grande successo è Arthemisia, la società italiana che da 20 anni progetta, organizza e distribuisce mostre d’arte ed eventi artistici in tutto il mondo.
A confermarne il ruolo di leader del settore sono i numeri impressionanti: 700 mostre organizzate, 53.000 opere d’arte che hanno attraversato il mondo per essere fruite ad ogni latitudine da oltre 60 milioni di visitatori.

Numeri che, come attestato dall’ultima classifica stilata da Il Giornale dell’Arte sulle mostre più visitate nel 2021, ha visto Arthemisia al primo posto a livello nazionale e al quinto nella classifica mondiale con la mostra “Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi” a Palazzo Reale di Milano (promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, curata da Marianne Mathieu e realizzata in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi e l’Académie Des Beaux – Arts – Institut de France) che ha chiuso i battenti a 203.721 visitatori.

A generare questa magnitudine culturale c’è un gruppo di donne, guidate dalla Presidente Iole Siena, che non solo eccelle in creatività ma si è data come scopo quello di aprire al turismo culturale territori solitamente più marginali.
In accordo e sintonia con le Amministrazioni locali, le municipalità e i vari responsabili pubblici, si è creato un circuito che genera molti benefici. Non si tratta di organizzare mostre “un tanto al chilo” ma di adempiere a una vera e propria mission che Arthemisia si è data fino dagli esordi.

Un modo di fare cultura che non solo offre alla cittadinanza l’opportunità di accrescere il proprio sapere o soddisfare una curiosità, ma di dar vita a un circuito virtuoso che spande il proprio effetto benefico su molti settori cittadini.
Aprire al turismo culturale aree spesso ignorate porta gente nel territorio e genera benefici effetti economici su tutto l’indotto.

Un modus operandi che col tempo è diventato un metodo per cui i responsabili delle attività culturali cittadine finiscono per stabilire un rapporto solido con Arthemisia destinato a durare nel tempo con i conseguenti benefici sulla popolazione ed i turisti attratti.
Qualche esempio recente? A Piacenza per mostra di Klimt alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi la città è stata letteralmente invasa da un flusso di visitatori mai visto in precedenza con un aumento dell’indotto economico che la Municipalità ha valutato in oltre 4,2 milioni di euro, ad oggi. La stessa cosa si è verificata a Trieste, al museo Rivoltella per “Gli impressionisti e la Normandia”, ad Asti per “I macchiaioli”, a Bologna per Oliviero Toscani, al Palazzo Ducale di Genova per Monet, e così via.

Ma non ci si è limitati all’Italia. Arthemisia è diventato il brand italiano più apprezzato nel mondo nel campo delle Grandi Mostre: Escher a Barcellona e New York, Rubens a Siiviglia, Brueghel a Fukuscima, The Age of Rembrandt e Vermeer a San Pietroburgo giusto per citarne alcune tra le più significative e recenti.


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Roma, Piazza di Pietra – Fine Art Gallery presenta la mostra di Verena D’Alessandro “Sulle mutanti luci”

Il giorno 4 maggio 2022 alle ore 17.00, 28 Piazza di Pietra – Fine Art Gallery presenta la nuova mostra personale di Verena D’Alessandro dal titolo Sulle mutanti luci, accompagnata da un testo critico di Alberto Dambruoso.

Verena D’Alessandro
Sulle mutanti luci

Testo critico di Alberto Dambruoso

Inaugurazione 4 maggio 2022 ore 17.00 – 21.00

28 Piazza di Pietra – Fine Art Gallery
Piazza di Pietra 28 – Roma

Fino al 26 giugno 2022

Verena D’Alessandro, La strana sosta nel parco, olio su tela, cm 60×100, 2021

Artista che da più di quindici anni ha indirizzato la sua ricerca pittorica sul paesaggio, Verena D’Alessandro espone in questa mostra 17 dipinti ad olio per lo più di medio e grande formato -16 dei quali inediti- che documentano la sua ultima ricerca nella quale è protagonista il gioco fuggevole della luce e i suoi mutevoli effetti.

Vetrate illuminate e cabine telefoniche con all’interno un’enigmatica silhouette di persona, pick-up in sosta sotto lampioni che illuminano circoscritte  aree di un parco immerso nel buio, fari abbaglianti di un’automobile fuori campo che fendono l’oscurità di una strada senza fine, parchi-gioco e giostre sfavillanti in una città improbabile dall’aspetto pop immersa in una suggestiva twin-light, e poi strade all’americana avvolte in uno scenario surreale che avanzano verso l’orizzonte e oltre, cieli boreali che suscitano meraviglia e stupore nella loro silenziosa immensità.

Sono rappresentazioni di un mondo stratificato nel quale si sovrappongono impressioni, ricordi, fantasie che danno vita a immagini in bilico tra realtà e immaginazione dove le atmosfere dei luoghi, spesso velate di arcano, diventano più importanti di qualsiasi riferimento topografico e geografico. Immagini che inducono spesso uno stato di sospensione e di attesa e che lasciano allo spettatore spazio all’emergere dei propri ricordi e all’attivazione della sua personale fantasia.

Pur non mancando rimandi alla pittura nord-europea ed americana, l’indagine sulla rappresentazione del paesaggio svolta da Verena D’Alessandro è decisamente personale per il taglio peculiare dell’inquadratura, per il tratto sintetico ed essenziale della rappresentazione, per la scelta dei colori, spesso insolitamente accesi, per le ambientazioni che si rifanno al nostro habitat quotidiano permeato dalla fiction cinematografica e letteraria.

‘Una realtà immaginata’ il cui risultato finale, come scrive il critico d’arte Alberto Dambruoso nel testo di presentazione dell’esposizione: “è quello di una mostra di grande qualità formale sia per il tipo di pittura, la quale anche se eseguita tutta di getto senza l’ausilio di alcun disegno preparatorio, risulta essere di grande definizione e con una giustezza oltreché gradevolezza degli impasti cromatici, sia per la varietà dei differenti paesaggi proposti, ognuno diverso dall’altro, e non credo di sbagliare affermando anche, uno più bello dell’altro”.


INFO

Verena D’Alessandro
Sulle mutanti luci
Testo critico di Alberto Dambruoso

Inaugurazione 4 maggio 2022 ore 17.00 – 21.00

Fino al 26 giugno 2022
Orari: dal lunedì pomeriggio al sabato nell’orario 11-13 / 16.30-20.00.

28 Piazza di Pietra – Fine Art Gallery
Piazza di Pietra 28 – Roma
info@28piazzadipietra.com
+39 06 94539281
www.28piazzadipietra.com

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
tel 3494945612
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La costruzione della spinapesce nella copertura della sala ottagonale di Simon Mago nella fabbrica di San Pietro

La ‘lisca di pesce’ è un procedimento costruttivo, già noto al Brunelleschi e al Sangallo, che permette di voltare la cupola senza l’ausilio di rinforzi. Questa tecnica è stata adottata per rivestire le stanze ottagonali che circondano la cupola di San Pietro. Coadiuvati dalle tecniche analitiche fotogrammetriche e dalla simulazione al computer del processo costruttivo, gli Autori mostrano che la costruzione a “spina di pesce” in queste cupole si ottiene con il semplice ausilio di un supporto principale (vale a dire un longherone o un cavo fissato al centro della cupola ) e senza altri tracciati di guida. La curva così descritta dai mattoni della ‘spina di pesce’ sull’intradosso della cupola è una spirale ad angoli uguali (o lossodromica) simile alle spirali che si trovano in natura nelle conchiglie dei molluschi.

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IMMAGINE DI APERTURA tratta dall’interno del volume

Mario Docci – Riccardo Migliari
La costruzione della spinapesce