Università di Bari: Conferenza sul futuro dell’Europa

Giovedì 28 aprile, nell’Aula V. Starace di Palazzo Del Prete, l’Università di Bari organizza una importante conferenza incentrata sul “Futuro dell’Europa”. Tema quanto mai significativo per l’intera Unione Europea, in questo momento carico di tensioni causate dal protrarsi della guerra di aggressione mossa dalla Russia all’Ucraina. La Conferenza potrà essere seguita da remoto collegandosi attraverso la piattaforma Microsoft Teams.

Per il collegamento esterno
clicca l’icona

Messina, BRUM: mostra bibliografico-iconografica sul monumento ai finanzieri caduti nel terremoto del 1908

Nel pomeriggio odierno, in occasione della ricorrenza del “Centenario dell’Inaugurazione del Monumento ai Finanzieri caduti nel terremoto del 1908 ”, presso la Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo”, sita in Messina, via I Settembre, si terrà una conferenza seguita da una esposizione museale.

L’evento odierno, promosso dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina e organizzato congiuntamente con la Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo”, si dividerà in due importanti momenti.

In particolare, alle ore 18:00, presso la Cappella di “Santa Maria dell’Arcivescovado”, si svolgerà una breve conferenza di presentazione dell’evento e del testo del Prof. Vincenzo Caruso, Direttore del Parco Museo Forte Cavalli di Messina, dal titolo“Il Monumento ai Caduti della Regia Guardia di Finanza nel terremoto del 1908. Centenario dall’Inaugurazione 1922 -2022”. L’incontro sarà moderato dal dott. Domenico Interdonato, Presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana della Sicilia.

Saranno presenti il Prefetto di Messina, dott.ssa Cosima Di Stani,Mons. Cesare Di Pietro, Vescovo Ausiliare di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, il Comandante Interregionale dell’Italia Sud-Occidentale, Gen. C.A. Carmine Lopez, il Comandante Regionale Sicilia, Gen. D. Riccardo Rapanotti, il Prof. Vincenzo Caruso, la dott.ssa Tommasa Siragusa, Direttrice della Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo” ed il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Messina, Col. t. SFP Gerardo Mastrodomenico.

Dopo il momento di accoglienza degli invitati e il saluto delle Autorità presenti, interverrà la Direttrice della Biblioteca Regionale, che esporrà l’importanza delle fonti bibliografiche e dell’attività di ricerca svolta per garantire la memoria storica e rendere il giusto tributo ai Caduti del devastante sisma che ha colpito la città di Messina nel 1908, con particolare riferimento a quelli appartenenti al Corpo della “Regia Guardia di Finanza”.

A seguire, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Messina ripercorrerà i momenti storici più importanti del Corpo nella città di Messina.

Successivamente, il Prof. Caruso, da sempre cultore della storia militare legata allo Stretto di Messina, illustrerà i punti salienti del volume realizzato in occasione dell’importante ricorrenza.

Al termine della conferenza, nell’adiacente salone eventi della Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo”, vi sarà l’inaugurazione della mostra dal titolo “Il Glorioso Corpo della Guardia di Finanza nella storia di Messina: dall’Unità d’Italia al 1922… e oltre”, con una esposizione di materiale documentale e fotografico della storia della Guardia di Finanza, reperito dalla Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo”, dal Museo Storico del Corpo e dal Comando Regionale Sicilia della Guardia di Finanza di Palermo.

L’esposizione impreziosirà ancor più quella più generale in fruizione ove fa bella mostra il pregevole posseduto della BRUM sulla tematica.

La storia di Messina è da sempre caratterizzata da profonde e laceranti ferite: terribili pestilenze, devastanti terremoti, vari accanimenti naturali, a cui tuttavia hanno sempre fatto seguito laboriose, seppur faticose, rinascite, ogni volta cercando di recuperare pezzi di memoria andati perduti.

Nei decenni che seguirono all’Unità di Italia, la Città dello Stretto si presentava, al cospetto dell’Italia e dell’Europa, come una città viva, operosa, ma soprattutto “al centro del Mediterraneo”, sia dal punto di vista sociale e politico sia economico ed è proprio in tale contesto socio economico che le Fiamme Gialle di Messina si resero protagonisti di numerose vicende storiche, come operazioni di soccorso in occasione di pubbliche calamità, risultati operativi di grande rilievo, e numerose vicende di altruismo, come nel caso di salvataggi di vite umane.

Lo scopo dell’evento odierno – che ha ricevuto il patrocinio del Comando Regionale Sicilia della Guardia di Finanza, del Museo Storico della Guardia di Finanza di Roma, dell’Assessorato Regionale dei beni Culturali e dell’identità siciliana, del Comune di Messina, dell’Università di Messina e della Arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela – è proprio quello di recuperare la memoria storica della straordinaria Messina e di guardare al futuro senza rassegnazione, ma animati dalla consapevolezza che un domani migliore è sempre possibile e che la Guardia di Finanza vuole giocare un ruolo da protagonista in questo futuro, così come lo è stata in passato.


Per problematiche connesse alla sicurezza e al contenimento della diffusione dell’epidemia da Covid-19, l’evento sarà riservato ai soli invitati.

Dal 27 aprile, fino al 31 maggio p.v, l’importante Esposizione Bibliografico-Iconografica sarà fruibile dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12:30.

Ufficio Relazioni con il Pubblico
Il Funzionario Direttivo
Maria Rita Morgana

urpbibliome@regione.sicilia.it
tel.090674564

Bologna, Casa Museo Renzo Savini – L’Arte tra Intelligenza Artificiale, NFT e Blockchain

presenta

L’Arte tra Intelligenza Artificiale,
NFT e Blockchain

Luca Pozzi, Arkananian Shenron, 2020

Sabato 14 maggio 2022 ore 11:00

Casa Museo Renzo Savini
Via Letizia 11, Bologna
(Breakfast dalle ore 10:00)

Sabato 14 maggio 2022 alle ore 11:00 si svolgerà il quarto incontro del programma culturale proposto da Casa Museo Renzo Savini per il 2022. L’appuntamento, organizzato dall’avvocato Lavinia Savini, specializzata in proprietà intellettuale e diritto dell’arte, in collaborazione con UIA (Union Internationale des Avocats) affronterà con numerosi ospiti le tematiche di NFT, Blockchain e Intelligenza Artificiale legate al mondo dell’arte: argomenti di grande attualità che suscitano sempre più interesse per la loro applicazione in una vasta gamma di ambiti, non solo artistico ma anche medico, ingegneristico, giuridico ecc.

L’evento nasce con l’intento di fare chiarezza sulla sempre più solida relazione tra il mondo dell’arte e quello degli NFT (Non Fungible Token) e dei Blockchain, protagonisti di una rivoluzione tecnologica di cui oggi tutti parlano, ma che in pochi conoscono concretamente. Gli NFT sono il fenomeno del momento, rappresentano l’atto di proprietà e il certificato di autenticità di un bene, un’opera o un prodotto artistico, poiché rendono unico qualcosa che fino a prima non poteva per sua natura esserlo: un file, ovvero un oggetto virtuale replicabile infinite volte con facilità. Gli NFT possono essere agevolmente ceduti, monetizzati e tracciati grazie alla tecnologia blockchain che garantisce, a tempo indeterminato, l’integrità, la paternità e la data  del contenuto notarizzato, sia esso un file o documento di qualsiasi genere: contratti, opere letterarie e testi, format, opere d’arte, modelli e disegni, video e fotografie, progetti creativi e commerciali.

Per comprendere dunque a pieno le esigenze e le perplessità del mondo dell’arte rispetto all’utilizzo di queste nuove tecnologie, prenderanno parte all’incontro:

  • Lavinia Savini, avvocato, partner dello studio FPBLegal (Milano – Trieste – Bologna) e rappresentante di UIA presso WIPO (World Intellectual Property Organization) di Ginevra, che illustrerà le principali questioni correlate all’impatto degli NFT sul mercato dell’arte e ne illustrerà le problematiche giuridiche di maggiore rilievo, per lo più attinenti alla disciplina del diritto d’autore
  • Vincenzo Rana, docente del Politecnico di Milano e del MIP, co-founder di KNOBS srl e di BCode srl. Proprio grazie alla collaborazione con Bcode, infatti, lo Studio legale FPB LEGAL ha iniziato a offrire ai propri clienti una serie di nuovi servizi di registrazione su Blockchain ed emissione di NFT, declinati per il mondo dell’arte e non solo.
  • Enrico Al Mureden, professore ordinario di Diritto civile nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna e autore, insieme a Guido Calabresi, del libro “Driverless cars. Intelligenza artificiale e futuro della mobilità” (Il Mulino, 2021). Il Professore parlerà di Intelligenza Artificiale e porrà particolare attenzione agli aspetti giuridici connessi all’utilizzo di tale tecnologia.
  • L’artista e mediatore interdisciplinare Luca Pozzi, che parlerà di alcune sue opere in cross-reality nate dalla fusione di arte, fisica delle particelle, cosmologia multi-messaggera e quantum computing. Laureato in Pittura all’accademia di Belle arti di Brera e specializzato in Computer Graphics e Sistemi, collabora infatti con visionarie comunità scientifiche tra cui la Loop Quantum Gravity (PI), il Compact Muon Solenoid (CERN) e il Fermi Large Area Telescope (INFN, NASA).

Modera l’avv Bruno Micolano, membro del Consiglio di Presidenza dell’Union Internationale des Avocats.

BIOGRAFIA DI LAVINIA SAVINI

Lavinia Savini, avvocato, esperta in proprietà intellettuale e diritto del mercato dell’arte, lavora tra Bologna Milano e Parigi ed è Partner dello studio FPBLegal (Milano Bologna Trieste). Tra le varie cariche rivestite è Rappresentante di UIA (Union Internationale des Avocats) presso World Intellectual Property Organization (WIPO) di Ginevra, membro della Commissione Internazionale del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna, dell’Institut Art & Droit di Parigi e della Fondation pour le droit de l’art di Ginevra.Ha all’attivo, in materia, diverse pubblicazioni, convegni e docenze a livello nazionale e internazionale (tra i vari: su Il Sole 24 Ore; Il Giornale dell’Arte, Allemandi; “Copyright Protection for Fashion Creations”, LexisNexis 2020; “Il regime di tutela del layout di interni”- in Design and Digital Innovation, Edizioni Scientifiche Italiane 2021; “La tutela di diritto d’autore per le creazioni di moda” in Il diritto d’autore, SIAE, 2021; docenze presso Accademia di Belle Arti di Bologna, Camera Arbitrale di Venezia, NABA, IED – Istituto Europeo di Design; Webinar de Il Sole 24 ore “Investire nell’arte digitale opportunità e rischi”, 2022).

LA CASA MUSEO RENZO SAVINI

Commissionata nel 1964 all’architetto Raoul Biancani, la Casa Museo Renzo Savini si configura come uno degli esempi più interessanti dell’architettura contemporanea, sviluppato su tre livelli, con un costante gioco armonico tra materiali e vetrate. Al suo interno è presente una ricca selezione di opere assemblate, nel tempo, dal collezionista Renzo Savini, con una coerente e metodica volontà di creare un unicum tra opere ed elementi architettonici di varie epoche. Una preziosa miscellanea di lavori artistici, manufatti di alto artigianato e reperti naturalistici. Un luogo pieno di suggestioni, dove Savini ha vissuto con la famiglia fino alla sua scomparsa. Renzo Savini (19 settembre 1931 – 13 luglio 2018) è stato un umanista di formazione classica. Grande collezionista, anticipava i tempi per la sua sensibilità e con ingegno sapeva cercare e accostare oggetti, creando una commistione di materiali e contrasti tra epoche diverse.

Casa Savini

All’interno della casa è presente una piccola Kunstkammer (letteralmente “camera dell’arte”), nella quale sono raccolti manufatti di provenienze molteplici e multiformi, reperti e curiosità di ogni genere: pezzi di Castiglioni, Gavina e Scarpa; statue dei presepi barocchi e pupi del Settecento; bassorilievi rinascimentali incastonati nel muro; manoscritti e libri antichi; disegni del Tiarini e tele del Signorini.

Nella palazzina, al piano sottostante, ha risieduto per anni Dante Bini, architetto di fama mondiale, noto anche per aver ideato per Michelangelo Antonioni e Monica Vitti La Cupola, l’avveniristica villa sulla Costa Paradiso in Sardegna. Oggi la Casa Museo è gestita dalle figlie di Renzo Savini.


INFORMAZIONI UTILI

Incontro su “L’Arte tra Intelligenza Artificiale, NFT e Blockchain”
QUANDO: Sabato 14 maggio 2022 ore 11:00
DOVE: Casa Museo Renzo Savini, via Letizia 11, Bologna

Ingresso su prenotazione fino a esaurimento posti.
Per partecipare è necessario prenotare all’indirizzo mail savinicultura@gmail.com

SITO: www.casamuseorenzosavini.it/it/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126             
info@culturaliart.com
www.culturaliart.com
Facebook: Culturalia
Instagram: Culturalia_comunicare_arte
Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann
Youtube: Culturalia

Carlo V, dagli Uffizi a Palazzo Besta a Teglio (SO) grazie al progetto “100 opere tornano a casa”

Il grande Ritratto dell’Imperatore Carlo V, attribuito a Tiziano e alla sua bottega, patrimonio della Galleria degli Uffizi, è giunto il 5 aprile 2022 a Palazzo Besta, a Teglio, dove sarà posto a confronto con il ritratto dello stesso imperatore affrescato nel Salone d’Onore del Palazzo.
L’eccezionale prestito avviene nell’ambito del progetto del Ministero della Cultura “Cento opere d’arte tornano a casa” annunciato dal Ministro Franceschini.
Cento opere custodite nei depositi di quattordici tra i musei più importanti d’Italia, dalle Gallerie nazionali Barberini Corsini alle Gallerie degli Uffizi, dal Museo di Capodimonte alla Pinacoteca di Brera, dalla Galleria Borghese al Museo archeologico nazionale di Ferrara, dal Museo archeologico di Napoli al Museo nazionale di Matera, tornano finalmente nelle sale dei musei e ritrovano visibilità.

06 Aprile 2022 – 06 Aprile 2023
Palazzo Besta, Teglio (So)

CARLO V, DAGLI UFFIZI
A PALAZZO BESTA A TEGLIO (SO)

Tiziano Vecellio e bottega, Ritratto di Carlo V a figura intera armato,
1550 ca., olio su tela, 196 x 100,5 cm, Firenze, Galleria Palatina

L’assegnazione temporanea della grande tela tizianesca al Museo valtellinese avviene in rispondenza a uno dei criteri individuati dalla Direzione Generale per i Musei Statali del Ministero per la movimentazione delle 100 opere, quello che prevede il deposito presso musei dove le opere “inserite nelle collezioni di destinazione, diano vita ad accostamenti interessanti e favoriscano l’apertura dei musei verso nuovi pubblici”. Ed è esattamente il caso di Palazzo Besta perché il Carlo V fiorentino qui potrà essere collocato vis à vis con il ritratto dello stesso imperatore affrescato nel Salone d’Onore del palazzo valtellinese.
“Sarà un confronto stimolante”, anticipa il Direttore regionale Musei Lombardia, Emanuela Daffra. “Il Carlo V affrescato in Palazzo Besta è un imperatore pacificatore, la sua effige non è in arme ma coronata da un serto di alloro, lo sguardo rivolto al cielo, sereno nella sua piena funzione regale. È la veste con la quale si propose in Lombardia, dopo avere sconfitto Francesco I di Francia, che pure ci guarda dalle pareti del Salone. Il Carlo V dipinto da Tiziano e da suoi allievi è invece un uomo cupo, più avanti negli anni, in assetto da battaglia, integralmente protetto da una armatura. Le due facce del potere insomma. Questa presenza inoltre, ci imporrà di mettere maggiormente a fuoco l’iconografia di questo ciclo, ancora sfuggente, perfetto esempio della cultura di una zona di frontiera in una età turbolenta”, chiosa la Direttrice Daffra.

“Le Gallerie degli Uffizi sono liete di partecipare con un’opera così piena di significati al progetto di diffusione di arte sul territorio promosso dal Ministro della Cultura – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – “Il museo possiede uno straordinario patrimonio di opere dei maggiori artisti di area veneta. Questo dipinto, in particolare, fu inviato, come testimonia anche Giorgio Vasari, personalmente da Tiziano a Cosimo I de’ Medici intorno al 1553: restò esposto in Palazzo Vecchio fino alla fine del Seicento, quando il Gran Principe Ferdinando lo fece spostare di là d’Arno, volendolo per il suo quartiere personale nella reggia di Palazzo Pitti”.

Giuseppina Di Gangi, direttore del Museo di Palazzo Besta, ha previsto che il ritratto fiorentino sia allestito nel Salone d’Onore, come si conviene ad un ospite tanto illustre, posto su una struttura di supporto che consenta di ammirare l’opera senza nulla togliere al godimento della maestosità del magnifico Salone. La mostra, che sarà aperta al pubblico dal 6 aprile 2022, è articolata in un percorso scandito da pannelli che illustrano la figura dell’imperatore e che ne consentono l’inquadramento anche con gli altri personaggi: Ariosto, l’Aretino, Erasmo da Rotterdam e gli stessi padroni di casa, Azzo II Besta e la moglie Agnese Quadrio, espressione di una vera e propria corte rinascimentale.

Il viaggio e l’allestimento nel palazzo dove l’Imperatore per un anno avrà dimora saranno oggetto di un documentario che Rai 5 sta realizzando su questa iniziativa del Ministero della Cultura.


Direzione regionale Musei Lombardia
Ufficio comunicazione e grafica
drm-lom.comunicazione@beniculturali.it

Gallerie degli Uffizi
Ufficio Stampa – Tommaso Galligani
tommaso.galligani@beniculturali.it
+393494299681

Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499;
roberta@studioesseci.net, referente Roberta Barbaro

Venezia, Ca’ Foscari: Eventi nell’ambito di Last Whispers di Lena Herzog

Nell’ambito di “Last Whispers” dell’artista Lena Herzog, presentato da Ca’ Foscari, una serie di eventi sulla fragilità della molteplicità linguistica e culturale

Identità ai confini: storie dall’Artico

Martedì 26 aprile
Ore 17:00

Yonaguni

Giovedì 26 maggio 2022
Ore 17:30

CFZ – Cultural FlowZone Zattere al Pontelungo, Dorsoduro 1392, Venezia

Nell’ambito di “Last Whispers” dell’artista Lena Herzog, presentato da Ca’ Foscari, una serie di eventi sulla fragilità della molteplicità linguistica e culturale

In occasione della presentazione del progetto artistico “Last Whispers” di Lena Herzog si terranno alcuni eventi aperti al pubblico sulla fragilità della molteplicità linguistica e culturale. Il primo è il talk “Identità ai confini: storie dall’Artico” con la fotografa Valentina Tamborra che si terrà martedì 26 aprile alle 17.00

Si prosegue con la presentazione del film “Yonaguni” di Anush Hamzehian e Vittorio Mortarotti giovedì 26 maggio alle 17.00. Le due iniziative si svolgeranno alla Tesa 1 CFZ – Cultural FlowZone Zattere al Pontelungo – Dorsoduro 1392, Venezia. Nello spazio espositivo si terranno inoltre degli incontri organizzati in collaborazione con il Padiglione Italia nel contesto del Public program sul tema arte e sostenibilità che si svolgeranno in forma di conversazione tra artisti e docenti universitari.

Nell’ambito di un progetto artistico che pone lo spettatore di fronte al fatto sbalorditivo che ogni due settimane sparisce nel Mondo una lingua parlata, coinvolgendolo emotivamente attraverso l’utilizzo della realtà virtuale e lasciandolo al contempo sorpreso ed interessato per il lavoro di ricerca culturale, storica, antropologica e semiologica nel quale si è impegnata l’artista, questi eventi collaterali permetteranno stimolanti approfondimenti sul tema della Mostra.

Valentina Tamborra, attraverso il suo lavoro fotografico e conversando con Silvia Burini e Maria Redaelli, presenterà la realtà dei minatori delle isole Svalbard, dei pescatori delle Lofoten fino al popolo nativo dell’estremo Nord, i Sami.

Nel film Yonaguni la scomparsa delle lingue e quindi della cultura delle popolazioni viene trattata attraverso la storia di Naho, Genki, Mau, Mimi e Ichika che vivono a Yonaguni, un’isola giapponese che sembra una roccia e dove si parla una lingua autoctona, che si apprestano ad andare al liceo. Dovranno quindi lasciare l’isola dove sono cresciuti in un mondo che non ha nulla a che fare con quello che dovranno affrontare. Le loro vite, i loro desideri, le loro parole potrebbero essere le ultime tracce di una realtà che scompare.


Per informazioni: arttalks.venice@gmail.com
CFZ – Ca’ Foscari Zattere / Cultural Flow
Zone Zattere al Pontelungo
Dorsoduro 1392

FG COMUNICAZIONE – Venezia
Davide Federici

——————————–
info@fg-comunicazione.it
+39 331 5265149
www.fg-comunicazione.it

Ufficio Comunicazione e Promozione di Ateneo
Area Comunicazione e Promozione Istituzionale e Culturale
Università Ca’ Foscari Venezia
T 041 234 8368
comunica@unive.it

Venezia, Spazio Thetis: DISINFORMATION di Yaroslav Kamolko

Spazio Thetis, luogo di promozione e d’incontro tra artisti contemporanei ubicato nell’ Arsenale di Venezia, è lieto di presentare DISINFORMATION, la nuova scultura dell’artista Yaroslav Gamolko, che entrerà a far parte della sua collezione permanente grazie alla generosa donazione da parte dell’Artista. 
L’opera sarà svelata al pubblico per la prima volta il 27 aprile 2022 alle ore 12.

DISINFORMATION

Yaroslav Gamolko

Inaugurazione 27.04.2022 ore 12.00
Spazio Thetis – Arsenale Nord, Venezia

Il titolo dell’opera, Disinformation, prende spunto dal periodo di pandemia che abbiamo vissuto durante questi ultimi due anni. Il tema della disinformazione viene interpretato dall’Artista attraverso il “Ready – Made” di Marcel Duchamp, in chiave Dadaista.

Su un piedistallo in ferro è posizionato uno sgabello ribaltato con sopra un sacco di plastica e al suo interno ritagli di quotidiani del periodo giugno – luglio 2021, che ponevano un forte accento sulla “lotta al Covid“ e su quella alle grandi Navi in laguna. Disinformation rappresenta una denuncia del caos e dello spaesamento provocato nelle persone dalla pandemia, anche a causa delle informazioni discordanti che giungevano dai Governi Nazionali, che si sono trovati in difficoltà nel dover affrontare una situazione nuova, sconosciuta e dai risvolti inaspettati. L’opera dell’Artista sarà in dialogo con un altro lavoro attualmente esposto nel giardino di Spazio Thetis, una delle “sculture vestite” realizzate dall’artista Stefano Bressani, in particolare la sua Skultflower Maliumbas Ball, un’opera che affronta il tema dell’incoerenza attraverso l’uso di materiali molto diversi come il ferro, molto ruvido, e il tessuto, invece, assai morbido al tatto.

Spazio Thetis rappresenta la parte culturale e artistica di Thetis spa, società di ingegneria che sviluppa progetti e applicazioni tecnologiche per l’ambiente e il territorio e che vanta un’importante collezione permanente di arte contemporanea, che annovera installazioni come “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, “L’uomo che misura le nuvole” di Jean Fabre, “Le Sentinelle” di Beverly Pepper, solo per citarne alcune. L’attività artistica di Spazio Thetis si concentra su alcune tematiche: land art, arte ambientale, arte e scienza promuovendo e sostenendo l’arte contemporanea attraverso diverse iniziative presso la propria sede nell’antico Arsenale veneziano con il lussureggiante parco giardino. In tanti anni di attività ha collaborato con importanti istituzioni come musei, gallerie e fondazioni per la realizzazione di mostre temporanee, eventi collaterali Biennale e Padiglioni nazionali, ma anche in qualità di promotore e organizzatore esso stesso. 

L’opera Disinformation

Testo curatoriale di Mauro Di Vito (Curatore e Storico Dell’Arte)

L’opera Disinformation nasce dall’idea del ribaltamento. Uno sgabello, disposto con la seduta a terra e le gambe all’aria, accoglie un sacco di ritagli di giornale scartati durante la lavorazione delle opere-collage. Esso prende spunto dall’ “Orinatoio” di Duchamp. Come in un alambicco alchemico in esso si conserva lo scarto dell’informazione e cioè la Disinformazione stessa, secondo il titolo dell’opera. L’artista mira a una presa di coscienza della realtà, superiore a quella proposta dai quotidiani e dai mezzi d’informazione. Egli si fa demiurgo del senso critico, e intrappola un mondo senza senso per metterci in guardia dalle spire della disinformazione. Anche se ci troviamo in una cornice in cui le notizie viaggiano in pochi secondi da una parte all’altra del mondo, sembra che il mondo sia tornato all’antichità, quando ci si basava sul sentito dire. Lo stile brutale e privo di pose estetizzanti cerca di dare un messaggio genuino di allerta. Nessuno tuttavia può salvarsi, se non l’artista stesso.


SCHEDA INFORMATIVA

DISINFORMATION
27.04.2022
di YAROSLAV GAMOLKO

www.gamolkoart.eu

INAUGURAZIONE
27 aprile 2022 ore 12.00

DOVE
Spazio Thetis, Arsenale Novissimo – Venezia VE
Vaporetto linea 4.1- 4.2 – 5.1- 5.2 Fermata: Bacini 

ORARI DI VISITA 
Da martedì a domenica dalle 10 alle 18 

PRODUZIONE e ORGANIZZAZIONE 
Spazio Thetis

UFFICIO STAMPA 
FG Comunicazione – Venezia 
Cristina Gatti 
+39 338 6950929 
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

OPERA
Titolo: “DISINFORMATION “
Anno: 2021
Materiali: Carta, Plastica, Legno, Acciaio, Ferro, Resina

BIOGRAFIA

Yaroslav Gamolko

1995 Nasce a Krupki, Bielorussia
2000-2005 Ha vissuto a Kasnodar, Russia
2014 Si diploma in Industrial Design all’Istituto per l’educazione superiore A. Volta di Pavia
2020 Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano in Industrial Design
2021 Diventa membro dell’Associazione Designer Italiani
Vive e lavora a Milano.

Mostre personali

2021 SPAZIO LIQUIDO – BELARUS PAVILION “Covid Prisons 19-21” Venezia
2021 Gamolko Art Gallery, Antica Osteria Bellaria, Vernate Milano
2020 Lombardy Prison Covid – 19”, Villa Racagni, Torrazza Coste, Pavia
2019 “POP ART CAPSULE” Arredamenti Lupo, Milano
2018 “La vita è troppo breve per essere trascurata” Art Prastora, Centro di Arte Contemporanea, Viitebsk
2017 “Drive 4 Dream” presentazione della Alfa Romeo 4c Spider, Hotel Magna Pars, Milano

Mostre collettive

2022 “GRANDANGOLO”, mostra fotografica di Paolo Torres, Spazio Arti Contemporanee, Broletto, Pavia.
2021 “FESTON DA CASURA” Sala Consigliare Città di Casorate Primo
2021 “Rebirth”, Just Cavalli, Milano
2020 “Lombardy prison Covid-19” Comune di Casorate Primo, Pavia
2020 “UNOVIS” 100 OPERE, Centro di Arte Contemporanea di Vitebsk
2019 “Rocks Art” Hollywood, Milano
2019 “L’arte si mostra” Editore Pagine, Palazzo Ferrajoli, Roma
2019 “Contest” Looking for Art, Milano
2018 “Salone d’Ottobre” Palaz Mastaztv, Minsk
2017 “B-art”, Villa Nagos, Milano 2017 “Belarus Fashion Week”, Showroom, Galleria, Minks.        

Gli amici Fauves di Matisse: André Derain

di Sergio Bertolami

43 – I protagonisti

Seppure legati da chiare analogie e da reciproci rapporti, gli espressionisti francesi, che molti preferiscono distinguere come Fauves, hanno visibilmente sostanziali differenze con gli espressionisti tedeschi: quelli della Brücke, ad esempio. Edonisti raffinati i primi, passionali e protestatari i secondi, i quali antepongono alla bellezza dell’immagine dei francesi le asprezze e le irritazioni che scaturiscono loro da una viva partecipazione emotiva verso una società in mutamento. Organizzati e coesi i tedeschi, sciolti e disinvolti i francesi. Denominatore comune è, comunque, una ricerca che supera la realtà oggettiva degli impressionisti, favorendo l’idea che l’arte sia espressione della visione interiore dell’artista. Gli uni e gli altri si rispecchiano nella definizione di Selvaggi, se non altro per i vivacissimi ed eccitati colori che caratterizzano le loro opere. Sono però dei Selvaggi intellettualmente raffinati. Matisse – a Collioure, ad un passo dalla Catalogna, o a Parigi, cuore della Francia e dell’Europa – predilige circondarsi di amici intellettuali, non necessariamente artisti, e di opere d’arte antica e moderna, di stoffe preziose, di quelle sculture in cui i neri della Guinea, del Senegal e del Gabon hanno raffigurato con schiettezza le proprie passioni più paniche. Incroci di sensibilità moderne e primitive. È a Collioure che Matisse si misura, non solo in una nuova pittura, ma anche in una nuova scultura: «Al tono che avevo in passato – evidenzia – ne succederà un altro che, con densità maggiore, lo sostituirà con vantaggio, sebbene sia meno piacevole all’occhio». E per condurre ancora più avanti l’opera di affinamento, fa notare Herbert Read, (Le sculpteur, Hommage a Henri Matisse) l’artista sceglie la scultura, la più “solida” delle arti. A Collioure lo fa lavorando a quattro mani con Aristide Maillol.

André Derain, subito dopo il servizio militare. Foto del 1904

Matisse non ama affatto isolarsi, ma partecipare, condividere. Insiste perché André Derain lo raggiunga per dipingere insieme dal vero, sia paesaggi sia ritratti. Dapprima Derain rifiuta l’invito con il pretesto di essere a corto di soldi, poi scrive che i suoi genitori si rifiuteranno di lasciarlo andare fino all’altro capo della Francia. Alla fine, Matisse vince la resistenza dell’amico. Naturalmente, giunto a Collioure, Derain corre a stabilirsi da Rosette, la locandiera dell’Hôtel de la Gare, la quale, «quando vide questa specie di gigante, magro, tutto vestito di bianco, con baffi lunghi e sottili, occhi da gatto e un berretto rosso in testa, ingombro di una quantità di bagagli e di un parasole più alto dell’ombrello di un doganiere, si rifiutò categoricamente di avere a che fare con questo spettacolo vestito come per il carnevale, ordinando in catalano al suo unico dipendente, Mateu Muxart, di buttarlo fuori. Per fortuna quest’ultimo, che parlava francese, prese le difese dello straniero, un tipo simpatico, sottolineando la sua cortesia, dicendo che si era rivolto a lui gentilmente e gli aveva persino dato familiarmente del “tu”. Rosette farà un’eccezione per il nuovo arrivato. Gli affitta una stanza al primo piano, con vista sul cortile ombreggiato da un fico, un’acacia e un pergolato. Resta inteso che il pasto sarà consumato nell’ampia sala al piano terra che funge da sala da pranzo». Dettagli raccontati da scrittori locali, che via via vengono fuori oggigiorno: Claude Lamboley, dell’Académie des Sciences et Lettres de Montpellier, li riprende da Hilary Spurling, che a sua volta si rifà alla testimonianza di François Bernardi, che ha sentito parlare di questa storia molto tempo dopo i fatti.

Andre Derain, Autoritratto con cappello, 1905

Derain, che allora aveva 25 anni, era, per sua stessa ammissione, alquanto depresso. Ma non passa molto che Amélie Matisse comunica per lettera: «Il signor Derain è con noi da otto settimane e, con mio marito, lavorano sodo nonostante il caldo forte. Quando vieni a trovarci? Ci stiamo divertendo sempre di più qui e abbiamo già fatto diverse escursioni; siamo stati anche in Spagna e siamo felicissimi del nostro soggiorno». Matisse aveva conosciuto Derain nel 1901, quando i due si impratichivano copiando opere dei maestri al Museo del Louvre. Interessato fin dagli esordi alle variazioni di luce e colore, Matisse si era formato alla scuola di Moreau, da cui aveva appreso l’incanto delle immagini, che producevano in lui un grande compiacimento visivo. Quali angosce ed “urli” tedeschi. Benché fosse solo un casaro che faceva anche gelati, il padre di Derain lo avrebbe voluto ingegnere, ma lui, dopo avere compiuto gli studi classici al liceo Chaptal di Parigi, nel 1898 preferì iscriversi all’Accademia Julian.

Andre Derain, Dintorni di Chatou, 1904

L’anno dopo passa all’Académie Camillo, diretta da Eugène Carrière, amico di Pierre Puvis de Chavannes. Nel 1900, viaggiando su di un treno come pendolare, conosce de Vlaminck; l’anno seguente, Matisse, e poi via via, Jean Puy, Albert Marquet, Georges Rouault, che lo convincono tutti ad occuparsi esclusivamente di pittura. Per questo, con Maurice de Vlaminck, Derain affitta una stanza a basso prezzo sull’Ile de Chatou, sulla Senna, dov’era nato. Il giovane de Vlaminck, che all’epoca ha appena sedici anni, lo segue dappertutto, entusiasta ed inquieto. La vecchia casa di pescatori era chiamata Maison Levanneur: fino ad allora ospitava un ristorante e un bar per accogliere gitanti che venivano a godersi la calma dell’isola. Ai piani superiori alcuni ambienti ospitavano inquilini e qualche artista. Derain e de Vlaminck, si stabiliscono nell’edificio ormai abbandonato da “papà Levanneur” dopo la morte del proprietario. Senza un soldo, realizzano i loro primi dipinti. Per riscaldarsi bruciano le sedie inutilizzate del ristorante. In breve, la vecchia casa risalente al 1775 torna a rianimarsi. Molti amici e belle ragazze vi soggiornano, e trasformano l’atelier dei due giovani pittori in uno dei poli fovisti di Parigi.

Andre Derain, Il porto di Collioure, 1905

De Vlaminck e Derain si muovono e dipingono per l’isola e lungo le rive della Senna, da Chatou a Carrières, paesaggi con colori puri, senza neppure mescolare i colori del tubetto. Risale a questo periodo la prima opera importante di Derain: il Ballo a Suresnes (Museo di Saint-Louis, 1903). Il 1905 è l’anno della svolta. Espone al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne, ritrovandosi improvvisamente incluso tra i Fauves. Anche se già nelle prime opere, Derain non è del tutto convinto di aderire, pienamente, alla nuova corrente. Ma ne ha un vantaggio: lo stesso anno 1905 firma il contratto col mercante d’arte Ambroise Vollard ( Bougival , olio su tela, 41 × 33  cm , 1905, museo di Le Havre), che lo consiglia di recarsi in Inghilterra. Derain il 24 novembre 1905 gli vende tutto il suo studio (89 fra dipinti e acquerelli) e parte nei primi giorni del marzo successivo. Il progetto imbastito tra artista e mercante prevede di dipingere una cinquantina di vedute di Londra e del Tamigi, che Vollard provvederà a piazzare al suo ritorno. Durante questo primo soggiorno, nella capitale inglese, Derain visita le collezioni del British Museum e della National Gallery. Tuttavia, dipinge molto poco sul posto, per cui i quadri saranno realizzati in massima parte al rientro, nel suo studio di Parigi. Trenta saranno completati tra la primavera del 1906 e la primavera del 1907. A Londra scopre anche l’arte primitiva. Acquista qualcosa, come una scultura lignea dei Fang, un gruppo etnico bantu tra Guinea e Gabon in Africa. Di ritorno, insieme a de Vlaminck inizia a collezionare quella che allora chiamano “arte negra”, oggetti eterogenei di arte popolare, madonne lignee, modellini di navi, strumenti musicali, bronzi del Luristan e del Benin. Ma non si limita a raccogliere esemplari esotici. Prova la scultura a intaglio su legno, interesse che allarga all’incisione e alla pittura su ceramica, conosciuta nell’atelier di André Metthey ad Asnières.

Andre Derain, Donna in camicia, 1906

È sicuramente per Derain un momento di grande rivolgimento artistico. Dipinge Donna in camicia (1906), dal frizzante sensualismo, che anticipa la magistrale Marzella di Kirchner (1909). Intraprende una corrispondenza epistolare con Matisse, che lo indurrà a sperimentare una nuova ricerca espressiva incentrata su linea, colore, forma, luce, e sulla concordanza tra emozioni e sensazioni secondo una modalità armonica musicale. All’inizio del 1907 soggiorna nuovamente a Londra, per la terza volta, e passa poi l’estate a Cassis. Daniel-Henry Kahnweiler diventa il suo nuovo mercante. Sempre nel 1907 incontra anche Braque, Picasso, André Salmon, interessati inizialmente al movimento dei Fauves, ma che presto apriranno la nuova strada del Cubismo. «Mi sento muovere verso qualcosa di meglio, dove il pittoresco conterebbe meno dell’anno scorso per affrontare solo la questione della pittura – scrive a de Vlaminck – cose più raffinate, meno primitive». Per questo motivo ritorna alle sue grandi composizioni decorative (La strada rotante a L’Estaque, Houston Museum) e in autunno riprende ad interpretare i temi preferiti di Cézanne. Il critico Louis Vauxcelles non aveva tutti i torti quando lo rimproverava di “marmorizzare” il maestro di Aix-en-Provence.

Andre Derain, Ritratto di Alice Géry, 1920-1921

Per stare più vicino ai suoi nuovi amici, l’anno successivo si trasferisce a Montmartre e comincia a frequentare il Bateau-Lavoir, sulle pendici della collina, nel quartiere di Clignancourt, dove s’è formato un quartiere d’artisti – non solo pittori e scultori francesi o stranieri, ma anche mercanti d’arte, scrittori e gente di teatro – che vi risiedono e vi svolgono la loro attività. È qui a Montmartre che, a ottobre, incontra per la prima volta Alice Géry, allora sposata con il matematico e teorico del cubismo Maurice Princet. La collezionista Gertrude Stein nelle sue Mémoires la descrive come una «Madonna con i capelli sciolti». Posa come modella per Picasso. Organizza insieme a suo marito produttive serate durante le quali Apollinaire, Max Jacob, Picasso stesso, confrontano modi di vedere e si abbandonano al piacere dell’oppio e dell’hashish. Commentava Maurice de Vlaminck: «Ho assistito alla nascita del cubismo, alla sua crescita, al suo declino. Picasso era la partoriente, Guillaume Apollinaire la levatrice, Princet il padrino» (Comédia, 1942). Più che a Princet, Derain è interessato a sua moglie. Dipingerà più volte il suo volto severo ed elegante. Alice diventerà presto la sua compagna e nel 1926, una volta separata dal marito, i due si uniranno in matrimonio.

Nel corso dell’estate 1909, a Montreuil-sur-mer, prepara le incisioni per il primo libro di Kahnweiler come editore, L’incantatore putrescente (L’enchanteur pourrissant) di Guillaume Apollinaire: colori accesi e smaglianti, senza ombre o chiaroscuri. A settembre Kahnweiler allestisce una mostra che riunisce Derain, Braque e van Dongen. Con Braque ha appena dipinto a Carrières-Saint-Denis. Tirando le somme, Derain, affianca fauves e cubisti, ne sperimenta i toni e le forme, ma non aderisce pienamente ai movimenti. La critica lo descrive come un uomo di cultura vasta e profonda, ammiratore delle opere dei grandi maestri antichi, che in fin dei conti continuano ad influenzare l’armonia della sua composizione. Anche quando, nel 1910, trascorre alcuni giorni con Alice a Cadaques insieme a Picasso e Fernande Olivier, non cede alle audaci tecniche del cubismo. Era reduce dalle esposizioni al Salon des Indépendants di Parigi e al Salon de la Toison d’or di Mosca. Al Salon d’Automne dell’anno precedente aveva presentato una nuova versione monumentale di Baigneuses. Aveva trascorso alcuni mesi a Martigues, per dipingere una nuova serie di paesaggi, eppure in una lettera a Matisse confessava: «Vado a fare paesaggi, ma a malincuore. Ho un’emozione molto bella, molto nobile di fronte al paesaggio che scelgo. Ma nel profondo della mia comprensione, non vedo alcun collegamento tra la visione diretta di questo paesaggio, la sua rappresentazione e l’emozione che provo».

Andre Derain, L’ultima cena, 1911

Derain si svincola dalle correnti. Nel 1911 partecipa a svariate esposizioni a Colonia, Amsterdam, Berlino. Nel 1912 è presente alla mostra Blaue Reiter di Monaco e Berlino, quindi alla mostra internazionale Sonderbund di Colonia. Dal 1911 avvia il periodo detto “gotico”, durante il quale rappresenta figure ieratiche e severe nature morte, come il Sabato (Museo d’arte occidentale di Mosca), le Due sorelle, la Cena, le Saline di Martigues, il Ritratto di Paul Poiret. Sono dipinti ormai lontani dai Fauves e dai Cubisti. Nondimeno, continua a scrivere a Matisse e a dipingere con Braque durante l’estate del 1913 a Sorgues e con Picasso l’estate dopo ad Avignone e Montfavet.

Andre Derain, Les salins de Martigues, 1913

Quando nel 1914 Derain è richiamato alle armi, come artigliere, Picasso accompagna lui e Braque alla stazione di Avignone. Dipinge pochissimo durante la guerra (Ritratto di Paul Poiret , 1916, Museo di Grenoble) e ha problemi finanziari. Matisse aiuta Alice, rimasta a Parigi, a trovare acquirenti interessati alla sua pittura. Dal fronte, Derain scrive a de Vlaminck nel 1917: «Dipingo quadri solo con l’immaginazione. Vorrei fare solo ritratti, ritratti veri, con le mani, i capelli: tutta la mia vita». Ad Alice, nel 1918, confessa il suo sconforto: «La mia testa è piena di gente che non vuole uscire». Saranno proprio Alice e l’amico Apollinaire ad aprirgli la nuova strada del dopoguerra, organizzando la prima personale alla galleria Paul Guillaume ad ottobre del 1916. Derain è ormai tornato alla figurazione classica, lasciando di nuovo spazio al disegno. Si è riconciliato con una pittura chiaroscurata, si rivolge alla migliore cultura italiana e francese, tenendo sempre presente la lezione di Cézanne. «Derain ha studiato appassionatamente i maestri – elogia Apollinaire nella prefazione del catalogo – Allo stesso tempo, e con impareggiabile audacia, è andato al di là delle cose più audaci dell’arte contemporanea per riscoprire con semplicità e freschezza i principi dell’arte e le discipline che da essi scaturiscono».

<<< PrecedenteSeguente >>>

IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay 

Napoli: turista tedesco visita la mostra “Van Gogh Multimedia e la Stanza Segreta” e compra l’opera esposta

La fotoincisione

Homme à la Pipe: Portrait du docteur Gachet,

in esposizione a palazzo Fondi 
lascerà l’Italia il 26 giugno.

Trattativa di un mediatore dopo la visita alla mostra  

Sarà in esposizione a Palazzo Fondi, in occasione della mostra “Van Gogh Multimedia e la Stanza Segreta”, sino al 26 giugno poi, l’opera di Vincent van Gogh, Homme à la Pipe: Portrait du docteur Gachet (1890), lascerà l’Italia per volare in Germania. La fotoincisione è stata comprata da un collezionista tedesco attraverso un mediatore, che ha concesso agli organizzatori dell’esposizione l’utilizzo sino alla data di chiusura della rassegna.

Galeotta fu la vacanza a Napoli. Da semplice turista in vacanza nella città partenopea con la moglie, per il ponte di Pasqua, a compratore della preziosa opera dell’artista olandese il passo è stato breve. Marito e moglie, il cui nome è coperto da accordi con gli organizzatori della mostra, da un albergo del Lungomare sono andati a piedi a visitare il centro per vedere piazza del Plebiscito, il Palazzo Reale e poi il Castel dell’Ovo. Giunti in piazza del Municipio, per ammirare la nuova realizzazione, hanno scorto la mostra in svolgimento a palazzo Fondi e da qui, durante la visita da turisti a collezionisti, sempre alla ricerca di pezzi unici, hanno definito l’accordo per l’acquisto dell’opera attraverso un loro mediatore.

Sono stato contattato da un signore italiano sabato sera – conferma il produttore della mostra, Salvatore Lacagnina – che mi ha chiesto informazioni sul collezionista privato che ci aveva concesso l’opera di van Gogh, chiedendomi se c’era la possibilità di acquisto. Ho messo in contatto le due persone, ma mai credevo giungessero così velocemente ad una definizione, per fortuna negli accordi è prevista la permanenza a Napoli dell’acquaforte sino a chiusura dell’esposizione. Il prezzo della vendita non lo conosciamo, ma sappiamo che l’opera è stata valutata, dalla compagnia di assicurazione che cura per noi i rapporti con i privati, intorno ai 250mila euro“.

La Stanza Segreta, con 12 opere originali di diversi artisti tra cui Gauguin, Cézanne, Cormon, dove spicca l’heliogravure originale realizzata da Vincent van GoghHomme à la Pipe: Portrait du docteur Gachet (1890), è divenuta così la “stanza della trattativa”. Il ritratto del medico e amico Gachet è una delle poche opere grafiche effettuate da van Gogh. Editato in pochi esemplari nel 1939 dalla società Francois di Limoges per les Éditions Hyperion di Parigi, restituisce l’immagine del dottor Gachet leggermente incupita e tesa, forse presagio di ciò che lo stato di salute di van Gogh potrebbe determinare nel futuro dell’amico.


Van Gogh multimedia e La Stanza segreta
Ideazione e produzione: Navigare srl
Luogo: Napoli, Palazzo Fondi (Via Medina, 24)
Date: 19 marzo – 26 giugno 2022

Sito: https://www.vangoghmultimediaexperience.it/

I biglietti si possono acquistare alla mostra o online: www.etes.it

UFFICIO STAMPA: 
FABRIZIO KÜHNE & PARTNERS –  E.mail: comunicazione@fabriziokuhne.com
Rif. Fabrizio Kühne – Mob. (+39) 339 83 83 413 – Brunella Bianchi – Mob. (+39) 331 26 30 029

I musei civici di Bologna ottengono l’accreditamento al Sistema museale regionale

L’esito positivo, conseguito al termine dell’istruttoria svolta dal Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, rappresenta per i musei del Comune di Bologna un importante risultato e un punto di partenza per continuare a migliorare la qualità dell’offerta culturale e di servizi sempre più accessibili e accoglienti.

I musei civici di Bologna
ottengono l’accreditamento al Sistema museale regionale,
passaggio necessario per l’inserimento nel Sistema museale nazionale

Museo Civico Archeologico
Veduta di allestimento della Sezione Egizia
Foto Matteo Monti
Courtesy Istituzione Bologna Musei

musei civici di Bologna sono stati inclusi nell’elenco dei musei accreditati al Sistema museale regionale del territorio emiliano-romagnolo: Museo Civico Archeologico, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Davia Bargellini, Museo Civico Medievale, Museo internazionale e biblioteca della musica, Museo del Patrimonio Industriale, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi, Museo civico del Risorgimento, Museo per la Memoria di Ustica.

Il riconoscimento costituisce il passaggio necessario per l’inserimento nel Sistema museale nazionale, progetto nato nel 2018 e coordinato dalla Direzione generale Musei del Ministero della Cultura che mira a migliorare la fruizione, l’accessibilità e la gestione sostenibile del patrimonio culturale.
L’esito positivo, indicato nella Delibera regionale n. 503 del 4/4/2022, è stato conseguito al termine dell’istruttoria svolta dal Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, organo preposto alla valutazione, durante la prima finestra di accreditamento aperta dal 23 novembre 2021 al 15 gennaio 2022, alla quale l’Istituzione Bologna Musei ha partecipato su base volontaria.

L’adesione al Sistema museale nazionale rientra nella logica del miglioramento continuo, essendo basata sull’adozione dei Livelli Uniformi di Qualità (LUQ), definiti dal Ministero della Cultura con Decreto Ministeriale 113/2018 e recepiti dalla Regione Emilia-Romagna con Delibera di Giunta 1450/2018.
Ispirati alle migliori pratiche internazionali sul tema, i LUQ prevedono ben 112 requisiti articolati in tre ambiti principali: Organizzazione, Collezioni e ComunicazioneRapporti con il territorio.Essi rappresentano un importante parametro di verifica del raggiungimento di standard minimi di qualità e, al tempo stesso, di supporto per la definizione di obiettivi di miglioramento.

“Il riconoscimento – commenta il sindaco di Bologna Matteo Lepore – dà conto della raggiunta armonizzazione dei musei civici di Bologna sui livelli di qualità e sugli standard di funzionamento, sia per quanto riguarda il profilo organizzativo e gestionale, sia per gli aspetti relativi alla tutela, conservazione e promozione del patrimonio. Allo stesso tempo, tale riconoscimento deve rappresentare per i nostri musei un punto di partenza per un processo in itinere di sviluppo continuo, per un’offerta culturale di qualità accogliente e accessibile a tutti, in grado di generare valore negli impatti sociali e culturali a lungo termine sulle persone e sulle comunità. Sono quindi soddisfatto di questo riconoscimento che riguarda, voglio sottolineare, non solo i musei comunali ma anche molte altre realtà private del territorio oltre al Museo della Civiltà contadina della Città metropolitana”.


Istituzione Bologna Musei
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Ufficio Stampa / Press Office Istituzione Bologna Musei
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram @bolognamusei

Washington Irving – La leggenda di Sleepy Hollow

In una piccola valle sonnolenta, un cavaliere senza testa semina il terrore con le sue scorribande notturne& Ma chi è questo essere misterioso e inafferrabile?”La leggenda di Sleepy Hollow” come non la avete mai letta! si potrebbe dire ai tanti che la conoscono solo attraverso il cinema e la televisione. Ma come mai un racconto del 1820 continua ancora oggi a stimolare la fantasia (e le paure) di registi e sceneggiatori? E il racconto di Washington Irving è davvero come ce lo hanno presentato loro? Una lettura curiosa e arguta che svela un mondo ormai scomparso dove il confine tra realtà e immaginazione, verità e apparenza non è mai certo. Un piccolo classico travestito da racconto “da paura”. Il racconto è accompagnato dalle illustrazioni di Giulia Caruso. Un ebook dei Dragomanni.

SCARICA IL LIBRO FORMATO E-BOOK GRATIS DA IBS

IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro