Santa Marinella (Roma), Villa La Saracena: FORTEZZA. Mostra personale di Mirko Leuzzi

Domenica 10 aprile 2022 dalle ore 12.00 Villa La Saracena presenta FORTEZZA, mostra personale di Mirko Leuzzi, a cura di Maria Costanza Magli e Paola Aloisio.

FORTEZZA

di Mirko Leuzzi

a cura di Maria Costanza Magli e Paola Aloisio
testo critico di Paola Aloisio

Villa La Saracena
progettata da Luigi Moretti

Lungomare Guglielmo Marconi 137 – Santa Marinella (RM)

Evento per una sola giornata

domenica 10 aprile 2022

porte aperte dalle ore 12:00 ultimo ingresso ore 18:00

Mirko Leuzzi, Elogio alla passione, Olio su tela, cm. 130×100
TESTO CRITICO

Fortezza nasce da un incontro fortunato, quello tra l’artista Mirko Leuzzi e Maria Costanza Magli, giovane rappresentante della dimora storica La Saracena, progettata da Luigi Moretti. La loro sinergia è immediata e il progetto dell’esposizione nasce tra le chiacchiere delle fresche serate estive a Santa Marinella e, man mano, durante il periodo invernale, prende sempre più forma per concretizzarsi in questo evento di domenica 10 aprile. Per una sola giornata, dalle 12.00 alle 18.00, La Saracena apre le porte a tutti per mostrare il suo lato nascosto e presentare le opere di Mirko Leuzzi.

Villa La Saracena, ph. Giulio Valerio Mancini

La Saracena di Luigi Moretti accoglie le anime, sentimentalmente abusate, ritratte da Mirko Leuzzi che in questa dimora storica entra alla ricerca di una Fortezza per le sue Muse. Una casa pensata, dallo stesso architetto, come un luogo dove potersi rifugiare quando se ne ha abbastanza del mondo: la facciata che si rivolge ad esso infatti presenta mura alte e spesse aperte solo da lunghe feritoie, volumi materici, sinuosi e assolutamente imperscrutabili. Eppure la casa è viva. Se non si entra non lo si può capire. Muta con il volgere del giorno, prende le sembianze della stagione che attraversa. Varcato l’ingresso il corridoio vetrato proietta l’ospite verso il mare e il giardino interno: tutto si apre senza più ostacoli ad impedire alla vista di espandersi; anche nelle stanze da letto, protette come in un abbraccio dallo spesso bastione esterno, la parete verso il mare non è che una grande finestra. La luce pervade e modella i volumi dell’alzato, la materia stessa delle pareti; a seconda dell’ora o della stagione in cui la si osserva questo gioco mai uguale regala, a chi ha la fortuna di poterci passare qualche giorno, un senso di lontananza dall’umana irrequietezza.

Le ragazze di Leuzzi cercano, quindi, il loro posto in questa Fortezza inespugnabile portando il fardello di quello che hanno affrontato fuori: le conseguenze, i rimpianti, le domande, la vergogna si ripresentano nel cuore col mutare della luce, con il rumore del vento, con lo sciabordio o col ruggire del mare. L’intensità del loro smarrimento segue i tempi della casa in un dialogo ragionato tra il vissuto e il luogo, tra quello che esprimono e lo spazio dove l’opera stessa è stata collocata. I ritratti, come fossero una fotografia interiore, rivelano lo stato d’animo del soggetto attraverso una pittura materica caratterizzata da colori vividi, dall’attenzione ai gesti, alle posizioni dei corpi e soprattutto agli occhi. Come nelle icone dei primi cristiani, i soggetti, privati della tridimensionalità e alleggeriti dal disturbo dei dettagli, osservano con occhi ieratici lo spettatore in un muto dialogo in cui ognuno può risalire suo personale tormento interiore.”

NOTE BIOGRAFICHE

Mirko Leuzzi nasce a Roma nel marzo del 1992: durante gli anni universitari prende confidenza con una personalissima visione del mondo che lo porta ad abbandonare gli studi in Lettere e Filosofia per dedicarsi a qualcosa di diverso. Comincia a viaggiare nel tentativo di comprendere la propria esigenza creativa finché, quasi per caso, nel 2020 è davanti alla sua prima tela. Da subito ottiene il consenso del pubblico, ritraendo quei soggetti femminili che oggi sono la sua firma. Espone la sua prima personale nel 2021, alla b-art gallery del quartiere Trastevere, a Roma.


INFO

FORTEZZA

di Mirko Leuzzi
a cura di Maria Costanza Magli e Paola Aloisio
Allestimento e curatela: Maria Costanza Magli e Paola Aloisio
Testo critico: Paola Aloisio


Evento per una sola giornata
domenica 10 aprile 2022
porte aperte dalle ore 12:00 ultimo ingresso ore 18:00
Ingressi contingentati al raggiungimento della capienza massima di 250 persone

Villa La Saracena
Lungomare Guglielmo Marconi 137 – 00058 Santa Marinella (RM)
Tel. (+39)351 8982 808
info@villasaracenaeventi.it
www.villasaracenaeventi.it

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
tel 3494945612
roberta.melasecca@gmail.com
www.melaseccapressoffice.it
www.interno14next.it

Trieste: Palazzo Revoltella – Progettato dal berlinese Friedrich Hitzig allievo del grande Schinkel

Al Museo Revoltella di Trieste è presente in mostra fino al 5 giugno un eccezionale corpus di oltre 70 opere che racconta il movimento impressionista e i suoi stretti legami con la Normandia. Sul palcoscenico di questa terra, pittori come Monet, Renoir, Delacroix e Courbet – in mostra insieme a molti altri – colgono l’immediatezza e la vitalità del paesaggio imprimendo sulla tela gli umori del cielo, lo scintillio dell’acqua e le valli verdeggianti della Normandia, culla dell’Impressionismo.

Fino al 5 giugno 2022
Museo Revoltella, Trieste

LA MOSTRA DI MONET

Palazzo Revoltella. Una dimora principesca

Il Museo Revoltella è ospitato nel palazzo che Pasquale Revoltella si era fatto costruire tra il 1852 e il 1858 nel borgo Giuseppino, a pochi passi dalla riva del mare. Progettato dal berlinese
Friedrich Hitzig, allievo del grande Schinkel, era già concepito come futuro museo.
Del resto Revoltella decise di affrontare l’impresa quando aveva quasi sessant’anni, e per di più era celibe, per cui non aveva certo la necessità di un’abitazione di questo tipo. Si tratta di uno degli edifici più rappresentativi di Trieste, grazie al quale fu introdotta nell’architettura cittadina, da decenni caratterizzata dallo stile neoclassico (Borsa, Palazzo Carciotti, Teatro Verdi, Chiesa di S. Antonio), una tendenza eclettica e neorinascimentale.

La facciata è caratterizzata da una sobria eleganza e da un accentuato verticalismo che culmina nelle quattro statue di coronamento di Francesco Bosa. Per la decorazione interna del palazzo, Revoltella chiamò a lavorare diversi artisti, ma affidò l’incarico più impegnativo allo scultore milanese Pietro Magni, che si cimentò nell’interpretazione allegorica di due temi a lui molto cari: la costruzione del secondo acquedotto triestino, celebrata nella “Fontana della Ninfa Aurisina” (1858), che orna l’atrio, e l’apertura del canale di Suez, ricordata nel gruppo scultoreo intitolato “L’istmo di Suez” (1863) posto al primo piano. L’apparato decorativo del palazzo è sontuoso e raffinato, sia nei materiali scelti per rivestimenti e decorazioni, sia nell’arredamento, come si può cogliere già nella biblioteca del pianterreno, un piccolo gioiello di ebanisteria, con alte librerie intagliate e ornate dai ritratti di letterati e filosofi. I vani più grandi e l’elegante scalone elicoidale, sono rivestiti in scagliola, con un effetto molto suggestivo di finto marmo. Molto ricercati anche i disegni dei pavimenti, sia quelli, sempre in scagliola, dei pianerottoli sia quelli in legno delle varie sale, sia al primo che al secondo piano.

Scalone baronale verso primo piano

L’appartamento del primo piano era riservato alla vita privata e al lavoro, mentre il secondo piano, arredato con particolare sfarzo, era usato per i ricevimenti.
Il palazzo era certamente il più lussuoso della città, una piccola “reggia” creata in competizione con il castello di Miramare, che l’arciduca Massimiliano, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, costruiva negli stessi anni sul promontorio di Grignano. Revoltella aveva rapporti cordiali con l’arciduca, e questi, nel febbraio 1859, lo onorò della sua presenza alla festa d’inagurazione del palazzo. Pasquale Revoltella morì nel settembre 1869 lasciando il suo patrimonio alla città. Nel testamento espresse la volontà che il suo palazzo con le opere e gli arredi che conteneva divenisse “un istituto di belle arti” e a tale fine destinò al futuro museo anche una cospicua dotazione di fondi, che doveva essere amministrata da un Curatorio. Il Museo Revoltella fu aperto al pubblico nel 1872. Grazie alle rendite di questo capitale la collezione d’arte si arricchì ben presto di dipinti e sculture di notevole interesse, che dettero al museo una dimensione non solo cittadina ma rappresentativa delle maggiori scuole artistiche italiane e, in una certa misura, europee.

Se alla fondazione, che avvenne nel 1872, la collezione comprendeva solo un centinaio di pezzi tra dipinti e sculture, già alla fine del secolo il patrimonio era più che raddoppiato tanto che la sede era ormai insufficiente ad esporlo completamente al pubblico.

Atrio, Fontana Scarpa

Il Museo Revoltella. L’espansione della Galleria d’Arte Moderna

Per aggiungere spazi adeguati alle nuove dimensioni del patrimonio del Museo Revoltella, nel 1907 il Comune di Trieste acquistò l’attiguo palazzo Brunner, ma i cambiamenti avvenuti con la prima guerra mondiale fermarono il processo di ampliamento e il museo ottenne, negli anni trenta, solo un piano.
Si dovettero aspettare gli anni sessanta per avere tutto l’edificio a disposizione.

Il progetto di ristrutturazione fu affidato nel 1963 all’architetto Carlo Scarpa (già molto noto come autore del Museo di Castelvecchio di Verona e della Fondazione Querini Stampalia di Venezia), che lasciò

intatti i muri perimetrali, ma operò una completa trasformazione degli spazi interni, aprendo un grande vano al centro, attorno al quale si snoda un percorso costituito da una galleria continua e molto articolata, che inizia nel grande atrio, sale attraverso Palazzo Revoltella, rientra nel Palazzo Brunner all’altezza del terzo piano e si conclude al piano in un ambiente luminosissimo e aperto sulla città e sul mare.

Nel corso dei lavori, iniziati appena nel ’68, sorsero molti problemi e ben presto Scarpa lasciò l’incarico. Gli subentrarono, in un primo tempo, il suo assistente Franco Vattolo che continuò la sua opera negli anni settanta, ma ci fu un’altra interruzione, e solo nel 1991, sotto la direzione di Giampaolo Bartoli, i lavori si conclusero e il Museo Revoltella, che ormai possiede oltre 1500 opere, tra dipinti e sculture, potè essere riaperto al pubblico e continuare a svolgere pienamente la sua funzione culturale, grazie anche a una sede adeguata ai tempi e ad attrezzature moderne e funzionali.

Il Museo Revoltella. La collezione

Ciò che caratterizza maggiormente la raccolta d’arte di questo museo è la presenza, accanto ai nomi dei maggiori artisti italiani, di un cospicuo numero di autori stranieri, austriaci, tedeschi, francesi, spagnoli, belgi, che rispecchiano il carattere cosmopolita della Trieste ottocentesca e i suoi legami, non solo commerciali, ma anche culturali, con tutta l’Europa.

Accanto ad alcuni grandi nomi dell’arte neoclassica, Canova, Bartolini (un busto di Felice Baciocchi di Lorenzo Bartolini fu il primo acquisto del Museo) nella sezione ottocentesca ospitata nelle sale di Palazzo Revoltella troviamo un’ampia rassegna di ritrattisti operanti all’inizio dell’800 in ambito austriaco e veneto: da Giuseppe Tominz, pittore goriziano autore dei più efficaci ritratti della borghesia cittadina negli anni della Restaurazione, a Natale Schiavoni e Friedrich Amerling. Meno numerose ma senz’altro interessanti, le vedute della prima metà dell’Ottocento, con qualche influsso neoclassico (Scarabelotto) ma principalmente derivate dalla tradizione veneziana, come le opere di Bison, Inganni, Canella e Caffi. Il museo Revoltella possiede anche un’ampia serie di dipinti di soggetto storico: vi sono rappresentati autori noti a livello nazionale come Francesco Hayez, Giovanni Pagliarini e Domenico Morelli, ma anche gli specialisti locali di questo genere, Giuseppe Lorenzo Gatteri e Cesare Dell’Acqua.

Un nucleo importante è costituito da opere appartenenti alle ricerche sul “vero” e databili attorno alla metà del secolo o poco più tardi: vi figurano i protagonisti delle diverse scuole regionali, lombarda, veneta, toscana e napoletana, come Domenico Induno, Filippo Palizzi, Vincenzo Cabianca, Giacomo Favretto.

Non manca una significativa presenza di tele dedicate a episodi risorgimentali, tra cui è da segnalare un “Bivacco” di Giovanni Fattori accanto al quale troviamo anche opere dei famosi fratelli Induno, efficaci cronisti delle imprese garibaldine. L’epoca a cavallo tra Ottocento e Novecento, che corrisponde alla prima fase di sviluppo dell’istituzione, è ben documentata nella collezione del Museo Revoltella, che, come si è detto, grazie al lascito testamentario, disponeva di cospicui fondi per gli acquisti. Un punto di riferimento fondamentale divenne la Biennale di Venezia dove, fin dalla prima edizione (1895), in cui si scelse “La derelitta” di Domenico Trentacoste, vennero acquistate molte opere che ancor oggi sono la parte più interessante della collezione. Vanno citati a tale proposito Canonica, Bistolfi, Balestrieri, De Maria, von Stuck, Zorn, de Nittis, tutte acquisizioni precedenti al 1914. Ma la ricerca di opere significative per arricchire il museo veniva fatta dal Curatorio anche in altre mostre nazionali e internazionali (Ciardi, Nono) o direttamente dagli artisti (Morelli).

Una sezione molto suggestiva è quella che riunisce paesaggi e marine degli anni a cavallo tra i due secoli, con opere di Fragiacomo, Belloni, Bezzi, Delleani e Grimani.
Le vicende dell’arte triestina si possono approfondire in una sezione, dedicata a Italo Svevo e alla cerchia di artisti che lo scrittore frequentava e sosteneva (Veruda e Fittke, soprattutto).

Il percorso dell’Ottocento, che si conclude coi grandi formati degli ultimi anni, si estende ben oltre lo spazio di Palazzo Revoltella, e occupa anche il terzo e il quarto piano di Palazzo Brunner, dove troviamo il capolavoro di Gaetano Previati, “Il giorno sveglia la notte”, che condivide lo spazio con altre opere molto rappresentative del clima internazionale del primo decennio, quali: Mancini, Zuloaga, von Stuck, Egger Lienz, Zorn.

Quinto piano, Galleria

Al quinto piano troviamo il Novecento, con un’ampia documentazione di opere di artisti locali e nazionali, appartenenti all’epoca del Secessionismo.

Una saletta al quinto piano è riservata ad alcuni protagonisti del Novecento italiano, tempestivamente acquistati nelle Biennali e Quadriennali del periodo tra le due guerre: Casorati, Sironi, Carrà, Carena. Per altre vie pervennero altri grandi nomi italiani degli anni trenta: de Chirico, Savinio, Plinio Nomellini, Francesco Messina.

Naturalmente ricca la rappresentanza degli artisti giuliani del primo Novecento, un periodo decisamente vivace con tante personalità originali: Vittorio Bolaffio, Arturo Nathan, Carlo Sbisà, Leonor Fini, Gino Parin, Ruggero Rovan, Bruno Croatto, Cesare Sofianopulo e Marcello Mascherini. Il percorso del Museo Revoltella si conclude al sesto piano con una rassegna abbastanza ampia delle tendenze che hanno caratterizzato gli anni Cinquanta e Sessanta in Italia: oltre all’importante “Paesaggio” (1944) di Giorgio Morandi, esposto ad inizio percorso, sono presenti alcuni nomi del cosiddetto “Gruppo degli Otto” (formatosi nel 1952 attorno al critico Lionello Venturi), con Afro, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Morlotti, Giuseppe Santomaso ed Emilio Vedova, tutte opere provenienti dalle Biennali veneziane di quegli anni. Ci sono anche Renato Guttuso e Alberto Viani, accomunati ad alcuni degli autori appena citati per la partecipazione al “Fronte Nuovo delle Arti”.

Un terzo gruppo è quello degli spazialisti con Fontana, De Luigi, Capogrossi e Scanavino.
Sul versante opposto troviamo Burri, con un’opera che bene esemplifica gli sviluppi materici dell’informale. Figure importanti come Music, Pirandello, Zigaina, ed altri ancora, completano lo scenario della pittura mentre un folto gruppo di opere molto pregevoli documenta la produzione scultorea del secondo dopoguerra: dal “Bambino con l’anatra” di Manzù (1947), alla “Sfera” di Arnaldo Pomodoro, dal “Ritratto di Carrà” firmato da Marini alla testa femminile di sapore arcaico di Emilio Greco. Sullo sfondo di queste opere c’è una stupenda vista sulla città e sul golfo di Trieste, che l’ideatore di questi spazi, Carlo Scarpa, non ha voluto precludere al pubblico, ma ha ritagliato sulle pareti e sul soffitto per permettere la compenetrazione di spazio interno ed esterno, di natura e arte, di città e museo.


SEDE
Museo Revoltella
Via Armando Diaz, 27
34123 Trieste (TS)

INFORMAZIONI
T. +39 040 982831
www.arthemisia.it
www.triestecultura.it
www.discover-trieste.it

ORARI
Dal lunedì alla domenica e festivi 9:00 -19:00
Martedì chiuso
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Hashtag ufficiale
#ImpressionistiTrieste

UFFICIO STAMPA
Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it | M. +39 392 4325883
press@arthemsia.it | T. +39 06 69308306

Castello Errante – Dal 1° aprile online la call per la Residenza Internazionale del Cinema che valorizza i borghi italiani

Da oggi – e fino al prossimo 10 agosto – è attivo il nuovo bando per la selezione di studenti e professionisti under-35, per candidarsi a prendere parte alla residenza, che si svolgerà in autunno nel borgo di Santa Severa (RM). 

CASTELLO ERRANTE

Al via la VI edizione della Residenza Internazionale del Cinema
per la valorizzazione dei borghi italiani.

La call 2022 per la partecipazione disponibile al link:
www.castelloerranteresidenza.it/call/

Iscrizioni aperte dal 1° aprile.

Un format innovativo di produzione e promozione del cinema e dell’audiovisivo, che in maniera inedita punta a coinvolgere e valorizzare il tessuto vivo della provincia italiana, promuovendo gli scambi internazionali e le conseguenti ricadute economiche sui territori in cui opera. È questo il corpus del progetto Castello Errante, nato come residenza internazionale del cinema che coinvolge l’Italia e l’America Latina, e che annualmente, in un diverso borgo della Regione Lazio che si distingue per il suo patrimonio culturale e paesaggistico, porta numerosi studenti e maestranze provenienti da tutto il mondo a lavorare alla realizzazione di diversi prodotti audiovisivi.

La troupe internazionale interagisce su più livelli con il territorio coinvolto, le attività di produzione passano attraverso la scoperta del territorio, la sua valorizzazione e la conseguente visibilità del nostro patrimonio all’estero, favorendo lo scambio culturale, l’innovazione tecnologica, la eco-sostenibilità dei processi e nuovi modelli creativi nell’ambito della produzione culturale e audiovisiva.

Castello Errante crea un ponte tra la formazione accademica e la pratica associata all’industria audiovisiva per giovani studenti e professionisti, nazionali e internazionali. La VI edizione del progetto si svolgerà il prossimo autunno 2022, sia in modalità online che in presenza nel borgo di Santa Severa, situato nel comune di Santa Marinella, in provincia di Roma (Italia).

Castello Errante – Residenza Internazionale del Cinema

Dal 1° Aprile – e sino al 10 agosto 2022 – è possibile candidarsi per partecipare al progetto tramite la nuova call 2022, consultabile al link: www.castelloerranteresidenza.it/call/. La call, presieduta da una commissione di esperti, seleziona annualmente una troupe internazionale di studenti di cinema e giovani professionisti under 35 provenienti dall’Italia e dall’America Latina, con lo scopo di realizzare diversi prodotti audiovisivi: un corto documentario, un corto di finzione e uno spot.

La call per la selezione della troupe internazionale ha lo scopo di individuare il gruppo di professionisti che realizzerà i prodotti audiovisivi durante la residenza. I ruoli per i quali si può presentare la propria candidatura sono: regista del corto di finzione, regista del documentario (solo studenti e professionisti di nazionalità italiana); assistente alla regia; direttore/direttrice della fotografia; 1° assistente camera; direttore/direttrice del suono; scenografo/a; costumista; montatore/montatrice;esperto di post-produzione. 

Novità importanti sono state introdotte nella call per la selezione della sceneggiatura del cortometraggio di finzione che verrà realizzato dalla troupe internazionale: per la prima volta in tutte le edizioni di Castello Errante, è a tematica libera ed è rivolta ad autori e autrici non solo di nazionalità italiana ma anche dei Paesi del Centro e sud America.

Al programma produttivo si associa anche un’importante linea di intervento formativa, che prevede per gli studenti selezionati la possibilità di partecipare a masterclass e workshop sulle nuove tendenze nel campo audiovisivo con le migliori cattedre internazionali del settore, in un contesto diversificato, lontano dalle grandi città: un nuovo modello di produzione audiovisiva, collaborativa e internazionale, basato sulle potenzialità e le conoscenze dei suoi partecipanti.

L’opera filmica prodotta a partire dalla sceneggiatura vincitrice inizierà un percorso di promozione nei festival appartenenti alla rete di Castello Errante, oltre che in tutti gli eventi nazionali e internazionali, con sezioni in concorso dedicate al cortometraggio.

Castello Errante crea fertili spazi di socializzazione e di incontro culturale attraverso un percorso di formazione articolato in due fasi: la prima online, realizzata attraverso Combo, uno strumento digitale esclusivo per la didattica, lo sviluppo e la pre-produzione di progetti audiovisivi; la seconda onsite, realizzata di anno in anno nel borgo selezionato per il progetto, nella seconda metà dell’anno, con il coinvolgimento di diverse zone del  territorio limitrofo, che diventano parti attive e protagoniste a più livelli. Castello Errante favorisce, così, i processi di internazionalizzazione a partire dalla valorizzazione delle identità locali.

Il progetto è organizzato dalla Occhi di Giove srl con il sostegno di: Programma Ibermedia, Ministero della Cultura, Regione Lazio; in collaborazione con IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma Lazio Film Commission, Fondazione Cinema per Roma, Doc/it – Associazione Documentaristi Italiani, le Ambasciate di Argentina, Cile, Costa Rica, Colombia, Cuba, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Repubblica Domenicana e Uruguay, nonché diverse Scuole Nazionali di Cinema latinoamericane.

Castello Errante è un polo dedicato all’innovazione nel settore audiovisivo, un progetto basato sull’esperienza produttiva internazionale e, al contempo, costituisce un percorso di promozione turistica dei borghi italiani, permettendo un’interessante ricaduta culturale ed economica in territori urbani periferici. Un apripista nello sviluppo di progetti di co-produzione e nel sostegno alla nascita di accordi bilaterali tra l’Italia e i Paesi coinvolti e un centro di promozione delle diversità culturali come motivo di scambio e crescita.

Castello Errante – Residenza Internazionale del Cinema

CONTATTI

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Alessandro Mancuso inaugura una nuova impresa editoriale e la collana Circuitus Siciliae

Un agricoltore assai smozzicato, tutto sulla vita e l’opera del pittore e scultore Libero Elio Romano.
Il libro, scritto da Vittorio Ugo Vicari, inaugura la nuova impresa editoriale del fotografo messinese Alessandro Mancuso. La collana Circuitus Siciliae interamente dedicata agli studi d’arte nell’Isola

Alessandro Mancuso è un editore e fotografo messinese di consolidata esperienza (nel suo curriculum la casa editrice Magika e la rivista «Karta»). Con il volume Un agricoltore assai smozzicato. Formazione fiorentina e residenza siciliana di Libero Elio Romano egli inaugura una nuova impresa editoriale e una collana (Circuitus Siciliae) interamente dedicata agli studi d’arte nell’Isola.

Il libro, scritto da Vittorio Ugo Vicari, docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle arti di Catania, analizza la vita e l’opera del pittore e scultore Libero Elio Romano (1909-1996) autore tra i più significativi del Novecento siciliano, titolare della cattedra di Pittura presso l’Accademia etnea nella sua tarda età.
Si tratta dello spaccato esemplare di una biografia formatasi a cavallo tra le due guerre tra Catania, Roma e Firenze, che durante il ventennio maturò una maniera in bilico tra istanze artistiche internazionali, congiunture italiane e forme compiute di ‘resistenza culturale’ al regime fascista. Una vita apparentemente appartata nell’enclave di Morra, contrada dell’ennese, che invece cela avventure, militanze e passioni molto intense, assumendo a tratti le sembianze di un romanzo neorealista.

Nella stesura del volume l’autore si è avvalso di molte fonti documentarie e della collaborazione diretta dei figli e nipoti dell’artista. Le opere in esso presentate vengono quasi esclusivamente da quell’intima cerchia e sono perlo- più inedite o poco note. La prefazione del testo è stata affidata a Giuseppe Frazzetto che fu tra i suoi amici più cari, recensore della sua opera in molte occasioni e curatore dell’ultima sua mostra antologica, nel 1995 a Castello Ursino di Catania.

Libero Elio Romano emerge dal libro con lo statuto dell’eretico; il suo ritiro nelle campagne dell’entroterra siciliano durante e dopo la guerra, poeticamente corrisponde con la volontà di rifiuto che il suo amico Eugenio Montale ci lascia in pochi versi scarni. Romano vivrà larga parte della sua vita in disparte perché sa ciò che non è, ciò che non vuole e silenziosamente, magistralmente, dipinge ciò che più conta: la terra, i cicli della vita, le nature morte, le donne, le colline, il mare. La sua maniera pittorica ricorda la scultura, una “costruzione quasi geologica” del paesag- gio fatto di forre, sbalanchi, cretti, quando nella Sicilia interna primeggiavano i seminativi da raccolto, i maggesi e il lavoro dei campi era un’impresa titanica. Modellati di creta sembrano anche i corpi delle modelle nude, espressione di sensualità e abbandono alla vita ferace, stagliate su fondi che somigliano agli orizzonti alluvionali d’autunno, quando l’azzurro del cielo è costantemente smentito da venti forti e algidi che rovesciano sulle terre nuvole improv- vise e improvvisi temporali. Modellate nella creta sono, infine, le sue nature morte, che vibrano in un canto come le povere cose di Giorgio Morandi, appena rotte dal cromatismo acceso e carnale di un fiore selvatico o di un frutto campestre.

Per questo insieme di ragioni, Un agricoltore assai smozzicato va considerato un libro necessario. Esso consente il transito di un artista del novecento siciliano dalla dimensione della critica a quella della storia dell’arte, collocando Libero Elio Romano al definitivo posto che gli compete: tra i grandi della sua generazione.

Vittorio Ugo Vicari, Un agricoltore assai smozzicato. Formazione fiorentina e residenza siciliana di Libero Elio Romano, Alessandro Mancuso Editore, Venaria Reale 2021.

IMMAGINE DI APERTURA  – Copertina del libro

Rivoli (Torino) – “Il Signore di Notte” di Gustavo Vitali al Salone del Libro e a Libri in Piazza

Sono una cinquantina gli stand che attendono i visitatori di “Libri in Piazza” in programma il 2 e 3 aprile a Rivoli (Torino), comprese tre emittenti radio televisive. Due le aree che li suddividono, una dedicata al genere “comics” e l’altra agli editori.

La manifestazione prevede un nutrito programma di eventi collaterali, dalla cerimonia di benvenuto con le autorità locali e la madrina Elena Mirullo, agli incontri con gli autori, dalla presentazione di opere e scrittori nella Sala Convegni di piazza Martiri della Libertà, agli aperitivi letterari presso le attività commerciali di via Piol.

Infine lo stand dell’organizzazione, il CSU, Collettivo Scrittori Uniti, gruppo di appassionati di scrittura nato con l’obiettivo di promuovere libri durante le fiere nazionali. Sito nei pressi della Sala Convegni, ospiterà numerose opere e tra queste, per la prima volta in piazza, il libro Il Signore di Notte, un giallo nella Venezia del 1605.

Il tutto condito da incontri musicali dal vivo nonché approfondimenti su tematiche di attualità e attività video-ludiche.

Non ha bisogno di presentazioni il Salone Internazionale del Libro, giunto quest’anno alla XXXIV edizione che come sempre si preannuncia ricca di incontri ed eventi straordinari.

Sotto il titolo “Cuori Selvaggi”, le riflessioni ruoteranno attorno al tema della ricerca di speranza per il futuro, ricerca che non ci abbandona mai a dispetto del mondo inquieto, turbolento e pieno di enormi problemi nel quale viviamo.

Gli 81 mila metri quadrati dell’ultima edizione sono stati attraversati da oltre 150 mila visitatori. Con la concreta prospettiva di replicare il successo, l’esposizione del 2022 terrà banco nel capoluogo piemontese dal 19 al 23 maggio presso il Lingotto Fiere di via Nizza e non solo. Infatti l’iniziativa Salone Off porterà libri e spettacoli fuori dai padiglioni, con uno sguardo privilegiato alle periferie e all’area metropolitana.

Tra i numerosi attori della più grande fiera italiana dell’editoria, autori, librai, bibliotecari, docenti e studenti, case editrici e tanti, tanti lettori, il padiglione 2 ospiterà ancora una volta lo stand del Collettivo Scrittori Uniti. Qui saranno disponibili le opere di numerosi scrittori, compreso il libro Il Signore di Notte, opera d’esordio di Gustavo Vitali, che, come segnalato nel sito del libro medesimo, sta ottenendo lusinghiere recensioni da parte di lettori e addetti ai lavori. Nelle giornate di giovedì 19 maggio e venerdì 20 sarà presente lo stesso autore.

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IMMAGINE DI APERTURA Stand CSU Salone del Libro 2021

Bologna – L’arte dei suoni in bella mostra: esperienze di museologia musicale

Bologna e il suo ricchissimo patrimonio storico-musicale ispirano la giornata internazionale di studi L’arte dei suoni in bella mostra: esperienze di museologia musicale, che nella giornata di martedì 5 aprile 2022 collegherà idealmente due eminenti istituzioni cittadine operanti nell’ambito della tutela, gestione e valorizzazione dei beni musicali: il Museo internazionale e biblioteca della musica e il Museo di San Colombano – Collezione Tagliavini.

L’arte dei suoni in bella mostra
Esperienze di museologia musicale

Giornata internazionale di studi
promossa da Associazione culturale «Il Saggiatore musicale»

in collaborazione con
Istituzione Bologna Musei e Genus Bononiae. Musei nella Città

Bologna, martedì 5 aprile 2022
Museo internazionale e biblioteca della musica
Museo di San Colombano – Collezione Tagliavini

Museo internazionale e biblioteca della musica, Bologna
Veduta di allestimento della Sala 3
Foto Roberto Serra
Courtesy Istituzione Bologna Musei

L’iniziativa è promossa dalla Associazione culturale «Il Saggiatore musicale» con il coordinamento scientifico di Lorenzo Bianconi, professore emerito dell’Università di Bologna, in collaborazione con Istituzione Bologna Musei e con Genus Bononiae. Musei nella Città, e si avvale del sostegno del Ministero della Cultura, del Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

La partecipazione è aperta a tutti gli interessati, con ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili. La prenotazione è obbligatoria online su https://www.eventbrite.it/e/298203232897.

Gli esperti convocati a Bologna per la giornata di studi – museologi, architetti, organologi, storici della musica e dell’arte – sono chiamati a confrontarsi con alcune problematiche di fondo della museologia della musica, disciplina finora scarsamente istituzionalizzata che sta però acquisendo un rapido sviluppo in ragione della crescente consapevolezza di quanto importi facilitare presso il pubblico, sia esperto sia generico, la conoscenza e la comprensione dei beni materiali inerenti alla musica, nella loro eterogeneità (partiture, libri, strumenti, dipinti e testimonianze visive in genere). In primis: come possiamo ricondurre i beni esposti al loro oggetto centrale e però intangibile, ossia l’opera d’arte musicale, per sua natura non visibile?

Riconosciuta Città Creativa della Musica UNESCO nel 2006, Bologna con il suo territorio può vantare una tradizione che si esprime in una straordinaria varietà di forme in termini di beni e manifestazioni musicali, a cominciare da questi due musei di particolare spicco sorti nei primi anni Duemila, entrambi riconducibili a personalità insigni nella storia europea della musica e della musicologia.
Il Museo internazionale e biblioteca della musica, inaugurato nel 2004 a Palazzo Sanguinetti e parte del sistema museale civico afferente all’Istituzione Bologna Musei, espone un’ampia selezione di volumi, strumenti e dipinti di proprietà del Comune di Bologna che, nel loro nucleo primario, risalgono a padre Giovanni Battista Martini (1706-1784). Il Museo di San Colombano aperto nel 2010 e incluso nel circuito museale di Genus Bononiae. Musei nella Città, espone la cospicua collezione di strumenti musicali a tastiera donata da Luigi Ferdinando Tagliavini (1929-2017).
Il pregio e la varietà dei materiali esibiti nei due musei, le loro distinte concezioni e finalità, le specifiche problematiche affrontate nell’allestimento e nella gestione offrono un patrimonio di esperienze da mettere a frutto nel campo, finora poco dissodato, della museologia musicale.

Sul versante specifico dell’organologia, il panorama europeo dei musei e delle collezioni di strumenti musicali è ricco, il dibattito annoso e assiduo. Non così per le altre fattispecie di ‘beni musicali’, codici, partiture, trattati, libri, documenti, dipinti. Su questi fronti, le modalità della comunicazione e della ricontestualizzazione storica – attraverso il sistema delle didascalie, i sussidi multimediali, le pubblicazioni di contorno, le iniziative di divulgazione – versano tuttora in una fase esplorativa.

Nel corso della giornata il profilo dei due musei bolognesi verrà messo a confronto con altri musei, musicali e no, italiani e stranieri, che presentino caratteri a vario titolo comparabili. Tra di essi, un intervento di particolare attualità sarà dedicato al Museo Nazionale Rossini inaugurato a Pesaro nel 2019, caso interessante di museo incentrato su una singola personalità artistica e concepito con un intento, in senso ampio, didattico.

Museo internazionale e biblioteca della musica, Bologna
Veduta di allestimento della Sala 5
Foto Roberto Serra
Courtesy Istituzione Bologna Musei

Programma

Museo internazionale e biblioteca della musica | Strada Maggiore 34

ore 10.45 – 13.30

Saluti istituzionali

Lorenzo Bianconi (Università di Bologna)
Mettere in mostra l’arte dei suoni

Massimo Ferretti (Scuola Normale Superiore, Pisa)
Lo sguardo dello storico dell’arte

Lucia Corrain (Università di Bologna)
Come dare la parola agli strumenti scientifici: il Museo di Palazzo Poggi

Paolo Capponcelli (PANSTUDIO architetti associati, Bologna)
Musica nelle pause: gli allestimenti del Museo della Musica (2004) e del Museo Nazionale Rossini (2019)

Ilaria Narici (Fondazione Rossini, Pesaro)
Il Museo Nazionale Rossini, opera in due atti e un intermezzo

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Museo di San Colombano – Collezione Tagliavini | Via Parigi 5

ore 15.00 – 17.30

Saluti istituzionali

Catalina Vicens Jéldrez (Museo di San Colombano, Bologna)
Un museo per conservare il suono

Frank Bär (Germanisches Nationalmuseum, Norimberga)
Strumenti musicali nei musei – oltre la musica

Florence Gétreau (Musée de la Musique, Parigi)
1988 – 2018: regard rétrospectif et personnel sur quelques expositions musicales en France

Gabriele Rossi Rognoni (Royal College of Music, Londra)
Esporre la musica: dal progetto al cantiere


Informazioni:
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Prenotazione obbligatoria su https://www.eventbrite.it/e/298203232897.
Per la partecipazione è obbligatorio esibire il Green pass rafforzato e indossare la mascherina FFP2.


Contatti:

Museo internazionale e biblioteca della musica
Strada Maggiore 34, Bologna
Tel. 051 2757711
www.museibologna.it/musica
museomusica@comune.bologna.it

Museo di San Colombano – Collezione Tagliavini
Via Parigi 5, Bologna
Tel. 051 1993 6366
sancolombano@genusbononiae.it

Associazione culturale «Il Saggiatore musicale»
℅ Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studiorum Università di Bologna
www.saggiatoremusicale.it
saggiatoremusicale@saggiatoremusicale.it

Organizzazione:
Cronopios
Tel. 051 224420
info@cronopios.it

L’iniziativa è realizzata con il sostegno di:

IMMAGINE DI APERTURA Berenice vendicativa, drama per musica, recitato a Piazzola sul Brenta, incisione allegata al libretto (Padova, Frambotto, 1680) Bologna, Museo della Musica, Lo.1782, tav. 13r