Palermo: I bellissimi spazi di Villa Malfitano e Villa Trabia si colorano e popolano delle sculture firmate Cracking Art.

Chiocciole, conigli, gatti, rondini, elefanti, tartarughe e pinguini. Sono oltre 40 le maxisculture dalle dimensioni più svariate pronte a invadere due spazi iconici della città di Palermo: dal 10 maggio fino al 10 luglio, arriva nel capoluogo siciliano Cracking Art, uno dei fenomeni d’arte contemporanea più conosciuti al mondo, con la mostra Stories.

Dal 10 maggio a Palermo
viene presentata per la prima volta la mostra open-air

La natura nella Natura; una nuova vita e una nuova atmosfera si impossessano del verde palermitano attraverso l’apparizione di creature sorprendenti in plastica rigenerata, con una mostra “diffusa” che prende dimora proprio nei lussureggianti e storici giardini di Villa Malfitano e Villa Trabia.

Un’invasione di sculture “sostenibili”, creature in dialogo con lo spazio urbano, prendono possesso del luogo con lo spirito leggero e favolistico di un gioco meraviglioso.
Grandissimi animali dalle tinte sgargianti rendono il cuore di Palermo una galleria d’arte a cielo aperto, uno speciale museo senza barriere dove protagonisti sono sempre la natura e il rispetto per essa.

La mostra, con il patrocinio del Comune di Palermo, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro- Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, in collaborazione con la Fondazione G. Whitaker, è curata dal collettivo Cracking Art ed è pensata e voluta gratuita e all’aperto, affinché possa essere alla portata di tutti, non solo in termini di accessibilità ma anche perché possa essere interiorizzata stimolando le reazioni e l’attenzione del singolo e – allo stesso tempo – della collettività verso importanti tematiche di interesse sociale.

Cracking Art
Newfields, Indianapolis | USA 2018
Crediti fotografici Cracking Ar

IL COLLETTIVO CRACKING ART

Il movimento Cracking Art nasce nel 1993 con l’obiettivo di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale che unito all’utilizzo rivoluzionario dei materiali plastici mette in evidenza il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. Il termine Cracking Art deriva dal verbo inglese “to crack”, che descrive l’atto di incrinarsi, spezzarsi, rompersi, cedere, crollare. Con il nome di cracking catalitico è anche chiamata la reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica: per gli artisti è questo il momento in cui il naturale permuta in artificiale, l’organico in sintetico, ed è tale processo che essi intendono rappresentare attraverso la loro arte.

Le opere sono realizzate per sollecitare una riflessione collettiva sui temi dell’effetto antropico sull’ambiente naturale tramite azioni performative coinvolgenti, in cui installazioni fuori scala – come i celebri animali colorati – invadono i luoghi più vari, dagli spazi propriamente deputati all’arte a quelli della vita quotidiana.

Rigenerare la plastica significa sottrarla alla distruzione tossica e devastante per l’ambiente donandole nuova vita, farne delle opere d’arte significa comunicare attraverso un linguaggio estetico innovativo esprimendo una particolare sensibilità nei confronti della natura.
Oltre alle tre partecipazioni ufficiali alla Biennale di Venezia (2001, 2011 e 2013), tra le mostre e installazioni più recenti si segnalano: Natura Indomita (2020), a Teramo; En Plein Air (2020), a San

Benedetto del Tronto; Wild Rising (2019), presso il Desert Botanical Garden di Phoenix, Arizona(USA); Regeneration@Newhollandisland (2019), presso New Holland Island, San Pietroburgo (Russia); Spectaculars Creatures (2018), presso IMA Indianapolis Museum of Art – Indianapolis (USA); BarocCracking (2018), presso Palazzo Leoni Montanari – Gallerie d’Italia, Vicenza (Italia); Cracking Art@Hangang Art Park (2018) presso Hangang Park, Seoul (Korea).

Cracking Art
Xintiandi – Shanghai, Wuhan,
Chongqing, Hongqiad | Cina 2016
Crediti fotografici Cracking Ar

Informazioni
info@fondazionewhitaker.it

Siti
www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it
www.fondazionewhitaker.it
www.arthemisia.it
www.crackingart.com

Hashtag ufficiale
#crackingartpalermo

Uffici Stampa
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Città di Castello (Pg), Ex Seccatoi del Tabacco: LA LUCE DEL NERO

“La Luce del Nero” è il titolo della grande mostra che si potrà ammirare a Città di Castello agli Ex Seccatoi del Tabacco, sede espositiva della Fondazione Burri insieme a quella di Palazzo Albizzini.

15 Aprile 2022 – 28 Agosto 2022
Città di Castello (Pg), Ex Seccatoi del Tabacco

LA LUCE DEL NERO

Mostra a cura di Bruno Corà

Alberto Burri: Combustione Legno, 1955, Legno, vinavil, combustione su tela 88,5 x 160 cm

Sono almeno tre i motivi che rendono questa rassegna realmente imperdibile: innanzitutto il tema scelto dal curatore, Bruno Corà, il Nero che da buio, assenza, si rifà colore. Come evidenziano le opere di Burri ma anche di molti grandi artisti del Novecento, le opere dei quali sono presenti in mostra. Altrettanto importante è la motivazione sociale che sottende a questa esposizione, che nasce dal progetto europeo riservato all’arte contemporanea e alla disabilità visiva. Infine, il fatto che questa mostra coroni la riapertura degli spazi degli ex Seccatoi di Tabacco dopo 7 anni di lavori, e 10 milioni di investimento, che hanno integralmente riqualificato questi ambienti.
Ma veniamo alla mostra: Bruno Corà, annunciandola, sottolinea come il nero “tra la fine del Medioevo e il XVII secolo avesse perso il suo statuto di colore. Com’era prevedibile, sono stati gli artisti a riconferire al Nero la sua valenza cromatica e in particolare, tra loro, appare essenziale l’azione di Kazimir Malevič esponente di punta della corrente suprematista russa e autore del celebre “Quadrato nero su fondo bianco” (1915), opera richiamata in questa mostra mediante una stampa che ne riproduce l’immagine.
Nella religione, nella mitologia e nell’astrofisica il nero è stato l’immagine originaria di un mondo precedente alla manifestazione della luce e la sua tenebra si è estesa fino al concetto di “materia oscura”, di cui tuttora sembra sia costituito tutto l’universo”.
Tra gli artisti del XX secolo, dopo il secondo conflitto mondiale, Burri è colui che più di ogni altro ha usato il Nero nelle sue opere, soprattutto con un’intensità crescente a partire dagli anni ’70-’80, giungendo perfino a dipingere totalmente di nero anche gli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, edifici industriali diventati sedi museali dei suoi grandi cicli pittorici.
Insieme a Burri hanno realizzato opere elaborate col nero anche artisti documentati in mostra, come Agnetti, Bassiri, Bendini, Castellani, Fontana, Hartung, Kounellis, Lo Savio, Morris, Nevelson, Nunzio, Parmiggiani, Schifano, Soulages e Tàpies. Ciascuno con modalità, intenzioni e valenze diverse, tutti purtuttavia capaci di suscitare nel visitatore stati d’animo, percezioni e sensazioni differenti. Infine all’insegna del Nero e della caecitas è rivolto anche il sentimento dei poeti per significare lo sguardo interiore della “veggenza” psichica e poetica all’opposto di quella fisica.
Burri e altri grandissimi interpreti del secondo Novecento internazionale, quindi, riuniti agli ex Seccatoi per una mostra che non ha precedenti.
Ma non meno importante è il “perché” di questa grandiosa rassegna. A chiarirlo è sempre il curatore in veste di Presidente della Fondazione Burri: “la mostra “La Luce del Nero” è stata realizzata – annota lo studioso – nell’ambito del programma “Europa Creativa 2020” con il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects 2020-2023), uno dei 93 progetti cofinanziati tra i 380 presentati dai 34 Paesi europei aderenti. Al progetto, oltre alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ed Atlante Servizi Culturali, hanno inoltre collaborato come partner la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano per tutti gli aspetti inerenti alla disabilità visiva; The Glucksman – museo di arte contemporanea nel campus dell’Università di Cork (Irlanda) e il MSU Muzej Suvremene Umjetnosti – Museo di Arte Contemporanea di Zagabria – per il settore museale.
La mostra propone un’esperienza percettiva del Nero al vasto pubblico sia dei vedenti che dei non-vedenti, fornendo in taluni casi esempi pressoché mimetici (Burri) e, in altri, forme, materiali e tecniche usate dagli artisti. In tal modo, nel percorso fruitivo della mostra avverranno processi cognitivi idonei a partecipare ad un’esperienza, per molti versi, immediata e fortemente stimolante.
“La Luce del Nero” è ospitata negli ambienti dedicati alle mostre temporanee degli ex Seccatoi del Tabacco, contesto di origine manifatturiera acquistato e trasformato da Alberto Burri per accogliervi le proprie opere, in particolare i suoi grandi cicli.
Gli ampi locali, straordinariamente affascinanti, richiedevano importanti interventi di messa a norma, che sono stati eseguiti rendendo fruibili nuove aree espositive.
“Sono veramente pochissimi nel mondo i musei d’artista in una città come quello di Burri a Città di Castello, il quale può vantare un percorso museale che inizia da Palazzo Albizzini e si compie agli ex Seccatoi senza temere paragoni con nessuno”.


Info: www.fondazioneburri.org

Ufficio Stampa Fondazione Burri: Mirna Ventanni mirnaventanni@hotmail.it

Ufficio stampa della Mostra. Studio ESSECI – Sergio Campagnolo tel. 049.663499
simone@studioesseci.net rif. Simone Raddi