Bologna, Museo Civico Medievale: Jacopo Valentini. Concerning Dante – Autonomous Cell

Inaugura oggi, venerdì 13 maggio 2022, alle ore 18.30 presso il Museo Civico Medievale di Bologna, la mostra Concerning Dante – Autonomous Cell di Jacopo Valentini a cura di Carlo Sala, progetto fotografico legato all’immaginario dantesco che ripercorre lungo l’Italia i viaggi reali compiuti dal poeta e quelli letterari attraverso il suo capolavoro, la Divina Commedia.

Jacopo Valentini

Concerning Dante – Autonomous Cell

A cura di Carlo Sala

12 maggio – 18 settembre 2022
Museo Civico Medievale, Bologna

Inaugurazione venerdì 13 maggio ore 18.30
Nell’ambito di ART CITY Bologna in occasione di Arte Fiera

In collaborazione con:
Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica
FMAV Fondazione Modena Arti Visive
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ministero della Cultura

La mostra Concerning Dante – Autonomous Cell di Jacopo Valentini al Museo Civico Medievale di Bologna, a cura di Carlo Sala, è un progetto fotografico legato all’immaginario dantesco che ripercorre lungo l’Italia i viaggi reali compiuti dal poeta e quelli letterari attraverso il suo capolavoro, la Divina Commedia. Le opere dell’autore sono esposte lungo i tre piani della collezione permanente del museo, creando così un dialogo formale e ideale che in alcuni passaggi si fa particolarmente eloquente, come con la colossale statua realizzata da Manno di Bandino che ritrae papa Bonifacio VIII, personaggio centrale nei rivolgimenti politici fiorentini che provocarono l’esilio del poeta.

Jacopo Valentini
from the series Concerning Dante (Purgatorio III),
Gallerie degli Uffizi, Firenze
Courtesy Galleria Antonio Verolino,
Modena & Podbielski Contemporary, Milano

La ricerca si snoda attorno a tre luoghi simbolici, che sono interpretati come i varchi che conducono rispettivamente a Inferno, Purgatorio e Paradiso, dei veri e propri punti di contatto tra la narrazione della Commedia e la realtà del territorio italiano.
Il primo, le bocche vulcaniche dei Campi Flegrei, era per gli antichi romani l’antro di Caronte, il traghettatore delle anime dei morti al di là del fiume dell’Ade, e Virgilio nell’Eneide vi colloca la discesa agli inferi. La Pietra di Bismantova è ritratta dall’artista a simboleggiare il Purgatorio, seguendo un esplicito richiamo del testo nel IV Canto. Il delta del Po è invece la figurazione del Paradiso: un luogo che non presenta un legame filologico con il libro, ma è stato adottato come un pretesto visivo capace di evocare le suggestioni del poema mediante il suo caratteristico paesaggio sospeso e atemporale.

Uno degli aspetti preminenti che la ricerca di Valentini vuole far emergere sul rapporto tra testo letterario e paesaggio è come l’influenza del primo verso quest’ultimo sia stata tale da condizionare la percezione dei luoghi. A contribuire a questo processo è stata l’ampia mole di figurazioni del testo che si sono succedute nei secoli, a cui il fotografo si è approcciato ritraendo con la tecnica dello still life alcuni lavori di Federico Zuccari, Alberto Martini e Robert Rauschenberg. Ogni opera autoriale fotografata da Valentini è una ‘cellula’ di quel complesso universo visivo in perenne mutazione, che forma l’immaginario dantesco e che appare come una cartina tornasole dell’evoluzione della società e del suo rapporto con aspetti cruciali quali la morale, la religione e il potere.

La prima opera riletta visivamente da Valentini nella sua ricerca è il Dante Istoriato di Federico Zuccari (1539-1609), che nella seconda metà del Cinquecento realizzò una sorta di libro d’artista, dove le immagini diventano il centro della narrazione. La gamma cromatica adottata dal pittore in ogni cantica ne accentua il pathos visivo, come emerge nelle tavole dell’Inferno realizzate a matita. Nella sequenza iconografica del libro, Valentini colloca i disegni dell’artista urbinate tra le vedute laviche di Lanzarote e i fumi delle solfatare dei Campi Flegrei, creando una analogia visiva tra finzione e realtà.

Il secondo contributo è quello di Alberto Martini (1876-1954), artista che ha sempre mantenuto un rapporto molto intenso con la Commedia. L’occasione fu il celebre concorso del 1900 per l’edizione Alinari, snodo cruciale per la figurazione del poema dantesco perché aprì a una pluralità di declinazioni autoriali moderne con il solo vincolo della riproducibilità tecnica (non a caso era promosso dalla ditta della celebre dinastia di fotografi), agendo così da elemento capace di proiettare ulteriormente il testo nella cultura di massa. Valentini ha lavorato alla Pinacoteca Martini di Oderzo, dove è conservato un corpus di 298 opere a tema dantesco realizzate dall’artista, la cui cifra stilistica si colloca tra simbolismo e surrealismo.

La terza presenza autoriale è quella dell’artista statunitense Robert Rauschenberg (1925-2008) che sul finire degli anni Cinquanta perfezionò la tecnica del “transfer a solvente” lavorando sulle immagini fotografiche delle riviste del tempo, poi riprese a matita e acquerello. Nella tavola Malebolge, “transfer drawing” dedicato all’ottavo cerchio dell’Inferno, gli atleti che campeggiavano sulle pagine di “Sports Illustrated” diventano personaggi della Commedia: Virgilio ha le fattezze di un tennista, mentre i giganti sono tre lottatori sul podio. Illustrando la Commedia, Rauschenberg coglie il pretesto per parlare dell’attualità e, innestando sul poema temi di natura politica e sociale (tra i suoi personaggi figurano anche John Kennedy e Richard Nixon), sottolinea l’universalità del poema dantesco.

Tra le varie nature morte realizzate da Valentini spicca anche la fotografia che ritrae la prima edizione de La Divina Mimesis di Pasolini, un tentativo incompiuto di riscrittura della Commedia uscito postumo nel 1975, che all’interno della mostra è una sorta di omaggio al grande scrittore di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita.

Uno degli aspetti che differenzia maggiormente il lavoro dell’artista dalla tradizione di saggi figurativi dedicati al capolavoro dantesco, come quelli appena citati, è l’essere un meta-progetto, che vuole attraversare una tradizione figurativa in chiave dialogica con il presente, considerando il poema dantesco un dispositivo complesso che nei secoli ha creato e stratificato immaginari capaci di incidere profondamente sul reale.

Durante il periodo di apertura viene proposto un ciclo di visite guidate alla mostra per approfondire il progetto Concerning Dante – Autonomous cell in relazione all’universo dantesco attraverso i secoli:
mercoledì 22 giugno ore 17 visita con Alice Festi
mercoledì 6 luglio ore 17 visita con Alice Festi
mercoledì 24 agosto ore 17 visita con Paolo Cova
sabato 17 settembre ore 17 finissage visita con l’artista Jacopo Valentini e il curatore Carlo Sala.

Concerning Dante – Autonomous Cell è vincitore di “Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere” – Sezione Under 35 promosso dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Il progetto è corredato da un’iniziativa editoriale di Humboldt Books, casa editrice specializzata in narrazione ed esperienze di viaggio che dà vita a progetti interdisciplinari incrociando geografia, letteratura e arte. L’omonimo volume presenta il lavoro fotografico nella sua interezza ed è corredato da testi in italiano e inglese dello storico della letteratura Claudio Giunta e del curatore Carlo Sala. La pubblicazione è stata resa possibile grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba.

Jacopo Valentini – Note biografiche

Jacopo Valentini è nato a Modena nel 1990, vive e lavora tra Modena e Milano.

Si avvicina alla fotografia fin da giovanissimo, studiando prima presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio (Svizzera) e poi allo IUAV di Venezia, dove frequenta un Master in fotografia. Nel 2015 viene selezionato per partecipare al progetto Foto Factory Modena in collaborazione con Sky Arte HD e Fondazione Modena Arti Visive. Nel 2017 vince la 101ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia. Nel 2019 viene selezionato per Giovane Fotografia Italiana #07, all’interno del
circuito Fotografia Europea, a Reggio Emilia, e vince il Premio Nocivelli. Nel 2020 è finalista per il Leica Oskar Barnack Award Newcomer ed è vincitore del bando Refocus del Ministero della Cultura, in collaborazione con Triennale Milano e MUfoco | Museo di Fotografia Contemporanea. Nello stesso anno è selezionato per Cantica21 indetto dal MiC e dal MAECI per il progetto Concerning Dante – Autonomous Cell, pubblicato in un volume edito da Humboldt Books.

Ha esposto presso istituzioni e spazi privati sia in Italia che all’estero, tra cui: Chiostri di San Domenico, Reggio Emilia; Triennale, Milano; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno; Royal Institute British of Architecture, Londra; Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo (Treviso); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Fondazione Ragghianti, Lucca; La Volonté 93, Saint Ouen (Francia); Una Vetrina, Roma; Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, Rubiera (Reggio Emilia); festivalfilosofia, Modena; Galleria Civica Cavour, Padova; Palazzo del Governatore, Parma; Galleria Civica di Modena; Istituto Italiano di Cultura, Addis Abeba; Istituto Italiano di Cultura, Mosca.

I suoi lavori sono presenti in collezioni sia pubbliche che private, fra cui: Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna; Galleria Civica di Modena | FMAV – Fondazione Modena Arti Visive; Palazzo Rasponi 2, Ravenna; Fondazione Ragghianti, Lucca; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; MUfoco | Museo di Fotografia Contemporanea, Milano.


Titolo mostra:
Jacopo Valentini
Concerning Dante – Autonomous Cell

A cura di:
Carlo Sala

Sede:
Museo Civico Medievale
Via Manzoni 4 | 40121 Bologna

Periodo di apertura:
12 maggio – 18 settembre 2022

Inaugurazione:
venerdì 13 maggio ore 18.30-21.00

Nell’ambito di:
ART CITY Bologna in occasione di Arte Fiera

In collaborazione con:
Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d’Arte Antica
FMAV Fondazione Modena Arti Visive
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ministero della Cultura

Con il supporto di:

Ringraziamenti istituzionali:
Arcadia Arte, Fondazione Cariparo, Fondazione Oderzo Cultura, Gallerie degli Uffizi, Opera della Primaziale Pisana, Parque Nacional de Timanfaya

Orari di apertura:
martedì, giovedì 10-14
mercoledì, venerdì 14-19
sabato, domenica, festivi 10-19

Orari di apertura durante Arte Fiera e ART CITY Bologna (12 – 15 maggio 2022):
giovedì 12 maggio 10-19
venerdì 13 maggio 10-21
sabato 14 maggio 10-24
domenica 15 maggio 10-19

Ingresso:
intero € 6 | ridotto € 3 | ridotto speciale giovani tra 18 e 25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura

Ingresso durante Arte Fiera e ART CITY Bologna (12 – 15 maggio 2022):
gratuito per i possessori biglietto Arte Fiera

Informazioni:
Museo Civico Medievale
Via Manzoni 4 | 40121 Bologna
Tel. 051 2193916 – 2193930
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook Musei Civici d’Arte Antica
Instagram @museiarteanticabologna
Twitter @MuseiCiviciBolo

Ufficio stampa mostra:
Sara Zolla
Tel. 346 8457982
press@sarazolla.com

Ufficio stampa Istituzione Bologna Musei:
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Tel. 051 6496653 / 6496620
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it

Bologna, Special project ART CITY Bologna: Tino Sehgal

Tino Sehgal
venerdì 13 / domenica 15 maggio h 10-19 | sabato 14 maggio h 10-22
Piazza Maggiore
Opera d’arte vivente a cura di Lorenzo Balbi
Promossa da Istituzione Bologna Musei | MAMbo
Con il sostegno di Gruppo Unipol
In collaborazione con Bologna Welcome

Tino Sehgal incontra il pubblico
Domenica 15 maggio h 17
Unipol Auditorium Enea Mazzoli | via Stalingrado 37
L’artista dialoga con Lorenzo Balbi
Incontro promosso da CUBO Museo d’impresa del Gruppo Unipol
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

Per lo Special Project dell’edizione 2022 ART CITY Bologna ha invitato Tino Sehgal, uno degli artisti più radicali emersi negli ultimi anni. Le sue opere sono vere e proprie sculture viventi, coreografie di persone in movimento che generano situazioni insolite, a volte surreali, con cui il pubblico è invitato a confrontarsi.

L’intervento che Sehgal ha ideato appositamente per Piazza Maggiore – da secoli luogo di incontro e scambio, circondata da palazzi medievali e dall’imponente Basilica di San Petronio – vede la partecipazione di 45 ballerini e interpreti, i cui corpi e gesti sono utilizzati come materiale artistico e umano per comporre una grande performance, un’occasione unica per vivere l’arte in termini di esperienza sociale di scambio reciproco. Il cuore di Bologna fa così da cornice ai corpi dei performer che si muovono nello stesso spazio del pubblico, diventando oltre che fruitore anche protagonista di questa vera e propria coreografia umana, ricca di riferimenti alla storia e al passato.

Quella di Sehgal è un’arte senza oggetti: alla base del suo lavoro vi è infatti una profonda riflessione sul valore e sullo spazio dell’arte visto e vissuto come esperienza diretta e fisica dell’opera; come esercizio che non prevede documentazione o riproduzione di alcun tipo. Il suo obiettivo è quello di sovvertire i sistemi economici e processuali legati all’industria dell’arte, creando dei veri contro-modelli di situazioni che nascono e svaniscono senza lasciare tracce fisiche da vendere sul mercato, ma solo esperienze per il pubblico da vivere.

Domenica 15 maggio alle h 17 l’artista dialoga con Lorenzo Balbi (direttore artistico ART CITY Bologna 2022) in un incontro aperto al pubblico presso l’Unipol Auditorium Enea Mazzoli, promosso da CUBO Museo d’impresa del Gruppo Unipol.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

Tino Sehgal – Note biografiche

Tino Sehgal (1976) vive e lavora a Berlino. In pochi anni si è affermato come una delle voci più autorevoli dell’arte contemporanea tanto da partecipare a due edizioni dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, nonché essere stato, nel 2005, il più giovane artista mai chiamato a rappresentare la Germania alla kermesse veneziana.
Le sue opere sono state esposte in alcune tra le più importanti sedi museali del mondo tra cui Tate Modern e Tate Britain di Londra, Walker Art Center di Minneapolis, Institute for Contemporary Art di Londra – per il quale ha esposto con tre mostre personali nel 2005, 2006 e 2007 -, Museum fur Moderne Kunst di Francoforte, Museum of Contemporary Art di San Francisco, Stedelijk Museum di Amsterdam, Kunsthaus di Bregenz, National Gallery di Toronto e New Museum of Contemporary Art di New York.
Le opere di Tino Sehgal hanno fatto parte inoltre delle rassegne più prestigiose dell’arte di oggi tra cui Biennale di Lione, Biennale di Berlino, Biennale di Mosca e Manifesta 4 a Francoforte.

Tino Sehgal in Piazza Maggiore a Bologna
Foto Ornella De Carlo

Piazza Maggiore a Bologna

Cuore della città, Piazza Maggiore (lunga 115 metri e larga 60 metri) è il risultato di secolari trasformazioni che la arricchirono via via di importanti edifici in età medievale: la Basilica di San Petronio, il Palazzo dei Notai, il Palazzo d’Accursio, il Palazzo del Podestà e il Palazzo dei Banchi.
Risale al 1200, quando il Comune iniziò ad acquisire case e terreni per costruire una piazza che da un lato avrebbe dovuto rappresentare l’importanza dell’istituzione comunale e dall’altro riunire le varie attività cittadine quali lo scambio, il commercio e i servizi di vario genere. Piazza Maggiore è una delle primissime, se non la prima piazza ad essere costruita in Italia dopo la caduta dell’impero romano, quando le “piazze” erano ancora identificate come le basiliche e i fori.
Soltanto dal Cinquecento, questo luogo ha iniziato ad essere conosciuto come Piazza Maggiore, anche se dalla cacciata degli austriaci (8 agosto 1848) al 1943 alla piazza venne attribuito il nome del Re d’Italia (Vittorio Emanuele II), dal 1943 al 1945 cambiò nome in Piazza della Repubblica fino ad arrivare a prendere il nome attuale, Piazza Maggiore, a partire dal giugno 1945.


Orario di fruizione: venerdì 13 / domenica 15 maggio h 10-19 | sabato 14 maggio h 10-22
Sito webartcity.bologna.it

Social media:
Facebook Art City Bologna
Instagram @artcitybologna
#artcitybologna

Ufficio stampa:
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
ufficiostampaARTCITYBologna@comune.bologna.it
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
Con la collaborazione di Ornella De Carlo e Anna Zanchi

Bologna: Presentazione di un nuovo servizio di applicazione di Blockchain per artisti, musei e collezionisti a Casa Museo Renzo Savini

presenta

L’Arte tra Intelligenza Artificiale,
NFT e Blockchain

Luca Pozzi, Arkananian Shenron, 2020

Sabato 14 maggio 2022 ore 11:00

Casa Museo Renzo Savini
Via Letizia 11, Bologna
(Breakfast dalle ore 10:00)

Sabato 14 maggio 2022 alle ore 11:00 si svolgerà il quarto incontro del programma culturale proposto da Casa Museo Renzo Savini per il 2022. L’appuntamento, organizzato dall’avvocato Lavinia Savini, specializzata in proprietà intellettuale e diritto dell’arte, in collaborazione con UIA (Union Internationale des Avocats) affronterà con numerosi ospiti le tematiche di NFT, Blockchain e Intelligenza Artificiale legate al mondo dell’arte: argomenti di grande attualità che suscitano sempre più interesse per la loro applicazione in una vasta gamma di ambiti, non solo artistico ma anche medico, ingegneristico, giuridico ecc.

L’evento nasce con l’intento di fare chiarezza sulla sempre più solida relazione tra il mondo dell’arte e quello degli NFT (Non Fungible Token) e dei Blockchain, protagonisti di una rivoluzione tecnologica di cui oggi tutti parlano, ma che in pochi conoscono concretamente. Gli NFT sono il fenomeno del momento, rappresentano l’atto di proprietà e il certificato di autenticità di un bene, un’opera o un prodotto artistico, poiché rendono unico qualcosa che fino a prima non poteva per sua natura esserlo: un file, ovvero un oggetto virtuale replicabile infinite volte con facilità. Gli NFT possono essere agevolmente ceduti, monetizzati e tracciati grazie alla tecnologia blockchain che garantisce, a tempo indeterminato, l’integrità, la paternità e la data  del contenuto notarizzato, sia esso un file o documento di qualsiasi genere: contratti, opere letterarie e testi, format, opere d’arte, modelli e disegni, video e fotografie, progetti creativi e commerciali.

Per comprendere dunque a pieno le esigenze e le perplessità del mondo dell’arte rispetto all’utilizzo di queste nuove tecnologie, prenderanno parte all’incontro:

  • Lavinia Savini, avvocato, partner dello studio FPBLegal (Milano – Trieste – Bologna) e rappresentante di UIA presso WIPO (World Intellectual Property Organization) di Ginevra, che illustrerà le principali questioni correlate all’impatto degli NFT sul mercato dell’arte e ne illustrerà le problematiche giuridiche di maggiore rilievo, per lo più attinenti alla disciplina del diritto d’autore
  • Vincenzo Rana, docente del Politecnico di Milano e del MIP, co-founder di KNOBS srl e di BCode srl. Proprio grazie alla collaborazione con Bcode, infatti, lo Studio legale FPB LEGAL ha iniziato a offrire ai propri clienti una serie di nuovi servizi di registrazione su Blockchain ed emissione di NFT, declinati per il mondo dell’arte e non solo.
  • Enrico Al Mureden, professore ordinario di Diritto civile nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna e autore, insieme a Guido Calabresi, del libro “Driverless cars. Intelligenza artificiale e futuro della mobilità” (Il Mulino, 2021). Il Professore parlerà di Intelligenza Artificiale e porrà particolare attenzione agli aspetti giuridici connessi all’utilizzo di tale tecnologia.
  • L’artista e mediatore interdisciplinare Luca Pozzi, che parlerà di alcune sue opere in cross-reality nate dalla fusione di arte, fisica delle particelle, cosmologia multi-messaggera e quantum computing. Laureato in Pittura all’accademia di Belle arti di Brera e specializzato in Computer Graphics e Sistemi, collabora infatti con visionarie comunità scientifiche tra cui la Loop Quantum Gravity (PI), il Compact Muon Solenoid (CERN) e il Fermi Large Area Telescope (INFN, NASA).

Modera l’avv Bruno Micolano, membro del Consiglio di Presidenza dell’Union Internationale des Avocats.


Nel corso dell’evento sarà presentato in esclusiva un nuovo servizio, ideato da FBPLegal con il supporto tecnologico del loro partner BCode srl, nato dall’esperienza nel settore dell’avv. Lavinia Savini e dal confronto con collezionisti ed operatori.

Tale servizio è pensato per artisti, collezionisti e musei, è creato ad hoc sulla base delle esigenze e prevede l’applicazione di Blockchain per risolvere il problema dell’autenticità e provenienza delle opere attraverso la loro registrazione su di essa e l’eventuale emissione di NFT di “supporto” alle opere.

Per gli artisti, viventi o loro fondazioni, come archivio delle opere da loro create avente un particolare valore legale, stante anche l’immutabilità e perpetuità del registro BC. Questo potrebbe, a mio avviso, contribuire molto a risolvere gli enormi problemi che ci sono relativi all’autenticità delle opere”, spiega l’avv. Savini.

“Altrettanto interessante il possibile uso per collezionisti o musei, che potrebbero servirsene anch’ essi come archiviazione e certificazione delle opere presenti nella propria collezione. In questo modo, si darebbe prova della proprietà, autenticità e provenienza delle opere e agevolerebbe la trasmissione delle stesse, anche a livello successorio”.

BIOGRAFIA DI LAVINIA SAVINI

Lavinia Savini, avvocato, esperta in proprietà intellettuale e diritto del mercato dell’arte, lavora tra Bologna Milano e Parigi ed è Partner dello studio FPBLegal (Milano Bologna Trieste). Tra le varie cariche rivestite è Rappresentante di UIA (Union Internationale des Avocats) presso World Intellectual Property Organization (WIPO) di Ginevra, membro della Commissione Internazionale del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna, dell’Institut Art & Droit di Parigi e della Fondation pour le droit de l’art di Ginevra.Ha all’attivo, in materia, diverse pubblicazioni, convegni e docenze a livello nazionale e internazionale (tra i vari: su Il Sole 24 Ore; Il Giornale dell’Arte, Allemandi; “Copyright Protection for Fashion Creations”, LexisNexis 2020; “Il regime di tutela del layout di interni”- in Design and Digital Innovation, Edizioni Scientifiche Italiane 2021; “La tutela di diritto d’autore per le creazioni di moda” in Il diritto d’autore, SIAE, 2021; docenze presso Accademia di Belle Arti di Bologna, Camera Arbitrale di Venezia, NABA, IED – Istituto Europeo di Design; Webinar de Il Sole 24 ore “Investire nell’arte digitale opportunità e rischi”, 2022).

Casa Savini

LA CASA MUSEO RENZO SAVINI

Commissionata nel 1964 all’architetto Raoul Biancani, la Casa Museo Renzo Savini si configura come uno degli esempi più interessanti dell’architettura contemporanea, sviluppato su tre livelli, con un costante gioco armonico tra materiali e vetrate. Al suo interno è presente una ricca selezione di opere assemblate, nel tempo, dal collezionista Renzo Savini, con una coerente e metodica volontà di creare un unicum tra opere ed elementi architettonici di varie epoche. Una preziosa miscellanea di lavori artistici, manufatti di alto artigianato e reperti naturalistici. Un luogo pieno di suggestioni, dove Savini ha vissuto con la famiglia fino alla sua scomparsa. Renzo Savini (19 settembre 1931 – 13 luglio 2018) è stato un umanista di formazione classica. Grande collezionista, anticipava i tempi per la sua sensibilità e con ingegno sapeva cercare e accostare oggetti, creando una commistione di materiali e contrasti tra epoche diverse.

All’interno della casa è presente una piccola Kunstkammer (letteralmente “camera dell’arte”), nella quale sono raccolti manufatti di provenienze molteplici e multiformi, reperti e curiosità di ogni genere: pezzi di Castiglioni, Gavina e Scarpa; statue dei presepi barocchi e pupi del Settecento; bassorilievi rinascimentali incastonati nel muro; manoscritti e libri antichi; disegni del Tiarini e tele del Signorini.

Nella palazzina, al piano sottostante, ha risieduto per anni Dante Bini, architetto di fama mondiale, noto anche per aver ideato per Michelangelo Antonioni e Monica Vitti La Cupola, l’avveniristica villa sulla Costa Paradiso in Sardegna. Oggi la Casa Museo è gestita dalle figlie di Renzo Savini.


INFORMAZIONI UTILI

Incontro su “L’Arte tra Intelligenza Artificiale, NFT e Blockchain”
QUANDO: Sabato 14 maggio 2022 ore 11:00
DOVE: Casa Museo Renzo Savini, via Letizia 11, Bologna

Ingresso su prenotazione fino a esaurimento posti.
Per partecipare è necessario prenotare all’indirizzo mail savinicultura@gmail.com

SITO: www.casamuseorenzosavini.it/it/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126             
info@culturaliart.com
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Pisa: il Museo della Grafica presenta STEFANO TONELLI. Incontro con l’artista

In occasione della Notte Europea dei Musei e della mostra “Manca sempre qualcosa..”. Pisa omaggia Pier Paolo Pasolini a cento anni dalla nascita

il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) presenta

STEFANO TONELLI
Incontro con l’artista

Sabato 14 maggio 2022, ore 18:00

Evento gratuito
Per ulteriori informazioni:

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-66-67)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it

Reggio Emilia: FOTOGRAFIA EUROPEA 2022 “Un’invincibile estate”

I Chiostri di San Pietro, Palazzo da Mosto, i Chiostri di San Domenico, Biblioteca Panizzi, Galleria Santa Maria, Spazio Gerra, i Musei Civici, Collezione Maramotti, Fondazione I Teatri e gli spazi del Circuito OFF accolgono mostre di grandi maestri e di giovani esordienti.

29 Aprile 2022 – 12 Giugno 2022
Reggio Emilia, sedi varie

FOTOGRAFIA EUROPEA 2022
“Un’invincibile estate”

Chloé Jafé, No title. Jun San. 2016, Osaka © Chloé Jafé

Dal 29 aprile al 12 giugno 2022 torna l’atteso appuntamento con FOTOGRAFIA EUROPEA a Reggio Emilia, Festival di fotografia di caratura internazionale promosso e prodotto da Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia e con il contributo della Regione Emilia-Romagna.

Torna con una fortissima spinta propulsiva, data dal titolo: UN’INVINCIBILE ESTATE, frase celebre di Albert Camus che racchiude potentemente l’immagine di come le nostre forze interiori, pur nel cuore dell’Inverno, tendano inevitabilmente a sprigionarsi infine nel trionfo e nel continuo rinnovarsi della vita. Una metafora quanto mai attuale visto il recente passato e il presente che ci stanno accompagnando.
Questa suggestione ha accompagnato la direzione artistica del Festival, composta da Tim Clark e Walter Guadagnini, che ha selezionato i lavori dei protagonisti di quest’anno combinando sguardi internazionali e sensibilità differenti, mai banali, che non mancheranno di cogliere, anche di sorpresa, i visitatori.

Alla base del Festival, come sempre, ci saranno storie e racconti molto spesso intimi, altre volte più aperti e sfacciati ma in entrambi i casi con l’obiettivo di stimolare punti di vista nuovi e una riflessione sulla complessità del mondo e dei fili che intrecciano i suoi abitanti ai quattro angoli del pianeta. Molteplici sguardi sulla contemporaneità attraverso il medium della fotografia, per interrogarsi sul ruolo delle immagini e della cultura visiva in questo particolare momento storico.

LE MOSTRE

Come sempre le sale dei monumentali Chiostri di San Pietro saranno il fulcro del festival, ospitando ben dieci esposizioni.
Al primo piano, in ordine di percorso, troviamo Nicola Lo Calzo con il progetto intitolato Binidittu, riflessione sulla condizione delle persone migranti nel Mediterraneo attraverso la figura di San Benedetto il Moro, il primo santo nero della storia moderna considerato un’allegoria dei nostri tempi: luogo d’incontro tra il Mare Nostrum e il mondo, tra la memoria e l’oblio, tra il razzismo banalizzato e l’humanitas condivisa. Nella sala successiva, Hoda Afshar, attraverso gli scatti del complesso progetto Speak The Wind svela gli straordinari paesaggi dell’Iran, la sua gente e i loro rituali, fotografando il vento e gli intrecci di tradizioni e credenze che porta con sé, per formare una registrazione visibile dell’invisibile attraverso l’occhio dell’immaginazione. La fotografa americana Carmen Winant, invece, nella serie di immagini di Fire on World tesse più narrazioni attraverso centinaia di diapositive ritrovate, di protesta, di nascita e di piccoli mondi, che si allineano ordinatamente e messe insieme formano un quadro più ampio di disordine sociale e dissenso. Il giapponese Seiichi Furuya con la mostra First trip to Bologna 1978 /Last trip to Venice 1985 racconta il primo e l’ultimo viaggio fatti insieme a sua moglie Christine Gössler, attraverso ritratti intimi e fermo immagini, che gli hanno permesso di ricostruire la memoria di quei momenti, fino al suicidio di Christine. Ken Grant, fotografo inglese, propone la mostra Benny Profane, un progetto a lungo termine su un distretto portuale nei dintorni di Liverpool, che diventa nei suoi scatti un’immersione in uno spazio e in coloro che da esso dipendono, un resoconto di parentela e sfida in una terra difficile. Il giovane Guanyu Xu con le fotografie di Temporarily Censored Home trasforma lo spazio domestico e conservatore della sua infanzia, in scena di rivelazione, protesta e bonifica queer, mediante un mosaico di immagini raccolte da riviste di moda e cinema occidentali, nonché ritratti di sé stesso con altri uomini, per mettere in scena una performance profondamente intima e politica. La fotografa Chloé Jafé con I give you my life racconta la storia, spesso sconosciuta, delle donne della Yakuza – la mafia giapponese tra le più leggendarie al mondo – mogli, figlie, amanti, che orbitano intorno alle attività criminali dei gangster maschi e che a loro hanno dedicato la loro esistenza. Jonas Bendiksen, invece, diffonde il caos nella comunità del fotogiornalismo con The Book of Veles, progetto che accorpa le fake news generate nella piccola e sconosciuta cittadina macedone di Veles per dimostrare – attraverso un misto di reportage classico, modelli di avatar 3D e sistemi di generazione di testo con intelligenza artificiale – che la disinformazione visiva confonde anche i professionisti dei media addestrati. Infine il francese Alexis Cordesse con Talashi, (parola che in lingua araba significa frammentazione, scomparsa) spiega cos’è la guerra civile siriana attraverso le fotografie personali scattate da coloro che vivono in esilio: un atto di rievocazione collettiva tra intimità e Storia.

La mostra storica di questa edizione sarà ospitata nelle sale affrescate del piano terra dei Chiostri di San Pietro e sarà dedicata a Mary Ellen Mark, fotografa documentarista che dal 1964 fino alla sua morte nel 2015, realizza saggi fotografici intensamente vividi e rivoluzionari che esplorano la realtà delle persone, soprattutto donne, in una varietà di situazioni complesse e spesso difficili, dolorose, a volte quasi impossibili.
Mary Ellen Mark: The Lives of Women, a cura di Anne Morin, abbraccia l’umanità di queste donne e la condivide con un pubblico più ampio, fornendo ai suoi soggetti una voce significativa, spesso estremamente potente.

Nella sede di Palazzo da Mosto trovano posto gli scatti della nuova produzione di Fotografia Europea, affidata a Jitka Hanzlovà. Scopo di questo progetto è raccontare come le forze di resilienza degli adolescenti siano oggi particolarmente sollecitate dai risvolti sociali che la situazione sanitaria impone loro da due anni a questa parte.

I progetti dei vincitori della Open Call di questa edizione saranno visibili nel nuovo spazio di Fotografia Europea: la Galleria Santa Maria, nel cuore del centro storico. Simona Ghizzoni racconta nel progetto Isola come sia riuscita a recuperare una relazione con la natura e con le persone, approfittando dell’emergenza Covid per lasciare Roma e tornare a rifugiarsi nell’Appennino Emiliano. La spagnola Gloria Oyarzabal, fotografa e cineasta, fissa il focus della sua indagine sul concetto di Museo in particolare in un’ottica colonialista con il progetto Usus fructus abusus. Infine Maxime Richè, parigino, da tempo si misura con la capacità di adattamento dell’uomo rispetto alle conseguenze degli sconvolgimenti ambientali. In Paradise, il focus è l’incendio che in sole quattro ore ha incenerito l’omonima città californiana e le persone che nonostante ciò, tornano per ricostruirsi una vita, proprio dove la vita è stata così brutalmente cancellata.

Ad abbracciare il festival, numerose altre mostre partner che gravitano intorno ad esso, organizzate dalle più importanti istituzioni culturali cittadine e ospitate presso i propri spazi.

Nel trentennale della scomparsa di Luigi Ghirri, a Palazzo dei Musei, la mostra In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in miniatura e nuove prospettive, a cura di Ilaria Campioli, Joan Fontcuberta e Matteo Guidi, partendo dalla serie In scala realizzata da Luigi Ghirri in più riprese, dalla fine degli anni Settanta alla prima metà degli Ottanta, nel parco divertimenti Italia in Miniatura di Rimini, approfondisce i temi del doppio, della finzione e dell’idea stessa di realtà, creando un dialogo con la raccolta – disegni, cartoline, documenti e immagini provenienti dall’archivio del parco – accumulatasi dalla metà degli anni Sessanta a seguito dei numerosi viaggi del fondatore Ivo Rambaldi lungo tutta la penisola, allo scopo di raccogliere quanta più documentazione visiva possibile per la costruzione dei plastici.
Sempre a Palazzo dei Musei torna “Incontri! Arte e persone”, progetto di Reggio Emilia Città senza Barriere – STRADE dedicato all’incontro tra fragilità e creatività. L’artista Alessandra Calò, che predilige la pratica del lavoro off camera, e sette persone con fragilità realizzano, attingendo alla ricca collezione dei Musei, un vero e proprio erbario, tramite l’utilizzo di antiche tecniche di stampa fotografica a contatto. La mostra Herbarium. I fiori sono rimasti rosa, insieme agli esperimenti di stampa e al fare laboratoriale, saranno ospitati in un nuovo spazio museale che si apre al dialogo con la città.
I Chiostri di San Domenico ospitano la nona edizione di Giovane Fotografia Italiana, progetto del Comune di Reggio Emilia che valorizza i talenti della fotografia italiana contemporanea under 35. La mostra, significativamente intitolata Possibile, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, presenta le ricerche di
Marcello Coslovi, Chiara Ernandes, Claudia Fuggetti, Caterina Morigi, Giulia Parlato, Riccardo Svelto, Giulia Vanelli, artisti selezionati da una giuria internazionale, composta dai curatori e da Chiara Fabro – Festival Panoràmic di Barcellona, Shoair Mavlian – Photoworks di Brighton e Krzysztof Candrowicz – Fotofestiwal di Łódź. Novità di questa edizione è l’istituzione del Premio Luigi Ghirri, nel trentennale della scomparsa dell’autore, in collaborazione con l’Archivio Eredi Luigi Ghirri.
Lo Spazio Gerra presenta il progetto In Her Rooms di Maria Clara Macrì in cui l’autrice esplora il rapporto tra empatia, intimità e rappresentazione contemporanea delle donne. Nel suo lavoro, la fotografa riesce a cogliere la natura complessa e intensa della femminilità odierna, liberata dagli stereotipi e dalla sessualizzazione e oggettivazione di cui è vittima ed esprimendo visivamente l’essenza di un nuovo sentire internazionale e globale, dovuto anche alla forte trasmigrazione al femminile.
La Biblioteca Panizzi con la mostra Vasco Ascolini: un’autobiografia per immagini a cura di Massimo Mussini, racconta la vita artistica e lavorativa del fotografo reggiano attraverso 40 anni di scatti in un percorso coraggioso, fatto di incontri importanti e di grande determinazione. L’intento è quello di far conoscere al pubblico la donazione che il fotografo ha fatto alla città ricreando una sorta di diario di viaggio in cui Ascolini segnala i momenti di passaggio con i quali ha progressivamente arricchito il suo linguaggio espressivo.
La Collezione Maramotti dedica la sua mostra al fotografo Carlo Valsecchi che nelle quarantaquattro fotografie di grande formato che costituiscono Bellum – tutte presenti nel volume che accompagna la mostra, e di cui una ventina in esposizione – racconta il conflitto ancestrale tra uomo e natura e tra uomo e uomo. Attraverso un lavoro durato circa tre anni, Valsecchi percorre le montagne, espressione naturale estrema e insieme luogo dell’ultima guerra, sublimando nei suoi scatti una realtà cruda in forma spesso astratta, intimamente estetica e assoluta.

La Fondazione I Teatri espone gli scatti di Arianna Arcara in cui Teatro e fotografia entrano ancora in relazione nel nuovo progetto dal titolo La Visita / Triptych che Fondazione I Teatri, con Reggio Parma Festival e in collaborazione con Collezione Maramotti e Max Mara hanno affidato all’artista invitandola a una interpretazione del lavoro della Compagnia di teatro-danza belga Peeping Tom al Festival Aperto 2021. Ritratti, allestimenti e sequenze sono i tre focus su cui Arcara ha lavorato per questa mostra, riprendendo la performance site specific “La Visita” presso la Collezione Maramotti e la spettacolare trilogia “Triptych” andata in scena al Teatro Municipale Valli.

Anche per questa edizione il CIRCUITO OFF – l’evento collettivo e indipendente che arricchisce il Festival con una serie innumerevole di mostre diffuse in tutto il territorio cittadino – presenta progetti di fotografi professionisti accanto a giovani alle prime esperienze, appassionati e associazioni che dovranno misurarsi con il tema di quest’anno esponendo i propri scatti in negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte. Parte di questo circuito è anche il progetto OFF@school che coinvolge le scuole di tutta la provincia di Reggio Emilia. Il 7 maggio è la serata dedicata al Circuito Off e in questo evento sarà decretato il vincitore del premio Max Spreafico a cui sarà data l’opportunità di produrre una nuova mostra ed esporla durante la prossima edizione di Fotografia Europea, nel 2023.

E non poteva mancare anche quest’anno lo Speciale Diciottoventicinque, il progetto formativo di Fotografia Europea, giunto all’XI edizione, nato per accompagnare i giovani amanti della fotografia in un percorso che va dall’ideazione alla realizzazione di un progetto espositivo, affidato quest’anno ad Anush Hamzehian e Vittorio Mortarotti, due artisti d’eccezione che da anni lavorano insieme coniugando video e fotografia e che, forti della loro esperienza, punteranno sulla multidisciplinarietà, consapevoli che un progetto visivo si possa costruire e arricchire attraverso linguaggi diversi.

Novità assoluta di questa edizione è FOTOFONIA EUROPEA: un progetto musicale in due serate curate da Max Casacci, produttore e fondatore dei Subsonica, in cui la commistione tra immagini e musica elettronica costruisce una declinazione musicale di Fotografia Europea.

Oltre alle mostre arricchisce il Festival un calendario di appuntamenti pensato non solo per le tre giornate inaugurali – 29, 30 aprile e 1 maggio – ma che accompagnerà visitatori e appassionati anche nelle settimane successive fino al 12 giugno: conferenze, incontri con gli artisti, presentazione di libri (tra cui il vincitore del FE+SK Book Award, premio organizzato in collaborazione con la casa editrice indipendente Skinnerboox ) book signing, letture portfolio, workshop, un bookfair dedicato agli editori indipendenti e spettacoli pensati per alimentare un confronto culturale che partendo dalla fotografia affronti anche temi trasversali, coinvolgendo un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo che sa di trovare a Reggio Emilia il meglio di ciò che la fotografia contemporanea produce e propone.

Special Sponsor per l’edizione 2022 si conferma Iren.


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