A The Phair 2022 Galleria del Cembalo presenta le fotografie di Paolo Gioli, Paolo Pellegrin, Karmen Corak e Cristina Vatielli

La Galleria del Cembalo, galleria romana specializzata in fotografia, è stata invitata a partecipare alla terza edizione di The Phair, la fiera internazionale dedicata alla fotografia e all’immagine in scena a Torino Esposizioni dal 26 al 29 maggio 2022.

In occasione di The Phair 2022

la Galleria del Cembalo presenterà fotografie di

Paolo Gioli, Paolo Pellegrin, Karmen Corak e Cristina Vatielli

4 fotografi di fama internazionale a confronto

con immagini sul tema del Corpo  

GDC Karmen Corak Unveild Arcval Pigment PrinT 2014

Preview e opening 26 maggio 2022

Dal 27 al 29 maggio 2022

Torino Esposizioni, Padiglione 3
Via Francesco Petrarca, 39/b – Torino

La Galleria del Cembalo, spazio espositivo aperto nel 2013 per iniziativa di Paola Stacchini Cavazza all’interno di Palazzo Borghese, nel cuore antico di Roma, tra piazza di Spagna e il Tevere, vuole restituire ai collezionisti e agli appassionati d’arte alcune delle sale al pianterreno che Marcantonio IV Borghese fece decorare alla fine del Settecento per ospitarvi la propria collezione.

L’attività espositiva, diretta in collaborazione con Mario Peliti, ha come elemento centrale la fotografia e il suo dialogo con le altre forme di espressione artistica.
Nell’arco di nove anni sono state prodotte cinquantadue mostre, tra monografiche e collettive,
talvolta di rilevante impegno curatoriale, presentando sia lavori di autori celebrati
sia nuove proposte.

La galleria rappresenta in esclusiva per l’Italia Christopher Broadbent, Evol, Alain Fleischer, Gilbert Garcin, Paolo Gioli, Alessandro Imbriaco,Paolo Pellegrin, Sharon Ritossa, Alessio Romenzi, Pentti Sammallahti, Danila Tkachenko, Cristina Vatielli, Paolo Ventura. Inoltre annovera tra i suoi artisti Letizia Battaglia, Antonio Biasiucci, Luca Campigotto, Lorenzo Castore, Nicolò Cecchella, Stefano Cerio, Kathryn Cook, Karmen Corak, Cortis & Sonderegger, John Demos, Giorgia Fiorio, Joan Fontcuberta, Charles Fréger, Michael Kenna, Charles March, Massimo Siragusa, Toni Thorimbert.

Grazie alla continuità e costanza nella programmazione, la Galleria del Cembalo costituisce
un punto di riferimento nel panorama culturale romano.

Con regolarità le mostre della galleria sono recensite da TG 5, RaiNews24, L’Espresso, Internazionale, Io Donna, Sette, Il Giornale dell’Arte, Arte, Art Tribune, Exibart.
Servizi sulla Galleria del Gembalo sono apparsi sul New York Times e Le Figaro.

Nelle sale della galleria si ospitano frequentemente presentazioni di libri, incontri di lavoro, eventi privati di vario genere.


INFORMAZIONI UTILI

Galleria del Cembalo partecipa a The Phair 2022
Dal 27 al 29 maggio 2022

PREVIEW E OPENING: 26 maggio 2022
DOVE: Torino Esposizioni, Padiglione 3 – Via Francesco Petrarca, 39/b – Torino

INFO: https://www.thephair.com/

CONTATTI
SITO: www.galleriadelcembalo.it/
FACEBOOK: www.facebook.com/galleriadelcembalo
INSTAGRAM: www.instagram.com/galleriadelcembalo/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

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Milano: Luca Tommasi Arte Contemporanea ospita la mostra “One cup of sugar”, la prima personale in Italia di Unskilled Worker

Dal 28 aprile al 24 giugno 2022, Luca Tommasi Arte Contemporanea di Milano ospita la mostra One cup of sugar, la prima personale in Italia di Unskilled Worker, che consentirà al pubblico di scoprire la sua cifra stilistica unica.

MILANO
LUCA TOMMASI ARTE CONTEMPORANEA

FINO AL 24 GIUGNO 2022

LA PERSONALE DI

UNSKILLED WORKER

Il percorso espositivo raccoglie 10 opere dell’artista britannica, sofisticate composizioni caratterizzate da una figurazione espressiva e da colori sgargianti.

Unskilled Worker, ‘Face Shopping’ 2021
Acrylic Gouache, resin and gold dust on Fabriano paper 85 x 141 cm

Helen Downie, conosciuta internazionalmente con il suo soprannome di Unskilled Worker, ha scoperto la pittura a 48 anni e, senza alcuna formazione accademica, è diventata in poco tempo, famosa a livello internazionale.

Il suo successo è partito dai social. Tutto nasce, infatti, quando ha iniziato a popolare il suo account Instagram, @unskilledworker, con i suoi dipinti, per lo più ritratti di piccole dimensioni con il segno distintivo degli occhi grandi, realizzati a tecnica mista su carta. A poco più di due anni dal suo primo post (un dipinto che ha poi distrutto) il suo account aveva 207.000 follower, tra cui Nick Knight, il fotografo di moda che l’ha invitata a fare una residenza per il suo sito, SHOWStudio, e Alessandro Michele, il direttore creativo di Gucci, che favorì il successo internazionale della Downie quando la invitò a illustrare la collezione Gucci Fall 2015 per la mostra No Longer/Not Yet al Minsheng Art Museum di Shanghai nell’ottobre 2015.

Alessandro Michele ricorda così quel momento: “Helen e io ci siamo incontrati all’inizio del mio viaggio. Il nostro è stato un incontro magico, fatto di fantasia, di luoghi non luoghi, di personaggi che uscivano dalla mia mente, entravano in passerella e venivano poi trasportati da Helen in un altro luogo, nel suo mondo fiabesco. Helen fa parte della mia storia. Ho amato guardare ciò che mi circonda attraverso i suoi occhi. Il suo è uno spazio popolato di piccole e grandi divinità e di animali, di cui tutti, compreso me e i miei cani, ne siamo diventati parte”.

“Faccio immagini che sono una risposta al mondo, passato e presente – racconta l’artista – prendendo ispirazione dall’arte devozionale, dalla poesia e dall’arte popolare. I miei dipinti mettono spesso le donne al centro dell’opera. Si affacciano dal quadro richiedendo lo sguardo dello spettatore con un contatto visivo quasi diretto, creando una versione idealizzata della femminilità in cui l’auto-accettazione è un atto di sfida sociale”.

La mostra milanese presenterà 10 opere, sofisticate  composizioni caratterizzate da una figurazione espressiva e dai colori sgargianti, che riveleranno il suo stile così unico da attirare una grande attenzione mediatica e un successo mondiale.  I suoi dipinti intrisi di un’innocenza infantile e di un’atmosfera sognante, raffigurano scene di intricata bellezza, con chiari riferimenti all’arte del periodo Tudor e rinascimentale, elementi che si fondono con riferimenti culturali della contemporaneità.

La Downie è da sempre, infatti, una voce forte per le donne e attraverso la sua esplorazione del genere si diverte a testare nuove frontiere con la sua arte. È attratta dal tema dell’inclusione e attraverso il suo lavoro intende sviluppare una narrazione sull’importanza della diversità e della libertà di espressione, che parli a tutti.

Un forte coinvolgimento nei temi sociali che la fanno stare sempre in prima linea anche aiutando, con la donazione dei suoi dipinti, enti e di beneficenza per le arti e la salute mentale quali Hospital Rooms, unità ospedaliere di salute mentale del National Health Service (NHS, il sistema sanitario nazionale del Regno Unito) o The Big Issue and Secret 7″ a sostegno di “Help Refugees”, una ONG non governativa con sede in Gran Bretagna.

Nel testo che presenta la mostra, Domenico De Chirico scrive: “Helen Downie, alias UnskilledWorker, è un’artista londinese nota per il suo stile pittorico idiosincratico ed espressivo, i cui dipinti su carta, sia intimi sia evocativi, mescolano in modo amabilmente sapiente personaggi e natura con l’effimero e il fantastico. UnskilledWorker è una voce forte per tutte le donne poiché con la sua arte, attraverso l’esplorazione dell’identità di genere, si avventura sovente in terre curiose e ignote per testare nuove frontiere. In bilico tra passato e presente, focalizzandosi sui reperti della storia femminile collettiva con tutte le sue eroine e ripercorrendo quella delle contrapposte forze maschili, appassionata di inclusione, attraverso il suo lavoro solletica svariati temi, tra cui: potere e impotenza, bellezza autentica e iconografia, Eros e Thanatos, poesia e arte popolare, accettazione e libertà, femminilità, maternità e autonomia femminile, sentimento collettivo e intimismo, detto e non detto, sperando di sviluppare una narrativa visiva alta sull’importanza del valore umano della diversità e sull’irrinunciabile notabilità della libertà di espressione, che parli a tutti indistintamente”.

Helen Downie – Note biografiche

Helen Downie risiede e lavora a Londra.

Nel 2016, un ritratto appositamente commissionato all’artista è stato la copertina dell’edizione limitata di Bazaar Art insieme a sei importanti artiste contemporanee, tra cui Etel Adnan, Sarah Morris, Rachel Feinstein, Cornelia Parker, Celia Paul e Taryn Simon.

Nello stesso anno le sue opere sono state presentate, insieme a quelle di Grayson Perry, vincitore del Turner Prize, e a Jake e Dinos Chapman, in un’asta e nella mostra per il 40 ° anniversario di Shape Arts.

Tra il 2018 e il 2020, il lavoro di Downie è stato esposto da Aki Atelier Gallery a Seoul, Art Central a Hong Kong, al D Museum di Seoul, al Museo ABC de Dibujo e Ilustración di Madrid, da Hauser & Wirth insieme a opere di Anish Kapoor, Antony Gormley e Richard Wentworth, con una successiva asta a favore dell’organizzazione benefica “Hospital Rooms”.

Nel  2021, per celebrare il mese internazionale delle donne, sue opere sono state esposte a Londra da W1 Curates in una delle più grandi installazioni permanenti di arte pubblica digitale del mondo.

Il lavoro di Downie è apparso in molte pubblicazioni internazionali, tra cui Artnet, The New York Times, Vanity Fair, Vogue, Dazed, Harper’s Bazaar e i-D.


UNSKILLED WORKER. One cup of sugar
Milano, Luca Tommasi Arte Contemporanea (via Cola Montano 40)
28 aprile – 24 giugno 2022

Inaugurazione: giovedì 28 aprile, ore 18

Ingresso libero
Orari: martedì – sabato 15:00 / 19:00

Chiuso dall’11 al 14 maggio 2022

Per info e appuntamenti: luca@lucatommasi.it
M +39 335 242433
www.lucatommasi.it

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
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Firenze, Museo degli Innocenti: BONELLI STORY. La storia degli 80 anni della Casa Editrice “Sergio Bonelli Editore”

Da Tex a Dylan Dog, da Zagor a Dragonero. 80 anni di storie a fumetti”, la storia degli 80 anni della Casa Editrice “Sergio Bonelli Editore” celebrati al Museo degli Innocenti di Firenze.

Dal 1° giugno al 18 settembre 2022, il Museo degli Innocenti di Firenze ospita una nuova e avvincente mostra dedicata alla più famosa casa editrice italiana che ha fatto la storia del fumetto, la “Sergio Bonelli Editore”.

Tex WillerPiccolo RangerZagorDylan DogNathan Never Dragonero sono solamente alcuni dei più noti e longevi personaggi del fumetto italiano, entrati nell’immaginario collettivo grazie al nome Bonelli, da sempre sinonimo di Avventura.

Non solo una Casa Editrice: la Bonelli – a partire dal suo capostipite Gianluigi e la moglie Tea Bertasi (figura fondamentale nella creazione del fumetto italiano) e poi con l’erede Sergio e, oggi, il nipote Davide – insieme a centinaia di collaboratori ha portato in edicola, in fumetteria e in libreria oltre duecento testate. Una storia sorprendente, fatta di persone e personaggi, fumetti e fumettari, di dietro le quinte e colpi di scena per rimanere sempre al fianco dei lettori, nonostante i mutamenti di costume e cambiamenti epocali.

La mostra BONELLI STORY è un progetto di Sergio Bonelli Editore e Comicon, in collaborazione con ARF!, è promossa dal MIC – Direzione Generale Creatività Contemporanea, con il patrocinio del Comune di Firenze ed è prodotta e organizzata da ArthemisiaPiuma In Your Event.


Sede
Museo degli Innocenti
Piazza della Santissima Annunziata, 12
50121 Firenze

Date al pubblico
1 giugno – 18 settembre 2022

Orari di apertura
Dal lunedì alla domenica dalle 11.00 alle 18.00
(ultimo ingresso 17.15)
Martedì chiuso

Biglietti
Intero € 13,00
Ridotto € 11,00
Bambini 6-11 anni € 6,00
Bambini sotto i 6 anni – ingresso gratuito

Info su orari, eventi e biglietti
www.bonellifirenze.it
booking@istitutodeglinnocenti.it
T. +39 055 2037122

Hashtag ufficiale
#BonelliStoryFirenze

Ufficio Stampa
Arthemisia
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Roma, Cappella Orsini: “Anime Prive – in cerca di cibo” – Mostra dell’artista romano ANDREA MODESTI

Anime Prive – in cerca di cibo è la prima mostra dell’artista romano ventunenne Andrea Modesti.

Dal 27 maggio al 3 giugno, circa 30 opere di Modesti sono ospitate nella splendida cornice di Cappella Orsini in una mostra a cura di Claudia Rebecca Saso.

Nella continua ricerca di una tecnica personale, attraverso gli elementi naturali uniti all’attenzione e alla ricerca dell’energia della terra, l’artista spazia da percorsi cromatici a segnici, senza soluzione di continuità.

Dal chiaro allo scuro, dalla ricerca tonale all’uso del colore puro, sempre con lo sguardo rivolto alla realtà, Modesti modifica l’immagine attraverso la mente, esprimendo sentimenti ed emozioni. Non tralascia la rappresentazione di temi sociali, che rappresenta con grande perizia applicando gli studi di anatomia e di composizione usati dai grandi maestri del Cinquecento italiano, rivivendoli attraverso gli accadimenti del nostro tempo.
“Un artista giovane attento alla cronaca e alle tematiche sociali che non tralascia però la speranza nel futuro”, così lo definisce la curatrice della mostra Claudia Rebecca Saso.

Le opere dell’artista romano si distinguono per la loro composizione: la materia è il tratto caratteristico di Modesti che arricchisce di volta in volta l’olio su tela con materiali e vari elementi: attraverso la combinazione di materie come inchiostri, argilla, bitume, rovi, metalli preziosi, sabbia e acqua di mare, riesce a dar vita alle emozioni dei soggetti raffigurati. In mostra opere come Santa Teresa e Madonna della seggiola realizzati ad olio con impasto materico e Dafne realizzata con materia e rovi su tela.
I quadri, i bozzetti e le sculture in mostra sono stati realizzati tra il 2017 e il 2022 e raccontano il processo creativo e artistico con il quale Andrea Modesti si affaccia al mondo dell’arte: visti con gli occhi del ventunenne artista romano le opere raccontano malattie, la pandemia, l’olocausto, la violenza sulle donne senza però tralasciare il tema più intimo e introspettivo che guarda al rapporto con sé stessi.

Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e dal Municipio Roma I Centro, la mostra è prodotta e organizzata da Fulcro Lucem, società che si occupa di eventi e management artistico composta da tutti giovanissimi imprenditori, con il supporto di Cappella Orsini, sede dell’evento.


UFFICIO STAMPA
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Gli amici Fauves di Matisse: Louis Valtat e Henri Manguin

di Sergio Bertolami

47 – I protagonisti

L’iniziatore e animatore ufficiale del gruppo dei Fauves, come si sa, èHenri Matisse. Al suo nome è consuetudine associare almeno quelli di Marquet, Derain, de Vlaminck, di cui ho già scritto nelle pagine precedenti. Poche note sommarie, si capisce, perché per approfondimenti non mi stancherò mai di rimandare alle fonti originali, quanto ai copiosi saggi critici. Derain e de Vlaminck sono gli artisti di Chatou, l’isola della Senna a un tiro da Parigi, dove hanno stabilito studio e residenza. Matisse di loro dice che usano il colore come “cartucce di dinamite”. Ma già dai primi anni del 1900 Matisse, aveva attratto a sé anche altri compagni. Quelli dei primi passi nell’atelier Moreau e nell’Académie Carrière, dove avevano fatto amicizia Rouault, Camoin, Manguin, Puy. A questi, aggiungono il proprio entusiasmo i tre giovani ex-impressionisti provenienti da Le Havre (Friesz, Braque, Dufy). Il denominatore comune dei Fauves si ricapitolava nella rivendicazione della libertà totale dell’artista di fronte ai fatti della natura. Di qui si apriva ogni nuova visione, a cominciare dalle possibilità da esplorare da parte dell’Espressionismo, del Cubismo, del Futurismo, dell’Astrattismo: cioè di quella serie di correnti alternative al fauvismo stesso che nel giro di soli sei anni, con decisione, prenderanno il sopravvento. Questo perché la lezione comune dei Fauves tendeva a sgretolarsi, per via delle diverse sensibilità artistiche manifestate all’interno di un gruppo niente affatto coeso. Non mancò di ravvisarlo Apollinaire, che riferendosi alla personale ricerca di Derain spiegava le compenetrate istanze fauviste e cubiste dell’artista suo amico con il recupero di un certo realismo classicista. Vista dall’esterno, la difficoltosa ricerca di una espressività autonoma può suscitare confusioni, facili e insorgenti equivoci. Non solo il pubblico, ma anche la letteratura critica, tende spesso a segmentazioni nette, rivelando incertezze di fronte ai ripensamenti dei singoli artisti. Le correnti non sempre riescono ad aggregare gli animi irrequieti.  

Ritratto di Louis Valtat 
intorno al 1904 (a 35 anni) opera di Auguste Renoir

Louis Valtat (Dieppe 1869 – Parigi 1952), ad esempio, è considerato un precursore dei Fauves, perché inizia usare tinte forti e vivaci fin dei primi anni del 900, influenzato com’era dal rapporto con i pittori Nabis, che frequentava al Caffè Volpini di Parigi. Aveva trascorso l’infanzia a Versailles, iscrittosi poi all’Académie Jullian, s’era legato a Nabis e ai pointilistes. Tra il 1899 e il 1913 aveva preso a dividere il proprio tempo fra Parigi e Anthéor. Qui, riassumendo i temi agresti suscitati dagli splendidi paesaggi che la natura esprimeva, li aveva restituiti attraverso una straordinaria tavolozza dai colori brillanti e luminosi. Colori che lo faranno collocare fra i precorritori del movimento nato nell’ideale “cage” del Salon d’Automne. Perché ideale? Semplicemente perché le cinque opere che Valtat aveva presentato vennero esposte nella sala XV, insieme a quelle di Kandinskij, Jawlensky e altri artisti. Tuttavia, la critica le accomunerà a quelle dei Fauves della sala VII. Le bestie feroci ruggivano, dunque, anche fuori della gabbia. Tuttavia, per l’artista Valtat, i colori brillanti e solari dei suoi paesaggi servivano a trasmettere sensazioni avvertite di serenità e pace interiore di fronte agli spazi ampi e assolati. A suo vantaggio concorreranno in seguito anche i luoghi in cui vivrà, dopo la Prima guerra mondiale, ovvero la Bretagna e la Normandia. Lo ispireranno ad opere lontane dagli influssi delle avanguardie, quanto piuttosto legate ad un linguaggio naturalistico, libero e personale.

Henri e Jeanne Manguin, 1900

Henri Manguin (Parigi 1874-Saint-Tropez 1948) è uno dei primi ad abbandonare la descrizione realistica, per avvicinarsi ad un uso libero e disinvolto dei colori, distinguendosi comunque per una maggiore coscienza della forma. Dal 1902 espone al Salon des Indépendants e dal 1904 al Salon d’Automne (Davanti alla finestra, 1904, Parigi, collezione L. Manguin). Anche nel suo caso, come in altri pittori del gruppo, il suo cromatismo vivace ha valenza espressiva ed emotiva, dapprima ispirato al puntinismo di Paul Signac, che Manguin ha conosciuto nel 1905 durante un soggiorno a Saint-Tropez. Vi trascorre le estati, lavorando alacremente “dal vero”, con l’utilizzo di tonalità più tenui rispetto al gruppo fauve, laddove prevalgono aranci e violetti, colori più adatti a rendere l’intensa luminosità dei paesaggi del Mezzogiorno francese (14 luglio a Saint-Tropez, 1905; Honfleur: il piccolo porto, 1924). Sono colori che continuerà a utilizzare anche quando la fase fauve si sarà affievolita. Così come manterrà anche i medesimi temi paesaggistici espressi con libertà di segno e di tratto. Non ha, però, il convincimento di proseguire fino in fondo la rivoluzione dimostrata dal movimento e, in quasi tutte le sue opere, mantiene la traccia di una tradizione convenzionale, che la critica riscontra immancabilmente nelle sue opere.

Altri nomi li scorreremo velocemente nelle prossime pagine (Continua).

IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay 

13 street artist internazionali nella collettiva When the walls become canvas – Testo critico di Giorgio Silvestrelli

When the walls become canvas

A cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro
Testo ed interviste di Giorgio Silvestrelli

Artisti: Daniel Eime (Portogallo), Lidia Cao (Spagna), Solo (Italia), Diamond (Italia), Ligama (Italia), Oniro (Italia), Luogo Comune (Italia), Alessandra Carloni (Italia), MauPal (Italia), Jerico (Filippine), Chekos’Art (Italia), Fabio Petani (Italia), Motore Fisico+Mafm (Italia)

Rosso20sette arte contemporanea
Via del Sudario 39 – Roma

Fino al 24 giugno 2022

Portarsi a casa un pezzo di strada

di Giorgio Silvestrelli

Premessa

Nella mia vita sono stato fortunato perché ancora prima che la street art diventasse virale e molto conosciuta, ad Ancona, la mia città natale, si è tenuto PopUP! uno dei primi festival in Italia.
Era il 2007 e questa forma d’arte iniziava a muovere i suoi primi passi nel nostro paese.
Mi è sempre piaciuto fare foto e, vedere che la mia città cambiava faccia attraverso questi grandi disegni, mi è sembrata un’occasione unica da documentare.
Sono una persona curiosa che ama fare nuove esperienze quindi mi sono proposto per aiutare gli organizzatori del festival.
Immediatamente mi sono reso conto di quanto lavoro e quanta fatica servisse per realizzare un murale. Piccolo o grande, dipingere un muro è un lavoro che richiede passione e determinazione.
Vedere una parete grigia che a poco a poco diventa un’opera d’arte è stata per me una sorta di epifania. C’è qualcosa di magico nell’assistere a questo processo.
Quella magia ha toccato profondamente il mio cuore e così nel 2012 mi sono trasferito a Roma affascinato dal progetto MURo.
Nel corso degli anni ho aiutato molti artisti a realizzare opere in diversi quartieri della città.
Ho lavato molti pennelli, trasportato spray e secchi di vernice. Ho spostato scale e trabattelli, e naturalmente ho fatto molte foto.
Qualche artista, per velocizzare i tempi di lavorazione, mi ha chiesto di fare delle campiture.
Anche io sono diventato parte di quella magia che si può chiamare arte urbana. Alcune volte mi sento un po’ come la donna che si fa tagliare in due dal mago.
Fare l’assistente degli artisti in strada mi ha permesso di vivere molte avventure incredibili.
Così tante che ci vorrebbero giorni per raccontarle.
Ecco spiegato il motivo per cui oggi la galleria Rosso20sette ha scelto me per scrivere il testo sulla mostra dal titolo When the walls become canvas.
Sono Giorgio Silvestrelli, sono un freelance, e la street art è un pezzo importante della mia vita.
Non sono un artista, ma so cosa vuol dire vedere un muro diventare un’opera d’arte.

Un’opera d’arte nasce sempre da un’idea.
L’idea inizia a prendere forma in uno sketch. Una matita, un foglio di carta o un pc sono gli strumenti per trasformarla in realtà.
A questo punto l’artista è chiamato a scegliere il supporto definitivo dove la sua idea vivrà.
Gli street artist sono quella particolare categoria di creativi che ha deciso, razionalmente o meno, che le loro opere vivranno in mezzo alla gente, sui muri delle città.
Fare un murale è sempre una vera impresa. Non importano le dimensioni, dipingere in strada è sempre un’avventura.
Sono tante le incognite e poche le certezze.
Il meteo è uno di quei fattori con cui ognuno di noi deve fare sempre i conti, ma per gli street artist è un elemento decisamente non trascurabile.
Chi dipinge in strada ha la consapevolezza che starà sotto al sole o al freddo per molte ore al giorno. Alle volte il caldo intenso e il freddo pungente si alternano nella stessa giornata. Per non parlare della pioggia che può distruggere in pochi minuti ore di lavoro.
Quando si realizza un murale, l’ambiente circostante non è un elemento da sottovalutare.
L’opera dovrebbe incastonarsi in quel determinato spazio urbano, quasi come se ne avesse sempre fatto parte. Altrimenti il tutto verrebbe percepito come una forzatura, un esercizio di stile o, peggio, uno “sgarbo” nei confronti delle persone che vivono in quel luogo.
Affinché ciò non avvenga, gli artisti si sentono quasi obbligati a studiare il territorio e le sue storie.
Dipingere in strada significa rinunciare a tutte le comodità del lavoro in casa o in studio.
Non ci sono sedie, i bagni sono sempre un’incognita e c’è sempre tanta confusione.
C’è il frastuono del camion elevatore che porta gli artisti a vette vertiginose, il caratteristico suono delle bombolette che vengono agitate, il rumore provocato dallo spostamento di scale, secchi pieni di vernice o acqua e, naturalmente, il traffico e le voci dei passanti.
Complimenti, parole di ammirazione, curiosità, stupore, gioia e a volte anche rabbia o amarezza.
Il confronto con il pubblico, che ogni artista vive in maniera assai personale, avviene immediatamente, senza filtri, senza censure o pudore.
Forse è proprio questo stretto contatto con la gente uno dei tanti fattori che spinge sempre più persone a produrre opere di street art o ad appassionarsi a questo movimento artistico.
Quando un murale è finito, dopo le foto di rito, si ritorna a casa con le ossa rotte, sporchi, con uno zaino pieno di sorrisi e con le occhiaie, ma anche con tante storie. Quelle vissute sulla propria pelle in quei lunghi giorni folli e quelle che le persone sentono la necessità di raccontare a chi dipinge. E sono molte.
Ancora oggi resta, per me, un mistero il perché la gente empatizzi immediatamente con chi dipinge un muro e senta la necessità di fare domande o esporre la propria opinione.
La street art ha il dono di parlare a tutti, nessuno escluso, e molti sentono il diritto/dovere di esprimersi in merito a quanto sta avvenendo davanti ai loro occhi.
L’insieme delle storie e delle esperienze fa sì che ogni murale sia unico e irripetibile, per gli artisti ma anche per le persone e quindi, a tutti gli effetti, è un’autentica opera d’arte.
Con la mostra When the walls become canvas Rosso20sette Arte Contemporanea ha chiesto a 13 street artist di riprodurre un loro murale dentro un supporto più a misura di collezionista come una tela. Quasi come regalare l’illusione di potersi portare a casa un pezzo di strada.
Perché i quadri, ci insegna la Storia, possono sopravvivere allo scorrere del tempo mentre per i murales non è minimamente ipotizzabile sapere quanto resisteranno in strada.
Chi produce un’opera di street art ha la chiara consapevolezza che tutta quella fatica, quell’impegno e passione possano essere danneggiati o distrutti il giorno successivo. Ma è proprio questa caducità ed incertezza uno dei tanti validi motivi, oltre a quelli sopra elencati, per cui ci sarà sempre qualcuno che continuerà a dipingere le mura delle nostre città regalandoci un momento di stupore e meraviglia.


INFO
When the walls become canvas
A cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro
Testo ed interviste di Giorgio Silvestrelli

Artisti: Daniel Eime (Portogallo), Lidia Cao (Spagna), Solo (Italia), Diamond (Italia), Ligama (Italia), Oniro (Italia), Luogo Comune (Italia), Alessandra Carloni (Italia), MauPal (Italia), Jerico (Filippine), Chekos’Art (Italia), Fabio Petani (Italia), Motore Fisico+Mafm (Italia)

Opening sabato 7 maggio ore 18.00

Fino al 24 giugno 2022
Orari: dal martedì al sabato 11-19.30 – domenica su appuntamento

Rosso20sette arte contemporanea
Via del Sudario 39 – Roma
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tel.06 64761113
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Ufficio stampa
Roberta Melasecca
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Erin Doom – Fabbricante di lacrime

Tra le mura del Grave, l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si raccontano da sempre storie e leggende a lume di candela. La più famosa è quella del fabbricante di lacrime, un misterioso artigiano dagli occhi chiari come il vetro, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole tetre dell’infanzia. Il suo sogno più grande, infatti, sta per avverarsi. I coniugi Milligan hanno avviatole pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è intelligente, scaltro, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare, ma il suo aspetto angelico cela un’indole oscura. Anche se Nica e Rigel sono uniti da un passato comune di dolore e privazioni, la convivenza tra loro sembra impossibile. Soprattutto quando la leggenda torna a insinuarsi nelle loro vite e il fabbricante di lacrime si fa improvvisamente reale, sempre più vicino. Eppure Nica, dolce e coraggiosa, è disposta a tutto per difendere il suo sogno, perché solo se avrà il coraggio di affrontare gli incubi che la tormentano, potrà librarsi finalmente libera come la farfalla di cui porta il nome. (Tratto dalla scheda editoriale su IBS).

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IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 

Arte e Cultura: la Gondola di Rotelli navigherà da Venezia fino a Milano alla Design Week

Il singolare progetto Clean Waters (mostra e installazione) dell’artista veneziano Marco Nereo Rotelli.

A Venezia lunedì 23 maggio alle ore 15,00, verrà messa finalmente in acqua la nota Gondola allestita di “rifiuti artistici Blu Klein” recuperati dai sommozzatori veneziani durante l’apertura della Biennale d’Arte. Verrà trasferita dal Museo della Marina Navale in laguna, (Il Museo dal 22 aprile fino al 22 maggio, ospita la nota Gondola e la mostra dell’installazione luminosa), con grosse gru per attraversare Venezia e “navigare” con il “suo mirato messaggio ambientale” fino a Milano proiettandosi anche nel mare del Metaverso. L’evento sarà in presenza dell’artista e di Gondolieri e sommozzatori che isseranno le bandiere con la scritta “Clean Water Please”.

FuoriSalone22
INTERNI – DESIGN REGENERATION

6-13 giugno 2022
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

Via Festa del Perdono, 7. Cortile d’Onore

EVER IN ART® presenta un nuovo progetto artistico cross-world
di Marco Nereo Rotelli alla Milano Design Week

Marco Nereo Rotelli, Ever in Art, Clean Water Please Project,
Fotoinserimento gondola Interni Statale Milano

Marco Nereo Rotelli
Progetto: Clean water: Please

A cura di Ever in Art
Musica: Alessio Bertallot

Dopo la performance e l’esposizione al Museo Storico Navale della Marina Militare di Venezia, di cui hanno parlato i media nazionali, la gondola poetica di Marco Nereo Rotelli si immerge nelle acque della laguna, carica di rifiuti, portata dal gondoliere Vito Redolfi Tezzat, attraverserà Venezia e “navigherà” con il suo messaggio per approdare alla Milano Design Week.
Il concept di arte phygital, multicanale ed immersiva di Ever in Art® si evolve ancora, dando vita a un nuovo capitolo di Clean Water, Please con un evento ibrido, fatto di opere, suoni, luci e colori, fruibili nel mondo reale ma anche nel Metaversi grazie alla loro trasposizione su NFT, ed ha un particolare senso la sua presenza in una manifestazione impor- tante come quella milanese dedicata quest’anno alla “rigenerazione”.
Nella performance milanese, l’arte del Maestro Rotelli si sposerà con l’opera sonora “Dopo il Diluvio” di Alessio Bertallot, travalicando i confini tra i linguaggi e fluendo dal reale al virtuale, per proiettarsi nel mare del Metaverso.

Ever in Art® promuove l’unione di arte ed economia circolare. Nel primo capitolo del progetto Clean Water, please di Rotelli, il prezioso lavoro dei Gondolieri Sommozzatori Volontari di Venezia che dedicano il loro tempo libero a pulire i fon- dali della laguna si trasforma in un’opera d’arte partecipativa, che vede il suo debutto nella performance durante i giorni di apertura della Biennale Arte, con un’incredibile affluenza di visitatori, ed il suo culmine nell’esposizione della gondola artistica, carica di rifiuti, nobilitati dall’arte di Rotelli, al Museo della Marina Militare.

La gondola, che nell’immaginario collettivo rappresenta il romanticismo, l’amore e la bellezza, assurge con questo pro- getto a luogo del nuovo essere. Naviga con il suo messaggio verso Milano, dove sarà esposta nel Cortile d’Onore del ‘600 dell’Università Statale di Milano in occasione della Design Week per Interni Design Re-Generation. Gli oggetti riemersi dipinti da Marco Nereo Rotelli di blu Klein, il colore dell’infinito, sovrastano la gondola, la cui rotta irreversibile è un mare pulito.
Naviga, la gondola poetica, travalica i confini tra i linguaggi e fluisce dal reale al virtuale per proiettarsi anche nel mare del Metaverso. Nel grande schermo che completa l’opera sarà possibile “viaggiare” in una Venezia immaginaria dove gli oggetti riemersi e dipinti da Rotelli di blu diventano NFT.

L’installazione visiva è accompagnata dall’opera sonora “Dopo il Diluvio” di Alessio Bertallot. È una visione su un mare che ha riconquistato ciò che l’uomo aveva sistematicamente occupato. Dalle profondità di un’apparente serenità ondulatoria del suono elettronico, riaffiorano corrotte citazioni della Musica Classica: Debussy, Poenitz, Satie, Pachelbel, Hasselman, suonate dall’arpista Donata Mattei. Sono relitti di una civiltà scomparsa che Bertallot ha trasformato, rallentato, sovrap- posto, rese aritmiche e subacquee utilizzando la tecnica “Chopped & Screwed” e ispirazioni compositive del Minimalis- mo. È una serena, inconsapevole, contemplazione di naufragi.

Ever in Art® stimola a considerare gli effetti indiretti delle nostre azioni ed invita a comprendere meglio l’importanza dell’ambiente con i suoi progetti artistici cross-world, dall’impatto sociale, economico o ambientale, fruibili nel mondo reale e virtuale. Tutti i progetti artistici hanno l’obiettivo di utilizzare l’arte analogica e digitale come mezzo concreto per nobilitare e valorizzare le azioni virtuose promosse da privati, corporations e associazioni con iniziative di salvaguardia. L’idea della metamorfosi, del riciclo, della possibilità che l’Arte ha di cambiare il destino delle cose è quindi anche la base concettuale di Clean Water, please, un progetto dedicato al mare e alla responsabilità di comunicare bellezza implemen- tato con le potenzialità del digitale e della Blockchain. Le opere e le performance di Ever in Art® si trasformano così in pezzi unici e insostituibili di dati, per fornire a collezionisti e appassionati una miriade di opportunità per portare i beni del mondo reale e le azioni di salvaguardia nell’universo digitale 3D.


Ever in Art – Clean Water, Please

Dal 6 al 13 giugno 2022
Cortile d’Onore, Università degli Studi di Milano, Via Festa del Perdono 7 www.everinart.com
info@everinart.com

Ufficio stampa:
FREE TRADE Roma
Melina Cavallaro – melina@freetrade.it
Valerio De Luca – valerio@freetrade.it

Orani, Museo Nivola: Dallo Showroom Olivetti alla Città incredibile. NIVOLA E NEW YORK

Costantino Nivola (Orani, 1911-East Hampton 1988), tra i protagonisti della scultura e della grafica italiane del Novecento, è stato una figura chiave nei rapporti tra Italia e America. Esule negli Stati Uniti perché antifascista, vi ha dato inizio a una carriera di “scultore per l’architettura” che lo ha visto collaborare con i più grandi maestri del Modernismo. Nel 1954 il suo rilievo per lo showroom Olivetti di New York ha segnato l’inizio del successo transatlantico del Made in Italy.

Fino al 15 Luglio 2022

Museo Nivola, Orani

NIVOLA E NEW YORK.
Dallo Showroom Olivetti alla Città incredibile

a cura di Giuliana Altea, Antonella Camarda, Luca Cheri, Carl Stein

Studio BBPR con Costantino Nivola, interno dello showroom Olivetti, in Fifth Avenue 564, New York, 1954, foto Hans Namuth

Il rapporto di Nivola con New York, la città “incredibile” e “meravigliosa” che lo aveva accolto nel 1939 dopo la fuga dall’Italia, ha segnato in profondità il suo lavoro di artista. Eccitante, coinvolgente e al tempo stesso destabilizzante, il panorama urbano di New York è metafora della condizione umana nella modernità e postmodernità.

Il centro della mostra è il rilievo di Nivola per lo showroom Olivetti nella Fifth Avenue, realizzato dallo studio BBPR nel 1954, caposaldo dell’arte e dell’architettura italiane del dopoguerra e simbolo di un nuovo approccio alla comunicazione d’impresa.

Lungo 23 metri e alto 5, il monumentale fregio semiastratto, eseguito con la tecnica del sand casting (scultura in gesso da una matrice di sabbia), era l’elemento centrale di un’installazione che simboleggiava il cielo, il mare e la spiaggia mediterranei. Dopo la chiusura del negozio Olivetti nel 1969, fu ricollocato nel 1973 nello Science Center dell’Università di Harvard, per volontà dell’architetto Josep Lluís Sert.

In occasione della mostra ne è stata realizzata una ricostruzione fedele in scala 1:1 grazie all’utilizzo delle tecnologie di visual computing, stampa 3D e di videomapping.
Con i suoi 101 metri quadri di estensione, si tratta di uno dei più grandi progetti di riproduzione tridimensionale di beni culturali con fresatura robotica mai realizzato.

“La mostra – dice Giuliana Altea – ruota intorno a questo straordinario rilievo, esteso a coprire un’intera parete del museo, che ha esattamente le stesse misure dell’opera. La riproduzione consentirà di osservare da vicino i dettagli di una scultura il cui originale, conservato a Harvard, è difficilmente visibile dal grande pubblico. La sua realizzazione è frutto del progetto di digital humanities Nivola X Olivetti, che ha visto collaborare con la Fondazione Nivola le università di Harvard e di Sassari, il CRS4 – Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna, l’ISTI – CNR – Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “Alessandro Faedo” di Pisa, Make in Nuoro – il fab lab della Camera di Commercio di Nuoro, l’Archivio Olivetti di Ivrea e la Fondazione Olivetti di Roma.”

Se il rilievo Olivetti è il punto di partenza della carriera americana di Nivola, la Combined Police and Fire Facility del 1984 ne è il punto di arrivo. Come osserva Carl Stein, autore del progetto architettonico e amico di Nivola, “l’artista, al termine della sua carriera, ha scelto un approccio narrativo e antimonumentale, raccontando il lato umano delle forze di polizia, mettendone in luce la responsabilità civica, concentrandosi su episodi di quotidiana presenza dello Stato invece di esaltare i valori assoluti dell’istituzione.”

Tra questi due capitoli della vicenda newyorkese di Nivola si situa, all’inizio degli anni Sessanta, il progetto della Stephen Wise Recreation Area, un insediamento di case popolari nell’Upper West Side per cui Nivola eseguì un grande graffito murale, delle sculture, una fontana e un playground con un gruppo di cavallini in cemento stilizzati.

“I cavallini della Stephen Wise – afferma il direttore Luca Cheri – sono una delle invenzioni più felici e gioiose di Nivola, e dopo l’accesa protesta popolare sollevata dalla loro minacciata distruzione nel 2021 sono diventati il simbolo della capacità dell’arte di Nivola di toccare il suo pubblico.”

Completa la mostra una selezione di dipinti e disegni sul tema di New York. Oltre a intervenire nelle strade e negli edifici di New York con i suoi progetti – il cui tessuto connettivo è ricostruito in una timeline che mostra la presenza pervasiva dell’opera dell’artista sardo nella Grande Mela – Nivola è tornato a più riprese sul tema della metropoli nella sua produzione grafica e pittorica. Le opere esposte colgono la natura caotica ed eccitante di New York, rendendo al tempo stesso l’incalzante fluire della vita urbana e il senso di spiazzamento e disorientamento che questo può produrre.

Questa mostra – dice Antonella Camarda – è il frutto della collaborazione fra umanisti, scienziati e imprese. È lo stesso spirito di sperimentazione e costante innovazione che ha caratterizzato l’approccio di Costantino Nivola ed è stato tratto distintivo dell’Olivetti. L’azienda di Ivrea ha fatto del binomio fra arte e tecnologia, antico e moderno, una bandiera negli anni cruciali della diffusione del Made in Italy negli Stati Uniti.

Nivola al lavoro nell’Ufficio Pubblicità Olivetti, Milano, 1937-38.
Courtesy Fondazione Nivola

Mostra a cura di
Giuliana Altea, Antonella Camarda, Luca Cheri, Carl Stein

In collaborazione con
Roger Broome e Steven Hillyer

Progettazione Allestimento
Alessandro Floris

Realizzazione allestimento
Artigianato e Design di Pietro Fois
Art Handling Services di Luca Pinna

Videomapping
Tokonoma (Chiara Ligi e Mauro Macella)

Grafica
Gianfranco Setzu

Cover image 3D
Monica Casu

Fotogrammetrie
Visualization Research and Teaching Laboratory, University of Harvard
(Rus Gant)
Recap Robotics, LLC.

Ricerca in Visual Computing e Digital Modeling Rilievo Olivetti:
Visual and Data-intensive Computing, CRS4, Cagliari
(Enrico Gobbetti, Fabio Bettio, Fabio Marton)

Visual Computing Laboratory ISTI – CNR, Pisa
(Paolo Cignoni, Marco Callieri)

Digital modeling cavallini Stephen Wise
Monica Casu

Paesaggio Sonoro
Max Viale

Fabrication
Make in Nuoro
(Alessandro Lutzu, Paolo Ledda. Giuseppe Mignemi)

Sponsor istituzionali
Regione Autonoma della Sardegna, Comune di Orani

Main sponsor
Fondazione di Sardegna

E con il supporto di
Banco di Sardegna

Partner
CRS4 – Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna
ISTI – CNR – Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “Alessandro Faedo”, Pisa
Associazione Archivio Storico Olivetti, Ivrea
Fondazione Olivetti, Roma
Università degli studi di Sassari
The Cooper Union, New York
Make in Nuoro – Camera di Commercio di Nuoro
Monadnock Development

Si ringraziano
Tonino Rocca e Chiara Gatti (Museo MAN Nuoro), Antonio Fois, Antonio Fois, Agostino Cicalò, Enrico Bandiera, Beniamino de’ Liguori, Gaetano di Tondo, Giulio Iacchetti, Carlo Piccinelli, Giovanni Pirisi, Pierandrea Serra, Nader Tehrani. Un ringraziamento speciale va all’Università di Harvard e in particolare Jennifer Atkinson, Rus Gant, Michael Kelley, Oliver Knill, Curtis McMullen, Mark J. Pimentel, Autori del Vino di Piera Deledda e Pietro Fele.

Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net;
roberta@studioesseci.net, referente Roberta Barbaro

Roma: Opening “Impronte” di Maria Donata Papadia, terza mostra pop up di “Fuori Catalogo. Wandering Pop Up Art Exhibition” 

Dal 20 al 26 maggio 2022 Radio Trastevere Gallery di Roma ospiterà Impronte di Maria Donata Papadia, la terza mostra pop up di “Fuori catalogo. Wandering Pop Up Art Exhibition”, un progetto nato dalla mente creativa di Barbara Braghittoni dedicatoai valori del dialogo e del confronto tra esseri umani.  

Durante l’opening del 20 maggio si svolgerà una live performance dell’artista, durante la quale, partendo dal corpo di una modella, mostrerà la creazione di una delle sue “Impronte”, dando vita a un momento di contemplazione e sinergica collaborazione tra l’artista, la modella e il pubblico. L’evento sarà inoltre seguito da un reading accompagnato da un’improvvisazione totale con sintetizzatori di dj Bibi.

“Fuori Catalogo. Wandering Pop Up Art Exhibition”

Il ciclo di quattro mostre pop up prosegue con la mostra

Impronte

di Maria Donata Papadia

Dal 20 al 26 maggio 2022
Radio Trastevere Gallery
Via Natale del Grande 21, Roma

IL PROGRAMMA

Impronte prende vita da una serie di riflessioni dell’artista sul corpo: “Che cos’è il corpo? Questo strato dall’apparenza solida che ci avvolge è uno, come ci appare ad un primo sguardo, o sono infiniti, a seconda di come li si guarda? E se c’è il contenitore, qual è il suo contenuto?

Sulla base di tali domande, Papadia mette al centro figure umane realizzate partendo dall’impronta del corpo dei modelli e lavorando successivamente con sovrapposizioni di carte veline colorate a mano su garza e tarlatana, per creare un contrasto tra la leggerezza dei materiali e la pesantezza del corpo fisico.

Le linee di contorno delle impronte sono tracciate con la matita, così da enfatizzarne l’aspetto effimero. Al più piccolo movimento, infatti, il contorno cambia, pur restando lo stesso corpo, il quale col passare dei minuti invecchia, si trasforma, si muove. Allora cosa rimane di quello che si è tracciato?

La percezione del corpo, non solo come custode dell’essenza umana, ci spinge, grazie a Maria Donata Papadia, a confrontarci con l’irrisolto che è insito dentro di noi e che ciascuno deve imparare a riconoscere per poter evolvere.

BIO DI MARIA DONATA PAPADIA

Maria Donata Papadia laureata all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, inizia il suo percorso artistico collaborando col Teatro Due Mondi, occupandosi delle scenografie e dei costumi, una sinergia che continua tuttora. Innamorata da sempre della relazione tra colore, energia e sperimentazione, da circa trent’anni lavora come pittrice, scenografa, costumista e ricercatrice cromatica. Vive e lavora ad Amsterdam.

RADIO TRASTEVERE GALLERY

Radio Trastevere Gallery nasce nel 2021 ed è diretta da Sasha Caterina. Non solo atelier e galleria d’arte, Radio Trastevere Gallery ospiterà la stessa Web Radio Trastevere con un nuovo concetto di news e talk show. 
Radio Trastevere è l’hot spot hub dove gli artisti possono incontrarsi, fare brainstorming, produrre arte, canzoni e tanto altro.
L’atelier/galleria è arricchita da un affascinante giardino, uno spazio aperto che ospita servizi fotografici e vernissage.


INFO UTILI

Fuori Catalogo. Wandering Pop Up Art Exhibition
Mostra Impronte di Maria Donata Papadia
Dal 20 al 26 maggio 2022
Radio Trastevere Gallery, Via Natale del Grande 21, Roma
Orari: dalle 15 alle 20opening ore 18
Ingresso gratuito

Contatti: 339 7450018


CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

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