Roma, Palazzo Bonaparte: EVENTO “Carolyn Carlson dialoga con Bill Viola” > Aperte le prevendite

23 giugno 2022
Palazzo Bonaparte, Roma

Arthemisia e Daniele Cipriani Entertainment
presentano

CAROLYN CARLSON
DIALOGA CON BILL VIOLA

Aperte le prevendite

La visita alla mostra di “Bill Viola. Icons of Light”
è inclusa nel costo del biglietto

Il 23 giugno la danza di Carolyn Carlson incontra la videoarte di Bill Viola.
La “Poetessa della Danza”, famosissima danzatrice e coreografa statunitense Carolyn Carlson torna a Roma dopo nove anni, con un evento speciale e site-specific nelle sale del primo piano di Palazzo Bonaparte che attualmente ospitano la mostra del più grande videoartista di tutti i tempi, Bill Viola.

Una performance unica e “itinerante” che Carolyn Carlson ha ideato intorno alla mostra di “Bill Viola. Icons of Light”, nelle sale di quella che fu la residenza ultima di “Madame Mère”.
Ad andare in scena sarà la performance dal titolo Carolyn Carlson – Bill Viola in tre repliche – il 23 giugno alle ore 19,30 – 20,30 – 21,30 – in cui la celebre coreografa, accompagnata dal gorgoglio che emerge dai video “acquatici” di Viola, condurrà gli spettatori di sala in sala, danzando tra le opere in mostra: uno scambio vicendevole tra le arti, un raffinato dialogo tra anima e movimento.

In un connubio quasi inevitabile, come Bill Viola, Carolyn Carlson unisce la dimensione spirituale orientale con quella occidentale e, di lei, si può dire che irradi la luce e l’energia del sole californiano che l’ha vista nascere, illuminando le tinte – prima di lei, spesso fosche – della danza moderna e arricchendole di quei contenuti filosofici che caratterizzano il pensare intellettuale della sua patria d’adozione. Come Viola, la sua arte è una continua sperimentazione e riflessione, un dialogare con lo spazio, un visionario percorso interiore attraverso emozioni.
Particolarmente sensibile agli influssi dell’arte visiva, non è un caso che la Carlson abbia scelto come ispirazione per questo suo nuovo lavoro le video-opere di Bill Viola, sospese nello spazio e atemporali; che in qualche maniera la riavvicinano all’elemento acqua che fu il leitmotiv della stagione veneziana in cui la Carlson guidò una sua propria compagnia di danzatori presso il Teatro La Fenice.

Con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia, l’evento “Carolyn Carlson – Bill Viola” fa parte della rassegna Dancing into Visual Art ed è organizzato da Arthemisia con la Daniele Cipriani Entertainment.
Sotto il coordinamento della sua storica collaboratrice e coreografa Simona Bucci, Carolyn Carlson – androgina e flessuosa come se gli anni la sfiorassero appena – si esibirà insieme a Sara Orselli, solista italiana della sua compagnia con sede a Parigi.

Le tre performance “Carolyn Carlson – Bill Viola” sono eventi unici per un massimo di trenta spettatori ciascuno.
La visita alla mostra di Bill Viola. Icons of Light è inclusa nel costo del biglietto.

Aperte le prevendite

L’ARTISTA

Nata in California, Carolyn Carlson si definisce soprattutto una nomade.
Dalla Baia di San Francisco all’Università dello Utah, dalla compagnia di Alwin Nikolais a New York a quella di Anne Béranger in Francia; dall’Opera di Parigi al Teatrodanza La Fenice di Venezia, al Théâtre de la City di Helsinki, dal Ballet de l’Opéra de Bordeaux al Cartoucherie di Parigi, dalla Biennale di Venezia a Roubaix, Carolyn Carlson è una viaggiatrice instancabile, sempre alla ricerca di sviluppare e condividere il suo universo poetico.
Erede delle concezioni di movimento, della composizione e della pedagogia di Alwin Nikolais, è arrivata in Francia nel 1971. L’anno successivo ha firmato, con Rituel pour un rêve mort, un manifesto poetico che definisce un approccio al suo lavoro che non rinnega da allora: una danza sicuramente rivolta alla filosofia e alla spiritualità. Al termine “coreografia”, Carolyn Carlson preferisce quello di “poesia visiva” per designare il suo lavoro. Dare vita a opere che testimoniano il suo pensiero poetico, e una forma d’arte completa in cui il movimento occupa un posto privilegiato.

Per quattro decenni, la sua influenza e il suo successo sono stati considerevoli in molti paesi europei. Ha svolto un ruolo chiave nell’emergere della danza contemporanea francese e italiana con il GRTOP all’Opera di Parigi e il Teatrodanza alla Fenice. Ha realizzato più di cento pezzi, molti dei quali costituiscono pagine importanti della storia della danza: da Density 21.5 L’anno del cavallo, da Blue Lady Steppe, da Maa a Signes, da Writings on water Inanna.
Nel 2006 il suo lavoro è stato incoronato dalla Biennale di Venezia con il primo Leone d’Oro mai assegnato a un coreografo.
È anche Comandante delle Arti e delle Lettere e Ufficiale della Legion d’Onore.

Fondatrice dell’Atelier de Paris, presso La Cartoucherie nel 1999, Carolyn Carlson con la sua Company è stata artista associata al Théâtre National de Chaillot dal 2014 al 2016. Nel 2017, parallelamente all’attività principale dell’azienda incentrata sulla divulgazione, stanno emergendo nuove forme di creazione: una mostra per musei e un lungometraggio danzato per il cinema. Nel 2019 ottiene la nazionalità francese e l’anno successivo viene eletta membro della sezione coreografia dell’Académie des Fine Arts.

La coreografa americana, naturalizzata francese, vive e lavora da molti anni oltralpe dove è, a ragione, considerata una delle figure più rappresentative della danza contemporanea, tant’è vero che dal 15 giugno potrà fregiarsi del titolo di Académicienne de France, essendo stata eletta alla prestigiosa istituzione. Sotto la “Coupole” dove in pompa magna si tengono le investiture, Carolyn Carlson andrà a occupare il quarto e ultimo posto della sezione coreografia, accanto a Thierry Malandain, Blanca Li e Angelin Preljocaj, e indosserà la sontuosa divisa ricamata – con tanto di spada cerimoniale – introdotta proprio dallo stesso Napoleone.
È sempre un avvenimento d’eccezione uno spettacolo della Carlson, personalità unica della modern dance – difficilmente paragonabile sia ai pionieri che l’hanno preceduta, sia a chi è venuto dopo – che usa la danza quale linguaggio visivo per tuffarsi nella psiche umana e portare in superficie la vera natura dell’essere.


Sede
Palazzo Bonaparte
Piazza Venezia, 5
Roma

Informazioni e prenotazioni
T. + 39 06 87 15 111

Siti internet
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it

Biglietti
Mostra + performance
90,00 € a persona

Ufficio StampaArthemisia

press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Gli amici Fauves di Matisse, i tre di Le Havre: Othon Friesz, Raoul Dufy, Georges Braque

di Sergio Bertolami

50 – I protagonisti

In questo breve e rapido excursus riguardante il gruppo stretto intorno a Matisse non rimane che accennare ai tre di Le Havre. Lo formano protagonisti eccellenti come Othon Friesz, Raul Dufy e Georges Braque. I primi due sono nati nell’importante città famosa per il suo porto, affacciato sulla Manica, secondo solo a Marsiglia. Il terzo artista, Georges Braque, è in verità di Argenteuil, ma la famiglia si trasferisce ben presto Le Havre, dove vi rimarrà per circa un decennio. Tutti e tre seguono i corsi serali della locale scuola di belle arti. Dipingono i primi paesaggi a Trouville e Honfleur e infine fanno il grande salto stabilendosi a Parigi per completare i propri studi artistici. Il primo impatto naturalmente è quello con lo stile degli impressionisti, ma quando fanno amicizia con Matisse, non resistono ai suoi convincimenti e aderiscono alla pittura dei Fauves.

Othon Friesz, Jardin à Honfleur, 1902
Othon Friesz, Un dimanche à Honfleur, 1907
Othon Friesz, Rouen, 1908
Othon Friesz, Paysage sur la terrasse, 1909

Othon Friesz (Le Havre 1879 – Parigi 1949) desiste dagli studi liceali per frequentare, assieme a Braque e Dufy, la Scuola di Belle Arti. Nel 1898, grazie a una borsa di studio, si trasferisce a Parigi, dove conosce Matisse, Rouault, Marquet e contribuisce ad avviare il linguaggio fauve (Ritratto di Fernand Fleuret, 1907, Parigi, Musée National d’Art Moderne). Nonostante ciò, dopo il 1908, con la scoperta della pittura di Cézanne mette in atto una tavolozza terrosa e una solida struttura delle forme, attraverso una grafia ad arabesco di richiamo liberty (Cassis, 1909, Zurigo, Kunsthaus). È un modo per tornare ad esercitare una pittura più costruita come in Lavori d’autunno (Oslo, Museo). Nel 1906 con Braque si reca ad Anversa, e dopo il 1908 esegue una serie di paesaggi ambientati sulle coste del Mediterraneo. Chi dimentica che il padre di Othon Friesz era un capitano di mare? e che i suoi racconti di viaggi e di paesi lontani lo avevano affascinato sin dall’infanzia? Viaggia in Italia, in Portogallo, in Algeria, e ovunque trae interessanti occasioni per i suoi dipinti. Scavalcati gli anni della guerra (alla quale partecipa), si stabilisce definitivamente a Parigi, dove a partire dal 1924 insegna all’Accademia scandinava. Nel 1937 collabora con Dufy alla decorazione del palazzo di Chaillot. In questi anni dipinge nature morte, nudi e ritratti.

Raoul Dufy: Der 14. Juli in Le Havre (Die beflaggte Straße), 1906,
Raoul Dufy: Strand in Sainte-Adresse, 1906,
Raoul Dufy, Tra i fiori, 1907
Raoul Dufy, Ballo in campagna a Falaise, 1906

Raoul Dufy (Le Havre 1877-Forcalquier, Provenza, 1953) impiegatosi, per volontà del padre, sin dall’età di quattordici anni, dal 1895 frequenta i corsi serali della Scuola di belle arti, dove incontra Friesz e Braque. Nel 1900 a Parigi, grazie ad una borsa di studio, si iscrive alla Scuola nazionale superiore di Belle Arti e dall’anno successivo inizia ad esporre in pubblico. È in questo periodo che subisce l’influenza di Matisse e si interessa agli effetti di colore, come nel dipinto 14 luglio, del 1907. Ma si avvicina anche a Cézanne e a Braque. In breve, l’incontro di Dufy con la pittura dei Fauves è concomitante, né più né meno, con varie altre influenze attraverso le quali cerca spunti per avviare un percorso artistico personale. Eccolo dunque confrontarsi con gli espressionisti del gruppo Cavaliere Azzurro, oppure con i cubisti che l’amico Braque gli propone. La svolta avviene dopo il 1910, quando scopre le costiere del Mediterraneo, in particolare Nizza. È la definitiva maturazione stilistica. Dopo la Prima guerra mondiale compie viaggi in Provenza, Sicilia e Marocco, e soggiorna in varie località francesi, da Parigi, a Marsiglia, a Nizza. Sono gli anni in cui i suoi soggetti spaziano dagli ippodromi, ai caffè, ai locali notturni, ai teatri e sale da concerto. Non manca il mare, con vedute dai colori brillanti e dal disegno fluido e armonioso. Quando abita a Vence con Matisse, dipinge molti dei suoi quadri migliori come le Bagnanti, le Corse di cavalli, scorci di Venezia e di Nizza, piene di freschezza e di colori. Dufy è ricordato non solo come pittore, ma anche come decoratore e scenografo. Già attorno al 1910, si dedica all’arte decorativa, quale disegnatore di stoffe e di arazzi (per il sarto Poiret predispose cliché in legno per lo stampaggio di tessuti) si occupa di ceramica e d’illustrazioni editoriali. Attività artistiche in piena ascesa, che gli consentono di esaltare le sue tonalità squillanti, che mettono in luce un tocco grafico palpitante e allusivo. S’interessa altresì d’incisione: vale ricordare i modelli in legno per il Bestiaire di Apollinaire o le litografie per i Madrigali di Mallarmé. Nel corso degli anni a venire curerà pure costumi e scene per varie opere teatrali come Palm Beach (Ballets de Paris, 1926). Nel 1937 esegue per l’Esposizione universale di Parigi il grande dipinto dell’Electricité.

Georges Braque, L’Olivier près de l’Estaque, 1906 
Georges Braque, Le Viaduc de l’Estaque, 1907–08
Georges Braque, Le Viaduc de L’Estaque, 1908
Georges Braque, La guitare, 1909–10 

Concludo con Georges Braque (Argenteuil 1882-Parigi 1963). Anche per lui, come per i suoi amici di Le Havre, l’esperienza maturata tra i Fauves è un punto di partenza per sviluppare le proprie attitudini. Senz’altro è un’esperienza che gli permette di emanciparsi dagli insegnamenti ricevuti in ambito accademico, come all’Académie Humbert, che frequenta dal 1902 al 1904, appena trasferitosi a Parigi. Opere quali Port Miou oppure L’imbarcadero del porto di L’Estaque sono distinte da un’atmosfera solare che restituisce armonia d’animo. Espone per la prima volta al Salon des Indépendants nel 1906. Il periodo Fauve di Braque è piuttosto breve e si limita ad un paio d’anni, quando lavora con Friesz ad Anversa, a L’Estaque, infine a La Ciotat. L’anno successivo, la mostra commemorativa di Cézanne e l’incontro con Picasso mettono in crisi le sue certezze, stimolandolo ad intraprendere la nuova strada del Cubismo. Il 1907 è, infatti, l’anno in cui l’amico Picasso realizza Les demoiselles d’Avignon, una svolta nell’arte del primo Novecento. Ma questa è un’altra storia e a questo contesto torneremo.

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L’articolo conclude la seconda stagione sull’Arte del Novecento, dedicata ad Espressionismo e Fauves.
Ringraziamo per l’interesse mostrato.

IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay