Roma, Libreria Scuderie del Quirinale: Presentazione volume di Salvatore Settis e Giulia Ammannati “RAFFAELLO TRA GLI STERPI. Le rovine di Roma e le origini della tutela”

Martedì 21 giugno alle ore 18.30 alla Libreria delle Scuderie del Quirinale a Roma (Via XXIV Maggio 16) si terrà la presentazione del volume  Raffaello tra gli sterpi. Le rovine di Roma e le origini della tutela di Salvatore Settis e Giulia Ammannati, SKIRA editore.

Con gli autori intervengono Marzia Faietti, Storica dell’arte e docente all’Università di Bologna e Claudio Parisi Presicce, Direttore dei Musei Capitolini. Modera Fabio Isman, giornalista e autore.

INGRESSO LIBERO

Salvatore Settis e Giulia Ammannati

Raffaello tra gli sterpi.
Le rovine di Roma e le origini della tutela 

SKIRA editore

Presentazione Martedì 21 giugno ore 18.30
alla Libreria delle Scuderie del Quirinale a Roma (Via XXIV Maggio 16)

Raffaello raccomanda al Papa Leone X la conservazione delle antichità romane, Giovanni Riepenhausen, Roma Biblioteca Hertziana

La Lettera a Leone X (1519-1520) non fu mai completata né mai raggiunse il destinatario, eppure continua a sollevare interrogativi e dubbi. Chi ne fu l’autore? Il principale manoscritto (a Mantova) è interamente di mano di Baldassarre Castiglione, ma chi si rivolge al Papa dicendo “io” è sempre e solo Raffaello, che studiava le rovine “per molti lochi pieni de sterpi inculti e quasi inaxessibili”.

La morte precoce del grandissimo artista (6 aprile 1520), del cui lavoro sul testo resta traccia in un manoscritto di Monaco, spiega perché uno scritto così impegnativo rimase incompiuto. Ma quale fu la parte di Raffaello e quale il ruolo del Castiglione? Perché tante correzioni e varianti nei manoscritti? Si può identificare il gioco delle parti fra i due co-autori? A chi spetta l’idea di ricostruire in disegno Roma antica e di tutelarne i monumenti? Al Papa, a Raffaello o a Castiglione?

Della Lettera non esiste “il” testo in forma compiuta, ma varie stesure successive: Raffaello tra gli sterpi ne propone una nuova edizione fondata su un attentissimo esame paleografico e filologico. Il lettore troverà in questo libro non solo il testo critico dei due principali manoscritti ma anche un confronto sinottico e genetico, che evidenzia la stratificazione di bozze, correzioni, versioni alternative, individuando in parallelo sia la stesura del Castiglione sia la forma testuale su cui Raffaello lavorò negli ultimi mesi di vita. Il saggio di apertura affronta questi temi alla luce di un’accurata ponderazione delle circostanze documentarie e della storia culturale e istituzionale: le rovine, le raccolte di antichità, i provvedimenti di salvaguardia (prima e dopo il 1519-20) dei Papi e del Comune. Ne riusciranno illuminati lo scenario culturale della Roma di Leone X, lo sguardo di Raffaello su Roma antica, il suo rapporto con Castiglione, l’audace progetto che prese forma negli ultimi mesi di vita dell’artista, e infine l’eredità intellettuale che questa lettera non spedita lasciò alle generazioni successive, e fino a noi.

Note biografiche

Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, ha diretto a Los Angeles il Getty Research Institute (1994-99) e a Pisa la Scuola Normale Superiore (1999-2010).

Giulia Ammannati insegna Paleografia latina alla Scuola Normale Superiore di Pisa; si è occupata di Giotto, del Duomo e della Torre di Pisa, del testo di Apuleio.



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Possagno (TV): CANOVA E IL DOLORE. Le stele Mellerio. Il rinnovamento della rappresentazione sepolcrale

Al Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno (TV) prosegue il secondo appuntamento espositivo del 2022 degli Anniversari Canoviani, iniziativa che celebra i 200 anni dalla morte del genio del Neoclassicismo. Inaugurata il 5 maggio la mostra rimarrà aperta fino al 05 Novembre.

Possagno (Tv), Museo Gypsotheca Antonio Canova
Fino al 05 Novembre 2022

CANOVA E IL DOLORE.
Le stele Mellerio. Il rinnovamento della rappresentazione sepolcrale

http://www.museocanova.it

Canova e il dolore. Crediti fotografici – Filippo Guerra / Otium (otium.it)

La mostra “Canova e il dolore. Le stele Mellerio. Il rinnovamento della rappresentazione sepolcrale”, ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Francesco Leone e Stefano Grandesso, con la direzione artistica di Contemplazioni, trova il suo apice nella ricomposizione, per la prima volta dal loro smembramento, dei due monumenti Mellerio, voluti dal conte Giacomo Mellerio in memoria dello zio Giovanni Battista e della moglie Elisabetta Castelbarco, dopo aver visitato lo studio romano di Canova. Il conte rimase colpito proprio da un monumento funebre al quale l’artista stava lavorando e gli commissionò le due stele funerarie, a cui Canova attese dal giugno 1812 al 1814, che giunsero a Gerno, presso Villa «Gernetto» Mellerio nell’agosto del 1814 per essere collocate in una cappella fatta costruire appositamente. Alle due opere canoviane si aggiunse nel 1825 il monumento che Giacomo Mellerio commissionò allo scultore Giuseppe De Fabris per commemorare la figlia Giovannina scomparsa prematuramente.
Tra il 1962, quando sono ancora documentate in situ, e il 1975, anno in cui il «Gernetto» fu acquistato dal Credito Italiano, le due stele furono rimosse dalla loro originaria collocazione. Nel 1978, bloccate dalla Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici di Palermo mentre stavano per essere esportate in Germania, le due opere furono acquisite dalla Regione Siciliana. Altre strade invece presero i rilievi del monumento di De Fabris, oggi conservati in due diverse collezioni private ed eccezionalmente e per la prima volta ricomposti in occasione di questa esposizione. Vittorio Sgarbi, presidente di Fondazione Canova onlus e del Comitato nazionale ha osservato con decisione:
“Altra è la villa il Gernetto, con la sua storia, senza il mausoleo Mellerio. Canova ne è la consacrazione.
E attribuisce senso alla architettura nel dialogo con la scultura, con un peculiare valore estetico e storico. Una tappa fondamentale della evoluzione dei monumenti funerari dal Rinascimento al Neoclassico.
Le stele Mellerio sono storia, e non hanno senso a Palermo. Il proprietario della villa, Silvio Berlusconi, che ha immaginato una prospettiva culturale per la villa il Gernetto, ha il diritto e il dovere di rivendicare, attraverso la Soprintendenza e la magistratura, il risarcimento delle condizioni originali della cappella.”

In mostra, oltre a questa straordinaria ricomposizione, si potranno ammirare opere provenienti da collezioni pubbliche e private nazionali e internazionali, suddivise in tre sezioni: la prima dedicata alle stele Mellerio e al monumento di De Fabris, la seconda al rinnovamento della rappresentazione sepolcrale operato da Canova e l’ultima che ripercorre gli omaggi di molti artisti a Canova e alle sue invenzioni. Il direttore del Museo, Moira Mascotto “È una mostra dal grande valore storico, artistico e culturale.
I numerosi prestiti, uniti al patrimonio del Museo, hanno permesso di creare un percorso ricco di interesse e di novità. Tra le molte opere esposte, troviamo un nucleo di disegni inediti provenienti da una collezione privata e dati in custodia al Museo per i prossimi anni. La mostra è stata inoltre occasione per restaurare i due modelli in gesso delle Stele Mellerio e il Taccuino di disegni che appartengono alla collezione di Possagno.”

All’interno del percorso espositivo, infatti, saranno anche presenti dei disegni canoviani inediti, il taccuino canoviano di Possagno esposto al pubblico per la prima volta dopo il restauro da parte del Museo Canova e i disegni di Felice Giani e della sua cerchia, provenienti dal Museo del Prado e qui per la prima volta esposti.
“Il vero e proprio culto tributato a Canova dai contemporanei si traduce in una serie di omaggi artistici che in mostra sono rappresentati da opere esemplari. In esse il repertorio delle invenzioni canoviane viene continuamente studiato, reimpiegato e variato, riflettendo anche sul ruolo stesso della scultura, capace di eternare la memoria umana nel marmo.” Interviene Stefano Grandesso, curatore della mostra.
“In termini foscoliani, con Canova il sepolcro si elevò a luogo deputato alla riflessione laica sui misteri dell’esistenza umana e della morte. Come la poesia in Foscolo, così la scultura in Canova, con la sua armonia, divenne il pascolo della memoria, la testimone che “vince di mille secoli il silenzio”. Conclude Francesco Leone, curatore della mostra.

L’iniziativa sarà corredata da attività didattiche ed eventi quali visite guidate con i curatori e visite guidate tematiche sul percorso mostra ogni fine settimana.

Di particolare rilievo sono le collaborazioni, con la presenza tra i prestatori anche del Museo del Prado, uno degli istituti museali di maggior rilievo a livello internazionale. In particolare, hanno collaborato a vario titolo alla buona riuscita dell’iniziativa: Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della morte di Antonio Canova; Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso; Comune di Possagno; Provincia di Treviso; Archivio Storico e Musei Civici di Bassano del Grappa; Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese; Regione Siciliana; Museo del Prado di Madrid.


Info e contatti
Museo Gypsotheca Antonio Canova
Via A.Canova 74, Possagno (TV)
Uff stampa: comunicazione@museocanova.it
www.museocanova.it

Orari di apertura del Museo
Dal martedì al venerdì, dalle 9:30 alle 18:00 Sabato, domenica e festivi dalle 09:30 alle 19:00. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Aperture straordinarie nei giorni festivi (Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre, 26 dicembre).

Chiasso (Svizzera), m.a.x. Museo: Vito Noto. Quarant’anni di grafica e design. Il senso delle idee

L’esposizione, prima antologica del designer svizzero, presenta 200 pezzi, fra oggetti, modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, francobolli, monete e macchinari, capaci di ripercorrere oltre quarant’anni di carriera.

In occasione della rassegna, Vito Noto ha donato al m.a.x. museo tutta la sua biblioteca d’artista e tutto il suo archivio, composto da un migliaio di dossier.

CHIASSO (SVIZZERA) | m.a.x. Museo

FINO ALL’11 SETTEMBRE 2022

VITO NOTO

QUARANT’ANNI DI GRAFICA E DESIGN.
IL SENSO DELLE IDEE

A cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini

Vito Noto, WOW Temperamatite Eisen 2003 6,5 x 6,5 x 3 cm
Product design Collezione d’arte m.a.x. museo, Chiasso Fotografia © Carlo Pedroli

Dall’8 maggio all’11 settembre 2022 il m.a.x. museo a Chiasso (Svizzera) ospita la mostra VITO NOTO. Quarant’anni di grafica e design. Il senso delle idee, prima antologica dedicata al designer svizzero, ma siciliano di nascita (Ragusa, 1955), in grado di ripercorrerne oltre quarant’anni di carriera in campi come il visual design, il product design e l’industrial design.

La rassegna, curata da Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini, affronta l’iter creativo e professionale di Vito Noto – già premio Design Preis Schweiz (1995), Compasso d’Oro (1991 e 1994), I’F Die Gute Industrieform (1985 e 1990), ADI Design Index (2000, 2002 e 2016) e A’Design Awards (2017) – attraverso duecento pezzi fra oggetti, modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, francobolli, monete e macchinari.

“Quello di Vito Noto – afferma Nicoletta Ossanna Cavadini – è una continua ricerca, un continuo porsi domande per trovare nel mondo delle idee risposte innovative applicate al design. Questo suo caratteristico metodo di lavoro è maturato nel corso degli anni attraverso un’elaborazione arricchita dalla sua sensibilità estetica di designer unitamente ad esperienze derivate dalla sua formazione pragmatica svizzera e dalle sue radici latine molto creative, ma anche dalla sua indagine puntuale e meticolosa che applica alle esigenze funzionali”.

Il percorso espositivo si apre con due importanti progetti di Vito Noto, paradigmi della sua idea di design: la macchina tessile Stäubli di Sargans – una incorsatrice automatica universale -, simbolo del grande impegno verso il disegno industriale, e nove modelli di orologi da parete, testimonianza di un particolare approccio al design di oggetti e di prodotti di largo consumo per l’ambiente domestico.

La mostra prosegue con una serie di opere che documentano il suo periodo formativo alla Scuola Politecnica di Milano degli anni settanta, che rivelano il suo metodo di lavoro, le tecniche di rappresentazione, il processo di elaborazione del percorso progettuale fino alla realizzazione del prodotto, quindi con la sezione che raggruppa oggetti e prodotti per l’ambiente domestico, come un prototipo di divano, il progetto di una lampada, di caffettiere, di diversi oggetti in vetro (brocche, bicchieri, caraffe), e una ampia e approfondita ricerca per la realizzazione di oggetti domestici a partire dalla forma del cono come archetipo progettuale e un lavoro work-in-progress sulla forma del tempo con orologi a parete, da tavolo, da polso e un campione degli infiniti studi di quadranti.

Si continua con alcuni esempi di prodotti per il mondo dell’ufficio – da registratori di presenze ad affrancatrici postali, da portaoggetti a box e astucci per l’archiviazione, da contenitori per raccolta differenziata ad armadi di stoccaggio verticale e un’ampia campionatura di temperamatite, con forme tradizionali e innovative – e con i numerosi progetti per macchinari e macchine utensili per l’industria tessile, idraulica ed elettrica.

Un particolare angolo è riservato alla grafica di francobolli celebrativi (come quelli per il Centenario del Salone internazionale dell’automobile di Ginevra (1905-2005), l’Esposizione filatelica universale HELVETIA 2022, la serie ProPatria – Itinerari Storici), i lavori di corporate image, il disegno di marchi e logotipi, la manualistica per retail di prodotto.

Completa l’esposizione un’ampia selezione di lavori e progetti per il mondo della ricerca sanitaria e medicale, dove il designer deve strettamente interfacciarsi con ricercatori scientifici e tecnici di laboratorio per comprendere i modi di operare e i protocolli esecutivi.

Il catalogo Skira comprende saggi di Alessandro Bruni, Medardo Chiapponi, Cinzia Ferrara, Nicoletta Ossanna Cavadini, Mario Piazza e Viviana Trapani.

La mostra, col patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Lugano e col patrocinio dell’Ambasciata di Svizzera in Italia, è resa possibile grazie al Dicastero Attività culturali del Comune di Chiasso, con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, dell’AGE SA e di Lions Club Lugano Ceresio (per i restauri dei modelli), e il contributo dell’associazione amici del m.a.x. museo (aamm).
Si ringrazia la SUPSI-Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana – in particolare il Laboratorio di cultura visiva del Dipartimento ambiente costruzioni e design – per la collaborazione nell’ambito del progetto grafico, così come One Logistics Group, Tectel, MyAcademy e Trattoria della Zocca per lo sponsoring tecnico.

In occasione della personale, Vito Noto ha donato al m.a.x. museo tutta la sua biblioteca d’artista e tutto il suo archivio costituito da più di un migliaio di dossier di progettazione e presentazione di elaborati grafici, al cui interno di trovano schizzi, bozzetti, documentazione varia, rilievi fotografici di campioni, modelli in poliuretano e prototipi vari, materiali che permettono di ricostruire il percorso creativo del designer ticinese.

Vito Noto, Cono centrotavola WMF Wüttembergische Metallwaren Fabrik GmbH 1985 Lamiera argentata e dorata 33 x ø 34 cm Product design Collezione privata Vito Noto, Cadro Fotografia © Carlo Pedroli

Vito Noto – Note biografiche

Vito Noto nasce nel 1955 a Ragusa. All’età di tre anni con i genitori emigra in Svizzera, nell’Emmental, vicino a Lucerna. Nel 1969, dopo un breve ritorno in Sicilia, la famiglia rientra in Svizzera, scegliendo come luogo di residenza il Canton Ticino.

Nel 1974, dopo aver incontrato Max Huber che a Milano insegnava visual design e che gli fornisce preziosi suggerimenti, intraprende gli studi in industrial design alla Scuola Politecnica, dove si laurea nel 1976. Fra i rinomati designer italiani suoi insegnanti figurano Alberto Rosselli, Isao Hosoe, Narciso Silvestrini, Bruno Munari, Max Huber, Achille Castiglioni, Bob Noorda, Gillo Dorfles.

Trascorso un breve periodo ad Amburgo come collaboratore responsabile di grafica identitaria promozionale e di product design presso lo studio Value Design, si trasferisce a Parigi per iniziare l’attività nel 1979 per Endt-Fulton Partner, per cui sviluppa prodotti per aziende quali HPF, Thomson CSF, CGA, Schlumberger, Centre George Pompidou.

Nel 1982 si trasferisce con la moglie a Cadro (oggi frazione di Lugano) e qui fonda il proprio studio di progettazione industriale.

Per l’industria meccanica Albe disegna la macchina utensile “RM16”, ottenendo poi riconoscimenti all’IF Die Gute Industrie Form ad Hannover nel 1985.

Nel 1984 partecipa alla costituzione grafica della nuova immagine coordinata Bticino, e nello stesso anno WMF lo incarica, insieme ad altri designer, di sviluppare il concetto di tavola imbandita per l’avvento del nuovo millennio, il cui risultato porta alla progettazione del “Cono” centrotavola.

A partire da metà degli anni ‘80 comincia la collaborazione con Hamilton per cui disegna prodotti negli ambiti di laboratorio ed ospedaliero fino al 2008. Nel 1986 inizia a disegnare postazioni di lavoro per Lista: l’armadio di stoccaggio verticale “Listamat” viene premiato all’IF Industrie Forum Design Hannover nel 1990.

Alla fine degli anni ‘80 e agli inizi degli anni ‘90 lavora (a macchinari e corporate identity) per TEM Hamilton Medical, Socos, Primavera, Benninger, Ortho Diagnostic – Johnson&Johnson e Tecan Medical, Schindler, L.G.L., Ariete, Lista Kunststofftechnick, Hildebrand.

Nel contempo inizia a interessarsi a nuovi linguaggi: si dedica alla produzione di orologi da parete, fondando il marchio ®Perditempo, per il quale sviluppa concetti di lettura alternativi caratterizzati da orologi con lancette che scorrono al contrario, quadranti che indicano le 24 ore oppure dotati di una lancetta unica. In questi anni vari progetti vengono selezionati per il Premio Compasso d’oro. Nel 1995

Vito Noto viene insignito del Design Preis Schweiz con il progetto “F.A.M.E.”, microlaboratorio disegnato per Hamilton, premiato per le qualità estetiche e la funzionalità tecnica della macchina.

Il 2000 si caratterizza soprattutto per il lavoro svolto con il produttore svizzero Pierre Junod, realizzando una serie di orologi da polso con il design di lettura a 24 ore degli orologi da parete “Giorno/Notte” e a 12 ore.

Nel 2005 inizia la sua produzione di design di francobolli per La Posta Svizzera e il Liechtenstein.

Nel 2006 viene annoverato nella rosa dei 25 designer svizzeri pubblicati nel volume DESIGNsuisse, curato da SRG SSR idée suisse con la collaborazione di Hochparterre, selezione di soli tre studi ticinesi con Bruno Monguzzi e The Red Box di Alberto Bianda e Paolo Jannuzzi.

Fra il 2007 e il 2009, in collaborazione con La Posta Svizzera, Pro Patria e la fondazione ViaStoria dell’Università di Berna, realizza per ogni anno le tre serie dedicate agli itinerari culturali svizzeri (tra cui il percorso storico europeo della via Valtellina). Nel 2011, i 6 valori postali per il Principato del Liechtenstein dal titolo “Energie alternative” ottengono la menzione tra i migliori 10 francobolli al mondo.

Al 2017 risale la serie di monete commemorative dei passi alpini svizzeri Klausen (2018), Furka (2019) e Sustenpass (2020) per la Zecca svizzera SwissMint, nonché il premio Golden A’Design Awards ricevuto per l’orologio da polso “Giorno/Notte” da ventiquattr’ore di Perditempo e il caminetto a bioetanolo “Piro”.

Lo studio di Vito Noto festeggia nel 2022 il quarantesimo anniversario di attività, che prosegue su commissione e su propria iniziativa sia per nuovi clienti sia per quelli storici.


VITO NOTO. QUARANT’ANNI DI GRAFICA E DESIGN. IL SENSO DELLE IDEE
Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo (Via Dante Alighieri 6),
8 maggio – 11 settembre 2022

A cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini

Orari
martedì – domenica, ore 10.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00

Ingresso
Intero: CHF/Euro 10.
Ridotto: CHF/Euro 7.- (AVS/AI, over 65 anni, studenti, FAI SWISS, FAI, TCS, TCI, convenzionati)
Scolaresche e gruppi di minimo 15 persone: CHF/Euro 5.-
Metà prezzo: Chiasso Card
Gratuito: Carta Raiffeisen, bambini fino a 7 anni, Aiap, associazione amici del m.a.x. museo, giornalisti, ICOM, Passaporto Musei Svizzeri, Visarte
Entrata gratuita: ogni prima domenica del mese

Ufficio stampa Svizzera
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