Per la prima volta a Roma: Palazzo Bonaparte ospita la retrospettiva del Maestro Han Yuchen “Tibet, splendore e purezza”

Han Yuchen
Fratello e sorella – Brother and sister
2015
Olio su tela / Oil on canvas
cm 135×120

Aperte le prevendite al link
www.ticket.it/hanyuchen

Per la prima volta a Roma, Palazzo Bonaparte ospita la grande retrospettiva del
Maestro Han Yuchen con la mostra “Tibet, splendore e purezza”

Han Yuchen
La devota – The faithful
2010
Olio su tela / Oil on canvas
cm 180×110

Dal 14 luglio, e per la prima volta nella Capitale, Palazzo Bonaparte ospita un’ampia retrospettiva dedicata al grande Maestro della pittura a olio della Cina contemporanea Han Yuchen.

Il Tibet, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua anima.
Un’immersione nella bellezza naturale e spirituale del Tibet, il “Tetto del mondo”, ma anche una galleria di ritratti di chi quell’immenso altopiano lo vive.

La mostra HAN YUCHEN. Tibet, splendore e purezza testimonia – attraverso un percorso di circa 40 opere, molte delle quali di grandi dimensioni, divise in tre sezioni (PaesaggiRitratti e Spiritualità) – il profondo legame morale e spirituale che unisce la famosa regione autonoma della Cina all’insigne pittore cinese Han Yuchen.

Come spiega Nicolina Bianchi, curatrice della mostra: “Nel Tibet di Han Yuchen il paesaggio e l’uomo diventano protagonisti di una stessa storia misteriosa, quasi impenetrabile, dove genuina fierezza e quotidianità convivono e si incontrano nella purezza di luce dei luoghi e dell’energia vitale dei personaggi che li animano. Pastori, guardiani, nomadi, monaci che con saggezza condividono il tempo e lo spartiscono nel loro vivere semplice e autentico“.

Così Gabriele Simongini, cocuratore della mostra: “Han Yuchen sente con grande disagio che l’impressionante progresso tecnologico del nostro tempo e la smania di una continua crescita economica corrispondono per contrasto a un crescente impoverimento morale e a un degrado dell’universo personale e dei rapporti umani. Per lui il Tibet è una sorta di “patria” dell’anima, perduta e originaria, da ritrovare. Il suo è un realismo etico che intende offrire un modello ideale e forse utopistico per una vita più semplice e spirituale“.

Un artista molto legato ai valori tradizionali e alla qualità della pittura ma anche caratterizzato da una fortissima passione per l’arte europea dell’Ottocento, tanto da aver creato nel 2007 il Museo d’Arte Han Yuchen nella città di Handan, con opere di Millet, Corot e Goya, solo per citare tre nomi eccelsi.
Ricollegandosi soprattutto all’esempio di Millet, il Maestro cinese ha fatto di una pittura limpida e poetica il suo segno di riconoscimento, una cifra stilistica diretta e semplice come la vita dei tibetani che ha scelto di immortalare, rievocando per certi aspetti un realismo di matrice ottocentesca, ricco di valori etici e ideali, che si fonde con le capacità tecniche sviluppate in Cina nell’ambito della pittura ad olio.

Una volta individuati i soggetti più coinvolgenti, Han Yuchen li traduce – attraverso un’indubbia sapienza pittorica e una spiccata capacità di elaborare ampie sintesi paesaggistiche o meticolosi dettagli – in ritratti e opere dove le vesti, gli ornamenti e gli oggetti della vita quotidiana o delle cerimonie ci restituiscono un’immagine emozionante del lontano Tibet.

Con il patrocinio del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura, l’esposizione HAN YUCHEN. Tibet, splendore e purezza è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Segni d’arte, ed è curata da Nicolina Bianchi e Gabriele Simongini, con catalogo Skira.

La mostra vuole rendere omaggio al rafforzato dialogo socio-culturale Italia-Cina, ma anche far risaltare alcuni dei profondi e più recenti cambiamenti della società tibetana acutamente rappresentati dalla pittura a olio del Maestro di Jilin.


Informazioni e prenotazioni
T. +39 06 8715111

Siti internet
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www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
@arthemisiaarte
@mostrepalazzobonaparte
#HanYuchenBonaparte

Ufficio Stampa Arthemisia
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sam@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Ufficio stampa Segni d’arte
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Relazioni esterne Arthemisia
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M. +39 335 7316687 | +39 345 7503572

Bologna, Parco della Zucca: “IL NASCONDIGLIO” con Elena Bucci e Christophe Boltanski

42° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI USTICA.
Attorno al Museo

Museo per la Memoria di Ustica – Foto Sandro Capati

42° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI USTICA
Attorno al Museo
Spettacoli, concerti, performance ed eventi

Parco della Zucca,  spazio antistante il Museo per la Memoria di Ustica
Via di Saliceto 3/22 Bologna
27 giugno – 10 agosto 2022
attornoalmuseo.it

Giovedì 14 luglio 2022 h 21.15
IL NASCONDIGLIO
di Christophe Boltanski

adattamento drammaturgico di Elena Bucci
cura e drammaturgia del suono di Raffaele Bassetti
con Elena Bucci
serata dedicata a Christian Boltanski con introduzione dell’autore
progetto realizzato in collaborazione con compagnia di teatro Le Belle Bandiere

Ingresso a offerta libera

A un anno di distanza dalla scomparsa di Christian Boltanski domani, giovedì 14 luglio 2022, l’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica ricorda il grande artista francese, autore dell’installazione permanente A proposito di Ustica per il Museo per la Memoria di Ustica a Bologna, con una drammaturgia originale di Elena Bucci, scritta a partire dal libro Il nascondiglio,di cui è autore il nipote Christophe Boltanski (giornalista e scrittore), che narra una storia basata sulle memorie di famiglia.
Entrando in casa Boltanski non si cerca di stabilire un rapporto di causa-effetto tra biografia ed opera d’arte, ma di conoscere l’artista sia come genio solitario che come cassa di risonanza di vite e storie rimaste senza voce.
La serata – organizzata nell’ambito della rassegna di spettacoli, concerti, performance ed eventi Attorno al Museo in corso presso il Parco della Zucca, nello spazio antistante il Museo per la Memoria di Ustica, in via di Saliceto 3/22 a Bologna – sarà aperta alle h 21.15 da un intervento di Christophe Boltanski.
L’ingresso è a offerta libera.

Dove sei? Dove siamo? Nascondersi per esistere
Note di Elena Bucci per una rilettura del libro Il nascondiglio di Christophe Boltanski.

In questa occasione, creata dall’affetto e dal sentimento di giustizia, sento battere il cuore della grande storia con i suoi silenzi di pietra e i cangianti battiti delle innumerevoli vite e voci che da essa sono mosse e travolte. Attraverso la pratica della memoria e la trasformazione dell’arte, la celebrazione del lutto, tanto necessaria quanto spesso elusa, crea visioni, emozione, coraggio, comunità.

Così accade in questo primo libro di Christophe Boltanski, nipote di Christian Boltanski. Ci addentriamo nella storia della loro famiglia non per stabilire un rapporto di causa-effetto tra biografia ed opera d’arte, ma perché la bellezza del racconto è tale da amplificare l’immaginazione e mostrarci l’artista sia come genio solitario che come cassa di risonanza di vite e storie rimaste senza voce. L’autore sa trasformare il suo racconto del passato in un’esilarante e commovente favola dove si affacciano creature talmente vive da diventare familiari. Ci invita a ritrovare anche la nostra storia con sguardo nuovo, a farne saggezza. Come l’illustre zio, miscela con sapienza arte e memoria.
Entriamo in una famiglia ‘anarchica e aperta’, ‘non reclusa, ma saldata’, che fa della propria unione una forza per attraversare sia le grandi bufere della storia come il nazismo, sia le piccole ma devastanti tempeste quotidiane, difendendo la propria originalità, il gusto di coltivare le contraddizioni, la libertà, l’estro, diventando una navicella in viaggio attraverso la vita.
Questo libro incarna alcuni dei miei più radicati e infantili desideri, nati quando mi sono scoperta orfana di una tradizione millenaria di trasmissione di racconti e memorie, cancellata da un’idea di progresso che ci ha separati in molti piccoli nuclei e reso forse più soli. Forse per questa mancanza pratico il teatro e ho sempre sognato di valicare tempo e spazio ed entrare in altre vite. Quando passo in treno accanto ai palazzi, quando passeggio per le città nell’ora magica del passaggio dalla luce al buio, dal buio alla luce, non riesco a distogliere lo sguardo dalle finestre illuminate, quasi fossero mie, di qualche parente, di qualche avo. Chi vivrà mai là dentro, cosa pensa, cosa sogna? Quali saranno le vicende tramandate nel tempo che le persone là dentro chiamano ‘storia della famiglia’? Quali i fatti che diventano epici, tragici, comici, che si arricchiscono di particolari e colori ad ogni racconto, a seconda della visione di chi li interpreta e li rivive? Quali fantasmi abitano ancora le rovine?

L’autore, con tutta la sua poetica ironia ed intelligenza, prende per mano anche me bambina e mi conduce proprio là, attraverso spazio e tempo, nelle auto, nei cortili, nelle stanze, nei nascondigli di quella casa dalle finestre illuminate dove vive e sogna la straordinaria famiglia Boltanski, della quale alcuni componenti sono di origine ebraica. La necessità di nascondersi e proteggersi dalla violenza e dal conformismo diventa l’occasione per fondare un’esilarante e resistente comunità familiare, sempre allacciata, amata e odiata, che tra contraddizioni, limiti e meraviglie garantisce a tutti i suoi membri la loro originalità, tiene salde le radici e guarda al nebbioso futuro, crea terreno fertile per gli artisti. La scrittura mi rivela le profonde somiglianze delle anime, godendo allo stesso tempo delle loro frastagliate differenze.

Ritrovo il coraggio di ribellarmi al potente condizionamento della miriade di micro e macro segnali che ci spingono, in funzione del mercato e di una obsoleta idea di economia, ad essere conformisti credendo di essere unici, soli credendo di essere liberi, a trasformare la potenza sovversiva dell’atto artistico in un passatempo inoffensivo, in un addormentamento a pagamento.

Circondata da questa folla variopinta e irriducibile, ritrovo la fiducia nelle arti, antidoto all’oblio, alla violenza, alla paura e all’omologazione, cura per ogni fragile differenza. Sono grata a chi ha attraversato tragedie cantando e danzando. Sento con più forza che tutti, ma proprio tutti, abbiamo il diritto di essere artisti delle nostre stesse vite.

E mi consolo dello sgomento che ho provato guardando un documentario che continuo a citare per la sua intensità e nel quale si analizzavano i grandi mutamenti che stiamo vivendo per la prima volta nella nostra epoca, a partire dallo sconvolgimento del millenario equilibrio del nostro pianeta. Si raccontava come presto, se non vi si porrà rimedio, la fauna e la flora di ogni angolo del pianeta saranno identiche, con meno colori, meno suoni, minor meraviglia, in nome della vittoria delle specie più forti e rapaci su quelle più fragili e miti.

Elena Bucci

Elena Bucci

Elena Bucci
Attrice, autrice, regista. Debutta e si forma nella compagnia di Leo de Berardinis e fonda e dirige, con Marco Sgrosso, la compagnia teatrale Le Belle Bandiere.
Fra i riconoscimenti: Premio Ubu per gli spettacoli da lei scritti, interpretati e diretti, Premio Ubu per l’interpretazione in Riccardo III e Le regine di Claudio Morganti, Premio Hystrio – ANCT Associazione Nazionale Critici Teatrali, Premio Eleonora Duse, Premio ETI Olimpici del Teatro (ora Le Maschere del Teatro) per Le smanie della villeggiatura, Premio Hystrio Altre Muse, Premio Viviani, Premio Scenari Pagani alla compagnia.
Dirige e interpreta per la compagnia testi classici come Macbeth di Shakespeare, Hedda Gabler di Ibsen, Antigone di Sofocle, Medea di Euripide, La locandiera di Goldoni, Santa Giovanna dei Macelli L’anima buona del Sezuan di Brecht, e contemporanei come il suo Regina la PauraCaduto fuori dal tempo di Grossman, La morte e la fanciulla di Dorfman e, diretti con Sgrosso, L’amante di Pinter, Delirio a due di Ionesco, Prima della pensione di Bernhard.
Scrive drammaturgie spesso intrecciate a musiche originali, come Autobiografie di ignoti, Non sentire il male dedicato a Eleonora Duse, musiche di Andrea Agostini; Nella lingua e nella spada ispirato a Fallaci e Panagulis, musiche di Luigi Ceccarelli; Bimba ’22 – Inseguendo Betti e Pasolini;In canto e in veglia (vincitore I Teatri del Sacro), Onde, per Mansfield e WoolfColloqui con la cattiva dea 1914-17, musiche di Simone Zanchini; Juana de la Cruz, Vite da cinema, ispirato a Fellini; Guerra e RotaLettera al mondo.
Per Rai Radio 3 realizza testi originali come La pauraVite altrove e Di terra e d’oro. Collabora con Rai e altre emittenti. Realizza opere audio e video tra le quali Dante in viaggio per l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo. Realizza con Chiara Muti per Ravenna Festival una trilogia con testi di Nevio Spadoni e musiche di Ceccarelli e scrive e dirige con lei Folia Shakespeariana e Lumina in Tenebris.
Crea progetti per la memoria delle arti dal vivo come Archivio Vivo e dove dialogano diverse arti e discipline, come Bambini (con Davide Reviati, Claudio Ballestracci, Festival di Santarcangelo) e La città del sonno, attraverso i quali ha riaperto al pubblico teatri e spazi della memoria dimenticati, come il Teatro Comunale di Russi. Nell’ambito del programma “Il Giardino della Memoria – XXXV Anniversario della Strage di Ustica”, dirige e interpreta, insieme a Marco Sgrosso, la serata di musica e poesia La notte di San Lorenzo.
Lavora come attrice con i registi Roberto Latini (L’Armata BrancaleoneMangiafoco, Il teatrocomico), Valter Malosti (Il giardino dei ciliegi), Mario Martone (Edipo a Colono), Claudio Morganti (Riccardo IIILe RegineRecita dell’attore Vecchiatto). Partecipa al progetto Mille anni o giù di lì di Gigio Dadina e Davide Reviati, e nel cinema lavora con Pappi Corsicato, Tonino de Bernardi, Raoul Ruiz, e di recente con Luca Guadagnino (Chiamami col tuo nome), Gianluca Iodice (Il cattivo poeta), Matteo Rovere (Romulus).
È interprete di opere e concerti nel teatro musicale e collabora coi musicisti Raffaele Bassetti, Julia Kent, Rita Marcotulli, Massimo Mercelli, Bob Moses, Christian Ravaglioli, Antonello Salis, Louis Sclavis, Dimitri Sillato, Giovanni Tamborrino.
Partecipa ai progetti Molti pensieri vogliono restare comete, per Leo de Berardinis; Guerra e pace di Lombardi – Tiezzi; Focus Jelinek di Elena Di Gioia, Decameron di Maurizio Schmidt, L’invenzione dell’amore a cura di Alba Rohrwacher e Luciana Fina, Else Edizioni, Orecchio Acerbo.
Ha collaborazioni artistiche continuative con teatri nazionali, festival, compagnie, teatri di tradizione e innovazione in Italia e all’estero, dal Centro Teatrale Bresciano, con cui ha un lungo sodalizio, a Emilia Romagna Teatro, Teatro Piemonte Europa, Ravenna Festival, Campania Teatro Festival, Metastasio di Prato, Teatro di Napoli, Il Piccolo di Milano, Teatro di Roma, Emilia Romagna Festival, Cantieri Teatrali Koreja, Solo Festival of Monodrama di Mosca, National Centre for the Performing Arts di Pechino.
Si è occupata di alta formazione presso Università di Bologna, Università Cà Foscari, Accademia Nico Pepe di Udine, Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, Scuola del Teatro Stabile di Torino, Scuola di Emilia Romagna Teatro, L’Arboreto di Mondaino, Campania Teatro Festival.
Pubblica su volumi e riviste.

Christophe Boltanski

Christophe Boltanski

Christophe Boltanski
Nato nel 1962, Christophe Boltanski è scrittore e giornalista. Ha lavorato per Libération come corrispondente in Israele e nel Regno Unito, poi per il Nouvel Observateur e caporedattore della rivista XXI. Nel 2011 ha ricevuto il premio Bayeux-Calvados per i corrispondenti di guerra per il suo articolo intitolato Les mineurs de l’enfer nella Repubblica Democratica del Congo.
Autore di saggi e biografie, ha pubblicato tre romanzi, Les vies de Jacob (Stock, settembre 2021), Le Guetteur (Stock, 2018) e La cache (Stock, 2015), che ha vinto il Prix Fémina.

In occasione dell’evento, il Museo per la Memoria di Ustica osserva un’apertura straordinaria dalle h  20.00 alle 23.00, conuna visita guidata gratuita alle h 20.00 a cura del Dipartimento educativo MAMbo (info e prenotazioni: mamboedu@comune.bologna.it).
L’ingresso al museo è sempre gratuito.

La rassegna Attorno al Museo è promossa da Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, con Regione Emilia-Romagna, Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Comune di Bologna – Quartiere Navile, Bologna Città della Musica UNESCO e fa parte di Bologna Estate 2022, il cartellone di attività promosso da Comune di Bologna e Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.
Main media partner Rai Radio 3
Patrocinio Rai
Main sponsor Gruppo Unipol
Si ringraziano Tper, Legacoop Bologna, Gruppo Hera, Coop Alleanza 3.0.
I progetti sono realizzati in collaborazione con Cronopios, Officina Immagine, Bologna Jazz Festival, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Le Belle Bandiere, La Baracca Testoni Ragazzi, Centro Sociale “Antonio Montanari”.

Il programma completo degli appuntamenti di Attorno al Museo è disponibile sul sito www.attornoalmuseo.it.


Maggiori informazioni:
www.attornoalmuseo.it
www.associazioneparentiustica.it
www.mambo-bologna.org/museoustica

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram @bolognamusei

Ultimi giorni per partecipare ad ARTKEYS PRIZE – Nominata la Giuria del Premio di arte contemporanea

La Giuria

Artkeys Prize – Festival di arte contemporanea

Iscrizioni fino al 17 luglio 2022

Nominata la Giuria del Premio

Scade il 17 luglio 2022 il termine delle iscrizioni per partecipare alla quarta edizione di Artkeys Prize-Festival di arte contemporanea nelle diverse categorie di pittura, scultura e installazione, fotografia, video arte e performance.

Il Premio si rivolge a tutti gli artisti del panorama nazionale ed internazionale, senza limiti di età e nazionalità: la Giuria composta da Manuela De Leonardis (Storica dell’arte, Giornalista e Curatrice indipendente), Alberto Dambruoso (Critico d’arte), Marilena Morabito (Curatrice) e da un quarto giurato che sarà presto svelato, selezionerà 70 artisti le cui opere saranno protagoniste di una mostra collettiva nell’area dell’Ex Tabacchificio di Borgo Cafasso, a due passi dall’area archeologica di Paestum, dal 19 al 27 novembre 2022.

Durante il vernissage del Premio saranno annunciati i vincitori di ogni sezione: ai primi posti sarà corrisposto un premio in denaro (dotazione complessiva 8000 euro),mentre ai secondi posti saranno offerte delle “Residenze d’Arte”, messe a disposizione da enti e aziende presenti su tutto il territorio cilentano.

Il Premio ArtKeys è organizzato dall’Associazione Blow-Up e dal Collettivo Vyolaa, composto dagli artisti Marianna Battipaglia, Mabel D’Amore, Nadia Miglino, Francesco Monk e Rudy Zoppi, con lo scopo di promuovere e valorizzare l’arte contemporanea nella splendida cornice del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e degli Alburni.Le passate edizioni del Premio hanno visto la partecipazione di artisti provenienti da ogni parte di Europa e del mondo, grande riscontro di pubblico e delle istituzioni, nonché le collaborazioni con il Castello Angioino Aragonese di Agropoli, il Museo del Mare di Pioppi, il Castello di Pollica e con i comuni di Agropoli, Laureana Cilento, Rutino e Cetara. Grandi nomi anche per le Giurie con la presenza di Daniele Ciprì, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Antonello Tolve, Gianni Comunale, Nuvola Lista, Giulio Rincione, Roberto Sottile, Enrica Feltracco, Antonello Silverini, Grazia La Padula e Lorenzo Ruggero.

batch 5

Il Premio ArtKeys nasce con la volontà specifica di rafforzare il valore dell’Arte come spirito di rinascita e di contributo all’incentivazione del turismo e dell’imprenditorialità, mettendosi in correlazione con il territorio in cui nasce, il Cilento, patria della dieta Mediterranea, dove Ancel Keys, biologo e fisiologo statunitense, la studiò e pose le basi per farla divenire bene protetto dell’umanità Unesco. A lui è dedicato e ispirato il nome del Premio, che intende assimilare la tenacia e i valori con cui il biologo ha lavorato e valorizzato il territorio cilentano e la dieta mediterranea. Il movimento Artkeys ha quindi come obiettivo primario la promozione degli artisti che sviluppano la propria arte all’interno di questo contesto: le precedenti tre edizioni di Artkeys Prize hanno, infatti, permesso una maggiore conoscenza del territorio richiamando un incredibile numero di turisti e visitatori che hanno potuto, così, scoprire le ricchezze e le peculiarità del Cilento.

ArtKeys Prize indice ogni anno anche un contest, Artkeys Box, per la selezione di un’illustrazione a tema libero che verrà stampata con tecnica serigrafica sul box del catalogo del Premio che raccoglie tutte le opere selezionate: il box di quest’anno, che verrà consegnato a tutti i finalisti e ai componenti della Giuria, sarà illustrato da Lorenza Pleuteri, vincitrice del contest Artkeys Box 04.

Per partecipare ad ArtKeys Prize è possibile inviare la propria candidatura attraverso la pagina di registrazione. nel sito web www.premioartkeys.it: all’interno del modulo è possibile scegliere una sezione a cui partecipare e caricare le opere desiderate. Sono ammesse candidature da parte di associazioni, collettivi, gruppi o singoli artisti. I 70 finalisti saranno annunciati dal 1 settembre 2022.

Tutte le info e il bando sono disponibili sul sito www.premioartkeys.it

Il Bando – Scadenza candidature 17 luglio 2022


INFO

Artkeys Prize
Promosso daAssociazione Culturale Blow-up
Direzione artistica Rudy Zoppi, Associazione Culturale Blow-Up, Collettivo Vyolaa

Per info:
info@premioartkeys.it
www.premioartkeys.it

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
tel 3494945612 – roberta.melasecca@gmail.com
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