Antonella Stelitano – Donne e biciclette, sinonimo di libertà e di emancipazione

“Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni”, dal 26 maggio al 2 ottobre, è in Santa Margherita, nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce. La mostra è a cura di Elisabetta Pasqualin; consulente storica Antonella Stelitano; da un’idea di Chiara Matteazzi.

Fino al 02 Ottobre 2022

Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce (Chiesa di S. Margherita)

RUOTA A RUOTA.
Storie di biciclette, manifesti e campioni

Mostra a cura di Elisabetta Pasqualin. Consulente storica Antonella Stelitano.
Da un’idea di Chiara Matteazzi

Aleardo Villa, La Bicicletta, 1900-06
LA MOSTRA

Donne e biciclette

(testo di Antonella Stelitano per il catalogo edito da Silvana Editoriale)

Le prime avventurose cicliste italiane forse si ispirarono alla regina Margherita, per la quale Edoardo Bianchi in persona realizzò una bicicletta degna di una sovrana, o alla nobildonna Franca Florio che, alla fine dell’800, organizzò al Velodromo Trinacria di Palermo una delle prime corse per sole donne, tutte nobili o altolocate. O forse avevano in mente spigliate donne di spettacolo, come Lina Cavalieri, che si esibivano in pista davanti a un pubblico maschile, che pagava volentieri un biglietto per vedere questa novità delle donne in bicicletta.

Molte però erano semplicemente ragazze attratte dal nuovo mezzo di locomozione, che diventa subito un sinonimo di libertà e di emancipazione: è il simbolo del nuovo ruolo a cui ambiscono le donne.

Del resto, rispetto a qualsiasi altro sport, la bicicletta è rivoluzione pura, perché esce dalle mura della palestra, del campo di gara, e va esibita all’esterno, sotto gli occhi di tutti. E una donna che va in bicicletta dimostra non solo di poter fare a meno di un uomo per muoversi, ma anche di saper manovrare un mezzo meccanico. Elemento questo non trascurabile, considerando che la guida in generale era cosa da uomini. 

Ma un altro elemento si dimostrò rivoluzionario: la necessità di dotarsi di un abbigliamento più «razionale» e comodo, libero dalle lunghe e pesanti gonne, da pizzi e bustini. Comparvero i primi pantaloni. Uno scandalo.

La bicicletta sconvolge l’ordine sociale, è elemento di rottura con il passato. Per questo il mondo maschile fu piuttosto coeso nell’ostacolare e criticare, anche aspramente, questa nuova moda. Si sostenne che l’uso della bicicletta causava l’insorgere di svariate malattie, che nelle donne culminavano nel pericolo di non poter in futuro diventare madri. E se il vasto corollario di obiezioni mediche non bastava, allora si aggiungeva la condanna morale: andare in bicicletta era assolutamente disdicevole per una ragazza di sani principi. Le avrebbe tolto grazia e femminilità. Avrebbe reso il suo corpo troppo mascolino. L’avrebbe condotta a una pericolosa promiscuità dal momento che gli ambienti sportivi erano maschili. Per questo le prime cicliste furono etichettate con appellativi come matta, stravagante, indecente, diavolo in gonnella. Qualcuno usò addirittura il termine «ripugnante» e altri le definirono «il terzo sesso».  Una donna che andava in bicicletta non era socialmente accettabile. Passi l’uso moderato, la passeggiata ciclistica insieme al marito o ad altri maschi di famiglia. Ma lo sport ciclistico no.

E di questa duplice anima la cartellonistica dell’epoca fu attenta testimone, evocando da un lato l’immagine di donne bellissime, composte ed elegantemente vestite, dall’altro donne che attirano l’attenzione del pubblico presentandosi in abiti succinti o comunque scandalosi per l’epoca.

La dimensione sportiva al femminile non era ancora entrata nella cultura del nostro Paese. 

Ma questo non fermò le prime coraggiose pioniere. Derise, ostacolate, sbeffeggiate continuarono a pedalare. Ed erano anche brave: se Alfonsina Strada porta a termine un Giro d’Italia arrivando ultima dopo 30 corridori in gara e lasciandone 60 ritirati dietro di lei, la giovane Olivia Grande il 12 ottobre 1937, a 17 anni, a Milano stabilisce su pista il record dell’ora (34.366 km).

Si dovette passare attraverso l’uso della bici da parte delle staffette partigiane, e il successivo massiccio utilizzo da parte di una nuova generazione di lavoratrici del Dopoguerra, per togliere dalla mente degli italiani l’immagine che una donna in bicicletta fosse moralmente inaccettabile.

La bicicletta era ormai diventata il mezzo di trasporto funzionale alla ricostruzione del Paese. Così, lavata via questa patina di ottusità, il ciclismo femminile conosce, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, un nuovo slancio.

C’è una data che fa da spartiacque tra una fase pionieristica e una in cui si gettano le basi per l’organizzazione di un settore ciclistico femminile. É il 1962, quando l’UNIONE VELOCIPEDISTICA ITALIANA, riconosce il ciclismo femminile a livello agonistico. Ormai non si può più tornare indietro.


Info: www.collezionesalce.beniculturali.it

Ufficio Comunicazione Museo Salce:
Mariachiara Mazzariol mariachiara.mazzariol@beniculturali.it tel 0422 591936
Vincenza Lasala drm-ven.comunicazione@beniculturali.it

Ufficio Stampa della Mostra
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 simone@studioesseci.net rif. Simone Raddi

Bologna: ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica – La grande mostra a cura del Museo Civico Archeologico che aprirà in Cina ad agosto

Presentazione ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica (ETRUSCANS. Lords of ancient Italy), Museo Civico Archeologico, Bologna, foto Ornella De Carlo

Nell’ambito dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022, il Comune di Bologna annuncia la grande mostra ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica ideata e curata dal Museo Civico Archeologico di Bologna e promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Shanghai e l’organizzazione di MondoMostre.
Sono oltre 300 i reperti provenienti dal museo bolognese che tra agosto 2022 e marzo 2023
verranno esposti in due tappe, nelle città di Suzhou e Chengdu, per far conoscere l’affascinante civiltà etrusca ancora quasi del tutto sconosciuta in Cina.

Ci sarà anche Felsina, l’antica Bologna etrusca sviluppatasi tra il IX e il IV secolo a.C., tra le iniziative inserite nel programma ufficiale dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022, rassegna sulla cooperazione internazionale nel settore turistico e culturale dei due Paesi, inizialmente indetto nel 2020 per le celebrazioni del 50esimo anniversario dei rapporti diplomatici e posticipato al 2022, causa pandemia.

Ad annunciarlo è il sindaco di Bologna Matteo Lepore, intervenuto questa mattina alla presentazione del progetto espositivo ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica (ETRUSCANS. Lords of ancient Italy) ideato e curato dal Museo Civico Archeologico di Bologna con l’organizzazione di MondoMostre – per augurare successo alle due tappe previste nella Repubblica Popolare di Cina: la prima, dal 25 agosto al 25 novembre 2022, sarà ospitata dal Wuhzong Museum di Suzhou, città situata a ovest di Shanghai nella provincia di Jiangsu, con una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti, mentre la seconda, tra dicembre 2022 e marzo 2023, si svolgerà nella città di Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale di Sichuan e una delle città più popolose dell’intera Cina con oltre 14 milioni di residenti.

Il sindaco ha inoltre salutato e augurato buon lavoro alle funzionarie archeologhe del museo bolognese Federica Guidi e Marinella Marchesi che, a partire dal 17 luglio, si alterneranno nelle fasi di controllo di conservazione dei materiali a seguito del trasferimento, dell’allestimento e dell’organizzazione di tutti gli aspetti necessari all’apertura, operando in stretta collaborazione con i colleghi dei musei ospitanti.

Riconosciuta come opportunità di grande interesse per promuovere la conoscenza della raffinata civiltà etrusca, ancora quasi del tutto sconosciuta al popolo cinese, la mostra godrà del massimo sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai, diretto dal Prof. Francesco D’Arelli, e del Consolato Generale d’Italia a Shanghai, rappresentato dalla Dott.ssa Tiziana D’Angelo, in coordinamento con le attività della rete diplomatica volte a favorire il dialogo culturale tra due paesi distanti e diversi, ma accomunati dal primato di siti UNESCO, dallo sviluppo di grandiose civiltà millenarie che hanno influenzato la storia dell’umanità e da territori ricchi di arte.

Il nucleo principale della mostra è costituito dal prestito eccezionale di 303 reperti di altissimo valore storico e artistico provenienti sia dalle collezioni storiche del museo sia dai rinvenimenti effettuati durante gli scavi ottocenteschi a Bologna e nel suo territorio, a cui si affiancano 27 reperti appartenenti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Tutti i materiali saranno per la prima volta esposti nella Repubblica Popolare di Cina.

Il percorso espositivo si compone di cinque sezioni tematiche che, a partire da quel composito mondo che fu l’Italia preromana, porta l’attenzione sugli Etruschi. I Rasna – come gli Etruschi chiamavano se stessi – per molti motivi, fra i quali certamente la precoce organizzazione urbana, ebbero un rilievo del tutto particolare nel quadro dei popoli dell’italia antica, tanto da essere ricordati dalle fonti storiche come il popolo che, prima di Roma, dominò quasi tutta la penisola.
Come raccordo tra la prima sezione introduttiva e la parte fondamentale dell’esposizione, un approfondimento permette, attraverso l’evocativo richiamo dei paesaggi dei principali territori etruschi e dell’idea di città come fondamentale elemento politico ed economico per la storia di questo antico popolo, di definire geograficamente l’Etruria nelle sue articolazioni e di raccontarne in modo semplice l’assetto “politico” e sociale, dando anche conto delle forme di produzione (artigianato, agricoltura, sfruttamento delle miniere, etc.) e di scambio (commerci e contatti con Mediterraneo, Asia Minore ed Europa transalpina).

Presentazione ETRUSCANS Museo Archeologico Bologna – Foto Ornella De Carlo

Il cuore dell’esposizione analizza i principali aspetti della vita quotidiana nel mondo etrusco illustrando – attraverso la suggestione degli oggetti – costumi e attività di una donna e di un uomo, le cui raffigurazioni accolgono il visitatore per accompagnarlo nel proprio mondo. Scelte iconiche per la raffigurazione dell’uomo e della donna “ideali” sono le statuette in bronzo di devoto e devota dal territorio bolognese e i coperchi di sarcofago in terracotta da Napoli che raffigurano i defunti adagiati su letti da banchetto. Le tematiche affrontate spazieranno dall’ornamento e dalla cura del corpo, attraverso i quali si esprimeva non solo un gusto personale ma soprattutto il livello sociale, alle attività tipicamente femminili (filatura e tessitura) e maschili (guerra, caccia, politica a atletismo); dalle forme collettive del consumo di cibi e bevande nelle ritualità di banchetti e simposi alla pratica della scrittura desunta dalle genti greche e adattata nell’alfabeto alle esigenze della loro lingua, fino al culto religioso, che ebbe un ruolo fondamentale nella società etrusca fin dai suoi esordi. 

La penultima sezione della mostra sposta l’attenzione dal mondo dei vivi a quello dell’Aldilà, presentando ricostruzioni e reperti che mostrino le credenze, i rituali e le aspettative oltremondane degli Etruschi in una sorta di ideale antologia nello spazio e nel tempo. Le rese architettoniche e decorative delle tombe, la ritualità, le forme della sepoltura, hanno una variabilità e una ricchezza straordinaria nelle diverse epoche della storia etrusca e nei diversi territori. Le tombe e gli oggetti che compongono l’immancabile corredo funerario fin dai tempi più antichi sono quindi elementi imprescindibili per interpretare non solo lo sviluppo della società, ma anche la trasformazione della ritualità connessa al concetto di Aldilà e di destino dopo la morte.

Il percorso di visita si conclude con una copia perfetta della situla della Certosa, opera di Stefano Buson, già restauratore del Museo di Este: è uno degli oggetti più prestigiosi del Museo Civico Archeologico di Bologna che, per la sua importanza nella collezione bolognese e fragilità, non può viaggiare. Il vaso è composto da un’unica lamina di bronzo, decorata con scene figurate a sbalzo e ad incisione. Le scene figurate compongono un racconto distribuito su quattro registri: dall’alto al basso si vedono una parata di uomini armati, una processione di personaggi che recano vari utensili per il sacrificio e il banchetto, una gara musicale tra scene di caccia e di aratura e infine una sequenza di animali reali e fantastici. Come una moderna striscia illustrata, il racconto ripercorre la storia di una comunità etrusca della fine del VII – inizi VI secolo a.C. nelle sue tematiche essenziali: la guerra, la caccia, le attività di sussistenza, il consumo del vino, la musica, con un richiamo (nella fascia inferiore, gli animali fantastici) al mondo spaventoso e ignoto dell’Aldilà popolato da creature feroci.

Tra i capolavori più preziosi presentati al pubblico cinese spiccano, oltre alle due statuette in bronzo di devoti da Monteacuto Ragazza (Grizzana, Bologna) sopra menzionate, il celeberrimo specchio in bronzo inciso noto come “patera cospiana” datato alla seconda metà del IV sec. a.C.- che per la particolarità della sua decorazione, che ritrae la nascita di Atena armata dal cervello di Tinia (lo Zeus etrusco), destò subito molta curiosità nel mondo degli eruditi e fu spesso citato e riprodotto in manoscritti e lavori a stampa -, preziosi monili in oro, ambra e vetro provenienti dai sepolcreti bolognesi, il cratere attico della tomba 78 del sepolcreto Arnoaldi con la presentazione di Eracle all’Olimpo, la statua di leone funerario dal sepolcreto dei Giardini Margherita e  le due urne cinerarie in alabastrodella Collezione Universitaria realizzate nel III sec. a.C., rispettivamente decorate dal mito di Mirtilo e da una scena di caccia al cinghiale calidonio.


ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica

Progetto ideato e curato da: Paola Giovetti, Federica Guidi, Marinella Marchesi, in collaborazione con Laura Bentini, Anna Dore, Laura Minarini (Museo Civico Archeologico di Bologna)
Testi degli apparati: Laura Bentini, Anna Dore, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Laura Minarini (Museo Civico Archeologico di Bologna), Anna Serra (Università di Salerno)
Restauri: ditta Kriterion e Laboratorio di restauro del Museo Civico Archeologico di Bologna
Registrar: Daniela Picchi (Museo Civico Archeologico di Bologna)
Organizzato da: Wuzhong Museum, Suzhou; MondoMostre s.r.l.
Promosso da: Istituto Italiano di Cultura, Shanghai
Sede: Wuzhong Museum, Suzhou, Repubblica Popolare Cinese
Periodo: 25 agosto – 25 novembre 2022.

Informazioni:
Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
Tel. 051 2757211
www.museibologna.it/archeologico
mca@comune.bologna.it
Facebook: Museo Civico Archeologico di Bologna
YouTube: Museo Civico Archeologico di Bologna


Settore Musei Civici Bologna:
www.bolognamusei.it
Instagram: @bolognamusei


Ufficio Stampa Settore Musei Civici Bologna:
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. 051 6496653 / 6496620
Ufficio Stampa Bologna Musei
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it