Mario Grimaldi introduce la mostra “I Pittori di Pompei” da Settembre al Museo Civico Archeologico di Bologna

Si aprirà il 23 settembre 2022 al Museo Civico Archeologico di Bologna I Pittori di Pompei, una delle mostre più attese della stagione espositiva autunnale in Italia che resterà visibile fino al 19 marzo 2023.

Bologna
Museo Civico Archeologico 23.09.2022 – 19.03.2023

Mostra a cura di Mario Grimaldi
Promossa da Comune di Bologna con Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Prodotta da MondoMostre

Ercole e Onfale
Pompei, IX, 3, 5, Casa di Marco Lucrezio, triclinio 16, parete est, sezione centrale, dipinto
Fresco,  cm 195 x 155
MANN, inv. 8992
I secolo d.C. – IV stile

Pictores: ruolo sociale, organizzazione e tecniche di artisti anonimi

Introduzione di Mario Grimaldi

“Ma agli occhi dei Greci non era tra i marmi, i bronzi e gli ori la suprema bellezza: dei grandi eventi dell’arte fu la pittura l’inganno splendido, l’artificio per la perfetta realizzazione dell’immaginario, dove il tangibile e l’irreale si confondevano, e la memoria e i sensi erano condotti a esaltanti visioni”.[1] Con queste parole Paolo Moreno introduceva una delle sue principali opere sullo studio e la conoscenza della pittura che definiva “inganno splendido” cogliendo così il reale senso che tale manifestazione d’arte ebbe soprattutto per le società antiche. Il concetto se da un lato accomunava il senso intrinseco di questo linguaggio, dall’altro dava vita a differenti concezioni del valore dell’artista a seconda delle società di riferimento. Per confrontare il diverso utilizzo e concetto di arte tra il suo passato (inteso come origine e storia della pittura in Grecia) e il suo presente (inteso come l’utilizzo che se ne fece in età romana, periodo al quale ci riferiamo per gli oggetti qui esposti) possiamo riprendere le parole di un contemporaneo quale Plinio il Vecchio: “In verità però non c’è gloria se non per coloro che dipinsero quadri; e a questo proposito tanto più ammirevole appare la saggezza degli antichi. Essi infatti non abbellivano le pareti soltanto per i signori e i padroni, né decoravano case che sarebbero rimaste sempre in quel luogo e sottoposte quindi alla distruzione per gli incendi … Non ancora era di moda dipinger tutta la superficie delle pareti; l’attività artistica di quei pittori era rivolta verso gli edifici cittadini e il pittore era considerato proprietà dell’universo (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXV, 118). Per Plinio la differenza non risiede tanto nel concetto che è alla base dell’arte di dipingere, la ricerca di quell’inganno splendido che crea un rapporto tra l’opera e l’osservatore, ma nel diverso concetto di artista, tra quello che dipinge quadri e decora lo spazio pubblico (uomo o donna che fosse) considerato e da considerare proprietà dell’Universo, e quello ad egli contemporaneo, che semplicemente abbelliva le pareti delle case creando un’arte senza maestri conosciuti.

               Nella società romana dunque, che comunque riconosceva nelle sue origini l’arte del dipingere “Anche presso i Romani la pittura ebbe onore assai presto, dal momento che una celebre gens dei Fabi derivò da quest’arte il cognome di Pittori; e il primo che portò questo cognome dipinse di propria mano il Tempio della Salute …” (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXV, 19), tale originario rapporto tra pittura e alta società patrizia andò poi deteriorandosi, riportando la manifestazione d’arte della pittura ai margini più bassi della comunità, relegandola come opera propria di liberti, schiavi, donne e persone inabili alla vita politica e militare, legata più al mondo del teatro.

               Il caso delle città seppellite dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. – Ercolano, Pompei e Stabia – appare uno dei più completi per l’eccezionale contestualizzazione degli apparati decorativi che, conservati perfettamente in situ, permettono così di ricomporre quei rapporti spazio-funzionali del
contesto decorativo dandoci la possibilità di tener fede metodologicamente al concetto di rapporto tra spazio e decorazione e soprattutto di contesto. Infatti sempre più si è integrato all’analisi tipologica degli “stili” l’interesse verso i rapporti esistenti tra la decorazione degli ambienti e la loro funzione. In questo contesto la figura del pictor appare essere fondamentale per tradurre in immagini il rapporto esistente e necessario per il committente tra spazio, la sua casa, e decorazione.

               L’esperienza che si propone con questa mostra è dunque quella di rileggere, all’interno di questa
prospettiva metodologica, alcuni grandi esempi decorativi facenti parte della Collezione degli Affreschi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli provenienti da quelle città che, seppellite dalla grande eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., ci offrono ancora oggi la possibilità di indagare e far parte di quell’inganno splendido attraverso la personalità dei pictores che operarono in modo anonimo in quelle case.


[1]                Moreno P., Pittura greca. Da Polignoto ad Apelle,  Milano 1987


Ufficio stampa
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Milano, Palazzo Reale: RUGGERO SAVINIO. Opere 1959-2022

La mostra Ruggero Savinio. Opere 1959-2022, promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Silvana Editoriale, curata da Luca Pietro Nicoletti, sarà allestita nelle stanze dell’Appartamento dei Principi di Palazzo Reale dal 26 maggio al 4 settembre 2022.

Ruggero Savinio (Torino 1934) torna così a Milano con un’esposizione antologica che presenta al pubblico alcune opere in parte inedite, o che non si vedevano da molto tempo, provenienti da collezioni pubbliche e private, ma anche dai depositi del Museo del Novecento, e che ripercorrono per intero la sua vicenda artistica e biografica. Sono passati ventitré anni dal 1999, quando Milano ospitò nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco una grande mostra dell’artista.

Fino al 04 Settembre 2022
Milano, Palazzo Reale | Appartamento dei Principi

RUGGERO SAVINIO. Opere 1959-2022

A cura di Luca Pietro Nicoletti

Ruggero Savinio: La colomba minacciata dall’uomo ombra, 1967, olio su tela, 140 × 151 cm
Milano, Museo del Novecento, collezione Boschi Di Stefano © Ruggero Savinio, by SIAE 2022

L’esposizione, che raduna dipinti, disegni e opere su carta, prende avvio dagli anni di formazione di Savinio avvenuti fra Roma, Parigi e soprattutto Milano: la città è teatro di una delle sue stagioni più intense e tormentate, quando l’artista era in cerca di un luogo dove radicarsi e trovare una propria identità umana ed artistica. La storia raccontata in questa mostra – affidata a un gruppo di studiosi coordinato da Luca Pietro Nicoletti – non è quella del figlio di Alberto Savinio e del nipote di Giorgio de Chirico, numi tutelari mai rinnegati ma tutto sommato lontani, eco sullo sfondo di questa esposizione: è, invece, il racconto autonomo di un uomo che ha fatto della pittura, come scrisse lui stesso nel 2008, la «melodia interna» della sua vita. Dei tre de Chirico, infatti, Ruggero è sicuramente quello più “pittore”, che pur amando la letteratura e portandone le care e grandi ombre nel proprio immaginario visivo, ha capito che la via, per lui nato negli anni Trenta del Novecento, era di recuperare quel valore retinico della pittura che si disfa sulla tela, che è tutta colore e materia, attraverso cui raggiungere le vette di un’immaginazione arcadica, di panica adesione alla natura; salire il picco del sublime nel silenzio maestoso delle rovine antiche, e calarsi infine nella quiete domestica di anni maturi, finalmente sereni. Savinio punta, come ha scritto nel 2019 ne Il senso della pittura, a un “assoluto” pittorico scevro da possibili altre implicazioni, capace di guardare ai maestri del passato con la freschezza di una scoperta declinata al presente. Non un’arte che descrive, la sua, ma «una sorta di abbandono alla vitalità della pittura».

Per questo motivo è stato scelto di presentare Savinio come se i suoi quadri fossero nati per le dieci sale dell’appartamento neoclassico, fra modanature, specchiere e velluti, per ricordare come la sua ricerca abbia fatto continuamente i conti con il Museo ideale della pittura e con le grandi quadrerie antiche. La scoperta di quei maestri, e in particolare quelli del secondo Ottocento, era avvenuta nelle grandi collezioni europee, ma anche grazie alle opere visibili nelle raccolte pubbliche milanesi, dove nacque quell’amore sensuale per il colore che si posa sulla tela con un fremito di piacere.

È un Novecento “altro”, quello a cui appartiene, in cui soffia un vento nordico placato dalle luci del Mediterraneo, fedele alle proprie ragioni interne e indifferente alle mode più chiassose e mondane dell’arte del secondo Novecento. Ai ritmi del consumo dell’arte contemporanea, infatti, Savinio ha opposto una composta e imperturbabile visione del mondo, che abbraccia il crepuscolo dei poeti. Sotto l’epidermide sensibile di una pittura fatta di piccoli tocchi, che l’artista stesso nel 1996 ha definito una «peripezia luminosa», e che conduce in luoghi ameni e idilliaci, c’è infatti un velo di malinconia e di inquietudine: nostalgia, forse, di una perduta “età dell’oro”.

La mostra di Palazzo Reale propone, in cinque sezioni, dipinti, disegni e opere su carta dall’inizio degli anni Sessanta al secondo decennio degli anni Duemila, mettendo in evidenza il rapporto fra ricerca pittorica, cultura letteraria e memoria autobiografica.

La vita e l’immaginario di Savinio, infatti, sono costellati di luoghi fisici e letterari: Milano, teatro dei suoi esordi giovanili e dei suoi sodalizi con galleristi e altri artisti; le case di villeggiatura al Poveromo, a Capalbio e a Cetona, luoghi privilegiati dell’intimità familiare; Roma con i suoi parchi al tramonto e le sue rovine archeologiche; paesaggi montani visionari e onirici pronti a ospitare l’apparizione emblematica di fiori o altre presenze, scenario per Hölderlin in viaggio.

Per questa via la mostra, aperta da una sala di autoritratti proprio per sottolineare questo rapporto fra pittura e biografia, intende far emergere la mitologia privata dell’artista – autonoma rispetto alla storia artistica familiare di cui ha raccolto l’eredità – per calarlo nel proprio tempo e, soprattutto, sottolineare la sensualità che caratterizza il suo rapporto con la pittura, di cui danno riscontro numerose pagine dei suoi libri, delle sue dichiarazioni di poetica e dei testi dedicati ad amici pittori e maestri del passato.

La mostra ricopre inoltre particolare interesse nella scia della recente riscoperta storiografica degli anni Ottanta e del cosiddetto “ritorno alla pittura”, che per Savinio, da sempre fedele agli strumenti di quel linguaggio espressivo, segna un momento di rinnovata vitalità creativa.


Titolo
RUGGERO SAVINIO
Opere 1959-2022

Periodo
26 maggio 2022 – 4 settembre 2022

Sede
Milano, Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12

A cura di
Luca Pietro Nicoletti

Una mostra
Comune di Milano – Cultura
Palazzo Reale
Silvana Editoriale

Catalogo
Silvana Editoriale

Info mostra
INGRESSO GRATUITO
www.palazzorealemilano.it

Orari
Lunedì chiuso
martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica: 10.00 – 19.30
giovedì: 10.00 – 22.30

Ufficio stampa Mostra
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Via San Mattia, 16 – 35121 Padova
Simone Raddi, tel. 049.66.34.99; simone@studioesseci.net

Ufficio Stampa Comune di Milano
Elena Conenna | elenamaria.conenna@comune.milano.it

Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa: FRANCESCO STEFANINI. Nel Tempo. Opere 1972 – 2022

FRANCESCO STEFANINI.
Nel Tempo. Opere
1972 – 2022

Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, Gallerie di Piazza San Marco

Mostra a cura di Stefano Cecchetto

L’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa è lieta di ospitare negli spazi della Galleria di Piazza San Marco la mostra personale dell’artista Francesco Stefanini dal titolo Nel Tempo. Opere 1972 – 2022, a cura di Stefano Cecchetto, visitabile dal 12 giugno al 10 luglio 2022.

Bertolucci l’ha voluto per le scenografie degli interni di Segreti, segreti, il film per il quale Lina Sastri vinse il David come migliore attrice protagonista.
Era il 1985 e l’allora giovane artista aveva cominciato ad essere di casa in alcune delle più raffinate collezioni italiane. Sono di quel periodo le mostre monografiche alla Torbandena di Trieste, Steffanoni di Milano, Ravagnan di Venezia, Les chances de l’Art di Bolzano. Dagli inizi del novanta prende avvio la consacrazione internazionale di Stefanini con le personali a Tokio, Zagabria, Salisburgo, Praga, Vienna, Budapest, Mannheim, New York, Pechino, Brisbane, Sarajevo, Buenos Aires, Perth. Importante per lui il lungo soggiorno giapponese a Shirakawa dove l’artista respira il sentimento di un paesaggio recondito.

Oggi, mentre si avvia alle 75 primavere, l’artista accetta l’invito della Fondazione Bevilacqua La Masa ad esporre, dall’11 giugno al 10 luglio, 2022 nella prestigiosa sede di piazza San Marco.
“Un invito cui non potevo sottrarmi”, riconosce l’artista. “Non dimentico che nel 1979, alla 64a mostra dell’opera Bevilacqua La Masa di Venezia mi venne assegnato un premio acquisito, e nel 1981, alla 66a edizione, ottenni il primo premio, con borsa di studio del Comune e l’invito a esporre con una personale al Museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Fu l’inizio della mia carriera.”

La mostra, curata da Stefano Cecchetto, presenta cinquanta opere – per la maggior parte di grandi dimensioni – che rendono conto di 50 anni di lavoro dell’artista: “La mostra presenta un percorso cronologico che si sviluppa in forma contraria e comincia dagli ultimi straordinari dipinti dell’artista per poi approdare ai cicli degli anni Ottanta e Novanta e aprire una finestra sugli emblemi degli anni Settanta. In questo suo perdersi e ritrovarsi all’interno dei differenti decenni, Francesco Stefanini procede a un’immersione dentro alla stupefatta sospensione del tempo reale, un gioco di specchi dove si riflettono luci e ombre del suo immaginario poetico”.

Francesco Stefanini è tosco-veneto. Nato e cresciuto a Pietrasanta si è poi stabilito nel trevigiano, scegliendo di vivere all’ombra del Bosco del Montello, che domina il Piave. E anche la sua arte sembra corrispondere al mutamento degli ambienti. L’inizio vede l’artista lavorare sul legno delle matrici, aggiungendo colore alle forme geometriche. Quasi a richiamare le cave di marmo di casa. Poi, gradualmente, forme che si stemperano e si dissolvono in puro colore. Pulsazioni di un paesaggio senza territorio, all’interno del quale si svolge l’armonioso dialogo tra natura e pittura, un viaggio dentro al tempo sospeso del pensiero che si manifesta sulla tela in affascinanti e intensi bagliori di luce.
Nell’occasione della mostra, uscirà un catalogo, con un’antologia critica con scritti di Franco Solmi, Pier Carlo Santini, Vittorio Sgarbi, Marco Goldin, Flaminio Gualdoni, Elena Pontiggia, Luigi Meneghelli, Maurizio Sciaccaluga, Sandro Parmiggiani, Gianluca Marziani, Giuseppe Cordoni, Walter Guadagnini, Fabrizio D’Amico, Ennio Pouchard, Alessandra Santin, Dino Marangon.


Fondazione Bevilacqua La Masa
Galleria di Piazza San Marco
San Marco 71/c – 30124 Venezia
12 giugno – 10 luglio 2022
aperta tutti giorni dalle 10.30 alle 17.30

Ufficio stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
roberta@studioesseci.net (ref. Roberta Barbaro)

Roma, Spazio Lightsky: Luisa Valeriani – Snapshots | A cura di Massimo Rossi Ruben con Francesco Giulio Farachi 

Luisa Valeriani – Kintsugi

Luisa Valeriani
Snapshots

a cura di Massimo Rossi Ruben con Francesco Giulio Farachi

Un inside event di INSIDE THE ART SIDE by Ligthsky Consulting

Inaugurazione 14 luglio 2022 ore 18.30

Spazio Lightsky | Roma

SNAPSHOTS è la nuova mostra personale di Luisa Valeriani ospitata da SPAZIO LIGHTSKY a Roma dal 14 al 28 luglio 2022 e curata da Massimo Rossi Ruben con Francesco Giulio Farachi. 

In esposizione le ultime opere dell’autrice realizzate durante il biennio 2020/22. Luisa Valeriani ha introdotto nella sua ricerca e nel suo lavoro la fotografia come mezzo di supporto figurativo, che, con l’aggiunta di elementi materici consentono una lettura stratificata del suo processo creativo.

“La mia ricerca mira a fare in modo che l’osservatore possa “obbligarsi” ad un profondo confronto con se stesso e con la complessità umana. Confronto che, io per prima, instauro attraverso la continua osservazione, riflessione e interazione di dialogo con ciò che mi circonda. Il risultato di questo processo è ciò che i miei lavori restituiscono,” – dichiara Luisa Valeriani, attraverso la pagina del sito web. “Sono sempre stata affascinata dalla forza dei simboli, – continua – e credo profondamente nella potenza evocativa della loro immagine. In questo particolare momento di sovrapposizioni e confusioni ed estreme velocità sono alla ricerca di ‘attimi sospesi’, nuovi simboli timeless, che solitamente catturo mediante uno scatto ottenuto con un semplice smartphone e che trasferisco su diversi supporti che rielaboro attraverso delle successive sovrapposizioni. L’immagine ottenuta dal telefono è uno stratagemma creativo che permette di bloccare, ridefinire e ricomporre il momento nell’immediato. In questo frame riconosco e valorizzo, non tanto la definizione e la nitidezza, ma l’armonia degli elementi all’interno dello scatto. Su di esso intervengo con la pittura per esaltare i dettagli e restituire un’anima all’immagine attraverso la materia viva dei colori, prediligendo l’evidenziazione di linee (come vene in cui scorre nuova linfa) attraverso l’unicità dell’oro, anch’esso simbolo di calore, luce, movimento, forza… di nuova vita. Mi piace pensare che i miei quadri possano essere delle metafore visive, che arricchite da simboli e contrasti offrano spunti e momenti di riflessione allo spettatore. Attraverso le mie opere, non voglio fornire risposte, ma vorrei che l’osservatore – anche se ovviamente ognuno ha la propria interpretazione – fosse portato a porsi nuove domande. Vorrei offrire lo spunto, l’opportunità di fermarsi e distaccarsi per qualche minuto, per prendere un respiro e lasciarsi guidare semplicemente da un’emozione, perché l’arte, per me, è uno dei pochi mezzi attraverso la quale l’anima si ridesta.”

Le opere
SNAPSHOTS è la nuova mostra personale di Luisa Valeriani, risultato della sua nuova ricerca artistica che vede la fotografia come mezzo di supporto figurativo. 

“Più audace e meno calligrafica, si direbbe, in questa stagione, la sua pittura, […] la possanza del segno infrange le griglie lineari che nei cicli precedenti imbrigliavano il colore in alvei e campiture preordinate, e si espande sull’intero supporto addensandosi ora in diagrammi, ora acquistando sottigliezza al pari di un velo d’acqua.  […] la differenza nella Valeriani matura consiste nell’intervenire sulla tela in maniera meditata, con il criterio assennato di chi ha mandato a memoria la lezione delle avanguardie, con la massima acquiescenza possibile, senza arginarne il filo narrativo che ancora risiede alla base della fabula picta ma immergendosi nell’unità tematica che è trama e suggestione”, scrive il curatore della mostra, Massimo Rossi Ruben, nel saggio critico del catalogo.

L’artista

Luisa Valeriani

Luisa Valeriani nasce a Roma nel 1981. Da sempre ispirata dai modi dei Romantici tedeschi, dall’oro e dalle eleganti linee Art Nouveau e dai Simbolisti, Luisa Valeriani interpreta il suo personale idioma artistico attraverso le correlazioni psicologiche del neofigurativo informale. A partire dal 2016 partecipa a diversi premi e contest artistici, tra i quali al “Premio Art-e Veroli” (2016) e al “Premio Art-e, Passione e Arte” (2020), in rassegna al MACO – Museo di Arte Contemporanea – di Veroli (FR). L’anno 2021 rappresenta, per Luisa Valeriani, la svolta del registro artistico, con l’avvio di progetti espositivi: la partecipazione alla mostra collettiva “The Woman” e al “Premio Internazionale Dante Alighieri. Purgatorio” (Galleria Area Contesa Arte, in Via Margutta a Roma, dove oggi espone in modo continuativo) sono esemplificativi del ciclo. La personale “Mutato nomine. Nella favola si parla di te”, al MUEF ArtGallery a Roma, ne consacra la coerenza operativa e l’appeal cromatico, segnalandola tra i più interessanti protagonisti della nuova scena capitolina. Nel mese di dicembre l’arte di Luisa Valeriani travalica i confini dell’Italia ed espone in Grecia alla Domus Art Gallery nella collettiva Matter in Motion. Nello stesso anno, Luisa Valeriani introduce la fotografia come mezzo di supporto figurativo nel suo lavoro, con l’aggiunta di elementi materici che consentono una lettura stratificata nel processo creativo e viene riconosciuta tra i 2022 Artisti Emergenti su cui investire/2021 edito da Exibart ed inserita nel terzo volume dell’Atlante dell’Arte Contemporanea De Agostini 2021 “per alti meriti nel settore delle Belle Arti”. Nel 2022 espone alla Contemporanea Portofino (Castello Brown – Portofino) e alla collettiva Freedomart (Spazio Arte Tolomeo – Milano). Vive, dipinge e lavora a Roma.

Lightsky Consulting Italia
Lightsky Consulting Italia è una realtà multidisciplinare che offre servizi professionali di consulenza private e corporate: Business Strategy, Finance e Family Business, Art and Finance e Integrated Communication. “Cerchiamo soluzioni per un mercato che non ha precedenti, creiamo e forniamo accesso a quelle più flessibili e adattive. I consulenti del nostro network, in sinergia con tutte le services area, sono a disposizione per costruire insieme soluzioni che rendano possibile e concreto vivere questo cambiamento.” (dal sito https://www.lightskyconsulting.com)

“SNAPSHOTS. Luisa Valeriani. Opere” è una mostra promossa dal Lightsky Consulting, ospitata come Inside Event e inaugurata durante INSIDE THE ART SIDEil primo appuntamento del ciclo di incontri “Ourheritage by Lightsky Consulting” organizzati da Lightsky Consulting Italia sulla Cultura e la Gestione del patrimonio e sul Futuro che ci aspetta.

“L’artista – afferma Emiliano Guerra, General Manager EMEA – Lightsky Consulting Italia, – è colui che interpreta il mondo e da forma alla materia attraverso gli strumenti a sua disposizione, scardina i luoghi comuni e ci mostra interpretazioni, possibilità alternative. Il radicale cambiamento che stiamo affrontando – nelle aziende, all’interno degli ecosistemi, nelle strutture, nei modelli, nei comportamenti, nelle interazioni, nella comunicazione, nelle relazioni – ridefinisce tutte le priorità all’interno del mondo private, corporate e governance e rende necessari nuovi modelli di business e di relazione. È quindi fondamentale imparare a pensare in modo alternativo, laterale, accedere a nuove visioni. E chi come l’Arte e gli Artista possono essere d’ispirazione?” 


Catalogo
Editing e Progettazione
Lucia Valeriani
Autori
Francesco Giulio Farachi
Massimo Rossi
Massimiliano Sista
Revisione Testi
Roberta Sole
Fotografia
Gianluca Salpietro


INFO EVENTO

Titolo
SNAPSHOTS.Luisa Valeriani.Opere 
Dove
SPAZIO LIGHTSKY
Largo Angelicum, 6 – Roma
Quando
Vernissage 14 luglio 2022 ore 18:30
Visite su appuntamento dal 15 al 28 luglio 2022
Ingresso
Vernissage Ingresso su invito gratuito su appuntamento
Visite Ingresso gratuito su appuntamento

Contatti
M. (+39) 328 247 35 34
Mail: info@lightskyllc.com
LinkedIn:
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Web: https://www.lightskyconsulting.com/

Luisa Valeriani
Info e contatti
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Ufficio Stampa
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
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Villa Lysis a Capri ospita la mostra di Monica Marioni dal titolo #LASCIAMIANDARE

Capri (NA), Villa Lysis

CAPRI | VILLA LYSIS
9-28 luglio 2022

MONICA MARIONI
#LASCIAMIANDARE

a cura di MARIA SAVARESE

La mostra presenta una trentina di opere fotografiche e due video proiezioni che testimoniano la performance site-specific realizzata dall’artista, proprio all’interno e all’esterno della storica residenza sul tetto dell’isola.

Dal 9 al 28 luglio 2022, Villa Lysis a Capri, l’eclettica dimora di inizi Novecento del nobile parigino Jacques d’Adelswärd Fersen, ospita la mostra di Monica Marioni dal titolo #LASCIAMIANDARE,a cura di Maria Savarese, in collaborazione con Tina Cannavacciuolo, Maria Rosa Sossai e Igor Zanti, con il contributo dello psicologo Stefano Di Carlo.

L’appuntamento caprese, che ha ricevuto il patrocinio della Città di Capri, allestito in uno dei suoi più suggestivi siti culturali, la casa-museo dedicata alla “jeunesse d’amour”, è la prima tappa di un viaggio che toccherà nei prossimi mesi Vicenza, Palermo e Napoli.

L’esposizione si compone di una trentina di opere fotografiche e di due video proiezioni che testimoniano la performance site-specific realizzata dall’artista, proprio all’interno e all’esterno della storica residenza sul tetto dell’isola.

A tre anni di distanza da “Le Umane Paure”, corto d’artista per la regia di Nicolangelo Gelormini, già vincitore di 26 allori internazionali e presentato in numerose sedi, fra cui il MACRO di Roma e il Teatro Franco Parenti di Milano, con #LASCIAMIANDARE Marioni supera la dimensione individuale per affrontare quella relazionale. 

Monica Marioni #LASCIAMIANDARE

La mostra nasce da esperienze autobiografiche dirette, trasformate in un’inedita impaginazione artistica che va intesa come testimonianza delle modalità e conseguenze della violenza fisica o psicologica derivanti da relazioni “tossiche”. #LASCIAMIANDARE non racconta una storia di abusi, bensì il cammino di uscita da essi, il risveglio e la dolorosa e progressiva riconquista del proprio giudizio, della corretta prospettiva di sé e del mondo.

Monica Marioni – afferma Maria Savarese – articolerà i diversi capitoli della sua narrazione intorno al tema della dipendenza affettiva, in cui ognuno porta con sé vuoti esistenziali e dinamiche psicologiche irrisolte, dall’iniziale condizione di dolore ed umiliazione psicofisica, fino all’approdo alla consapevolezza ed amore di sé. Lo farà attraverso fotografie, video e disegni, pensati e realizzati apposta per le diverse sedi espositive coinvolte”.

Riconoscere l’altro per quel che è e fa realmente, nei confronti propri e degli altri – precisa Monica Marioni – è il livello di consapevolezza che rende possibile analizzare il ‘mostro’, guardandolo dritto in faccia con l’obiettività di chi conosce nel dettaglio le sue responsabilità. È un punto di arrivo altissimo a cui esortare ogni vittima, è il vero e proprio appello che questo progetto vuole lanciare a chiunque, uomo o donna, abbia vissuto personalmente esperienze di questa natura.

Rendere visibile, o meglio ‘sensibile’ ciò che un individuo prostrato dalla strategica violenza interpersonale attraversa – prosegue l’artista – è lo slancio ulteriore, il passo in più che l’arte vuole compiere per amplificare e diffondere questa profonda e dolorosa consapevolezza raggiunta”.

Durante le sue performance, Monica Marioni indosserà gli ALIVE CREATURE DRESSES di LIBORIO creati dallo stilista Liborio Capizzi.

Il progetto, documentato da un catalogo in cui confluirà l’intero racconto artistico ed espositivo, è dedicato a Vittorio Carità. 

Note biografiche

Monica Marioni nasce a Conegliano Veneto (TV) nel 1972, ma si trasferisce giovanissima nel vicentino dove tuttora vive alcuni mesi all’anno. Artista multidisciplinare, Marioni fa dell’arte una professione a seguito dell’incontro con Antonina Zaru, gallerista, mecenate, già amica e complice di artisti di fama internazionale quali Nam June Paik, Luca Pignatelli, Giovanni Frangi, Velasco, Salvatore Garau. È lei a riconoscere per prima il potenziale di Monica, spingendola a muovere i primi passi partendo da Napoli, con una collettiva a palazzo Crispi. La collaborazione pluriennale culmina con l’invito a realizzare un’opera monumentale nell’ambito di un evento collaterale alla 53^ Biennale d’Arte di Venezia. Ècosì che crea “Ego”, installazione e videoarte unite in un unico lavoro. Nel muoversi dall’astrattismo verso la figurazione, e dal quadro alle altre forme approda alla “pittura digitale” con il progetto “Ninfe”, presentato a Vicenza per iniziativa della Fondazione Vignato per l’Arte, e in “IO SONO”, allestito a Milano alla Fondazione Stelline, con la curatela di Oliver Orest Tschirky, durante il quale incontra per la prima volta la performance, ospitando il danzatore Butoh tedesco Imre Thormann.

Con “REBUS” del 2013, Monica Marioni torna al materico in tecnica mista per dare corpo a una narrazione eterea ed enigmatica, preludio alla iconicità delle successive opere di “FAME!”, progetto pensato per EXPO 2015 – Feed the planet, ma presto svincolatosi per raccontare tutte le «fami» proprie dell’individuo contemporaneo, attraverso la compresenza di quadri, foto, installazioni e momenti performativi. Con FAME! al PAN di Napoli, inizia la collaborazione con la curatrice Maria Savarese attraverso il progetto filmico LE UMANE PAURE: partendo da una serie di performance dell’artista, il regista Nicolangelo Gelormini ha girato un film d’arte di 14 minuti. 

L’ultimo progetto, “HOTEL MO.MA”, curato da Maria Rosa Sossai e presentato nel febbraio 2019 a Vicenza, ha segnato un avvicinamento deciso verso un’arte più minimale e concettuale, installativa e performativa, legata a stretto filo ad una figura fondamentale dell’architettura italiana quale Carlo Scarpa. 

In ogni sua forma, l’attenzione artistica di Monica Marioni è sempre concentrata sulla figura umana, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva atta a raccontare le paure, ansie e nevrosi dell’individuo contemporaneo.


MONICA MARIONI. #LASCIAMIANDARE
9-28 luglio 2022
Capri (NA), Villa Lysis (via Lo Capo, 12)

Opening sabato 9 luglio 2022
11 a.m. – 20.30 p.m.
Dal 10 al 28 luglio 2022
Orari: 10-19 tutti i giorni
Ingresso: 1.50 (libero per residenti e under 14)

Ufficio Stampa Capri
AnnaChiara Della Corte | acdellacorte@gmail.com | M +39 333 8650479

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche 
Anna Defrancesco | T +39 02 36755700; M +39 349 6107625 | anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Udine, Chiesa di San Francesco: Banksy & Friends

Dall’8 luglio al 18 settembre 2022, nella storica Chiesa di San Francesco di Udine sarà ospitata la mostra Banksy & Friends, un evento unico che racconta la storia della street art italiana ed internazionale attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e influenti artisti italiani del momento come Mr. BrainwashTvBoyJagoAndrea Ravo Mattoni Pau.

8 luglio – 18 settembre 2022
Chiesa di San Francesco – Udine

Banksy & Friends

Andrea Ravo Mattoni
Vermeer,
Ragazza con orecchino di perla
Spray su tela, 50x70cm
2022
Pop House Gallery

Street art ma non solo. Curata da Pietro Quattriglia Venneri, con oltre 40 opere provenienti dalla prestigiosa collezione di proprietà della Pop House Gallery e suddivise in 6 sezioniBanksy & friends, insieme a lavori che sono entrati nell’immaginario collettivo come punte di diamante dell’arte contemporanea di strada, va oltre, presentando al pubblico quelli che sono i nuovi orizzonti della cultura figurativa.

La mostra, col patrocinio del Comune di Udine, è organizzata da Apapaia e Piuma e vede come main sponsorFerest Rail, come sponsorBCC Banca di UdineMorosoReale Mutua – Agenzia di Udine e Sky Energy e come partnerPop House GalleryProfilo Libero Comunicazione & DesignDusci GangiEmily Evans Contemporary SuppliesIdea SpettacoloLuce GroupRestauri & Costruzioni e Specogna.


Sede
Chiesa di San Francesco
Via Odorico da Pordenone Beato, 1
33100 – Udine

Date al pubblico
8 luglio – 18 settembre 2022

Orari di apertura
mercoledì – domenica, ore 11.00 – 19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì e martedì chiuso

Biglietti
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00

Info su orari, eventi e biglietti
info@pophousegallery.it
www.banksyandfriends.com
T. +39 3318783071

Hashtag ufficiale
#Banksy&Friends

Ufficio Stampa
Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
T. +39 06 69380306

Comune di Udine
Giovanni Stocco
giovanni.stocco@comune.udine.it
T. +39 0432 127 2686

Perugia: la Galleria Nazionale dell’Umbria riapre al pubblico con un nuovo allestimento

Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino, Adorazione dei Magi (part.), circa 1475

PERUGIA
VENERDÌ 1° LUGLIO 2022

HA RIAPERTO LA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA

Dopo un anno di lavori, uno dei più importanti musei italiani riapre con un nuovo allestimento, nuovi spazi, nuove metodologie di fruizione.

Tra le novità, due sale interamente dedicate a Perugino, del quale il museo conserva il maggior numero di opere al mondo, l’inaugurazione della sezione riservata all’arte contemporanea con lavori di maestri umbri quali Gerardo Dottori e Alberto Burri.

Ha riaperto, dopo un anno di lavori, la Galleria Nazionale dell’Umbria, uno dei musei italiani più importanti e ricchi di capolavori, che conserva il maggior numero di opere al mondo di Perugino.

Tradizione e innovazione sono i due poli all’interno dei quali s’inserisce il nuovo percorso espositivo; fedele alla sua storia e alla sua identità, la Galleria Nazionale dell’Umbria si proietta verso il terzo millennio, presentandosi all’avanguardia per quanto riguarda la conservazione del patrimonio, la sicurezza dei beni e delle persone, la sostenibilità ambientale, la comunicazione interna ed esterna, l’interdisciplinarità e l’internazionalità della ricerca.

“Oggi è un giorno speciale per Perugia, per l’Umbria, per l’Italia – afferma il professor Massimo Osanna, Direttore generale Musei –. Dopo un anno di lavori, torna fruibile al pubblico un luogo d’eccellenza, custode del patrimonio artistico e culturale nazionale.

Finanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione, gli interventi di riallestimento della Galleria Nazionale dell’Umbria consegnano ai visitatori un museo proiettato verso il futuro ma che non dimentica di celebrare la grande cultura figurativa umbra che, dai maestri del Medioevo e del Rinascimento, si è trasmessa fino alla contemporaneità, ad artisti quali Gerardo Dottori, Roberto Paci Dalò, Vittorio Corsini, Piero Dorazio, Alberto Burri presenti per la prima volta all’interno del percorso espositivo.

Una tradizione che ha avuto uno dei suoi vertici assoluti in Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino di cui nel 2023 si ricorderà il V centenario della morte; anniversario che vede il Ministero della Cultura nel ruolo di promotore delle iniziative a lui dedicate”.

“La riapertura della Galleria Nazionale dell’Umbria – dichiara Andrea Romizi, sindaco di Perugia –, parte integrante del nostro Palazzo dei Priori, è motivo di grande soddisfazione e orgoglio per la restituzione alla città di uno scrigno di opere d’arte fra i più preziosi in Italia. La ristrutturazione, a partire dal nuovo allestimento, ha richiamato un cantiere Rinascimentale, interessando vari ambiti del palazzo comunale come la ex Sala del Grifo e del Leone che ospiterà la biblioteca della Galleria. Da oggi riparte con significativo slancio l’offerta culturale della città e della regione per un turismo sempre più consapevole, alla ricerca di giacimenti e complessi culturali di rilievo. Il merito va al Ministero della Cultura che ha stanziato finanziamenti cospicui, ma soprattutto al direttore Pierini per la determinazione avuta nel restituirci Palazzo dei Priori nella sua veste originale, e una Galleria resa alla pari dei più grandi musei internazionali”.

“Ripensare daccapo il museo – sottolinea Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria – ha voluto dire, innanzitutto, saper tenere fermo lo sguardo sulla storia e sulla tradizione, per crescere, svilupparsi, migliorare sapendo bene ‘chi siamo’ e ‘cosa vogliamo diventare’. La scommessa che abbiamo voluto correre è stata quella di trasformare un museo accessibile in un museo accogliente. In primo luogo, per le opere, per la cui conservazione e per la cui fruizione si è avuta cura particolare; in secondo luogo, per il visitatore che può attraversare le sale scegliendo di godere della vista delle opere, di approfondire la propria conoscenza attraverso gli apparati testuali o digitali, oppure riposare gambe e occhi ammirando dalle vetrate la città dai cui monumenti la gran parte delle testimonianze artistiche proviene”.

Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, nuovo allestimento; foto di Marco Giugliarelli

Il nuovo allestimento, firmato da Daria Ripa di Meana e Bruno Salvatici, finanziato per 5 milioni di euro dal Fondo Sviluppo e Coesione, offre al visitatore una fruizione più semplice e intuitiva, con alcuni inserti di opere recentemente acquisite o richiamate dai depositi.

Tra queste, si segnalano l’Imago Pietatis di Giovanni Baronzio (1330 circa), il Salvator Mundi di Melozzo da Forlì (1476-1485), la Presentazione di Gesù al tempio di Giovambattista Naldini (1535-1591), acquistato nel 2018, bozzetto dell’opera presente in Galleria, la Madonna col Bambino e santa Gertrude di Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), Sant’Anna, san Gioacchino e Maria Bambina di Francesco Mancini (1679-1758).

La Galleria Nazionale dell’Umbria accoglie prevalentemente dipinti di soggetto sacro databili tra il XIII e il XVIII secolo. Questa tipologia di collezione si presta a criteri espositivi cronologici; ed è infatti la scansione temporale a dettare anche nel nuovo allestimento la disposizione delle opere, con alcune importanti novità rispetto al passato. Le arti applicate (oreficeria, medaglie, avori, tessuti) sono poste in dialogo con pittura e scultura, per rappresentare l’evoluzione dei linguaggi figurativi e l’interazione fra tecniche diverse attraverso i secoli.

Sono state create inoltre delle sale monografiche per raccontare la carriera dei maggiori artisti presenti nella collezione. Quelle di maggiore impatto sono le due dedicate al più importante maestro umbro, Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino, una al terzo piano per le opere della giovinezza e della prima maturità, l’altra, al piano inferiore, per la produzione tarda, con le prove più significative dei suoi ultimi venti anni di attività, in un allestimento di grande suggestione, che raccoglie capolavori distribuiti prima in sette diversi ambienti.

Nel 2023, in occasione del V centenario della sua morte, Perugino sarà celebrato attraverso una serie di attività di ricerca, formative, editoriali, espositive, nonché mediante l’organizzazione di manifestazioni culturali, che avrà il suo fulcro proprio alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

Rispetto al passato, la nuova Galleria presenta anche una selezione più asciutta della collezione, individuata con accorgimenti che hanno portato a rappresentare, in maniera approfondita, l’ampiezza e la ricchezza della raccolta, rendendo al contempo più fluida e godibile la visita. La creazione di una Exhibition box per piccole esposizioni temporanee consentirà di valorizzare opportunamente le opere in deposito, grazie a eventi specifici.

Per la prima volta, la Galleria Nazionale dell’Umbria si apre al contemporaneo.

Nella parete di fondo della Cappella dei Priori, Vittorio Corsini ha reinterpretato, utilizzando la medesima tecnica di allora, le distrutte vetrate e plasmato nell’altare ligneo il nuovo fulcro sacro di Palazzo dei Priori.

La Sala 20 ospita l’intervento che Roberto Paci Dalò ha realizzato a grafite acquerellabile e inchiostro indiano Ductus. Sono immagini e parole che rimeditano alcuni spartiacque della storia e dell’arte in Umbria, offrendo al visitatore suggestioni, elementi di riflessione, rimodulazioni formali capaci di attivare meccanismi di conoscenza diretti e intuitivi.

Il nuovo allestimento della Galleria Nazionale dell’Umbria dedica la Sala 39 ad artisti umbri o che abbiano a lungo operato in regione quali Gerardo Dottori, Alberto Burri, Piero Dorazio, Adalberto Mecarelli che, con la loro presenza e il loro spessore culturale, hanno partecipato da protagonisti al dibattito sul contemporaneo in Italia, influenzandolo profondamente.

Il Tramonto lunare di Gerardo Dottori, lirico paesaggio futurista datato 1930, e il Bianco e nero C2 di Alberto Burri del 1971, appartenenti alla collezione del museo, s’integrano con un catrame dello stesso maestro tifernate (Nero) e con una tela del romano Piero Dorazio (Andi(i)Rivieni, 1970), entrambe giunte da collezioni private in comodato d’uso.

Completa la sala un’opera realizzata agli esordi del terzo millennio in India, Bissau Hotel à Jaipur del ternano Adalberto Mecarelli.

A integrazione della visita, il progetto multimediale sviluppato e realizzato da Magister Art fornisce approfondimenti e angolazioni inedite su una selezione del patrimonio esposto. Tra gli interventi, un apparato multimediale innovativo, per il quale è stata coniata la definizione di didascalie animate: uno spazio non fisico dove riunire i pezzi mancanti di alcune opere oggi smembrate e disseminate per il mondo, in un percorso conoscitivo non didascalico che abbatte limiti fisici e geografici.

Molte altre sono le novità, che s’incontrano già nell’atrio di Palazzo dei Priori con il bookshop ampliato nelle dimensioni oltre che nei servizi, e con un’illuminazione che ne valorizza l’architettura, le volte, i costoloni e le finestre a ogiva, tutte testimonianze inequivocabili dell’origine medioevale dell’edificio.

I lavori hanno permesso la creazione di un laboratorio di restauro e un’aula didattica totalmente accessibile, dotata di arredi e materiali e di strumentazioni, anche elettroniche, per consentire lo svolgersi d’iniziative come laboratori, attività in realtà aumentata e altro. Inoltre, una delle novità più significative è l’apertura di una biblioteca di Storia dell’arte, ricca di quasi 30.000 volumi, allestita nella Sala del Grifo e del Leone, che è stato possibile realizzare grazie alla concessione da parte del Comune di Perugia di questo prestigioso spazio, da ora in poi a disposizione di studenti e studiosi.

Anche l’aspetto “green” non è stato tralasciato. Il sistema d’illuminazione, ad alto contenuto tecnologico, è dotato di rilevatori di presenza che permettono di tarare automaticamente l’intensità luminosa; in assenza di visitatori le luci sono regolate al minimo, permettendo così un notevole risparmio energetico.

In occasione del riallestimento, Silvana Editoriale ha realizzato una nuova guida storico artistica a cura del direttore Marco Pierini, con un saggio sul Palazzo dei Priori e la storia della Galleria di Marina Bon Valsassina.

La Gnu e Franco Cosimo Panini Editore hanno realizzato una guida per bambini che ha come protagonista Pimpa. La cagnolina a pallini rossi disegnata da Altan accompagnerà nella visita al museo perugino i più piccoli, che, durante il percorso, scopriranno tante curiosità sui capolavori e saranno coinvolti in divertenti attività da fare durante la loro permanenza al museo o al ritorno a casa, come rinforzo dei contenuti appresi. Nel libro non mancano espedienti per giocare: adesivi, sagome da staccare, e una storia a fumetti sul Perugino.

Anche il sito ufficiale della Galleria (www.gallerianazionaledellumbria.it) ha avuto un restyling e funziona come contenitore e strumento per la visita in presenza, quindi anche come web app. Il sito, più intuitivo, dinamico e versatile rispetto al precedente, è stato sviluppato per essere accessibile, con le tracce audio delle descrizioni delle opere del percorso espositivo (in italiano e inglese), i video in LIS, i contenuti multimediali e di approfondimento, i percorsi tematici, come quello musicale, e molto altro ancora. Le nuove pagine dedicate alla collezione offrono infine la straordinaria possibilità di penetrare nella profondità della superficie e di percepire ogni singolo dettaglio delle opere grazie alle scansioni in gigapixel realizzate all’interno di un vasto progetto di collaborazione con Haltadefinizione che concilia le esigenze della fruizione con quelle della conservazione.

Al nuovo sito si affianca il progetto di Galleria digitale, sistematizzazione di circa 100.000 documenti liberamente accessibili che consentono di perlustrare l’archivio storico, l’archivio restauri e la gran quantità di materiale fotografico.


GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA
Perugia, Palazzo dei Priori (Corso Vannucci, 19)

T +39 075 58668415
E gan-umb@beniculturali.it

Informazioni:
T +39 0755 86 68 436
E gallerianazionaleumbria@beniculturali.it

Orari:
Aperture straordinarie
Venerdì 1° luglio, ore 08.30 – 23.30 (ultimo accesso 22.30)
Sabato 2 luglio, ore 08.30 – 23.30 (ultimo accesso 22.30)
Domenica 3 luglio, ore 8.30 – 19.30 (ultimo accesso 18.30)

Da aprile a ottobre
Lunedì 12.00 – 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)
Martedì – domenica 8.30 – 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)

Da novembre a marzo
Lunedì chiuso
Martedì – domenica: 8.30 – 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)
Chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio

Informazioni: Tel. 075.58668436; gan-umb@beniculturali.it;
Sito internet: www.gallerianazionaledellumbria.it

Ufficio Promozione e Comunicazione
Ilaria Batassa | tel. +39 3319714326 | ilaria.batassa@cultura.gov.it
Facebook: @GalleriaUmbriaPerugia
Instagram: @gallerianazionaledellumbria
Twitter: @GalleriaNazUmbr
Spotify: Galleria Nazionale Umbria
Spreaker: Galleria Nazionale Umbria

Archivio digitale e riproduzioni fotografiche
Arianna Bellocchi | tel. +39 335 5425486 | arianna.bellocchi@cultura.gov.it

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | tel. +39 02 36755700 | mob. +39 349 6107625  anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Bologna: “LONTANO. INTORNO ALLE MIGRAZIONI SANITARIE” reading con Laura Curino e Massimo Cirri 

Prosegue mercoledì 6 luglio 2022 alle h 21.15 la rassegna di spettacoli, concerti, performance ed eventi Attorno al Museo, organizzata dall’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica in occasione del 42° anniversario del tragico evento, presso il Parco della Zucca, nello spazio antistante il Museo per la Memoria di Ustica, in via di Saliceto 3/22 a Bologna.
Protagonisti del secondo appuntamento sono Massimo Cirri e Laura Curino che presentano un reading basato sul testo originale Lontano, intorno alle migrazioni sanitarie scritto da Massimo Cirri, con l’accompagnamento di musiche eseguite dal vivo da Roberto Passuti Giacomo Bertocchi.
Il testo affronta il tema dei viaggi da una regione all’altra per motivi di salute e ricorda i passeggeri che si trovavano sul DC9 Itavia il 27 giugno 1980 per rientrare a casa dopo un periodo di cura nelle regioni del Nord.
L’ingresso è a offerta libera.

42° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI USTICA

Attorno al Museo
Spettacoli, concerti, performance ed eventi

Parco della Zucca, via di Saliceto 3/22 Bologna
27 giugno – 10 agosto 2022
attornoalmuseo.it

Mercoledì 6 luglio 2022 h 21.15

LONTANO
INTORNO ALLE MIGRAZIONI SANITARIE

testo originale di Massimo Cirri
reading con Laura Curino e Massimo Cirri
musica eseguita dal vivo da Roberto Passuti e Giacomo Bertocchi

Ingresso a offerta libera

Così i due interpreti raccontano il progetto:

Il 27 giugno 1980 il DC9 Itavia con matricola I-Tigi, identificato con nominativo radio IH870, giunto a Bologna da Palermo alle ore 17.04 GMT, decolla nuovamente per il capoluogo siciliano alle successive 18.08. 
Non arriverà mai a destinazione. Muoiono settantasette passeggeri

A partire dal gennaio del 1992, scrive nella sentenza-ordinanza il giudice Rosario Priore: “sono stati svolti accertamenti nei confronti dei deceduti nel disastro aviatorio in ordine, in particolare, ai precedenti penali, all’attività lavorativa svolta ed ai motivi del viaggio”.
L’attività lavorativa ci dice che su quel volo viaggiavano persone comuni: un dentista, un insegnante di scuola media, un commerciante di carni, due che si occupano di macchinari per l’estrazione del marmo, sette casalinghe, due carabinieri, un operaio, un avvocato, otto impiegati e impiegate, due ingegneri, un magistrato, una laureata in ingegneria nucleare e uno che fa surgelati. E ancora due commercianti, un agente di cambio, un agente di pubblica sicurezza, un piastrellista, un fotografo, un assicuratore, un maresciallo di finanza in pensione. E poi un manovale edile, un perito metalmeccanico, un assistente di analisi matematica, due tecnici della Snamprogetti, due che lavorano in banca, quattro ragazzi e ragazze, studenti, e una baby-sitter che fa la baby sitter della figlia della signora laureata in ingegneria nucleare. La bambina si chiama Alessandra. Ha 5 anni. Sull’aereo ci sono anche 11 bambini.
I motivi del viaggio sono i più vari. C’è chi va al matrimonio della sorella di un amico, chi va in vacanza – è fine giugno – ci sono tanti che viaggiano per lavoro. C’è chi va ad un congresso, chi al compleanno della figlia, chi torna dalla laurea del fratello. C’è chi torna a casa per rimettersi in sesto – “diretto a Palermo presso i propri familiari, in congedo straordinario ottenuto a seguito di una contusione tibio-tarsica destra” e chi è stato a trovare i figli: “rientrava da Bologna dopo aver fatto visita ai figli, entrambi colà residenti”.
Un carabiniere è in permesso; il maresciallo in pensione della Guardia di Finanza si è “recato a Mantova per prelevare le nipoti” Daniela e Tiziana.

Poi c’è un gruppo particolare. Un filo che unisce alcune di queste vite. Sono quelli che viaggiano per curarsi. O accompagnano una persona che si muove per motivi di salute. O sono state a trovare un parente ricoverato lontano.
Passeggera n. 7: Calderone Maria Vincenza, da Marineo (PA), di anni 58, casalinga: “in viaggio dopo essersi sottoposta a visita medica di controllo presso l’ospedale di Bologna, conseguentemente ad un intervento chirurgico subito all’arto inferiore destro presso lo stesso ospedale”.
Passeggero n. 55: Norrito Guglielmo, da Campobello di Mazara (TP), di anni 37, impiegato: “rientrava dopo aver fatto visita al fratello ricoverato in ospedale”.
Passeggera n. 78: Volpe Maria, di anni 48, da Collesano, (PA), pensionata: “rientrava a Palermo dopo essersi sottoposta a visita medica specialistica a Bologna”.
E ancora: Pinocchio Antonella da Palermo, di anni 23, studentessa universitaria e suo fratello Giovanni, 13 anni, studente: “rientravano a Palermo dopo aver visitato a Bologna la propria madre ricoverata in un ospedale di quella città”.

In totale sono undici su settantasette. Tanti.

Perché ogni anno migliaia di italiani lasciano casa e si spostano per curarsi meglio o perché vivono in pezzi di paese in cui curarsi non è possibile. Aggiungendo fatica e sofferenza alla sofferenza della malattia.
“100mila persone all’anno – scrive il CENSIS – a cui si aggiungono 80mila accompagnatori, che devono affrontare una prova durissima, forse la più dura della loro esistenza, a cui la collettività sa fare fronte solo con la buona volontà del personale sanitario e con uno sparuto gruppetto di associazioni e di privato sociale, che accoglie fisicamente e moralmente”.
Un flusso continuo dal sud al centro-nord dell’Italia, da Palermo a Bologna, come su quel volo di ritorno.

Raccontiamo alcune storie di chi viaggia per guarire. Persone comuni, come i passeggeri del volo IH870 e quattro membri dell’equipaggio. È “la strage di Ustica”.  

Laura Curino

Laura Curino – Foto Giorgio Sottile

Laura Curino. Autrice e attrice torinese, tra i maggiori interpreti del teatro di narrazione, Laura Curino alterna nel suo repertorio testi di nuova drammaturgia e testi classici.
Dal 2015 è direttore artistico del Teatro Giacosa di Ivrea.
Tra i fondatori di Teatro Settimo, ha partecipato come attrice e autrice alla maggior parte delle produzioni nei 25 anni di vita della compagnia.
Dal 2001 ha collaborato con numerosi teatri – tra cui Teatro Stabile di Torino e Piccolo Teatro di Milano – festival, aziende, istituzioni, radio e televisione. Insegna scrittura teatrale all’Università Cattolica di Milano e tiene conferenze, seminari e laboratori in Italia e all’estero.
II tema del lavoro, il punto di vista femminile sulla contemporaneità, l’attenzione per le nuove generazioni sono fra gli elementi fondanti della sua scrittura.
Tra i tanti testi e spettacoli messi in scena: il dittico sulla storia della famiglia Olivetti, Passione ovvero la scoperta della vocazione teatraleIl Signore del cane nero su Enrico Mattei; Santa Impresa sui Santi Sociali torinesi dell’OttocentoLa Diva della Scala, dove la vocazione teatrale diventa mestiere; La lista su Pasquale Rotondi, il Soprintendente che salvò migliaia di capolavori d’arte durante la Seconda Guerra Mondiale; Il rumore del silenzio dedicato alle vittime della strage di Piazza Fontana; L’anello forte progetto che si ispira all’omonima opera di Nuto Revelli; Pigiama per sei commedia romantica basata su equivoci esilaranti; Big Data B&B sui risvolti etici e sociali della Rivoluzione Digitale.
È inoltre interprete di numerosi spettacoli per la regia di: Consuelo Barilari, Alessandro D’Alatri, Simone Derai, Corrado D’Elia, Anna Di Francisca, Ivana Ferri, Luca Micheletti, Cristina Pezzoli, Marco Rampoldi, Renato Sarti, Marco Sciaccaluga, Laura Sicignano, Serena Sinigaglia, Claudia Sorace, Roberto Tarasco e Gabriele Vacis.
Tra i numerosi riconoscimenti: Premio Ubu (con Teatro Settimo) 1993, Premio ANCT – Associazione Nazionale Critici di Teatro 1998, Premio Hystrio per la drammaturgia 2003.

Massimo Cirri

Massimo Cirri

Massimo Cirri. Conduce Caterpillar su Rai Radio 2.
Ha lavorato per 25 anni come psicologo nei servizi di Salute mentale del Servizio Sanitario Nazionale e adesso, ma poco, per la CGIL.
Con Chiara D’Ambros ha realizzato Quello che serve. Un viaggio nelle radici del SSN, un documentario per Rai 3.

In occasione dell’evento, il Museo per la Memoria di Ustica, che conserva i resti recuperati del velivolo DC9 e l’installazione permanente A proposito di Ustica concepita dall’artista Christian Boltanski in ricordo delle 81 vittime, osserva un’apertura straordinaria dalle h  20.00 alle 23.00, con una visita guidata gratuita alle h 20.00 a cura del Dipartimento educativo MAMbo.
L’ingresso al museo è sempre gratuito.

La rassegna Attorno al Museo è promossa da Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, con Regione Emilia-Romagna, Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Comune di Bologna – Quartiere Navile, Bologna Città della Musica UNESCO e fa parte di Bologna Estate 2022, il cartellone di attività promosso da Comune di Bologna e Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.
Main media partner Rai Radio 3
Patrocinio Rai
Main sponsor Gruppo Unipol
Si ringraziano Tper, Legacoop Bologna, Gruppo Hera, Coop Alleanza 3.0.
I progetti sono realizzati in collaborazione con Cronopios, Officina Immagine, Bologna Jazz Festival, ERT / Teatro Nazionale, Le Belle Bandiere, La Baracca Testoni Ragazzi, Centro Sociale “Antonio Montanari”.

Il programma completo degli appuntamenti di Attorno al Museo è disponibile sul sito www.attornoalmuseo.it.


Maggiori informazioni:
www.attornoalmuseo.it
www.associazioneparentiustica.it
www.mambo-bologna.org/museoustica

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Istituzione Bologna Musei
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

“Il viaggio della Dandola” il nuovo libro di Stefano Caroldi – Quarto episodio della saga dei Davanzo

Venerdì 8 luglio 2022 uscirà Il viaggio della Dandola, il nuovo giallo di Stefano Caroldi edito da Pendragon, quarto capitolo della saga dei Davanzo. Dopo il successo de Allo studio del Bo (Pendragon 2014), Il lazzaretto galleggiante (Pendragon 2017) e La barena dei sette morti (Pendragon 2020), Caroldi propone un romanzo frutto di una sintesi tra studio, esperienza personale e invenzione.

In uscita venerdì 8 luglio il quarto episodio della saga dei Davanzo

“Il viaggio della Dandola”

di Stefano Caroldi edito da Pendragon

Un nuovo capitolo a tinte gialle,
ammantato di sensualità e ricco di colpi di scena

Il racconto è ambientato nella seconda metà del Cinquecento e si svolge su una grande nave da mercato, la Dandola, che salpa dal Golfo di Venezia diretto verso l’isola di Candia. A bordo dell’imponente imbarcazione, che trasporta un prezioso carico d’armi, è presente una bizzarra selezione di personaggi, in gran parte legati tra loro per ragioni affettive o di interesse. Tra questi, Nicola Davanzo, ricco cittadino veneziano, finanziatore dell’operazione, partito sulle tracce del suo amore perduto, Stilla, scomparsa da anni, di cui ha ricevuto notizie insperate; con lui, lo sfaccendato e intemperante Vettore Malipiero, amico di vecchia data, più prosaicamente dedito alle grazie della conturbante siriana Amina. E poi il nobile Sebastiano Polani, allontanato da Venezia dal fratello senatore per il suo carattere troppo focoso, con la sua concubina Clio, bella cipriota che ha un rapporto ambiguo con Amina; David ben Tubal, influente personaggio al servizio del sultano; Gasparo, diplomatico, spia della Serenissima, che si innamorerà di Fausto, aspirante dragomanno imbarcatosi con la giovane sposa Nina, la quale resterà a sua volta soggiogata dal fascino di Marco, vice del comandante. All’intreccio di tradimenti, tresche e triangoli che da subito caratterizza il viaggio, si aggiungeranno eventi di ben altra portata: sparizioni, avvelenamenti, navi che si smaterializzano per ricomparire dove non potrebbero essere, corsari, collisioni e altri strani incidenti. Eppure, tutto ha una spiegazione: per risolvere il mistero che si infittisce sempre di più, Nicola dovrà passare attraverso “prove” che mai avrebbe immaginato di dover affrontare.

Siamo nella seconda metà del Cinquecento, una decina d’anni dopo la battaglia di Lepanto, in un periodo storico in cui l’egemonia veneziana in quello che da secoli era considerato come il suo Golfo è in declino, conteso tra grandi potenze quali Austria e Turchia e piccole intriganti repubbliche come Ragugia. Le analogie con ciò che sta accadendo oggi intorno a noi nella lotta tra grandi imperi, veri o presunti, e piccoli stati, spesso usati con cinismo per scopi diversi da quelli dichiarati, emergono lungo tutta la storia.

L’ambientazione storica è basata su una approfondita ricerca bibliografica sia per ciò che riguarda la parte marina, navi e navigazione, che quella di terra, luoghi e città; gli episodi casuali che movimentano la trama del romanzo, invece, sono tratti dalla personale esperienza dell’autore nel corso degli anni passati navigando intorno al mondo in barca a vela. Non mancano i riferimenti a veleni e alla pratica medica del tempo, trattata in maniera più specifica nei precedenti romanzi. Gli studi all’università di Padova, dove ha lavorato anche come ricercatore nel campo della neurotossicologia, sono stati per il Caroldi fonte di ispirazione e scrigno di preziose conoscenze scientifiche.

La mia passione per la storia è stata fondamentale per la ricostruzione della città – afferma l’autore – così come la mia formazione medica. Certo ho attinto molto anche dall’immaginazione cercando di ricreare le atmosfere del tempo. Accanto ai tanti riferimenti reali non manca qualche licenza di fantasia“.

Il linguaggio aulico e ricercato, sia nelle descrizioni che nell’eloquio forbito dei personaggi, rende totale l’immersione nell’epoca. Tutto ciò che accade, anche se non necessariamente vero, è assolutamente verosimile muovendosi in quella realtà che trova la sua dimensione nella magia del possibile.

NOTA BIOGRAFICA SULL’AUTORE

Stefano Caroldi

Stefano Caroldi, nato a Venezia nel 1951, è laureato in Medicina e chirurgia. Ha lavorato come ricercatore presso l’Università degli Studi di Padova prevalentemente nel campo della neurotossicologia. A 45 anni ha abbandonato la sua occupazione principale per seguire un sogno e navigare intorno al mondo, cosa che ha fatto ininterrottamente per dieci anni sulla sua barca a vela, insieme alla moglie e ad amici. Attualmente divide il suo tempo tra terra e mare. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, Allo studio del Bo, cui hanno fatto seguito Il lazzaretto galleggiante (2017) e La barena dei sette morti (2020), tutti usciti per Pendragon.


INFO UTILI

Prossima uscita del quarto episodio della saga dei Davanzo
Il viaggio della Dandola
AUTORE: Stefano Caroldi
EDITORE: Pendragon
QUANDO: venerdì 8 luglio 2022
PREZZO: € 18,00
ISBN: 9788833644332
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Il Vasari come non l’avete mai visto al nuovo Museo presso il Complesso Monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo (AL)

Macchina Vasariana – Abramo e Melchisedec

Alessandria celebra Papa San Pio V con l’inaugurazione del nuovo allestimento museale presso il Complesso Monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo costruito nel ‘500 per volontà del pontefice alessandrino, con il coinvolgimento del Vasari che progettò la grandiosa “Machina Vasariana” e con gli straordinari Corali miniati, preziosi libri ancora oggi oggetto di studi scientifici.

Inaugurazione giovedì 7 luglio 2022

Il prossimo 7 luglio, ci sarà l’inaugurazione del nuovo allestimento museale presso il Complesso Monumentale di Santa Croce nei pressi di Alessandria che vedrà protagonisti artisti del ‘500, uno su tutti il Vasari. La nuova collezione permanente ospiterà, oltre alle opere di Giorgio Vasari, innumerevoli opere restaurate di altri artisti e da molti anni non più esposte al pubblico.

Novitàla celebre “macchina vasariana“, ideata dal Vasari come altare maggiore della chiesa e demolita nel Settecento, finalmente ora il visitatore potrà vivere l’esperienza di rivederla integra, idealmente ricollocata all’interno della Chiesa grazie alla Virtual Reality, utilizzando il supporto tecnologico degli Oculus.

Sarà un percorso turistico e artistico di interesse nazionale come proposto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e promosso dal FAI.

In occasione delle celebrazioni del 450° anniversario della morte dell’unico pontefice piemontese, Papa Pio V (1566-1572), al secolo Antonio Michele Ghisleri (1504-1572), verrà inaugurato giovedì 7 luglio 2022 il nuovo allestimento museale presso il Complesso Monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo (Alessandria), struttura cinquecentesca commissionata dal Santo pontefice.

La Chiesa e l’ex Convento di Santa Croce costituiscono uno dei massimi monumenti del tardo Rinascimento di Alessandria, valore culturale riflesso sia nell’architettura, sia nelle opere d’arte conservate nell’ex monastero domenicano allestito a museo

Il visitatore potrà scegliere la propria modalità di visita del museo secondo il proprio livello di interesse ed è indubbio che il museo di Bosco Marengo per molti aspetti si presta a costituire un modellofunzionaleal nuovo tipo di turismo sostenibile favorendoun flusso turistico diffuso in grado di evitare un’eccessiva concentrazione di pubblico in singoli luoghi.

Pio V, nativo di Bosco Marengo, fu un grande committente d’arte e un promotore di cultura: la commissione del Complesso di Santa Croce (1566), il finanziamento di una “macchina d’altare” per mano del celebre architetto e pittore Giorgio Vasari (1511-1574), la produzione di Corali Miniati, realizzati a Roma, saranno parte del nuovo allestimento che vuole far luce sulle vicende di personaggi legati al contesto artistico cinquecentesco romano e fiorentino. 
Il progetto museografico, redatto sulla base di quello scientifico curato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria Asti Cuneo, intende valorizzare la fruizione della collezione artistica del Complesso, composta da cinquantasei opere fra dipinti e sculture e da undici originali del Vasari oltre alle esperienze di mostre immersive e digitali.

“Un machina grandissima quasi a guisa d’arco trionfale, con due tavole grandi, una dinanzi et una di dietro, et in pezzi minori circa trenta storie piene di molte figure che tutte sono a bonissimo termine condotte”
Giorgio Vasari

Così, nelle sue “Vite”, Vasari descrive il grandioso altare che progettò per Santa Croce su commissione di Pio V. Della curiosa “machina”, destinata all’altare maggiore della chiesa, rimangono oggi i soli dipinti, conservati nel museo che decoravano la maestosa architettura: nel 1710, infatti, essa fu smembrata e sostituita dall’attuale struttura in marmo.

Realizzati tra il 1567 e il ’69 a Firenze, i dipinti furono mandati a Pisa e poi via mare fino a Genova, per giungere a Bosco Marengo dove, nel frattempo, su disegno di Vasari, il fiorentino Giovanni Gargioli realizzava la monumentale struttura d’altare.
La tavola principale del “Giudizio Universale” è firmata Giorgio Vasari mentre le altre, sono attribuite a pittori della sua bottega, tra cui Francesco Morandini detto “Il Poppi”, Jacopo Zucchi e Giovanni Battista Naldini.

Nell’occasione, saranno esposte temporaneamente anche alcune opere provenienti da altri musei e collegate alle vicende del Complesso. 
Il visitatore potrà comprendere l’unitarietà̀ delle diverse creazioni attraversando una proiezione immersiva accompagnata da un commento sonoro, prima di accedere alla visione delle opere originali. Opere che per l’occasione sono state esposte unificando il percorso tra la Chiesa e il Convento-Museo al fine di riproporre al visitatore il progetto di Pio V nella sua complessità.
L’idea del nuovo allestimento museografico ha avuto avvio nel 2019 con il restauro della grande tavola della “machina” di Vasari dedicata al “Martirio di San Pietro da Verona”. Tale restauro, finanziato dal Ministero dell’Interno, ha avviato il riallestimento del Complesso; la pala, infatti, costituisce il fulcro ideale di un percorso di visita che attraversa la storia dalla fondazione cinquecentesca del luogo, fino alle trasformazioni operate nei secoli successivi.

In questo contesto si possono inserire anche i Corali Miniati, commissionati dal Papa Pio V e conservati presso il Museo Civico di Palazzo Cuttica in Alessandria, una collezione prestigiosa che recentemente è stata oggetto di una eccellente azione di digitalizzazione integrale, attraverso la quale, è stata realizzata una serie di video-mapping dedicati alla storia di Alessandria e di Pio V. 

Promosso e proposto dal Ministero per i Beni le Attività Culturali e il Turismo, dal Ministero degli Interni e dal FAI, il riallestimento ha visto diversi contributi, anche dalla Prefettura di Alessandria, nonché da privati cittadini. 
Per le celebrazioni della morte di Papa San Pio V si è costituito un Comitato promotore degli eventi a cui hanno aderito la Diocesi, la Città e la Provincia di Alessandria, assieme al Comune di Bosco Marengo. L’idea di promuovere il progetto culturale intorno ai 450 anni di morte di Pio V, nasce dall’intento di ricordare un grande personaggio moderno degno di essere conosciuto al grande pubblico come una pagina fondamentale della storia della Chiesa dell’arte italiana.

Il progetto del Museo Vasariano è firmato dall’architetto Loredana Iacopino, già autrice di importanti progetti allestitivi, fra cui quelli alla Reggia di Venaria Reale, Musei Reali di Torino e Palazzo Madama. Il progetto scientifico è stato curato dagli allora funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria Asti Cuneo,  Monica Fantone e dott. Mario Epifani in collaborazione con l’arch. Francesca Lupo e la dott.ssa Liliana Rey Varela.

“La trascrizione in termini museografici del progetto curatoriale”, afferma l’architetto Iacopino, “Ha portato alla composizione di un nuovo museo, in cui la riunita collezione artistica dei beni di Santa Croce, dove le opere del Vasari ne costituiscono il cuore, darà vita a un nuovo percorso espositivo che si svilupperà tra, oculati giochi di luci, di suoni, di immagini, con lo scopo di guidare il visitatore,alla scoperta di una narrazione che metterà in luce la grande valenza artistica e l’intensità culturale.” 

In questa si ritrova la celebre “machina vasariana“, ideata da Giorgio Vasari come altare maggiore della chiesa e demolita nel Settecento, ma ora il visitatore potrà vivere l’esperienza di rivederla idealmente ricollocata all’interno della Chiesa grazie alla Virtual Reality, quindi utilizzando il supporto tecnologico degli Oculus, gli “occhiali” attraverso cui verrà resa possibile la visione delle opere originali che decoravano le importanti architetture.

La sfida più grande che si pone il nuovo museo è di superare i propri confini e proiettarsi verso il territorio, di cui costituisce una delle massime espressioni culturali e identificative.

Disegno della “Macchina Vasariana”

Cos’è la “Machina Vasariana”?

” ….Una machina grandissima quasi a guisa d’arco trionfale, con due tavole grandi, una dinanzi et una di dietro, et in pezzi minori circa trenta storie piene di molte figure che tutte sono a bonissimo termine condotte.” Così Giorgio Vasari nelle Vite descrive il grandioso altare che ha progettato per Santa Croce di Bosco Marengo su commissione di Papa Pio V. Nel 1710 l’altare fu smembrato e sostituito dall’attuale in marmo. La tavola principale con la rappresentazione del Giudizio Universale è conservata nell’abside della chiesa assieme ad altre due tavole con Santi Domenicani, i restanti quadri sono esposti nel museo attiguo. I dipinti furono realizzati tra il 1567 e il 1569 a Firenze, mandati a Pisa, poi via mare fino a Genova e da lì a Bosco Marengo dove giunsero alla fine di agosto del 1569; nel frattempo a Bosco, sul disegno di Giorgio Vasari, fu realizzata la monumentale struttura dell’altare ad opera del fiorentino Giovanni Gargioli. La tavola principale del Giudizio Universale è firmata da Giorgio Vasari mentre le altre tavole sono attribuite a pittori della sua bottega tra cui Francesco Morandini detto “Il Poppi”, Jacopo Zucchi e Giovanni Battista Naldini.


INFO

https://sanpio450.diocesialessandria.it

www.visitalessandria.it 

Melina Cavallaro –
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma