Soriano nel Cimino (VT), Palazzo Chigi-Albani: All’interno della mostra “Cielo incluso” due appuntamenti di approfondimento

Cielo incluso, allestimento

Cielo incluso

Opere di Maria Grazia Tata
Fotografie di Salvatore Di Vilio
Testo di Massimiliano Palmesano

Fino al 28 agosto 2022

Incontri a Palazzo

7 agosto ore 10.30
Il Canto degli Uccelli, simbologia e alchimia fra Arte e Natura a Palazzo Chigi Albani

12 agosto ore 17.30
Metamorfosi, la Natura fra miti, riti e poesia

Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani
Giardini pensili e Palazzo
Soriano nel Cimino (VT)

All’interno della mostra Cielo incluso, con le opere di Maria Grazia Tata e le fotografie di Salvatore Di Vilio, accompagnata dal testo di Massimiliano Palmesano, negli spazi di Palazzo Chigi-Albani di Soriano nel Cimino, inaugurata il 23 luglio e visitabile fino al 28 agosto, saranno proposti due appuntamenti di approfondimento. 

Il 7 agosto 2022 alle ore 10.30 Il Canto degli Uccelli, simbologia e alchimia fra Arte e Natura a Palazzo Chigi Albani, con la partecipazione di Francesca Ceci – archeologa Musei Capitolini, Enrico Anselmi – storico dell’arte e curatore, Sigfrido E. F. Höbel – storico dell’arte. Sarà, inoltre, proiettato il video “Fonte Papacqua” di Sigfrido Junior Höbel, archeologo per ProjectTuscia. 

Il 12 agosto 2022 alle ore 17.30 Metamorfosi, la Natura fra miti, riti e poesia. Durante la presentazione del libro “L’Uomo Cervo, pantomima, rito e mito” di Massimiliano Palmesano, l’autore parlerà di creature fantastiche, metamorfosi e sciamani. Sara inoltre proiettato il reportage fotografico “Gl’Ciervo” di Salvatore Di Vilio, accompagnato poi dalle letture di Paco Milea, autore, attore, tratte da “Metamorfosi” di Ovidio, “Metamorfosi”. Siamo un’unica, sola vita di Emanuele Coccia, filosofo.

Cielo incluso si avvale del patrocinio della Regione Lazio, della collaborazione del Comune di Soriano del Cimino e di Raffaella Lupi della Galleria Sinopia Eventi di Roma. 

Nel testo di Massimiliano Palmesano i temi principali del progetto: 

“Ci sono alcuni luoghi in cui gli dèi custodiscono ancora tutto il loro arcaico potere. Dimensioni in cui – parafrasando Talete – tutte le cose sono piene di dèi. Al pari di due sciamani, Maria Grazia Tata e Salvatore Di Vilio hanno esplorato tali dimensioni portando con loro, come al ritorno da un viaggio misterico, le forme e le immagini degli dèi. Le percezioni annotate sul diario di bordo di questa esplorazione nella dimensione del sacro e del fantastico hanno plasmato la mostra Cielo incluso che si terrà all’interno del Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani a Soriano nel Cimino (Viterbo) e nei suoi giardini pensili. L’iniziativa è il risultato di una alchimia tra le opere di Maria Grazia Tata e lo sguardo fotografico di Salvatore Di Vilio che insieme hanno tracciato una cartografia delle dimensioni abitate dagli dèi. Con riferimento particolare a quelle figure che nei pantheon vengono indicate come “minori”, ma non perché esse siano meno importanti di altre: semplicemente perché sono deputate ad aspetti più intimi e quotidiani. Il filologo e storico delle religioni Walter Otto nel suo Teofania sosteneva che «gli dèi non sono frutto di invenzioni, elucubrazioni o rappresentazioni, ma possono soltanto essere sperimentati». E Cielo incluso è soprattutto una ierá odós (via sacra) esperienziale e misterica le cui tappe sono scandite da epifanie divine che si manifestano nel rapporto opera-fotografia. Un percorso di iniziazione ai segreti della sacralità della materia attraverso la primordiale magia delle immagini. Tata e Di Vilio fanno materializzare una “archeologia dell’invisibile” fatta di preziosi e impalpabili orecchini per le ninfe (Diumpae), di collane per le muse e di pettorine di rose e stelle; portano alla luce officine in cui lavorano riparatrici di ali, rammendatrici di foglie e fabbricatrici di stagioni segrete dentro cortecce arrotolate; dischiudono alla vista le dimore incantate delle divinità. Cielo incluso è una fiaba che parla di appartenenza, di legame con il territorio e con chi lo abita; un racconto fatto di boschi millenari, sorgenti dalle acque rigenerative e pietre animate. «Il divino, da cui l’uomo si sente consapevolmente protetto, non è dunque il “totalmente altro” – è ancora la Teofania di Walter Otto – in cui si rifugiano coloro per i quali la realtà del mondo è priva del divino. Esso è piuttosto proprio quel che ci circonda, in cui viviamo e respiriamo […]. Esso è presente ovunque. Ogni cosa, ogni fenomeno ne parla, in quella grandiosa ora nella quale essi parlano di sé». Proprio in quell’ora Maria Grazia Tata ha plasmato quella che ama definire la sua “paccottiglia cosmica”, nel medesimo istante Salvatore Di Vilio ha catturato l’immagine degli dèi.”
Massimiliano Palmesano, antropologo

Maria Grazia Tata

Maria Grazia Tata, da tredici anni trasferitasi a Soriano nel Cimino, lega la sua ricerca artistica al ‘sacro’ e all’invisibile della natura, della poesia, della memoria e dei fatti quotidiani. Lavora con tutti i materiali. Ha esposto in palazzi storici, musei archeologici, gallerie in Italia e all’estero (Sydney, Maputo, Los Angeles). “Opere come luoghi segreti…dove trovare rifugio e stupore. Una visione privilegiata, quella di Maria Grazia Tata, che ci suggerisce le tracce per l’ascolto della Natura e dell’Arte: un invito silenzioso a rispettare quanto di più prezioso ci circonda. Ma anche spartito musicale o pioggia che suona.” (Raffaella Lupi, Galleria Sinopia Eventi, Roma)

Salvatore Di Vilio

Salvatore Di Vilio, originario di Succivo (in provincia di Caserta), da oltre quarant’anni gira l’Italia e il mondo con la sua macchina fotografica realizzando reportage. La sua poetica in bianco e nero ha attraversato diversi stili fotografici, dalla foto-archeologia industriale alla denuncia sociale, pur prediligendo le narrazioni di carattere antropologico. Il suo obiettivo è stato testimone degli ultimi giorni della civiltà contadina meridionale e per tali ragioni la sua dimensione artistica si è sempre intersecata con una prospettiva di ricerca sul campo, dal lavoro dei canapicoltori alle feste religiose e a quelle profane come il Carnevale.


INFO
Cielo incluso
Opere di Maria Grazia Tata
Fotografie di Salvatore Di Vilio
Testo e consulenza storico-antropologica di Massimiliano Palmesano
Con il patrocinio della Regione Lazio
In collaborazione con il Comune di Soriano nel Cimino
In collaborazione con Raffaella Lupi – Galleria Sinopia Eventi
Video “Cielo Incluso”: montaggio e musiche di Michele Mele

Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani
Giardini Pensili e Palazzo
Via Papacqua, 471 – Soriano nel Cimino (VT)
Fino al 28 agosto 2022
Orari: da mercoledì a domenica 10-13 / 15-19

Contatti
info: 0761 748871 – 3783033319 – www.welcometosoriano.it
@tatamariagrazia  mgtata@iol.it – @salvatoredivilio  info@salvatoredivilio.it

Ufficio Stampa
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
Roberta Melasecca
mail: roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
www.melaseccapressoffice.itwww.interno14next.it

Al Foro Boario (Noci – BA) per la sua sesta edizione torna CLUBINTOWN 6.0

CLUBINTOWN 6.0

Il festival di musica elettronica e sperimentale
torna il 20 e 21 agosto al Foro Boario (Noci – BA)
per la sua sesta edizione
 
In Line Up:
INTERSTELLAR FUNK, MASSIMILIANO PAGLIARA,
PLANETARY ASSAULT SYSTEM LIVE, KAISER
e molti altri ancora!

Biglietti su Dice:
https://dice.fm/search?query=clubintown

Torna, il 20 e 21 agosto al Foro Boario di Noci (BA), la sesta edizione di Clubintown, il festival di musica elettronica e sperimentale che, attraverso la Club culture punta a rivalutare il territorio pugliese e il suo importante patrimonio culturale.

In Line Up: Interstellar Funk, Massimiliano Pagliara, Planetary Assault System Live, Kaiser e molti altri ancora!

Una due giorni che vedrà salire in console alcuni tra i nomi più interessanti e noti del panorama nazionale, internazionale e locale. Sabato 20 agosto la line up sarà incentrata sulla House music e ad alternarsi sul palco saranno: Interstellar Funk, Massimiliano Pagliara, Hiver, Tomy Camparino Club. Domenica 21 agosto, invece, spazio alla Techno con Planetary Assault System Live, Kaiser, Dj Planttexture Squupa.
 
A far da cornice al tutto ci sarà un allestimento suggestivo, che sarà svelato a ridosso dell’evento, e le attività collaterali realizzate in partnership con alcune delle più interessanti realtà del territorio. Con Music Platform sarà presentato, infatti, un video-documentario in quattro puntate dedicato a Clubintown, alla Città di Noci e al territorio pugliese che racconterà il percorso di riqualificazione urbana realizzato in collaborazione con Masseria Cultura, Esseri Urbani e Davide Curci. Il documentario sarà poi donato al Comune di Noci in un evento dedicato, nel mese di agosto. Non mancheranno, infine, i workshop di grafica e mapping nel settore musicale.
 
Clubintown è prodotto dall’associazione Vocoder in partnership con il collettivo Ways e Coop. Soc. Coopera con il patrocinio del Comune di Noci (BA), finanziato nell’ambito del FONDO speciale CULTURA e PATRIMONIO CULTURALE (L.R. 40/2016 – art. 15 comma 3).
 
Clubintown è un progetto di rivalutazione del territorio pugliese e del suo importante patrimonio culturale urbano che punta a offrire una prospettiva inedita di fruizione dell’evento musicale, rispetto ai fenomeni culturali affini. Il contesto musicale è la Club Culture, movimento caratterizzato da forti ideali di aggregazione sociale, contestualizzati nella dimensione di spazio e partecipazione di esibizioni nei club. Il clubbing si è fatto portavoce, a livello internazionale, di principi come l’inclusione sociale e la salvaguardia delle libertà personali, elevandone lo status a fenomeno culturale di massa ed è proprio a questi che si ispira anche Clubintown nel suo intento. Nelle scorse edizioni in console ospiti come DAX J, Z.I.P.P.O., Æmris, Lorenzo Senni, Vael, 999999999 (live), INVOLVE SHOWCASE Regal.


INFO
Ufficio Stampa:
Roberta Ruggiero – info.robertaruggiero@gmail.com
Maria Cristina Tanzi

ARTHEMISIA, le mostre d’autunno – Firenze, Museo degli Innocenti, ESCHER

Maurits Cornelis Escher
Buccia,
1955
Xilografia, 32×23,5
Collezione Maurits, Bolzano
All M.C. Escher works © 2022 The M.C. Escher
Company. All rights reserved
www.mcescher.com

ESCHER
Firenze, Museo degli Innocenti
20 ottobre 2022 – 26 marzo 2023

A Firenze arriva dal 20 ottobre la mostra record d’incassi dedicata a “ESCHER”.

Oltre 200 opere saranno ospitate in una sede espositiva unica, negli spazi dello storico Museo degli Innocenti che, grazie alla collaborazione con Arthemisia, è diventato un punto di riferimento del capoluogo toscano come sede di grandi mostre d’arte.

La grande mostra dedicata al geniale artista olandese Maurits Cornelis Escher arriva al Museo degli Innocenti di Firenze dal 20 ottobre 2022 al 26 marzo 2023. Scoperto dal grande pubblico negli ultimi anni, Escher è diventato uno degli artisti più amati in tutto il mondo, tanto che le mostre a lui dedicate hanno battuto ogni record di visitatori.

Escher nasce nel 1898 in Olanda e vi muore nel 1972. Nel 1922 visita per la prima volta l’Italia, dove poi visse per molti anni, visitandola da nord a sud e rappresentandola in molte sue opere. Inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher nelle sue celebri incisioni e litografie crea un mondo unico, immaginifico, impossibile, dove confluiscono arte, matematica, scienza, fisica, design.

Un’antologica – con circa 200 opere e i lavori più rappresentativi che lo hanno reso celebre in tutto il mondo – che racconta il genio dell’artista olandese con le opere più iconiche della sua produzione quali Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la serie degli Emblemata, che appartengono all’immaginario comune riferibile al grande artista.

La mostra di Escher si configura come il primo grande evento espositivo all’interno del complesso monumentale – progettato da Filippo Brunelleschi – che ospita il meraviglioso e ricchissimo Museo degli Innocenti che, con le mostre firmate Arthemisia, si è già avviato a essere sede di grandi mostre d’arte.
Nato per esporre le opere d’arte dell’antico Spedale, grande centro d’accoglienza per bambini, il Museo è stato trasformato in un percorso che permette di scoprire un patrimonio culturale unico al mondo perché profondamente legato all’attività svolta in favore dei bambini che non potevano essere scresciuti dalle famiglie d’origine.
Tra storia, arte e architettura, la collezione del Museo presenta opere acquisite tramite donazioni o in seguito all’accorpamento di altre istituzioni assistenziali e contiene alcuni capolavori di artisti di grande rilievo tra i quali Domenico Ghirlandaio, Luca e Andrea della Robbia, Sandro Botticelli e Piero di Cosimo, ma anche di artisti cresciuti agli Innocenti e avviati alla pittura dal priore Vincenzo Borghini come Vincenzo Ulivieri, Giovan Battista Naldini e Francesco Morandini (detto il Poppi).

Con il patrocinio del Comune di Firenze, dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta eorganizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation, Maurits e In Your Event, ed è curata da Mark Veldhuysen – CEO della M.C. Escher Company – e Federico Giudiceandrea, uno dei più importanti esperti di Escher al mondo.
La mostra vede come sponsorGenerali Valore Culturaspecial partnerRicolapartner Mercato Centrale, BarberinoDesigner Outlet Unicoop Firenzemedia partnerQN La Nazioneeducational partnerLaba e media coverage bySky Arte.
Il catalogo è edito da Maurits.


Info e prenotazioni
www.arthemisia.it

Ufficio StampaArthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

05- Letture estive: “Feria d’agosto” di Cesare Pavese – Vecchio mestiere

La scelta delle letture estive è talmente impegnativa che si preferirebbe essere già a settembre. Naturalmente stiamo scherzando, perché i suggerimenti offerti sono talmente tanti che potremmo trascorrere tutto il tempo a passarli in rassegna. La Redazione Il Libraio, ad esempio, fornisce una lunga e documentata lista di Libri da leggere: oltre 200 consigli per l’estate 2022. Dovete solo acquistare il libro che preferite e portarvelo sotto l’ombrellone.

In verità, l’espressione “libro da ombrellone” sembra alquanto irriverente trattandosi di letture, che certo non vorremmo fossero del tutto disimpegnate e superficiali. La proposta che vi facciamo è, quindi, (ri)scoprire un bel libro di un grande autore italiano del Novecento. Un libro solo, da leggere, capitolo dopo capitolo, dovunque voi siate.

Feria d’agosto di Cesare Pavese, raccoglie brevi racconti incentrati sugli anni giovanili dell’autore: la vita in campagna, le vigne, l’infanzia in contrapposizione col mondo degli adulti, la voglia di lasciare quelle colline e conoscere il mondo. Infine, la città, le case, le feste, le amicizie. Sono temi che si ritrovano anche in altri capolavori di Cesare Pavese. Sono i temi che per tutto il mese d’agosto ci accompagneranno sulle pagine di Experiences. Buona lettura e buone ferie, per voi e per noi.

Parte prima: il mare

Vecchio mestiere

A quei tempi ero occupatissimo e vivevo con dei carrettieri. La testa mi risuona ancora degli urli grossi di comando e del cigolìo delle martinicche. Tenevamo il nostro raduno nel cortile e sotto l’androne di un certo stallaggio che, le sere di partenza, era una bolgia di lanterne e di voci irose come staffilate. Fantesche e garzoni che ci davano l’avvio, anelavano a vederci in strada, perché soltanto allora potevano fermarsi sulla soglia a respirare: lo schiocco delle nostre fruste era la loro liberazione.

Anche per noi la staffilata larga, sparata fuori dell’androne sul fianco dei cavalli, era il segnale che cominciavano la condotta e la notte. Di primo buio ci si accompagnava, se faceva stellato, a due a tre sulla banchina della strada, avendo l’occhio al cavallo di testa e alle biforcazioni, perché la carovana va come un treno e tutto sta che sia incamminata bene. Poi cominciavano i più vecchi a restare indietro e montare sui vari carri; noi giovanotti s’aveva sempre qualche discorso da finire e un’ultima sigaretta da chiedere. Ma si saltava sui sacchi anche noi alla fine e il dormiveglia cominciava.

Quante notti passai così accovacciato sui sacchi, dondolandomi negli occhi la lanterna che nel dormiveglia non distinguevo piú se era appesa sotto il carro precedente o se fosse per caso la mia. Ci si sentiva trasportare, si sentiva tutto il carro e il cavallo muoversi e stirarsi sotto; certi tratti dello stradale li riconoscevo ai sobbalzi. Secondo che il carro passava sotto una costa, o in mezzo a un campo, davanti a un portico, a un muro, o sopra un ponte, l’eco dello strepito delle ruote variava: era una voce che teneva compagnia piú della sonagliera che i cavalli agitavano dimenando il capo. Era una voce che, appena il freddo dell’alba ci svegliava, tornava a farsi sentire incessante, mutata secondo la strada percorsa; e prima ancora che un’occhiata alla campagna o alle case ci dicesse dov’eravamo, ci tranquillava con la sua monotonia. Disteso sui sacchi, ciascuno di noi non ascoltava che il suo carro, ma indovinava nei vari cigolii che l’accompagnavano la presenza degli altri; e in certi momenti che nella campagna tutto taceva, si levava la testa dal sacco e si stava sospesi finché non si vedeva una lanterna dondolare a fior di terra, o un tintinnìo e lo strepito delle altre ruote sulla polvere non giungeva a rassicurare.

Con tanta strada che feci in quegli anni, dormii quasi sempre. Dormii di notte e dormii di giorno, sotto il sole, sotto la pioggia, raggomitolato o seduto. I vecchi conducenti dicono che da giovani si dorme volentieri sul carro perché si è più forti e più sani e si cede al sonno: a me piaceva viaggiare in carovana perché c’era sempre qualche vecchio che vegliava e pensava lui alla strada. Che cosa c’era di più bello che svegliarsi avanti giorno in vista dell’abitato e non avere il tempo di stirarsi che i carri si fermavano e tutti si scendeva a bere una volta e mangiare un boccone? Intanto veniva chiaro, e all’osteria pareva che lo sapessero: spalancavano le imposte di legno e si sporgevano le donne, a braccia larghe, chiamando i garzoni. Secondo con chi eravamo in condotta, si faceva la tavolata o si caricava di aglio o di acciuga la pagnotta e via subito. L’uno e l’altro aveva il suo bello. Ma si capisce che fermarsi era meglio; tanto più quando davanti all’osteria ci aspettavano altri carri che avevano già fatto accendere il fuoco. Allora si mangiava forte, seduti intorno alla tavola, dicendo ognuno la nostra; si facevano tappe di mezz’ora, si andava e veniva nel cortile a dare il fieno e abbeverare; le ragazze dell’osteria venivano sullo scalino a contarci. Allora sí che aver dormito faceva piacere: veniva voglia di cantare (gli altri cantano la sera, noialtri si cantava al mattino).

I vecchi dicono che tutto piace di quegli anni perché allora si è giovani, ma io, che di mestieri ne ho fatto qualcuno, sono sicuro che niente è più bello di una condotta ben pagata. Le strade, le osterie, i cavalli e le campagne sembravano messi lì soltanto per noi. Quel mangiare appena giorno, prima che gli altri fossero in piedi, dopo una nottata di strada, era una gran cosa, e adesso che non faccio più questa vita ci vuol altro che il canto del gallo per farmi saltar su con tanta smania di mangiare, di andare e discorrere, quanta ne avevo allora. È vero che adesso sono grigio, ma se il mondo fosse quello di una volta e potessi disporre, saprei io su che carro montare e arrivare appena giorno all’osteria, svegliare tutti quanti e far la tappa. Se ci sono ancora le osterie e le tappe.

Ma ormai devono essere morti anche i cavalli. È da un pezzo che non vedo più per le strade i tiri rinterzati di una volta. Di notte, adesso, quando non prendo sonno neanch’io, posso sì tendere l’orecchio quanto voglio, eppure mai che mi succeda di sentire rotolare una condotta e avvicinarsi i cavalli e un carrettiere gridare. Adesso di notte si sentono passare le macchine, e la roba la spediscono col treno: faranno più presto ma non è più un mestiere. Finirà che sulle strade crescerà l’erba, e le osterie chiuderanno.


Edizione completa sulla pagina dedicata a Feria d’agosto di liberliber.it . Testo digitalizzato da Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it, revisionato da Catia Righi, catia_righi@tin.it, e Ugo Santamaria.