Settore Musei Civici Bologna: NO, NEON, NO CRY

Con l’avvicinarsi di Ferragosto, vi ricordiamo le sedi del Settore Musei Civici Bologna che lunedì 15 agosto 2022 saranno regolarmente aperte per consentire la visita in occasione della giornata festiva:  
– Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) | h 10-19
– Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) | h 10-19
– Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) | h 10-18.30
– Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) | h 10-18.30
– MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo Morandi (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) h 10-19

Per maggiori informazioni e per le modalità di accesso raccomandate si invita a consultare il sito www.museibologna.it.

Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

NO, NEON, NO CRY

A cura di Gino Gianuizzi

NO, NEON, NO CRY
Veduta della mostra
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – Project Room
12 maggio – 4 ottobre 2022
Foto Ornella De Carlo
Courtesy Settore Musei Civici Bologna

La Project Room del MAMbo torna a giocare il suo ruolo di contenitore tematico che accoglie, ricostruisce, racconta e valorizza le esperienze artistiche del territorio bolognese ed emiliano-romagnolo: fino al 4 ottobre 2022 lo spazio accoglie infatti la mostra NO, NEON, NO CRY, a cura di Gino Gianuizzi, che tenta una narrazione della complessa, sfaccettata, “disordinata” storia della galleria neon.
Nata nel 1981 senza un programma, senza strategia, senza budget e senza obiettivi predeterminati, neon è stata un laboratorio permanente, una comunità per artisti, critici e curatori e un luogo di formazione per tutte le persone che vi hanno collaborato.
Attraverso la formula della wunderkammer, lo spazio della Project Room del MAMbo verrà abitato da opere in proliferazione, un accumulo visivo in cui inoltrarsi con circospezione tentando di decifrare i singoli lavori e di ricondurre i lavori agli artisti.
Una sorta di organismo complesso, una comunità che continua a dialogare, discutere, mettere in dubbio e a rafforzarsi nella contaminazione.


NO, NEON, NO CRY
A cura di Gino Gianuizzi
Periodo di apertura: fino al 4 ottobre 2022
Ingresso con biglietto museo: intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale € 2 giovani 18-25 anni | gratuito possessori Card Cultura

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
Ufficio Stampa Bologna Musei
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram @bolognamusei

Settore Musei Civici Bologna: La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta

Con l’avvicinarsi di Ferragosto, vi ricordiamo le sedi del Settore Musei Civici Bologna che lunedì 15 agosto 2022 saranno regolarmente aperte per consentire la visita in occasione della giornata festiva:  
– Museo Civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2) | h 10-19
– Museo Civico Medievale (via Manzoni 4) | h 10-19
– Collezioni Comunali d’Arte (Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6) | h 10-18.30
– Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini (Strada Maggiore 44) | h 10-18.30
– MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo Morandi (via Don Minzoni 14) | h 10-19
– Museo internazionale e biblioteca della musica (Strada Maggiore 34) h 10-19

Per maggiori informazioni e per le modalità di accesso raccomandate si invita a consultare il sito www.museibologna.it.

Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6

La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta

A cura di Maura Pozzati e Michele Ramous Fabj

Esopo, Favole del Lupo, dell’Asino, della Volpe e del Leone, cm 20,3 x 28,8
Quattro volumi a cura e con traduzioni di Mario Ramous
Disegni di Pirro Cuniberti
Cappelli, Bologna, 1952.

Poeta, latinista, italianista, critico d’arte e direttore editoriale: sono solo alcune delle forme e attività culturali che hanno contraddistinto la figura intellettuale di Mario Ramous e che per la prima volta vengono mostrate al pubblico grazie alla mostra La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta a cura di Maura Pozzati e Michele Ramous Fabj, organizzata dal Centro Studi Mario Ramous con la collaborazione di Scripta Maneant Editore.
Il percorso espositivo, articolato in sei sale delle Collezioni Comunali d’Arte in Palazzo d’Accursio, si snoda in una continua scoperta di inediti, interessi poliedrici e instancabile ricerca di “perfezione” di Mario Ramous. Una mostra, quindi, per curiosi; curiosi di un tempo in cui il fervore culturale e il confronto artistico tra intellettuali permeavano la quotidianità ed erano la base per ogni lavoro creativo.
La mostra espone opere d’arte di indiscusso valore artistico-culturale, facenti parte della collezione personale di Ramous tra cui un disegno di Giorgio Morandi del 1915 Piatti, segno dell’amore che il poeta e scrittore d’arte aveva per il pittore bolognese, tanto da dedicargli un saggio nel 1949 I disegni di Giorgio Morandi, uno dei suoi testi d’arte più bello e intenso; il grande olio Omaggio a Carpaccio di Concetto Pozzati del 1964, un’opera che «sancisce il passaggio dall’informale giovanile alla fase dialettica dell’ironia e della bifrontalità tipiche della pop art»; una tecnica mista di Rodolfo Aricò del 1965 (Forma e campionario), quale testimonianza del loro sodalizio intellettuale e del comune «amore nei confronti della grande tradizione classica che si ribalta poi nel contemporaneo»; un olio su tela di Sergio Romiti del 1949, altra opera simbolo del «rapporto profondo tra due uomini di acuta sensibilità»; un mobile bar con disegno di Pirro Cuniberti a testimoniare la loro amicizia; le lastre di stampa originali delle opere di Giorgio Morandi e Marino Marini, pubblicate rispettivamente in I disegni di Giorgio Morandi (1949) e La memoria, il messaggio (1951).
Manoscritti di poesie e traduzioni, poesie visive, disegni pubblicitari inediti, spartiti musicali, articoli di critica e rari volumi degli anni Sessanta e Settanta documentano i molteplici i linguaggi, le contaminazioni e gli incontri amicali che Ramous intrattenne con grandi nomi del ‘900, tra cui Pietro Bonfiglioli, Pirro Cuniberti, Francesco Flora, Marino Marini, Giorgio Morandi, Concetto Pozzati, Sergio Romiti, Gianni Scalia, Emilio Scanavino, Mario Sironi, Adriano Spatola.


Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6
La memoria del futuro. Mario Ramous. Un intellettuale a Bologna, dal dopoguerra agli anni Novanta
A cura di Maura Pozzati e Michele Ramous Fabj
Periodo di apertura: fino al 4 settembre 2022
Orari di apertura: martedì, giovedì h 14-19; mercoledì, venerdì h 10-19; sabato, domenica, festivi h 10-18.30; chiuso lunedì non festivi
Ingresso con biglietto museo: intero € 6 | ridotto € 3 | ridotto speciale giovani 18-25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura
Telefono: 051 2193998
Sito: www.museibologna.it/arteantica

Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
Ufficio Stampa Bologna Musei
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram @bolognamusei

13- Letture estive: “Feria d’agosto” di Cesare Pavese – Una certezza

La scelta delle letture estive è talmente impegnativa che si preferirebbe essere già a settembre. Naturalmente stiamo scherzando, perché i suggerimenti offerti sono talmente tanti che potremmo trascorrere tutto il tempo a passarli in rassegna. La Redazione Il Libraio, ad esempio, fornisce una lunga e documentata lista di Libri da leggere: oltre 200 consigli per l’estate 2022. Dovete solo acquistare il libro che preferite e portarvelo sotto l’ombrellone.

In verità, l’espressione “libro da ombrellone” sembra alquanto irriverente trattandosi di letture, che certo non vorremmo fossero del tutto disimpegnate e superficiali. La proposta che vi facciamo è, quindi, (ri)scoprire un bel libro di un grande autore italiano del Novecento. Un libro solo, da leggere, capitolo dopo capitolo, dovunque voi siate.

Feria d’agosto di Cesare Pavese, raccoglie brevi racconti incentrati sugli anni giovanili dell’autore: la vita in campagna, le vigne, l’infanzia in contrapposizione col mondo degli adulti, la voglia di lasciare quelle colline e conoscere il mondo. Infine, la città, le case, le feste, le amicizie. Sono temi che si ritrovano anche in altri capolavori di Cesare Pavese. Sono i temi che per tutto il mese d’agosto ci accompagneranno sulle pagine di Experiences. Buona lettura e buone ferie, per voi e per noi.

Parte seconda: La città

Una certezza

La mia vita è tutt’altro che sedentaria; posso anzi dire di avere avuto avventure insolite, rovesci, riprese, burrasche, né le prove sono tuttora finite; eppure, in mezzo a tutto ciò, se mi accade di fermarmi un momento a pensare, nel mio passato non mi ritrovo e le sue agitazioni non le capisco. È come se tutto fosse toccato a un altro, e io sbucassi adesso da un nascondiglio, un buco dove fossi vissuto sinora senza saper come. Se non fosse che in questi momenti provo un grande stupore e non mi riconosco nemmeno, direi che il nascondiglio da cui esco è me stesso. Succede, a volte, di vivere intere giornate, e anche molto attive, senza prendere parte ai propri gesti e alle proprie decisioni. Ma non è questo. Io, in genere, so benissimo quello che voglio, e bisogna pure che chi, come me, fa una vita di responsabilità e paga di persona, abbia idee chiare e si versi tutto nei fatti.

Quand’ero più giovane mi toccò una volta starmene rinchiuso per parecchi giorni. Avevo dei nemici, parecchi nemici (non è adesso il caso di raccontare tutto, ma il sangue caldo è sempre stata la mia qualità), e le cose erano a un punto che io dovetti per forza tenermi nascosto. Ricordo che i primi giorni stetti come una tigre, andai avanti e indietro nella stanza, parlai da solo; ma poi, avvicinandosi la fine, cominciavo ad adattarmi e la sera che potei permettermi di uscire esitai un attimo sulla soglia. Poi, beninteso, uscii e ripresi i fatti miei. Ebbene, ricordo che in quel momento di esitazione mi sentii appunto nel modo che ho detto – un grande stupore, un rincrescimento come di chi è trattenuto sull’orlo di un gesto, di un risveglio che stava avvenendo e adesso non avverrà più. Ma non fu come quando s’interrompe un’abitudine (la pace e il silenzio della mia stanza per l’incerta vastità delle strade) – né allora né dopo sentii quell’attimo di disagio, bensì l’impressione di essere di colpo sbucato in un’aria tutta diversa dalla solita, un’aria che ti pare di avere dentro invece che intorno, un grande abisso d’aria, di vuoto, di possibili eventi e pensieri che sgorgherebbero dal più profondo te stesso, se questo te stesso non fosse subito sparito tant’era incredibile.

Sono momenti questi, che si possono chiamare di disponibilità assoluta. S’intravede, dopo che uno li ha vissuti, che tutto il proprio passato visibile e perciò anche il presente e insomma tutta la vita, non conta per quello che si è fatto voluto sofferto ottenuto, e che tanto varrebbe starsene fermi su un angolo come un pezzente e, borbottando qualcosa che i passanti non capiscano nemmeno, fissare a occhi chiusi questo stupore, quest’abisso. C’è qui dentro un segreto più importante di tutte le responsabilità che si possano dare. Ma per quanto questo stato sia sempre identico a se stesso, non c’è nessuna monotonia: uno ha sempre la stessa faccia, gli stessi occhi, la stessa voce, eppure non si sogna di stancarsi di queste cose.

Certi giorni che mi tocca andare molto per le strade (sono i soli momenti che riposo) o rivedere facce di vecchia conoscenza, so già che a poco a poco mi lascerò prendere dalla solita idea – quest’idea comincia a camminare con me – mi fa compagnia negli incontri e nelle attese – sta per dirmi una parola decisiva – e proprio mentre credo di vedere qualcosa, capisco ch’è soltanto il riflesso di un momento di quand’ero ragazzo e non sapevo nemmeno che sarei diventato io. Con tanto che ho fatto, veduto e capito nel mondo, mi succede dunque che le cose più mie sono un mucchio di sassi dove mi sedevo allora, una griglia di cantina dove ficcavo gli occhi, una stanza chiusa dove non potevo entrare. E il bello è che quell’impressione di sfiorare un mondo libero come l’aria, di sentire per un momento che io e questo mondo siamo una cosa sola e, se l’impressione continuasse per un po’, dovrei credermi chi sa chi e vivere in tutt’altro modo, quest’impressione potevo già provarla, senza neanche capirlo, da ragazzo. È un fatto che non vorrei ammettere in conversazione con nessuno, questo che, a pensarci, i momenti di maggior soddisfazione sono quelli più lontani, che uno neanche sapeva di aver vissuto, quando cominciava a scappare di casa e lo faceva con la paura. L’unica differenza è che allora andavo d’accordo con me stesso e non avevo bisogno, per capire chi sono, di prendere al volo il momento, e fermarmi in strada come uno smemorato e come una bestia spaventata. Ma poi penso che uno le sue soddisfazioni se le prende dove le trova e non è detto che, perché le mie giornate mi sembrano quelle di un altro, io sia meno risoluto quando si tratta di lavorare e di pagare di persona. Anzi, avere questo mezzo di sfogo in certo senso mi rifà; come se sapere che tutto quello che ho, che maneggio e che comando, domani prenderà il volo soltanto a pensarci, mi desse una garanzia che almeno il volo non lo prenderò io. Vuol dire che in questo caso mi godrò la compagnia di quel ragazzo, che non era poi tanto ragazzo se ha sempre saputo una cosa simile.


Edizione completa sulla pagina dedicata a Feria d’agosto di liberliber.it . Testo digitalizzato da Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it, revisionato da Catia Righi, catia_righi@tin.it, e Ugo Santamaria.