Roma, Curva Pura: Fino al 9 ottobre “Quel che resta del fuoco” Elena Bellantoni – Arianna De Nicola – Delphine Valli | A cura di Nicoletta Provenzano

IMMAGINI DELL’ALLESTIMENTO
Foto: @Giorgio Benni

Quel che resta del fuoco
Elena Bellantoni – Arianna De Nicola – Delphine Valli

A cura di Nicoletta Provenzano

Fino al 9 ottobre 2022

Curva Pura
Via Giuseppe Acerbi, 1a – Roma

Fino al 9 ottobre 2022, Curva Pura ospita la tripersonale di Elena BellantoniArianna De NicolaDelphine ValliQuel che resta del fuoco, a cura di Nicoletta Provenzano: un dialogo tra ciò che rimane sotteso nell’ardore trattenuto sotto la cenere, ciò che si forgia nel fuoco e serba le tracce della fiamma, ciò che si consuma e si perde nella propria dissoluzione e fine, nella sfumatura e somiglianza con un passato fuggevole che perdura racchiuso in resistenze, ricordi e spoglie incenerite.

“[…] In un de-terminare trasceso oltre la metafisica del linguaggio, nella decostruzione ed articolazione semantica plurima di Derrida, la mostra, che prende titolo dall’omonimo polylogue del filosofo, indaga ciò che resta irriducibile, che vive sotto la polvere, che rimane indicibile, inafferrabile e disperso, mentre trattiene la verità di un’essenza trasformata nella distanza di una liminalità fisica e temporale. La cenere appare come deposito o dimora di un fondo veridico, luogo e identità, sopravvivenza e cancellazione, materialità che espone e manifesta tautologicamente se stessa, assenza nella stessa condizione di presenzialità, tanto instabile quanto inestinguibile, offrendosi come voto conclusivo, serbando e ricoprendo, in uno svanire quasi riconoscente alla luce oscura del nulla, il passato che appartenne all’essere, ora inintelligibile, intoccabile e immemoriale. Le differenti poetiche delle artiste Elena Bellantoni, Arianna De Nicola e Delphine Valli attraversano questo fuoco linguistico in un transito materico, concettuale e spaziale, lasciandone discernere la non univocità, sussumendo e sublimando i suoi termini opposti, la verità del suo irreversibile mutamento, il suo valore mediativo. […] 

Elena Bellantoni nell’opera fotografica Le Ceneri di Gramsci e Pasolini mette in atto una operazione concettuale e sentimentale site specific, incorporando il corpo vivo e vissuto della storia in un dialogo muto, risonante di echi nella libertà di una dimora sepolcrale, il Cimitero Acattolico, oltre il suolo consacrato dalla Roma pontificia. Sulle spoglie di Gramsci, nell’inquietudine e nel dramma irrisolto di Pier Paolo Pasolini, Elena Bellantoni interroga e riscrive l’intimità malinconica dell’assenza e le ceneri incendiate da un fulgore intellettuale, attuando una conversazione visiva tripartita, affidata allo sguardo dell’osservatore come quarto interrogatore della storia, in un volgersi insieme e un ritrovarsi verso la sofferta e fervida realtà italiana in lotta tra speranze e sfiducia, resistenze e contrasti, rigori e cedimenti. […] 

Nell’opera installativa La cura di Arianna De Nicola una riconciliazione con la distruzione e sparizione della materia diviene fenomenologia poetica della disgregazione, sentimento suturale e catabasi in una interiorità lirica struggente che trova lenimento e purificazione nella contemplazione di un corpo che non è più, ma resiste ancora nel nero di una epidermide lignea arsa e ritualmente cinta, compresa e racchiusa da un conforto di stoffe. La Cura, dal latino arcaico coiracoera  che la tradizione medievista faceva derivare da Quia cor urat: perché scalda il cuore e lo consuma – si fa premurosa dedizione per un’essenza ormai perduta, unendosi ad un vulnerabile perpetuamento affettivo, ad una perseverante gestualità simbolica. Quasi in un’ignizione metaforica, il dolore si assimila e si oltrepassa come compimento ineluttabile e flusso vitale necessario, intimamente congiunto ad una corporeità sottile e fatale, eterica e ancestrale, cerimoniale e sacrificale, inclusa in una trama radicalmente viscerale, sostanzialmente esoterica e trascendente. […] 

Lavorando la fiamma nella furia della fucina, Mechanical Absence (Una mattina ho acceso la radio e ho sentito una voce dire che il mistico non è colui che ha delle visioni ma colui che ha una visione) di Delphine Valli è un’elevazione spaziale che si forgia nella verticalità del fuoco, racchiudendo le ceneri dei giorni consumati nell’attesa, nella sospensione intellettiva e spirituale di un luogo confinario tra incidenza e separazione. Un’alchimia metafisica vibra nelle sfumature cromatiche, nelle bruniture propagate lungo il metallo lucente e irradiante che comprende e rilascia una sintesi assiomatica tra potenze lineari, condensazioni magmatiche e galvanoplastiche. Sinfonie fisiche si innalzano nella contrapposizione dei pieni e dei vuoti, disegnando tracce dimensionali aperte alla chiarezza tagliente dell’enigma, alla geometria audace e tensiva, pura e proiettiva, rivelandosi nitore icastico e materia viva dell’esperienza, trasformata in coscienza di una relatività tra spazio e tempo. […]”

Dal testo critico di Nicoletta Provenzano


INFO

Quel che resta del fuoco
Elena Bellantoni – Arianna De Nicola – Delphine Valli

a cura di Nicoletta Provenzano

Inaugurazione 9 settembre 2022 ore 18.30-21.30

Fino al 9 ottobre 2022
Orari
: su appuntamento – prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Curva Pura 
Via Giuseppe Acerbi, 1a – Roma
curvapura@gmail.com

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next

roberta.melasecca@gmail.com  
www.melaseccapressoffice.it

Ascona (Svizzera) Museo Comunale d’Arte Moderna: LOUISE NEVELSON

Louise Nevelson, Untitled, 1958, Cartone, pittura spray, pittura, carta e legno su tavola , 102 x 76 cm, Collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi, Milano © 2022, ProLitteris, Zurich; Tutti i diritti riservati. Senza autorizzazione di ProLitteris sono vietate la riproduzione ed ogni altra utilizzazione delle opere.

“Il mio modo di pensare è il collage”
Louise Nevelson

“Mi sono sempre sentita donna… molto donna… il mio lavoro può sembrare vigoroso ma è delicato. In esso c’è tutta la mia vita, e tutta la mia vita è femminile”.
Louise Nevelson

MUSEO COMUNALE D’ARTE MODERNA DI ASCONA (Svizzera)

DAL 2 OTTOBRE 2022 ALL’8 GENNAIO 2023

LOUISE NEVELSON Assembling Thoughts

Dal 2 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023, il Museo Comunale di Ascona (Svizzera) ospita Assembling Thoughts, una importante retrospettiva di Louise Nevelson (1899-1988), tra le massime rappresentanti della scultura del XX secolo.

La rassegna, la prima grande antologica di Louise Nevelson mai realizzata in Svizzera, organizzata dal Museo Comunale di Ascona in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano, è curata da Mara Folini e Allegra Ravizza. La mostra presenta oltre ottanta opere tra disegni, collage e sculture che ripercorrono la poetica dell’artista naturalizzata americana, ma ucraina di nascita, a cui si aggiunge una sezione con materiale storico, documentaristico e didattico per far comprendere l’evoluzione del suo pensiero creativo.

Il percorso espositivo si costruisce attorno a un nucleo di lavori che spazia dai rari disegni degli anni trenta fino alle famose nere e monumentali “sculture-assemblaggi” degli anni sessanta e settanta, che dialogano con una selezione di più di sessanta collage, frutto della sua ricerca più intima, sviluppata lungo un periodo di trent’anni, dal 1956 al 1986.

Questi lavori sono una sorta di laboratorio di idee, di sperimentazione in progress, di tecniche, di materiali e soprattutto di riciclo di oggetti d’uso comune casualmente trovati e liberamente trasformati, che testimoniano il vasto orizzonte entro cui Louise Nevelson elabora i risultati astratti delle avanguardie storiche e del lavoro dei suoi contemporanei, sia sul piano tecnico che su quello concettuale.

La mostra si apre con i disegni degli anni trenta, che riportano la sagoma sintetica di un corpo femminile, ora a figura intera nelle sue forme piene, ora essenziale e schematica. Questi primi lavori attestano già quanto il movimento sarà centrale nella sua interpretazione personale del linguaggio cubista, che deriva anche dalla sua esperienza della danza “olistica” praticata con la celebre ballerina e coreografa americana Martha Graham.

La peculiare interpretazione della scomposizione cubista è significativamente esercitata dalla Nevelson proprio grazie all’infinita libertà espressiva e combinatoria che questa tecnica le offre per esprimere la sua immaginazione creativa. Questa medesima inventiva ritorna nelle acqueforti epuntasecca degli anni cinquanta, così come nelle litografie e tecniche miste degli anni settanta, che la vedono padrona dei mezzi grafici, nell’elaborazione di tecniche di stampa anticonvenzionali per l’uso di materiali inusuali come piccoli elementi materici, tessuti e merletti, carte traslucide e altro.

Annoverata tra i protagonisti dell’Informale e delle Neoavanguardie, il suo linguaggio cubista, a partire dagli anni cinquanta, si radicalizza nella plasticità monumentale delle sue iconiche sculture nere, come in Ancient Secret del 1964, in cui dà libero sfogo al suo impulso di assemblare e riciclare pezzi di legno erratici, scartati o abbandonati, testimoni di memoria e di storia.

Le opere di Louise Nevelson pulsano di una energia intensa, che significativamente si esprime nell’uso simbolico e “purificante” del nero, con cui l’artista dipinge ogni parte delle migliaia di frammenti di legno diversamente accostati, collocati in scatole anch’esse di legno, secondo un ordine sia casuale che geometrico.

Il percorso espositivo entra quindi nel suo nucleo più vitale e intimo, ovvero quello dei Collages che la Nevelson ha realizzato nel corso di tutta la sua carriera, custodito e mai esposto.

I Collages, che testimoniano il suo vasto orizzonte artistico perfettamente al corrente dei risultati astratti delle avanguardie storiche, rappresentano in modo sostanziale anche il suo linguaggio distintivo all’insegna della piena libertà espressiva e compositiva. Questi Assemblages dall’estetica armonica rivelano l’attenzione dell’artista verso il recupero di frammenti di “vita” abbandonati o considerati non rilevanti dalla società di massa, rendendoli unici, grazie al lavoro di ricerca e all’estro dell’artista, che fu insieme donna, ecologista ante litteram, capace di lottare con orgoglio per la propria femminilità.

Louise Nevelson. Note biografich

Louise Nevelson;
Fotografia di Enrico Cattaneo scattata in occasione della mostra presso lo Studio Marconi nel 1973 © 2022, ProLitteris, Zurich; Tutti i diritti riservati. Senza autorizzazione di ProLitteris sono vietate la riproduzione ed ogni altra utilizzazione delle opere.

Louise Berliawsky nasce nel 1899 a Kiev in Ucraina. La sua famiglia emigra negli Stati Uniti nel 1905. Si sposa nel 1920 e, acquisendo il cognome del marito, diventa Louise Nevelson. Inizia a studiare il disegno, la pittura, il canto, l’arte drammatica. Alla fine degli anni venti segue un corso all’Art Students League di New York. Lavora poi con Hans Hofmann a Monaco di Baviera (1931), quindi con Diego Rivera a New York e a Città del Messico dove sarà sua assistente per diversi progetti.

A partire dal 1933 espone le sue incisioni e pitture, e per la prima volta nel 1936 le sue sculture. La sua prima personale è del 1941 alla Nierendorf Gallery a New York. Tra il 1949 e il 1950 studia e sperimenta nuovi materiale come la terracotta, l’alluminio, il bronzo allo Sculpture Center di New York, poi l’incisione con Stanley William Hayter all’Atelier 17.

Negli anni cinquanta è uno dei primi scultori americani a presentare degli assemblaggi. L’artista incastona in casse impilate delle reliquie di pezzi di legno di ogni genere, costruendo così delle architetture astratte, monumentali e barocche; questi pezzi, come il loro titolo, suggeriscono un mondo immaginario e poetico. Le sue prime sculture sono caratterizzate dall’utilizzo di una tempera nera opaca che ricopre e azzera ogni differenza cromatica d’origine; in seguito, diventeranno più luminose e liriche, bianche o oro, con l’aggiunta spesso degli specchi o del plexiglas.

Negli anni ottanta Louise Nevelson risponde a delle commesse pubbliche creando dei lavori site-specific che prevedevano l’assemblaggio di frammenti e parti di metallo tagliato, l’artista crea così delle grandi sculture urbane.

Louise Nevelson muore nel 1988 a New York.


INFO

LOUISE NEVELSON. Assembling Thoughts
Ascona (Svizzera) Museo Comunale d’Arte Moderna (via Borgo 34)
2 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023

Orari:
martedì-sabato, 10-12 / 14-17
Domenica e festivi, 10.30 – 12.30 / 14.00-16.00
Lunedì chiuso

Biglietti:
Intero, 10.00 fr.sv./euro
Ridotto, 7.00 fr.sv./euro (studenti, AVS, pensionati, gruppi)
Gratuito, giovani fino a 18 anni

Informazioni:
tel. +41 (0)91 759 81 40; museo@ascona.ch
Sito internet: www.museoascona.ch

Canali social:
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Instagram @museocomunaleascona
TikTok museocomunaleascona

Uffici stampa
Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona
Natascia Valenta | T. +41 (0)79 683 24 56 | comunicazione@ascona.ch

Ufficio stampa Italia
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Anna Defrancesco | anna.defrancesco@clp1968.it

Bologna, CUBO Unipol: ALBERTO BURRI Reloaded

Alberto Burri, Nero con punti (dett.), 1958, iuta, vernice sintetica polimerica, vinavil, tela a tramatura sottile di fondo, 200 x 128 cm. Patrimonio artistico del Gruppo Unipol. Fondazione Palazzo Albizzini – Collezione Burri, Città di Castello © 2022

A BOLOGNA

CUBO, museo d’impresa del Gruppo Unipol

DAL 7 OTTOBRE 2022 AL 21 GENNAIO 2023

ALBERTO BURRI RELOADED

Dopo un lungo e accurato restauro, torna visibile al pubblico negli spazi di CUBO in Porta Europa Nero con punti (1958), opera fondamentale della serie dei “Sacchi” dell’artista umbro.

Il progetto si completa nell’altra sede di CUBO in Torre Unipol, con l’esposizione di ulteriori quattro capolavori di Alberto Burri.

A Bologna, negli spazi di CUBO, il museo d’impresa del Gruppo Unipol, dal 7 ottobre 2022 al 21 gennaio 2023 è in programma una preziosa mostra che restituirà al pubblico, dopo un‘assenza prolungata, una delle opere più significative tra i “Sacchi” di Alberto Burri: Nero con punti del 1958.

Il progetto artistico si intitola  ALBERTO BURRI Reloaded ed è curato da Ilaria Bignotti. La mostra si avvale della collaborazione della prestigiosa galleria  Tornabuoni Arte per il prestito di quattro opere del Maestro che saranno poste in dialogo con Nero con punti nelle due sedi bolognesi di CUBO: Porta Europa (piazza Viera de Mello 3) e Torre Unipol (via Larga 8).

In Porta Europa viene espostoNero con punti, lavoro pittorico di grandi dimensioni del 1958, patrimonio del Gruppo Unipol, che torna visibile dopo il lungo restauro condotto da Muriel Vervat in collaborazione con l’Istituto di scienze del patrimonio culturale e l’Istituto di fisica applicata “Nello Carrara”, entrambi parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Firenze. La delicata e appassionata operazione di enorme complessità, che ha richiesto oltre due anni di lavoro, realizzata con innovative tecniche green di biorestauro, costituisce il cuore del progetto espositivo e consentirà di approfondire attraverso video, materiali didattici e interventi di esperti, alcuni degli aspetti fondamentali della conservazione delle opere d’arte.

“Come Gruppo Unipol siamo abituati da sempre a parlare di protezione. Che si realizza soprattutto attraverso la prevenzione. Ma anche applicando idee innovative.  E questa nostra sensibilità non poteva non applicarsi a una delle opere più belle e preziose del nostro patrimonio artistico  – sottolinea Vittorio Verdone Direttore Communication and Media Relations. Da qui la decisione di restaurare Nero con punti  secondo un approccio non solo scientifico, ma anche innovativo dal punto di vista tecnico (è un Burri Reloaded appunto).  Abbiamo coinvolto i migliori esperti di questa disciplina per riportare al pubblico quest’opera straordinaria e preservarla con cura nel nostro Museo”.

“Tra i fattori importanti che hanno caratterizzato le scelte, il senso e il valore di questo restauro – spiega la restauratrice Muriel Vervat – vi è la considerazione di utilizzare un prodotto non tossico e di definire una peculiare modalità d’applicazione, nel rispetto sia dell’operatore addetto al restauro stesso, sia dell’ambiente. Inoltre, data la consapevolezza che il processo di invecchiamento dei materiali costitutivi di Nero con punti è tuttora in atto, ci si è orientati verso l’impiego di un consolidante che non interagisse chimicamente con i materiali costitutivi dell’opera.

La scelta è stata quella di un prodotto naturale di origine vegetale estratto dalle alghe giapponesi Funori, consistente in una miscela polisaccaridica (funorano). Il Funori viene impiegato da secoli in Oriente quale consolidante di materiali porosi come il tessuto o la carta. Il nome stesso Funori, che significa tela (fu) e colla (nori), ci dà un’indicazione sul suo uso”.

Il percorso proseguirà nella sede di CUBO in Torre Unipol (via Larga 8) dove saranno esposti in un ideale dialogo altre quattro opere del maestro umbro: Catrame, 1950 (olio e catrame su tela, cm 65 x 80), Muffa, 1951 (olio e pietra pomice su tela, cm 65 x 80), Senza titolo, 1952 (olio, vinavil, sabbia, sacco e collage su tela, cm 73,7×65,1), Catrame, 1950 (olio, catrame, sabbia su tela, cm 92 x 110).

“Una mostra fatta di scoperte a partire dalla monumentale opera al nero; scoperte che proseguono alla Torre Unipol con altri quattro lavori emblematici – evidenzia la curatrice Ilaria Bignotti. Due di questi afferiscono al ciclo dei Catrami, entrambi datati 1950, scelti, nel percorso espositivo, per il dialogo che intessono con il grande Nero con punti, a partire dal problema della stratificazione e della composizione dei materiali”.

Prosegue Ilaria Bignotti: “È ancora il nero a essere quinta massacrata dalle stratificazioni materiche biancastre, nell’opera Muffa del 1951, che ribadisce la battaglia tra magma e composizione; nell’opera di un anno successivo, il Senza titolo del 1952, ecco il sacco, assieme alla sabbia, al vinavil, al collage di altri materiali ancora, a provare a cucire il campo, a rimettere ordine tra i misteri della materia che Burri, così sapientemente, cuce e intesse, manipola e infuoca”.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da CUBO.

CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol

Il Gruppo Unipol ha inaugurato nel 2013 CUBO, il museo d’impresa aperto al pubblico, all’interno della sede di Porta Europa, il moderno complesso edilizio progettato dall’architetto Ettore Masi nella zona fieristica della città. Nel 2021, CUBO apre una seconda sede negli ultimi tre piani (25-26-27) della Torre Unipol in via Larga.

CUBO condivide esperienze attraverso il linguaggio della cultura, racconta i valori del Gruppo Unipol con l’intento di contribuire alla crescita culturale dei territori e delle comunità in cui opera.

Promuove la cultura e si pone come punto di incontro, grazie anche a partnership con Istituzioni e associazioni che da anni lavorano in questa direzione.

Propone tutto l’anno mostre, eventi, corsi e laboratori, attività didattiche e spettacoli per offrire al pubblico occasioni di approfondimento, confronto e divertimento sui temi di attualità, di protezione, di futuro e innovazione, di arte e memoria.


INFO

ALBERTO BURRI Reloaded
Il ritorno dell’opera Nero con punti
Bologna, CUBO Unipol (piazza Viera de Mello 3 e 5; via Larga 8)
7 ottobre 2022 – 21 gennaio 2023      

Orari:  
lunedì dalle 14:00 alle 19:00
martedì dalle 9:30 – 23:30
da mercoledì a venerdì 9:30 – 20:00
sabato dalle 9:30 alle 14:30
domenica chiuso

info: tel (+39) 051 5076060 
arte@cubounipol.it
www.cubounipol.it

CUBO – Arte e Patrimonio Artistico
Angela Memola
T. 051 5072521
angela.memola@unipolsai.it

Ufficio Stampa: CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia
t. 02.36755700
clara.cervia@clp1968.it