Venezia: SIMPOSIO internazionale VIVACI TRASPARENZE Ceramiche di Yaozhou – La manifattura, gli usi e il collezionismo delle ceramiche Song

SYMPOSIUM:

VIVID TRANSPARENCIES

Ceramiche di Yaozhou dalla collezione Shang Shan Tang: la manifattura, gli usi e il collezionismo delle ceramiche Song

25 Ottobre 2022, ore 15.30

Auditorium Santa Margherita, Dorsoduro 3689 – Venezia

No. 23a 
Scodella con motivo di peonie 
Grès con invetriatura verde-azzurra
Fornaci di Yaozhou
Dinastia Song Settentrionale (960-1127)
D. 22.3 cm
Collezione Shang Shan Tang

Il Simposio nasce sulla scia della mostra Vivid Transparencies. Ceramiche di Yaozhou dalla Collezione Shang Shan Tang, visitabile fino al 25 Ottobre, presso il Museo d’Arte Orientale di Venezia.
Quattro i relatori esperti che discuteranno in modo informale sugli aspetti della ceramica cinese prodotta tra il X e il XIII secolo. In particolare, Sabrina Rastelli metterà in luce il ruolo fondamentale delle fornaci di Yaozhou nell’orientare il gusto estetico; Nigel Wood spiegherà come si otteneva il colore dell’invetriatura delle ceramiche di Yaozhou all’inizio del X secolo. Marco Ceresa si concentrerà sulla cultura del tè dell’epoca, mentre Wang Tao esplorerà la funzione delle molteplici forme ceramiche utilizzate sulla tavola, nello studio del letterato o nel tempio.

Il simposio si svolgerà in modalità duale: in presenza a Venezia presso l’Auditorium Santa Margherita e online tramite Zoom.

Per partecipare, per favore cliccare questo link

Per partecipare via ZOOM cliccare questo link a partire dalle 15.00 

Il convegno si svolgerà in lingua inglese
Per ulteriori info:
Sabrina Rastelli: rastelli@unive.it.

INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

La mostra Vivaci Trasparenze: ceramiche di Yaozhou dalla collezione Shang Shan Tang è  interamente dedicata alle manifatture delle antiche fornaci di Yaozhou, situate nella Cina settentrionale ed è visitabile fino al 25 Ottobre presso il Museo di Arte Orientale di Venezia – Ca’ Pesaro – Venezia 

Attive dall’VIII al XIII secolo, queste fornaci sono celebri soprattutto per la loro produzione dei secoli XI e XII, caratterizzata dalla presenza di vivaci motivi decorativi intagliati o impressi sotto un’invetriatura trasparente di colore verde oliva che va sotto il nome generico di celadon in Occidente e di ceramica verde-azzurra qingci in cinese (gres con invetriatura verde-azzurra) che ricorda la giada, materiale simbolo della Cina.  La parabola storica delle manifatture di Yaozhou, è sorprendente da qualunque prospettiva la si osservi: tecnologica, archeologica e testuale,  da opificio periferico con una produzione modesta nella fase iniziale fino a divenire nell’ XI secolo il centro più influente dell’impero per i qingci , che nel 1084 gli valsero addirittura il permesso del governo di erigere la prima stele dedicata alla divinità della ceramica.

Le 96 opere in esposizione provengono tutte da una collezione privata straniera, la上善堂 Shang Shan Tang, che include una delle raccolte di ceramiche di Yaozhou più complete al mondo. 

Questo progetto rinnova la collaborazione tra l’Università Ca’ Foscari Venezia, con il suo Dipartimento di Studi sull’Asia e Africa Mediterranea, e Museo d’Arte Orientale della Direzione regionale Musei Veneto. 


INFO

Per ulteriori info:
Sabrina Rastelli: rastelli@unive.it.

UFFICIO STAMPA e P.R.
Cristina Gatti 
FG COMUNICAZIONE- Venezia
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

Venezia, Museo Fortuny: Gli atelier di Mariano Fortuny – Apertura al pubblico del secondo piano del Museo

Venezia, Museo Mariano Fortuny y Madrazo @ Massimo Listri

Dal 25 ottobre 2022
Venezia, Museo Fortuny

GLI ATELIER DI MARIANO FORTUNY.

Apertura al pubblico del secondo piano del Museo Mariano Fortuny y Madrazo

Il Museo Fortuny apre il secondo piano dove viene raccontata la creatività di Mariano Fortuny. Un’opportunità unica in quanto per la prima volta nella storia la Fondazione Musei Civici ha deciso di presentare al pubblico internazionale oggetti che fino a questo momento erano conservati nei depositi.

Per volontà del Comune di Venezia e della Fondazione Civici Musei Veneziani, presieduta da Mariacristina Gribaudi, questi ampi ambienti hanno ora assunto una funzione e un allestimento museali, accogliendo in modo accurato e scenografico una serie di fondamentali focus su Mariano Fortuny y Madrazo e le sue differenziate attività.

Questi spazi di approfondimento – anticipa la Responsabile del Museo e Dirigente MUVE Chiara Squarcina – risultano fondamentali per conoscere realmente, e sotto diversi profili, la straordinaria personalità e vicenda di Fortuny. Artista e, insieme, attento e originale imprenditore, che sa portare il suo marchio, e quello di Venezia, nel gran mondo dell’epoca.

I riflettori vengono innanzitutto puntati sui Fortuny (padre e figlio), e l’arte dell’incisione. Arte da entrambi collezionata e soprattutto praticata in modo originale, tanto da influenzare la grafica del tempo per stili, temi e procedimenti.

Da un lato il padre, ancora legato alla tradizione goyesca, dall’altro il figlio, che sviluppa una tecnica personale nell’acquaforte e nell’acquatinta, utilizzando anche un trapano elettrico a uso odontoiatrico per realizzare gli originali effetti ottici che si ammirano sulle sue stampe.

Insieme alle incisioni, si possono osservare anche gli strumenti, tra i quali due torchi di diversa fattura ed epoca, utilizzati per la loro realizzazione.

Un secondo focus, non meno affascinante, va ad approfondire ciò che Mariano Fortuny, affiancato dalla moglie Henriette, produce nel campo dell’arte del tessuto, trasformando il piccolo laboratorio creato nel sottotetto di Palazzo Pesaro degli Orfei in una delle più prestigiose industrie tessili del primo Novecento in Europa.

Fu peculiarità del marchio Fortuny il ricreare l’illusione degli antichi tessuti operati ricorrendo alla sola tecnica della stampa, riuscendo così a proporre rielaborazioni raffinate di repertori iconografici tratti dalla collezione storica di famiglia e da culture di diversi Paesi. In un primo momento si ricorse a matrici di legno, per passare poi a un processo di tipo fotoserigrafico, con impressione meccanica a rotativa su teli anche di grandi dimensioni.

Nel suo curioso eclettismo Fortuny si cimentò anche nella fotografia, sperimentando le più diverse tecniche e apparecchiature sino a brevettare, nel 1933, una sua speciale “Carta Fortuny”, in grado di garantire all’immagine un aspetto materico e, insieme, la perfetta inalterabilità alla luce. Nelle nuove sale si possono ammirare immagini realizzate dai coniugi Fortuny e tratte dal loro vastissimo archivio personale, un corpus che spazia dalla fotografia tecnica – come strumento funzionale alle creazioni dell’artista in pittura, teatro e stampa su tessuto – alla semplice registrazione del quotidiano, fatta di autoritratti, ritratti di amici e famigliari, interni di case, vedute di città e paesaggi: uno spaccato in presa diretta del beau monde dell’epoca.

Il teatro, in particolare, fu una delle passioni principali di Fortuny, come racconta una delle nuove sezioni della sua Casa-Museo. Già nel sottotetto di Palazzo Pesaro degli Orfei Mariano aveva cominciato a effettuare sperimentazioni in ambito scenotecnico. A sortirne fu il “Sistema Fortuny”, un complesso apparato illuminotecnico controllabile a distanza e con flussi luminosi di intensità variabile. In mostra anche il modello del teatro di Bayreuth, esemplificazione della riforma teatrale fortunyana al tempo applicata nei maggiori teatri d’Europa Da questi studi nacquero i “Diffusori Fortuny”, lampade a luce indiretta commercializzati dalla Leonardo da Vinci di Milano, negli anni Venti.

Epicentro della effervescente creatività di Casa Fortuny, è la Biblioteca Privata di Mariano, il suo “pensatoio”, il luogo magico dove l’idea trovava spunto, prendeva forma e diventava prototipo. Quello che qui, per la prima volta, viene svelato al pubblico è uno straordinario cabinet d’amateur, una wunderkammer straripante di cose preziose, oggetti d’uso, curiosità, strumenti, documenti, volumi… Tutte cose rare, particolari, uniche.

Contenuto e contenitore sono creazioni Fortuny. A illuminare la scena è la luce naturale che entra dalle grandi finestre gotiche. È qui che Mariano conservava i suoi tesori di bibliofilo: trattati illustrati di ogni epoca, l’intera “Ecyclopedie”, raccolte di incisioni, riviste, volumi d’arte e scienze. Gli armadi accolgono più di 150 album rivestiti con tessuti Fortuny e contenenti documentazione iconografica, la più diversa, schizzi, foto, appunti, ritagli e soprattutto immagini, infinite, ordinatissime, foto di dipinti, architetture, decori e fregi, ceramiche, armi: potenziali fonti di ispirazione per i motivi decorativi dei leggendari tessuti Fortuny.

“Oggi Venezia, afferma il Sindaco Luigi Brugnaro, onora l’impegno che si è assunta nell’accettare, nel 1956 (7 anni dopo la morte di Mariano e il giorno dell’ 85° anniversario della sua nascita) , il lascito di Mariano e Henriette Fortuny. Questo scrigno di creatività artistica e tecnica, viene oggi offerto, nel migliore dei modi, a tutti i visitatori. L’apertura delle sale del secondo piano della dimora, che segue il restauro e il riallestimento dei restanti ambienti, consente di ammirare non solo i tesori di arte e arti applicate tramandateci dai Fortuny ma di approfondire i loro interessi culturali, le fonti, le ricerche che qui sono state condotte e che, in non pochi casi, sono state la base per l’avvio di attività imprenditoriali che hanno portato il binomio Fortuny-Venezia nel mondo. Venezia onora così un grande artista e dimostra anche in questa occasione quanto questa Amministrazione comunale, in piena sinergia con Muve, abbia a cuore la valorizzazione del proprio patrimonio artistico e culturale”.

Da parte sua, la Presidente della Fondazione Venezia Musei, Mariacristina Gribaudi, annota: “Mariano Fortuny y Madrazo è nato e cresciuto immerso nel genio e nella bellezza, che ha poi restituito al mondo, con la sua musa e compagna, nella avventurosa vita che li ha infine portati in questo meraviglioso palazzo. Qui Mariano e Henriette hanno sperimentato e fabbricato le loro produzioni, qui ci sono le memorie loro e delle personalità più importanti del secolo che viaggiavano nella cosmopolita Venezia, loro ospiti. Qui è oggi finalmente possibile scoprire o ritrovare un pezzo di storia di Venezia forse meno famosa di altre, ma certo non meno importante, una storia industriosa e culturale, che continua a stupire per creatività e visione”.

Chiara Squarcina, Responsabile del Museo e Dirigente Area Attività Museali MUVE, sottolinea: “L’apertura del secondo piano del Museo Fortuny rispecchia la volontà di approfondire e comunicare consapevolmente la figura di Mariano Fortuny, artista geniale che ha sempre guardato oltre l’orizzonte. Ritengo che per la Fondazione Musei Civici questa apertura sia importante per una condivisione con tutta la città e tutto il mondo del saper fare imprenditoriale – che oggi, più di ieri, è un impulso per i giovani che si affacciano a una creatività operativa che deve considerare la valenza di una ricaduta economica. Non si deve altresì dimenticare che questa apertura dà seguito al lascito testamentario di Henriette Nigrin, una donna eccezionale che affiancò sempre Mariano Fortuny in tutta la sua poliedrica attività e con il quale condivise progetti di vita e di arte. L’aspetto determinante è che noi oggi, con l’apertura del secondo piano, offriamo una visione a 360 gradi dell’eclettica personalità di Fortuny e la possibilità di esplorare il background artistico e culturale di quest’uomo, spagnolo di nascita ma veneziano d’adozione, che scelse Venezia quale palcoscenico delle proprie aspirazioni intellettuali ed estetiche”.


FONDAZIONE MUSEI CIVICI
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa

In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
roberta@studioesseci.net
simone@studioesseci.net

Museo Fortuny
San Marco 3958
30124 Venezia
Tel. +39 041 5200995
fortuny.visitmuve.it

Roma presso Studio Milani: Apre la mostra collettiva “Opere in rosso” a cura di Fabio Milani

Presentazione della mostra collettiva

“OPERE IN ROSSO”

A cura di Fabio Milani

con un testo critico di Francesca Perti

Dal 24 ottobre al 15 novembre

Roma – Studio Fabio Milani / Terrazza Milani

Via Uffici del Vicario 33 int. 7

Apre lunedì 24 ottobre alle ore 17.30, presso lo Studio Milani in Via Uffici del Vicario 33, la mostra collettiva “OPERE IN ROSSO” a cura di Fabio Milani e con il testo critico di Francesca Perti.

L’esposizione è una riflessione sui tempi che stiamo vivendo; la pandemia, le guerre, l’insicurezza economica, hanno causato dolore e un continuo senso di minaccia e precarietà. Nello stesso tempo però vuole anche essere una apertura sul futuro e sulle molteplici possibilità nella ricerca dell’unità e della pace.

Kandinsky definisce il rosso “il colore senza limiti, perchè da sempre incarna diversi significati, il fuoco, la guerra, il sangue, il potere ma anche la passione, l’amore, la gioia e nelle opere dei ventuno artisti invitati ritroviamo i diversi significati metaforici. Il rosso attraverso ogni opera ci brucia dentro, non si nasconde, non ha paura degli altri colori, delle ombre, della folla o della solitudine perchè il rosso conosce la risposta e ci invita a compiere tutte le azioni necessarie.

In mostra ci saranno 21 opere pittoriche di numerosi artisti quali: Bruno Aller, Marco Angelini, Paolo Angelosante, Baldo Diodato, Gabriel Angelo Cacace, Tommaso Cascella, Caterina Ciuffetelli, Franco Ciuti, Alessandro Costa, Marisa Facchinetti, Leonardo Fiore, Tancredi Fornasetti, Marco Galletti, Paolo Garau, Emanuela Lena, Fabio Milani, Mattia Morelli, Hannu Palosuo, Flavio Tiberio Petricca, Vincenzo Scolamiero, Leonardo Spina.


INFO

TITOLO: “OPERE IN ROSSO
A CURA DI: Fabio Milani
TESTO CRITICO: Francesca Perti
INAUGURAZIONE: Lunedì 24 ottobre dalle ore 17.30 alle ore 20.30
APERTURA MOSTRA: Dal 24 ottobre al 15 novembre 2022
ORARI: Dalle ore 18.30 alle ore 20.00
INGRESSO GRATUITO
CONTATTI: 391 1032603
FACEBOOK: Bat-Gallery/Studio Milani
La mostra aderisce alla settima edizione di Rome Art Week

CULTURALIA DI NORMA WALTMANN
Agenzia di comunicazione e ufficio stampa

Culturalia

tel : +39-051-6569105
email: info@culturaliart.com
web: www.culturaliart.com

Roma: All’Ambasciata del Brasile la mostra “Genesi. Spirito e Materia” di Ana Biolchini, Flaminia Mantegazza, Luciana Pretta Fiore

Genesi. Spirito e Materia
Ana Biolchini, Flaminia Mantegazza, Luciana Pretta Fiore
 

A cura di Mariangela Coscione e Damiana Enea

Inaugurazione 24 ottobre 2022 ore 18.00 Istituto Guimarães Rosa – Spazio Veredas
Ambasciata del Brasile

Piazza Navona 18 – RomaFino al 18 novembre 2022

Il giorno 24 ottobre 2022 alle ore 18.00, inaugura presso Spazio Veredas, lo spazio espositivo dell’Ambasciata del Brasile all’interno dell’Istituto Guimarães Rosa in Piazza Navona, il progetto Genesi. Spirito e Materia di Ana Biolchini, Flaminia Mantegazza, Luciana Pretta Fiore a cura di Mariangela Coscione e Damiana Enea.

Nella collettiva Genesi. Spirito e Materia si assiste alla realizzazione di un domani, uno spazio siderale in grado di contenere la passionalità e la potenza di un’emotività illibata, incorrotta: i  materiali utilizzati -terracotta, carta e tela- trascendono dalla loro essenzialità per divenire elementi demiurghi in un rapporto dualistico natura/terra, inizio/fine.

“Anno zero. Così potremmo definire il contesto storico che stiamo vivendo. La pandemia, come un fiume in piena, ha creato un solco profondo in quel mondo globalizzato ed efficiente a cui ci siamo aggrappati per anni, credendolo infinito e imperturbabile. Una scossa in grado di creare crepe insanabili nelle nostre certezze, nelle nostre relazioni, nelle nostre convinzioni. E così le nostre gambe hanno iniziato a tremare, senza che intorno a noi nulla si muovesse, e come un effetto a catena karmico e quasi apocalittico si sono susseguite guerre, carestie, alluvioni. Siamo stati obbligati ad entrare in contatto con noi stessi, con le nostre personalità, costretti ad abbracciare le nostre paure ormai senzienti e concrete. Nella crisi della collettività, è venuto a determinarsi quel concetto entropico secondo il quale nulla si crea e nulla si distrugge che si definisce nell’auto-conservazione e nel bisogno di dare vita ad un nuovo mondo. 

Il mondo dopo la fine del mondo. Ed è da questo concetto che prendono vita le opere di Ana Biolchini, Flaminia Mantegazza e Luciana Pretta Fiore. Una diversità di molteplici e mutevoli identità in grado di inscriversi nell’assolutismo di una Genesi. Un’origine che prende vita dalla forma sensibile umana, che si pone la questione dei limiti del concetto di esperienza distruggendo le nozioni di etica e morale: un creazionismo che si eleva dal caos e si fa materia. Ed è a questo punto che Ana Biolchini ci invita a partecipare a questa rinascita attraverso un atto intellettuale consapevole, riflettendo la propria individualità nello specchio che come un richiamo viscerale attende il vergi- ne seme sospeso: duplicazione di una pluralità di anime che si restituiscono nello sguardo di un nuovo cosmo. Acqua e terra, le protagoniste nel rispetto della visione demiurga del Creato. Una natura in grado di fondersi in un nuovo ordine: la Terracotta diviene per Ana spirito e materia. Alla formazione di questa giovane umanità l’artista affida delle tavole di carta, in cui torna sovrano il richiamo al numero 6 – espresso nella linearità delle spirali – in un inizio e una fine in continuo divenire, come offerta di bellezza, compassione e gloria. 

Proprio all’alba di questa nuova Era si ergono possenti le colonne di Flaminia Mantegazza, cardini tra i due mondi che ci ricordano la non contemporaneità del presente. Edificate dalla memoria e dai vissuti dell’artista che ci ammonisce ed esorta a ridefinire la nostra visione di superfluo: pagine di vecchi libri, fogli di giornale, scontrini riacquistano autorità in una trascendenza corporea. Divengono fondamenta e sommità, in un colloquiare dove le parole si modellano fino a farsi concretezza – mattoni invalicabili – infinite nel tempo e nello spazio: abbandonano i confini conosciuti e cartografici, abbattendo le barriere della globalità, per divenire sinonimo di universalità. Così, la duttilità della carta si fa eterea e marmorea, un’archeologia dello gnomon nella sua accezione astronomica con il compito di indicare l’origine di un susseguirsi di stagioni rinnovate in un’ottica del tempo che si fa altro: evoluzione e rinascita, un riverbero che si ricostituisce nella singolarità di questa generazione agli esordi, circoscritta nell’iconografia del Quadrato, inteso come Creato in un rapporto dualistico cielo/terra, spirito/materia. Divenendo così, uno spazio siderale – ripristinato fin dai suo esordi – in grado di contenere la passionalità e la potenza di un’emotività illibata, incorrotta. Luciana Pretta Fiore si inserisce in tale necessità custodendo il dovere di educare questa umanità: rompe il silenzio sulle angosce finora celate, squarcia i terrori dell’infanzia, lacera la banalità dell’odio tutelandone la misericordia e la compassione soppresse che, ricompone tessendone i fili, in un climax discendente che ci riporta alla terra. Una tela intrecciata che scardina i preconcetti, invitandoci a non delimitare il nostro spirito indicandoci un orizzonte ancora ignoto. Colori tenui, in un susseguirsi di linee che si inseguono e si sovrappongono, in un gioco di ambivalenze che si risolvono in un equilibrio emotivo: una memoria primordiale che con grande forza di volontà si ricompone in un atteggiamento di esuberante quiete. Tre doni, tre donne, tre materiali: una triade genitrice che ci persuade a partecipare a questo nuovo domani, che troppo a lungo abbiamo solo osservato, come creature alla soglia.”
Damiana Enea

La mostra, all’interno della settima edizione di Rome Art Week, è visitabile dal 24 ottobre al 18 novembre 2022, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 21.00.


INFO

Rome Art Week 2022
Genesi. Spirito e Materia
Ana Biolchini, Flaminia Mantegazza, Luciana Pretta Fiore
A cura di Marianna Coscione e Damiana Enea

Inaugurazione 24 ottobre 2022 ore 18.00
Istituto Guimarães Rosa – Spazio Veredas
Ambasciata del Brasile
Piazza Navona 18 – Roma

Fino al 18 novembre 2022

Orari: dal lunedì dal venerdì dalle 9.00 alle 21.00. 

Istituto Guimarães Rosa – Spazio Veredas
Ambasciata del Brasile
ccbi.roma@itamaraty.gov.br
www.gov.br/mre/pt-br

Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com
www.melaseccapressoffice.itwww.interno14next.it

Roma, Spazio DuminDa: Il Gioco degli Archetipi, Act One: la prima mostra del Collettivo The Archetypists di Via Giulia

Logo collettivo THE ARCHETYPISTS

IL GIOCO DEGLI ARCHETIPI, ACT ONE
The Archetypists di via Giulia

Luisa Valeriani | LA MAGA
DuminDa | L’INNOCENTE
Ivo Cotani | L’INNAMORATO

Vernissage 27 ottobre 2022 ore 17.00 – 22.00

Spazio DuminDa
Via Giulia 187a – Roma

24 ottobre – 12 novembre 2022

Il Gioco degli Archetipi, Act One è la prima rappresentazione del Collettivo di ispirazione junghiana “The Archetypists di via Giulia” Luisa Valeriani la MAGA, DuminDa l’INNOCENTE, Ivo Cotani l’INNAMORATO- che esporrà in occasione di Rome Art Week presso lo Spazio DuminDa, uno spazio d’artista condiviso in via Giulia 187 a/b a Roma, dal 24 ottobre al 12 novembre 2022. Il progetto è curato da Sara Corti. 

Due sono le aree contigue destinate alla mostra. La prima accoglie Luisa Valeriani e DuminDa, un dialogo tra elementi pittorici e scultorei, profondamente desiderato e pensato per abbinare il Nero/Oro alchemico della MAGA con le forme ancestrali e materiche dell’INNOCENTE, sculture e wall jewels, decorazioni murali tridimensionali, in perfetta sintonia con le creazioni mixed-media, tracce e simboli del passato della MAGA, che vive, per definizione, «al di sopra della sua stessa immaginazione» e dell’Innocente, fedele al suo Universo mistico, molto vicino al Nirvana.

Nella seconda area dedicata a Ivo Cotani, volutamente più intimista, si assiste al racconto dell’INNAMORATO/AMANTE, un’installazione/scatola magica, full immersion, per meglio apprezzare, da vicino, i Chakra e le sue altre opere esposte, maxi-tele, grandi superfici/spartito, inneggianti ad allegorie ed a simboli talvolta intelligibili o decisamente subliminali.

Tre identità forti, tre Archetipi, tre Artisti in perfetta armonia, pur nella loro diversità, inconsciamente connessi, ma liberi di esprimere ognuno la propria unicità. Infatti, i tre Artisti/Archetipi e fondatori del Collettivo si esprimono attraverso metafore, allegorie, formule magiche e fiabesche, la rêverie dans sa splendeur, sogno e realtà: l’obiettivo del Collettivo consiste e consisterà in futuro, nell’inspirare una semplice, ma profonda riflessione, con licenze poetiche e parentesi ludiche per ripercorrere, sviluppare e condividere tracce latenti del nostro passato, creando, al contempo, una nuova dimensione artistica, di vita e di pensiero. Il progetto presentato per RAW 2022, Il gioco degli Archetipi, a geometria variabile e a vocazione “dialogo interculturale”, comporta l’approfondimento di alcuni concetti cari a Jung in uno spazio fisico e mentale.

GLI ARCHETIPI

Io sono LA MAGA: mi rivolgo all’universo ed entro in dialogo con il sacro presente nella realtà trasformandola per mezzo della coscienza.

Io sono L’INNOCENTE: credo nella vita, nell’altro e in me stesso. La mia forza è la speranza, la volontà di creare e donare al prossimo un mondo migliore.

Io sono L’INNAMORATO: perseguo ciò che amo e da amore e passione mi lascio guidare, e sono ardentemente preso e posseduto dalla cose stessa.

Inoltre, il Maestro Vania Castelfranchi, attore, regista, autore, narratore, creatore e direttore artistico del teatro Ygramul, interverrà durante il vernissage del 27 ottobre con una performance ispirata al tema della mostra, uno storytelling d’autore per una opening all’insegna del sogno e della magia www.vaniaygramul.it/.

LUISA VALERIANI @luisavaleriani_art
Luisa Valeriani, da sempre ispirata dai modi dei Romantici tedeschi, dall’oro e dalle eleganti linee Art Nouveau e dai Simbolisti, interpreta il suo personale idioma artistico attraverso le correlazioni psicologiche del neofigurativo informale. Negli ultimi anni ha introdotto la fotografia come mezzo di supporto figurativo nel suo lavoro, con l’aggiunta di elementi materici che consentono una lettura stratificata nel processo creativo. www.luisavalerianiart.it/

IVO COTANI @ivo_cotani
Ivo Cotani è un artista poliedrico: pittore, performer, speaker. Totalmente affine nella relazione arte-gioco, nella sua pittura utilizza uno stile è naïf e leggero, infantile e kitsch, veloce e fresco. Vive e lavora tra Ascoli, Roma, Treviso e Madrid. www.ivocotani.com/

DUMINDA @duminda.moods
Poeta del visivo, DuminDa, nato nello Sri Lanka, crea opere tridimensionali, “swinging” tra sogno e realtà, oriente e occidente, con stili sempre diversi, seguendo solo il suo istinto, il battito scandito della sua musica interiore, l’ispirazione del momento, i suoi stati d’animo/MOODS, per condividere un momento di magia, un bene dello spirito, il mantra di una meditazione. Vive e lavora a Roma. www.duminda-art.com


INFO

Rome Art Week 2022
IL GIOCO DEGLI ARCHETIPI, ACT ONE
The Archetypists di via Giulia

Luisa Valeriani | LA MAGA
DuminDa | L’INNOCENTE
Ivo Cotani | L’INNAMORATO
Concept e Curatela

Sara Corti
Art Manager e Coordinator
Lucia Valeriani

Inaugurazione 27 ottobre 2022 ore 17.00 – 22.00
Performance di Vania Castelfranchi
Spazio DuminDa

Via Giulia 187a/b – Roma
24 ottobre – 12 novembre 2022
Orari: dal lunedì alla domenica 15:00 – 20:30
Sponsor Tecnico
Lightsky Consulting
Lightsky Consulting Italia
è una realtà multidisciplinare che offre servizi professionali di consulenza private e corporate: Business Strategy, Finance e Family Business, Art and Finance e Integrated Communication. www.lightskyconsulting.com

Contatti
Spazio DuminDa

Mail: spazioduminda@gmail.com

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
mail: roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

Bologna, MAMbo: Presentazione della mostra “The Floating Collection”

The Floating Collection
Alex Ayed, Rä di Martino, Cevdet Erek, David Jablonowski, Miao Ying, Alexandra Pirici

Mostra collettiva a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Sala delle Ciminiere
28 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna apre la stagione autunnale delle mostre con The Floating Collection, collettiva che nasce dal desiderio di studiare le ricchissime collezioni dei musei bolognesi – del Settore Musei Civici Bologna e di altri sistemi museali cittadini – tramite lo sguardo di sei artiste e artisti: Alex Ayed (Strasburgo, 1989), Rä di Martino (Roma, 1975), Cevdet Erek (Istanbul, 1974), David Jablonowski (Bochum, 1982), Miao Ying (Shanghai, 1985), Alexandra Pirici (Bucarest, 1982).

In preparazione della mostra, tramite visite, incontri di approfondimento con il personale museale e derive spontanee, numerose collezioni e luoghi significativi della città sono stati trasformati in risorse, in una “piattaforma di ricerca” in grado di aprire traiettorie di indagine socio-culturale ed estetica.
The Floating Collection, a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni,viene presentata alla stampa mercoledì 26 ottobre2022 alle h 11 in sala conferenze MAMbo (via Don Minzoni, 14 – Bologna), con successiva visita all’esposizione.

Interverranno:

Elena Di Gioia, delegata del sindaco alla Cultura di Bologna e Città metropolitana

Lorenzo Balbi, direttore MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna e curatore della mostra

Caterina Molteni, curatrice della mostra.

Saranno presenti gli artisti Alex AyedRä di MartinoCevdet ErekDavid JablonowskiMiao Ying e Alexandra Pirici che illustreranno i propri lavori.


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Women in Love, la video-mostra di Benedetta Paravia aka Princess Bee per combattere il crimine delle Mutilazioni Genitali Femminili

Venerdì 21 ottobre, nel calendario di Alice nella Città – Festa del Cinema di Roma, è stato presentato alla stampa e al pubblico il progetto artistico “Women in love” ideato da Benedetta Paravia, la Princess Bee del mondo arabo, contro le Mutilazioni Genitali Femminili. Un’iniziativa che si inserisce nel continuo impegno di Benedetta per la salvaguardia dei diritti umani e delle donne.

Alla conferenza hanno partecipato anche l’attrice Asia Argento (project’s ambassador di Women in love) e l’onorevole Souad Sbai, da sempre impegnata in difesa delle donne e delle immigrate.

Women in love è un progetto artistico culturale e umanitario che ho pensato sin da adolescente” – ha detto Benedetta Paravia – “che oggi ho avuto modo di realizzare. Grazie ai miei continui viaggi all’estero, mi sono sempre dedicata a tematiche particolari, per la salvaguardia dei diritti umani, in particolare delle donne e dei bambini. Questo crimine delle mutilazioni genitali femminili mi ha sempre molto toccata e ho pensato di fare qualcosa che potesse rappresentare una rottura per mettere, attraverso le immagini, in contrapposizione la forza della natura femminile contro il crimine e la violenza delle mutilazioni. 
Ho realizzato sette video-art NFTs con la collaborazione di Daniele Pedone, che ne è il direttore della fotografia. Siamo onorati per la fiducia di sette donne volontarie che si sono prestate a manifestare la loro “potenza” femminile per questa buona causa, in contrapposizione a questo crimine, che purtroppo viene tutt’oggi perpetrato in Italia. Ci sono circa 4.000 casi l’anno, per via dei flussi migratori (non controllabili). La legge n. 7 del 9 Gennaio 2006 contro le mutilazioni genitali femminili è stata voluta fortemente dall’on. Sbai. Ancora oggi, nonostante la minore incidenza in Italia, molte famiglie praticano in segreto queste violenze sul corpo di bambine e ragazze, oltretutto in totale mancanza d’igiene e di sicurezza. Le complicanze sono terribili sia fisicamente che psicologicamente”.

Asia Argento ha sottolineato che:
“Da sempre il piacere della donna e la libertà femminile sono state sottomesse dall’uomo. La pratica della mutilazione genitale femminile e di vari altri abusi si perde nella notte dei tempi. È una cosa orribile e noi qui oggi cerchiamo di cambiare qualcosa. Bisogna soprattutto andare all’estero e aiutare le ONG a educare le donne a ribellarsi a questa violenza, facendo capire il perché.  
Una cosa altrettanto grave è che questo atto viene praticato dalle donne sulle donne. Sono le madri che, per fare accettare dalla società le proprie figlie, compiono queste pratiche perpetrando un dolore terribile.”

Patrocinata dal Ministero della Cultura, la mostra Women in love verrà inaugurata il 2 dicembre (alle ore 17 per i media e dalle 18 alle 21 per gli ospiti) presso Palazzo Bembo a Venezia, in collaborazione con la galleria internazionale ITSLIQUID GROUP.
 I 7 NFTs di video arte saranno battuti in un’asta benefica i cui ricavati verranno destinati ad operazioni chirurgiche gratuite per le vittime delle MGF per ripristinare lo status quo ante violenza. 

Artista poliedrica e creative producer Benedetta Paravia aka Princess Bee è tornata in Italia dagli Emirati Arabi Uniti, dove lavora creando un ponte tra Medio Oriente ed Europa attraverso la cultura, la formazione universitaria, le canzoni (di cui una per la pace, “Angels”, patrocinata dall’UNESCO), i libri, i programmi televisivi e cross mediali al femminile, le sfilate, le mostre d’arte e la solidarietà. È l’italiana più famosa nel mondo arabo, unica personalità ad oggi autorizzata – all’interno del Museo del Cairo – per un servizio fotografico ed icona della sua amata città d’adozione: Dubai. È anche l’orgoglio di Google con il 100% di notizie positive a lei dedicate. Collabora con La Repubblica e RepTV.

Wikipedia: https://en.m.wikipedia.org/wiki/Princess_Bee
Instagram: @benedettaparavia @princessbeemusic
Website: www.benedettaparavia.com


Daniele Pedone, fotografo e direttore, della fotografia ha collaborato con importanti personalità nel campo delle arti visive quali Peter Lindbergh, Bruce Weber, Mario Testino ed altri. Ha vissuto a New York, Londra e alle Isole Canarie. Di ritorno in Italia ha abbracciato il progetto artistico-culturale umanitario Women in Love.


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Venezia, Parco San Giuliano: “L’albero delle kimere” di Omar Ronda

Il Rotary Club Venezia Mestre, lo Spazio Thetis, la Venice Marathon e il Comune di Venezia insieme per promuovere la presenza della bellezza nei luoghi della Città e sostenere la lotta alla poliomelite nel mondo

Durante il week end della Venice Marathon il parco San Giuliano ospiterà l’installazione “L’albero delle kimere” di Omar Ronda

Venezia | 21.10 – 23.10.2022

Sport, arte e solidarietà: tra i numerosi riflessi positivi che la Venice Marathon proietta sulla Città, c’è anche la capacità di favorire l’unione di questi tre temi, un connubio di cui beneficerà uno dei luoghi più frequentati del territorio comunale. In occasione degli importanti eventi podistici di questo week end – la maratona di domenica 23 e la Alì Familiy Run del 21 –  il parco San Giuliano, attraversato da entrambe le manifestazioni, ospiterà la scultura “L’albero delle kimere”, realizzata dall’artista piemontese Omar Ronda in collaborazione con Filippo Chiocchetti.

Il Rotary Club Venezia Mestre, lo Spazio Thetis, la Venice Marathon e il Comune di Venezia promuovono quest’iniziativa con un duplice intento. Da un lato si vuole diffondere il messaggio che la bellezza migliora la vita. In quest’ottica valorizzare un pezzo di città con un’opera d’arte vuol dire migliorare tanto il luogo quanto la vita, la socialità, le prospettive di chi lo frequenta. Un modo di agire che, a Venezia, è rinvenibile nell’esempio dello Spazio Thetis, che, non a caso, ha promosso fortemente questo progetto. Dall’altro la presenza della scultura servirà a richiamare l’attenzione sul progetto End Polio Now, cui il Rotary dedica in questi giorni una raccolta fondi. Il progetto, diffuso in tutto il mondo, ha come scopo l’eradicazione della poliomelite, malattia ancora diffusa in particolar modo nei Paesi più poveri.

Il Comune di Venezia, in particolar modo attraverso l’impegno dell’assessore alla Promozione del territorio Paola Mar, ha posto profonda attenzione a questo progetto. Che gli spazi in cui i cittadini vivono il piacere di incontrarsi, come un parco, siano sempre più belli e confortevoli è uno dei principali scopi di quest’Amministrazione. Se poi la ricerca della bellezza si fonde con la solidarietà, gli effetti benefici sono amplificati.

“L’albero delle kimere” è un’opera che ha uno speciale legame con la Città. Ronda ha dedicato la scultura proprio a Venezia. Inoltre l’opera, nel 2010, fu esposta alla Biennale di architettura. La scultura vuole testimoniare il legame tra arte e natura, attraverso animali straordinari composti di materiale plastico, anch’esso, in ultima analisi, primordialmente derivante dalla natura stessa.

Questo progetto, però, potrebbe avere un’ulteriore ricaduta positiva nel prossimo futuro. In occasione dell’installazione della statua il Rotary Club Venezia Mestre e lo Spazio Thetis hanno intenzione di proporre al Comune l’idea di lanciare un concorso internazionale dal titolo “Arte e Ambiente”, che stimoli gli artisti a presentare opere ispirate alla sostenibilità ambientale che potrebbero trovare poi collocazione nel Parco San Giuliano, per rendere ancor più bello quest’angolo della Città.


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Milano, Fabbrica del Vapore: Andy Warhol. La pubblicità della forma

Ogni cosa ripete se stessa. È stupefacente che tutti siano convinti che ogni cosa sia nuova, quando in realtà altro non è se non una ripetizione.
Andy Warhol

Andy Warhol
La pubblicità della forma

Milano, Fabbrica del Vapore
22 ottobre 2022 – 26 marzo 2023

Una mostra imperdibile sul protagonista della pop art Americana

Con oltre trecento opere divise in sette aree tematiche e tredici sezioni – dagli inizi negli anni Cinquanta come illustratore commerciale sino all’ultimo decennio di attività negli anni Ottanta connotato dal rapporto con il sacro – la spettacolare mostra Andy Warhol. La pubblicità della forma è promossa e prodotta da Comune di Milano–Cultura e Navigare, curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors, Partner BMW e Hublot.

Aperta dal 22 ottobre 2022 sino al 26 marzo 2023 a Milano alla Fabbrica del Vapore, è un viaggio nell’universo artistico e umano di uno degli artisti che hanno maggiormente innovato la storia dell’arte mondiale.

“Ad oltre settant’anni di distanza dalla realizzazione dei primi pezzi che aprono l’esposizione – dichiara Tommaso Sacchi Assessore alla Cultura del Comune di Milano – le opere di Warhol incontrano tuttora il gusto e il favore del pubblico, dimostrandosi spesso attuali e capaci di trasmettere messaggi visivi immediati riguardo alla società odierna. Quelle di Warhol sono icone che hanno saputo e sanno ancora abitare a tutto tondo la contemporaneità, uscendo dal perimetro tracciato dai luoghi istituzionali della cultura e lasciando tracce profonde in diversi ambiti quali quello della moda, della musica e della pubblicità”.

“Warhol – afferma Bonito Oliva – è il Raffaello della società di massa americana che dà superficie ad ogni profondità dell’immagine rendendola in tal modo immediatamente fruibile, pronta al consumo come ogni prodotto che affolla il nostro vivere quotidiano. In tal modo sviluppa un’inedita classicità nella sua trasformazione estetica. Così la pubblicità della forma crea l’epifania, cioè l’apparizione, dell’immagine”.

Dopo il successo della Mostra di Roma nel 2018 al Complesso del Vittoriano, Eugenio Falcioni, esperto di rilievo di Andy Warhol, collezionista e prestatore nella sua veste di responsabile di Art Motors omaggia la sua città adottiva Milano producendo una esposizione con più di 300 opere, per la maggior opere uniche. Molte provenienti dall’Estate Andy Warhol, due di Keith Haring e di altre prestigiose collezioni private. “Dai disegni degli anni 50 alle icone Liz, Jackie, Marilyn, Mao, Flowers, Mick Jagger ai ritratti ed ai suoi progetti personali come il fashion – dichiara Falcioni – sono presenti tele, carte, sete, latte con le famose ed uniche Polaroid, per arrivare agli acetati unici che fanno parte della seconda fase del suo lavoro altrettanto importante”.

Una immagine dell’allestimento – Foto di Giovanni Daniotti

Andrew Warhola, classe 1928, originario di Pittsburgh, dopo la laurea nel 1949 si trasferisce a New York, trasforma il proprio nome di origine slovacca in Warhol e nei primi anni ’60 è un giovane pubblicitario di successo, che lavora per riviste come New Yorker, Vogue e Glamour. L’intuizione che lo renderà celebre e ricco è quella di ripetere una immagine più e più volte, in modo da farla entrare per sempre nella mente del pubblico. Thirty Are Better Than One, la sua prima Monna Lisa ripetuta ben trenta volte, da celebre ed esclusiva opera d’arte, viene trasformata in una opera di tutti e per tutti, trasformando il linguaggio della pubblicità in arte. In Green Coca-Cola Bottles – scrive Falcioni nel suo testo per il catalogo – comprendiamo immediatamente che per l’artista è proprio la quantità a prevalere sull’originalità del soggetto raffigurato: è infatti ripetendo la stessa immagine che egli riesce a portare e mettere in scena il panorama consumistico nel mondo dell’arte: compito dell’artista non è più creare, ma riprodurre”.

Per far questo Warhol adotta una speciale tecnica di serializzazione, con l’ausilio di un impianto serigrafico, che facilita la realizzazione delle opere e riduce notevolmente i tempi di produzione. Su grosse tele riproduce moltissime volte la stessa immagine alterandone i colori: usando immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali o immagini di impatto come incidenti stradali o sedie elettrice, riesce a svuotarle del significato originario. L’arte deve essere “consumata” come qualsiasi altro prodotto.

La tecnica della serigrafia viene usata da Warhol già nel 1962 per realizzare la serie Campbell’s Soup Cans, composta da trentadue piccole tele di identiche dimensioni raffiguranti ciascuna gli iconici barattoli di zuppa Campbell’s, esposte nello stesso anno alla Ferus Gallery di Los Angeles.

Lo stesso fa con i ritratti delle celebrità dell’epoca: Marilyn Monroe, Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elvis Presley, Elizabeth Taylor, Brigitte Bardot, Marlon Brando, Liza Minnelli, Gianni e Marella Agnelli, le regine Elisabetta II del Regno Unito, Margherita II di Danimarca, Beatrice dei Paesi Bassi, l’imperatrice iraniana Farah Pahlavi, la principessa di Monaco Grace Kelly, la principessa del Galles Diana Spencer. Per queste personalità essere ritratte da Wahrol diventa un imperativo a conferma del proprio status sociale. Emblematica la Gold Marilyn Monroe, conservata al MoMA di New York: una delle donne più affascinanti della storia moderna americana viene qui rappresentata su uno sfondo oro, esattamente come si trattasse di una tavola del Trecento raffigurante la Madonna.

La critica all’inizio stronca questi lavori, non comprendendone l’originalità né la volontà di Warhol di comunicare l’idea della ripetizione e dell’abbondanza del prodotto, in linea con la filosofia consumistica dell’epoca. La sua opera viene vista come un oltraggio all’Espressionismo Astratto, movimento artistico allora dominante negli USA. Lo stesso celebre gallerista Leo Castelli all’inizio non comprende la genialità innovativa del lavoro di Warhol e cede alla richiesta di Jasper Johns di non ammetterlo nella sua scuderia. In realtà aderendo alla cultura di massa e portandola nel mondo concettuale dell’arte figurativa, Warhol ha esaltato la patria del consumismo e tutto quanto gli Stati Uniti hanno simboleggiato dal dopo guerra sino agli anni ’80.

“Il vero colpo di genio attraverso cui l’artista riuscì a valorizzare definitivamente gli anni ’60 e le nuove forme di comunicazione di massa – leggiamo ancora nel testo di Falcioni – furono però le Brillo Box: si tratta di sculture identiche alle scatole di pagliette saponate Brillo in vendita nei supermercati. Queste vennero realizzate da una falegnameria e i bordi vennero serigrafati da Warhol e i suoi assistenti come le etichette originali. Saranno proprio queste opere a far scaturire in Arthur Danto, celebre filosofo ammaliato da queste creazioni, la sua concezione sulla filosofia dell’arte, che ruota attorno ad una domanda fondamentale: “che cos’è l’arte?”. Questo interrogativo lo porterà a ritenere queste scatole di legno delle vere e proprie opere d’arte, in forza della loro capacità di evocare e rappresentare alla perfezione un determinato contesto storico, in questo caso gli anni ‘60 assieme alle sue innumerevoli novità, di cui il pop artist può essere considerato senza dubbio il massimo interprete. L’evento che rese queste opere tra le più celebri dell’intera storia dell’arte fu la personale dell’artista presso la Stable Gallery di New York, tenutasi nel 1964: queste sculture furono disposte all’interno dello spazio espositivo tutte in fila e una sopra all’altra, proprio come se si trattasse di un supermercato piuttosto che di una galleria d’arte”.

E’ visitando questa mostra che Leo Castelli si ricrede e comprende l’attualità dell’operazione di Warhol, arruolando nella sua scuderia.

Da questo momento la carriera di Warhol ha una vera e propria deflagrazione.

Nasce la celebre The Factory, originariamente al 231 East 47th Street, dove innumerevoli assistenti creano a ritmo frenetico le sue opere in serie: quadri, film, cover musicali, sculture, copertine di riviste e molto altro. E dove Warhol accoglie attori, musicisti, scrittori, tutto il mondo creativo newyorchese, creando i primi film come i The Velvet Uderground & Nico, per cui realizza anche la copertina del celebre LP. Qui sono realizzati molti altri film che mostrano azioni ripetute dilatate nel tempo, sorta di quadri proiettati su una parete bianca e gli Screen Test, ritratti filmati di personaggi in visita alla Factory, ripresi, allo scopo di entrare nella loro intimità, con una camera fissa senza muoversi per tre minuti su un fondo nero. Alcuni di questi film dedicati alla cultura gay newyorkese, di cui Warhol faceva parte, sono stati censurati, distribuiti col passaparola e proiettati trent’anni dopo la data di realizzazione in occasione di mostre organizzate in vari musei del mondo. Nella Factory viene realizzato inoltre il magazine Interview con in copertina, per ciascun numero, il personaggio del momento. E sono prodotte altre celebri copertine per Time e Playboy. Molte altre Factory seguiranno in diverse parti della città, laboratori dei tantissimi progetti ideati senza sosta dal poliedrico artista.

Nel frattempo è nata una nuova generazione di artisti come Basquiat, Haring, Scharf che considerano Warhol il loro padre spirituale: accogliendoli nella sua cerchia Warhol ne assorbisce dinamismo e creatività. Riesce così a rinnovarsi nuovamente, ideando le ultime sperimentazioni iconiche come il celeberrimo Dollar Sign, emblema del rampantismo economico di quegli anni, abbandonando l’uso della serigrafia e dedicandosi, reinterpretando in chiave pop alcuni riferimenti artistici del passato, alla pittura pura.

La mostra milanese vuole documentare questo avvincente percorso: dagli oggetti simboli del consumismo di massa, ai ritratti dello star system degli anni ’60; dalla serie Ladies & Gentlemen degli anni ’70 dedicata alle drag queen, i travestiti, simbolo di emarginazione per eccellenza e considerati alla pari di star come Marilyn, sino agli anni ’80 in cui diviene predominante il rapporto col sacro: cattolico praticante, ne era stato in realtà pervaso per tutta la vita.

Esposte quasi tutte opere uniche come tele, serigrafie su seta, cotone e carta,oltre a disegni, fotografie, dischi originali, T-shirt, il computer Commodore Amiga 2000 con le sue illustrazioni digitali – i primi NFT della storia – , la BMW Art Car dipinta da Warhol con il video in cui la realizzò, la ricostruzione fedele della prima Factory e una parte multimediale con proiezioni di film da vedere con gli occhialini tridimensionali.

Andy Warhol muore nel 1987 per una infezione alla cistifellea. Le sue icone, i suoi personaggi, i suoi soggetti sono riprodotti ovunque, in tutto il mondo, su vestiti, matite, posters, piatti, zaini. Ha anticipato i social network e la globalizzazione degli anni Duemila, ha cambiato per sempre la storia dell’arte, è ancora attualissimo e amato da un pubblico trasversale.

La mostra rappresenta una occasione imperdibile per godere della sua arte unica, coraggiosa, innovativa e traboccante di idee.


Ufficio stampa
Lucia Crespi
Ufficio Stampa Mostra ANDY WARHOL La pubblicità della forma
Via F. Brioschi 21 – 20136 Milano
Tel. 02 89401645
chiara@luciacrespi.it

Iseo (BS), Fondazione l’Arsenale: Béance. Materia e immagine del desiderio

A. Gianfreda – ITALIA – Vista dell’installazione Casa Testori 2021

ALL’ARSENALE DI ISEO (BS)

DAL 22 OTTOBRE 2022 ALL’8 GENNAIO 2023

BÉANCE. MATERIA E IMMAGINE DEL DESIDERIO

L’esposizione presenta le opere di quattro artisti, Alberto Gianfreda, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Laura Renna, la cui ricerca si caratterizza per il riutilizzo di materiali industriali, tessili e ceramici in un’ottica di recupero e trasformazione.

A cura di Ilaria Bignotti e Camilla Remondina

Dal 22 ottobre 2022 all’8 gennaio 2023, l’Arsenale di Iseo (BS) ospita la mostra Béance. Materia e immagine del desiderio.

L’esposizione, curata da Ilaria Bignotti e Camilla Remondina, col patrocinio del Comune d’Iseo, presenta le opere di quattro artisti italiani contemporanei, Alberto Gianfreda (Desio, 1981), Valentina Palazzari (Terni, 1975), Francesca Pasquali (Bologna, 1980) e Laura Renna (San Pietro Vernotico, 1971), la cui ricerca è accomunata dal frequente riutilizzo di materiali industriali, tessili e ceramici in un’ottica di recupero e trasformazione della loro storia e della cultura che custodiscono.

“Non si tratta di una mostra terapeutica – affermano le curatrici – ma di un percorso affascinante ed emozionante nel segreto dei propri desideri, attraverso la visione di installazioni e opere cariche di potenzialità materica e iconica. Una mostra che consegna, a maggior ragione oggi, la speranza di ritrovare un momento di pacificazione e di ricongiungimento con il proprio vissuto, con il proprio bisogno di amare ed essere riconosciuti.”

Nei loro lavori i quattro autori utilizzano frammenti di vasi provenienti da diverse aree geografiche, oggetti d’uso quotidiano quali ragnatori e setole industriali di PVC, filati intrecciati o utilizzati come sudari.

In particolare, Alberto Gianfreda impiega frammenti ceramici di contenitori e oggetti destinati ad altro uso, per realizzare arazzi materici di spiccata intensità e crea sculture formate da vasi spezzati e poi riassemblati su maglie metalliche.

Valentina Palazzari utilizza cavi elettrici industriali di grandi dimensioni e affida a tessuti resistenti il compito di tener traccia del mutamento scaturito dall’alchimia dell’acqua e del ferro. Le sue opere diventano così contenitori di una memoria manuale che si collega ai gesti quotidiani e al contempo trova in essi una potenzialità plasmatrice della memoria, il valore immateriale della storia dei popoli e delle loro culture.

Francesca Pasquali accoglie i visitatori all’ingresso dell’Arsenale con una installazione dai toni vivaci, formata da una miriade di ragnatori, le spazzole togli ragnatele, che diventano varco e accesso alla mostra e, metaforicamente, a quel patrimonio di ricordi che l’opera d’arte attiva nel visitatore. All’interno dello spazio, invece, creazioni formate da lunghe setole in PVC evocano i filamenti della storia e invitano, ancora, a una visione empirica e tattile.

Laura Renna lavora con i materiali tessili a comporre grandi arazzi che riempiono gli spazi dell’Arsenale con forme evocative che rimandano a una sapienza manuale antica.

Il titolo della mostra, Béance, richiama il tentativo del filosofo francese Jacques Lacan (Parigi 1901-1981) di interpretare e mettere a fuoco la dialettica del desiderio, ovvero la modalità con la quale ogni essere umano cerca, nell’età adulta, di reintegrare l’unità perduta con la madre, conseguente alla fuoriuscita dal corpo materno, colmando il “vuoto” (béance) che ne è scaturito attraverso l’individuazione di oggetti del desiderio che lo riconducono a quell’origine affettiva.

Allo stesso modo, le opere dei quattro artisti agiscono sullo spettatore come stimolo per un processo cognitivo profondo, risvegliando nel loro inconscio immagini e parole, forme e possibili metafore di un’unità perduta.

Note biografiche

Alberto Gianfreda (Desio, MB, 1981)

Nel 2003 si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si specializza nel 2005 in Arti e Antropologia del Sacro, per completare la formazione al TAM sotto la direzione di Nunzio Di Stefano. Dal 2005 collabora con l’Accademia di Belle arti di Brera di Milano presso la quale è attualmente docente di Tecniche per la scultura. Nella sua attività espositiva vanno segnalate mostre collettive e personali in luoghi significativi come nel 2008 presso la Manica del Castello di Rivoli per Real Presence a cura di Biljana Tomic e Dobrila De Negri e con il medesimo programma ha partecipato agli eventi collaterali della Biennale di Instanbul nel 2011. A Londra espone il proprio lavoro nella Estorick Collection nel 2018 e nelle sedi italiane presso il Museo Canova di Possagno nel 2014. Nel 2018 è invitato a partecipare alla Biennale di Shenzhen (Cina) e nel 2021 alla Biennale di Jingdezhen. Sono inoltre presenti opere pubbliche permanenti in sedi prestigiose come Tavola di condivisione a Palazzo Lombardia, Milano ed è autore dell’unico intervento contemporaneo permanente di adeguamento di chiese storiche in Venezia presso la chiesa dei Tolentini. Nel 2014 fonda assieme ad un gruppo di altri artisti e la curatrice Ilaria Bignotti e Giuseppina Panza di Biumo il movimento Resilienza italiana. Ha inoltre dedicato molta attenzione alle problematiche della didattica dell’arte curando nel 2020 il testo MI VIDA experiment che contiene tra i contributi l’intervento di Laura Cherubini e Biljana Tomic. Dal 2018 ha ideato e coordinando il progetto di ricerca sperimentale Leggere il territorio con l’arte in collaborazione con il MAC di Lissone per definire una metodologia utile a inserire l’arte nei processi di pianificazione urbana.

Valentina Palazzari (Terni, 1975)

Valentina Palazzari vive e lavora a Roma. La sua ricerca approfondisce i concetti di memoria, spazio e tempo per rivelare una realtà transitoria e in continuo mutamento, muovendosi liberamente tra i linguaggi della scultura, della pittura, dell’installazione e del video. L’artista realizza grandi installazioni concepite per specifici contesti con i quali stabilisce un efficace approccio dialogico a partire da un’indagine sulle proprietà fisiche e le qualità estetiche dei diversi materiali utilizzati (reti elettro-saldate, plastiche da cantiere, cavi elettrici e materiali organici), focalizzandosi sui processi naturali di ossidazione, di decomposizione e di trasformazione in relazione agli agenti esterni e al trascorrere del tempo. Tra i suoi progetti e le sue mostre: Chiamtissimo. Il Paesaggio culturale, Semifonte, Barberino Tavernelle (2022); Arteporto, Porti Imperiali di Claudio e Traiano, Roma (2021); Arte jeans, Museo del Metelino, Genova (2021); BLOKS, Real Albergo delle Povere, Palermo (2021); Klepsydra, Castello Aragonese di Ischia (2021); Mirandola, galleria a cielo aperto, Mirandola, (2020); Ruggini, galleria Il Frantoio, Capalbio (2020); Vedere lontano 1, Fondazione Luca e Katia Tomassini, Orvieto (2020); Poeta, per l’Associazione Casa Fornovecchino, Torre Alfina (2020); Racconto, in 8 episodi, canale YouTube Valentina Palazzari – Racconto (2020); #percezioni 2, Fondazione Volume!, Roma (2019); Si sta come d’autunno, SMMAVE Centro per l’Arte contemporanea, Chiesa di Santa Maria della Misericordia ai Vergini, Napoli (2019); Affuoco, Chiostro di San Francesco, Acquapendente, (2019); OPUS, M.A.r.S., Milano (2018); Passaggi di Stato, Reggia di Caserta (2018); Made in Forte, Forte dei Marmi (2017); Pirouette, Chiesa di Santa Rita in Campitelli, Roma (2017); A, MLZ Artdep gallery, Trieste (2016); Il muro dei muri, Todi Festival, Piazza del Popolo, Todi (2015). Sue opere pubbliche si trovano a Follonica (Gr), presso il Museo Magma e a Frasso Telesino (BN). Nel 2017 realizza un lavoro permanente per il foyer del teatro off-off, in Via giulia a Roma. I suoi video Castore e Polluce, 2019 e Selfportarait, nero di china, 2020 sono stati selezionati dal Miami New Media Festival per il DORCAM Museum, Miami (Florida). Nel 2020 una sua grande opera su plastica entra a far parte della collezione del contemporaneo della Reggia di Caserta.

Francesca Pasquali (Bologna, 1980)

Francesca Pasquali si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca si sviluppa a partire dall’osservazione delle forme naturali, delle quali l’artista coglie le trame strutturali e le traduce in complesse ed elaborate opere e installazioni, utilizzando spesso materiali di riuso, plastici e industriali. Nel dicembre 2015 è stato costituito il Francesca Pasquali Archive, coordinato da Ilaria Bignotti quale direttore scientifico, con lo scopo di archiviare, conservare, tutelare e promuovere la sua produzione artistica attraverso progetti in corso e in futuro da sviluppare con Enti pubblici e privati, e per diffonderne il linguaggio con innovativi sistemi di comunicazione. La sua ricerca ha conseguito svariati riconoscimenti, tra i quali: nel 2020 Call Lefranc-Bourgeois, Roma (menzione speciale); nel 2019: Premio Fondazione VAF (selezionata); Villa La Saracena, Roma (primo premio); nel 2015 Premio Cairo (Finalista); nel 2014 Premio Fondazione Henraux (secondo premio). Tra le mostre personali recenti: nel 2022: DetoxCirculArt, Accademia Costume & Moda, Milano; nel 2021: Labirinto, installazione monumentale site-specific, CUBO-Museo d’Impresa del Gruppo Unipol, Bologna; Tréssa, Accademia Ligustica di Belle Arti e Metelino, Genova, nel contesto della manifestazione GenovaJeans; Natura Plastica, a cura di Francesca Passerini e Claudio Calari, Raccolta Lercaro, Bologna; nel 2020: Material Anatomy, Leila Heller Gallery, Dubai. La sua opera è presente in numerose collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero.

Laura Renna (San Pietro Vernotico, BR, 1971)

L’opera di Laura Renna si caratterizza per una manipolazione, processualità e commistione di discipline e di materiali diversi, dalla fotografia alla scultura all’installazione. Abituata a lavorare in occasione di grandi committenze internazionali, dal Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro di cui si è aggiudicata la seconda edizione (2008) con l’istallazione site-specific Y for Young, alla Biennale di Shenzhen 2018 dedicata al tema Open Source, Laura Renna utilizza materiali di estrazione poverista, abbandonati e dismessi, per elaborare complesse architetture ambientali fruibili ed esperibili dal pubblico, che hanno come temi portanti la storia del luogo, le relazioni tra la sua natura e la cultura in esso sviluppatasi, la metamorfosi come processo attivatore di relazioni, il rapporto tra macro e microcosmo come sistema per creare una rete relazionale e resiliente tra le culture e i popoli, la memoria come parametro di riflessione sulla origine e sulla trasformazione della nostra civiltà. Con un linguaggio raffinato, di grande potenza visuale, Renna esprime una ricerca sensibile all’artigianalità, alla manualità, alla tradizione intesa come insieme di conoscenze e di competenze per poter sostenere il difficile compito che spetta ad un artista del XXI secolo, proiettato in una crisi occidentale ed epocale, e quindi capace di applicare risposte resilienti e coerenti al bisogno di nuovi parametri, etici e estetici, dell’umanità tutta. Il suo lavoro è stato esposto in numerose istituzioni pubbliche e private, tra cui la Galleria civica di Modena (2015, 2007), il MACRO, Roma (2019), la Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2010, 2008, 2006), il Museo di Arte Contemporanea di Lissone (2021, 2018), la Triennale di Milano (2008), il Palazzo Riso, Palermo (2014), il PAV-Parco Arte Vivente, Torino (2014), il Palazzo Ducale di Pavullo, Modena (2020), il Museo di Villa Croce, Genova (2020).

Fondazione l’Arsenale di Iseo

Situato nel cuore del centro storico di Iseo, l’Arsenale è uno spazio espositivo che ospita mostre ed eventi culturali che spaziano dalla produzione artistica del territorio a personali e collettive che hanno come scopo la valorizzazione dell’arte contemporanea.

Dalla sua nascita ad oggi l’ente ha prodotto mostre ed esposizioni realizzando uno straordinario cammino che non ha eguali nel percorso culturale della Provincia di Brescia. 

La sua collezione permanente si compone di oltre 140 opere firmate da 110 artisti che offrono al visitatore un frammento significativo della storia artistica e culturale del territorio, dalla seconda metà del secolo scorso a oggi.

A partire da settembre 2014, la Fondazione l’Arsenale offre a visitatori, studiosi e appassionati d’arte la possibilità di consultare i volumi che fanno parte del proprio archivio: una raccolta di circa tremila pubblicazioni che includono cataloghi e libri d’arte donati negli anni da privati e dagli stessi autori. 

La Fondazione, che non ha scopo di lucro, persegue, secondo gli indirizzi e le linee di politica culturale e turistica assunte dall’Ente Fondatore, le finalità di conservazione, manutenzione e valorizzazione di beni storici e culturali ricevuti o acquisiti a qualsiasi titolo, nonché della gestione e valorizzazione di organismi e attività turistiche e culturali nel rispetto dell’origine culturale dei luoghi. Nell’ambito delle sue finalità la Fondazione persegue, anche in collaborazione con terzi: la migliore fruizione da parte del pubblico dei beni culturali e delle attività turistiche; l’organizzazione di mostre, nonché di studi, ricerche, iniziative scientifiche, attività produttive didattiche o divulgative, anche in collaborazione con il sistema scolastico e universitario e con istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere; l’organizzazione di eventi e attività culturali, anche connessi a beni museali di interesse locale, regionale e nazionale e l’organizzazione di itinerari culturali, individuati mediante la connessione fra beni culturali e ambientali diversi, anche in collaborazione con gli enti e organi competenti per il turismo. 

Tra le recenti attività si evidenziano: SILVIA INSELVINI. Érebos e VALERY FRANZELLI, SERENA NICOLÌ, VALENTINA REGOLA. /biàn•co/ a cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina; tre mostre a cura di Ilaria Bignotti in collaborazione con Camilla Remondina: ANTONIO SCACCABAROZZI. Acquorea, MARCELLO GRASSI. Archeologia dello Sguardo, MAURIZIO DONZELLI, ARTHUR DUFF, ANTONIO MARCHETTI LAMERA. Plot hunters e due eventi proposti ed organizzati dal Comune di Iseo con il patrocinio di Regione Lombardia GIUSEPPE CARTA. Germinazioni della Terra e GIACINTO BOSCO. Doppio sogno.


INFO

BÉANCE. MATERIA E IMMAGINE DEL DESIDERIO
Alberto Gianfreda, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Laura Renna
Iseo (BS), Fondazione l’Arsenale di Iseo (vicolo Malinconia 2)
22 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023

Inaugurazione: sabato 22 ottobre 2022, ore 11.30

Orari: giovedì e venerdì, 15.00-18.00; sabato e domenica, 10.30-12.30 e 15.00- 18.00

Ingresso gratuito

Informazioni: segreteria.arsenaleiseo@gmail.com

Sito internet: www.fondazionearsenale.it

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