Bologna, MAMbo: mostra NO, NEON, NO CRY. Iniziative di finissage e presentazione volume su storia galleria neon

Presentazione libro e iniziative finissage NO, NEON, NO CRY, MAMbo – Foto: Ornella De Carlo

NO, NEON, NO CRY

A cura di Gino Gianuizzi

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Project Room
Presentazione volume pubblicato in occasione della mostra e iniziative di finissage
sabato 22 e domenica 23 ottobre 2022

Con NO, NEON, NO CRYmostra a cura di Gino Gianuizzi che tenta una narrazione della complessa, sfaccettata, “disordinata” storia della galleria neondal 12 maggio e fino al 23 ottobre 2022, la Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna è tornata a giocare il suo ruolo di contenitore tematico in cui accogliere, ricostruire, raccontare e valorizzare le esperienze artistiche del territorio bolognese ed emiliano-romagnolo.

Nata nel 1981 senza un programma, senza strategia, senza budget e senza obiettivi predeterminati, neon è stata un laboratorio permanente, una comunità per artisti, critici e curatori e un luogo di formazione per tutte le persone che vi hanno collaborato. Dal suo archivio risultano oltre trecento mostre all’attivo, alle quali si sono aggiunte nel tempo numerosissime attività collaterali, collaborazioni e iniziative esterne.
Questa immensa mole di materiali ha posto una sfida al curatore, da sempre anima della galleria: come approcciarsi alla magmatica attività ultra quarantennale di neon per raccontarla attraverso una mostra, senza limitarsi al progetto strettamente documentale o, all’opposto, tentare un impossibile “best of” degli artisti e delle opere che vi hanno trovato accoglienza.
La risposta di Gino Gianuizzi è stata il ricorso alla formula della wunderkammer: lo spazio della Project Room del MAMbo è stato abitato da opere in proliferazione, da un accumulo visivo in cui inoltrarsi con circospezione tentando di decifrare i singoli lavori e di ricondurli agli artisti.
Una sorta di organismo complesso, una comunità che continua a dialogare, discutere, mettere in dubbio e a rafforzarsi nella contaminazione.

NO, NEON, NO CRY include lavori di 52 artiste e artisti, a testimoniare la ricchezza di relazioni costruite nel tempo da neon: Aurelio Andrighetto, Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Fabrizio Basso, Francesco Bernardi, Maurizio Bolognini, Ivo Bonacorsi, Anna Valeria Borsari, Domenica Bucalo, Angelo Candiano, Maurizio Cattelan, Silvia Cini, Gianluca Codeghini, Daniela Comani, Cuoghi Corsello, Maria Novella Del Signore, Nico Dockx, Drifters, Emilio Fantin, Francesco Gennari, Patrizia Giambi, Paolo Gonzato, Gian Paolo Guerini, Nazzareno Guglielmi, M+M, Mala Arti Visive, Eva Marisaldi, Maurizio Mercuri, Dörte Meyer, Giancarlo Norese, Giovanni Oberti, Marco Pace, Paolo Parisi, Chiara Pergola, Alessandro Pessoli, Gianni Pettena, Marta Pierobon, Leonardo Pivi, Premiata Ditta, Marco Samorè, Fabio Sandri, T-yong Chung, Alessandra Tesi, Diego Tonus, Tommaso Tozzi, Luca Trevisani, Massimo Uberti, Maurizio Vetrugno, Luca Vitone, Francesco Voltolina, Wolfgang Weileder, Alberto Zanazzo.

Per concludere la mostra nello spirito comunitario di confronto e condivisione che ha sempre contraddistinto neon, sabato 22 e domenica 23 ottobre il MAMbo ospiterà una serie di iniziative aperte al pubblico, sia in Project Room che in altri spazi del museo.
Di seguito il programma:

Sabato 22 ottobre 2022

Due o tre cose che so di neon. Presentazione volume NO, NEON, NO CRY
Sala conferenze, h 15.00 – 18.00
L’incontro è occasione per ascoltare dalla viva voce di Gino Gianuizzi e degli ospiti la storia di neon e confrontarsi su di essa. Hanno attualmente confermato la partecipazione: Alessandra Acocella, Stefania Aluigi, Dede Auregli, Pino Boresta, Carlo Branzaglia, Roberto Brunelli, Rita Canarezza, Serena Carbone, Pier Paolo Coro, Valentina D’Accardi, Emanuela De Cecco, Elisa Del Prete, Giorgio Fasol, Maria Rita Finzi, Enrico Fornaroli, Roberto Grandi, Antonio Grulli, Daniela Manzolli, Eleonora Mariani, Claudio Musso, Fabiola Naldi, Giovanni Oberti, Marinella Paderni, Antonio Pascarella, Rossana Pavanello, Gabriele Perretta, Lorenza Pignatti, Maura Pozzati, Anteo Radovan, Mili Romano.
Fa da spunto di discussione e viene presentata la pubblicazioneNO, NEON, NO CRY, curata da Gino Gianuizzi ed Eleonora Mariani, grafica di Matteo Lisanti, Edizioni MAMbo, realizzata grazie al sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Gianluca Codeghini. FLAW & ORDER
Project Room, h 18.00

FLAW & ORDER è una scultura in sospeso, ordinata tra memoria e disfunzione, che trae piacere tanto nel tempo del ricordo quanto dall’inebetimento generato dal processo stesso della contemplazione. FLAW & ORDER è anche un difetto, che si ripete, un affetto sempre desideroso di attenzioni e percosse, infrazioni e maleducazione. FLAW & ORDER è di fatto una scultura con una fragilità poetica, ma anche una performance in potenza, formalizzata nello strumento con il suo batterista, nello spartito con una sua dinamica esecutiva che sfrutta al massimo la sua natura cagionevole e frangibile essendo composta da oggetti in ceramica e vetro. Percussionista: Gianbattista Di Genio.

Angelo Candiano. Happening
Vari spazi del museo, durante la giornata
L’artista, a partire dalla sua opera Mutante esposta in mostra, concepirà un nuovo lavoro dal titolo Cella, utilizzando il processo dello sviluppo in camera oscura su carta fotografica. Mutante è un lavoro tridimensionale: una “macchina”, non una semplice ma una complessa fotografia, che può produrre nuovi lavori denominati Celle grazie alla luce proveniente dall’ambiente esterno e dal taglio-apertura. Le Celle, dunque, sono i figli nati dalla luce e da una macchina. Le Mutanti genereranno sempre figli dopo ogni nuova “ricarica” di carta fotografica. Questo ciclo di lavoro è stato interamente progettato, ingegnerizzato e realizzato dall’artista fin dalla fine degli anni Ottanta.

Domenica 23 ottobre 2022

Aurelio Andrighetto e Pino Parini. Pino Parini, Carta straccia, 1968/2022, performance
Sala conferenze, h 12.00
Presentata per la prima volta nel 1968 alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, la performance Carta straccia (1968/2022) s’inserisce nel programma di finissage della mostra NO, NEON, NO CRY in continuità con Scultura impossibile (2020) di Aurelio Andrighetto, composta da un numero di copie di un libro impilate l’una sull’altra, che i visitatori hanno prelevato nel corso della mostra. Carta straccia sostituisce quella stampata, portando l’attenzione sul ruolo svolto dal linguaggio nella costruzione delle rappresentazioni visive e, con il passaggio dalla scultura (impossibile) alla performance, anche sulla fluidità tra linguaggi e discipline che ha caratterizzato l’attività trentennale della galleria neon.

Dario Bellini e Collettivo 10dieciventi20. Il piede
Foyer, h 16.00
Il piede di Filippo Tommaso Marinetti, spettacolo andato in scena al Teatro Dal Verme di Milano nel 1915 e mai più rappresentato, aveva, secondo le ricostruzioni, la quarta parete aperta su un baratro spazio-temporale. Riapparso in sogno a Dario Bellini con tutti i dettagli della messa in scena nel 2015, costituisce il primo dei quattro livelli di una scultura teatrale dell’artista. Primo livello: Il piede, appunto, inedita e plausibile pièce di Marinetti; secondo livello: l’interazione polemica col pubblico; terzo livello: l’arte sull’arte, annoso metatesto tra la pressione degli eventi e le ragioni dell’arte; infine quarto livello: gli slogan, i diktat inamovibili cui siamo incatenati. Il piede così concepito è una commedia con un epilogo patetico e senza alcuno sviluppo.
Il Collettivo 10dieciventi20 è composto da: Irwan Guedouar, Cristina Guerra, Carlo Pardi, Andrea Manni, Maddalena Costagli, Dora Lazzari, Irene Carta, Maurizio Bettinzoli, Giorgia Favagrossa con Dario Bellini. Costumi di Mariella Butturini, musiche di Gianluca Codeghini.

Francesco Voltolina e Elio Marchesini. Performance
Collezione permanente, palco Impressions di Massimo Bartolini, h 17.30
Performance di Elio Marchesini, importante figura nel panorama della musica, sia classica che contemporanea, percussionista noto al pubblico anche per la sua vicinanza al mondo della ricerca artistica. L’azione, che vede la collaborazione con Francesco Voltolina, ha come protagonista la scultura Fontana II, opera nata come immagine affiorata alla mente dell’artista durante una seduta di ipnosi, attualmente presente in mostra negli spazi della Project Room. Il lavoro di Elio Marchesini consiste nell’ascolto degli armonici che vanno dalla nota fondamentale della Risonanza di Schumann, il suono non udibile generato dal nostro pianeta, al suono prodotto dall’opera. Malgrado non sia udibile, si ritiene che il nostro cervello, come tutto il nostro corpo, sia costantemente influenzato da questa risonanza. A questa prima nota si aggiungeranno progressivamente note suonate utilizzando diversi gong per poi concludere con il suono generato dalla scultura, un’esperienza uditiva capace di coinvolgere anche sul piano psico-fisico.

Ingresso
L’ingresso alle performance e agli eventi in sala conferenze e foyer è libero. Alle attività previste in collezione permanente e Project Room si accede con biglietto collezioni.

Il volume NO NEON NO CRY è realizzato con il sostegno di:


INFO

Mostra:
NO, NEON, NO CRY

A cura di:
Gino Gianuizzi

Promossa da:
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Sede:
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, via Don Minzoni 14 | Bologna

Periodo di apertura:
12 maggio – 23 ottobre 2022

Orari di apertura:
martedì e mercoledì h 14-19
giovedì h 14-20
venerdì, sabato, domenica e festivi h 10-19
chiuso lunedì non festivi

Ingresso:
Intero 6 euro | ridotto 4 euro | gratuito per possessori Card Cultura

Informazioni generali:
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
www.mambo-bologna.org
info@mambo-bologna.org
Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
Twitter: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
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Ufficio stampa Settore Musei Civici Bologna

e-mail Ufficio Stampa Bologna Musei
Elisa Maria Cerra – Tel. +39 051 6496653 e-mail elisamaria.cerra@comune.bologna.it
Silvia Tonelli – Tel +39 051 6496620 e-mail silvia.tonelli@comune.bologna.it
Con la collaborazione di Ornella De Carlo

Milano, Castello di Novara: “Milano da Romantica a Scapigliata” – Oltre settanta capolavori eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca

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Novara, Castello Visconteo Sforzesco 22 ottobre 2022 – 12 marzo 2023

La nuova bella esposizione autunnale ideata e prodotta da Comune di Novara, Fondazione Castello e Mets Percorsi d’Arte con il patrocinio di Regione Piemonte, Commissione Europea, Provincia di Novara, Comune di Milano, Main Sponsor Banco BPM, intende illustrare, attraverso oltre settanta capolavori eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca attivi a Milano, i mutamenti susseguitesi nel capoluogo lombardo tra gli anni dieci e i primi anni ottanta dell’Ottocento. Decenni turbolenti nei quali Milano ha visto la caduta del Regno napoleonico d’Italia, la costituzione del Regno Lombardo Veneto e la seconda dominazione austriaca, le prime rivolte popolari e le guerre d’indipendenza che nel 1859 avrebbero portato alla liberazione.

Le trasformazioni che già in epoca teresiana avevano iniziato a modificarne sensibilmente l’aspetto monumentale e urbanistico erano proseguite durante gli anni della Repubblica Cisalpina, del Regno d’Italia, della Restaurazione e del Risorgimento e avevano fatto di Milano una città moderna e bellissima, crocevia di genti, di culture, di arte. Una città elegante che avrebbe continuato a rinnovarsi anche nei decenni post- unitari, si pensi alla costruzione della Stazione Centrale, inaugurata nel 1864 dal Re d’Italia Vittorio Emanuele II, alla demolizione del Coperto dei Figini in Piazza Duomo (1864), alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele (1865) e all’ideazione della Piazza del Teatro, nel 1865 battezzata Piazza della Scala, all’abbattimento del Rebecchino (1875). Una città culturalmente assai vivace, frequentata da viaggiatori stranieri e abitata da un facoltoso ceto borghese, ma nel contempo anche un luogo in cui le differenze sociali cominciavano via via a farsi sempre più marcate e nella quale gran parte della popolazione viveva in povertà.

Il percorso espositivo

Il percorso espositivo, concepito dalla curatrice Elisabetta Chiodini coadiuvata da un Comitato scientifico di cui fanno parte Niccolò D’Agati, Fernando Mazzocca, Sergio Rebora, è articolato in otto sezioni che seguono l’andamento delle sale del Castello Visconteo Sforzesco e ripercorre l’evoluzione della pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, fenomeno culturale nato a Milano negli anni sessanta dell’Ottocento che coinvolgeva poeti, letterati, musicisti, artisti, uniti da una profonda insofferenza nei confronti delle convenzioni della società e della cultura borghese.

Francesco Hayez
Imelda de Lambertazzi, 1853 olio su tela, 122 x 126 cm Collezione privata

Prologo. La nuova sensibilità romantica: opere “letterarie”

Il visitatore viene accolto da uno straordinario capolavoro ispirato ad una opera narrativa di grande successo popolare: I Lambertazzi e i Geremei di Defendente Sacchi (1796-1840). Firmata da Francesco Hayez (1791-1882) è infatti l’Imelda de Lambertazzi eseguita nel 1853 per il collezionista monzese Giovanni Masciaga. Storia di amore e morte ambientata nella Bologna delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, la tragica vicenda di Imelda e del suo Bonifacio era stata oggetto di opere poetiche anche prima della pubblicazione del romanzo di Sacchi e Hayez aveva affrontato il fortunato soggetto già negli anni venti, prima per l’editore Gian Marco Artaria di Mannheim (1822), poi per Francesco Crivelli (1829).

Giuseppe Canella
Veduta del canale Naviglio preso sul ponte di San Marco in Milano, 1834
olio su tela, 65 x 82 cm
Collezione Fondazione Cariplo, Milano

Sezione I
“Pittura urbana” nella Milano romantica

La prima sezione della mostra è dedicata alla “pittura urbana”, termine coniato nel 1829 da Defendente Sacchi per qualificare il nuovo genere di veduta prospettica elaborato e portato al successo tra il secondo e terzo decennio dell’Ottocento dal pittore alessandrino Giovanni Migliara (1785-1837). Attraverso le opere esposte in questa sezione ci si propone di illustrare l’evoluzione del paesaggio urbano in epoca romantica partendo proprio da alcuni dipinti di Migliara quali la Veduta di Piazza del Duomo in Milano, 1828, dalla Collezione di Fondazione Cariplo e la Veduta dell’interno del I.R. Palazzo del Governo, del 1834. Seguono opere di Giuseppe Elena (1801-1867) come Veduta di piazza della Vetra in Milano, 1833, dalla Collezione di Fondazione Cariplo e di Luigi Premazzi (1814-1891), nonché di Luigi Bisi (1814-1886), già dai primissimi anni quaranta acclamato erede del compianto Migliara. Sono inoltre esposte numerose opere di Giuseppe Canella (1788-1847), prima vera alternativa di avanguardia alla pittura rigorosamente prospettica di Migliara, spettacolari tranches de vie meneghine come Veduta del canale Naviglio presa sul ponte di San Marco, 1834, dalla Collezione di Fondazione Cariplo, e di Angelo Inganni (1807-1880) rappresentato da importanti capolavori tra i quali La veduta di Piazza del Duomo con il coperto dei Figini, eseguito nel 1839 per l’imperatore Ferdinando I d’Austria, e La colonna di San Martiniano al Verziere con neve cadente, del 1845, una delle primissime nevicate di Inganni.

Opere appartenenti a collezioni pubbliche e private, che accompagnano il visitatore in un suggestivo viaggio nel tempo tra le vie, le piazze, lungo i Navigli, proprio negli anni che videro l’inizio della loro trasformazione nei luoghi che noi tutti oggi conosciamo e frequentiamo come nel caso di Piazza del Duomo, della Corsia dei Servi – l’attuale Corso Vittorio Emanuele -, di Piazza San Babila, di Piazza della Scala e del Verziere.

Sezione II
I protagonisti

Dalla città, presentata nella prima sezione come ideale “palcoscenico” del nostro racconto, nella seconda sezione passiamo alla presentazione diretta degli “attori protagonisti” della storia milanese di quegli anni: persone e personaggi. Sono dunque esposti “ritratti ambientati” e scene di genere eseguiti da Giuseppe Molteni (1800-1867), figura poliedrica, pittore, restauratore, ritrattista mondano di fama internazionale e nel contempo sincero pittore della vita del popolo. E’ anche presente nuovamente Francesco Hayez, rinnovatore non solo del genere storico ma anche del ritratto, al quale Molteni aveva lanciato una sfida proprio nel campo della ritrattistica. Tra le opere in mostra dei due grandi artisti: il Ritratto di Alessandro Manzoni di Molteni, recentemente ritrovato, e il Ritratto della contessa Teresa Zumali Marsili con il figlio Giuseppe, straordinaria maternità laica, uno dei vertici della ritrattistica di Hayez esposto a Brera nel 1833, proprietà dell’Azienda Socio sanitaria territoriale di Lodi, in comodato a Intesa Sanpaolo. Seguono lavori di Carlo Arienti (1801-1873) rappresentato dal Ritratto del conte Carlo Alfonso Schiaffinati in abito da cacciatore (1834) e di Giovanni Carnovali, più noto come il Piccio (1804-1874), autore impegnato fin dalla prima metà degli anni quaranta in una personalissima ricerca intorno alle potenzialità espressive del colore, figura fondamentale per un primo affrancamento della pittura lombarda da quello che era stato l’indiscusso primato del disegno di matrice classicista. Viene dato spazio anche ai fratelli Domenico (1815- 1878) e Gerolamo Induno (1825-1890), uomini e pittori di indole assai diversa, ma entrambi mirabili narratori del proprio tempo, un tempo raccontato per lo più attraverso la storia degli umili, una storia che viaggiava parallelamente alla storia con la S maiuscola, in questa sala rappresentati rispettivamente da L’offerta, presentata a Brera nel 1846, e da Scioperatella, del 1851.

Carlo Canella
Porta Tosa in Milano (il 22 marzo 1848), 1848-1850 ca. olio su tela, 74 x 94,5 cm
Collezione Intesa Sanpaolo

Sezione III
Milano, da austriaca a liberata.

La terza sezione è interamente dedicata alle Cinque giornate di Milano e agli episodi cruciali che nel marzo del 1848 portarono alla temporanea liberazione di Milano dalla dominazione austriaca. Tra gli autori scelti per meglio rappresentare quei momenti si ricordano Carlo Bossoli (1815-1884), vedutista di straordinaria sensibilità – di origine ticinese, ma vissuto e formatosi a Odessa dove la famiglia si era trasferita nel 1820, Bossoli si stabilì a Milano nel 1843 – che raggiunse fama internazionale proprio attraverso dipinti rievocativi delle guerre d’indipendenza, come Carlo Alberto al balcone di Palazzo Greppi, dal Museo del Risorgimento di Milano, opere eseguite per lo più a tempera, medium prediletto dal pittore nell’arco di tutta la sua carriera; Carlo Canella (1800-1879), fratello di Giuseppe, con Porta Tosa in Milano (il 22 marzo 1848), 1848-1850, dalla Collezione Intesa Sanpaolo e ancora Baldassare Verazzi (1819-1886), presente in mostra con quello che è considerato il suo capolavoro: Episodio delle cinque giornate, Combattimento presso Palazzo Litta, dal Museo del Risorgimento di Milano.

Gerolamo Induno
La fidanzata del garibaldino, 1871 olio su tela, 65 x 85 cm
Collezione privata

Sezione IV
La Storia narrata dalla parte del popolo.

La quarta sezione è dedicata ai lavori dei fratelli milanesi Domenico e Gerolamo Induno, tra i maggiori protagonisti della scena figurativa di quei decenni autori amatissimi sia dalla critica che dal pubblico dell’epoca, quest’ultimo letteralmente incantato dalla raffinatezza con la quale ogni minimo dettaglio della realtà era restituito magistralmente sulle loro tele. Una attenta selezione delle loro maggiori opere raffigura gli umili interni domestici della gente comune della Milano di quegli anni e, in modo semplice ma accurato, racconta la loro storia, il loro vivere quotidiano, i drammi e le difficoltà di quei tempi estremamente difficili, le loro piccole gioie. Tra questi il celeberrimo Pane e lacrime, di Domenico Induno, esposto nella redazione del 1854 che è stata di proprietà di Francesco Hayez.

Federico Faruffini
Toletta antica, 1865 ca. olio su tela, 40 x 49,5 cm
Collezione privata

Sezione V
Verso il rinnovamento del linguaggio: dal disegno al colore.

La quinta sezione espone alcuni lavori di autori fondamentali nel rinnovamento del linguaggio pittorico: Eleuterio Pagliano (1826-1903) con Il libro di preghiere, 1857-1858 e Giuseppe Bertini (1825-1898), con Ofelia, 1860-1870, entrambi dai Musei Civici di Varese; il già citato Piccio, presente con il Ritratto di Gina Caccia, del 1862, Federico Faruffini (1833-1869), con lo

splendido olio Toletta antica, 1865 circa, insieme a Pagliano tra i primi artisti lombardi ad aggiornare la propria pittura sulle ricerche più avanzate di quella napoletana, incentrate sul colore e sulla luce, tendenze avvicinate da Faruffini alla metà degli anni cinquanta nel corso di un lungo soggiorno romano durante il quale il pittore conosce e frequenta Domenico Morelli (1823-1901), Bernardo Celentano (1835- 1863) e Saverio Altamura (1822-1897).
E ancora il milanese Filippo Carcano (1840-1914), talentuoso e ribelle allievo di Hayez, impegnato fin dai primissimi anni sessanta nell’elaborazione di un nuovo linguaggio che potesse risultare idoneo a comunicare in senso moderno il “vero” come nel magnifico Giardino con effetto di sole, 1867-1868 circa.

Sezione VI
“Il sistema di Filippo Carcano. La pittura scombiccherata e impiastricciata”

Se le sperimentazioni linguistiche condotte nel corso degli anni sessanta da Filippo Carcano erano totalmente incomprese e decisamente osteggiate dalla critica che definiva la sua pittura “una pittura filacciosa, senza contorni di sorta, quasi senza piani e senza prospettiva” – in aperta rottura con la tradizione accademica del disegno, Carcano costruiva le immagini attraverso l’uso del solo colore -, erano invece abbracciate con entusiasmo da altri giovani artisti; tra questi autori la sesta sezione ospita lavori di Giuseppe Barbaglia (1841-1910), di Vespasiano Bignami (1841-1929) con il bellissimo olio Viale delle balie o Nei vecchi giardini, 1877, dalla Collezione del Banco BPM e di Mosè Bianchi (1840-1904) con tre scene di vita quotidiana.

Sezione VII
Verso la Scapigliatura

Il percorso espositivo prosegue con alcune significative opere dipinte nel corso dei secondi anni sessanta da Tranquillo Cremona (1837-1878) e Daniele Ranzoni (1843-1889), prima dell’elaborazione di quel linguaggio scapigliato che caratterizzerà le opere della loro maturità artistica; tra queste di Cremona sono esposte Amaro calice, 1865, dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, il Ritratto di Alberto Pisani Dossi, 1867, dalla Casa Museo Pisani Dossi di Corbetta e il Ritratto di Nicola Massa Gazzino, 1867-1869 circa, dai Musei Civici di Pavia. Di Ranzoni il Ritratto della sorella Virginia, 1863-1864 circa, dalla Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni di Novara e il Ritratto di donna Maria Padulli in Greppi, 1869 circa.

Tranquillo Cremona
In ascolto, 1874-1878 ca. olio su tela, 112 x 128 cm
Collezione privata

Sezione VIII
L’affermazione e il trionfo del linguaggio scapigliato

L’ultima sezione accoglie alcuni dei maggiori capolavori scapigliati eseguiti dalla metà degli anni settanta ai primi anni ottanta. Tra questi segnaliamo Melodia e In ascolto, straordinarie tele eseguite en pendant da Cremona tra il 1874 e il 1878 su commissione dell’industriale Andrea Ponti, Visita al collegio, ancora di Cremona, riferibile al biennio 1877-1878, nonché alcuni dei più intensi ritratti eseguiti da Ranzoni, quali il Ritratto della signora Luigia Pisani Dossi, esposto a Brera nel 1880, lo splendido Giovinetta inglese, 1886 circa e Ritratto di Antonietta Tzikos di Saint Leger, presentato la prima volta al pubblico nella primavera del 1886, in occasione della mostra organizzata per l’inaugurazione della nuova sede della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente.

Nella sezione anche due belle sculture in bronzo e gesso di Giuseppe Grandi: La Pleureuse (1875-1878) e Beethoven giovinetto (1874).

Un affascinante viaggio nella Milano dell’Ottocento attraverso alcune opere indimenticabili degli artisti più noti e molte altre di grande qualità di artisti considerati minori ma da riscoprire, realizzate in un periodo di vivace transizione, dal Romanticismo alla Scapigliatura, che ha segnato la storia dell’arte milanese e lombarda.


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Bologna: Restituite quattro grandi lesene in marmo bianco, rubate nell’ottobre del 1992 dalla pregevole Cappella Micheli situata nella Certosa di Bologna

Conferenza stampa sulla restituzione delle lesene Certosa

Dopo un’assenza di 30 anni, il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bologna restituisce quattro preziose lesene in marmo del XIX secolo al Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna

Martedì 18 ottobre 2022 alle ore 11.00, all’interno del Pantheon del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, quattro lesene in marmo bianco di Carrara risalenti alla fine del XIX secolo sono state riconsegnate dal Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Bologna, Tenente Colonnello Giuseppe De Gori, alla Delegata del Sindaco alla Cultura di Bologna e Città metropolitana, Elena Di Gioia.

La cerimonia si è svolta alla presenza del Direttore Regionale Musei Emilia-Romagna, Giorgio Cozzolino; del Presidente di Bologna Servizi Cimiteriali, Simone Spataro e del Referente del progetto di valorizzazione della Certosa, Museo civico del Risorgimento | Settore Musei Civici di Bologna, Roberto Martorelli.

Le quattro grandi lesene in marmo bianco, delle dimensioni di 292 x 30 x 5 cm, rubate nell’ottobre del 1992 dalla pregevole Cappella Micheli situata nella Certosa di Bologna, sono state individuate dal Nucleo TPC di Bologna nel 2010.
La complessa ed accurata attività di indagine è stata sviluppata dai Carabinieri TPC dopo aver accertato, nel corso della regolare attività di controllo e monitoraggio dei beni venduti sulle piattaforme e-commerce in Italia e all’estero, la vendita, presso una nota casa d’aste tedesca, delle quattro lesene in marmo di probabile provenienza bolognese.
Grazie ad un confronto con il database dei Carabinieri e con il catalogo fotografico digitale sulla Certosa del Comune di Bologna, è stato possibile ipotizzare la concreta possibilità che i suddetti beni culturali fossero i medesimi sottratti dalla Cappella Micheli.
A seguito della denuncia ufficiale del 2010, è stata bloccata la loro vendita ed i marmi sottoposti a sequestro preventivo. Vista la complessità del recupero dall’estero e soprattutto del doveroso accertamento che le opere provenissero per certo dal Cimitero di Bologna, nel 2018 una delegazione dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale ha raggiunto la città di Monaco di Baviera per valutare il materiale insieme alle autorità locali. In questa occasione è stata portata la prova certa della provenienza bolognese: in occasione del furto dei quattro marmi il loro distacco dalle pareti murarie aveva provocato la rottura di un piccolo angolo che i ladri dimenticarono di portare via e che quindi rimase attaccato alla parete. Grazie all’esecuzione di un calco del frammento è stato possibile verificare la perfetta adesione del frammento con la lesena danneggiata conservata a Monaco di Baviera e quindi della loro provenienza illecita dal Cimitero di Bologna.
In seguito alla chiusura della pratica da parte delle Autorità giudiziarie il 20 maggio 2022, le opere sono tornate al luogo di origine ed ora si trovano conservate in deposito controllato.
Nei prossimi mesi il Museo civico del Risorgimento del Settore Musei Civici Bologna insieme alla Commissione Artistica della Certosa e di Bologna Servizi Cimiteriali valuterà quale sia la migliore soluzione possibile per il definitivo recupero e valorizzazione dei marmi, coinvolgendo la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.

«Il rapporto tra il Comune di Bologna e il 
Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Bologna ha una storia lunga, ricca di preziose restituzioni alle nostre istituzioni museali e bibliotecarie. – sottolinea Elena Di Gioia, Delegata del Sindaco alla Cultura di Bologna e Città metropolitana – Ogni volta è un momento di festa per il ritorno a casa delle opere d’arte e occasione per un ringraziamento alla attività del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bologna, oggi rappresentato dal Tenente Colonnello Giuseppe De Gori. La storia della restituzione di queste importanti lesene in marmo della fine dell’Ottocento al nostro Cimitero Monumentale della Certosa è durata 12 anni, dal giorno in cui i Carabinieri TPC hanno individuato una vendita sospetta in Germania, di cui le successive indagini hanno accertato la provenienza illecita. Di fondamentale importanza è stata la collaborazione con i responsabili del nostro Museo civico del Risorgimento che curano la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale della Certosa, anche attraverso un catalogo digitale delle opere in cui apparivano quelle trafugate. Superate le difficoltà relative alle varie fasi del processo di rimpatrio dalla Germania, oggi queste lesene tornano a Bologna confermando quanto sia necessaria e complessa la difesa del nostro patrimonio culturale a cui collaborano con spirito di grande collaborazione diverse istituzioni con compiti specifici tra loro complementari».

«Abbiamo accolto molto positivamente la notizia di questo ritrovamento. 
– dichiara Simone Spataro, Presidente di Bologna Servizi Cimiteriali – Un ritrovamento importante sia per il valore storico-artistico delle lesene recuperate, sia come testimonianza dell’impegno profuso da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale per il buon esito dell’operazione. La tutela delle opere d’arte e di pregio conservate in Certosa è una loro e nostra priorità. In qualità di soggetto gestore dei cimiteri cittadini, Bologna Servizi Cimiteriali è coinvolta in numerose azioni e attività per la conservazione del patrimonio storico-artistico della Certosa. In questo senso, le opere di restauro e manutenzione, come anche il programma di eventi e iniziative portati avanti grazie al Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento, all’Associazione Amici della Certosa di Bologna e al Laboratorio di spolveratura, sono da considerare contributi significativi nella giusta direzione. A questi interventi si aggiungono le risorse che BSC destina ogni anno ai servizi di sorveglianza all’interno dei cimiteri di Bologna. Poiché la superficie su cui si estende la Certosa – si tratta di circa 27 ettari – rende impossibile una vigilanza capillare degli spazi, risulta particolarmente importante il supporto e l’aiuto da parte dei Carabinieri e di tutte le istituzioni, associazioni e soggetti privati interessati alla preservazione del nostro grande museo a cielo aperto».

La Cappella Micheli
Il complesso recupero delle quattro lesene consentirà nei prossimi anni di ridare integrità visiva al sacello realizzato nel 1873 per volontà di Gaetano Micheli, il quale per la sua realizzazione si rivolse alla ditta bolognese di lavorazione del marmo Davide Venturi & Figlio. Collocata nell’angolo sud-ovest del Chiostro VII della Certosa di Bologna, si compone di un sacello a pianta quadrata con ingresso ad arco sul portico. Chiuso da un cancello in ferro battuto è interamente ornato da lesene in marmo bianco sia negli angoli interni sia nell’arco di ingresso, tutte decorate a motivi decorativi naturalistici a ‘candelabra’. Le pareti interne sono rivestite in marmo bardiglio e la volta è affrescata con motivi floreali con al centro il Crisma, monogramma delle prime due lettere del nome greco di Cristo: X (Chi) e (P) Rho. La parete frontale vede la presenza di un’alta stele in marmo grigio scuro con al centro una grande lapide e nel basamento di un ritratto di profilo in bronzo di Antonio Micheli (1812-1879).

La Ditta Davide Venturi & Figlio
Nel 2009 la ditta Sandro Sacilotto, erede della ditta fondata da Davide Venturi, donò al Museo del Risorgimento il proprio archivio fotografico, comprendente album fotografici, cartoline e negativi su lastre di vetro. A seguito della donazione venne realizzata una mostra con relativo catalogo, ed ora la collezione di 514 cartoline è disponibile online sul portale Storia e Memoria di Bologna.
Le cartoline furono realizzate dalla ditta a scopo promozionale-divulgativo. Su ciascuna sono riportate informazioni circa l’oggetto raffigurato, il materiale, le dimensioni, il peso e talvolta anche indicazioni sull’architetto o l’artista esecutore. La ditta bolognese Davide Venturi & Figlio venne fondata nel 1840 e fu attiva per oltre un secolo e mezzo nella lavorazione di marmi e pietre, incarnando i canoni artistici dei vari periodi storici: dal Classicismo al Realismo della fine dell’Ottocento, fino allo Stile Liberty – Art Nouveau del secolo successivo. Grazie alla donazione del fondo si è compresa l’importanza economica ed il prestigio raggiunto nel corso del tempo, realizzando rilevanti opere non solo a Bologna, ma anche nel territorio nazionale ed all’estero, grazie anche ad una sede distaccata a Caracas, in Venezuela. Segnaliamo solo alcuni dei tanti interventi pubblici al servizio dei più celebri scultori. Italia: la sede della Cassa di Risparmio di Bologna, i pavimenti in marmo delle cattedrali di Bologna e Imola; monumenti pubblici a Ferrara (Vittorio Emanuele II e Gerolamo Savonarola), Faenza (Evangelista Torricelli), Roma (Camillo Benso conte di Cavour) e Napoli (Nicola Amore); la Cappella funeraria di Pio IX nella capitale. Nel nostro continente inviano opere in Irlanda, Spagna e Romania. Oltre oceano sono presenti in Africa (Cairo in Egitto e Sud Africa) e soprattutto in Sud America, a Rio de Janeiro e soprattutto a Caracas con marmi nel Pantheon nazionale, nella Cattedrale e nel cimitero.
Per approfondire cliccare Qui

Il comunicato del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale


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Roma: Presentazione di “Women in Love”, una video-mostra per combattere il crimine delle Mutilazioni Genitali Femminili

Women in Love

la video-mostra a forte impatto emotivo di Benedetta Paravia aka Princess Bee per combattere il crimine delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)

Con un nuovo progetto orientato alle tematiche sociali Benedetta Paravia, la Princess Bee del mondo arabo, continua il suo impegno per la difesa dei diritti umani e in particolare delle donne.
In Italia ci sono 90.000 donne che convivono dolorosamente con una delle tre mutilazioni genitali esistenti ed ogni anno 8.000 minorenni ne sono a rischio, di cui 4000 ne diventano vittimesono 125 milioni le donne nel mondo che convivono con una delle mutilazioni genitali esistenti, mentre sono 4 milioni le bambine che, ogni anno, rischiano di subirne una.
Lo scopo della video-mostra,  che fra gli altri si avvale del Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle Mutilazioni Genitali Femminili (clitoridectomia, escissione ed infibulazione) al fine di contribuire a porre fine a questa violenza perpetrata su bambine e giovani donne, una violazione dei Diritti Umani (WHO 2008). 
La mostra WOMEN IN LOVE, che sarà inaugurata il 2 dicembre a Palazzo Bembo – Venezia,  contribuisce alla mobilitazione e al cambiamento culturale. Il progetto prevede la mostra personale dell’artista che esporrà 7 video NFT che ritraggono ognuno 7 donne volontarie di nazionalità diverse, con la direzione fotografica di Daniele Pedone. Le immagini suscitano impatto emotivo attraverso la rappresentazione di un vero orgasmo, ossia la forza della natura femminile in contrapposizione alla violenza del crimine delle MGF. 


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Davide Federici comunicazione e ufficio stampa 
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Le opere NFT di Andrea Morucchio in mostra con “Puzzling Pop” alla Noema Gallery in occasione di Open Gallery Digital a Roma

Andrea Morucchio, Puzzling Ibiscus nft still

Puzzling Pop di Andrea Morucchio in mostra alla Noema Gallery in occasione di Open Gallery Digital a Roma

In occasione di Open Gallery Digital dal 21 al 23 ottobre 2022 a Roma Noema Gallery ospita per tre giorni all’interno dell’esposizione in corso “Antologia del Ritratto” di Aldo Sardoniquattro opere del progetto Puzzling Pop creato da Andrea Morucchio, un altro degli autori della “squadra ufficiale” della galleria.

Le opere, apparentemente immagini statiche fisiche, si animano guardandole attraverso un’applicazione, che si scarica gratuitamente in pochi secondi dal cellulare o dall’ipad. Le animazioni sono realizzate con sequenze di singole immagini che appartengono alla serie Puzzling Pop nft stills.

Le quattro opere sono Ibiscus, Alì, Mao e Marilyn e per realizzarle sono state utilizzate circa 4.000 tessere fotografiche di dettagli di ali di farfalla. Andrea Morucchio ha realizzato le serie di animazioni video partendo dalle stesse fotografie che Andy Warhol ha utilizzato per elaborare le omonime opere.

Puzzling Pop nft video sono rielaborati da diverse matrici con combinazioni di colori molto variabili. Ogni video è realizzato con un numero variabile d’immagini diverse, da un minimo di 13 ad un massimo di 33. Per creare ogni singola immagine Morucchio ha utilizzato, a seconda del tipo di video, da 625 a 1600 tessere fotografiche di dettagli di ali di farfalla.

La parte musicale che accompagna i video è del musicista Leonardo Di Angilla che attraverso l’uso di strumenti elettronici e a percussione ha dato ritmo e melodia alle opere.

>>> http://www.morucchio.com/wp/en/artworks/nft_puzzling-pop/

>>> http://www.morucchio.com/wp/en/artworks/nft-_-puzzling-pop-_-video/

La scelta del progetto, per questa kermesse dedicata al digitale, è stata fatta in quanto dialoga perfettamente in contrapposizione di linguaggio, tecnica e stile, con il soggetto della mostra in corso in galleria” così dichiara la direttrice di Noema Gallery Maria Cristina de Zuccato.

NOEMA GALLERY

La galleria d’arte creata nel 2013 a Milano da Maria Cristina de Zuccato e Aldo Sardoni con l’intento di far conoscere e promuovere la cultura della fotografia contemporanea d’autore, traghettandola oltre il circuito di intenditori e appassionati, nel 2022 ha aperto la sua sede permanente nella Capitale, nello storico rione romano di Prati.

Una galleria-laboratorio con l’allure artigiana e informale della boutique artistica di quartiere – per un archivio di scatti raccolto in venti metri quadri incastonati nella Città Eterna, tra lo scenario sontuoso del Vaticano e l’anima popolare dei mercati rionali del Trionfale – che però rivolge e allunga lo sguardo verso il mondo. Uno spazio espositivo dalle linee essenziali – con le pareti dipinte di bianco assoluto e i pochi complementi d’arredo dallo stile minimalista – che è però pronto a rimodularsi di volta in volta, esposizione dopo esposizione, al servizio di immagini e progetti artistici firmati da una scuderia di diciotto fotografi di razza, fortemente diversi tra loro ma legati da una profonda matrice culturale comune.


INFORMAZIONI UTILI

TITOLO: Puzzling Pop
DI: Andrea Morucchio
DOVE: Noema Gallery, Via Bu Meliana 4, Roma
QUANDO: Dal 21 al 23 ottobre 2022 in occasione di Open Gallery Digital
ORARI: Dal martedì al venerdì 10:30 – 13:00 e 15:30 – 19:30 | sabato 10:30 – 13:30
Venerdì 21 e sabato 22 orario prolungato in serata per Open Gallery Digital
INGRESSO LIBERO

SITO: https://www.noemagallery.com/
FACEBOOK: https://www.facebook.com/noemagallery
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/noemagallery/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

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Firenze, Museo degli Innocenti: Da oggi la grande mostra dedicata al geniale artista olandese Maurits Cornelis Escher

Una immagine dell’allestimento della mostra “Escher” – Giorgio Magini fotografo Escher – Anteprime

Firenze, Museo degli Innocenti
20 ottobre 2022 – 26 marzo 2023

A Firenze arriva dal 20 ottobre la mostra record d’incassi dedicata a “ESCHER”.
Oltre 200 opere saranno ospitate in una sede espositiva unica, negli spazi dello storico Museo degli Innocenti che, grazie alla collaborazione con Arthemisia, è diventato un punto di riferimento del capoluogo toscano come sede di grandi mostre d’arte.

La grande mostra dedicata al geniale artista olandese Maurits Cornelis Escher arriva al Museo degli Innocenti di Firenze dal 20 ottobre 2022 al 26 marzo 2023.

Scoperto dal grande pubblico negli ultimi anni, Escher è diventato uno degli artisti più amati in tutto il mondo, tanto che le mostre a lui dedicate hanno battuto ogni record di visitatori.

Escher nasce nel 1898 in Olanda e vi muore nel 1972. Nel 1922 visita per la prima volta l’Italia, dove poi visse per molti anni, visitandola da nord a sud e rappresentandola in molte sue opere. Inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher nelle sue celebri incisioni e litografie crea un mondo unico, immaginifico, impossibile, dove confluiscono arte, matematica, scienza, fisica, design.

Un’antologica – con circa 200 opere e i lavori più rappresentativi che lo hanno reso celebre in tutto il mondo – che racconta il genio dell’artista olandese con le opere più iconiche della sua produzione quali Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la serie degli Emblemata, che appartengono all’immaginario comune riferibile al grande artista.

La mostra di Escher si configura come il primo grande evento espositivo all’interno del complesso monumentale – progettato da Filippo Brunelleschi – che ospita il meraviglioso e ricchissimo Museo degli Innocenti che, con le mostre firmate Arthemisia, si è già avviato a essere sede di grandi mostre d’arte.
Nato per esporre le opere d’arte dell’antico Spedale, grande centro d’accoglienza per bambini, il Museo è stato trasformato in un percorso che permette di scoprire un patrimonio culturale unico al mondo perché profondamente legato all’attività svolta in favore dei bambini che non potevano essere scresciuti dalle famiglie d’origine.
Tra storia, arte e architettura, la collezione del Museo presenta opere acquisite tramite donazioni o in seguito all’accorpamento di altre istituzioni assistenziali e contiene alcuni capolavori di artisti di grande rilievo tra i quali Domenico Ghirlandaio, Luca e Andrea della Robbia, Sandro Botticelli e Piero di Cosimo, ma anche di artisti cresciuti agli Innocenti e avviati alla pittura dal priore Vincenzo Borghini come Vincenzo Ulivieri, Giovan Battista Naldini e Francesco Morandini (detto il Poppi).

Con il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta eorganizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher FoundationMaurits e In Your Event, ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Culturaspecial partner Ricolapartner Mercato CentraleBarberino Designer Outlet Unicoop Firenzemobility partner Frecciarossa Treno Ufficialemedia partner QN La Nazioneradio partner Radio Monte Carloeducational partner Laba e media coverage by Sky Arte.
Il catalogo è edito da Maurits.


INFO

Ufficio StampaArthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
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Chieti, Tempietto Santa Maria del Tricalle: Per ChietiPoesia2022 otto artisti sul tema “Amore carnale, amore ideale” – Oggi l’inaugurazione

IPMAN

Per ChietiPoesia 2022 – Festival di poesia e altri linguaggi
Otto artisti in mostra sul tema “Amore carnale, amore ideale”

Inaugurazione 20 ottobre 2022 ore 19

Tempietto di Santa Maria del Tricalle – Chieti

Giovedì 20, venerdì 21 e sabato 22 ottobre 2022, a Chieti, si terrà ChietiPoesia 2022, evento organizzato dall’Associazione Mira e dal Centro di Poesia e altri Linguaggi. Il Centro di Poesia, diretto da Luigi Colagreco (ideatore e direttore del Concorso Nazionale SINESTETICA per poesia inedita e videopoesia, giunto ormai alla 6° edizione), si occupa della promozione della poesia contemporanea in rapporto con gli altri linguaggi artistici, con un’attenzione particolare rivolta agli studenti universitari e a quelli delle scuole secondarie. L’edizione 2022, che avrà come tema Amore carnale, amore ideale, si terrà in diversi luoghi di cultura della città e vedrà la partecipazione di poeti, artisti e studiosi di arte e letteratura.

Parteciperà all’iniziativa la GArt Gallery di Francesco Di Matteo che sarà ospite del Centro di produzione culturale Tricalle Sistema Cultura con una mostra collettiva.

Otto gli artisti che esporranno i propri lavori negli spazi dell’ex chiesa a pianta ottagonale di Santa Maria del Tricalle: Andrea Starinieri, con il suo mondo estremo, e talvolta perdente, di eroi ed eroine dalle grandi passioni, Avvassena e la sua definizione attenta di corpi prorompenti e vitali, Claudio Di Carlo, con le sue indagini gioiose in bilico tra la sensualità autentica e quella iconica; Frisco e l’intensità profonda e quasi liquida di corpi e volti, priva di ogni gratuito ammiccamento; Ipman e l’equilibrio tra dono e denuncia, tra l’essenzialità di un messaggio e la sua proiezione nello spazio pubblico; Luigi D’Alimonte, che rende sinuosa e fluida la pietra della Maiella, facendone il fulcro dell’allestimento nello spazio ottagonale; Mauro di Berardino che stempera la propria ricca tavolozza attraverso un esercizio introspettivo e neoespressionista; per chiudere, infine, con l’opera suggestiva di Pasquale Ricci, evocativa di una passionalità trattenuta e al tempo stesso maestosa.

Al Festival interverranno inoltre (in ordine alfabetico e di programma): Luigi Colagreco, Giuliano Mazzoccante, Sandro Naglia, Fabio Barone, Vernalda Di Tanna, Michele Paladino, Elisabetta Liberatore, Samuele Maffei, Salvatore Mattei, Michele Montanaro, Vincenzina Pace, Renato Minore, Tiziano Broggiato, Meri Concetta Leone, Loretto Rafanelli, Simone Gambacorta, Enrico Fraccacreta, Monica Ferri, Paolo Lagazzi.


INFO

CHIETIPOESIA 2022Festival di poesia e altri linguaggi
dal 20 al 22 ottobre 2022
Chieti – diversi luoghi della città
a cura dell’Associazione Mira e del Centro di Poesia e altri Linguaggi
Orari mostra presso il Centro Tricalle Sistema Cultura
Inaugurazione
giovedì 20 ottobre ore 19:00
Venerdì 21 e sabato 22 ottobre
ore 18:00 – 21:00

Contatti

Tricalle Sistema Cultura
contatti@mirarecoop.it
www.tricallecultura.it

GArt Gallery
Via Piero Gobetti 114 – Pescara
info@gartgallery.it
www.gartgallery.it

Ufficio stampa per GArt Gallery
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com
www.melaseccapressoffice.it
www.interno14next.it

Messina, Biblioteca Regionale Universitaria: Bartolo Cattafi, il Poeta…l’Uomo – Incursioni biografico-letterarie

Sabato 22 ottobre 2022
Salone Eventi ore 10: Esposizione Bibliografico-documentale
Sala Lettura ore 17: Momento Convegnistico

La terra di Sicilia con i suoi millenari anni di storia e la centralità della posizione geografica nel grembo del Mediterraneo, nevralgica per lo sviluppo dei commerci, affascinante attrattiva per i tanti viaggiatori di ogni epoca, ambita politicamente dai numerosi dominatori, che l’hanno oppressa e arricchita nel contempo, lasciando tracce indelebili negli edifici, nei costumi e nel liguaggio. Terra dolce e aspra, misteriosa, policroma, terra con la quale resta forte il legame, vincolo incorruttibile, cordone ombelicale, sempre, comunque. Quell’insularità che non è semplice richiamo ma regime esistenziale di per sé, speculare tratto somatico di chi della Sicilia non è solamente progenie ma segmento della terra stessa, cromosoma del suo DNA: il Siciliano non appartiene alla terra ma ne è terra stessa. La Trinacria è culla di arte e di civiltà, è madre prolifica di artisti, filosofi, letterati, di scrittori e poeti. Moltissimi in auge nelle letterature nazionali e internazionali, altri appena accennati o, addirittura, celati tra le pagine dei libri.

Bartolo Cattafi

Prepotentemente e delicatamente al contempo, dalla letteratura poetica siciliana, che affonda le sue radici alla corte di Federico II, si delinea la figura di Bartolo Cattafi, esponente della quarta generazione dei poeti post ermetici che, per la peculiarità dei suoi componimenti, costituisce un “unicum”, un “sui generis”. Pur accostandosi a correnti poetiche proprie del suo tempo, come quelle futuriste, non ne rimane mai invischiato. La Sua Musa è un demone che lo avvinghia, lo scuote e lo trascina. Vinto da un impulso irrefrenabile, dalla pura ispirazione dona a piene mani sensazioni, forti emozioni, ricordi che nascono dal potere evocativo di odori, colori, suoni, che riesce a tramutare in versi altamente descrittivi calati fuori dal tempo. Se da una parte è soggetto all’ispirazione, dall’altra alla propensione fino allo spasimo verso la precisione, tale da risultare come una vera e propria ossessione.

In un articolo apparso sulla Gazzetta del Sud del 1987 – presente nel posseduto di questa Biblioteca – è riportata l’ultima intervista fatta all’Accademico italiano, umanista, poeta, Deputato del PCI, il barcellonese Nino Pino, a un mese dalla sua scomparsa, dove si legge: “[…]Bartolo era ancora ragazzo e a scuola, mentre il maestro spiegava, scriveva di nascosto poesie. Io ero amico di famiglia e ebbi occasione di essere vicino a certi suoi zii che abitavano a Castroreale.[…]Egli con quel fare tra il timido e l’ardito mi confessò che scriveva poesie e che desiderava farmele vedere. Assiduamente veniva a casa mia, col quadernetto sotto il braccio, e mi mostrava i frutti del suo sapere. Le poesie di Cattafi mi convinsero e così lo invogliai a scriverne altre. Lui non aveva bisogno, comunque, di essere invogliato perchè possedeva un ardore poetico ineguagliabile.[…] io continuai a far conoscere le sue poesie. Il primo a leggerle fu Corrado Alvaro, il quale rimase favorevolmente impressionato. In quello stesso periodo conobbi Corrado Govoni[…]sottoposi le poesie di Cattafi. Anche il giudizio di Govoni, come già quello di Alvaro, fu molto lusinghiero.[…]”

Nell’ambito di una più ampia manifestazione, organizzata nel solco del Centenario Cattafiano, e in seno alle iniziative programmate dal Comitato Scientifico, accolte e finanziate dalla Regione Siciliana, la Biblioteca Regionale di Messina intende celebrare, in occasione del centenario dalla nascita del poeta siciliano, la sensibilità artistica e l’esperienza di vita dell’uomo che la incarna, dando appuntamento ai fruitori Sabato 22 ottobre 2022.

La giornata dedicata al Poeta e titolata “Bartolo Cattafi, il Poeta…l’Uomo. Incursioni biografico-letterarie” avrà inizio la mattina, alle ore 10, con l’inaugurazione con taglio del nastro di un’Esposizione bibliografico- documentale alla presenza di insigni Autorità cittadine e non, alla quale seguirà un breve discorso di benvenuto ai partecipanti e di presentazione da parte della Direttrice della Biblioteca, Dott.ssa Tommasa Siragusa.

L’allestimento bibliografico, accattivante anche per i non addetti ai lavori, ricomprenderà testi del Poeta e di autori coevi che con Cattafi hanno condiviso la pulsione poetica e taluni financo legami di sincera e profonda amicizia o di autentica riconoscenza. Citiamo e soltanto a titolo esemplificativo, Guglielmo Iannelli, Nino Pino, Bianca Garufi, Emilio Isgrò, Vann’antò, Giovanni Raboni, Carmelo Aliberti, Vittorio Sereni, Nino Ferraù, Melo Freni, Sergio Solmi.

In ordine poi ai rapporti molto intensi che il Poeta ebbe con l’Artista Emilio Isgrò, saremo lieti di proiettare un breve video registrato per l’occasione dal Maestro in Suo ricordo.

Due notevoli bibliografie tematiche, infine, faranno da corollario all’esposizione.

Nel pomeriggio, alle 17, si proseguirà con il Momento Convegnistico.

In apertura la Direttrice, Dott.ssa Tommasa Siragusa porgerà il benvenuto e introdurrà i lavori. Seguiranno i pregiati contributi del Prof. Giuseppe Rando, già Ordinario di Letteratura italiana UNIME; della Prof.ssa Ella Imbalzano, Associato di Lingua e Letteratura italiana UNIME e del Prof. Giuseppe Amoroso, già Ordinario di Letteratura italiana UNIME. Modererà la Prof.ssa Rosa Maria Lucifora, Associato di Lingua e Letteratura Latina DISU Potenza, Università della Basilicata, mentre le conclusioni saranno affidate alla Prof.ssa Paola Radici Colace, già Ordinario di Filologia Classica UNIME.

Seguiranno momenti di dibattito e confronto, durante i quali non mancheranno i contributi eccellenti degli astanti.

Quanti non potranno essere presenti fisicamente all’evento, potranno scrivere commenti o quesiti che verranno posti ai relatori nel corso dell’incontro nei post dedicati sulla pagina Facebook della Biblioteca:

In seguito, sarà pubblicato il video dell’intera manifestazione.

L’esposizione bibliografico-documentale resterà visitabile fino al 25 novembre 2022, di mattina dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13; nel pomeriggio soltanto il mercoledì dalle 15 alle 17:30. Per visite guidate di singoli,gruppi e scolaresche si consiglia la prenotazione. (urpbibliome@regione.sicilia.it – tel.090674564)

Siate numerosi!! Vi attendono versi capaci di rotolare in bocca una parola a fianco all’altra, in armonia e a rigor di musica.


Per INFO:
Ufficio Relazioni con il Pubblico tel. 090674564 urpbibliome@regione.sicilia.it
(A cura di Ufficio Relazioni con il Pubblico. Maria Rita Morgana)

Rancate, Mendrisio (Svizzera): Domenico Fontana, l’architetto che trasformò Roma alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst

Veduta del castello ligneo e degli argani impiegati per elevare l’obelisco vaticano,
da Carlo Fontana, Il Tempio Vaticano e sua origine, Roma 1694

LE “INVENZIONI DI TANTE OPERE” Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri

Pinacoteca cantonale Giovanni Züst

Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera

27 novembre 2022 – 19 febbraio 2023 (date provvisorie)

Mostra promossa dalla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst e dall’Archivio del Moderno dell’Università della Svizzera italiana, in partenariato con i Musei Vaticani e con il patrocinio della Biblioteca Apostolica Vaticana

A cura di: Nicola Navone, Letizia Tedeschi, Patrizia Tosini

Domenico Fontana, ticinese di origine ma lungamente attivo a Roma e a Napoli, viene solitamente abbinato al ricordo di quell'”acqua alle corde” che, leggenda vuole, abbia consentito all’architetto di innanzare l’obelisco di Piazza San Pietro. Un episodio di colore per dar conto dell’ammirazione vissuta dai contemporanei nell’assistere a questo evento, partecipe nei decenni conclusivi del Cinquecento del grandioso riordino di Roma voluto da papa Sisto V (1585-1590), per farne una città moderna degna della funzione di cuore del Cattolicesimo.

Egli è, ora, protagonista di una originale mostra promossa dalla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate (Mendrisio, Cantone Ticino, Svizzera) e dall’Archivio del Moderno dell’Università della Svizzera italiana, in partenariato con i Musei Vaticani, e con il patrocinio della Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di Nicola Navone, Letizia Tedeschi (Università della Svizzera italiana-Archivio del Moderno) e Patrizia Tosini (Università Roma Tre), che si svolgerà dal 27 novembre 2022 al 19 febbraio 2023. L’esposizione presenta la carriera e le opere dell’architetto Domenico Fontana mettendone in luce il dialogo con i numerosi artisti che collaborano alla realizzazione dei grandi cantieri da lui progettati e diretti, tra Roma, Napoli, Amalfi e Salerno. Nelle sue fabbriche più prestigiose, di committenza papale e reale, al lavoro di muratori, vetrai, stagnai e fabbri, si sovrappone l’opera delle botteghe artistiche di pittori, scultori, bronzisti, stuccatori, indoratori e incisori. Si ha così modo di vivere, in mostra, l’esperienza dei grandi cantieri artistici della Roma papale di fine Cinquecento attraverso la presenza di rilevanti opere d’arte di pittori quali il Cavalier D’Arpino, Cesare Nebbia, Giovanni Guerra, Paul Bril, Andrea Lilio, Ferraù Fenzoni, scultori in bronzo e in marmo, come Bastiano Torrigiani, Lodovico Del Duca e Leonardo Sormani, medaglisti come Domenico Poggini.

L’operazione di abbassamento dell’obelisco, da Domenico Fontana, Della trasportatione dell’obelisco vaticano, Roma 1590.

Di questa straordinaria coralità che unisce le più diverse competenze, vuole parlare la mostra, suddivisa in tre sezioni principali, articolate al loro interno in sottosezioni tematiche. Riproduzioni digitali, fotografie immersive e ricostruzioni multimediali accompagnano le opere, creando un ricco e sfaccettato apparato digitale che integra e arricchisce il racconto, interagendo in maniera diretta con il visitatore.

La mostra illustra i risultati del progetto di ricerca, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca scientifica (FNS), L’impresa Fontana tra XVI e XVII secolo: modalità operative, tecniche e ruolo delle maestranze” e si svolge nell’ambito del progetto FNS-Agorà The «invention of many works». Domenico Fontana (1543-1607) and his buildings works (CRAGP1_199500, 2022-2024), volto a favorire il dialogo tra comunità scientifica e società civile.

Domenico Fontana

Domenico Fontana nacque a Melide nell’attuale Cantone Ticino (Svizzera) nel 1543. Esordisce come stuccatore a Roma a partire dal 1563, dove interviene nei cantieri del cardinale Ricci (gli attuali Palazzo Sacchetti e Villa Medici), nel Palazzo del Campidoglio e nella Chiesa Nuova in Santa Maria in Vallicella. È attestato anche a Villa d’Este a Tivoli nel 1568. Nel 1584 costruisce la Cappella Sistina in Santa Maria Maggiore per il cardinale Felice Peretti, futuro papa Sisto V, che diventerà il suo principale committente. La nuova cappella incorporò la duecentesca Cappella del Presepio di Arnolfo di Cambio: il piccolo sacello fu trasportato all’interno della costruzione utilizzando complesse macchine di cantiere. Per lo stesso committente costruì la grandiosa Villa Montalto alle Terme. Con l’accesso al soglio di San Pietro di Felice Peretti,Fontana , ricevette prestigiose committenze: costruì il complesso del Laterano che sostituì l’antico Patriarchio, con il Palazzo, la Loggia delle benedizioni e l’edificio della Scala Santa, il Palazzo Apostolico e la Biblioteca Apostolica Vaticana. È ancor oggi celebre per l’innalzamento dell’obelisco in Piazza San Pietro, impresa di cui pubblicò un resoconto nel suo libro Della transportatione dell’obelisco Vaticano e delle fabriche di Sisto V, pubblicato a Roma nel 1590. Eseguì, inoltre, l’innalzamento di altri tre obelischi antichi nell’odierna Piazza del Popolo (Obelisco Flaminio), Piazza Santa Maria Maggiore (Obelisco Esquilino) e Piazza San Giovanni in Laterano (Obelisco Lateranense). Ottenne dal papa il titolo di cavaliere dell’Ordine dello Speron d’oro.

Alla morte di Sisto V, l’architetto, accusato di malversazioni, fu costretto a trasferirsi nel 1592 a Napoli dove fu al servizio dei viceré spagnoli, impegnati in grandi opere per la nuova e seconda capitale del Regno. Fece il progetto per il porto di Napoli e fu incaricato della progettazione del Palazzo Reale la cui costruzione fu avviata nel 1600. Morì a Napoli nel 1607 e fu sepolto nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi. A seguito del crollo della chiesa nel 1805, la salma fu traslata nel vestibolo della Chiesa di Monteoliveto dove l’Arciconfraternita dei Lombardi si trasferì.


INFO

Info: www.ti.ch/zuest

Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Rif: Simone Raddi simone@studioesseci.net

Verona: Inaugurazione nuova sezione Museo Archeologico Nazionale

Nuovo Museo Archeologico Nazionale di Verona

MUSEO NAZIONALE ARCHEOLOGICO DI VERONA

“ENTRANDO NELLA STORIA. L’età del Ferro nel Veronese”

Martedì 25 ottobre 2022, ore 11.00

Inaugurazione delle nuove sale espositive dedicate all’età del Ferro

Veneti, Reti e Celti
tremila anni fa nel territorio veronese.

Tra i tesori dell’Età del Ferro nel Nuovo Museo Archeologico Nazionale di Verona, la sepoltura della bambina con l’uovo di cigno, la tomba del cavallo e la tomba del Principe bambino.

Il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Verona, accolto nell’ex Carcere Asburgico di San Tomaso, dal 26 ottobre si arricchisce di una nuova, ampia sezione interamente riservata all’Età del Ferro. Andrà ad aggiungersi a quella dedicata alla Preistoria e Protostoria, “Agli albori della creatività umana”,  con la quale il museo era stato inaugurato lo scorso 17 febbraio. In quell’occasione, alla presenza del Direttore Generale del Ministero della Cultura, Massimo Osanna, era stata annunciata una tabella di marcia che prevedeva per questo autunno l’apertura della successiva sezione, impegno che è stato puntualmente mantenuto.

La nuova sezione, curata sotto il profilo scientifico da Giovanna Falezza, direttrice del Museo, e da Luciano Salzani, già funzionario della Soprintendenza veronese, è stata allestita da Chiara Matteazzi, in continuità con il precedente allestimento museale.

Il criterio è quello cronologico, con una serie di focus su oggetti e rinvenimenti di particolare interesse. Ad essere documentata è la storia del territorio veronese luogo di incontri e contatti che qui si intrecciarono tra Veneti, Etruschi e Reti.

L’Età del Ferro si sviluppò nel corso del primo millennio a.C., volgendo al termine con le prime manifestazioni dell’arrivo dei Romani, all’incirca nel 2^ secolo a.C.

“Già a partire dal 9° secolo a.C., nel Veronese, sia in pianura che in collina, sorgono numerosi abitati, anche di rilevanti dimensioni:  ad esempio il centro veneto di loc. Coazze di Gazzo Veronese, che si estendeva su una superficie di oltre 60 ettari, con ampie aree di insediamenti abitativi accanto ad aree artigianali. Oltre, naturalmente, alle estese necropoli, dalle quali provengono oggetti particolari, venuti da lontano e con lavorazioni raffinatissime, a testimoniare la ricchezza dei contatti di cui il nostro territorio è teatro in questo periodo “. Ad anticiparlo è la direttrice Giovanna Falezza.

Sono soprattutto i ricchissimi materiali rinvenuti negli scavi delle necropoli ad fornire i contenuti della nuova sezione. Sepolture di uomini e donne ma anche di cavalli: i cavalli veneti, citati da fonti latine e greche per la loro agile bellezza. Nel percorso museale, uno dei due “Cavalli delle Franchine”, necropoli in territorio di Oppeano. Un maschio, morto a 17-18 anni, 135 cm al garrese, sepolto in una piccola fossa coricato sul fianco destro, con le gambe ripiegate.

Sicuramente emoziona la tomba del “Principe bambino”, una delle 187 della necropoli celtica di Lazisetta a Santa Maria di Zevio, unica per la ricchezza del corredo funebre. E’ la sepoltura di un bambino di 5-7 anni, le cui ceneri vennero deposte assieme ad un sontuoso carro da parata (di cui restano gli elementi metallici quali mozzi delle ruote, timone, 1 cerchione di ruota, 2 morsi dei cavalli che lo trainavano) e ad un ampio corredo tipico solitamente dei guerrieri adulti (spada, lancia, giavellotto e scudo), oltre a vasellame ceramico e bronzeo, monete, attrezzi agricoli e strumenti per il banchetto (spiedi, coltelli, alari e un graffione di ferro). All’interno di alcuni vasi erano residui di ossa di maiale, resti del banchetto funebre.

L’attento studio del contesto ha permesso agli archeologi di ricostruire il rituale con cui questo giovane “principe” fu sepolto: dopo essere stato cremato insieme ad alcune offerte, le sue ceneri furono raccolte in un contenitore in materiale organico (stoffa o cuoio) e deposte nella fossa assieme al resto del corredo; al di sopra fu collocato il carro, capovolto e parzialmente smontato; infine, dopo un parziale interramento, fu acceso un secondo grande fuoco rituale. Alla fine la tomba fu probabilmente coperta da un tumulo che segnalava l’elevato stato sociale del defunto.

Non meno curiosa una tomba (7° sec. a.C.), rinvenuta in una delle 3 necropoli di Oppeano.  Appartenne ad una bambina di pochi anni. All’interno dell’urna, al di sopra delle ossa combuste, oltre ad alcuni elementi di corredo sono stati deposti alcuni elementi molto particolari: delle conchiglie, di cui una forata, legate forse alla sfera del gioco; un astragalo, probabilmente un amuleto; infine un uovo di cigno, uccello acquatico ritenuto sacro. Proprio quest’ultimo assume un significato rituale molto importante, interpretabile come simbolo di rinascita e rigenerazione.

 “Con l’allestimento delle sale dell’Età del Ferro abbiamo voluto anche inserire due esperienze immersive e alcune postazioni multimediali, destinate ad arricchire la narrazione dei reperti presentati nel percorso museale” – aggiunge Chiara Matteazzi. “L’uso delle tecnologie in campo museale consente infatti di migliorare con nuovi linguaggi la comprensione di tematiche complesse legate ai reperti esposti, utilizzando tecniche di storytelling per stimolare la curiosità del visitatore e amplificare il coinvolgimento cognitivo ed emozionale.  L’obiettivo è quello di trasferire al visitatore, in maniera adeguata, non solo informazioni ma anche emozioni, rendendolo partecipe e coinvolgendolo nella narrazione”.

“I lavori sono proseguiti senza soluzione di continuità da febbraio e con ottimi risultati”, conclude il dirigente della Direzione regionale Musei Veneto, dottor Daniele Ferrara. “Terminato l’intero terzo piano del museo,  contiamo ora di avviare molto presto il cantiere per la sezione romana, che i veronesi (e non solo) attendono da molti anni”.


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