Venezia, Galleria Alice Schanzer: Con la mostra UN CERCHIO SI CHIUDE Antonia Trevisan torna a evocare la psicoanalisi

Antonia Trevisan, Infinito, tecnica mista su tela, 87x96cm

Antonia TREVISAN 
UN CERCHIO SI CHIUDE 

A cura di Paola Caramel

13.12.22> 13.01.2023

Opening 13 Dicembre ore 18

                            
Galleria Alice Schanzer
Campo S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia

PREMESSA

Con la mostra “Un cerchio si chiude” di Antonia Trevisan, la Galleria Alice Schanzer continua il programma espositivo dedicato ad artisti contemporanei che abbracciano i parametri etici, culturali e spirituali dell’arte in sintonia con la visione umanistica del luogo.

La Galleria porta il nome della poetessa e critica letteraria Alice Schanzer (1873-1936) e nasce per volontà del pronipote, Marco Schanzer, come luogo di trasmissione dei valori culturali umanistici svincolati dagli attuali sistemi dell’arte.

CONCEPT

Pensando alla parola cerchio non ci si limita al richiamo di una mera forma geometrica, fin dall’antichità infatti, il cerchio è un simbolo universale ricorrente, sia nelle varie culture, sia nella sfera privata/intima dell’uomo. Non c’è cultura che non abbia attribuito al cerchio un significato specifico connesso alla spiritualità o alla vita stessa, alla rappresentazione del tempo, del cielo, del femminile…

Con la mostra “Un cerchio si chiude”, Antonia Trevisan torna a evocare la psicoanalisi – disciplina strettamente connessa alla maggior parte delle sue opere – accompagnando il visitatore in un percorso intimo, al tempo stesso inclusivo, che giunge alla sua compiutezza.

UN CERCHIO SI CHIUDE

Immaginando l’intera esistenza come un insieme di cerchi che si susseguono e a tratti sovrappongono, è fattibile visualizzare le numerose fasi della vita attraverso l’evidente sequenza: inizio, fase centrale, conclusione. Così si sviluppa anche la nuova esposizione della Trevisan.

Mediante il racconto di uno dei suoi “cerchi” iniziato nel 2020 e sviluppatosi nella relazione tra il sé e ciò che avveniva nel mondo, l’artista rappresenta, tramite punti fermi, un tratto di cammino che giunge al suo termine. Ogni opera che scorre davanti agli occhi riporta alle pagine di un diario immaginifico in cui il vissuto personale si interseca con le relazioni o la mancanza di esse, con le paure e il desiderio di vincerle, con la necessità di esprimere e il silenzio. Non è un caso che il fruitore si trovi di fronte a una serie di opere dai significati tanto profondi quanto differenti, il periodo descritto contiene immagini di rottura e distanza, di apertura e incontro ma, come in un Mandala perfetto – “schema ordinatore che si sovrappone al caos psichico e che nel comporsi, viene tenuto insieme e protetto dal cerchio” (C. G. Jung) – per l’artista il tutto si armonizza e si risolve attraverso un atto di difesa, di sostegno: l’avere cura, di sé e dell’altro.

E’ così che il cerchio di Antonia Trevisan si chiude, con delicatezza e consapevolezza, certa che con il suo compiersi si ri-apra il cosiddetto “vuoto fertile”, quello stato di grazia in cui si è pronti ad accogliere il nuovo e, per un artista, a interpretarlo e condividerlo.

Paola Caramel

SVILUPPO

La mostra “Un cerchio si chiude” è la naturale conclusione di un percorso iniziato a Mirano (VE) presso PaRDeS (maggio – novembre 2022) e a Venezia, presso Art Factory (giugno – luglio 2022) con la mostra “La Cura”, su progetto di Maria Luisa Trevisan, Rubens Tola e Tobia Ravà e proseguito con la Mostra “rEsistenti – Pensieri e opere di pace” a cura di Francesca Brandes e Maria Teresa Sega, presso la sede di Emergency all’isola della Giudecca, Venezia, (luglio 2022).

“La Cura”, mostra sviluppatasi a Mirano e Venezia, ha avuto come tema il doveroso riguardo per l’ambiente, per la natura e gli animali, per la salute dell’altro e per l’intero pianeta, ma anche per ciò che di bello e buono l’essere umano ha prodotto finora e che potrebbe continuare a realizzare, nel presente e nel futuro, in condizioni di pace, salute, serenità. Un invito quindi a ripartire dalla “cura” rileggendone il significato, per dare un volto più umano a questa nostra civiltà, spesso priva di empatia e sempre più disumanizzata.

La mostra “rEsistenti – Pensieri e opere di pace”, declinata al femminile, racconta – come scrivono le curatrici Francesca Brandes e Maria Teresa Sega – “le emergenze che ci circondano”, ma anche “il desiderio di trasformare l’esistente” accogliendo, prestando attenzione, avendo “cura”, attraverso operazioni di “tessitura, ricucitura, riparazione e rammendo, intrecci, gesti della manutenzione della vita”.

Con l’attuale esposizione Antonia Trevisan segue e sviluppa con profonda passione e personale apporto i temi tracciati dalle mostre sopra richiamate. Dodici opere tratteggiano molteplici intrecci narrativi, sociali, culturali, ideali, ma anche intimi racconti di un personale vissuto, volgendo lo sguardo all’idealità collettiva.

BIOGRAFIA – ANTONIA TREVISAN

Nata a Vicenza, vive e lavora tra Vicenza e Venezia. Dopo gli studi al Liceo Scientifico e successivamente all’Istituto Tecnico Sperimentale dove segue i laboratori di pittura, design per l’arredamento, progettazione e disegno, Antonia Trevisan si iscrive alla Facoltà di Sociologia di Trento, ma continua ad occuparsi soprattutto di composizione grafica e fotografia.

A partire dal 1970 frequenta, presso la Bottega di Gigi Lanaro a Vicenza, gli appuntamenti serali con, tra gli altri, gli architetti Carlo Scarpa, Arrigo Rudi, Giorgio Bellavitis, Federico Motterle, Umberto Tubini e Domenico Sandri, l’artista ceramista Pompeo Pianezzola, lo scultore del vetro Luciano Vistosi, la tessitrice e designer Renata Bonfanti. In quegli anni comincia a progettare e a mettere in opera le sue prime vetrate d’arte impiegando lastre di vetro soffiato colorato tagliato a vivo, inserite fra pannelli di vetro antisfondamento.

Nel 1988 crea il brand “Antonia Trevisan idee colore“ con il quale rende maggiormente riconoscibile il suo lavoro progettando e realizzando vetrate artistiche, anche di grandi dimensioni, per clienti pubblici e privati, in Italia e all’estero, finanche negli Stati Uniti.

Dal 2002 si dedica più intensamente alla pittura che da sempre è il collante tra le sue diverse esperienze e che diventa visibile solo nel 2010 con la prima personale, cui è seguita una cospicua serie di esposizioni in Italia e all’estero. Affascinata dai molteplici risvolti dell’Arte, elabora un proprio linguaggio personale utilizzando i materiali più diversi (oltre al vetro, la tela, la carta, l’acciaio corten, il piombo in lastra, il forex, il plexiglass e così via) indagando attraverso le sue opere il rapporto tra spiritualità e materia (“Tracce, l’ospitalità della materia” – Vicenza 2010) la connessione tra l’essere e il proprio corpo (“Synaptic space” – Venezia 2013), le assonanze fra Arte e Psicoanalisi (Gradiva-Milano 2015), il tema del legame e della libertà (“Bondless” – Venezia 2016), quella del rapporto fra Arte e Medicina (“Cicatrices” – Ginevra CH 2016), il contrasto tra violenza e compassione (Cibiana di Cadore BL 2016), la riflessione sull’accoglienza (“Refectory” – Venezia 2017), l’arte del vetro (“Il nido di perle” – Museo del vetro, Venezia 2018 e Ca’ Vendramin Calergi, Venezia 2019; “Le mani delle donne del vetro” – Venezia- Giudecca Villa Heriot 2020; “Donne del Vetro Bienno” – Casa Valiga (BS) 2020; “Riflessioni e trasparenze” – Pardes, Mirano). 


SCHEDA INFORMATIVA 

UN CERCHIO SI CHIUDE” 
di Antonia Trevisan 
13.12.2022 > 13.01.2023 

Vernissage 13.12.2022 ore 18.00

DOVE
Galleria Alice Schanzer,
Campo S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia
info@galleriaaliceschanzer.com

ORARI DI VISITA
dal martedì alla domenica 11.00 > 18.00 | chiuso il lunedì
ingresso libero 

SITO WEB
www.antoniatrevisan.it

UFFICIO STAMPA
CRISTINA GATTI 
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

CONTATTI 
gartvenice@gmail.com
trevisantonia@gmail.com

Monza: Alla Cappella Espiatoria 163 Corone attendono un restauro

Monza, Cappella espiatoria, interno cripta – Foto Maurizio Montagna

Adotta una Corona con l’Art Bonus. Alla Cappella Espiatoria di Monza

Alla Cappella Espiatoria di Monza 163 Corone attendono un restauro.

Lanciato un appello attraverso l’Art Bonus 

Emanuela Daffra: “rischiamo di perderle, salvare queste testimonianze della nostra storia è importante”

Con un piccolo investimento – da 300 a 3 mila euro, deducibile grazie all’Art Bonus – chiunque può ‘far propria’ una corona della Cappella Reale Espiatoria di Monza, museo nazionale. Le corone, ben 163, sono quelle che imperatori, re, istituzioni, associazioni di tutto il mondo inviarono alla famiglia reale italiana in memoria di Umberto I di Savoia, ucciso il 29 luglio 1900, a Monza, dall’anarchico Gaetano Bresci.

Questi omaggi, segno di vicinanza alla Famiglia Reale, erano stati inizialmente collocati all’interno della Villa di Monza, negli appartamenti reali. Nel 1921 sono stati trasferiti all’interno della cripta della Cappella Espiatoria, dove sono tuttora conservati.

“Le 163 corone sono in bronzo e ferro, di dimensioni differenti ma caratterizzate tutte da una raffinata esecuzione artigianale”, afferma Emanuela Daffra, responsabile della Direzione Regionale Musei della Lombardia, del Ministero della Cultura. “Soprattutto però costituiscono una straordinaria testimonianza storica: di relazioni familiari e diplomatiche- sono presenti quelle inviate dalle case regnanti europee ed una è dono dell’Imperatore della Cina- come di partecipazione popolare, attraverso quelle fatte realizzare da associazioni di mestiere o dalle comunità italiane residenti all’estero”.

“Dal punto di vista conservativo le corone, prevalentemente in bronzo o ferro – evidenzia ancora la direttrice Daffra – presentano diverse criticità. Sono presenti alterazioni dovute all’inquinamento atmosferico, con processi di corrosione a volte molto estesi che – se non adeguatamente trattati e arrestati – possono portare a danni irreversibili. Alcune corone hanno perso, nel tempo, piccoli elementi decorativi (foglie o altri dettagli figurativi), in alcuni casi le mancanze interessano parti rilevanti dell’opera. Inoltre i trattamenti ricevuti in passato con vernici e cere protettive col tempo si sono naturalmente alterati provocando patine scure e macchie, offuscando i lustri che, originariamente, baluginavano nella penombra della cripta. Perciò è importante intervenire, per rendere leggibili i dettagli esecutivi ma soprattutto per arrestarne il degrado”.

Le corone commemorative sono collocate sulle pareti della cripta che è alla base della Cappella Espiatoria di Monza. Il monumento progettato dall’architetto Giuseppe Sacconi- l’autore del Vittoriano e architetto di fiducia dei Savoia- è costituito da un sacello che si erge sopra questa cripta ed è a sua volta sormontato da una croce in alabastro di 12 metri.

Nel 1910 in occasione del decennale dalla morte del re, coincidente con l’inaugurazione del monumento, ha luogo la prima ufficiale cerimonia commemorativa, durante la quale una corona in metallo viene deposta nel punto in cui Umberto I era stato ucciso. Da quel momento si aggiungono nel corso degli anni un gran numero di corone e col tempo è stato naturale collocarle lungo le pareti di marmi preziosi della cripta. Essa infatti “protegge” il cippo di marmo nero posto nel punto esatto in cui avvenne il regicidio sovrastato da mosaici che raffigurano cieli stellati e pavoni, simbolo di eternità, alternati agli stemmi dei Savoia.

La luce bassa, filtrata dalle lastre in alabastro che chiudono le finestrelle, sottolinea con discrezione gli spazi, creando un ambiente mistico e raccolto.

“Il Ministero per la Cultura, tramite la nostra Direzione Regionale, – evidenzia ancora Emanuela Daffra – sta portando avanti il recupero dell’intero monumento monzese che prosegue l’azione della Soprintendenza. Siamo già intervenuti su strutture e paramenti murari, con la creazione di nuovi percorsi di visita e sulla qualificazione degli spazi a verde pubblico che circondano la Cappella. Si sta monitorando lo stato di conservazione dei mosaici”.

“Ora è la volta degli “arredi” interni per i quali, negli scorsi anni, è stato steso un progetto conservativo complessivo. Voglio sottolineare che l’importo necessario a sostenere il restauro di una delle 163 corone è molto contenuto. Anziché esporre il costo totale dell’intervento (di oltre 190.00 €) abbiamo preferito frazionarlo, per consentire di adottare una sola corona o gruppi di esse. Fa parte di una strategia complessiva portata avanti con Giuseppina di Gangi, direttrice del sito, che si propone la riscoperta e la riappropriazione di questo luogo difficile da parte, in primo luogo, della popolazione locale.

In questo modo infatti consentiremo a molti, persone fisiche oltre che imprese, di intervenire, acquisendo il merito senza prezzo di custodire attivamente una testimonianza della storia del nostro Paese. Assicurandosi inoltre il credito di imposta garantito dall’Art Bonus. 

Partecipare è davvero semplice: è sufficiente entrare nel sito dell’Art Bonus www.artbonus.gov.it, cercare la pagina della Cappella Espiatoria di Monza e lì selezionare la corona che si vuole “adottare”. Ciascuna delle 163 corone è illustrata da una immagine e da una breve storia, nonché dall’indicazione del costo del suo restauro”.

L’auspicio è di stilare in breve, accanto a quello dei donatori, l’elenco dei ‘numi tutelari’ di queste corone perenni.


Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
www.studioesseci.net
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net