Alla Reggia di Colorno (Parma): UGO NESPOLO. Wanderer about New York

New York, foto di Ugo Nespolo, Vetrine 008 PHOS

UGO NESPOLO

Wanderer about New York

Reggia di Colorno (Parma)
21 gennaio – 11 aprile 2023

A cura di Sandro Parmiggiani

La Reggia di Colorno, in cui è in corso fino al 11 aprile 2023 la mostra di Nino Migliori, L’arte di ritrarre gli artisti, continua a proporre le esperienze sia di autori, italiani e internazionali, che hanno adottato la fotografia come linguaggio elettivo, sia di artisti che, pur non avendo un rapporto esclusivo con l’immagine fotografica, hanno ritenuto importante utilizzarla per comunicare ciò che intendevano esprimere. È il caso di Ugo Nespolo, pittore e artista, esploratore di ogni mezzo espressivo (tra cui non si possono dimenticare il cinema e quella che, spesso sommariamente, viene definita “arte applicata”), che presenta alla Reggia le fotografie da lui scattate a New York nel corso degli anni ottanta e novanta.   

Nespolo è a New York già negli anni sessanta: l’America è un mito e Ugo vi si reca con voli aerei low cost, attraversando gli Stati Uniti su un autobus delle linee Greyhound (quando con 200 $ si poteva viaggiare ovunque per un mese). Nespolo sente che là ci sono molte cose che lo interessano, compresa la cultura Pop. Da allora, torna varie volte negli Stati Uniti; amico fraterno di George Litto, produttore cinematografico e talent scout, sta per mesi sul set di film di Robert Altman e di Brian De Palma. Già negli anni ottanta abita a New York, frequenta assiduamente il Village; acquista una casa davanti alle Torri Gemelle.

Le quaranta fotografie esposte a Colorno, scelte tra le centinaia che sono nel suo archivio, sono state scattate da Nespolo tra il 1981 e il 1997 nella Grande Mela. Quasi ogni giorno lui “vaga” per alcune ore negli antri e nelle strade di New York, soprattutto nel Sud Manhattan, e fissa con una piccola Leica ciò che lo colpisce, in particolare i graffiti che cominciano ad apparire sui muri, le vetrine dei negozi, gli interni delle gallerie e dei musei (immagini che poi transiteranno nei suoi dipinti). New York vive all’epoca l’esplosione del graffitismo: autori autodidatti, che si considerano artisti, impregnati della cultura del ghetto; Nespolo conosce Rammelzee e Keith Haring, che disegna nelle metro, e ammira Richard Hambleton, il “maestro della minaccia”, come viene definito per le sue inquietanti ombre nere. È, all’epoca, New York un luogo straordinario, ricco di fermenti e di tensioni: Nespolo ama il jazz, frequenta le discoteche, come il Palladium; è per lui naturale immergersi, sempre accompagnato dalla Leica, in quel mondo che sta cambiando, anche attraverso le migrazioni delle attività (a partire dalle gallerie d’arte) da un quartiere all’altro.

Le fotografie di Nespolo esposte nella Reggia di Colorno documentano quegli anni mitici a New York e, la scelta dei soggetti e delle inquadrature da lui compiuta all’epoca aiutano a comprendere alcune radici della stessa sua attività di pittore.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, che ripropone la presentazione di Furio Colombo per l’esposizione personale tenuta da Nespolo a New York nel 1983 – molti dei dipinti presentati nell’occasione sono esplicitamente legati alle fotografie di vetrine e interni – e un testo e un’intervista a Nespolo di Sandro Parmiggiani, curatore della mostra alla Reggia di Colorno, oltre alle quaranta fotografie che compongono l’esposizione.

Ugo Nespolo – Note biografiche

Ugo Nespolo nasce a Mosso Santa Maria (Biella) nel 1941. Si laurea in Lettere Moderne all’Università di Torino e poi si diploma all’Accademia Albertina di Belle Arti della stessa città, dove tuttora vive e lavora. Tiene le prime mostre personali nel 1966 e da allora numerosissime sono le sue esposizioni, sia personali sia di gruppo, in tutti i continenti del mondo, in musei e spazi pubblici e in gallerie private – tra queste, ricordiamo la Galleria Schwarz di Milano. L’ultima mostra pubblica è quella tenutasi nel 2019 al Palazzo Reale di Milano. Fin dall’esordio Nespolo è protagonista, pur con una poetica assolutamente personale, dei movimenti di avanguardia dell’epoca (Fluxus, Concettuale, Arte povera), e presto inizia a cimentarsi con quello che è ormai riconosciuto come il suo mondo del tutto peculiare – interni domestici e museali, paesaggi urbani, personaggi del fumetto e dei miti collettivi, numeri, lettere, note musicali, declinati in molte tecniche e attraverso i materiali più diversi. Nespolo è pittore, scultore (anche ricorrendo alla ceramica e al vetro), autore di scenografie teatrali e soprattutto di film sperimentali, che inizia a realizzare nel 1967 – dopo l’incontro con Jonas Mekas, P. Adams Sitney (storico del cinema d’avanguardia americano), Andy Warhol, Yoko Ono – e che ha continuato a produrre fino ad oggi, con talvolta attori reclutati tra gli amici artisti (Enrico Baj, Lucio Fontana, Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Mario Merz, tra gli altri). Ai suoi film sono stati dedicate rassegne speciali al Centre Pompidou di Parigi, alla Tate Modern di Londra, alla Biennale di Venezia. È stato esponente di punta, con Baj, della Patafisica (“la scienza delle soluzioni immaginarie”) italiana e ha tenuto verso la fine degli anni Sessanta vari concerti Fluxus con Ben Vautier.

Enfant terrible dell’arte italiana, ha pubblicato con assiduità articoli su quotidiani e riviste, e saggi, in particolare sull’estetica e sul sistema dell’arte, del quale ha spesso fustigato i costumi – ricordiamo i recenti Maledette Belle Arti (Skira, Milano 2019), Per non morire d’arte (Einaudi, Torino 2021) e Vizi d’arte (Skira, Milano 2022, a cura di Sandro Parmiggiani e con prefazione di Alberto Manguel). Il 29 gennaio 2019 gli è stata conferita la laurea honoris causa in Filosofia all’Università degli Studi di Torino.  


Ugo Nespolo. Wanderer about New York
Colorno (Parma), Reggia di Colorno
21 gennaio – 11 aprile 2023
Orari: da martedì a domenica 10/13 – 15/18 chiuso il lunedì non festivo
Biglietti: intero €. 10.00 – ridotto €. 8.00 biglietto comprensivo della visita alla Reggia e delle mostre di Nino Migliori e di Ugo Nespolo 
Per informazioni e prenotazioni: tel.+39 0521 312545
e-mail: reggiadicolorno@provincia.parma.it;
web: www.reggiadicolorno.it

Ufficio Stampa
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Al MAMbo di Bologna: Presentazione di “Eredi Boggiano” il nuovo libro d’artista di Cristiano Berti – In conversazione con Lorenzo Balbi

Eredi BoggianoIl nuovo libro d’artista di Cristiano Berti

Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il libro fa parte del secondo dei Cicli futili, una serie di opere ibride nella quale l’autore scopre affinità e distanze tra ricerca storica e ricerca artistica.

Eredi Boggiano è il titolo del nuovo libro d’artista di Cristiano Berti, edito da Quodlibet e realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Eredi Boggiano fa parte del secondo dei “Cicli Futili” una serie di opere ibride nella quale Berti scopre affinità e distanze tra ricerca storica e ricerca artistica che si traduce in un travestimento dell’autore, che da artista diventa storico, mantenendo la sua penna poetica. Al centro della nuova indagine di Cristiano Berti c’è la figura di Antonio Boggiano, un facoltoso commerciante italiano vissuto a Cuba nella prima metà dell’Ottocento, e delle persone che egli possedette, come schiavi di casa o nella sua piantagione di caffè.

Si legge nel risvolto del libro: “Cosa resta di Antonio Boggiano, nato a Savona nel 1778 e morto a Trinidad di Cuba nel 1860? Intraprendente, scaltro, benestante, anzi, almeno in certi momenti della sua vita, si potrebbe dire, ricco. Committente di un bell’altare di marmo bianco che si trova oggi nella chiesa più importante di Trinidad. Padre severo eppure amorevole di numerosi figli e figlie. Un uomo che prima di terminare l’esistenza, e cadere nell’oblio, ha lasciato numerose prove del suo laborioso cammino: tracce facili da scoprire con gli strumenti della ricerca storica, che in casi come questo paiono essere ben affilati, e capaci di incidere in profondità.

Ma vi è pure dell’altro, e a ben vedere è questo ciò che maggiormente resta di Boggiano. Un seme dei tempi della colonia, intriso di avidità e cattiveria, che nel tempo si è trasformato e perpetuandosi ha perduto il gusto amaro delle origini”.

Frutto di cinque anni di ricerche, Eredi Boggiano è concepito come libro d’artista, ma prende la forma di un saggio scientifico di interesse storico, adottando la medesima veste editoriale del volume che lo ha preceduto Gaggini. Le Alpi e il Tropico del Cancro (Quodlibet, 2017). È proprio dalla ricerca compiuta su Gaggini che Berti trova lo spunto per questa nuova pubblicazione: l’autore scopre l’esistenza di Antonio Boggiano perché costui è un intermediario nella commissione allo scultore di due fontane per la città dell’Avana. Facendo ricorso ad un imponente apparato di fonti, Cristiano Berti intreccia le storie di Boggiano e delle persone che egli possedette come schiavi. Ad unire il tutto è il cognome, imposto agli schiavi e tuttora diffuso nella comunità afrocubana.

La struttura del libro è data da dodici capitoli seguiti da un’ampia sezione di fonti documentarie. Chiude il libro la conversazione con il critico d’arte e autore Seph Rodney, sull’arte e la rappresentazione e memoria della schiavitù di cui citiamo un passaggio: “La questione al centro di questo libro e del progetto artistico nel suo complesso è cosa fare di ciò che abbiamo ricevuto, sia che stiamo occupandoci del gruppo dei Boggiano, di te scrittore e interprete di una determinata storia, di un certo giallo storico e della cultura italiana che fa da cornice al suo mistero, e di me, erede di un ambiguo e disturbante lascito caraibico. (…) Tu hai cercato nel mistero dei Boggiano il materiale per un più ampio discorso su cosa siano i Caraibi. Trovo prezioso che tu abbia rivelato questa segreta storia di imprenditorialità, viaggi, sfruttamento, schiavismo, ambizione, mescolanza di etnie e culture, inesausta ricerca di auto-determinazione. Ti sei chiesto cosa farne, e hai risposto da ricercatore desideroso di dare alla storia una forma leggibile e comprensibile per il pubblico. E ti sei chiesto cosa farne come artista, districando fili nascosti e curiosi della storia dei Boggiano per vederli caricarsi di significato sul piano di una azione creativa“.

Il volume fa parte di un più ampio progetto intitolato Cicli futili Boggiano, del quale fanno parte due altre opere sviluppate dall’artista: un’installazione parietale formata da due grandi alberi genealogici al cui apice stanno persone nate in Africa diramandosi poi attraverso matrimoni avvenuti nella prima metà dell’Ottocento e un video in cui alcune storie raccolte dall’autore nella zona in cui si trovava un tempo la piantagione di caffè di Antonio Boggiano intersecano la conversazione una famiglia di Boggiano afrocubani. La presentazione al pubblico di queste due altre opere è prevista per il 2023.

Il libro, data la sua rilevanza storica e artistica a livello internazionale, ha vinto la 10^ edizione dell’Italian Council promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura con il preciso compito di promuovere la produzione, la conoscenza e la diffusione della creazione contemporanea italiana nel campo delle arti visive. Eredi Boggiano sarà pubblicato da Quodlibet anche in lingua inglese e spagnola e nei primi mesi del 2023 l’autore sarà protagonista di un tour promozionale all’estero per raccontare oltre confine il frutto del suo lungo lavoro. Infatti, il progetto, prodotto dall’Associazione Altroquale, si avvale di importanti partner culturali e internazionali che, a partire dal 2023, ospiteranno tutti un appuntamento dedicato alla presentazione del libro: Museo Nacional di Bellas Artes de Cuba (L’Avana), Instituto de Estudios Crìticos 17 (Città del Messico), University of Texas Arlington (Arlington, USA), Universidad de Màlaga – Facultad de Bellas Artes (Malaga, Spagna), Photography and the Archive Research and Centre della University of the Arts London – London college of communication (Londra).

In Italia sono previste diverse tappe di presentazione del libro. Il primo appuntamento si terrà il 6 novembre 2022 alla fiera d’arte contemporanea Artissima. A Torino Berti dialogherà con il semiologo Ugo Castagnotto sul rapporto tra arte contemporanea e passato e del ruolo della memoria storica nella costruzione dell’identità ricostruendo la cornice concettuale nella quale si è svolta la ricerca di Eredi Boggiano. L’autore terrà poi un seminario presso l’altro partner italiano del progetto, l’Accademia di Belle Arti di Macerata.

BIOGRAFIA CRISTIANO BERTI

CRISTIANO BERTI (Torino, 1967) è un artista visivo; vive e lavora a Jesi. Adopera principalmente i medium della fotografia, del video e dell’installazione. Tra le personali: Uqbar, Berlino (2017); Villa Croce Museo d’Arte Contemporanea, Genova (2015); Alert Studio, Bucarest (2014); Mole Vanvitelliana, Ancona (2012); P74 Center, Lubiana, Slovenia (2010); Stanica, Zilina, Slovacchia (2008); Carbone.to, Torino (2006, 2003, 2000). Tra le collettive: Paridad Jojaha (3a Bienal Intern. de Asunción, 2020); Récits des Bords de l’Eau (4me Biennale Intern. de Casablanca, 2018); Black Disguises (Museum of Modern and Contemporary Art, Rijeka, 2017); Residual (New Art Exchange, Nottingham, 2015); Overlapping Biennial (5th Biennial of Young Artists, Bucarest, 2012); Roma-Sinti-Kale-Manush (Autograph ABP, Londra, 2012); Da Guarene all’Etna (Fond. Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, 2009); Artist-Citizen (49th October Salon, Belgrado, 2008);Speaking Volumes (Holter Museum of Art, Helena, US, 2008); Sexwork (NGBK, Berlino, 2006); BIG 2002, 2.a Biennale Internazionale di Torino (2002). Insegna all’Accademia di Belle Arti di Macerata. 


INFORMAZIONI UTILI

Eredi Boggiano
di Cristiano Berti
Edito da Quodlibet

Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

PARTNER: Accademia di Belle Arti di Macerata, Artissima, Museo Nacional di Bellas Artes de Cuba (L’Avana), Instituto de Estudios Crìticos 17 (Città del Messico), University of Texas Arlington (Arlington, USA), Universidad de Màlaga – Facultad de Bellas Artes (Malaga, Spagna), Photography and the Archive Research Centre @University of the Arts London – London college of communication (Londra).

SCHEDA DEL LIBRO: https://www.quodlibet.it/libro/9788822920089
pp.256
ISBN: 978-88-229-2008-9
PREZZO: € 25

PAGINA FACEBOOK DEL PROGETTO CICLI FUTILI: www.facebook.com/FutileCycles
SITO DELL’AUTORE: www.cristianoberti.it

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

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Pisa: Appuntamenti al Museo della grafica aspettando le festività natalizie

In occasione delle festività natalizie il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) è lieto di invitarvi alle prossime iniziative in programma:

Venerdì 16 dicembre ore 17:00

Spettacolo musicale

con il sestetto del gruppo PJO “Pisa Jazz Orchestra”, vocalist: Michela Lombardi, direttore e arrangiatore: M° Davide Bertini.

Sabato 17 dicembre ore 17:00

Presentazione del libro di Veronica Manghesi Il posto delle parole 

Lunedì 19 dicembre ore 18:00

Un presepe da Fattori

Presentazione del presepe realizzato da Lorenzo Possenti ispirato alle opere di Giovanni Fattori attualmente esposte nella mostra Oltre la macchia. Incisioni di Giovanni Fattori.

Per ulteriori informazioni cliccare il logo:

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Email: educazione museo della grafica
Telefono: 050 2216059/070  
www.museodellagrafica.sma.unipi.it

La nuova ENIT vince il premio Aspire Awards in UK come miglior agenzia nazionale del turismo

LA NUOVA ENIT MIGLIOR AGENZIA NAZIONALE DEL TURISMO AL MONDO

LO SANCISCE IL PRESTIGIOSO PREMIO INTERNAZIONALE ASPIRE AWARDS IN UK

14 Dicembre 2022

Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo italiana si aggiudica a Londra il prestigioso premio Luxury Tourism Board of the Year agli Aspire Awards di Travel Weekly a Londra. Il nuovo percorso intrapreso dall’ente piace agli inglesi. A ritirare il riconoscimento Flavio Zappacosta, country manager Enit in Uk e Eire.
 
Aspire è la rivista trade più importante dedicata al settore “luxury”. Il premio Aspire Awards, che rappresenta una vetrina molto attesa nel panorama del travel e l’anno scorso è toccato alla Nuova Zelanda, è stato istituito nel 2019 per celebrare i migliori enti del turismo, agenti di viaggio, operatori e stakeholders con un’incidenza determinante nel campo dei viaggi di lusso. Ogni anno premia coloro che eccellono nella promozione dell’alta gamma.
 
“L’Italia è un punto di riferimento per i viaggiatori da Uk che figurano ai primi posti della classifica dei turisti stranieri che desiderano trascorrere una vacanza nel nostro Paese, spinti da attrazioni culturali, spiagge e dalla possibilità di praticare sport in vacanza. Punteremo sul rafforzamento dell’offerta turistica in termini luxury. La nostra sede operativa sul mercato Uk e Eire rappresenta anche in questo senso un baluardo delle eccellenze del made in Italy” commenta il ceo Enit Ivana Jelinic. 
 
“Orgogliosi e commossi per aver posizionato l’Italia in testa in Uk come punto di riferimento del mercato luxury. Per il 2023 stiamo pianificando campagne ispirazionali per posizionare l’Italia come una destinazione sempre più desiderata tra i viaggi all’insegna del lusso” dichiara Maria Elena Rossi direttore marketing Enit.


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Direzione Esecutiva
Comunicazione e Ufficio Stampa
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Bologna, Museo Davia Bargellini: Si apre oggi la mostra “Un presepe “esemplare” di Pietro Righi (Bologna, 1772-1839)”

Presepe con base Pietro Righi retro – Collezione privata

Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica

Un presepe “esemplare” di Pietro Righi (Bologna, 1772-1839)

A cura di Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
In collaborazione con Centro Studi per la Cultura Popolare

14 dicembre 2022 – 15 gennaio 2023
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini

Strada Maggiore 44, Bologna

www.museibologna.it/arteantica

Per le festività natalizie 2022-2023 si rinnova il tradizionale appuntamento espositivo con l’arte presepiale che i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna,in collaborazione con il Centro Studi per la Cultura Popolare, promuovono per valorizzare questa particolare espressione plastica di devozione che nella città felsinea, a partire dalla tarda età barocca, ebbe un qualificatissimo centro di produzione in cui anche artisti affermati si cimentarono con la produzione di statuine.

La mostra Un presepe “esemplare” di Pietro Righi (Bologna, 1772-1839) -visibile dal 14 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023 presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini con ingresso gratuito – consente di ammirare un inedito gruppo presepiale della Nativitàin terracotta dal modellato di notevole qualità, proveniente da collezione privata. Sul retro della scultura in terracotta è chiaramente leggibile una scritta tracciata sulla creta fresca, prima della cottura: «Pietro Righi/ Fece/ L’anno 1826/Li 4 ottobre/n° 5».
L’esposizione della scultura per la prima volta al pubblico si fa occasione per riunire, in stretto dialogo fra loro, altri due esemplari di mano dello stesso Righi aventi la medesima materia e tipologia iconografica, già presenti nella ricca collezione di antichi pezzi presepiali bolognesi conservata nel museo.
Così affiancati, i tre pezzi rappresentano una testimonianza significativa della statuaria da presepe realizzata da questo abile artista-artigiano, esponente di una generazione erede dei grandi maestri plasticatori bolognesi quali Giuseppe Maria Mazza (1653–1741), Angelo Gabriello Piò (1690-1770) e Filippo Scandellari (1717-1801). Pur non raggiungendo il livello qualitativo della più alta tradizione presepistica, egli si distinse nella produzione seriale a stampo dei presepi accessibile a tutti i ceti sociali, infondendovi l’ispirazione tratta dall’operato dei maestri della scultura che insegnavano all’Accademia di Belle Arti, dove svolse l’incarico di bidello.

La mostra è accompagnata da testi di Fernando e Gioia Lanzi e Antonella Mampieri.

Tre Presepi Pietro Righi allestimento

La Natività inedita di Pietro Righi
Il gruppo presepiale emerso, che va ad arricchire il catalogo di Pietro Righi, rappresenta la Vergine, san Giuseppe e il Bambino, con l’asino e il bue nella greppia/mangiatoia, figure che tipicamente venivano realizzate singolarmente per poi essere assemblate su di una base, a creare composizioni lievemente variate. Si tratta di una composizione esemplare, probabilmente parte centrale di una scena più ampia, comprendente altri personaggi a completamento della rappresentazione presepiale. La figura della Vergine fa corpo con la mangiatoia, in una forma che è quasi una firma dei plasticatori del presepio bolognese: non si tratta qui della semplice greppia a rastrelliera, ma paglia e fieno sono posti su di un recipiente rettangolare, realizzato con giunchi o rami intrecciati, come si vede bene nel lato posteriore della composizione, e come si vede pure in molti dipinti – per esempio nell’affresco con la Natività di Vitale da Bologna, un tempo nella chiesa di Mezzaratta, ma ora esposta nella Pinacoteca Nazionale cittadina -, in cui appunto è posto il cibo per gli animali, che la riempie completamente e deborda. Posto sopra, avvolto in fasce, giace il Bambino, e le fasce sono il segno indicato ai pastori dall’angelo annunciante. A fianco, e alle spalle del Bambino, si affaccia l’asino.
La Vergine, figura della Chiesa, e il Bambino, sono significativamente il punto culminante della composizione: la Vergine, in atteggiamento tenero e protettivo, mostra il Figlio porgendolo delicatamente all’adorazione di san Giuseppe, e degli altri, che questo gruppo presuppone. Giuseppe, seduto accanto e più in basso, con le mani giunte all’altezza del cuore, volge il capo al Bambino che la Madre gli presenta e lo fissa intensamente, in adorazione.
Ai piedi della Vergine, il bue, con una torsione robusta e suggestiva del collo, volge il capo verso il Bambino: asino e bue rappresentano i popoli che lasciano le religioni tradizionali per volgersi al Figlio di Dio incarnato, che, nell’Eucaristia, si farà cibo per gli uomini.
Nella parte posteriore, il gruppo evidenzia data e numerazione della figura. Il numero progressivo di produzione 5 indica chiaramente che si tratta di un’opera seriale, mentre la data 4 ottobre 1828, incisa prima di inviare a cottura il pezzo, sottolinea la petronianità esemplare di Pietro Righi e della sua opera coincidendo con festa del Patrono san Petronio. (Gioia e Fernando Lanzi)

Pietro Righi – Note biografiche

Pietro Righi (1772-1839)
Negli anni Novanta un plasticatore anonimo, di cui si conoscevano diversi gruppi da presepe simili, venne identificato come Pietro Righi, grazie al rinvenimento da parte di Stefano Tumidei della sua firma. Attorno a quel gruppo firmato, ripetuto in moltissime varianti con l’uso degli stampi, è stato possibile ricostituire negli ultimi anni un corpus piuttosto ricco e in continuo aumento, anche grazie ad occasioni come questa, che permette di presentare al pubblico un nuovo esemplare.

Pietro Righi nasce a Bologna il 30 aprile 1772, da Francesco e dalla sua seconda moglie, Anna Livizzani. La famiglia Righi era originaria di Gaggio Montano e il padre di Pietro si era trasferito a Bologna per esercitare con maggior profitto la professione di medico. Dopo la sua morte, nel 1786, i cinque figli ancora minori furono allevati dalla madre con l’aiuto dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi.
Iniziò a lavorare in una fabbrica di maioliche in via San Vitale, dove produceva statuette e dipingeva stoviglie. La sua attività si concentra solo in un secondo momento sulla produzione artistica, che ha per oggetto statuette di soggetto sacro e profano. Allievo dell’Accademia Clementina dal 1795 al 1798, Righi aveva seguito le lezioni di scultura di due grandi artisti neoclassici, Giacomo Rossi prima, e poi Giacomo De Maria. Nel 1804 sposa Maria Spinelli da cui avrà tre figli, di cui uno, Francesco, sarà il padre del celebre fisico Augusto. Nel 1811 diviene bidello dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, incarico che terrà fino alla morte e che gli permetteva di esercitare l’attività di plasticatore con maggiore libertà, garantendogli uno stipendio fisso mensile. Pietro morirà a Bologna il 18 maggio 1839. Abitava in Borgo San Pietro.

Il prototipo del gruppo tradizionale creato e replicato da Pietro Righi, del quale è riemersa di recente sul mercato antiquario la prima copia numerata, si compone di un insieme di singole statuine, realizzate a stampo e fissate tra loro con la barbottina.
Il gruppo base è costituito dalle figure della Madonna col Bambino, di san Giuseppe, dell’asino stante e del bue accosciato. A questo nucleo principale sono spesso accostati pastori e pastorelle, angeli e bambini. Sono attualmente conosciuti, oltre al gruppo del Museo Davia Bargellini con la Sacra Famiglia ed un pastore inginocchiato che si toglie il turbante, quello esposto nel 2014 da un collezionista privato, attualmente in comodato gratuito presso lo stesso museo, che rappresenta un esempio ben conservato di questa versione più semplice. Della stessa versione ho reso noto anche un esemplare nella collezione Guandalini di Modena, il primo esemplare firmato e numerato che ho potuto conoscere , che porta il numero 6 e la data 1829.

A questo nucleo si possono aggiungere quello della parrocchia di Santa Caterina di Strada Maggiore, datato 1829, quelli del Museo d’Arte Sacra di San Giovanni in Persiceto, delle chiese di Castagnolo e di San Matteo della Decima. Ma si tratta solo di una parte dei gruppi conosciuti, tra varianti, repliche e copie semplificate di diversi livelli qualitativi. Tra i gruppi conservati da enti pubblici ne figura uno presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, datato 1825, uno presso il Museo Civico “Andrea Tubino” di Masone (GE) e uno presso il Museo Diocesano di Arte Sacra di Faenza. Il bel gruppo di molte figure dei Musei Civici di Modena, accostabile a quello di Santa Caterina di Strada Maggiore, mostra la Madonna protesa ad abbracciare il Bambino sotto una capanna composta da una tenda tesa tra due pali, quasi un rifugio di fortuna. Un’idea mutuata dal gruppo inventato da un altro scultore bolognese che in questi anni frequenta l’Accademia, Giovanni Putti.

Siamo dunque in grado di individuare al momento due tipologie di presepe realizzate da Righi, una che si ricollega al gruppo ridotto del tipo Davia Bargellini, dove la Madonna, seduta accanto alla mangiatoia, è posta di profilo e tiene tra le braccia il Bambino rivolgendosi verso san Giuseppe, il bue è accosciato davanti a lei e guarda verso l’alto, l’asino è in piedi dietro la mangiatoia e san Giuseppe, seduto, si gira verso la Madre e il Bambino con le mani giunte. Un secondo tipo più complesso, con la tenda sotto la quale la Madonna si protende tenendo tra le braccia il Bambino, san Giuseppe è seduto ma con le braccia libere, il sinistro disteso lungo il corpo, il destro raccolto sul ginocchio; il bue ripete la posa del gruppo precedente, mentre l’asino, non sempre presente, è in piedi dietro la Madonna. La fortuna di questa seconda versione è testimoniata anche da alcune produzioni di minor formato e di qualità molto modesta, quasi in sermo humilis, ma dove le figure sono però chiaramente derivate da quelle inventate da Righi, sulla scorta di Giovanni Putti. Lo dimostrano molto bene i due gruppi ora in comodato gratuito presso il Museo Davia Bargellini e provenienti da una collezione privata. Qui le figure, tozze, visibilmente realizzate a stampo, sono innegabili derivazioni popolari di un linguaggio espressivo già molto semplificato. (Antonella Mampieri)

Durante il periodo di apertura sono previste visite guidate gratuite:
venerdì 16 dicembre 2022 ore 17, con Fernando Lanzi
venerdì 23 dicembre 2022 ore 17, con Davide Scabbia
lunedì 26 dicembre 2022 ore 10.30, con Fernando Lanzi
venerdì 6 gennaio 2023 ore 10.30, con Fernando Lanzi
venerdì 13 gennaio 2023 ore 17, con Davide Scabbia
domenica 15 gennaio 2023 ore 10.30, con Antonella Mampieri.


SCHEDA TECNICA

Mostra
Un presepe “esemplare””di Pietro Righi (Bologna, 1772-1839)

A cura di
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
In collaborazione con Centro Studi per la Cultura Popolare

Sede
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna

Periodo
14 dicembre 2022 – 15 gennaio 2023

Orari di apertura
martedì, mercoledì, giovedì ore 10-15
venerdì ore 14-18
sabato, domenica, festivi ore 10-18.30
sabato 24 e 31 dicembre ore 10-14
Natale (domenica 25 dicembre): chiuso
Santo Stefano (lunedì 26 dicembre): ore 10-18.30
Capodanno (domenica 1° gennaio): ore 10-18.30
Epifania (venerdì 6 gennaio): ore 10-18.30

Ingresso
gratuito

Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 236708
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
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Instagram: @museiarteanticabologna
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La mostra è realizzata in collaborazione con

Roma, Camera Frigo: Dario Emilio Carli – Presepe dal Cielo – A cura di Donatella Giordano

Dario Emilio Carli

Presepe dal Cielo

a cura di Donatella Giordano

Opening venerdì 16 dicembre 2022 | 18.00 – 22.30

Camera Frigo
Via Filippo Re 8a – Roma

Fino al 6 gennaio 2023

Inaugura il 16 dicembre 2022 Presepe dal Cielo, l’installazione di Dario Emilio Carli, a cura di Donatella Giordano, ideata per Camera Frigo, ex Condotto C, spazio indipendente attivo nella zona del Quadraro.

Un gruppo di statuine in terracotta dipinta del più piccolo presepe napoletano abbandona la classica ambientazione per collocarsi su un piano perpendicolare. Una migrazione che si ricompone in un grumo di colori imprecisi per celebrare il bambinello da un’altra prospettiva.

Le figure in assembramento, riunite attorno al loro centro nevralgico, compongono un rito rinnovabile, fermo per un tempo indefinito. Quello che somiglia ad uno sciame è in realtà un coacervo di umanità visto dall’alto, conforme alla visione aerea di un drone. Un salto di scala che colloca lo spettatore a mezz’aria, costretto a superare gli ostacoli del vedere fisiologico. Si rende esclusiva la celebrazione, affinché non proprio tutti si approprino visivamente del presepe per consumo e abuso. Secondo la personale visione dell’artista, fare il presepe è un atto di devozione e di adozione, un omaggio alla complessa storia culturale e ai valori diffusamente popolari e colti del presepio stesso. Un antidoto sincero allo sconforto, ben distinto dal politico e strategico ruolo di procurarsi l’opportunità di un adescamento propagandistico. 

L’opera resterà comunque visibile a spazio chiuso attraverso lo spioncino rettangolare del cancello, come prevede la formula di Camera Frigo.

Presepe dal Cielo è dedicato dall’autore a Concetta Francesca Panzera e Alfonso Frontanelli.


INFO

Dario Emilio Carli | Presepe dal Cielo

a cura di Donatella Giordano

Opening venerdì 16 dicembre 2022 | 18.00 – 22.30

Fino al 6 gennaio 2023

Orari: su appuntamento o allo spioncino

Camera Frigo
Via Filippo Re, 8 a – 00175 Roma

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Ufficio stampa
Roberta Melasecca –
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
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Casteldebole (Bologna), Villa Bellombra: Quando l’arte fa bene alla salute

QUANDO L’ARTE FA BENE ALLA SALUTE

La hall della nuova Villa Bellombra, a Casteldebole, ospita le opere fiabesche del pittore Angelo MaistoMartedì 13 alle ore 13 l’artista campano incontra il direttore e i dipendenti dell’ospedale riabilitativo per una visita guidata tra le opere e la firma delle cartoline.

La nuova Villa Bellombra, presidio privato accreditato di Casteldebole, vuole essere un luogo stabilmente aperto alla cultura e all’arte, per offrire un beneficio nel percorso di recupero dei pazienti grazie al riconosciuto potere terapeutico dell’arte. Al centro del progetto riabilitativo e assistenziale multidisciplinare è il paziente, con i suoi bisogni clinici, umani e sociali.

Per questo nasce la mostra dal titolo “Arcadia” con le composizioni armoniche di Angelo Maisto e segna l’inizio di un percorso che durerà anche il 2023, realizzato dal Consorzio Colibrì in collaborazione con the rooom.

Come in una galleria d’arte, la mostra Arcadia, offre sin dall’ingresso del nuovissimo ospedale di Casteldebole una dimensione evocativa a beneficio di tutti, degenti, utenti e personale sanitario. L’obiettivo è quello di restituire anche negli ambienti ospedalieri momenti di nuova socialità. A tale proposito l’artista campano, acquarellista, incontrerà la direzione e i dipendenti dell’ospedale martedì 13 dicembre alle ore 13 per spiegare il significato delle opere e per firmare le cartoline di quanti vorranno.

Perché Maisto? Villa Bellombra punta sull’arte e in particolare su un’artista dallo stile puro ed essenziale, capace di trasmettere accoglienza e serenità. Tra favola e realtà, Maisto riesce infatti a far convivere in armonia mondo naturale e artificiale. Tra le opere esposte merita attenzione la statuetta personalizzata di un colibrì, omaggio all’omonimo consorzio che diventerà nei prossimi mesi un “premio” da assegnare a personalità che si sono distinte in alcuni settori di salute e sanità.

Il codice artistico di Maisto apre una finestra sul ruolo fondamentale della natura trovando in Villa Bellombra una collocazione ideale. La struttura infatti è stata progettata con un’attenzione ai principi del benessere e della sostenibilità sociale e ambientale, in linea con Agenda ONU 2030Due in particolare sono i global goal che emergono dalle opere esposte: il goal n. 3 che riguarda il diritto ad una buona salute e all’accesso alle cure per tutti e il goal n. 13 relativo alla lotta contro il cambiamento climatico con la messa in campo di scelte sostenibili per le persone e per l’ambiente.

«Abbiamo puntato su una progettazione, da quella architettonica a quella estetica e di design degli spazi, che fosse capace di generare benessere e comfort, per tutti i pazienti, dalla riabilitazione intensiva neurologica a quella ortopedica – dichiara l’Ad del Consorzio Ospedaliero Colibrì Averardo Orta. È fondamentale che il paziente sin dal suo ingresso in ospedale abbia una sensazione di positività e fiducia nel cominciare e nel continuare il suo percorso riabilitativo: grandi vetrate, illuminazione naturale, mostre d’arte ed altre iniziative sono stimoli positivi durante tutti i percorsi di cura e riabilitazione».

La mostra “Arcadia”, con il coordinamento di Giorgia Sarti cultural curator the rooom, sarà ospitata fino ad agosto 2023.

Angelo Maisto – Note biografiche

Angelo Maisto

Angelo Maisto nasce a Napoli nel 1977, si diploma al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Napoli, artista visionario, raffinato acquarellista e abile bricoleur; impegnato da anni nella creazione del suo CODEX MAISTI, vera e propria opera mondo dove ricrea un ordine mescolando cultura alta e bassa, cose e oggetti, storia dell’arte e bricolage, in una nuova configurazione di curiosità, in una nuova storia naturale. Ha all’attivo esposizioni personali e collettive in spazi pubblici e privati sia in Italia che all’estero.


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La ceo ENIT Ivana Jelinic nell’albo d’onore FIC: “subito progetto di valorizzazione di 3mila ricette italiane”

IVANA JELINIC CEO ENIT INSIGNITA DELL’ONORIFICENZA DELLA FEDERAZIONE ITALIANA CUOCHI
 
È NELL’ALBO D’ONORE TRA LE PERSONALITÀ DELLE ISTITUZIONI E DELLA CULTURA VICINE ALLE BERRETTE BIANCHE ITALIANE
 
JELINIC: “TROPPO FUSION, ENIT ANNUNCIA PROGETTO DI VALORIZZAZIONE NEL MONDO DI 3MILA RICETTE ITALIANE”

12 Dicembre 2022

La ceo Enit Ivana Jelinic riceve il riconoscimento della Federazione Italiana Cuochi ed è inserita nell’ albo d’ onore delle Berrette Bianche Italiane insieme ad altre personalità del mondo delle istituzioni e della cultura del Bel Paese. 

L’ associazione che rappresenta in Italia più di 20 mila professionisti del settore conferisce alla Ad Enit Jelinic, presso la Camera presso l’aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari in Via degli Uffici del Vicario – il prestigioso onore per “l’incessante e pregevole opera a sostegno dei valori nazionali in ambito comunitario”, iscrivendola all’Albo D’Onore della Federcuochi, onorificenza che la Federazione riserva a personalità della cultura e delle istituzioni vicine alla famiglia delle Berrette Bianche Italiane.  

L’evento prevede inoltre l’assegnazione di un riconoscimento alla carriera per oltre 240 chef italiani che hanno onorato la categoria con più di venticinque anni di professione. 
Insieme ai più rappresentativi organi di stampa e periodici del settore, a professionisti provenienti da ogni regione d’Italia e da Paesi esteri.  

“Enit ha la grande responsabilità di promuovere la qualità dell’Italia. Dobbiamo imparare a portare il made in Italy sulle tavole del mondo. Nel prediligere il fusion abbiamo dimenticato l’orgoglio italiano. Enit annuncia oggi un progetto di valorizzazione e recupero delle oltre 3 mila ricette tradizionali italiane che valorizzano i territori. Gli altri Paesi ne vantano solo una decina. Il cibo italiano simboleggia sicurezza alimentare e eccellenza. Pochi Paesi possono competere con l’Italia quanto ad attrattive enogastronomiche, i piatti della tradizione sono imitati in tutto il mondo e i cuochi sono ambasciatori dell’autenticità dell’arte del buon vivere all’italiana e richiama viaggiatori da tutti i continenti. La tavola è il primo network che fa sistema nel nome di uno degli emblemi più identitari dell’italianità. La buona cucina è espressione dell’eclettismo italiano e risponde al bisogno di ricerca di varietà di esperienze da parte dei viaggiatori di tutto il mondo, diventa scoperta, dedizione alla sperimentazione di sapori” dichiara Ivana Jelinic ceo Enit.


Francesca Cicatelli – resp ufficio stampa Enit –
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Roma, Studio Compagnucci: Roberto Stephenson – City trips / La Rotonda e dintorni | A cura di Francesca Perti

Roberto Stephenson, Guarda è la perla più bella

Roberto Stephenson
City trips / La Rotonda e dintorni


A cura di Francesca Perti

Inaugurazione 15 dicembre 2022 ore 18.00

Studio Compagnucci

Via Quattro Fontane 148 – Roma

Fino al 20 dicembre 2022

Il giorno 15 dicembre 2022 alle ore 18.00 inaugura, presso lo Studio Compagnucci, la mostra fotografica City trips / La Rotonda e dintorni di Roberto Stephenson, a cura di Francesca Perti

“Roberto Stephenson, artista italo-haitiano, racchiude in sé molteplici anime, quella dell’esploratore, del viaggiatore e quella del poeta. […] Per Stephenson c’è una realtà nascosta che si rivela attraverso la macchina fotografica, una realtà poetica della scena. L’occhio dell’artista entra nella scena non visto, quasi invisibile, ed è proprio allora che il palcoscenico del reale, come lo definisce Stephenson, si offre senza censure e si svela. […] La serie di fotografie CITY TRIP è l’esito della lunga e intensa ricerca di Stephenson che ha come punto di partenza il desiderio di indagare su temi come la memoria e il ricordo della città. Indagine che viene portata avanti attraverso un uso innovativo della fotografia, dove sovrapposizioni, trasparenze e disposizione casuale dei frammenti, danno vita ad immagini multiple, ad un alleggerimento del caos dove la realtà ancora una volta sembra realtà pur non essendolo. 

Il lavoro di Stephenson combina insieme due termini limite: sensibilità di superficie e immersione nel profondo: c’è il piacere del colore e la spontaneità delle libere associazioni; lo spettatore, assorbito all’interno del centro gravitazionale dell’artista, viene sopraffatto dall’affiorare di una folla di ricordi. Stephenson compone e scompone, aggiunge e sottrae a suo piacimento dall’immagine iniziale, il suo sguardo nomade non si stanca mai di vedere, la sua vista eccellente riesce a penetrare sotto il velo dell’apparenza cercando di restituire “al mondo la poesia che gli appartiene”. 

Le città di Stephenson moltiplicano i punti di vista in una serie di immagini successive e sovrapposte, concatenate tra loro, che uniscono lo spazio all’oggetto rappresentato; sembrano enormi cattedrali evanescenti che ci procurano al contempo fremiti di piacere e lontananza, e a noi non resta che farci inorbitare dentro al vortice.” (dal testo critico di Francesca Perti

Roberto Stephenson – Note biografiche

Roberto Stephenson è nato a Roma. Autodidatta, si specializza in fotografia di architettura, inizia la professione nel 1988 e apre il suo primo studio nel 1990. In quegli anni collabora con importanti studi di architettura e riviste di settore ed espone, fra le altre, sotto la direzione artistica di Achille Bonito Oliva, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Dopo New-York, Ahmedabad e Londra, si stabilisce nel 2000 in Haiti, paese natale di suo padre. In quegli anni espone anche due volte alla Biennale di fotografia di Bamako, alla Biennale d’Arte della Havane, alla Triennale di Milano e pubblica quattro libri di fotografia. Nel 2012 il Museo delle Culture di Lugano in Svizzera, gli dedica una personale importante con un catalogo edito da Giunti. Le sue opere sono pubblicate su libri di arte e fotografia in America Latina. Vive a Roma dal 2021.


CYTY TRIP/LA ROTONDA E DINTORNI

di Francesca Perti

Roberto Stephenson, artista italo-haitiano, racchiude in sé molteplici anime, quella dell’esploratore, del viaggiatore e quella del poeta.

Stephenson inizia giovanissimo ad appassionarsi di fotografia e per lui diventa subito chiaro che il processo dello scattare, dello sviluppare ed infine dello stampare non sono solo azioni creative e tecniche ma scariche di corrente elettrica, evento portentoso e sensuale. Dopo l’esperienza in fotografia di architettura, dove nulla può essere lasciato al caso, ma tutto diventa precisione e meticolosità, Stephenson decide di cambiare rotta ed inizia a sviluppare la sua poetica artistica che lo porterà ad esplorare nuove sperimentazioni fotografiche in luoghi diversi del mondo fino ad Haiti, sua terra di origine.

Per Stephenson c’è una realtà nascosta che si rivela attraverso la macchina fotografica, una realtà poetica della scena. L’occhio dell’artista entra nella scena non visto, quasi invisibile, ed è proprio allora che il palcoscenico del reale, come lo definisce Stephenson, si offre senza censure e si svela. Ormai lo sguardo non può più tornare indietro, non può indietreggiare, può solo andare oltre il visto: “come quando siamo in una folla e cerchiamo qualcuno e lo sguardo va sempre troppo lontano”.

La serie di fotografie CITY TRIP è l’esito della lunga e intensa ricerca di Stephenson che ha come punto di partenza il desiderio di indagare su temi come la memoria e il ricordo della città. Indagine che viene portata avanti attraverso un uso innovativo della fotografia, dove sovrapposizioni, trasparenze e disposizione casuale dei frammenti, danno vita ad immagini multiple, ad un alleggerimento del caos dove la realtà ancora una volta sembra realtà pur non essendolo.

Il lavoro di Stephenson combina insieme due termini limite: sensibilità di superficie e immersione nel profondo: c’è il piacere del colore e la spontaneità delle libere associazioni; lo spettatore, assorbito all’interno del centro gravitazionale dell’artista, viene sopraffatto dall’affiorare di una folla di ricordi.

Stephenson compone e scompone, aggiunge e sottrae a suo piacimento dall’immagine iniziale, il suo sguardo nomade non si stanca mai di vedere, la sua vista eccellente riesce a penetrare sotto il velo dell’apparenza cercando di restituire “al mondo la poesia che gli appartiene”.

Le città di Stephenson moltiplicano i punti di vista in una serie di immagini successive e sovrapposte, concatenate tra loro, che uniscono lo spazio all’oggetto rappresentato; sembrano enormi cattedrali evanescenti che ci procurano al contempo fremiti di piacere e lontananza, e a noi non resta che farci inorbitare dentro al vortice.


INFO

Roberto Stephenson
City trips / La Rotonda e dintorni

A cura di Francesca Perti

Inaugurazione 15 dicembre 2022 ore 18.00

Fino al 20 dicembre 2022
Orari: dalle 15 alle 19 oppure su appuntamento: + 39 3420723054

Studio Compagnucci
Via Quattro Fontane 148 – Roma

Ufficio stampa
Roberta Melasecca –
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
tel 3494945612 – roberta.melasecca@gmail.com
cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Pisa, Museo della Grafica: Attività per famiglie “DecoriAmo il Natale”

Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Comune di Pisa, Università di Pisa) organizza: 

DecoriAmo il Natale

Attività per famiglieSabato 17 dicembre, ore 16:00

Età consigliata: 5 – 12 anni

Ispirandoci alle opere esposte nella mostra Oltre la macchia. Incisioni di Giovanni Fattori, divertiamoci a realizzare un’originale decorazione natalizia, muniti di carta, colori e fantasia.

Costo: 6 € – Partecipazione su prenotazione fino a esaurimento dei posti disponibili.
Prenotazioni all’indirizzo e-mail: educazione.museodellagrafica@sma.unipi.it 

Scadenza prenotazioni: venerdì 16 dicembre, ore 13:00.

È richiesta la presenza di un adulto accompagnatore per tutta la durata dell’attività.

Per ulteriori informazioni cliccare il logo:

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Email: educazione museo della grafica
Telefono: 050 2216059/070  
www.museodellagrafica.sma.unipi.it