Al Castello di NOVARA si proroga la mostra “Milano. Da Romantica a Scapigliata”

Comune di Novara – Mostra “Milano. Da Romantica a Scapigliata” – Pittura urbana nella Milano romantica, Inganni, Veduta Piazza Duomo

La mostra “Milano. Da Romantica a Scapigliata”, promossa da Mets – Percorsi d’Arte con Comune di Novara e Fondazione Castello, rimarrà aperta fino al 10 aprile, giorno di Pasquetta.

Per informazioni visitare il sito www.metsarte.it

“Il grande successo di pubblico registrato per questa importante esposizione – spiegano il Sindaco Alessandro Canelli e il Presidente di Mets Paolo Tacchini – conferma la necessità di una proroga che possa consentire a chi ancora non è riuscito a visitarla di raggiungere il Castello e poter apprezzare lo straordinario percorso artistico che racconta la città di Milano”. “Ad oggi – conclude Canelli – siamo a quota 20 mila visitatori, tra cui tanti milanesi che hanno fortemente apprezzato l’esposizione e la presenza di opere dei grandi artisti dell’Ottocento. Tutto ciò a conferma del successo della formula che da anni caratterizza le Grandi Mostre al Castello e della professionalità di chi le organizza. Un binomio che ha portato a Novara migliaia e migliaia di visitatori in questi anni e che ha contribuito ad accrescere fortemente il sistema culturale novarese”.

Comune di Novara – Mostra “Milano. Da Romantica a Scapigliata” – Rinnovamento del linguaggio


STUDIO LUCIA CRESPI
Ufficio Stampa METS Percorsi d’arte
Via Francesco Brioschi, 21 – 20136 Milano
T   02 89401645  
Chiara Cereda chiara@luciacrespi.it

A GENOVA la Mostra “Transizioni. Impresa – lavoro – società”

Fortunato Depero (Fondo 1892 – Rovereto 1960), Cantiere sonoro (dinamismo sotterraneo metropolitano), 1950, Carboncino e china su carta;
Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovere

A Genova la Mostra: “Transizioni. Impresa – lavoro – società”

dal 25 febbraio al 10 aprile

Realizzata con Fondazione Ansaldo

Ingresso gratuito

La mostra “Transizioni. Impresa – Lavoro – Società” è realizzata da Fondazione Ansaldo, con la co-organizzazione del Comune di Genova, in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova e il sostegno di Leonardo, Confindustria Genova e Camera di Commercio Genova.

Una interessante mostra realizzata con materiali di Fondazione Ansaldo, Istituzione creata dapprima per conservare l’imponente archivio storico dell’Ansaldo e in seguito diventata anche centro di raccolta di altri archivi d’impresa. Una mostra che racconta in quale modo le trasformazioni economiche dell’ultimo secolo abbiano influito sulle trasformazioni e sulle “transizioni” appunto, della storia anche sociale della città. Il Comune è fra i fondatori di Fondazione Ansaldo. 

Con la realizzazione di questo percorso espositivo Fondazione Ansaldo svela una parte preziosa del patrimonio archivistico di cui è custode. Lo scopo è quello di promuovere una riflessione su temi ancora oggi di grande attualità: quelli delle transizioni del Novecento, aprendo anche un dialogo sulle sfide del nostro presente, attraverso fotografie e filmati provenienti dagli archivi della Fondazione

Per la prima volta, i materiali della Fondazione vengono accompagnati da opere d’arte provenienti da musei pubblici e collezioni private, testimonianze fotografiche di Street art e dall’opera Magnetic Nanoparticles realizzata appositamente per Transizioni .

Fondazione Ansaldo conserva un vasto patrimonio documentale che si impegna a valorizzare nel modo più ampio possibile. In questo un potente alleato è la digitalizzazione, avviata nel 2015, che consente una totale accessibilità dei materiali e contribuisce in maniera incisiva sulla loro conservazione e il loro tramandarsi nel tempo. Ancora più importante però è rendere questo patrimonio vivo, attuale e protagonista della vita culturale contemporanea e dei percorsi formativi rivolti alle nuove generazioni e quelle future.

All’interno degli archivi custoditi da Fondazione Ansaldo si trovano numerose e ricche testimonianze che raccontano, in modo trasversale, molte delle trasformazioni avvenute nel Novecento, non soltanto nelle strategie imprenditoriali e in intere filiere produttive, ma anche nella società e nei costumi, toccando altri importanti aspetti quali quelli degli impatti sul territorio.

Il Novecento stacca dal passato con un’accelerazione improvvisa, radicale. L’industrializzazione stravolge territori e comunità, ridefinendo contorni urbani e stabilendo nuovi centri di potere e nuove gerarchie sociali. Il liberismo di inizio Novecento cede il passo ai mercati globali, non senza essere passato prima attraverso politiche autarchiche. I venti di guerra portano con sé milioni di morti, ma anche convenzioni sociali nuove; cambiano i costumi, le abitudini, persino la moda. Le tecnologie, sulla spinta degli eventi bellici, compiono un improvviso balzo in avanti e, messe poi al servizio della pace, promettono un benessere diffuso. Gli orizzonti si allargano a dismisura, dall’atomo allo spazio, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Trasformazioni tuttora in corso in uno scenario sempre più liquido, delle quali è possibile tuttavia individuarne le direttrici. 

Su queste riflessioni Fondazione Ansaldo ha deciso di progettare il percorso espositivo sul tema delle transizioni, che diviene titolo stesso della mostra, sviluppato lungo tre direttrici: impresa, lavoro e società. Il percorso espositivo vuole essere una riflessione sui grandi cambiamenti del Novecento che hanno investito e che tuttora investono territori e comunità, analizzati in un’ottica industriale, economica, culturale, sociale e ambientale. 

Servizio di moda a bordo della motonave passeggeri Federico C; anni 60 (società)

Grazie all’organizzazione di Transizioni, Fondazione Ansaldo ha compiuto un ulteriore importante passo in avanti nel proprio percorso. Oltre a contenuti scientifici di rilievo basati sui materiali conservati in Fondazione, la mostra utilizza una commistione di linguaggi e un approccio esperienziale transgenerazionale in grado di raggiungere un pubblico anche non specialistico e diversificato, con grande attenzione alle giovani generazioni.  Così Fotografie e contenuti multimediali, provenienti dagli archivi della Fondazione, per la prima volta si integrano con opere d’arte di grande rilievo storico-artistico, provenienti da musei pubblici e collezioni private, e fotografie raffiguranti opere di Street art realizzate negli spazi che un tempo costituivano la Mira Lanza. Il percorso termina con un’opera d’arte: Magnetic Nanoparticles di Michelangelo Penso, realizzata appositamente per la mostra grazie al sostegno di Confindustria Genova e Camera di Commercio Genova. Il risultato di tale commistione è la dimostrazione che gli archivi possono essere attuali, contemporanei e, soprattutto, vivi. 

Per la selezione delle opere che illustrano il rapporto arte-industria, Fondazione Ansaldo ha potuto contare sulla collaborazione del Prof. Leo Lecci dell’Università degli Studi di Genova e di Matteo Fazzini. Per la selezione ed esposizione delle fotografie dell’ex stabilimento Mira Lanza e delle opere di Street art, realizzate da Sabrina Losso e Roberto Bobbio, Fondazione Ansaldo ha potuto contare sulla collaborazione di Maurizio Gregorini. La prof.ssa Paola Valenti ha curato il commento all’opera di Michelangelo Penso.

Fondazione Ansaldo ha infine realizzato il catalogo della mostra, con traduzione in inglese, edito da Erga edizioni – Genova, in vendita nel circuito delle librerie nazionali e sulle principali piattaforme on-line. Il catalogo include una serie di Qr code per la visualizzazione di contenuti multimediali, tra i quali anche un contributo dell’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT. 

La presidente di Fondazione Ansaldo, Raffaella Luglini, ringrazia per la co-organizzazione il Comune di Genova e, per la collaborazione nell’allestire la mostra, Palazzo Reale e l’Università degli Studi di Genova. Ciò rappresenta un impegno corale che gratifica il territorio e la sua comunità. Un ringraziamento va anche alla generosità di Leonardo, di Confindustria Genova e di Camera di Commercio Genova e, naturalmente, di tutti gli altri sostenitori della Fondazione che hanno contribuito a rendere possibile questa impresa, senza dimenticare naturalmente le istituzioni pubbliche e le collezioni private che hanno prestato con immediatezza e generosità le opere d’arte esposte.


Melina Cavallaro – mobile 340 3872275 
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma, Media Relations per la Città di Genova 

Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini: LA CROCIFISSIONE DI MASACCIO. Dal Museo di Capodimonte

MILANOMUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 22 FEBBRAIO AL 7 MAGGIO 2023

MASACCIO.
LA CROCIFISSIONE

Dal Museo e Real Bosco di CapodimontePer la prima volta a Milano, uno dei più importanti capolavori dell’artista che rivoluzionò la pittura del Quattrocento italiano.

Dal 22 febbraio al 7 maggio 2023, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita uno dei più importanti capolavori di Masaccio (San Giovanni Valdarno 1401 – Roma 1428), artista che ha rivoluzionato la storia della pittura italiana del Quattrocento.

Si tratta della Crocifissione, oggi conservata al Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, una tavola un tempo cuspide del polittico realizzato nel 1426 su commissione del notaio ser Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto per la sua cappella nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Pisa, poi smembrato già alla fine del XVI secolo.

L’esposizione, curata da Nadia Righi, direttore del Museo Diocesano di Milano e Alessandra Rullo, conservatore del dipartimento dipinti e sculture del XIII, XIV e XV secolo del Museo e Real Bosco di Capodimonte, è dedicata ad Alberto Crespi, raffinato collezionista recentemente scomparso che ha donato nel 1999 al Museo Diocesano la sua importante raccolta di quarantuno opere su fondo oro.

In uno spazio definito dal prezioso sfondo oro, la tavola presenta la Madonna, san Giovanni Evangelista e la Maddalena che piangono il Cristo Crocifisso. Masaccio interpreta il dramma raffigurando un dolore profondamente umano, concentrandosi solo su pochi elementi essenziali: le mani contratte che sporgono dal corpo massiccio della Madonna, avvolto da un ampio manto blu, le mani portate al volto del dolente san Giovanni, ma, soprattutto, le braccia alzate in un incontenibile moto di angoscia di una Maria Maddalena senza volto, raffigurata inginocchiata di schiena.

Cristo, dipinto frontalmente, con la testa incassata sulle spalle che presuppone una visione dal basso, resa con un sapiente scorcio anche attraverso l’abbreviazione delle gambe, riesce a suggerire l’umanità dolorosa di un corpo abbandonato alla morte. Le figure, modellate con forti contrasti di luce e ombra, si collocano in uno spazio vero nonostante lo sfondo dorato, teatro di un evento drammatico che avviene davanti agli occhi degli spettatori.

L’allestimento, curato dagli architetti Alessandro Colombo e Paola Garbuglio, comprende una installazione video che ricostruisce a grandezza naturale l’impianto del polittico, che risultava smembrato già alla fine del XVI secolo. Undici pannelli sono stati rintracciati grazie alla descrizione ne aveva fatto Vasari nella seconda edizione delle Vite in vari musei del mondo, come la National Gallery di Londra, dove è conservata la tavola centrale la Madonna in trono con il Bambino e angeli, lo Staatliche Museen di Berlino, il Museo Nazionale di Pisa o il Getty Museum di Malibu; altri pannelli risultano invece ancora dispersi.

Il percorso suggerisce un lento avvicinamento al dipinto offrendo spunti di riflessione, approfondimenti su Masaccio, sul Polittico, sull’iconografia e confronti con le altre opere realizzate dall’artista.

Per l’occasione, nella sezione dei Fondi Oro Collezione Crespi del Museo Diocesano di Milano, apparati storico-artistici approfondiranno la storia della collezione e la tecnica del fondo oro.

Accompagna la mostra un catalogo Dario Cimorelli editore

MASACCIO. LA CROCIFISSIONE
Dal Museo e Real Bosco di Capodimonte
Omaggio ad Alberto Crespi
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini (p.zza Sant’Eustorgio, 3)
22 febbraio – 7 maggio 2023

Orari:
martedì- domenica, 10-18; chiuso lunedì

Biglietti:
Intero: € 9,00
Ridotto individuale: € 7,00
Ridotto gruppi: € 7,00
Ridotto parrocchie: € 7,00
Scuole e oratori: € 4,00

Cumulativo Chiostri intero: € 12,00
Cumulativo Chiostri ridotto individuale: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto gruppi: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto parrocchie: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto scuole e oratori: € 6,00

Il biglietto consente la visita anche alla mostra “Lee Jeffries. Portraits” e alla collezione permanente.

Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | T. +39 02 36755700 | M. +39 349 6107625  anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Rovigo, Palazzo Roverella: L’incanto di Renoir – L’alba di un nuovo classicismo

Pierre-Auguste Renoir, Nu au fauteuil, 1900. Kunsthaus, Zurigo

Pierre-Auguste Renoir L’alba di un nuovo classicismo

Rovigo, Palazzo Roverella
25 febbraio – 25 giugno 2023

Mostra a cura di Paolo Bolpagni

È una mostra davvero originale quella dedicata a “Pierre-Auguste Renoir: l’alba di un nuovo classicismo”, curata da Paolo Bolpagni, che la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo annuncia in Palazzo Roverella dal 25 febbraio al 25 giugno del ’23. Di Renoir, uno dei massimi esponenti dell’Impressionismo, è messo a fuoco il momento successivo alla breve esperienza impressionista, quando l’artista, spinto da una profonda inquietudine creativa, decide di intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia. Un tour che ebbe inizio a Venezia, dove a colpirlo furono soprattutto Carpaccio e Tiepolo (mentre già conosceva bene Tiziano e Veronese, ammirati e studiati al Louvre); che proseguì per brevi tappe a Padova e a Firenze; e che trovò una meta fondamentale a Roma. Qui Renoir fu travolto dalla forza della luce mediterranea e sviluppò un’ammirazione per i maestri rinascimentali. Un’ulteriore tappa del viaggio fu il golfo di Napoli: Renoir scoprì le pitture pompeiane, fu rapito dalla bellezza dell’isola di Capri e quasi soggiogato dai capolavori antichi esposti nel museo archeologico. Infine andò a Palermo, dove incontrò Richard Wagner e lo ritrasse in un’opera divenuta famosa (ma non si può dire che fra i due scoccò la scintilla: anzi, il compositore gli concedette soltanto quarantacinque minuti di posa).

Il viaggio in Italia, più che suscitare opere di particolare rilievo, fu foriero di una sorta di rivoluzione creativa per l’artista, riverberandosi sul prosieguo della sua produzione, che culminerà, di fatto, nell’abbandono della tecnica e della poetica impressioniste, che avvenne prima dell’ufficiale scioglimento del sodalizio nel 1886.

Dalla joie de vivre delle scene di divertimento della borghesia parigina degli anni Settanta, Renoir passò quindi a uno stile aigre, aspro. Riprendendo anche la lezione di Jean-Auguste-Dominique Ingres, il pittore, allora poco più che quarantenne, recuperò un tratto nitido e un’attenzione alle volumetrie e alla monumentalità delle figure, nel segno di una sintesi che enucleò una personale forma di classicismo, mentre le tendenze dominanti viravano verso il Postimpressionismo da una parte e il Simbolismo dall’altra. Nei primi due decenni del Novecento Renoir passò poi a dar vita a un’arte che costituì, mentre si scatenavano le avanguardie, una precoce avvisaglia della nuova sensibilità che sarebbe divenuta dominante dopo il conflitto mondiale, dipingendo in un possente stile neo-rinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti mutuati da Tiziano e da Rubens si coniugavano con i riferimenti a un’iconografia mitica e classicheggiante e con un’esaltazione della poetica degli affetti familiari. Renoir anticipava in tal modo vari aspetti del rappel à l’ordre: un lato meritevole di messa a fuoco, giacché quella che superficialmente è apparsa a non pochi come un’involuzione era, in realtà, una premonizione di molta della pittura e della scultura che si sarebbero sviluppate tra le due guerre.

La mostra si concentrerà soprattutto su questa seconda fase della carriera di Renoir, a partire dal ritorno dal viaggio in Italia sino alle opere della vecchiaia, dapprima evidenziando vicinanze e tangenze con Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Giovanni Boldini e Medardo Rosso, italiani attivi a Parigi, e poi ponendo in risalto l’originalità di una produzione che non fu affatto attardata, ma che costituì uno dei primi casi quella “moderna classicità” che sarebbe stata perseguita da numerosi artisti degli anni Venti e Trenta, in maniera speciale in Italia, come sarà evidenziato dai confronti che saranno istituiti nelle sale di Palazzo Roverella. Per esempio con le sculture di Marino Marini e Antonietta Raphaël (affiancate alla Venus Victrix di Renoir del 1916), e con i dipinti di Armando Spadini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Arturo Tosi, Filippo de Pisis, Luigi Bartolini, Enrico Paulucci.

Sarà dunque posta al centro dell’indagine la produzione di Pierre-Auguste Renoir a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, che segnò l’inizio di un progressivo allontanamento dall’esperienza impressionista. La mostra seguirà poi l’evoluzione della sua pittura nei successivi sviluppi, dalla monumentalità classicheggiante e “neorinascimentale” delle figure ai paesaggi della Provenza e della Costa Azzurra, indagando sia i rapporti con altri artisti, sia le “assonanze” con chi, nel periodo del “ritorno all’ordine”, ne mediterà e assimilerà la lezione. In mostra il percorso prenderà avvio da un capolavoro della stagione impressionista di Renoir, il grande studio preparatorio a olio su tela del celeberrimo Moulin de la Galette, per misurarne poi la deviazione via via sempre più netta da quel linguaggio. Non mancherà il fil rouge del racconto biografico delle vicende personali dell’artista, anche sulla falsariga della biografia che il figlio Jean, celebre regista, dedicò al padre all’inizio degli anni Sessanta del Novecento (Pierre-Auguste Renoir, mon père).


Info: www.palazzoroverella.com
tel 0425460093.

Fondazione Cariparo
 
Relazioni con i media:
dott.ssa Alessandra Veronese
Ufficio Comunicazione:
dott. Roberto Fioretto
comunicazione@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net;
simone@studioesseci.net, referente Simone Raddi

Von Buren Contemporary: Lucciole. Personale di Lucianella Cafagna con lotteria solidale

Lucianella Cafagna, Stand by me, 2022, Olio su tela 152 x 145 cm

Von Buren Contemporary presenta

Lucciole
mostra personale di
LUCIANELLA CAFAGNA

Vernissage
domenica 26 febbraio 2023
dalle 17:00 alle 21:00
con lotteria solidale a favore di Life Project 4 Youth

Testo critico: Elena Del Drago

la mostra resterà aperta fino al 14 marzo 2023

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

LUCCIOLE di Lucianella Cafagna arriva alla Von Buren Contemporary dopo essere stata esposta, con grande successo, al museo Palazzo Merulana di Roma nel dicembre 2022.

A fare da sfondo alla mostra Lucciole è l’universo tematico di Pier Paolo Pasolini. La scomparsa di quei ”boschetti di fuoco dentro i boschetti di cespugli” appariva a Pasolini come il simbolo di un genocidio culturale da parte di un nuovo regime più̀ insidioso del precedente: il neocapitalismo, col suo fulgore artificiale.

In questo magma si muovono le ninfe notturne di Cafagna tra i fari abbaglianti delle automobili, lo spumeggiare di motociclette, immagini iconiche del grande cinema che passano dalla leggerezza della luce a quella delle pennellate per esprimere l’urgenza di resistere al frastuono, al fulgore artificiale. Cafagna, nella sua piena fase creativa attuale, resiste e insiste sui valori persistenti della sua arma principale contro l’appiattimento culturale: la produzione pittorica.

Lucianella Cafagna, Son Runner, 2022, Olio su tela 95 x 125 cm

L’inaugurazione, domenica 26 febbraio, darà inizio ad una lotteria in cui sarà sorteggiata un’opera di Cafagna a sostegno del lavoro di Life Project 4 Youth, una federazione internazionale la cui missione è lo sviluppo di soluzioni innovative per l’inclusione professionale e sociale dei giovani provenienti da condizioni di estrema povertà.

L’estrazione finale si terrà in galleria domenica 12 marzo, con un evento curato direttamente da LP4Y.


Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com

Roma, Spazio Urano: Al Pigneto la collettiva BABELE, a cura di Simona Pandolfi e organizzata da Francesco Campese

Filippo Saccà, Geografie in-visibili

BABELE

Collettiva di Matteo Bagolin, Francesco Campese, Alessandro D’Aquila, Guglielmo Mattei, Emanuele Moretti, Filippo Saccà, Ricardo Aleodor Venturi, Stefano Volpe

a cura di Simona Pandolfi

Spazio Urano, via Sampiero di Bastelica 12 – Roma

25 febbraio – 11 marzo 2023

Inaugurazione 25 febbraio, ore 18:30

Sabato 25 febbraio, dalle ore 18:30, inaugurerà presso Spazio Urano la collettiva “Babele”, a cura di Simona Pandolfi ed organizzata da Francesco Campese, titolare dello spazio espositivo.
Le opere in mostra, attraverso varie tecniche e materiali, esprimono infinite possibili declinazioni della dimensione immaginativa.  Una “Babele” di linguaggi, appunto, con cui si sprona lo spettatore a viaggiare sul doppio binario del mondo visibile e invisibile.

Venturi, Le ceneri di Babele

Alcuni lavori esposti si distinguono per l’utilizzo di materie differenti, come le ceramiche di Matteo Bagolin, le opere installative di Stefano Volpe e quelle realizzate da Ricardo Aleodor Venturi con materiali poveri di scarto. Una riflessione sulla visione e sulla memoria è presente sia nelle tavole ottometriche poetiche di Alessandro D’Aquila che nei dipinti di Francesco Campese ed Emanuele Moretti. Infine, dialogano tra loro i paesaggi mentali al limite tra figurazione e astrazione della serie “Quartiere” di Guglielmo Mattei e le mappe “Geografie in-visibili” di Filippo Saccà.



Informazioni
Mostra aperta dal lunedì al venerdì, visitabile su appuntamento
Sabato e domenica chiuso
Sito https://www.spaziourano.com/   
Email info@spaziourano.com

Per informazioni, recensioni e interviste:
P&G Ufficio Stampa e Comunicazione 
pg.ufficiostampa@gmail.com

Venezia, MUVE: Presentazione del programma 2023

Carpaccio, Chagall, Accardi, Ritratti dell’800 e soprattutto investimenti strutturali
nel 2023 dei Musei Civici di Venezia

Eventi sì, ma anche e soprattutto forti interventi strutturali sui Musei Civici di Venezia, per rinnovarli, renderli più funzionali e accoglienti. E, alle spalle di questo, un altrettanto deciso investimento sulle proposte educative, sulla ricerca, sui servizi ai cittadini. Perché, come afferma il Sindaco Luigi Brugnaro “lavorare sul futuro, investire sulle generazioni più giovani, è vitale per ogni città, ma ancor più per Venezia e la sua area metropolitana”.

Tutto questo è possibile perché negli ultimi 5 anni i Musei Civici di Venezia sono stati visitati da oltre 13 milioni di persone e possono contare su risorse autogenerate che coprono il 96% del proprio fabbisogno economico finanziario.

“È un riconoscimento del lavoro di efficientamento, gestione oculata, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di investimenti strategici che viene, di anno in anno, apprezzato dai tanti visitatori che quotidianamente frequentano le sedi museali in centro storico e nella terraferma”, afferma la Presidente della Fondazione MUVE, Mariacristina Gribaudi. “Un risultato ottenuto grazie alle persone che fanno parte di questo incredibile e articolato sistema museale dove il capitale umano è, e rimane, il nostro asset fondamentale. Oltre allo staff di conservatori, curatori e professionisti dei vari settori museali, la Fondazione conta circa 500 persone che ogni giorno accolgono e forniscono servizi e assistenza ai visitatori che arrivano da tutto il mondo”.

Per illustrare le sue proposte 2023 la Fondazione MUVE ha realizzato un ampio fascicolo, on line anche per il pubblico sul sito della Fondazione. In esso ciascuna delle sedi museali è presente con le proposte espositive ma anche, e in molti casi, soprattutto, con l’illustrazione degli interventi di restauro e rinnovamento in corso o programmati per i prossimi mesi e con l’ampio ventaglio di azioni didattiche o educative (nel ’22 gli appuntamenti sono stati oltre 2.000) offerte alla città ed ai visitatori.

Tra i diversi interventi “strutturali” il nuovo allestimento del piano terra di Ca’ Rezzonico (che, rinnovato, aprirà a giugno), dopo quello appena concluso del Fortuny, l’ampliamento del Museo del Vetro a Murano, il volto nuovo del Centro Candiani a Mestre, l’apertura della Quadreria di Palazzo Ducale. Ma anche il monitoraggio di tutti gli apparati decorativi del Ducale e il monitoraggio della Torre dell’Orologio, entrata tra i 4 progetti europei di Hyperion. Uniti a occasioni di approfondimento come il Centenario del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue e i diversi cataloghi generali delle collezioni.

I Musei Veneziani sono, per il loro prestigio, destinatari di importanti donazioni. Ricevute, tra gli altri, dal Museo del Vetro, da Palazzo Mocenigo e soprattutto da Ca’ Pesaro. Che nella primavera 2023 celebrerà l’arrivo della donazione di Gemma De Angelis Testa, la più recente acquisizione per le collezioni della Galleria e, per estensione e qualità delle opere, la più importante dai tempi del lascito de Lisi Usigli avvenuto nel 1961.

Marc Chagall: Rabbino di Vitebsk (Rabbino n.2), 1914-22

Ben articolato l’elenco delle mostre previste dalle diverse sedi. A partire dalla attesa monografica su Carpaccio al Ducale, sino a quella su “Chagall. Il colore dei sogni“, in autunno al Centro Candiani di Mestre. Passando per Carla Accardi al Correr, la grande mostra sul “Ritratto Veneziano dell’Ottocento” a Ca’ Pesaro, alle miniature in avorio di Rosalba Carriera a Ca’ Rezzonico, ad “Artefici del nostro tempo” a Forte Marghera, dove sta prendendo corpo il Parco delle Sculture.

Musei del centro storico veneziano e delle Isole, al centro dell’attenzione di Comune e Fondazione MUVE. Ma anche quelli della terraferma. A cominciare proprio dal Centro Culturale Candiani di Mestre che sarà oggetto di un ampio intervento di restyling per renderlo sempre più fulcro di una programmazione di qualità e Casa della Contemporaneità dei MUVE. La mostra di Kandinsky ha già attratto più di 28.000 visitatori, molti dei quali non avevano mai varcato le porte del Candiani. È obiettivo del ’23 che il Museo di Mestre possa presentare, accanto alle mostre temporanee, una selezione permanente delle opere e degli autori più rilevanti per la coscienza critica della città, oltre a dei focus dedicati a singoli protagonisti dell’intero territorio di riferimento. Nella linea di proposte di qualità va la prossima mostra su Chagall, in presenza di una programmazione fortemente migliorata e attrattiva.

Con la riapertura al pubblico nel 2017 del rinnovato spazio di Forte Marghera, ha avuto inizio un nuovo progetto del Comune di Venezia in collaborazione con la Fondazione MUVE per promuovere e valorizzare in terraferma il patrimonio di arte contemporanea per rivolgersi a un pubblico giovane con modalità innovative. Su questa linea si colloca il progetto di realizzare, nel tempo, un Parco di sculture realizzate da autori nazionali e internazionali che possano costruire, insieme a Fondazione Musei Civici, un modo nuovo di fruire l’arte a Forte Marghera. Nella stessa linea, il nuovo vigore impresso al Premio Mestre di pittura.

Merita inoltre una sottolineatura anche il progetto Vega.stock spazio dedicato al deposito, studio, documentazione delle collezioni d’arte dei Musei.

I MUVE operano nel territorio della città ma anche all’estero. Mostre “veneziane” sono quest’anno in programma in tre città degli Stati Uniti e in altrettante capitali nord europee. Ma anche nella vicina Portogruaro dove, dal prossimo ottobre e sino al febbraio del ’24, il Palazzo Vescovile proporrà “La Dogaressa”, dedicata alla venezianità femminile. E per ricordare la dimensione metropolitana, nelle Giornate dei Musei in Festa – 26 febbraio, 8 marzo, 13 aprile, 11 giugno 2023 – tutti i residenti dei 44 comuni della Città Metropolitana di Venezia e di Mogliano Veneto troveranno aperte le porte dei Musei Civici di Venezia, dei musei collegati e delle esposizioni temporanee comprese nel biglietto d’ingresso alle collezioni permanenti.

Relazioni territoriali e internazionali, proposte espositive, interventi sul patrimonio e ricerca. “I nostri Musei si distinguono anche per l’apporto che sanno dare all’approfondimento della storia e della storia dell’arte e del costume, grazie al Bollettino, ai cataloghi ragionati e a tutte le loro qualificate pubblicazioni” afferma il Sindaco Brugnaro.


CONTATTI PER LA STAMPA
 
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo 
roberta@studioesseci.net 
simone@studioesseci.net

Milano, Fabbrica del Vapore: CreA! Corso per i Futuri Curatori dell’arte

Nato dal programma di workshop “Quello che non insegnano alle Accademie”, il corso per futuri curatori ‘CreA!’ offre un percorso teorico e pratico volto alla formazione di figure professionali in grado di intraprendere una propria strada lavorativa nell’ambito dell’arte contemporanea.

ReA Arte presenta la seconda edizione di CReA!, un corso curatoriale dedicato a giovani appassionati decisi ad intraprendere una carriera nel mondo della curatela. Il corso si terrà in presenza alla Fabbrica del Vapore e affiancherà alle lezioni teoriche diverse ore di esperienza pratica sul campo.
 
Le iscrizioni saranno aperte dal 1 novembre 2022 al 4 marzo 2023, gli studenti interessati dovranno mandare la propria candidatura con il CV aggiornato e una lettera motivazionale. Il corso prevede un totale di 80 ore di attività tra didattica e pratica nei mesi di marzo-maggio 2023.
 
La struttura è pensata per riflettere le caratteristiche e il modus operandi proprio della professione curatoriale, un’attività dinamica, costruita attorno allo studio e arricchita da incontri e scambi con artisti, curatori e operatori di settore. Spaziando tra lezioni teoriche e ore pratiche, il percorso multidisciplinare tratterà nozioni di comunicazione, allestimento, grafica, gestione spazi espositivi e ricerca fondi. Gli studenti alla fine di ogni modulo avranno l’occasione di mettersi in gioco e assistere le curatrici di ReA! nell’allestimento e svolgimento della mostra ReA! Art Prize e della fiera ReA! Art Fair 2023.
 
La prima parte del corso toccherà argomenti più teorici che vanno dalla storia dell’arte ultra-contemporanea al panorama delle istituzioni culturali, passando anche dalle ultime novità della comunicazione e del digitale.
 
La seconda parte prevede invece l’approfondimento su diversi argomenti tra cui scrittura critica di testi, graphic design, fundraising e tecniche di allestimento. Con un indirizzo più pratico, la parte finale sarà dedicata agli studio visits per imparare a creare un dialogo e un rapporto con gli artisti, parte integrante del lavoro di un curatore.

Alcuni professionisti del settore che fanno parte del programma del corso


 –        Giulio Verago
(1980) Laureato in filosofia e Dottorato al Politecnico di Milano. Giulio Verago è curatore presso l’organizzazione non profit Viafarini dal 2008 con un focus specifico sulla mobilità culturale e la promozione della scena artistica indipendente. Dal 2012 è curatore del programma internazionale di residenze d’artista VIR Viafarini-in-residence. Dal 2021 è curatore di Endless Residency, piattaforma di ricerca italiana sulla mobilità degli artisti, destinataria della borsa di studio curatoriale Italian Council, erogata dal Ministero della Cultura italiano.
Tra le collaborazioni passate come visiting curator e scambi culturali: Istituto Italiano di Cultura, Abu Dhabi (2022); YCRP Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2021), Istituto Italiano di Cultura, Mosca (2021); EAC Espacio de Arte Contemporaneo, Montevideo (2020-2021); IIC, Santiago del Cile (2020); A.I.R. Gallery, New York City (2019); Rupert, Vilnius (2019); Ukrainian Institute (2019); Goethe Institut, Milano, Varsavia, Oslo (2018); Kooshk residency, Teheran (2016); Espace Medina, Dakar (2016); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2015); Forum dell’Arte Contemporanea, Prato (2015); HIAP, Helsinki (2013-2014); Museo MAXXI, Roma (2014 e 2010); Museo del ‘900, Milano (2012); ArtLab, Fondazione Fitzcarraldo (2009 e 2010). Ha tenuto conferenze a: FIT – State University of New York; Università Cattolica, Milano; Università Bocconi, Milano; Accademia di Brera, NABA Academy, Milano; IED Istituto Europeo di Design, Milano; Accademia LABA Brescia. È stato presidente della giuria del premio nazionale per la mobilità degli artisti Movin’Up, Torino (2014, 2016) e membro della giuria del KARA Art Prize, Teheran (2018).
 
–        Marta Cereda
Marta Cereda è curatrice e project manager freelance in ambito culturale. Fa parte del comitato direttivo di Careof, organizzazione non profit con sede a Milano, di cui cura la programmazione espositiva.
 
–        Sofia Girelli
Sofia Girelli è una grafica e art director Italiana, attualmente è Head of Design a WeSchool.
Vive e lavora a Milano dove, dopo essersi laureata al Politecnico di Milano, ha iniziato la sua carriera. Ha lavorato per diverse realtà Milanesi, ricoprendo diverse cariche e mansioni: è stata Photo Editor per il dipartimento digitale di Condè Nast, Visual Designer in Frog Design e Art Director e Digital Designer in Frank Studio. Durante il suo percorso professionale si è confrontata con diverse realtà e settori produttive, passando dal piccolo studio alla grande agenzia fino ad interessarsi al mondo delle startup, dove attualmente lavora.
Alcuni dei suoi progetti hanno ricevuto premi e riconoscimenti internazionali e sono stati pubblicati all’interno di diverse pubblicazioni di settore. Tra i suoi clienti citiamo Ikea, Poste Italiane, British Television, Missoni, Vivienne Westwood, Ikea, Calzedonia Group.
 
–        Natalia Larovere
Classe ’85, milanese, appassionata di teatro fin da piccola studia Beni Culturali alla Statale di Milano per poi conseguire un Master alla Cattolica di Milano in ideazione e progettazione di eventi culturali.
Inizia a lavorare ad esterni nel 2011 seguendo tutte le attività di Marketing&Fundraising di Milano Film Festival, Public Design Festival, Audiovisiva e tanti altri fino a diventare capo del dipartimento nel 2016. Un percorso pieno, stimolante e sfidante durato fino al 2019 quando decide di entrare a far parte del dipartimento di Business Development di una nota testata giornalistica.
La sua passione per il fundraising è solidamente basata sulla sua profonda passione per la cultura.
 
–        Sofia Coviello
Nata e cresciuta a Milano, studia Economia tra l’Emilia Romagna e Istanbul. Dopo un primo periodo speso tra aziende e banche in poco tempo scopre la sua vera vocazione: la raccolta fondi.
Si definisce appassionata e curiosa fundraiser dal 2017 anno in cui si immerge con anima e cuore in questo mondo frequentando il Master in fundraising per il non profit e gli enti pubblici presso l’Università di Bologna.
Frequentatrice seriale di convegni e festival sul tema, ex consulente per medie e piccole organizzazioni, oggi guida il fundraising da individui presso una nota Fondazione a Milano.
 
–        Irene Cassina
È una mecenate d’arte e giovane collezionista, dedita alla conoscenza e al sostegno delle Belle Arti. Ha fondato Cassina Projects nel 2016 a New York, insieme a Marco Cassina, con l’obiettivo di creare un nuovo perno nel panorama dell’arte contemporanea della nuova generazione di galleristi. Prima dell’apertura di Cassina Projects ha lavorato nel campo dell’arte contemporanea e antica negli Stati Uniti, in Italia, nel Regno Unito e negli Emirati Arabi Uniti lavorando per gallerie d’arte contemporanea, collezioni private di qualità museale e rinomate fiere d’arte internazionali.
Le candidature dovranno essere inviate entro e non oltre il 4 marzo 2023. Le iscrizioni sono in ordine di arrivo fino esaurimento posti. Il corso sarà attivato con un minimo di 6 iscritti e non ammetterà più di 16 allievi.

Cosa dicono di noi: parola alle allieve della I edizione del corso CreA! 2022

“CReA è stata un’occasione unica per interfacciarsi al mondo professionale dell’arte. La prima parte del corso mi aveva già convinta, ma la parte migliore è stata mettere in pratica quello che avevo appreso: contribuendo alla mostra, prima dietro le quinte e poi di persona. Conoscere da vicino il team di ReA!, la loro visione e grande dedizione è stato d’ispirazione e consiglio vivamente di non lasciarvi scappare l’opportunità di imparare da loro!” – Lucia Pievani
 
“La parte migliore è stata lavorare nel mondo dell’arte e conoscere qualcuno con cui posso identificarmi. Per la prima volta ho visto un progetto complesso creato da donne di età, esperienza e visioni molto simili alle mie. Il boost di self empowerment è ineguagliabile! Soprattutto, è stato stimolante vedere proprio il team di ReA! trasmettere le proprie conoscenze ed esperienze. L’esercizio in preparazione della mostra è stato il mio preferito!” – Estelle Travella
 
“Sono contenta di aver partecipato a CReA! perché gli argomenti che abbiamo trattato sono quelli che si affrontano nella realtà lavorativa con i   problemi pratici di ogni giorno. Anche i docenti sono sempre stati capaci di coinvolgere e si sono dimostrati sempre attenti a seguire le mie esigenze. Per me è stato molto stimolante e pieno di spunti da approfondire. La mia parte preferita è stata la lezione sull’ufficio stampa!” – Giulia Marzorati

L’Associazione ReA Arte

L’Associazione no profit ReA Arte nasce nel 2020 su iniziativa di dodici giovani professioniste under 35 del settore dell’arte. Pur con background differenti – chi ha formazione curatoriale, chi si occupa di comunicazione culturale, chi è focalizzata sul fund-raising – si raccolgono intorno a uno scopo comune: promuovere l’arte e la cultura attraverso il sostegno di artisti emergenti, garantendo loro accessibilità al settore ed eque opportunità. A questo obiettivo si aggiunge quello di avvicinare il pubblico a un mercato dell’arte inclusivo e trasparente.

Intorno a questa missione, nasce ReA! Art Fair arrivata nel 2023 alla quarta edizione. A questa si affianca il dipartimento di formazione ReA Education & Consulting che propone workshop e servizi di consulenza dedicati agli artisti emergenti e agli operatori del settore con l’obiettivo di trasmettere competenze specifiche per presentarsi e lavorare nel mercato dell’arte contemporanea, in modo strategico ed efficiente.


Info al pubblico          
info@reafair.com – www.reafair.com
Facebook | Instagram | LinkedIn: @rea.fair

Roma: Jardins d’Europe di Loris Liberatori in mostra al Circolo degli Esteri

LORIS LIBERATORI – Jardins dEurope

Jardins d’Europe di Loris Liberatori in mostra al Circolo degli Esteri di Roma

Dal 24 febbraio al 19 marzo 2023

Inaugurazione: venerdì 24 febbraio 2023, ore 18.00

Circolo degli Esteri
Lungotevere dell’Acqua Acetosa 42, Roma

Dal 24 febbraio al 19 marzo 2023 il Circolo degli Esteri del Ministero Affari Esteri di Roma ospita la mostra personale di Loris Liberatori “Jardins d’Europe” con una ricca selezione di grandi opere pittoriche dell’artista: un omaggio all’acqua come origine della vita e un messaggio in difesa dell’ambiente e del paesaggio europeo.

L’esposizione sarà inaugurata il 24 febbraio alle ore 18.00 alla presenza dell’artista con gli interventi del noto storico dell’arte e scrittore Costantino D’Orazio e di Benedetta Kojanec Carafa d’Andria, Rappresentante dei soci Aggregati.

Nei quadri di Liberatori c’è la meraviglia dell’artista di fronte a monumenti del verde da lui stesso visitati, come le Jardin de Bagatelles a Parigi o Kew Gardens a Londra, ma anche lo straordinario fascino di quello che è stato eletto il giardino più bello del mondo, il parco di Ninfa ai piedi di Sermoneta nel Lazio.

Una sede prestigiosa quella del Circolo degli Esteri di Roma per lanciare il suo messaggio in difesa dell’ambiente e del paesaggio europeo, nel quale storia e cultura hanno prodotto straordinari ambienti. Ecco quindi grandi tele, con spessori e velature dipinte a olio e tecniche varie, illustrano un viaggio onirico dove protagonista è la magia dell’acqua, da sempre filo conduttore della ricerca pittorica di Liberatori. “Sono nato davanti al mare. Ma l’acqua per me è un pretesto per raccontare l’energia che ci circonda e ci dà la vita. È un modo per riportare l’attenzione sull’assoluta necessità di difenderla e rispettarla” così dichiara l’artista.

Loris Liberatori da anni conduce la sua indagine sul mondo dell’acqua e gli straordinari effetti di luce che produce, un lavoro che lo ha portato in giro per il mondo: ha rappresentato l’Italia con una mostra a Strasburgo al Consiglio d’Europa nell’Anno Internazionale dell’Acqua, ha fatto da ambasciatore del Mediterraneo in Australia su invito degli Istituti Italiani di Cultura di Sydney, Canberra e Melbourne.

L’artista compone un vero e proprio inno all’acqua come fonte insostituibile di vita, di energia e di ricchezza, e si conferma padrone di una tecnica finissima, che con cromatismi ora forti ora tenui trasfigura paesaggi reali in paesaggi dell’anima. Tele frammentate come polittici medievali che spezzano l’immagine e si offrono allo spettatore come finestre dalle quali è possibile ammirare lo spettacolo della natura. Una natura che si riflette nei corsi d’acqua e nei laghi.

Le grandi onde, l’energia dei flutti che si innalzano al cielo, ma anche le immagini delle grandi città europee riflesse nei corsi d’acqua, la natura che prende vita e rigoglio dai fiumi, sono i temi che ispirano le opere di Loris Liberatori, il maestro delle onde, come ormai è conosciuto in Italia e in tutto il mondo. Liberatori infatti annovera una lunga e prestigiosa carriera iniziata negli anni ’70 da giovanissimo, vantando tra le sue numerose esposizioni in Italia e all’estero la partecipazione alla 54° Biennale di Venezia. Alcune sue opere sono inoltre esposte nelle Collezioni Permanenti della Farnesina e della Banca d’Italia.

Loris Liberatori – Note biografiche

Nato a La Spezia nel 1958, Liberatori ha iniziato a dipingere giovanissimo, agli inizi degli anni ’70, fin da allora con numerosi riconoscimenti ed apprezzamenti da parte della critica. Liberatori si riconosce nell’area del Nuovo Figuratismo; i suoi riferimenti: dall’astrattismo storico di Afro e Burri, alla ricerca sul colore e la spiritualità del maestro franco cinese Zao Wou-Ki. Le sue opere sono esposte in importanti gallerie in Italia e all’estero e nelle collezioni permanenti della Farnesina e della Banca d’Italia.

Una carriera ininterrotta sempre in campo artistico, studi al San Matteo di Pisa, facoltà di storia dell’arte, e una specializzazione post universitaria nell’insegnamento psicopedagogico dell’Ecole d’art Martenot di Parigi. Un particolare metodo d’insegnamento dell’arte teso a sviluppare le capacità creative nei bambini e negli adulti che Liberatori applica nell’atelier da lui diretto a Roma, sua città di residenza da più di trent’anni.

Ha realizzato numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra le quali si ricordano Water of life (2016) presso gli Istituti Italiani di Cultura di Sidney e Melbourne e all’Ambasciata d’Italia a Canberra e la 54ª Biennale di Venezia, Padiglione Italia – Torino a cura di Vittorio Sgarbi (2011). Numerose inoltre le mostre esposte dalla Galleria Forni di Bologna, una tra le gallerie che rappresenta l’artista, alla Galleria Consorti di Roma e al Prac di Piero Renna a Napoli.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO MOSTRA: Jardins d’Europe
DI: Loris Liberatori
DOVE: Circolo degli Esteri – Lungotevere dell’Acqua Acetosa 42, Roma
QUANDO: Dal 24 al 19 marzo 2023
INAUGURAZIONE: venerdì 24 febbraio 2023, ore 18.00

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Venezia: Il Palazzetto Bru Zane fa riscoprire le compositrici del XIX secolo

Jeanne Danglas

PALAZZETTO BRU ZANE

CICLO LE COMPOSITRICI!

Venezia, marzo e aprile ’23

C’erano compositrici nel XIX secolo? I libri di storia della musica potrebbero farcene dubitare.

7 concerti a Venezia

Il Palazzetto Bru Zane racconta un’altra storia della Musica, quella fatta da donne che nel XIX secolo si cimentarono in un campo principalmente maschile come la composizione, ottenendo importanti risultati. Momento principale sarà il festival con 7 concerti dal titolo “Compositrici” in programma a Venezia dal 1° aprile all’11 maggio. Anticipano e chiudono la rassegna i concerti in calendario l’8 marzo e il 17 giugno 2023.

A coronamento della stagione, la riscoperta lirica di Fausto di Louise Bertin, opéra-comique in quattro atti dall’opera di Goethe, che si terrà il 20 giugno, al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi.

Ventuno sono invece le donne protagoniste del cofanetto ‘Compositrices. New light on French Romantic women composers’, composto da 8 CD, in uscita per Bru Zane Label il 10 marzo.

Un approccio parziale verso la storia dell’arte, ha relegato nell’ombra una moltitudine di musicisti, arbitrariamente qualificati come minori e in particolare questo è avvenuto per donne, pochissime sono le eccezioni sfuggite al giudizio delle epoche che ci precedono.

Ci si può dunque domandare come possa una giovane donna di oggi intraprendere una carriera di compositrice, se non le è mai stata presentata una figura tutelare che le dimostri che la cosa è possibile?

Sembra davvero sia giunto il momento di studiare meglio il percorso di queste compositrici e di far rivivere le loro opere: a teatro, in concerto, su disco. Presentando questi nuovi modelli del passato, il Palazzetto Bru Zane auspica di partecipare alla costruzione di un futuro più equo e più vario.

Il pubblico veneziano potrà scoprire un florilegio di musica da camera, in particolare i Contes Fantastiques per pianoforte di Juliette Dillon ispirati dai racconti di Hoffman e lodati da Victor Hugo ma ormai completamente dimenticati, opere per pianoforte e flauto, strumento di predilezione di molte compositrici, e mélodies, territorio di esplorazione musicale e dei salotti artistici dove regnavano le donne.

Benché nell’Ottocento alle donne non fosse proibito comporre, il contesto generale era comunque poco propizio allo sviluppo della loro carriera musicale, e gli ostacoli continuano per le donne anche a studi completati: fare del proprio talento una professione è ritenuto incompatibile con il ruolo che la società attribuisce alle donne, soprattutto se borghesi e aristocratiche.

Molte autrici del XIX secolo sentono così il bisogno di travestirsi o di conservare l’anonimato nel pubblicare le loro opere; possono assumere pseudonimi maschili (una Marie-Foscarina Damaschino che diventa Mario Foscarina), forme neutre o ambigue (come Ch. Sohy e Mel Bonis), o addirittura nascondersi dietro una semplice lettera puntata, come Sophie Gail, che firma “Mme Sophie G.” la partitura dei Deux Jaloux. Del resto, per quelle che mettono su famiglia la maternità e l’educazione dei bambini segnano una rottura tra il periodo della formazione e quello dei primi passi sulla scena artistica. Le varie tappe che ogni musicista deve superare per dare prova del proprio valore ed essere eseguito nei concerti sinfonici o nei teatri lirici vengono pertanto affrontate dalle donne con quindici o venti anni di ritardo rispetto ai colleghi uomini.

Tutte le regole hanno bisogno di eccezioni. Louise Bertin fa rappresentare, in sequenza, Le Loup-Garou all’Opéra-Comique (1827), Fausto al Théâtre-Italien (1831) e La Esmeralda all’Opéra di Parigi (1836). Les Deux Jaloux di Sophie Gail arriva a totalizzare 250 rappresentazioni a Parigi tra il 1813 e il 1830, diffondendosi al contempo anche nella maggior parte dei teatri francesi. Augusta Holmès pubblica poemi e drammi sinfonici e la sua Ode triomphale per 1.200 esecutori.

Poco per volta, nella misura in cui si accederà ai loro archivi, il percorso di ogni compositrice sarà chiarito e le loro partiture saranno di nuovo collocate sui leggii: e così queste artiste – ribelli o sottomesse – usciranno dall’oscurità del pregiudizio e dall’oblio per rivelare le loro personalità e la pluralità dei loro destini.

IL PROGRAMMA

GIOVEDÌ 23 MARZO
ORE 18
PRESENTAZIONE DEL FESTIVAL
Opere per violoncello e pianoforte di FARRENC, BONIS, GRANDVAL e N. BOULANGER
DUO LUPERCA
 
SABATO 1° APRILE
ORE 19.30
SCUOLA GRANDE SAN GIOVANNI EVANGELISTA
LA BELLE ÉPOQUE DELLE COMPOSITRICI
Opere per archi e pianoforte di STROHL, FLEURY, SOHY, L. BOULANGER e BONIS
Pierre Fouchenneret violino
Lise Berthaud viola
Yan Levionnois violoncello
Adam Laloum pianoforte
Questo concerto sarà registrato e reso disponibile su Bru Zane Replay.
 
DOMENICA 2 APRILE
ORE 17
RACCONTI FANTASTICI
Contes fantastiques di DILLON
Jean-Frédéric Neuburger pianoforte
 
VENERDÌ 14 APRILE
ORE 19.30
NOTE FLAUTATE
Opere per flauto e pianoforte di HOLMÈS, BONIS, GRANDVAL, CHAMINADE
e L. BOULANGER
Juliette Hurel flauto
Hélène Couvert pianoforte
 
MARTEDÌ 18 APRILE
ORE 19.30
SOTTO VOCE
Mélodies di STROHL, DANGLAS, GRANDVAL, SOHY, LEMARIEY, GRUMBACH, FOSCARINA, ANGOT-BRACQUEMONT, HOLMÈS, JAËLL, CHAMINADE e CHRETIEN
Cyrille Dubois tenore
Tristan Raës pianoforte
 
GIOVEDÌ 27 APRILE
ORE 19.30
QUARTETTO ROMANTICO
Opere per quartetto con pianoforte di GRANDVAL, STROHL e JAËLL
Alexandre Pascal violino
Léa Hennino viola
Héloïse Luzzati violoncello
Celia Oneto Ben Saïd pianoforte
 
VENERDÌ 5 MAGGIO
ORE 19.30
IL TEMPO DELLE AMBIZIONI
Opere per trio con pianoforte di FARRENC, GRANDVAL e CHAMINADE
Sergej Galaktionov violino
Amedeo Cicchese violoncello
Linda Di Carlo pianoforte
 
GIOVEDÌ 11 MAGGIO
ORE 19.30
SULLA CORDA
Opere per violoncello e pianoforte di STROHL, RENIÉ e JAËLL
Johannes Gray violoncello
Anastasiya Magamedova pianoforte


Il Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française

La missione del Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française, con sede a Venezia, è la riscoperta e la diffusione a livello internazionale del patrimonio musicale francese (1780-1920), concepisce e progetta programmi incentrati sul repertorio romantico francese. Si occupa sia di musica da camera sia del repertorio sinfonico, sacro e lirico, senza dimenticare i generi «leggeri» che caratterizzano lo spirito francese (chanson, opéra-comique, operetta). Il centro, inaugurato nel 2009 per volere della Fondation Bru, ha sede a Venezia in un palazzo del 1695 appositamente restaurato per ospitarlo.


INDIRIZZO
Palazzetto Bru Zane
Venezia, San Polo 2368
Da Campo San Stin attraversare il sottoportico alla fine del Campo; il Palazzetto si trova in fondo alla calle.
 
BRU-ZANE.COM
 
Contatti per la Stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro
roberta@studioesseci.net Tel. 049 663499