Bologna, The Rooom: Finissage della mostra DREAMTIGERS

RÊVERIE

Finissage della mostra DREAMTIGERS

Un progetto di Mulieris Magazine & THE ROOOM

a cura di Laura Rositani

30 marzo 2023 h 18.30

THE ROOOM. Via Galliera 8. Bologna

Rsvp press@therooom.it

Giovedì 30 marzo alle ore 18.30 nello spazio THE ROOOM in via Galliera 8 a Bologna, si terrà RÊVERIEfinissage della mostra DREAMTIGERS a cura di Laura Rositani.
Un momento d’incontro e di riflessione attraverso un dialogo aperto tra protagonisti del mondo dell’arte e dell’imprenditoria che si confrontano sul tema che ha ispirato il purpose della mostra: la parità di genere e le difficoltà che ancora oggi si riscontrano all’interno dell’ambito creativo e non solo.

La mostra DREAMTIGERS, nata dalla collaborazione tra Mulieris Magazine e THE ROOOM, comprende opere di Lula Broglio, Alejandra Hernández, Joanne Leah, Sara Lorusso, Sara Scanderebech, Ayomide Tejuoso (Plantation) e installazioni di The Mosshelter.

Intervengono:
Sara Lorusso – fotografa in esposizione e co-founder di Mulieris Magazine
Marc Buisson – CEO Up Day
Antonio De Pascali – responsabile HR Montenegro
Marco Tina – CEO THE ROOOM
Conduce Laura  Rositani – curatrice

In partnership con:
Up Day, società per azioni leader sul mercato italiano delle soluzioni di benessere per le Imprese e le Persone, Up Day studia, crea e sviluppa servizi innovativi, convenienti e motivanti per tutti i suoi stakeholder. Attraverso la conciliazione vita/lavoro, gli strumenti proposti accrescono il benessere individuale e famigliare e favoriscono un clima aziendale positivo. I suoi valori essenziali sono solidarietà, innovazione e impegno. Parte della multinazionale Up Group, cooperativa sociale nata in Francia più di cinquanta anni fa e presente in 4 continenti, raggiunge in Italia ogni giorno 30.000 aziende clienti e 1 milione di beneficiari, collaborando quotidianamente con 150.000 partner affiliati, e nel 2021 ha realizzato un fatturato di 750 milioni di euro con risultati sempre in crescita.

Edgar Sopper Gin, lanciato nel 2021 dal Gruppo Montenegro: un gin irriverente, sagace, dal forte animo inglese come il corvo imperiale Edgar Sopper, protagonista in etichetta, che si finse morto per prendersi gioco del guardiano della torre di Londra (dove tradizionalmente i corvi vivono a protezione della Corona). Distillato nella più antica e pluripremiata distilleria di gin d’Inghilterra, è realizzato con una dedizione ed esperienza di tipo artigianale seguendo rigorosamente il metodo “London Dry”, che distilla solo gli estratti naturali di 5 botanicals accuratamente selezionate (ginepro, angelica, coriandolo, limone e pepe di cubebe). Dal gusto classico, deciso ed equilibrato, Edgar Sopper Gin è perfetto per la preparazione di cocktail classici e twist on classic.

The Rooom

THE ROOOM, concept studio con sede nell’affascinante cornice di Palazzo Aldrovandi Montanari, offre servizi di comunicazione alle imprese sui temi legati alla sostenibilità, all’innovazione, alla creatività e alla responsabilità sociale. THE ROOOM è anche uno spazio di contaminazione tra sfere economiche e creative che prende vita attraverso una programmazione di iniziative multidisciplinari ed eventi che ispirano nuove idee e generano consapevolezza sulle tematiche ambientali, economiche e sociali.

Mulieris è una rivista indipendente con sede in Italia. Mulieris non è solo una rivista, ma anche una piattaforma, uno spazio sicuro, una comunità, una fonte per l’arte e gli eventi creati da womxn, con l’obiettivo di parlare a tutti indipendentemente dal genere o dal sesso. Vogliamo creare un dialogo aperto sull’uguaglianza di genere attraverso l’arte realizzata da womxn.


INFO UTILI
 
Rêverie – Finissage della mostra DREAMTIGERS
A cura di: Laura Rositani
Progetto grafico: Chiara Cognigni
 
THE ROOOM, via Galliera n. 8 – 40121 Bologna
30 marzo 2023 dalle 18.30 alle 22
 
Per info e prenotazioni è necessario scrivere a press@therooom.it  
Contatti: +39 375 5604011
 
www.therooom.it
www.mulierismagazine.com

Venezia, Micromega Arte e Cultura: Anna o della bellezza altrove – Installazioni e opere di Anna Romanello

Anna o della bellezza altrove
Installazioni, opere pittoriche, incisioni e libri d’artista
di Anna Romanello

Presentazione e Monologo performativo di Paolo Puppa 

Inaugurazione 29 marzo 2023 ore 18.00

Micromega Arte e Cultura
Campo San Maurizio 2758 – Venezia

Fino al 21 aprile 2023

Il giorno 29 marzo 2023 alle ore 18.00 inaugura negli spazi di Micromega Arte e Cultura di Venezia la mostra Anna o della bellezza altrove con installazioni, opere pittoriche, incisioni e libri d’artista di Anna Romanello. Il progetto espositivo è presentato da un testo e dal monologo performativo “La versione del figlio” di Paolo Puppa

In mostra una serie di installazioni composte da opere fotografiche appositamente studiate e messe in contrapposizione con immagini grafiche, proprio per offrire un nuovo punto di vista sul concetto innovativo di stampa. Gli ambienti dello Spazio si apriranno ad un dialogo tra antico e contemporaneo, dove le architetture e le opere saranno parte integrante del percorso e daranno vita a una nuova visione. Infatti, l’artista negli ultimi anni si è concentrata in particolare sull’osservazione di luoghi, sottratti alla loro forma storica e codificata. Due mondi, che si confrontano e si compenetrano, verranno rappresentati con opere di piccolo e medio formato, mentre grandi bande scenderanno nello spazio. Le opere disseminate saranno in luce e scoperte man mano che il visitatore lo percorre, ricreando un’atmosfera suggestiva e misteriosa dei luoghi raccontati. È un percorso poliedrico e articolato quello dell’artista, nel quale sperimenta innovative tecniche di stampa calcografiche, fondendole con la fotografia e le moderne tecnologie, dando vita ad un nuovo linguaggio.

Scrive Paolo Puppa nel testo critico: “[…] Anna Romanello da molti anni opera spiazzamenti, decontestualizza apparati, sgretola profili, terremota e riscrive superfici. Sotto le sue mani febbrili il caos si fa forma e viceversa, attraverso soluzioni sofisticate e lontane nel tempo, come quelle calcografiche di stampa su rame e zinco. Ne fuoriesce un catalogo di soggetti multipli, lignei collage, preziose xilografie, puntasecche e acque forti, sfere in plexiglass ravvivate da inserti musivi, pastelli litografici con punte elettriche in grado di far colare sulla superficie cromatismi simultanei tardo futuristi. E intorno leporelli si dispiegano con tocchi astuti da brava scenografa. Questa lista di mestieri specialistici non esclude il naturale di una matericità di volta in volta riplasmata con interventi da tecnologie aggiornate. Così, ad esempio,  arte graffiate e lastre a ricostituire la tradizione lontana nel tempo della sinopia. Ora, Anna alchimista non tiene per sé i segreti del suo fare, ma ama distribuirli, insegnarli. La sua infatti è anche una carriera di docente nelle Accademie di Belle Arti. E le sue radici calabresi se le porta in giro per il mondo, negli atéliers autorevoli dove si è formata, a partire da quello parigino di Stanley William Hayter, il grande maestro inglese di incisione di estrazione surrealista. E la dizione, Istituto dell’Accademia di Belle Arti, Belle Arti appunto, appare semanticamente fondata dal momento che le arti si fanno belle attraverso le sue vertiginose mescolanze. […]”

Spazio Micromega

Anna Romanello – Note biografiche

Anna Romanello, artista-performer, studia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts a Parigi. Durante questo periodo apprenderà i segreti dell’arte grafica nel famoso Atelier 17 di Stanley William Hayter, importante artista inglese e tra i più influenti sperimentatori in questa disciplina. A Parigi frequenta anche l’Atelier di Henri Goetz, dove sperimenta la tecnica al carborundum. L’incisione non è più un semplice sistema di riproduzione, ma una via che conduce alla creazione d’immagini, che imprime movimento e nuove suggestioni. Sperimenta innovative tecniche di stampa calcografiche e xilografiche, fondendole con la fotografia, dando vita ad un nuovo linguaggio. Tornata in Italia la sua attività didattica si svolge presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e l’Istituto Centrale per la Grafica. Edita numerose edizioni e libri d’Artista in Italia e in Francia. Le sue opere si trovano in collezione presso: Roma, Collezione d’Arte Contemporanea – Musei Vaticani, Calcografia Nazionale; Londra, The British Museum; Parigi, Bibliothèque Nationale de France; Praga e Bratislava, Biblioteca Nazionale; Milano, Biblioteca Nazionale Sormani; Firenze, Biblioteca Nazionale; Bari, Galleria D’Arte Moderna; Rende, MAON Museo “A. Capizzano”, Museo Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona;  Museo Diocesano di Gerace; Taipei, Musée Nationale d’Histoire; Kharkiv, Kharkiv Arts Museum; Katowic, Muzeum Śląskie di Katowice; Ankara Turchia, Port Art Gallery; Istanbul, Congress Center, Uzice City Gallery; Parigi, Istituto Italiano di Cultura; Roma “MyTale”.



INFO
Anna o della bellezza altrove
Installazioni e libri d’artista di Anna Romanello
Presentazione e Monologo performativo di Paolo Puppa 
Inaugurazione 29 marzo 2023 ore 18.00
Fino al 21 aprile 2023
Orari:
da lunedì a sabato 10 – 19; domenica e festivi  11 – 18
Micromega Arte e Cultura
Campo San Maurizio 2758 – Venezia
Direttore Franco Avicolli
francoavicolli@gmail.com
micromegaartecultura@parkviaggi.it
tel.+39 041 2412867 / +39 342 1808367
www.micromegaottica.com/artecultura 
Anna Romanello
www.annaromanello.it/
Ufficio Stampa
Roberta Melasecca – Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com
info@melaseccapressoffice.itinfo@interno14next.it
tel. 3494945612
www.melaseccapressoffice.itwww.interno14next.it

Roma, Fondazione S. Francesca Romana: Anahi Mariotti – Quando viene la sera – A cura di Roberta Melasecca  

Festival Spiritualia 2023

Quando viene la sera
Un progetto

performativo-installativo
di Anahi Mariotti

A cura di Roberta Melasecca

Inaugurazione 28 marzo 2023 ore 17.00 – 20.00

Fondazione S. Francesca Romana
Via Pietro Peretti 6 – Roma

Martedì 28 marzo 2023 dalle ore 17.00 alle ore 20.00 inaugura, negli spazi del museo-ex dormitorio della Fondazione S. Francesca Romana a Trastevere, il progetto performativo-installativo Quando viene la sera di Anahi Mariotti, a cura di Roberta Melasecca

Quando viene la sera, promosso dal Festival del Tempo per Spiritualia 2023, con il supporto della Farmacia Longo, EasyFarma e Maya Moon, è un progetto che ha avuto inizio nel mese di febbraio 2023, interagendo proprio con gli anziani dell’ospitale della Fondazione – e con i volontari che se ne prendono cura -, spaziando poi nell’ambiente circostante, il rione di Trastevere e il fiume, e registrando contemporaneamente, nel corso di un tempo di 24 ore tramite un holter cardiaco, le prestazioni del cuore. A sovrapporsi al ritmo del tempo c’è sempre il ritmo del nostro cuore, il ritmo del pulsare delle vene, della respirazione. Il tempo, le ore che passano, 24h. Il cuore, il battito cardiaco, le pulsazioni. Quanto incide ciò che accade fuori da noi sul nostro corpo? Può una conversazione, una situazione, un pensiero, variare il nostro ritmo interiore? Può un elettrocardiogramma essere letto come uno spartito? 

Dell’esperienza, vissuta in chiave emozionale e performativa, l’artista lascerà una traccia tangibile e irripetibile, rielaborando foto, disegni, oggetti, frammenti audio, tracciati cardiaci, che saranno esposti il 28 marzo nell’ex dormitorio come fossero momenti di una giornata ricordati prima di andare a dormire. Il pubblico potrà così entrare in contatto con una parte intima del corpo dell’artista e con un mondo di stimoli sensoriali e affettivi. Il luogo espositivo è stato scelto proprio per la sua specificità, in quanto in esso coesistono momenti di una passata intimità con teche di vetro e registri antichi: l’intimo si svela e induce l’osservatore ad entrare in relazione con ciò che ha visto, sentito, odorato, perfino con il ritmo dell’organo più intimo e incontrollabile: il cuore. 

Anahi Mariotti – Note biografiche

Anahi Mariotti vive e lavora a Roma presso lo studio Spazio Vuoto. Nasce nel 1986 a Recanati, compie gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, collabora nella ONLUS Geografie del Dialogo per la realizzazione di progetti di arte contemporanea in Italia e all’estero. Si diploma con il massimo dei voti a Roma dopo un periodo di studi in Spagna, presso la Facoltà di Belle Arti di Murcia. Pubblica la tesi intitolata Il Profilo dell’artista. Dai documenti del Concilio Vaticano II a Benedetto XVI negli Annali della Insigne Pontificia Accademia di Belle Arti e lettere dei Virtuosi del Pantheon. Partecipa al master in arte sacra contemporanea della Fondazione Stauròs seguendo le lezioni di Omar Galliani. Nel 2011 lavora come assistente degli artisti spagnoli Lorena Amòros e Eduardo Balanza, in occasione di Manifesta 8. Collabora come assistente per l’artista Pietro Ruffo ed in seguito con Marco Tirelli presso il Pastificio Cerere a Roma. Si forma in oreficeria e crea una sua linea di gioielli. Dal 2011 al 2020 si occupa di laboratori artistici nelle scuole. Attivista della Casa delle Donne Lucha y Siesta, per cui lavora in uno dei Centri Antiviolenza e per cui elabora azioni e campagne comunicative volte al contrasto della violenza di genere. Negli ultimi anni la sua ricerca artistica si lega all’esperienza in tematiche legate alle questioni di genere favorendo un’arte relazionale e site specific.


INFO
 
Quando viene la sera
Un progetto performativo-installativo di Anahi Mariotti

A cura di Roberta Melasecca
 
Inaugurazione 28 marzo 2023 ore 17.00 – 20.00
Fondazione S. Francesca Romana
Via Pietro Peretti 6 – Roma


Festival Spiritualia 2023
In viaggio da Krónos a Kairós
Concerti, mostre, performance sulla spiritualità
Direttore artistico: Stefano Sabene
Con la collaborazione di: Roma Opera Omnia, Fondazione Santa Francesca Romana, Festival del Tempo, Farmacia Longo e Easy Farma, Maya Moon. Media Partner: Panzoo
 
25 febbraio – 31 marzo 2023
Sedi varie – Roma – Ingresso gratuito


Festival Spiritualia
Associazione Culturale Novartes
Viale Aldo Ballarin 16 – 00142 Roma
festival.spiritualia@gmail.com
stefano.sabene@gmail.com
+39 329 065 07 86
www.spiritualia.it
 
Ufficio stampa
Roberta Melasecca – Melasecca PressOffice / Interno14 next
roberta.melasecca@gmail.com – info@melaseccapressoffice.it
www.melaseccapressoffice.it

Lecco, Palazzo delle Paure: FUTURISTI. Una generazione all’avanguardia

Alessandro Bruschetti, Luci e aerei sul lago, 1936, olio su tela, collezione privata courtesy Leo galleries, Monza

LECCO
A PALAZZO DELLE PAURE

DAL 18 MARZO AL 18 GIUGNO 2023

FUTURISTI

Una generazione all’avanguardia

La mostra indaga la presenza di linguaggi d’avanguardia nell’Italia dei primi decenni del Novecento e si concentra sull’esperienza futurista, nelle sue molteplici espressioni, attraverso le opere dei suoi più celebri rappresentanti, da Giacomo Balla a Luigi Russolo, da Gino Severini a Enrico Prampolini, da Filippo Tommaso Marinetti ad Antonio Sant’Elia, da Fortunato Depero a Tullio Crali, a molti altri ancora.

A cura di Simona Bartolena

A Lecco, dal 18 marzo al 18 giugno 2023, il Palazzo delle Paure ospita la mostra FUTURISTI. Una generazione all’avanguardia che indaga la presenza di linguaggi d’avanguardia nell’Italia dei primi decenni del Novecento.

L’iniziativa è il secondo dei cinque appuntamenti di Percorsi nel Novecento, programma ideato dalla Direzione del Sistema Museale Urbano Lecchese e affidato per la sua progettazione e realizzazione a ViDi Cultural che, fino a novembre 2024, analizzeranno la scena culturale italiana nelle prime sei decadi del XX secolo.

L’esposizione, curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi cultural, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, travel partner Trenord, si concentra sull’esperienza futurista, nelle sue molteplici espressioni, attraverso le opere dei suoi più celebri rappresentanti, da Giacomo Balla a Luigi Russolo, da Gino Severini a Enrico Prampolini, da Filippo Tommaso Marinetti ad Antonio Sant’Elia, da Fortunato Depero a Tullio Crali, a molti altri ancora.

Tulio Crali, Passione tra le nuvole, olio su tela, collezione privata

Il Futurismo ha saputo portare la sua ventata di novità e rivoluzione nelle arti visive, nella letteratura, nella musica ma anche nel vivere quotidiano.

La rassegna racconta, nelle sue diverse declinazioni, uno dei movimenti d’avanguardia più importanti d’Europa, nato e sviluppatosi in Italia, e i suoi rapporti con la scena europea e con la società italiana del tempo.

“Negli ultimi anni – ricorda Simona Bartolena – il ruolo di primo piano nel contesto europeo di questa Avanguardia nata in Italia è stato ampiamente riconosciuto anche a livello internazionale, con importanti studi e grandi mostre nei principali musei del mondo, eppure ancora oggi la conoscenza che di esso ha il grande pubblico non è completa e approfondita. La maggior parte dei testi dedicati al Futurismo sono, infatti, focalizzati sui primi anni del movimento. Ma al primo periodo che si conclude, di fatto, con la morte precoce di Boccioni, avvenuta nel 1916, seguono altri anni ricchi di spunti di riflessione, interessantissimi quanto a novità di linguaggio e originalità di ricerca. Pur senza negare l’importanza dei primi dieci anni di gestazione, in una corretta lettura del Futurismo non si può prescindere dall’analisi anche dei due decenni seguenti. È, anzi, proprio in queste successive generazioni che il Futurismo trova la propria unicità; rispetto alle altre avanguardie europee”.

“Questa dirompete e prolungata vitalità – prosegue Simona Bartolena – permette al Futurismo di propagarsi in tutta la penisola e superare di gran lunga i confini in cui di consueto si muovono i linguaggi delle avanguardie storiche, necessariamente elitari. Pur non aderendo al sistema dell’arte ufficiale (dal quale si tenne orgogliosamente distante), il Futurismo ha saputo, soprattutto negli anni trenta, costruire a propria volta una complessa rete culturale, come alternativa straordinaria e unica nel panorama europeo alle tendenze più in voga. La mostra vuole esplorare anche questi aspetti, oltre che raccontare, più in generale, il movimento di Marinetti”.

Così l’assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza: “Continua il percorso promosso da ViDi cultural, in collaborazione con l’amministrazione comunale per l’esposizione delle grandi mostre di Palazzo Paure, nel viaggio che ci accompagna tra ‘800 e ‘900 che giunge così ai primi anni del 900 con i linguaggi d’avanguardia, ovvero del futurismo. Una mostra importante che raccoglie opere significative anche sul panorama nazionale e internazionale, con la possibilità di essere un evento attrattivo non solo per i cittadini e le scuole che vi faranno visita, ma anche per un pubblico che arriverà a Lecco interessato a frequentare e visitare la nostra città in termini di partecipazione e turismo culturale”.

Il percorso espositivo, suddiviso in sette capitoli, propone una panoramica coinvolgente sugli esiti noti e meno noti del movimento e si apre con la sezione che ripercorre le origini del movimento, a partire dal 20 febbraio 1909 in cui sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro, Filippo Tommaso Marinetti pubblicò un articolo intitolato Le Futurisme nel quale contoni accesi e provocatori, caratteristici della sua prosa, propugnava la necessità di una rivoluzione, per distruggere ogni “passatismo” e per lasciare finalmente spazio al “nuovo”.

Il racconto prosegue indagando la relazione tra il Futurismo e il primo conflitto bellico mondiale quando i futuristi sostenevano il credo interventista, sperando in un sensibile miglioramento delle condizioni della Nazione grazie alla politica imperialistica. Una splendida tela dedicata a Francesco Baracca di Plinio Nomellini offre anche occasione per riflettere sul rapporto dell’avanguardia futurista con il Divisionismo.

Un focus è dedicato anche al ruolo che il Futurismo ha avuto nella nascita dei nuovi linguaggi sperimentali di inizio secolo scorso, in particolare con il Cubismo, anche attraverso la figura di Gino Severini, vero e proprio trait d’union tra i due mondi.

Un interessante approfondimento, finora poco indagato, è riservato anche alla presenza di ipotesi astrattiste nella produzione italiana, con opere di autori quali Giacomo Balla e con una parentesi dedicata agli astrattisti comaschi quali Manlio Rho, Mario Radice e Carla Badiali e al loro rapporto con Marinetti. 

La rassegna lecchese passa quindi adanalizzare una delle istanze più innovative del linguaggio futurista in pittura, ovvero quella di riprodurre un oggetto in movimento, collocando lo spettatore di fronte a una composizione in divenire, sollecitandone sensazioni dinamiche, attraverso una serie di lavori di Luigi Russolo, Roberto Iras Baldessari, Giulio D’Anna e altri, nei quali i concetti di dinamismo, simultaneità e compenetrazione dei piani visivi sono particolarmente evidenti.

Lungi dall’essere considerato solo un movimento artistico, il Futurismo si apriva a un dialogo con le altre forme espressive, dal cinema alla letteratura, dalla musica al teatro, dalla cucina alla moda, pubblicando tra il 1909, data della fondazione del gruppo, e il 1916, oltre cinquanta manifesti che si occupano dei più diversi linguaggi. La sezione Un universo futurista, nucleo portante dell’esposizione, presenta importanti testimonianze dell’interazione con le arti applicate, la comunicazione pubblicitaria, il design, il teatro, la danza, la musica. Particolare attenzione sarà dedicata alla ricerca di Fortunato Depero e al suo rapporto con Campari e di Luigi Russolo del quale saranno esposti gli Intonarumori di Luigi Russolo.

La rassegna si chiude esaminando l’evoluzione dell’Avanguardia futurista, così come si è sviluppata negli anni trenta del Novecento dove le nuove generazioni si adeguano al nuovo clima sociale e politico, trasformando il futurismo storico in un movimento meno coerente e certamente meno utopistico e rivoluzionario, ma ancora capace di rappresentare l’attualità.

Tra le diverse correnti nate in questo periodo si distingue quella dell’Aerofuturismo, nata dalla passione per il volo aereo, e quella della visione “cosmica”, caratteristica della ricerca più tarda, aperta a suggestioni spirituali ed esoteriche, con opere di autori quali Tullio Crali, Gerardo Dottori, Giulio D’Anna, Fillìa, Thayaht, Alessandro Bruschetti, Barbara e altri.

Catalogo Silvana Editoriale.

Metallico, cristallino, geometrico, dinamico, luminoso, rumorista. Breve viaggio nell’universo futurista. 

* Estratto dal testo in catalogo Silvana Editoriale

di SIMONA BARTOLENA Curatrice della mostra

Rumoroso, dinamico, visionario, originale nelle sue molteplici espressioni, il Futurismo segna un momento di rottura e rinnovamento nella scena culturale italiana, in un indispensabile passaggio alla contemporaneità. La sua lezione offre importanti motivi di riflessione anche alle generazioni successive, costituendo un modello ora da emulare, ora da superare, ora da contrastare e contraddire, ma sempre e comunque da tenere in considerazione. Per vari aspetti, anzi, il Futurismo ha ancora molto da dire anche ai nostri giorni.

Negli ultimi anni il ruolo di primo piano nel contesto europeo di questa avanguardia nata in Italia è stato ampiamente riconosciuto anche a livello internazionale, con importanti studi e grandi mostre nei principali musei del mondo, dal Centre Georges Pompidou di Parigi al Guggenheim di New York, eppure ancora oggi la conoscenza che di esso ha il grande pubblico non è completa e approfondita.

La maggior parte degli studi e dei testi divulgativi dedicati al Futurismo sono, infatti, focalizzati sui primi anni del movimento. Ma al primo periodo che si conclude, di fatto, con la morte precoce di Boccioni, avvenuta nel 1916, seguono altri anni ricchi di spunti di riflessione, interessantissimi quanto a novità di linguaggio e originalità di ricerca. Pur senza negare l’importanza dei primi dieci anni di gestazione, in una corretta lettura del Futurismo non si può prescindere dall’analisi anche dei due decenni seguenti.

È, anzi, proprio in queste successive generazioni che il Futurismo trova la propria unicità; rispetto alle altre avanguardie europee, ad esempio, esso dimostra una straordinaria longevità e una notevole capacità di aggiornamento sul cambio dei tempi. In questa seconda fase, inoltre, si evince con maggior chiarezza l’originalità del movimento rispetto al clima del Ritorno all’ordine, che dal primo dopoguerra aveva pervaso l’Europa, interessando anche la ricerca di alcuni dei grandi protagonisti della stagione delle avanguardie. Questa dirompente e prolungata vitalità permette al Futurismo di propagarsi in tutta la penisola e superare di gran lunga i confini in cui di consueto si muovono i linguaggi delle Avanguardie storiche, necessariamente elitari. Pur non aderendo al sistema dell’arte ufficiale (dal quale si è tenuto sempre orgogliosamente distante), il Futurismo ha saputo, soprattutto negli anni Trenta, costruire a propria volta una complessa rete culturale, organizzando serate, concerti, spettacoli teatrali, eventi, mostre, coordinando centri culturali, pubblicando manifesti, riviste e saggi: un’alternativa straordinaria e unica nel panorama europeo alle tendenze più in voga e un fenomeno che è riuscito a diffondersi capillarmente, anche nei piccoli centri e nelle periferie.

Sorprende, dunque, la sostanziale emarginazione dalla “grande storia dell’arte” cui la critica ha condannato questa seconda fase del movimento. A tale esclusione ha certo contribuito anche il complesso legame con il regime fascista, un rapporto troppo spesso semplificato e frainteso.

Proprio nell’ottica di una sua rivalutazione e di una maggior chiarezza di analisi, dunque, la mostra intende raccontare soprattutto la seconda fase dell’Avanguardia futurista, meno nota al grande pubblico, riscoprendone, oltre ai grandi protagonisti, anche alcuni esponenti meno celebri, sorprendenti quanto a personalità e originalità di linguaggio.


FUTURISTI. Una generazione all’avanguardia
Lecco, Palazzo delle Paure (piazza XX Settembre)
18 marzo – 18 giugno 2023
 
Orari:
martedì 10-14
da mercoledì a domenica 10-18
lunedì chiuso
Apertura straordinaria: lunedì dell’Angelo
chiuso Pasqua e 1 Maggio
 
Biglietti:
Intero: €10,00; Ridotto: €7,00 (ragazzi dai 13 ai 18 anni, over 65 anni, studenti universitari muniti di tessera, gruppi precostituiti da almeno 8 persone e fino ad un massimo di 20, soci FAI e TCI con tessere in corso di validità); Ridotto speciale Trenord (weekend e festivi): €7,00; Ridotto speciale Trenord (feriali): €6,00
Scuole e bambini (dai 6 ai 12 anni): € 4,00;
Gratuito: disabile e un accompagnatore, giornalisti con tessera in corso di validità, guide turistiche abilitate, bambini fino ai 5 anni, soci ICOM muniti di tessera in corso di validità, soci Abbonamento Musei Lombardia muniti di tessera in corso di validità, un accompagnatore di gruppi ogni 15 persone, docenti delle scuole di Lecco di ogni ordine e grado.
 
Informazioni
Tel. 0341 286729
palazzopaure@comune.lecco.it | www.museilecco.org | www.vidicultural.com
 
Prenotazioni visite guidate con la curatrice, gruppi, scuole:
prenotazionimostrevidi@gmail.com
 
Ufficio stampa Comune di Lecco
Tel. 0341.481262 | ufficio.stampa@comune.lecco.it
 
Ufficio stampa ViDi
CLP Relazioni Pubbliche, T. +39 02 36755700
Marta Pedroli |M. +39 347 4155017 | marta.pedroli@clp1968.it | www.clp1968.it

Milano, Teatro Franco Parenti Café Rouge: Presentazione del volume UGO NESPOLO VIZI D’ARTE, edito da Skira

presentazione del volume

VIZI D’ARTE
di Ugo Nespolo

SKIRA editore

Martedì 28 marzo alle ore 18.30 presso il Café Rouge del Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14 Milano

Con l’artista intervengono

Flaminio Gualdoni

Andrea Kerbaker

Claudio Parmiggiani

INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI DISPONIBILI

Vizi d’arte è una raccolta di scritti frutto dell’appassionata ricerca critica portata al torbido cuore dell’Artworld. Studio che nasce in Ugo Nespolo come abbraccio affettuoso ma cosciente della vana ambizione che prova a mimare il personaggio di Thomas Carlyle, nel suo On Heroes, quando lo racconta come artista impavido, solitario e disilluso, sorta di aristocratico dell’intelletto intento a condurci verso autonomi ideali di cultura. 

Sogno fragile, donchisciottismo ingenuo, illusione che in un attimo ci proietta in quella confusa wasteland popolata di figuranti interessati, artefatti senza teoria, assordanti silenzi d’artista, asfissia mercantile.

Scritti malinconici, allora, lampi tenui tra cultura e arte, quella che – a sentire Jean Baudrillard – con successo “tenta di abolire se stessa man mano che si esercita”. 

Ugo Nespolo, artista versatile, opera in un ampio campo di discipline, dalla pittura al cinema e alla scultura.

Negli anni sessanta lavora con la Galleria Schwarz e la sua prima mostra milanese, presentata da Pierre Restany, in un certo senso precorre il clima e le innovazioni del gruppo che Germano Celant chiamerà Arte Povera. Nel 1967 è pioniere del Cinema Sperimentale Italiano, sulla scia del New American Cinema. A Parigi Man Ray gli dona un testo per un film che Nespolo realizzerà con il titolo Revolving Doors. I suoi film sono proiettati e discussi in importanti musei e istituzioni tra cui il Centre Pompidou a Parigi, la Tate Modern a Londra, la Biennale di Venezia. Nei tardi anni sessanta, con Ben Vautier, dà vita a una serie di eventi Fluxus e in seguito fonda con Enrico Baj l’Istituto Patafisico Ticinese. Sicuro che la figura dell’artista non possa non essere quella di un intellettuale, studia e scrive con assiduità sugli sviluppi dell’estetica e del sistema dell’arte. Ha esposto con grande intensità in gallerie e musei in Italia e nel mondo.




STUDIO LUCIA CRESPI
Ufficio Stampa SKIRA
Via Francesco Brioschi, 21 – 20136 Milano
T   02 89401645 
Chiara Cereda
chiara@luciacrespi.it

Bologna, Salaborsa: Inaugurazione della Mostra Unicef “SEGNI DI PACE”

SEGNI DI PACE: lunedì 27 marzo ore 17 in Salaborsa si inaugura la mostra UNICEF

Il Comitato Provinciale UNICEF Bologna presenta la mostra con i disegni di ragazzi e ragazze di origini ucraine e italiane per dire si alla pace, no alla guerra

In un momento così delicato per la vicina guerra anche la città di Bologna lancia il suo messaggio di pace e speranza attraverso i disegni dei bambini. Lunedì 27 marzo alle ore 17.00 si inaugura la mostra “Segni di Pace” nella Sala Conferenza di Salaborsa (Piazza del Nettuno 3, Bologna).
L’esposizione, che proseguirà fino al 17 aprile, è organizzata dal Comitato Provinciale UNICEF Bologna e mette in primo piano i lavori realizzati da ragazzi e ragazze di origini ucraine e italiane in tempo di guerra. Voci e pensieri di bambini che spiegano ai “grandi” l’orrore della guerra e il bisogno della pace attraverso disegni, frasi e poesie.

La mostra è organizzata in collaborazione con l’Associazione Italia-Ucraina (Bologna), FANEP ODV, Granello di Senape, l’Associazione “Casa dell’Amicizia” Italia Ucraina e vede il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, del Comune di Bologna e di Biblioteca Salaborsa.

All’inaugurazione interverranno il Colonnello Rodolfo Santovito Comandante Provinciale dei Carabinieri, il Presidente dell’Associazione Italia-Ucraina (Bologna) Lyuby Sandulovych, l’Assessore alla Scuola e Delega all’Agricoltura e Acqua del Comune di Bologna Daniele Araavv. Irma Vernillo resp. Rapporti istituzionali dell’Associazione “Casa dell’Amicizia” Italia-Ucraina e la prof.ssa Gaetana De Angelis in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Regionale. A concludere gli interventi sarà il Presidente del Comitato Provinciale UNICEF Bologna Raffaele Pignone. Modera l’evento la giornalista Deborah Annolino. A seguire tutti i partecipanti saranno invitati a visitare la mostra.


Ufficio stampa AD Communications
Deborah Annolino press@adcommunications.it
www.adcommunications.it

Bassano del Grappa 2023–2024: grandi mostre e non solo nel programma dei Musei Civici 

Jacopo Bassano, Ritratto di uomo in armi, 1560 ca. Collezione privata

MUSEI CIVICI
BASSANO DEL GRAPPA
PROGRAMMAZIONE 2023–2024

Archiviata con successo la grande mostra Io, Canova. Genio europeo, i Musei Civici di Bassano del Grappa rilanciano il proprio ruolo di eccellenza per il territorio con una ricca e attenta programmazione per il biennio 2023–2024. Dalle iconiche foto di Dorothea Lange ai tesori dell’incisione rinascimentale veneta, dal nuovo allestimento del Museo Civico all’acquisizione del Ritratto di uomo in armi di Jacopo Dal Ponte.

Con oltre 81 mila visitatori, elogi da parte della critica, risalto nazionale e internazionale e un riconoscimento dal Ministero del Turismo quale evento di alto profilo per il grande richiamo di pubblico, la grande mostra dedicata ad Antonio Canova ha posto la città di Bassano del Grappa e i suoi Musei Civici quali protagonisti nella ricca programmazione di celebrazioni per il bicentenario della morte dell’artista.

Da dicembre 2022 gli spazi della Galleria Civica ospitano inoltre I Bassano. Storia di una famiglia di pittori, un’inedita mostra-racconto che, con le parole del Premio Strega Melania Mazzucco, ripercorre le vicende della famiglia di artisti che più di ogni altra ha reso celebre il nome della città di Bassano nel mondo: quella dei Dal Ponte. L’allestimento, insieme alle soluzioni adottate in occasione della mostra Io, Canova. Genio europeo, fa da apripista al progetto di restyling dell’intero Museo Civico, già annunciato dalla Direttrice Barbara Guidi. Un progetto ambizioso, che restituirà al pubblico, a settembre, un nuovo museo, rinnovato nel percorso, negli apparati didattici e nella segnaletica. I lavori di riallestimento del museo si accompagnano a un sogno nel cassetto, anzi, un obiettivo: quello di arricchire la collezione di dipinti di un nuovo capolavoro. Si tratta del Ritratto di uomo in armi di Jacopo Dal Ponte, opera oggi temporaneamente esposta all’interno della mostra I Bassano. Storia di una famiglia di pittori.

«Portare, o meglio riportare, a Bassano, a quasi cinquecento anni dalla sua realizzazione, questo straordinario dipinto – afferma Elena Pavan, Sindaco di Bassano del Grappa – è obiettivo di questa Amministrazione. Un significativo arricchimento del nostro patrimonio e, al contempo, il dovuto omaggio a colui che, più di ogni altro, incarna il genius loci della nostra città e del nostro territorio».

Autore anonimo: Dorothea Lange, Resettlement Administration photographer, in California 1936 Farm Security Administration, Office of War Information Photograph Collection, Library of Congress Prints and Photographs Division Washington, D.C., USA

L’inaugurazione del nuovo museo sarà inoltre accompagnata da due importanti mostre. La prima, nata dalla collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino e prevista per il 21 ottobre 2023, sarà dedicata a una delle più grandi fotografe di tutti i tempi, Dorothea Lange, nel solco della fortunata rassegna bassanese su Ruth Orkin. Conosciuta soprattutto per l’iconica Migrant Mother, una delle immagini più celebri di tutto il Novecento, Lange è stata una figura straordinaria della fotografia sociale nella prima metà del secolo per la sua capacità di raccontare, tramite i suoi reportage, le difficoltà di un Paese che si apprestava a diventare una delle più grandi potenze mondiali.

La seconda mostra, prevista per la primavera del 2024, valorizzerà invece l’immenso patrimonio remondiniano delle collezioni civiche bassanesi e avrà come protagonisti i capolavori dell’incisione veneta del Rinascimento.

Curata dai massimi studiosi dell’ambito della stampa cinquecentesca, Giovanni Maria Fara e David Landau, la mostra Rinascimento in bianco e nero. L’arte della stampa a Venezia (1494–1615) sarà allestita nella Galleria Civica del museo dal 24 febbraio al 2 giugno 2024. L’esposizione attingerà, oltre che alla ricca collezione bassanese, a importanti prestiti di prestigiose raccolte pubbliche e private, e potrà contare sull’importante finanziamento di Save Venice per il restauro dell’intero corpus incisorio.


Uffici stampa
 
Comune di Bassano del Grappa Chiara Padovan ufficiostampa@comune.bassano.vi.it

Studio ESSECI – Sergio Campagnolo Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Villaggio Globale International Antonella Lacchin lacchin@villaggio-globale.it

Roma, S. Maria dell’Orto: Festival Spiritualia – Dammi il dono del fuoco. Azione scenica su musiche e testi di Hildegard von Bingen

26 marzo 2023 ore 19.30
Fondazione S. Francesca Romana
– Via Pietro Peretti 6 – Roma

Dammi il dono del fuoco

Azione scenica su musiche e testi di Hildegard von Bingen. Per danzatrice, attrice, soprano, baritono e strumenti medievali
Progetto artistico di Stefano Sabene – Testi a cura di Chiara Bellaveglia – Azione coreutica e costumi a cura di Sabina Domanico

Domenica 26 marzo 2023 alle ore 20.30 andrà in scena, presso S. Maria dell’Orto, Dammi il dono del fuoco, un’azione scenica su musiche e testi di Hildegard von Bingen, per danzatrice, attrice, soprano, baritono e strumenti medievali. Il progetto artistico è di Stefano Sabene, i testi a cura di Chiara Bellaveglia, mentre azione coreutica e costumi a cura di Sabina Domanico. 

L’azione scenica si basa su musiche e testi di Hildegard von Bingen (1098-1179), mistica, teologa, musicista, figura tra le più pregnanti del medioevo. Le melodie originano dalle visioni che la santa riceve interiormente, in uno stato psico-fisico perfettamente vigile. La mistica ascolta, e poi riporta in notazione musicale quanto udito. Le musiche di Hildegard, autrice anche dei testi, sono concepite per la vita liturgica nei monasteri di cui era badessa, e hanno una natura originalissima, per non dire straordinaria, relativamente ai canoni dell’epoca, quanto a estensione vocale e dilatazione dei melismi, spinti talvolta ai limiti dell’eseguibilità. La selezione dei brani, effettuata su un corpus assai cospicuo di composizioni, è stata condotta in chiave narrativa espressamente per quest’azione scenica, presentata in prima esecuzione assoluta in occasione del festival Spiritualia. 

I testi sono stati curati dalla medievalista Chiara Bellaveglia, che riveste anche il ruolo di voce recitante. La coreutica, curata da Sabina Domanico, rappresenta lo sviluppo dinamico della visione, originando un flusso espressivo che insieme alla musica converge sui testi selezionati, esaltando la ricchezza e la potenza delle immagini evocate e sposandone la portata spirituale. L’Ensemble Opera Omnia, in assetto vocale e strumentale, realizza l’apparato sonoro sul quale l’azione si dipana, in una veste filologica quanto al parco strumenti utilizzato e alla prassi esecutiva su basi storiche.

Artisti
Chiara Bellaveglia (Hildegard), voce recitante
Sabina Domanico (Visione), danzatrice
Ensemble Opera Omnia
Serena Lanzalonga, Voce
Luigi Polsini, Viella / Ribeca / Salterio 
Lorenzo Sabene, Liuto medievale
Stefano Sabene, Voce / Traversa medievale / Percussioni

Programma musicale: Hildegard von Bingen, da “Symphonia harmoniae caelestium revelationum”: O vis eternitatis, Karitas habundat, Vos flores rosarum, O pulcre facies, O pastor animarum, O frondens virga, Spiritus Sanctus vivificans.


INFO
 
Festival Spiritualia 2023
In viaggio da Krónos a Kairós
Concerti, mostre, performance sulla spiritualità
Direttore artistico: Stefano Sabene
Con la collaborazione di: Roma Opera Omnia, Fondazione Santa Francesca Romana, Festival del Tempo, Farmacia Longo e Easy Farma. Media Partner: Panzoo
 
25 febbraio – 31 marzo 2023
Sedi varie – Roma – Ingresso gratuito

Festival Spiritualia
Associazione Culturale Novartes
Viale Aldo Ballarin 16 – 00142 Roma
festival.spiritualia@gmail.com
stefano.sabene@gmail.com
www.spiritualia.it
 
Ufficio stampa
Roberta Melasecca – Melasecca PressOffice / Interno14 next
roberta.melasecca@gmail.com – info@melaseccapressoffice.it
www.melaseccapressoffice.it

Casale Monferrato, Middle MonFest 2023: MARIA VITTORIA BACKHAUS – Una mente estrosa con una vena artistica inarrestabile

Maria Vittoria Backhaus: In the mood #1. Milano 2001, Editoriale Case da Abitare

Middle MonFest 2023

MARIA VITTORIA BACKHAUS
I MIEI RACCONTI DI FOTOGRAFIA OLTRE LA MODA

Casale Monferrato, nelle sale del Secondo piano del Castello

31 marzo – 11 giugno 2023

Nella primavera del 2023, l’anno d’intermezzo della Biennale di Fotografia di Casale Monferrato, il Comune di Casale e il Direttore artistico Mariateresa Cerretelli annunciano la prima stagione del Middle MonFest con una grande esposizione dedicata alla brillante personalità creativa di Maria Vittoria Backhaus, dai suoi esordi negli Anni Settanta al contemporaneo.

Sarà una grande antologica, frutto di un’attenta ricerca all’interno di un archivio ricco e articolato dove gli anni di progettazione editoriale si alternano a un incessante studio  personale e le immagini rispecchiano interpretazioni  nuove e controcorrente realizzate per la Moda, il Design e la Ritrattistica, con una fantasmagorica produzione di Still life e di Costruzioni artistiche che esprimono la versatilità di una grande protagonista italiana, fotografa, milanese di nascita e piemontese d’adozione.

A sfilare nelle Sale del Secondo piano del Castello di Casale Monferrato sarà una galleria caleidoscopica di immagini, curata da Luciano Bobba e Angelo Ferrillo con la direzione artistica di Mariateresa Cerretelli per scoprire la creatività dell’autrice a tutto tondo. Esplosiva, sperimentale e rivoluzionaria per i tempi, animata da un’attenzione quasi maniacale per l’estetica e per la finezza delle fotografie e sempre un passo avanti rispetto alla classicità delle immagini imperanti nelle riviste patinate o nelle campagne pubblicitarie dagli anni ’70 a oggi, l’artista/fotografa si colloca a pieno titolo tra i nomi di punta della fotografia italiana. Con una rilettura inedita di un archivio sterminato e ricchissimo, la mostra prende in esame i vari temi che compongono la multiforme genialità di Maria Vittoria Backhaus che si è espressa soprattutto in ambito editoriale, nelle pubblicità e in un suo percorso personale attraverso un’osservazione e una messa a fuoco di una società in evoluzione continua.

“La creatività artistica ci unisce e per me studiare la mostra con Maria Vittoria passo dopo passo è come seguire la linea parallela di uno scambio naturale e spontaneo senza barriere in un fluire di pensiero e di accordi estetici profondi e immediati che derivano dalla comune passione per l’arte fotografica” afferma il curatore Luciano Bobba.

Una girandola di bianco e nero e di colore che rappresenta lo specchio di un’iconografia senza confini, dove Backhaus si muove a suo agio e rivela anche uno studio approfondito sull’uso delle diverse macchine fotografiche di cui si serve.

“Ho lavorato – afferma l’autrice – con tutti i formati possibili delle macchine fotografiche analogiche, dal formato Leica ai grandi formati con il soffietto sotto il panno nero 20 x 25. Stavano tutte in un grande armadio nel mio studio. Mi piacevano anche come oggetti, così le ho anche ritratte. Ho dovuto imparare tutte le diverse tecniche per poterle usare, acquisite ma dimenticate al momento dello scatto per concentrarmi sul racconto della fotografia”.

I temi portanti di un racconto sempre in progress si susseguono nelle sale del Secondo piano mettendo in risalto la moda, gli accessori, gli still-life, il design, la natura, le statuine, i collages e le composizioni scenografiche costruite con miniature di edifici e pupazzetti. Più di quarant’anni di fotografia dove i reportage e i ritratti trovano spazio e si completano con racconti dedicati tra i quali spiccano gli abitanti di Filicudi, l’isola amata dalla fotografa e, più di recente, Rocchetta Tanaro e la sua gente monferrina.

Il co-curatore Angelo Ferrillo conosce da molto tempo Maria Vittoria Backhaus e la sua narrazione fotografica: “Immaginifico. È l’aggettivo che mi ha pervaso la prima volta che ho avuto la fortuna di vedere il lavoro di Maria Vittoria. Conoscendola poi a fondo, vivendo la produzione e approfondendo il suo pensiero, mi sono reso conto di quanto la sua fotografia si muova in equilibrio tra visione, creatività e metodo”.

Maria Vittoria Backhaus: Biancaneve #2. Milano 2001, Editoriale Io Donna

È una mostra che rende omaggio a una mente estrosa con una vena artistica inarrestabile, tutta dedicata al linguaggio della fotografia.

Il Middle MonFest 2023 si estenderà con FOTOGRAFIA IN VETRINA nella Sala Marescalchi. Nella prima edizione del MonFest 2022 era già stata annunciata la mostra Fotografia in Vetrina, con i commercianti di Casale Monferrato, messi in posa dagli studenti dell’Istituto Leardi, seguendo lo stile di Francesco Negri. Chi conosce la città, i suoi negozi, i bar, i caffè e i locali, potrà riconoscere in un percorso virtuale attraverso le vie principali, tanti volti di esercenti che con la loro attività nutrono il tessuto economico di Casale Monferrato, riuniti in una straordinaria raccolta di ritratti in bianco e nero nella sala Marescalchi. Una galleria da visitare nello stesso periodo del Middle Monfest 2023, realizzata con la cura di Ilenio Celoria.


Ufficio stampa nazionale
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Padova, Italia
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Ufficio Stampa – Comune di Casale Monferrato
Gabriele De Giovanni, ufficiostampa@comune.casale-monferrato.al.it 

Torino, Musei Reali – Sale Chiablese: RUTH ORKIN. Una nuova scoperta

Ruth Orkin, Jinx and Justin on Scooter, Florence, Italy, 1951, Modern print, 2021
Ruth Orkin, American Girl in Italy, Florence, Italy, 1951, Vintage print

TORINO | MUSEI REALI | SALE CHIABLESE

Dal 17 marzo al 16 luglio 2023

RUTH ORKIN
UNA NUOVA SCOPERTA

La mostra presenta 156 fotografie che ripercorrono la traiettoria di una delle più grandi fotoreporter del Novecento

A cura di Anne Morin

Dal 17 marzo al 16 luglio 2023, le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la più vasta antologica mai organizzata in Italia di Ruth Orkin (Boston 1921 – New York 1985), fotoreporter, fotografa e regista statunitense, tra le più rilevanti del XX secolo.

L’esposizione dal titolo RUTH ORKIN. Una nuova scoperta, curata da Anne Morin, organizzata da diChroma, prodotta dalla Società Ares srl con i Musei Reali e il patrocinio del Comune di Torino, riunisce 156 fotografie, la maggior parte delle quali originali, che ripercorrono la traiettoria di una delle personalità più importanti della fotografia del XX secolo, in particolare tra il 1939 e la fine degli anni Sessanta, attraverso alcune opere capitali come VE-Day, Jimmy racconta una storia, American Girl in Italy, uno dei suoi scatti più iconici della storia della fotografia,i ritratti di personalità quali Robert Capa, Albert Einstein, Marlon Brando, Orson Welles, Lauren Bacall, Vittorio De Sica, Woody Allen e altri.

“Come curatore e storico della fotografia – afferma Anne Morin -, mi è sempre sembrato che il lavoro di Ruth Orkin non abbia ricevuto il riconoscimento che merita. Eppure, se questa fotografa ha un destino affascinante, il suo lavoro lo è altrettanto. Questa mostra si propone di rivisitare il lavoro della donna che voleva essere una regista e che, a causa delle circostanze, essendo un mondo cinematografico maschile, ha dovuto trovare il suo posto altrove. Non ha rinunciato al suo sogno, ma lo ha affrontato in modo diverso, creando un linguaggio singolare, estremamente ricco e nuovo attraverso la fotografia. Il lavoro fotografico di Ruth Orkin riguarda le immagini, il cinema, le storie e, in definitiva, la vita. Questa mostra è l’affermazione definitiva del lavoro di questa giovane donna che ha reinventato un altro tipo di fotografia”.

“Dopo il grande successo di Vivian Maier – dichiara Edoardo Accattino, Amministratore Ares srl -, portiamo a Torino una nuova mostra, dedicata a Ruth Orkin, fotografa elegante e sofisticata. La più ampia antologia mai realizzata su una delle firme più importanti del XX secolo, la cui opera è ancora oggi poco nota. Per questo, abbiamo voluto creare un percorso coinvolgente che accompagnerà i visitatori a scoprire e conoscere un’artista sensibile, la cui straordinaria opera affascinerà il pubblico torinese”.

“L’esposizione monografica su Ruth Orkin – sostiene Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali – continua la serie di mostre dedicate alla fotografia quale cifra identitaria delle Sale Chiablese, spazio che i Musei Reali riservano soprattutto alle arti contemporanee e alla riflessione sui mezzi di comunicazione che hanno contribuito a mutare il volto della storia e della società. Dopo Vivian Maier. Inedita e Focus on Future.  14 fotografi per l’Agenda ONU 2030, questa antologica restituisce una riflessione attenta ai diversi linguaggi che hanno condotto l’artista ad accreditarsi e a distinguersi nel panorama della fotografia mondiale, attestando il primato e la visionarietà di uno sguardo ancora da approfondire, fedele alla narrazione di un’epoca in cui l’affermazione di genere era una conquista lontana, anche in ambito artistico”.

La mostra affronta il suo lavoro da una prospettiva completamente nuova, all’incrocio tra l’immagine fissa e l’immagine in movimento. Affascinata dal cinema, Ruth Orkin sognava infatti di diventare una regista, grazie anche all’influenza della madre, Mary Ruby, attrice di film muti, che la portò a frequentare le quinte della Hollywood degli anni Venti e Trenta del Novecento. Nella prima metà del secolo scorso, tuttavia, per una donna la strada per intraprendere questa carriera era disseminata di ostacoli. Ruth Orkin dovette quindi rinunciare al sogno di diventare cineasta o perlomeno dovette reinventarlo e trasformarlo; complice il regalo della sua prima macchina fotografica, una Univex da 39 centesimi, si avvicinò alla fotografia, ma senza mai trascurare il fascino del cinema.

Proprio l’appuntamento mancato con la sua vocazione, la costringerà a inventare un linguaggio alla confluenza tra queste due arti sorelle, tra l’immagine fissa e l’illusione dell’immagine in movimento, un linguaggio che induceva una corrispondenza costante tra due temporalità non parallele. Attraverso un’analisi molto specifica dell’opera di Orkin, la rassegna permette di capire i meccanismi messi in atto per evocare il fantasma del cinema nel suo lavoro. Come avviene nel suo primo Road Movie del 1939, quando attraversò in bicicletta gli Stati Uniti da Los Angeles a New York. In quell’occasione, Ruth Orkin tenne un diario che diventò una sequenza cinematografica, un reportage che raccontava questo viaggio e la cui linearità temporale si svolge in ordine cronologico. Ispirandosi ai taccuini e agli album in cui la madre documentava le riprese dei suoi film, e utilizzando lo stesso tipo di didascalie scritte a mano, l’artista inseriva l’immagine fotografica in una narrazione che riprendeva lo schema della progressione cinematografica, come se le fotografie fossero immagini fisse di un film mai girato e di cui vengono esposte 22 pagine.

Il percorso propone inoltre lavori come I giocatori di carte o Jimmy racconta una storia, del 1947, in cui Ruth Orkin usa la macchina fotografica per filmare, o meglio, per fissare dei momenti, lasciando allo sguardo dello spettatore il compito di comporre la scena e riprodurre il movimento, ma anche le immagini e il film Little fugitive (1953), candidato al Premio Oscar per la migliore storia cinematografica e vincitore del Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia, che racconta la storia di un bambino di sette anni di nome Joey (Richie Andrusco) che fugge a Coney Island dopo essere stato indotto con l’inganno a credere di aver ucciso suo fratello maggiore Lennie e che François Truffaut riteneva di fondamentale importanza per la nascita della Nouvelle vague.

Nei primi anni Quaranta, Ruth Orkin si trasferisce a New York, dove diventa membro della Photo League, cooperativa di fotografi newyorkesi, e instaura prestigiose collaborazioni con importanti riviste, tanto da diventare una delle firme femminili del momento.

È in questo periodo che realizza alcuni degli scatti più interessanti della sua carriera. Con Dall’alto Orkin cattura perpendicolarmente da una finestra gli avvenimenti che si svolgono per strada, riprendendo alcune persone del tutto ignare di essere oggetto del suo sguardo fotografico: un gruppo di signore che danno da mangiare ai gatti di strada; un padre che, acquistata una fetta di anguria, la porge alla figlia davanti al chiosco del venditore ambulante; due poliziotti che fanno cordone attorno a un materasso logoro abbandonato per strada; due bambine che giocano a farsi volteggiare l’un l’altra; un gruppo di marinai che incedono speditamente e che divengono riconoscibili per i loro cappelli che si stagliano come dischi bianchi sul fondale grigio dell’asfalto.

A molti anni di distanza, tornò a questo genere di scatti: da una finestra con vista Central Park, l’artista riproponeva lo stesso gesto e la stessa inquadratura, nelle diverse stagioni, registrando la fisionomia degli alberi, la tonalità delle loro foglie: il soggetto è proprio il tempo e il suo scorrere, sotto forma di una sequenza che parla dell’elasticità del tempo filmico.

La mostra darà poi conto del reportage per la rivista LIFE, realizzato nel 1951 in Israele a seguito della Israeli Philarmonic Orchestra e del viaggio compiuto in Italia, visitando Venezia, Roma e Firenze, città dove incontra Nina Lee Craig, una studentessa americana, alla quale chiede di farle da modella per un servizio volto a narrare per immagini l’esperienza di una donna che viaggia da sola in un paese straniero e che divenne soggetto di American Girl in Italy, una delle sue fotografie più iconiche e più famose della storia della fotografia; la scena che immortala Nina Lee Craig passeggiare per le strade di Firenze tra un gruppo di uomini che ammiccano al suo passaggio, riesce a ispirare a Ruth Orkin la foto-racconto che cercava da tempo.

Accompagna la mostra un catalogo Skira.


Ruth Orkin. L’illusione del tempo 

* Dal catalogo Skira

di ANNE MORIN Curatrice della mostra

Creata nel 1936 e presieduta per la prima volta da King Vidor, la Directors Guild of America (DGA) è un’organizzazione sindacale di registi che ha per obiettivo la difesa dei diritti dei propri membri nell’industria cinematografica degli Stati Uniti. La cineasta Dorothy Arzner entrò a farne parte nel 1938 e rimase l’unica donna fino all’ingresso della collega Ida Lupino (1914-1995) nel 1966. Sin dall’inizio, il mondo del cinema americano non sembrava orientato alla parità dei sessi. Tanto nel mondo del cinema quanto in quello della fotografia, le donne erano chiamate a svolgere compiti minuziosi legati alla produzione, allo sviluppo dei negativi o al montaggio della pellicola, per certi versi affine al cucito. Pochissime accedevano alla sfera della creazione e della vera e propria cinematografia. Tra le eccezioni vanno ricordate Alice Guy (1873-1968), riconosciuta come la prima regista donna, Lois Weber (1879-1939), attrice, soprano e pianista, una delle più prolifiche registe del primo Novecento, Frances Marion (1888-1973), prima sceneggiatrice a essersi aggiudicata l’Oscar nel 1930 per l’adattamento di The Big House (Carcere), e Maya Deren (1917-1961), distintasi per il suo contributo alla ridefinizione del cinema sperimentale americano.

Negli Stati Uniti della prima metà del Novecento, il percorso di un’aspirante regista si prospettava irto di ostacoli. Le donne si occupavano di alimentare l’industria dei sogni, non di crearla; di conseguenza, qualsiasi carriera dietro la macchina da presa era immancabilmente riservata agli uomini. Anche Ruth Orkin (Boston, 3 settembre 1921 – New York, 16 gennaio 1985) deve rinunciare al suo sogno di diventare cineasta, o quantomeno procrastinarlo e trasformarlo – ma forse sarà proprio questo scoglio a rendere il suo lavoro di fotografa tanto originale.

Figlia di Mary Ruby, attrice del cinema muto, e di Samuel Orkin, fabbricante di barchette in legno, Ruth cresce dietro le quinte della Hollywood degli anni venti e trenta. A dieci anni riceve in regalo la sua prima macchina fotografica, una Univex da 39 centesimi, con la quale esegue i primi scatti. La sua vera passione, però, è l’immagine-movimento, il cinema. Per un certo periodo lavorerà alla Metro-Goldwyn-Mayer come fattorina, correndo alacremente da un dipartimento all’altro ma prendendosi comunque il tempo di osservare ciò che la circonda e assorbire molti degli insegnamenti che continuerà a mettere in atto nelle sue immagini fisse. Parallelamente, all’inizio degli anni quaranta, studierà fotogiornalismo al Los Angeles City College e lavorerà come fotoreporter per grandi riviste come “Life”, “Look” e “Ladies Home Journal”. Ma la fascinazione per il potere euristico del cinema emerge in filigrana in tutta l’opera di Orkin, e questo appuntamento mancato con la sua vocazione la stimolerà a inventare un linguaggio a cavallo tra i generi: un linguaggio che si colloca oltre l’immagine in movimento e prima di quella fissa, che stabilisce una correlazione costante tra le due temporalità non parallele. Queste linee segrete non smetteranno di influenzarsi reciprocamente, insinuandosi, confondendosi, aprendosi e ripiegandosi l’una sull’altra.

In effetti, analizzando l’opera di Orkin fin dai suoi esordi, il fantasma del cinema appare in diverse forme: si intrufola nei piccoli interstizi del fotogramma e crea un doppio fondo nell’immagine in cui il flusso del movimento prende un suo ritmo. Una scintilla, una traccia che contiene in sé un “effetto filmico”, una durata simulata da un effetto speciale visibile. Dopotutto, il cinema non è l’arte del movimento realizzato a partire dalla fissità?

Orkin ricorre costantemente a un processo di serialità e intermittenza in cui, in un modo o nell’altro, il tempo regna sovrano. Il meccanismo più elementare consiste semplicemente nell’accostare due figure simili o quasi identiche, ma sufficientemente diverse tra loro da non ingannare l’osservatore. Questo sdoppiamento serve a trasmettere un’idea di simultaneità attraverso una piccola pausa che crea l’illusione del movimento. Le due figure giustapposte declinano un gesto, ripetono una postura o un atteggiamento con un leggero sfalsamento. Tra di esse intercorre un breve intervallo di spazio all’interno del quale si colloca il tempo. Come nella successione di singole immagini utilizzata nell’animazione, l’unione di queste figure genera l’idea di moto e, di conseguenza, stabilisce una temporalità. 

Questa stessa temporalità può essere distribuita su più immagini con un intervallo variabile. In quello che può definirsi il suo primo “road movie”, realizzato nel 1939 mentre attraversa gli Stati Uniti in bicicletta da Los Angeles a New York, Ruth Orkin tiene un diario che diviene una sequenza filmica in sé, una sorta di documentario la cui linearità temporale si dispiega secondo un ordine cronologico. Ispirandosi ai quaderni e agli album delle riprese che la madre Mary Ruby conservava dei propri film, e utilizzando lo stesso tipo di didascalie manoscritte, Orkin inserisce l’immagine fotografica in una sequenza narrativa che riprende lo schema della progressione cinematografica. Il tempo del racconto è quello della durata del viaggio. Anche in questo caso, Orkin frammenta la continuità e scandisce tale scissione con le immagini, fotogrammi del film mai girato. Ciò che conta, dirà Gilles Deleuze nel saggio L’immagine-movimento (1983), “è l’interstizio tra immagini, tra due immagini: una spaziatura che fa sì che ogni immagine si strappi al vuoto e vi ricada”. Uno spazio in cui l’immagine si fa flusso. L’idea è ripresa alla lettera nei sei fotogrammi della sequenza I giocatori di carte (The Card Players), o in Jimmy racconta una storia (Jimmy The Storyteller), del 1947. Orkin filma con la sua fotocamera e induce un’idea di scatto, di scansione ritmica, di frammentazione, facendo affidamento sullo sguardo dello spettatore per restituire il movimento alla stregua di uno zoopraxiscopio.

Intorno al 1943, Orkin si trasferisce a New York, dove lavora come fotografa nei locali notturni, e più o meno nello stesso periodo aderisce alla Photo League. Le collaborazioni con le principali riviste si moltiplicano ed è a questo punto che la sua carriera decolla. Orkin diventa una delle firme femminili del momento. Nel 1951 segue la Israel Philharmonic Orchestra in Israele per conto della rivista “Life” e poche settimane dopo parte per l’Italia.

A Firenze incontra Ninalee Craig, studentessa d’arte americana che diventa la protagonista della celebre foto Un’americana in Italia (An American Girl in Italy). Lo scatto faceva originariamente parte di una serie intitolata Non aver paura di viaggiare da sola (Don’t Be Afraid to Travel Alone), incentrata sulle esperienze che le due donne avevano vissuto viaggiando da sole nell’Europa del dopoguerra. Anche stavolta Orkin trae ispirazione da un genere che renderà la serie una delle più emblematiche della sua carriera. Il tema è infatti sviluppato sulla base del fotoromanzo, estremamente in voga in Italia alla fine degli anni quaranta. Apparsa nel 1947, questa nuova forma narrativa che abbina testo e illustrazioni fotografiche diviene il più grande successo editoriale del dopoguerra, sia in Italia che in Francia. Assimilabile al cinema muto nella costruzione e al fumetto nella sua formulazione, il fotoromanzo alimenta la macchina dei sogni che deve lavorare a pieno regime e far dimenticare gli orrori della guerra. Emblema della cultura di massa, segna l’inizio di una nuova era in cui la fotografia segue le orme del cinema e il tempo filmico si fonde in quello dello scatto fotografico.

Ruth Orkin non esita a imboccare questa strada e inventa una sequenza estremamente teatrale, in cui la protagonista – attrice estemporanea – accentua la sua performance, che a tratti si fa persino caricaturale, per rendere chiara la storia raccontata e il filo conduttore della narrazione.

Se le immagini di Orkin contengono intervalli di spazio che generano un’idea di continuità, gli intervalli di tempo a loro volta non sono meno rilevanti. Una delle ultime serie che l’artista riesce a realizzare è incentrata sullo scorrere del tempo. Scattando fotografie dalla sua finestra che affaccia su Central Park con lo stesso gesto e la stessa inquadratura, Orkin registra la fisionomia degli alberi e la tonalità delle foglie nel corso delle diverse stagioni, dando forma a una sequenza che esprime l’elasticità del tempo filmico. In fin dei conti, si può forse affermare che la sua opera risieda in questi intervalli da cui emerge un “fuori tempo” nascosto nell’ombra, e che la realtà che Ruth per tutta la vita ha cercato di cogliere agli angoli delle strade di Manhattan, alla Penn Station o sulle banchine di un porto si celi non dietro le apparenze, ma nelle ellissi temporali.




RUTH ORKIN. Una nuova scoperta
Torino, Musei Reali | Sale Chiablese (Piazzetta Reale)
17 marzo – 16 luglio 2023
 
Informazioni: Tel. 338 169 1652
 
Email: info@mostraruthorkin.it
Sito: www.mostraruthorkin.it
 
Orari:
dal martedì al venerdì, dalle 10.00 alle 19.00
sabato e domenica, dalle 10.00 alle 21.00
(ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)
 
 
Biglietti:
Intero: € 15,00
Ridotto: € 13,00
over 65, insegnanti, gruppi, possessori card (Feltrinelli, Mondadori, Arci, Aiace, Coop, Ikea, Fiaf), Dipendenti Comune di Torino, Città metropolitana di Torino e Regione Piemonte
Ridotto studenti: € 10,00
ragazzi tra 18 e 25 anni, giornalisti non accreditati
Ridotto ragazzi: € 6,00
ragazzi tra 12 e 17 anni compiuti
Pacchetto famiglia:
fino a due adulti € 12,00 cad. e ogni ragazzo tra 12 e i 17 anni € 6,00 cad.
Gratuito:
possessori dell’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta, Torino+Piemonte card, bambini da 0 a 11 anni, persone con disabilità, dipendenti MiC, giornalisti in servizio previa richiesta di accredito all’indirizzo info@mostraruthorkin.it
 
Visite guidate gruppi (tariffe biglietto e diritti di prenotazione escluse)
visita guidata in italiano: € 90,00
visita guidata per le scuole: € 90,00
visita guidata + laboratorio per le scuole: € 130,00
 
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