Proroga al JMUSEO di Jesolo “Banksy&Friends: l’arte della ribellione”

A grande richiesta, proroga eccezionalmente fino al 20 ottobre la mostra Banksy&Friends: l’arte della ribellione che, al JMuseo di Jesolo, racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi.

Una mostra che, a oggi, ha accolto oltre 12.000 visitatori ed estimatori di artisti amatissimi – come Banksy, Jago, TvBoy ma anche di altri nomi celebri e conosciuti a livello internazionale – e che, in poco tempo, ha fatto registrare al nuovo museo jesolano numeri record di affluenza.

Con le sue circa 90 opere, la mostra rappresenta una summa di quella che è l’arte contemporanea oggi, presentando al pubblico anche i lavori Liu BolinDavid LaChapelle, Takashi MurakamiMr BrainwashObey fino ai noti italiani Angelo AccardiLAIKAMaPoLaurina PaperinaPAUNello PetrucciAndrea Ravo MattoniRizek e Giuseppe Veneziano.
Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene.

Curata da Piernicola Maria Di Iorio e con circa 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.

La mostra è prodotta dal Comune di Jesolo e organizzata da Piuma e Arthemisia.

Proroga eccezionalmente fino al 20 ottobre la mostra”Banksy&Friends: l’arte della ribellione”!Visti i tantissimi visitatori e le numerose richieste, il JMuseo di Jesolo continuerà ancora ad accogliere le 90 opere tra le più irriverenti e controcorrente dell’arte contemporanea.

Il percorso di mostra è introdotto dall’esposizione delle opere di Jago, giovane scultore italiano che ha raggiunto in pochi anni una fama internazionale.
Jago utilizza il marmo come materiale nobile, ma tratta temi fondamentali dell’epoca che abita, instaurando un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo.
Qui presenta tra le altre Memoria si sé (2015), Taste of Liberty (2019) e Donald (2018).

A proseguire TvBoy, per cui gli insegnamenti dell’universo fumettistico e dei cartoon giapponesi si addensano con la dimensione evocativa di pop part e urban art definendo la poetica della sua arte.

Le sue opere sono caratterizzate da un forte realismo, i contorni delle figure sono ben riconoscibili.

Immigrazione, violenza di genere, attenzione verso l’ambiente e le problematiche che derivano dall’immaginario consumistico assumono una simbologia accessibile e concreta, in cui gli oggetti e le iconiche personalità della società divengono simboli di un nuovo scenario contemporaneo; apparentemente decontestualizzati, ma estremamente rappresentativi e inequivocabili. Tra i suoi numerosi lavori esposti Contemporary Adam (2021), Love in the time of Covid (2020), Venite avanti (2020) e The Fast Supper (2021).

David LaChapelle, fotografo statunitense è entrato nella rosa dei dieci fotografi più importanti al mondo grazie ai suoi scatti surreali, caratterizzati da colori brillanti e fluo, frutto di un lavoro artigiano in cui le composizioni sono elaborate e i colori sono saturi. Il suo lavoro è stato spesso descritto come barocco, perfino eccessivo, in cui è chiara una visione della modernità caratterizzata da una spiccata ironia.
La sua è una fotografia fortemente costruita: LaChapelle adora raccontare la modernità a modo suo, molto pop e senza intellettualismi. Le sue opere, che spaziano da ritratti di celebrità a scene fantastiche e oniriche, offrono un commento critico sulla cultura contemporanea e sulle sue ossessioni: fama, consumismo, sensualità, bellezza e spiritualità. E proprio la spiritualità segna l’evoluzione dell’arte di LaChapelle, aggiungendo un ulteriore strato di profondità al suo lavoro. Nel caso dell’istrionico Rebirth of Venus (2009), in mostra, la sua poetica è un amalgama unico di estetica pop e surreale, critica sociale e culturale, mentre l’interesse emergente per la spiritualità si evince dall’opera The Holy family with St. Francis del 2019.

Da un estremo all’altro del planisfero si intensifica l’intreccio di riflessioni su temi che nascono da un linguaggio specifico ma che, in realtà, fissa le sue trame nei contesti più disparati.

Liu Bolin è un artista cinese di fama internazionale, conosciuto per le sue performance di fotografia mimetica. Nato nella provincia dello Shandong nel 1973, appartiene a quella generazione artistica dei primi anni Novanta, che si è fatta largo tra le macerie della Rivoluzione Culturale, in una Cina travolta da un rapido sviluppo economico, e in un momento di relativa stabilità politica.
Bolin rimane immobile come una scultura di carne e ossa, il suo corpo, accuratamente dipinto, si integra nello spazio, sfugge alla vista, svanendo nel contesto alle sue spalle, scenari urbani di ogni tipo, oggetti, architetture.
Si tratta di un lavoro lungo e complesso, che può durare anche molti giorni, la fotografia è solo il risultato ultimo di un meticoloso procedimento artistico, dalla scelta del luogo alla pittura corporale. Ha fatto del camouflage la sua arte, camaleontici self-portrait, che sono un connubio perfetto di fotografia, installazione, performance e body painting.
Le sue azioni mimetiche divengono strumento di denuncia di problematiche sociali, politiche e ambientali: dallo sfrenato processo di urbanizzazione delle megalopoli cinesi, alla tutela e conservazione del patrimonio artistico in Italia (in mostra) Hiding in Italy, Colosseo n°1 dalla spinosa questione dell’immigrazione, al dilagare del consumismo, della sequenza di scatti dal titolo “Shelves”, realizzata tra gli scaffali, colmi di merce, dei supermercati. L’occultamento del corpo, il privarsi dell’identità umana per diventare “cosa tra le cose”, costituisce il tratto distintivo del suo linguaggio e della sua personale visione della realtà che lo circonda.

A seguire troviamo le opere di Rizek, l’artista che con la cifra estremamente identitaria e viva dei suoi stencil, narra l’asprezza di condizioni sociali difficili, mai banali. Inizia la sua attività nei primi anni 2000 a Roma, ispirandosi allo street artist inglese Banksy. Le sue opere, realizzate con la tecnica dello stencil, hanno un forte impatto visivo e concettuale. Molti lavori puntano a denunciare ipocrisie e contraddizioni della società contemporanea. Rizek non risparmia nessuno, dalla Chiesa ai potenti, creando immagini ironiche e dissacranti. La sua street art si caratterizza per l’uso del nero e rosso, colori dal forte impatto per creare opere immediate e incisive. Con la sua arte di strada irriverente e pungente, Rizek porta all’attenzione temi scomodi, puntando il dito contro le storture del sistema. Rappresenta una delle voci più critiche e provocatorie nel panorama street art italiano. Rizek, da parte sua, con i suoi interventi sui muri non ha mai fatto qualcosa solo per denaro, il conformismo globale o alla moda; è sempre andato controcorrente rispetto a certi valori imposti, ha sempre seguito il cuore e le sue passioni, ha scelto la libertà. Qui esposti Pietà, un inedito del 2017, Unrequired Love (2022) e Angel Red del 2021.

Con un percorso da artista visivo in costante evoluzione, Pau (frontman dei Negrita), in un dialogo tra il pop, l’Urban e la Street art, con la sua serie delle Santa Suerte, straordinario esercizio di tecnica mista Linocut e Retouche con acrilico, markers, penna a sfera e timbri, ritrae la Dea Bendata; una potente figura femminile che supera i confini della religione, proponendo un modello di forza che valica confini di spazio e tempo, consacrandosi come immortale.

Nessuna bozza o disegno preparatorio, la sostituzione dei colori ad olio con l’uso delle bombolette e un intervento diretto sul muro: questo è lo straordinario modus operandi di Andrea Ravo Mattoni. La sua scelta di riprodurre i capolavori dell’arte, oltre a dimostrare un talento fuori dal comune, ha il merito di rompere la linea netta di confine che divide l‘arte classica e rinascimentale dell’arte odierna. In mostra si possono ammirare due sue opere, Caravaggio. Ragazzo morso da un ramarro (2022) e Vermeer. Ragazza con l’orecchino di perla (2022).

Laika, artista sincronicamente indipendente, misteriosa e libera, il cui nome d’arte è un omaggio alla cagnetta che salì sullo Sputnik nel 1956, si definisce un’attacchina che pratica la riflessione e ne fa arte istantanea. Con la visione disincantata e ironica di Laika, l’attenzione rimane viva, tenace come i suoi poster e adesivi, effimeri tableau vivant, che attraggono interesse e sguardi al nostro passaggio per strada. Lo so è “solo” un poster, ma si può dire molto con la carta, si può dire tutto!, dichiara l’artista. Immediata e diretta, la sua produzione mette in risalto l’inquietudine sociale e il disagio interiore, che si trasformano in una denuncia visiva e politica di grande forza, come nel caso delle due opere in mostra Donna, Vita, Libertà, #nonunadimeno e Zapatos Rojos – Save Afghan Women. Yellow Burqa version.

A seguire il percorso un’immagine che non ha bisogno di presentazioni: tutto è speranza, Hope (2019) appunto, la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam realizzata da Obey che renderà memorabile la vittoria di Barack Obama, il primo afroamericano a ricoprire la carica di Presidente degli Stati Uniti d’America. L’artista non si è mai schierato apertamente dalla parte di Obama: è rimasto fedele al suo essere ribelle. Dopo una serie di campagne molto forti contro le decisioni di Bush (Guerra in Iraq o Patriot Act per esempio), ha visto in Obama la sua perfetta antitesi ed ha quindi trovato coerente supportare la sua candidatura. Esposto qui anche un altro famoso manifesto di Obey, We, the people, are greater than fear (2017).

Giuseppe Veneziano è oggi uno dei principali artisti italiani della corrente new pop. Con il suo linguaggio pittorico, insieme originale e riconoscibile, l’artista affronta temi sensibili come la politica, il sesso e la religione, attraverso cui ci fornisce un’immagine diretta, oggettiva e smaliziata della società odierna. Le sue tele sono abitate da personaggi della storia e celebrità del presente, icone del cinema e personaggi dei fumetti e dei cartoni animati, come Van Gogh vs Micke Tyson (2018), La Strage degli Innocenti (2023) e La creazione della mascherina (2020). Per Veneziano non c’è differenza tra messa in scena e realtà, elementi che tendono a mescolarsi e confondersi nell’odierna società mediatica. L’artista lavora sull’impatto iconico dei suoi soggetti e sulla stratificazione emotiva che essi evocano in noi, che siano estrapolati da un’opera del passato, da una striscia a fumetti o da una foto di cronaca.

MaPo realizza opere con i protagonisti di Walt Disney, il creatore di quella che è forse la più forte iconografia del ‘900, e li inserisce nel panorama del lusso, tra carte di credito, marchi di moda e champagne: i cartoni animati “mimano” la vita e forse anche il lusso è in un certo senso parte di una recita quotidiana che ognuno di noi (o almeno chi se lo può permettere) utilizza per imporre il proprio status. Topolino e il Dom Perignon, Zio Paperone e American Express, Minnie e Dolce e Gabbana: in fondo sono tutti simboli del mercato globale e paradossalmente i prodotti “immaginari” sono alla portata di tutti, mentre quelli reali di pochissimi.

Microsoft Word – Bozza_Cs Controcorrente Jesolo.doc

Mr. Brainwash, definito come colui che ha generato la collisione tra street art e pop art, spesso accosta icone culturali e contemporanee come Marilyn Monroe in Stay Safe o Kate Moss. È fortemente influenzato da artisti pop come Andy Warhol e Keith Haring. Utilizzando e riutilizzando immagini e temi popolari presi in prestito da altri artisti famosi come in Mona Linesa (2009) o a esempio gli animali con palloncini d’acciaio di Jeff Koons come in Big City, Big Dreams – Red e in Big City, Big Dreams – Rosa e Throwing Man di Banksy in Because I’m worthless, Mr Brainwash allinea le sue intenzioni artistiche con quelle degli artisti pop originali producendo opere d’arte per tutti che possono essere vissute ovunque.

Laurina Paperina, figura ironica e irriverente, che prende di mira l’arte contemporanea, la politica, la società dei consumi e la cultura popolare, dimostra una grande capacità di mescolare elementi della cultura popolare con critiche sociali e politiche. Le sue opere spesso affrontano temi come la politica internazionale, il consumismo sfrenato, la fama dei personaggi mediatici e l’ossessione per l’immagine, come si può vedere in Hungry Cookies (2020) e Scary movie del 2019.
Attraverso il suo approccio dissacrante invita il pubblico a riflettere sui temi trattati, spingendolo a mettere in discussione le convenzioni e a adottare una prospettiva critica nei confronti della società contemporanea.

Le storie controcorrente si susseguono rapide, immediate con le suggestioni del famoso artista giapponese Takashi Murakami, noto per le sue opere in stile superflat che mescolano influenze della tradizione artistica nipponica con elementi della cultura popolare e consumistica. Già durante gli studi inizia a nutrire interesse per la cultura underground giapponese, in particolare manga e anime. Queste forme artistiche basse, disprezzate dell’élite artistica, diverranno centrali nella sua opera. Negli anni ‘90 Murakami elabora il suo personale stile superflat, che combina bidimensionalità tipica dei manga e critica della società dei consumi. Le sue opere ritraggono spesso personaggi kawaii, colorati e deformed, mutuati dai cartoni animati. Queste figure infantili e giocose celano però un messaggio più profondo e satirico sulla superficialità della società contemporanea. Tra i personaggi iconici creati da Murakami vi sono il simpatico funghetto Mr. Dob, qui esposto E poi…white – Mr Dobe e il morbido fiore smiley, Flowerball e Flowers. Entrambi riflettono l’ossessione dei giapponesi per il kawaii ma anche la loro alienazione nel mondo dei consumi di massa.
Oltre a pittura e scultura, Murakami sperimenta vari media, come merchandising, video, animazione. Collabora con brand di moda e di lusso, mescolando alto e basso e interrogandosi sul concetto di originalità nell’era della riproducibilità tecnica. Viene ribattezzato l’Andy Warhol giapponese per la sua attitudine imprenditoriale e l’ibridazione tra arte colta e cultura popolare. Oggi Murakami è uno degli artisti nipponici più influenti al mondo e continua a sondare ossessivamente il rapporto tra cultura underground e mainstream.

Le opere di Angelo Accardi illustrano visioni surreali della vita quotidiana su fondali realistici di paesaggi urbani. I suoi pezzi sono animati da immagini pittoriche della cultura pop nel corso dei secoli, che a loro volta rivelano ironicamente l’evoluzione del linguaggio visivo, come Blend e Misplaced. Accardi è sempre stato alla ricerca di nuove sensazioni nell’arte, e questa è stata una componente cruciale nello sviluppo del suo stile artistico unico.

Nello Petrucci è un artista visivo e filmmaker italiano che vive tra Pompei e New York. Si è distinto per il suo stile che combina “il collage”, con la sovrapposizione di manifesti presi dalla strada, e le stampe in “halftone”. Questa fusione creativa dà vita a un universo artistico coinvolgente, ricco di suggestioni e simbolismi, che ispira profonde riflessioni sulle questioni sociali più urgenti del nostro tempo. Inizia la sua carriera come filmmaker, ha studiato cinematografia a Roma presso la N.U.C.T. prima di laurearsi in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha collaborato con grandi registi cinematografici e le sue radici e l’influenza dello stile di pittura pompeiana sono spesso evidenti nelle sue opere, che lo hanno reso uno degli artisti di street art più rispettati del momento.

Secondo Banksy, di cui sono esposte dodici opere, tra cui le famose Girl with baloon, Queen Vic, Because I’m worthless e Bomb Love, l’arte può essere usata come arma. Un muro è una grande arma, qualcosa con cui si può colpire o toccare qualcuno. Le strade, i muri e i ponti delle città di tutto il mondo sono la sua tela, creando immagini spesso divertenti e sorprendenti con principi contro la guerra, anticapitalisti e anti-idolatria. È interessante notare che Banksy non spiega mai le sue intenzioni al pubblico anzi, l’artista si affida proprio alle percezioni del pubblico che definisce preziose.


Sede
J MUSEO
Via Aldo Policek, 7 30016 – Jesolo (VE)

Date al pubblico
Fino al 15 settembre 2024
Biglietti
Intero
12,00 € Ridotto 10,00 €

Info su orari, eventi e biglietti e prenorazioni
www.comune.jesolo.ve.it
www.jmuseo.it
info@jmuseo.it | T. +39 0418 627167

Social e Hashtag ufficiale
#BanksyJesolo @jmuseojesolo @arthemisiaarte

Ufficio stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Ufficio stampa Città di Jesolo
Andrea Rossi Tonon
T. +39 0421 359135 ufficio.stampa@comune.jesolo.ve.it

Al via il Festival della Fotografia Etica di Lodi 2024

Il Festival della Fotografia Etica si avvicina! Tutto ormai è pronto per l’inizio della quindicesima edizione del Festival della Fotografia Etica di Lodi, in programma dal 28 settembre al 27 ottobre.
Saranno cinque weekend ricchi di incontri, presentazioni di libri, talk d’autore, visite guidate e proiezioni. 20 le mostre che comporranno il festival per 200 circa i fotografi coinvolti.

FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ETICA DI LODI 2024
XV EDIZIONE
Lodi, sedi varie
28 settembre – 27 ottobre 2024

Come ogni anno, le tematiche che verranno affrontate e proposte allo sguardo e alla riflessione dei visitatori saranno davvero molte. Dalla realtà sudamericana a quella asiatica, attraversando la penisola araba e il Mediterraneo fino a risalire al cuore dell’Europa dell’est.
Otto le sezioni che compongono la kermesse: quella dedicata ai vincitori dell World Report Award 2024Uno sguardo sul mondoVite degli AltriSpazio approfondimento, lo spazio World Press Photo, lo Spazio Outdoor, lo Spazio Environment e lo spazio No Profit.

Un insieme assolutamente composito ed eterogeneo di proposte per andare a posare i nostri occhi su quel caleidoscopio complesso e vasto che è il mondo, e la vita che lo attraversa.

Il primo weekend prenderà avvio ufficialmente sabato 28 alle ore 11.30,  con la visita guidata con Giulia Piermartiri e Edoardo Delille presso la mostra Africa Blues creata in collaborazione con WeWorld, presso il Chiostro dell’ospedale Vecchio – Gorini- Via A. Bassi.

Ore 11:45 | Inaugurazione mostra fotografica Elegia Lodigiana di Gabriele Cecconi, in Prefettura in Corso Umberto I, 40.

Ore 15:00 |Visita guidata con Brian Hodges e Linda Eckerbom Cole presso la mostra Breaking the Cycle of Extreme Poverty: Resilience and Strength in Adversity creata in collaborazione con African Women Rise, presso il Chiostro dell’ospedale Vecchio – Gorini – Via A. Bassi

Ore 16:30 | Visita guidata con Giulia Piermartiri e Edoardo Delille presso la mostra Africa Blues creata in collaborazione con WeWorld, presso il Chiostro dell’ospedale Vecchio – Gorini- Via A. Bassi

Ore 17:30 | Incontro con Rena Effendi presso la mostra del World Press Photo in collaborazione con Fujifilm Italia. Modera Laura Covelli curatrice del Festivalpresso Sala Bipielle Arte – via Polenghi Lombardo, 6

Ore 19:15 | 15 Anni di FestivalVideo-proiezione e talk d’autore con Pablo Ernesto Piovano. Modera Laura Covelli curatrice del Festival, presso Ex Chiesa dell’Angelo – via T. Fanfulla, 22

Domenica 29 settembre sarà invece scandita secondo il seguente programma.

Ore 10:45 | Visita guidata con Brian Hodges e Linda Eckerbom Cole presso la mostra Breaking the Cycle of Extreme Poverty: Resilience and Strength in Adversity creata in collaborazione con African Women Rise, presso il Chiostro dell’ospedale Vecchio – Gorini- Via A. Bassi

Ore 11:30 | Incontro con Rena Effendi presso la mostra del World Press Photo in collaborazione con Fujifilm Italia. Modera Laura Covelli curatrice del Festival, presso Sala Bipielle Arte – via Polenghi Lombardo, 6

Ore 12:30 | Incontro con Pablo Piovano presso la mostra del World Press Photo in collaborazione con Fujifilm Italia. Modera Laura Covelli curatrice del Festival, presso Sala Bipielle Arte – via Polenghi Lombardo, 6

Ore 15:30 | Visita guidata con Giulia Piermartiri e Edoardo Delille presso la mostra Africa Blues creata in collaborazione con WeWorld, presso il Chiostro dell’ospedale Vecchio – Gorini- Via A. Bassi

Ore 16:30 | Visita guidata con Brian Hodges e Linda Eckerbom Cole presso la mostra Breaking the Cycle of Extreme Poverty: Resilience and Strength in Adversity creata in collaborazione con African Women Rise, presso il Chiostro dell’ospedale Vecchio – Gorini- Via A. Bassi


Info: www.festivaldellafotografiaetica.it

Ufficio Stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel 049.663499
rif. Simone Raddi  simone@studioesseci.net
 

Bologna, MAMbo: Presentazione della monografia “Alberto Garutti” a cura di Studio Celant

Dopo aver annunciato la realizzazione del volume Alberto Garutti, la più ampia ricognizione dedicata ad Alberto Garutti (Galbiate, 1948 – Milano, 2023), artista e docente tra le figure più influenti sulla scena artistica italiana ed europea degli ultimi cinquant’anni, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna è lieto di annunciare l’incontro pubblico, a ingresso libero, che la Sala conferenze del museo ospiterà mercoledì 25 settembre 2024, alle h 18.00, nel quale verrà presentata la monografia.

Ad intervenire saranno Francesco Garutti, direttore associato del Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montreal e figlio dell’artista, Antonella Soldaini, consulente curatoriale e responsabile della ricerca di Studio Celant, Simone Menegoi, direttore artistico di Arte Fiera, e Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.

La pubblicazione, a cura di Studio Celant con la collaborazione di Studio Alberto Garutti, è disponibile in una doppia edizione: in lingua italiana per a+mbookstore (Milano) e in lingua inglese per Hatje Cantz (Berlino).

Il progetto editoriale internazionale è realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito di Italian Council (12a edizione, 2023), il programma di promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana, per l’ambito di intervento 2 “Promozione internazionale di artisti, curatori e critici italiani”, finalizzato a far conoscere al mondo protagonisti, vicende peculiari e problematiche dell’arte italiana contemporanea.

Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Alberto Garutti
Progetto editoriale a cura di Studio Celant
In collaborazione con Studio Alberto Garutti
a+mbookstore / Hatje Cantz, 2024

Progetto vincitore della dodicesima edizione di Italian Council, 2023

Presentazione
Mercoledì 25 settembre 2024, h 18.00
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Sala conferenze
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna 
www.museibologna.it/mambo

Da sempre interessato ad esplorare gli spazi e le dinamiche di relazione tra opera, spettatore ed istituzione, Alberto Garutti a partire dai primi anni ’90 trasforma i modi di fare arte pubblica ridefinendone radicalmente i processi di concezione.

Le sue opere nel contesto urbano – commissionate da città, Biennali e musei di tutto il mondo – sono dispositivi aperti pensati per re-immaginare nuove forme di incontro tra i cittadini, gli spettatori dell’arte e il paesaggio fisico e sociale per il quale queste sono disegnate.

La genesi della pubblicazione risale al primo incontro tra Germano Celant e Alberto Garutti nel 2012. L’idea di collaborare alla realizzazione di una grande monografia sull’opera dell’artista prende forma in maniera concreta nel 2015, dando avvio a un fitto dialogo di pensieri e riflessioni sul terreno comune dell’arte.

Concepito da Germano Celant e portato a termine dallo Studio Celant, il volume contiene un saggio di Antonella Soldaini, una cronologia storico-critica dal 1948 al 2023 curata da Eva Fabbris (responsabile anche della ricerca scientifica), sette testi tematici inediti di Alberto Garutti pensati specificamente per questa pubblicazione, e una ricca serie di illustrazioni e documenti per raccontare il percorso artistico di un autore che, sin dai suoi esordi negli anni ’70, ha sempre cercato di interrogarsi sul ruolo e sulla responsabilità etica della figura dell’artista per la società contemporanea.

Scopo del volume che, seguendo il metodo celantiano, ha mantenuto un carattere monografico e cronologico, è stato quello di porre in evidenza, attraverso una densa sequenza temporale dei maggiori eventi accaduti durante la carriera di Garutti, il valore sperimentale e innovativo del suo linguaggio, fondato su alcuni concetti chiave divenuti negli anni imprescindibili per chiunque affronti il tema della produzione artistica site-specific, come il rispetto per il luogo in cui l’opera viene collocata, l’attenzione per la realtà sociale circostante e la conoscenza approfondita del contesto.

Aspetti cruciali quali l’idea di anti-monumento, la non-invasività, l’opposizione alla retorica del sistema, la critica affilata al paesaggio istituzionale, il ruolo dello spettatore, il concetto fondante dell’opera come forma di dialogo aperto e conversazione, sono solo alcuni dei passaggi centrali del discorso artistico di Garutti che il volume affronta attraverso tre registri critici diversi, trasversali e paralleli. La lettura storico-critica, la narrazione dei fatti artistico-biografici e il racconto personale dell’autore alla fine di più di cinquant’anni di vita nell’arte.

La pubblicazione costituisce l’esito di un esaustivo lavoro di ricerca scientifica, verifica e ordinamento delle fonti. Le opere e le mostre principali dell’artista sono oggetto di schede ampiamente illustrate con fotografie e riproduzioni di documenti originali e la loro descrizione si avvale di una dettagliata ricognizione delle fonti critiche d’epoca. Le schede si innestano su una narrazione biografica corredata da immagini che documentano le fasi salienti della vita di Garutti e i contesti in cui il suo lavoro si è realizzato e consolidato.

Il volume Alberto Garutti è un progetto promosso da Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna in partnership culturale con Centre Pompidou-Metz (Metz), Fondazione Donna Regina per le arti contemporanee – museo Madre (Napoli), Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Roma), Kunstmuseum Liechtenstein (Vaduz), mudac – Museum of Contemporary Design and Applied Arts (Losanna) e si avvale del supporto alla promozione di Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea.

La monografia Alberto Garutti (a+mbookstore,2024) è acquistabile presso il Bookshop del MAMbo e presso gli shop dei musei Museion – Museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, Madre – Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli e MAXXI | Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, ai quali presto si sommeranno ulteriori punti vendita, e online su artecontemporanea.com, sul sito web del Museion – Museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano e presto attraverso ulteriori canali di e-commerce.

La versione inlgese del libro (Hatje Cantz, 2024) è preordinabile qui.

Oltre alla presentazione che avrà luogo il 25 settembre 2024 al MAMbo, nel corso dei prossimi mesi ve ne saranno delle ulteriori presso musei italiani ed esteri:
Martedì 24 settembre 2024 ore 18.00
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma
Partecipano: Eva Fabbris, Francesco Garutti, Antonella Soldaini
Introduce: Francesco Stocchi
www.maxxi.art
Martedì 22 ottobre 2024
Accademia di Brera, Milano
Giornata di studi
A cura di: Laura Cherubini, Giacinto di Pietrantonio, Cloe Piccoli
Introduce: Giovanni Iovane
Partecipano: Stefano Boeri, Francesco Bonami, Maurizio Bortolotti, Barbara Casavecchia, Roberto Cuoghi, Anna Detheridge, Eva Fabbris, Beppe Finessi, Francesco Garutti, Hou Hanru, Yuko Hasegawa, Francesco Manacorda, Hans Ulrich Obrist, Mario Pieroni, Antonella Soldaini, Dora Stiefelmeier, Angela Vettese, Andrea Viliani e altri in corso di definizione
www.accademiadibrera.milano.it
Mercoledì 23 ottobre 2024

Triennale di Milano
triennale.org
Giovedì 24 ottobre 2024
Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz (online)
kunstmuseum.li
Sabato 26 ottobre 2024

mudac – Museum of Contemporary Design and Applied Arts, Losanna
mudac.ch
Mercoledì 30 ottobre 2024

Centre Pompidou-Metz, Metz
www.centrepompidou-metz.fr
Scheda progetto editoriale

Titolo
Alberto Garutti
Concepito da
Germano Celant
General editor

Studio Celant
Antonella Soldaini
In collaborazione con
Studio Alberto Garutti
Francesco Garutti
Ricerca scientifica

Eva Fabbris, con Chiara Lupi e Giovanna Manzotti
Barbara Ciardiello
Giacomo Nigro
Roberto Casti
Coordinamento

Barbara Ciardiello
Project Manager

Marcella Ferrari
Testi di

Alberto Garutti
Eva Fabbris
Antonella Soldaini
Design

Massimiliano Pace

Matteo Gualandris
Supervisione editoriale

Malerba Editorial & Partners, Milano: Francesca Malerba con Flavia Scotti, Raffaella Esposito e Laura Magda Barazza
Pubblicato da

a+mbookstore, Milano (edizione italiana)
Hatje Cantz, Berlino (edizione inglese)
Promosso da

Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Sostenuto da
Italian Council, Direzione Generale Creatività Contemporanea, Ministero della Cultura
Pagine

620
Formato

240 x 305 mm
Prezzo
€ 94

Informazioni
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Giovanni Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
www.museibologna.it/mambo
info@mambo-bologna.org
Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
X: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it

Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Ufficio stampa
Settore Musei Civici Bologna
e-mail 
UfficioStampaBolognaMusei@comune.bologna.it
Elisabetta Severino – Tel. +39 051 6496658 e-mail 
elisabetta.severino@comune.bologna.it
Silvia Tonelli – Tel +39 051 2193469 e-mail 
silvia.tonelli@comune.bologna.it

Progetto editoriale Alberto Garutti
Alessandra Santerini
alessandrasanterini@gmail.com

Pisa, Museo della Grafica: il catalogo della mostra “Viani al Museo della Grafica”

Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Comune di Pisa, Università di Pisa) è lieto di invitarvi alla presentazione del catalogo della mostra

Evento gratuito, ingresso libero.

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-67-59-70)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it
www.facebook.com/museodellagrafica
www.instagram.com/museodellagrafica


A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
Le immagini eventualmente riprodotte in pagina sono coperte da copyright (diritto d’autore) e – qualora non fosse di per sé chiaro – specifichiamo che sono state fornite a Experiences S.r.l. dagli Organizzatori o dagli Uffici Stampa degli eventi, esclusivamente per accompagnarne segnalazioni o articoli inerenti.
Tali immagini non possono essere acquisite in alcun modo, come ad esempio download o screenshot. Qualunque indebito utilizzo è perseguibile ai sensi di Legge, per iniziativa di ogni avente diritto, e pertanto Experiences S.r.l. è sollevata da qualsiasi tipo di responsabilità.

JAZZINSIEME FACTORY porta la musica nelle aziende del territorio

Il nuovo progetto di Blues In Villa APS porta la musica nelle aziende del territorio: Oesse, Rimorchi Bertoja e Kristalia si reinventano palcoscenici per unire cultura e impresa 

JAZZINSIEME FACTORY

“CULTURA E IMPRESA SI INCONTRANO GRAZIE ALLA MUSICA“: è con questo claim che si presenta Jazzinsieme Factory, il nuovo progetto culturale lanciato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS di Brugnera e giunto ora alla sua fase culminante nelle aziende che vi hanno preso parte: OESSE, Rimorchi Bertoja e Kristalia.

L’ambiziosa idea di Jazzinsieme Factory è quella di portare la musica, anche come strumento formativo all’interno delle aziende del territorio, espandendo le attività culturali all’interno degli stabilimenti produttivi e coinvolgendo le aziende partner non solo come sponsor ma anche come palcoscenico e luoghi di formazione, trasformando l’intrattenimento musicale in una preziosa risorsa di apprendimento.

Il progetto, che gode dell’appoggio della Regione Friuli – Venezia Giulia e di Confindustria Alto Adriatico, è articolato in 3 fasi. Nella prima, i formatori Paolo Largo e Sabina Caso hanno sviluppato delle attività formative rivolte ai dipendenti delle aziende coinvolte, trattando argomenti come il lavoro di squadra, la fiducia e l’uso dello storytelling come strumento per veicolare le informazioni in maniera efficace. 

Una seconda fase, chiamata “Workshow”, è stata poi co-condotta dal formatore Paolo Largo e dal musicista-musicologo Enrico Merlin, con l’aiuto dei giovani musicisti Marta Visentin e Mattia Massalinla musica è stata il filo conduttore per raccontare come elementi differenti tra loro funzionino in armonia, e come il concetto di cambiamento possa venir recepito e accolto per sperimentare nuove strade.

Nella terza fase invece saranno le aziende ad aprirsi al pubblico, con una serie di concerti organizzati all’interno degli stabilimenti produttivi che si trasformano quindi in palcoscenici inusuali per ospitare artisti di carattere internazionale in un nuovo “festival itinerante”. 

Lo staff che si prenderà cura dello svolgimento degli eventi farà parte della Cooperativa Sociale Itaca, che svolge un importante operato nell’inserimento lavorativo di ragazzi e ragazze con lievi disabilità.

La prima tappa di questo nuovo format sarà presso la sede OESSE di Porcia, in Via Maestri del Lavoro, 81/83 che nella serata di venerdì 27 settembre a partire dalle ore 20:30 ospiterà il concerto del chitarrista Francesco Piu, nel tour che segna i suoi primi vent’anni di carriera solista: “TWENTY”. Cantante e autore oltre che chitarrista, Francesco Piu è impossibile da catalogare e racchiudere in un solo genere: la sua musica è un mix esplosivo di blues, rock & soul che strizza l’occhio alla musica mediterranea, con i piedi ben piantati nella tradizione della black music e lo sguardo spalancato verso la contaminazione

Vent’anni “on the road” con nove album all’attivo e migliaia di concerti tra festival, teatri e club in Italia, Europa e puntate oltreoceano in Canada e USA dove ha rappresentato l’Italia all’International Blues Challenge di Memphis.

Appuntamento alla sede di Rimorchi Bertojaa Pordenone in Via Malignani 6, per il secondo concerto di Jazzinsieme Factory venerdì 4 ottobre alle ore 20:30. Sul palco un un super artista funk riconosciuto in tutto il mondo: Sir Waldo Weathers & Henry Carpaneto Organ Trio. 

Cantante, saxofonista e vero entertainer, Sir Waldo Weathers ha militato nella storica band di James Brown per più di 15 anni, e ora si dedica al suo progetto solista. 

In questo tour è accompagnato dalla formazione di uno dei migliori pianisti blues d’Europa, l’Henry Carpaneto Organ Trio completato da Livio Marconi alla chitarra e Lorenzo Bergamino alla batteria.

La serata finale in grande stile si svolgerà presso KRISTALIA, in Via A. Durante, 2 di Prata di Pordenonelunedì 14 ottobre a partire dalle ore 20:30.

Evento principale della serata sarà il concerto OVERMILES, progetto del chitarrista Gianluca Mosole e del bassista Paolo Carletto che, partendo dal suono dell’ultimo periodo di attività del grande Miles Davis, sviluppa una propria idea musicale immaginando i passi successivi del grande trombettista. Mosole e Carletto, che hanno avuto l’onore di aprire due concerti di Miles Davis nel 1987, sono accompagnati in questo viaggio dal trombettista Rob Daz e dal batterista Nicholas Kochs.

Il concerto sarà introdotto da un ospite d’eccezione, il musicista e musicologo Enrico Merlin, tra i massimi esperti al mondo della figura di Miles Davis e della sua storia. “Miles Davis – Un Genio sempre in movimento” è il titolo di questa introduzione, che approfondirà gli aspetti creativi e le evoluzioni nella vita del grande trombettista.

Una serata divisa in due parti, una di introduzione/approfondimento e una di concerto, che combinate insieme porteranno ad un’esperienza musicale di altissimo livello.

Tutti i concerti saranno a ingresso libero con prenotazione obbligatoria dal sito https://www.jazzinsieme.com/jazzinsieme-factory-2024/


La storia di Jazzinsieme inizia negli anni ’80, quando il sassofonista Gaspare Pasini fondò il Festival jazz che ha portato il gotha del jazz mondiale a Pordenone in una manciata di edizioni: basti pensare che tra iprotagonisti di questa prima fase del festival ci sono stati Woody Shaw, Joe Farrell, Tony Scott, Elvin Jones, Michael Brecker, Phil Woods, Chet Baker e Woody Herman e molti altri.

Nel 2019 l’Associazione Culturale Blues In Villa APS ha deciso di ri-fondare il Festival, mantenendo il logo e la linfa vitale originali e donando un nuovo jazz festival a Pordenone. Le 6 edizioni già trascorse di Jazzinsieme hanno ospitato nomi del calibro di John Scofield, Billy Cobham, Richard Bona, Avishai Cohen, RYMDEN, Kurt Elling, Charlie Hunter, Fabrizio Bosso, Enrico Merlin, Gegè Telesforo, Gianpaolo Rinaldi Trio, Gianluca Petrella, Izo Fitzroy, Calderazzo-Patitucci-Weckl.

Jazzinsieme Factory è realizzato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS con la collaborazione ed il supporto di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Confindustria Alto Adriatico, Cooperativa Sociale ItacaBaker Tilly Hidra Sb e importanti partner privati quali OESSERimorchi BertojaKristaliaArteRitmi.it.


JAZZINSIEME
Sito: www.jazzinsieme.com
E-mail: info@jazzinsieme.com
FB: www.facebook.com/jazzinsieme
IG: www.instagram.com/jazzinsiemefestival/
LinkedIn: www.linkedin.com/company/associazione-culturale-blues-in-villa/
Youtube: www.youtube.com/@Jazzinsiemefestival


Ufficio Stampa A-Z Press
info@a-zpress.com

Per il ventennale del Progetto di Opera Viva “Le Metamorfosi” 

In occasione del ventennale del principale Progetto dell’Associazione culturale Opera Viva “Questa Volta Metti in Scena…” dedicato al tema “Le Metamorfosi”, con il sottotitolo “Travestimenti dell’era contemporanea”, si apre una riflessione sul processo di cambiamento – dall’archetipo greco, padre di tutte le interpretazioni – della società contemporanea. 

“Il progetto affronta il passaggio dall’umano al post-umano” – ha sottolineato il direttore artistico Lorena Matic, in occasione della presentazione della rassegna, presente per il Comune di Trieste Michela Messina, Funzionario direttivo conservatore e per la SISSA Donato Ramani del Laboratorio interdisciplinare.
– “esplorando l’evoluzione della cultura e della società, dall’Intelligenza Naturale all’Intelligenza Artificiale, in una prospettiva futura che ridefinisce l’essenza stessa dell’uomo attraverso la scienza e i cambiamenti relazionali”. 

A sinistra un’opera di Erin Pizzol, a destra in alto di Sofia Omnis, in basso di Veronica Genna

Ventennale del Progetto di Opera Viva “Questa Volta Metti in Scena…”
al via la nuova edizione dedicata al tema “Le Metamorfosi”   
Apre la rassegna la mostra “A me gli occhi” al Civico Museo Sartorio di Trieste

Apre la rassegna la mostra “A me gli occhi” al Civico Museo Sartorio, in Largo Papa Giovanni XXIII, 1 a Trieste, in collaborazione con il Comune di Trieste e progettata con la collaborazione della SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, eccellenza scientifica a livello nazionale e internazionale. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 20 ottobre (con orario 10.00-17.00 da giovedì a domenica), unisce arte e scienza per esplorare il funzionamento del cervello nella percezione visiva, mettendo in dialogo immagini scientifiche con le opere delle giovani artiste Veronica Genna, Sofia Omnis ed Erin Pizzol, realizzate a seguito di un seminario svolto presso la SISSA. Durante l’evento inaugurale, si è tenuta anche una conferenza con i ricercatori della SISSA Chiara Di Domenico, Paolo Muratore, Sebastiano Quintavalle Lorenzo Tausani per approfondire i temi legati alla visione scientifica. 

La rassegna prosegue venerdì 27 settembre, con l’inaugurazione alle ore 11.00 al Museo MuCa di Monfalcone della mostra “Da vicino nessuno è normale“, che esplora le metamorfosi dell’individuo nell’era post-umana. Le opere in esposizione, visitabili fino al 28 ottobre, riflettono sulla manipolazione visiva e fantascientifica dell’identità. Tra gli artisti in mostra, spiccano i lavori del fotografo Erwin Olaf (1959-2023), noto ritrattista della famiglia reale olandese e autore riconosciuto a livello mondiale, e le provocatorie opere del duo CianographicSisters (Debora Vrizzi ed Emanuela Biancuzzi). Completano l’esposizione le sculture di Gaetano Bodanza, le fotografie e i video di Debora Vrizzi (regista e direttore della fotografia, che nel travestimento inscena fiabe del reale senza lieto fine) e i dipinti di Carlotta Cason, che esplorano i temi della psiche e dell’emozione. Saranno disponibili audioguide per i visitatori. 


Giovedì 24 ottobre alle ore 18.00 sarà la volta della mostra “Diverso da chi“, presso il Kulturni dom di Gorizia, realizzata in collaborazione con il CRAF – Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia. L’esposizione, visitabile fino all’8 novembre, affronta le metamorfosi sociali attraverso le fotografie di Italo Michieli e di altri autori contemporanei come Maurizio Melozzi e Mario Pierro, mettendo in dialogo il cambiamento degli anni del boom economico con le trasformazioni attuali.

Anche quest’anno il progetto prevede una ricca sezione di attività didattiche, tra cui una Masterclass sulla fotografia tenuta dal fotografo Walter Criscuoli, Visiting Professor, e un concorso artistico per le scuole superiori che culminerà nel 2025 con la premiazione al Teatro Miela di Trieste. Inoltre, la mostra “Le Metamorfosi” dei giovani partecipanti si terrà a Capodistria presso il Palazzo Gravisi Buttorai (inaugurazione il 13 febbraio 2025). 

Il progetto “Questa Volta Metti in Scena…” è ideato e diretto da Lorena Matic, prodotto dall’Associazione culturale Opera Viva e realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con il contributo del Comune di Monfalcone, la SISSA, le Fondazioni Casali ETS, l’Unione Italiana, la CAN di Pirano, la ZKB e la collaborazione del Comune di Trieste, del CRAF e del Kulturni dom di Gorizia.

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sulle esposizioni e le attività, visitare il sito web ufficiale del progetto www.assocoperaviva.it


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Alla Villa Reale di Monza: UNSEEN. Le foto mai viste di Vivian Maier

Direttamente dal The Fotografiska show di New York arriva a Monza LA PIÙ GRANDE MOSTRA MAI DEDICATA A VIVIAN MAIER.  

Più di 200 stampe a colori e in bianco e nero, oltre a contact sheet, registrazioni audio originali con la voce della fotografa e vari filmati Super 8, visibili PER LA PRIMA VOLTA soltanto in questa mostra.

Una formidabile esplorazione della particolare vicenda umana e artistica dell’autrice pioniera della street photography, che ripercorre i temi e i soggetti caratteristici del suo stile, fornendo una testimonianza del “lato oscuro del sogno americano” che riflette una nazione in cambiamento.

Un viaggio nel tempo e una visione del mondo senza innocenza, con bambini dall’aria vissuta e adulti che sembrano affaticati anche nel tempo libero. Ma anche l’arte della fotografia vista come valvola di sfogo, usata per esprimere le proprie emozioni attraverso immagini traboccanti di umanità, senso di umorismo e bellezza.

Unseen, le foto mai viste di Vivian Maier è il titolo della mostra che la Villa Reale di Monza dedica, dal 17 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025, a una delle pioniere e massime esponenti della street photography.

Realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con diChroma photography, Unseen, le Foto Mai Viste di Vivian Maier è la più importante esposizione mai fatta in Italia su questa straordinaria, riservatissima artista. 220 fotografie, divise in 9 sezioni, che esplorano i temi e i soggetti caratteristici del suo stile: dagli autoritratti alle scene di strada, dalle immagini di bambini alle persone ai margini della società, avventurandosi anche in aspetti sconosciuti o poco noti di una vicenda umana e artistica non convenzionale.

La mostra si compone di un nucleo di fotografie in bianco e nero e a colori, molto rare e fino a pochi anni fa mai viste in pubblico, alle quali si aggiungono filmati in formato Super 8, provini a contatto, audio con la sua voce e vari oggetti che le sono appartenuti, come le macchine fotografiche Rolleiflex e Leica.

Parte di questo è materiale inedito di Vivian Maier che la curatrice Anne Morin presenta per la prima volta in questa mostra alla Villa Reale di Monza.

Come tutte le esposizioni realizzate da Vertigo Syndrome la mostra è arricchita da una serie di eventi collaterali che comprendono workshop artistici, conferenze sulla storia della fotografia, laboratori per i bambini e altre varie iniziative strettamente collegate al mondo della fotografia e dell’immagine in generale. Per completare la conoscenza della fotografa e del suo lavoro, i visitatori della mostra saranno invitati ad accedere a una sala speciale, ideata appositamente da Vertigo Syndrome, dove proveranno la coinvolgente esperienza di  EssereVivian Maier…

BELVEDERE, REGGIA DI MONZA
DAL 17 OTTOBRE 2024 AL 26 GENNAIO 2025
 
UNSEEN
Le Foto Mai Viste di Vivian Maier
 
Realizzata da
Vertigo Syndrome
 
in collaborazione con
diChroma photography
con il patrocinio del Comune di Monza
 
a cura di Anne Morin

Con la scatto silenzioso della sua Rolleiflex Vivian Maier ha immortalato per quasi cinque decenni il mondo che la circondava. Dai banchieri di Midtown ai senzatetto addormentati sulle panchine dei parchi, alle coppie che si abbracciavano o, molto spesso, riprendendo se stessa.

Gli oltre 150.000 negativi scattati nel corso della sua vita coprono una immensa gamma di soggetti. Dai primi anni Cinquanta fino agli anni novanta, Vivian Maier si è occupata di documentare meticolosamente ogni aspetto della vita che la circondava, ovunque andasse. Eppure, il suo lavoro è rimasto sconosciuto a chiunque, conservato chiuso dentro centinaia di scatole, quasi fino alla sua morte, e scoperto casualmente nel 2007 da John Maloof, uno scrittore di Chicago che ha ritrovato i negativi in un box pieno di cianfrusaglie, acquistato all’asta e un tempo appartenuto all’artista.

Maloof si è dedicato poi alla promozione della sua eredità e ha co-diretto un documentario candidato all’Oscar, “Finding Vivian Maier” (2014) che ha dato alla fotografa fama mondiale.

Capace di unire l’approccio umanista europeo (in Francia, paese d’origine della madre, Vivian Maier trascorse l’infanzia) al richiamo moderno della street photography americana, Vivian Maier costruì, dall’inizio degli anni ’50 alla fine degli anni ’80, un corpus di opere che la rendono oggi, a tutti gli effetti, una delle più grandi fotografe del XX secolo, al pari di artisti come Robert Frank, Diane Arbus, Robert Doisneau o Henri Cartier-Bresson.

È nel cuore della società americana, a New York dal 1951 e poi a Chicago dal 1956, che Vivian, osserva meticolosamente il tessuto urbano che riflette i grandi cambiamenti sociali e politici della sua storia. È il tempo del sogno americano e della modernità sovraesposta, il cui dietro le quinte costituisce l’essenza stessa del lavoro di Vivian Maier”.

La storia misteriosa di Vivian Maier è una parte importante del fascino che la sua figura riscuote nel mondo. Le persone restano incantate dalla particolarità e della forza espressiva delle foto, ma

anche dalla storia della tata severa e solitaria che sviluppa in segreto il suo talento fotografico e poi muore senza lasciarne traccia.

Vivian Maier, il mistero, la scoperta e il lavoro: queste tre parti insieme sono difficili da separare”, spiega Anne Morin, curatrice della mostra.

Unseen, le foto mai viste di Vivian Maier vuole concentrarsi però sull’opera dell’artista piuttosto che sul suo mistero, evitando di cavalcare la curiosità sulla sua particolare vicenda umana e professionale, ma contribuendo invece ad elevare il nome della Maier al livello dei più famosi street photographer affrontando l’arduo compito di esaminare la sua opera sconfinata e ancora in gran parte sconosciuta.

Vivian Maier nasce a New York il 1° febbraio 1926 da padre austriaco e madre francese. Trascorre gran parte dell’infanzia in Francia, nella fattoria di famiglia a Saint Julien en Champseur, sulle alte alpi, e poi nella vicina città di St. Bonnet, dove frequenta la scuola. Nel 1932 torna con la madre a New York, dove si ricongiunge momentaneamente al padre e al fratello, prima di dividersi definitivamente.

Negli anni ’40 Maier vive nel Queens e lavora come impiegata nella fabbrica di bambole Madame Alexander. Con i soldi ricavati dalla vendita della tenuta di St. Julien, acquista la sua prima macchina fotografica e prende confidenza con il mezzo. Nel 1951 si stabilisce a New York dove lavora come bambinaia, guadagnandosi da vivere e finanziando la sua passione per la fotografia.

Durante l’estate del 1952 acquista una macchina fotografica Rolleiflex che porta sempre con sé, nelle sue passeggiate per la città così come nei viaggi con le famiglie per cui lavora, scattando più negativi di quanti ne riesce effettivamente a sviluppare. Nel 1955, affascinata da Hollywood e dalle celebrità, Maier decide di tentare la fortuna a Los Angeles.

In seguito, viaggia molto, fino a stabilirsi a Chicago, dove viene assunta dai Gensburg. Trascorre undici anni lavorando per loro, sfruttando ogni momento per muoversi per la città alla ricerca di nuovi soggetti da fotografare e allestendo una camera oscura nel seminterrato della dimora. Tra gli anni ’60 e ’80, Maier cambia diversi datori di lavoro e gradualmente passa alla fotografia a colori avvalendosi di una Leica, così come al cinema, attraverso cui sperimenta nuove soluzioni artistiche.

Pur provando a trasformare la sua passione in un lavoro, non ci riuscirà mai. Anzi, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, vari problemi economici la costringono a fotografare sempre meno e a dover rinunciare, in assenza di un luogo dove conservarlo, al materiale d’archivio raccolto nel corso di tutta una vita.

Proprio all’interno di uno dei magazzini dove Maier conservava i suoi negativi, lo studente di Chicago John Maloof, alla ricerca di materiale iconografico legato alla città, scopre la misteriosa fotografa e ne approfondisce l’opera, dando poi vita a un archivio di oltre 120 mila scatti.

Nel 2009, prima che il suo lavoro possa arrivare al grande pubblico, Vivian Maier muore a Chicago il 21 aprile all’età di 83 anni.


La mostra si apre con il nucleo di lavori forse più iconici dell’artista, quelli con cui ricerca se stessa per mezzo della fotografia. Autoritratti ricavati attraverso diverse soluzioni e processi visivi che raccontano della sua capacità creativa e intuitiva, come gli scatti alla propria silhouette proiettata, alla forma della sua ombra, al riflesso in uno specchio o in un vetro. Un vocabolario di situazioni che utilizza per affermare la sua presenza in un determinato momento e in un determinato luogo. Un lavoro particolarmente rilevante nell’era dei social media, con i suoi autoritratti che risuonano con la cultura del selfie contemporanea.

Prima a New York, tra il 1951 e il 1956, poi a Chicago, Vivian Maier ama perdersi passeggiando nei quartieri popolari della città, avventurandosi nel luogo dove per eccellenza dove va in scena il quotidiano: la strada. Gli attori sono una serie di soggetti inconsapevoli che Maier segue, osserva e immortala in gesti e reazioni spontanee, suscitando possibili narrazioni. Tra queste molte donne, di estrazione umile o benestanti, di cui Maier riusciva a raccontare la bellezza, la profondità e la saggezza dei loro visi solcati dal tempo.

Nelle sue frequenti passeggiate lungo la città, accompagnata dai bambini di cui si occupa, lo sguardo di Maier si posa su coloro che vivono ai margini del Sogno americano, la grande utopia da cui sono esclusi. Lontani dai classici ritratti con soggetti in posa e agghindati, l’autrice ritrae i

suoi soggetti sorprendendoli, precedendo il momento in cui, accorgendosi di lei, avrebbero perso spontaneità. Concentrandosi spesso su un dettaglio corporeo, sono iconici gli scatti in cui immortala la figura di spalle, un taglio che oggi le si riconosce come distintivo del suo stile.

Negli anni Sessanta Vivian Maier affronta più compiutamente il linguaggio cinematografico, filmando frontalmente, senza artifici né montaggio, la realtà che osserva durante le sue peregrinazioni urbane. In un avvicendarsi che diviene stimolo reciproco, Maier alterna la macchina da presa Super 8 e la Rolleiflex, muovendosi e riprendendo inesorabilmente ciò che le si pone davanti e, una volta attratta da un elemento in particolare, immortalandolo in uno scatto.

Se il suo lavoro in bianco e nero è profondamente silenzioso, il colore è per l’autrice il Blues che percorre le strade di Chicago, in particolare quelle dei quartieri operai, che restituisce in un gioco cromatico estremamente ricco. L’utilizzo di una Leica 35 mm, il cui formato rettangolare differisce notevolmente da quello quadrato della Rolleiflex, conferisce un marcato dinamismo alla composizione di queste immagini, esposte pochissime volte in pubblico e tra le più rare della sua produzione.

Istitutrice per quasi quarant’anni, Maier ha spesso documentato la vita dei bambini di cui si è presa cura, scoprendo e rappresentando il modo autentico con cui guardano il mondo. I volti, le espressioni, le mimiche, gli sguardi, le lacrime, i giochi: tutto ciò che costituisce la vita del bambino è passato sotto l’obiettivo della fotografa, che ha saputo restituirne lo spirito più intenso e genuino.

L’ultima sezione della mostra raccoglie fotografie di dettagli così piccoli e ravvicinati da perdere il legame con la realtà e sfociare quasi nell’astratto. Sono primi piani di oggetti, dettagli precisi, che Maier guarda così da vicino e con tale intensità da farne talvolta perdere i contorni. Si tratta di scatti poetici e documentaristici che mostrano l’abilità innata di Maier nel comporre rapidamente le sue foto con piccole stranezze e sottili trucchi fotografici.


Vertigo Syndrome è stata fondata da Chiara Spinnato e Filippo Giunti nel gennaio 2022 e si occupa di ideazione, organizzazione e produzione di mostre “dall’idea al chiodo”.
Vertigo Syndrome è una dichiarazione di guerra alla noia della maggior parte delle mostre d’arte.
Progettiamo percorsi espositivi per chiunque sia curioso di scoprire qualcosa di nuovo e desideri avere argomenti interessanti da condividere con altri.
Cerchiamo di offrire ai visitatori un viaggio in luoghi ed ambienti suggestivi, capaci di indurre forti emozioni che si manifestano sotto forma di espressione artistica.


UNSEEN, Le Foto Mai Viste di Vivian Maier
Monza, Belvedere Reggia di Monza (viale Brianza, 1)
17 ottobre 2024 – 26 gennaio 2025
 
con il patrocinio del Comune di Monza
 
Orari
Mercoledì – Giovedì – Venerdì  10:00 – 16:00  
Sabato – Domenica – Festivi:  10:30 – 18:30  
Lunedì e Martedì: Chiuso
 
Biglietti
Intero: €16,50
Ridotto: €14,00 
Ridotto Musei Civici: €12,00 
Ridotto SPECIALE bambini dai 7 ai 12 anni: €6,00 
 
Solo fino al 20 settembre 2024 biglietto Open a data libera a €11,50 invece di €19,50 con poster ufficiale della mostra formato 100×140 in omaggio.
 
Informazioni e prevendita:
www.vivianmaierunseen.com
www.reggiadimonza.it
 
Vertigo Syndrome
T + 39 351 6560343
info@vertigosyndrome.it | www.vertigosyndrome.it
FB @vertigosyndrome
IG vertigo_syndrome_
 
Ufficio Stampa         
Anna Defrancesco Comunicazione

via Madre Cabrini 10
20122 Milano
press@annadefrancesco.com
annadefrancesco.com

Contro le alluvioni e terremoti serve un calcestruzzo di qualità “Concrete”

“Stati Generali del Calcestruzzo” al Castello di Rivalta è l’evento annuale organizzato dall’Istituto Italiano del Calcestruzzo: in una parola si chiama “Concretezza”, richiamando il termine inglese “Concrete” e alludendo al fatto che al Castello si riuniscono tutte le diverse professionalità del mondo delle imprese di costruzioni che riconoscono il primato al cemento armato come materia prima.

SICUREZZA CONTRO LE ALLUVIONI E TERREMOTI: SERVE CALCESTRUZZO DI QUALITÀ
CONCRETEZZA | STATI GENERALI DEL CALCESTRUZZO

24/25 settembre 2024
presso Castello di Rivalta a Piacenza

“Concretezza” nel 2024 assume una grande responsabilità nel dibattito e nell’attualità del Paese: tra terremoti, alluvioni e crolli improvvisi si è finalmente compreso che occorre un calcestruzzo fatto bene, a regola d’arte, che duri nel tempo e di conseguenza sia sostenibile, rispettando davvero l’ambiente. Un ruolo centrale dell’evento viene di fatto assegnato agli approfondimenti tecnici, al ruolo della formazione e al fascino che imprese e maestranze made in Italy hanno per la progettazione e la realizzazione di opere infrastrutturali, grandi opere pubbliche, edilizia pubblico residenziale e privata. Forse perché “l’Italia è chiamata ad affrontare prima e meglio degli altri le sfide delle costruzioni intelligenti, delle ricostruzioni rigenerative, perché bisogna rispettare prima di tutto la storia e l’identità del territorio, guardando al futuro”: questo lo spirito di Concretezza nelle parole del geometra Silvio Cocco, ideatore del format e presidente dell’Istituto italiano del Calcestruzzo.

TAVOLO 1 – SCUOLA E FORMAZIONE
TAVOLO 2 – STAZIONI ED ENTI APPALTANTI
TAVOLO 3 – PROGETTAZIONE E DL
TAVOLO 4 – IMPRESE ESECUTRICI
TAVOLO 5 – PRODUTTORI
TAVOLO 6 – LABORATORI E ENTI CONTROLLO
TAVOLO 7 – DECISORI / ISTITUZIONI
TAVOLO 8 – MEDIA

Tra le proposte che verranno rinnovate sicuramente quella del “tecnologo del calcestruzzo”, cavallo di battaglia del Geometra Cocco che vorrebbe un professionista in grado di progettare, ma pure eseguire, controlli necessari fino alla posa in opera. Lo spiega così: “un calcestruzzo fatto bene dura di più nel tempo e dunque diventa elemento fondamentale di sostenibilità”. Come dargli torto?

All’evento annunciata la significativa presenza di Parlamentari nazionali e locali, di Istituzioni, Associazioni datoriali e Ordini Professionali: i partecipanti al fianco dei tanti diversi tecnici e imprenditori del settore hanno accettato di sedere ai tavoli per dare risposte al “libro dei perché”. Si tratta di un libretto di facile lettura, ideato dall’Istituto Italiano del Calcestruzzo, pieno di domande di buon senso rappresentative di quelle 20 problematiche che toccano il settore partendo dalla formazione del lavoro, dalla sicurezza dei cantieri, dalla durabilità delle materie prime, dalla sicurezza delle costruzioni, al rispetto dell’ambiente e alla salute pubblica.

L’evento viene realizzato con il patrocinio di Cisambiente Confindustria che annuncia la propria presenza con il direttore generale Lucia Leonessi e con Alberto Patruno – DG Assoimpredia; numerose adesioni della società civile tra cui il Presidente della Fondazione E-novation Massimo Lucidi e il supporto e sostegno dell’Autostrada del Brennero, dell’OMG di David e Bruno Gallettidella TEKNA CHEM e della Casa Editrice La Fiaccola.


Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com

Roma, HyunnArt Studio: Gerald Siciliano “frammenti”

Giovedì 26 settembre 2024, dalle ore 18.00, Hyunnart Studio presenta la personale di Gerald Siciliano, nella quale verranno esposti i suoi “Frammenti”. Si possono definire tali anche come dettagli di una vita, “frammenti” appunto che diventano tracce di percorsi degni di particolare attenzione per l’artista.

La mostra sarà anche un’occasione per rendere omaggio, oltre al suo essere artista, all’autentica amicizia che lega da ormai 41 anni Gerald Siciliano a Paolo Di Capua, artista e responsabile dello spazio espositivo.

Giovedì 26 settembre 2024, dalle ore 18.00, Hyunnart Studio presenta la personale di Gerald Siciliano, nella quale verranno esposti i suoi “Frammenti“.

Si possono definire tali anche come dettagli di una vita, “frammenti” appunto che diventano tracce di percorsi degni di particolare attenzione per l’artista.

La mostra sarà anche un’occasione per rendere omaggio, oltre al suo essere artista, all’autentica amicizia che lega da ormai 41 anni Gerald Siciliano a Paolo Di Capua, artista e responsabile dello spazio espositivo.

Gerald Siciliano frammenti  
Con uno scritto di Paolo Di Capua   
HyunnArt Studio Inaugurazione: giovedì 26 settembre 2024 ore 18.0026 settembre – 26 ottobre 2024

La produzione di Gerald Siciliano si sviluppa in tre principali direzioni: frammenti di figure umane perlopiù in marmo e bronzo, calchi dal vero in gesso e resine e una produzione astratta in marmo e pietre. Oltre a tutto questo si deve considerare altrettanto significativa una cospiqua produzione di disegni che studiano e interpretano la scultura rinascimentale italiana, ed infine una serie di lavori di “scrittura illeggibile”. Escludendo in questa circostanza la produzione astratta, l’allestimento è incentrato sull’accostamento di alcune opere che condurranno lo spettatore in un’atmosfera meditativa, una concentrazione che rasenta la ritualità.

Racconta Paolo Di Capua: «Una sera, in una trattoriola a Pietrasanta, mentre divoravo una scodella colma di seplicissimi spaghetti, ho conosciuto Gerald Siciliano che affondava la forchetta in un’altra ‘cupola’ di pasta. Immediata simpatia e sintonia. Gerry, brooklinese, già da anni soggiornava a Pietrasanta per alcuni mesi all’anno per realizzare le sue opere, utilizzando numerosi tipi di marmo come il Nero Marquina, Il Nero assoluto del Belgio, il Rosa del Portogallo, il Bianco latte del Monte Altissimo (da cui il Buonarroti trasse buona parte dei suoi marmi).

I soggetti ‘umani’ della produzione di Gerald Siciliano sono spesso frammenti, essenziali movimenti del corpo, dettagli sensibili ai minimi spostamenti di spalle, colli e clavicole e delicatissime torsioni di busti o di schiene.   Le opere in scultura di Gerry sono perlopiù di ispirazione classica, ma considero la sua interpretazione del tutto contemporanea, in quanto vi sono contenute un’infinità di questioni, di riflessioni e dubbi sul vivere».

BORN : 7 June 1950, NYC EDUCATION:

BFA (Sculpture) Pratt Institute 1972 & MS (Sculpture & Art Ed) Pratt Institute 1973

PROFESSIONAL: 1984-present: Sculptor, fabricator, restoration services as Gerald Siciliano Studio Design, NY 2000-2017: Professor, Sculpture Department, Pratt Institute, NY

SYMPOSIUM: 2nd Busan International/ 1st Kyonganm International/ 2nd Tangiers International

EXHIBITIONS, CONSIGNMENTS, COLLECTIONS (1972- 2024)
GALLERIES: Hyunn Art Gallery, Rome/Arlene Angard Fine Arts, NY/nAscent Arts, NY/ Gowanus Arts, NY/NYC Parks Art & Culture/ Arts Alpharetta, GA/ Minona Terrace Art On the Roof , WI/Art Meet Gallery, Milan/ Galeria Zero, GALRY, Paris/ Galleria 18 Via XX Setembre, Pietrasanta/ Dong Baek Art Center, So Korea/JHB Gallery, NY/Hudson Laight Gallery, NY/ Stephen Rosenberg Gallery, NY/Alexander Carlson Gallery, NY/Barbara Gladstone Gallery, NY/ Gladstone-Villani Fine Arts, NY/ Brooks Jackson Gallery Iolas, NY/ Jayne H. Baum Gallery, NY/ Kathryn Markel Fine Arts, NY/ Kane Marie Galleries, VA/Robert Pardo Gallery, NY/ Elizabeth Doyle Gallery, HI/ Jia Moderne, Boston, MA/ Koo De Monde, Boston, MA/ Naula Workshop, NY/ Schafler Gallery Pratt Institute, NY/ The Artist Project, NY/ Art Walk, Brooklyn NY/ National Sculpture Society, NY/ Carol Rubenstein Associates, PA/ Trudy Labell Fine Arts, FL/Behr-Thyssen Ltd., NY/ Marino Galleries, NJ/ Peel Gallery, VT/ CCA Galleries, NY/ Carolyn Hill Gallery, NY/ Bevier Gallery RIT, NY/Pratt Manhattan Center, NY/Ball State University, IN

MUSEUMS: The Brooklyn Museum, NY (collection, exhibition)/Hudson River Museum, NY (exhibition)/ Heckscher Museum, NY (exhibition))/ Worcester Museum, MA (exhibition)

CORPORATE COLLECTIONS: American Airlines/American Psychiatric Association/American Axle & Manufacturing/American Axle & Manufacturing de Mexico/ Bristol-Myers Squibb Co/ Bricklin Industries/ Cannon Corp/ California State Department of Mental Health/ Dong Baek Art Center/ Dong Eui University/Menninger Clinic/ Mozart Development Corporation/National Headache Foundation/NYU Bellvue Medical Center/ John Templeton Foundation/ St Jane Frances de Chantal RC Church, MD

MUNICIPAL COLLECTIONS: Busan Olympic Sculpture Park/ Kyongnam Provincial Government/ City of Mountainview California/ Tangiers Waterfront Park

MUSEUM COLLECTIONS: The Brooklyn Museum
PRIVATE COLLECTIONS: Brazil, Denmark, Egypt, France, Germany, Great Britain, Hungary, Italy, Korea, Malaysia, Mexico, Oman, Pakistan, Portugal, Switzerland, United States

DRAWING • PAINTING • SCULPTURE
9 GARFIELD PLACE • 15 GARFIELD PLACE•BROOKLYN•NY•11215 • 718.757.2845 DISEGNO • PITURA • SCULTURA
VIA DEGLI ORTI ORICELLARI 14 • FIRENZE GERALDSICILIANOSTUDIO.COM • GERALDSICILIANOSTUDIO@GMAIL.COM


HyunnArt Studio: viale Manzoni 85/87 00185 Roma
orario settimanale: dal martedì al venerdì 16.00/18.30
per appuntamento 3355477120 pdicapua57@gmail.com

Da Simona Pandolfi pandolfisimona.sp@gmail.com

Bologna: A Palazzo Albergati “ANTONIO LIGABUE. La grande mostra”

Dal 21 settembrePalazzo Albergati ospita la prima grande mostra antologica a Bologna dedicata a uno degli artisti più straordinari e commoventi del Novecento: Antonio Ligabue.

Un rapporto speciale quello tra Arthemisia e Antonio Ligabue, nato nel 2017 con una grande mostra al Complesso del Vittoriano di Roma e seguita dalle esposizioni di Conversano e Trieste che hanno riscosso un grandissimo successo di pubblico e critica contribuendo alla divulgazione e conoscenza dell’opera di un artista che oggi è tra i più richiesti nel panorama nazionale.

Paesaggi, fiere, scene di vita quotidiana e numerosi e intensi autoritratti: oltre 100 opere – tra oli, disegni e sculture – saranno protagoniste di un percorso espositivo unico dove, attraverso la fortissima carica emotiva delle tele, sarà possibile conoscere la vita di un artista visionario e sfortunato ma che, da autodidatta, fu ed è tutt’oggi capace di parlare a tutti con immediatezza e genuinità.

ANTONIO LIGABUE. La grande mostra
21 settembre 2024 – 30 marzo 2025
Palazzo Albergati, Bologna

Per la prima volta Bologna ospita la più importante mostra mai realizzata su Antonio Ligabue, uno degli artisti italiani più popolari e più emozionanti del ‘900.

100 opere e un album di disegni, eccezionalmente ritrovato e inedito, accompagneranno il visitatore alla scoperta di un uomo dalla vita tormentata ed emarginato dalla società, ma alla costante ricerca di un riscatto sociale come uomo e come artista.

Antonio Ligabue, con la sua vita così travagliata, escluso dal resto della sua gente, legato visceralmente al mondo naturale e animale e lontano dal giudizio altrui, riuscì a imprimere sulla tela il suo genio creativo; un uomo, talmente folle e unico, che con la sua asprezza espressionista riesce ancora oggi a penetrare nelle anime di chi ammira le sue opere.
Una storia umana e artistica straordinaria e unica, che negli anni ha appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato addirittura protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70.

Apprezzato e compreso da importanti critici e studiosi negli ultimi anni della sua esistenza, cadde poi nell’oblio dopo la sua scomparsa. Bollato semplicisticamente come un pittore naif – una definizione che finì per sminuirne il reale valore artistico, portando a non considerarlo adeguatamente – per lungo tempo, Ligabue rimase nell’ombra, una figura di nicchia conosciuta solo da pochi appassionati, ingiustamente trascurato dai grandi circuiti dell’arte. Solo negli ultimi decenni, grazie a un rinnovato interesse da parte di critici e istituzioni, si è compreso appieno il suo valore di artista autentico e originale, pur nella sua eccentricità. Un talento spesso frainteso, che celava una poetica unica e stratificata, in grado di restituire sulla tela tutta la sublime semplicità e drammaticità del mondo naturale.

Tuttavia, nel tentativo di rivalutarne l’opera artistica, spesso si è finito per trascurare l’aspetto umano e personale dell’uomo Ligabue. Eppure, per comprenderne appieno la grandezza, è fondamentale considerare entrambi questi aspetti, inscindibilmente legati.

Le sue tele, caratterizzate da uno stile unico e originalissimo nel rappresentare soprattutto soggetti animali con un realismo quasi sconcertante, furono accantonate e relegate nell’ambito del mero folklore popolare. Si perse così di vista la profondità della sua ricerca pittorica, la capacità di cogliere l’essenza più intima delle creature ritratte, trasmettendone con potenza l’istinto primordiale.

La mostra a Palazzo Albergati di Bologna racconta l’uomo e l’artista valorizzandone sia l’eccezionale talento artistico quanto la sua ricca interiorità e la sua personalità fuori dal comune.
Seguendo una ripartizione cronologica, sono narrate le diverse tappe dell’opera dell’artista a partire dal primo periodo (1927-1939), quando i colori sono ancora molto tenui e diluiti, i temi sono legati alla vita agreste e le scene con animali feroci in atteggiamenti non eccessivamente aggressivi; pochissimi gli autoritratti.
Il secondo periodo (1939-1952) è segnato dalla scoperta della materia grassa e corposa e da una rifinitura analitica di tutta la rappresentazione.
Il terzo periodo (1952-1962) è la fase più prolifica in cui il segno diventa vigoroso e continuo, al punto da stagliare nettamente l’immagine rispetto al resto della scena. È densa in quest’ultimo periodo la produzione di autoritratti, diversificati a seconda degli stati d’animo.

Una straordinaria e unica storia umana e artistica, tanto da aver appassionato negli anni migliaia di persone, diventando addirittura protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70.

Infatti, accanto agli oltre 100 capolavori– molti dei quali inediti assoluti quali Lince nella foresta (1957-1958), venti disegni a matita su carta da disegno (1961-1962) e diverse opere di grande qualità non esposte da tantissimi anni come Circo all’aperto (1955-1956), Castelli svizzeri (1958-1959), Crocifissione (1955-1956) e un rarissimo pastello a cera, matita e china su carta Leopardo e antilope e indigeno (1953-1954) – a definire la figura di Ligabue anche uno stralcio del film “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti con la magistrale interpretazione di Elio Germano, uscito nel 2020 dopo il memorabile sceneggiato RAI di Salvatore Nocita del 1977 con Flavio Bucci.

Per la prima volta verranno anche esposti un album completo di disegni che Ligabue ha realizzato mentre soggiornava nell’ultimo periodo della sua vita alla locanda “La Croce Bianca” (gestita dalla famiglia della famosa “Cesarina”, l’amore platonico della sua vita), perduto per anni e da poco ritrovato, e alcune delle fiere custodite al Museo Lazzaro Spallanzani dei Musei Civici di Reggio Emilia, le stesse che proprio Ligabue osservò per ore all’interno del Museo, accompagnato dall’amico Sergio Negri. Fiere che Ligabue non ebbe modo di vedere e conoscere di persona se non in queste sue visite, che studiò accuratamente per poi ritrarle nelle sue tele, oggi per la prima volta messi a confronto.

In mostra anche un album di figurine Liebig del 1954, di recente scoperta, che Ligabue fu solito consultare e da cui prese spunto per la rappresentazione di vari animali nei suoi lavori.

Col patrocinio del Comune di Bologna, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Comune di Gualtieri e Fondazione Museo Antonio Ligabue, è curata da Francesco Negri e Francesca Villanti e racconta la vita e l’opera di un uomo che ha fatto della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza.
La mostra vede come special partnerRicola e mobility partnerFrecciarossa Treno Ufficiale.
Il catalogo è edito da Moebius ed è arricchito da due contributi originali: un saggio del regista Giorgio Diritti, che offre una prospettiva cinematografica, e un’analisi di Francesca Romana Morelli sul rapporto tra Ligabue e Renato Marino Mazzacurati. Due testi che propongono per la prima volta una lettura completa del duplice successo del pittore, come uomo e come artista.

Non si può parlare dell’arte di Ligabue senza conoscerne la vita, né si possono capire le sue opere se non si entra nel mondo di quel piccolo uomo sfortunato e folle, pieno di talento e poesia.

Nato a Zurigo nel 1899 da madre di origine bellunese e da padre ignoto, viene dato subito in adozione ad una famiglia svizzera. Già dall’adolescenza manifesta alcuni problemi psichiatrici che lo portano, nel 1913, a un primo internamento presso un collegio per ragazzi affetti da disabilità.
Nel 1917 viene ricoverato in una clinica psichiatrica, dopo un’aggressione nei confronti della madre affidataria Elise Hanselmann che, dopo varie vicissitudini, deciderà di denunciarlo ottenendo l’espulsione di Antonio dalla Svizzera il 15 maggio del 1919 e il suo invio a Gualtieri, il comune d’origine del patrigno (il marito della madre naturale, che odierà sempre).
Ligabue non parla l’italiano, è incline alla collera e incompreso dai suoi contemporanei, viene soprannominato “el Matt” dagli abitanti di Gualtieri che ne rifiutano i dipinti e il valore artistico, costringendolo a prediligere la via dell’alienazione e della solitudine.
Dopo tormentati e inquieti anni di vagabondaggio in cui vive solamente dei pochi sussidi pubblici e si rifugia nell’arte per esprimere il suo disagio esistenziale, a cavallo tra il 1928 e il 1929 incontra Renato Marino Mazzacurati (importante artista della Scuola Romana) che ne comprende il talento artistico e gli insegna ad utilizzare i colori.
Con singolare slancio espressionista e con una purezza di visione tipica dello stupore di chi va scoprendo – come nell’infanzia – i segreti del mondo, Ligabue si dedica alla rappresentazione della lotta per la sopravvivenza degli animali della foresta; si autoritrae in centinaia di opere cogliendo il tormento e l’amarezza che lo hanno segnato, anche per l’ostilità e l’incomprensione che lo circondavano; solo talvolta pare trovare un po’ di serenità nella rappresentazione del lavoro nei campi e degli animali che tanto amava e sentiva fratelli.
Nel 1937 viene nuovamente ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di San Lazzaro a Reggio Emilia per autolesionismo e per “psicosi maniaco-depressiva” nel marzo del 1940.
È il 1948 quando comincia a esporre le sue opere in piccole mostre e ottenendo, sotto la guida di Mazzacurati, qualche riconoscimento e a guadagnare i primi soldi.
Ma il successo è breve: dopo essersi permesso solo qualche lusso, nel 1962 viene sopraggiunto da una paresi e ricoverato all’ospedale di Guastalla dove continua a dipingere e dove termina la sua vita il 27 maggio del 1965.


Antonio Ligabue emerge come una figura singolare nel panorama artistico italiano del XX secolo. Questa mostra, con oltre 100 capolavori, tra cui alcune straordinarie opere inedite, offre una panoramica completa della produzione di un artista la cui vita e opera formano un intreccio indissolubile.
L’esposizione documenta il percorso artistico di Ligabue, caratterizzato da uno stile unico che fonde realismo e fantasia. Le sue opere, contraddistinte da colori accesi e pennellate vigorose, rivelano un universo pittorico intenso, dove la natura e gli animali assumono qualità quasi mitiche.
Un racconto biografico e artistico che si snoda attraverso i temi principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo del pittore: le fiere, nelle quali si immedesima riproducendo le movenze e i suoni per riuscire a catturarne l’essenza, gli animali domestici nei quali possiamo riconoscere il suo sguardo, la vita silenziosa dei campi, le carrozze, le troike i postiglioni, antiche iconografie derivate da stampe popolari che decoravano le case dei contadini e infine gli autoritratti, l’estremo tentativo di allontanare la sua condizione di emarginazione. Questi lavori non solo testimoniano la straordinaria capacità espressiva di Ligabue, ma offrono anche uno sguardo penetrante sulla sua psiche tormentata e sul suo rapporto complesso con il mondo circostante.
Attraverso questa mostra esaustiva, il pubblico avrà l’opportunità di comprendere appieno il valore di un artista che ha saputo trasformare le sue esperienze di vita, spesso dolorose, in opere di straordinaria potenza espressiva.
L’arte di Ligabue, pur non allineandosi con le correnti dominanti del suo tempo, ha anticipato tendenze successive che valorizzano l’autenticità dell’espressione oltre le convenzioni accademiche. La sua tecnica, apparentemente grezza e istintiva, sfida i parametri tradizionali di analisi critica, invitando a un’esperienza estetica più diretta e viscerale.


Informazioni e prenotazioni
T. +39 051 030141
www.arthemisia.it

Hashtag ufficiale
#LigabueAlbergati
@arthemisiaarte

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332