Al JMUSEO di Jesolo “Banksy&Friends: l’arte della ribellione”

Ancora pochi giorni per visitare a Jesolo nelle sale del JMuseo una mostra unica nel suo genere: Banksy&Friends: l’arte della ribellione. la mostra che racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi. Artisti amatissimi come Banksy, Jago, TvBoy ma anche altri nomi celebri e conosciuti a livello internazionale: da Liu Bolin, David LaChapelle, Takashi Murakami, Mr Brainwash, Obey fino ai noti italiani Angelo Accardi, LAIKA, MaPo, Laurina Paperina, PAU, Nello Petrucci, Andrea Ravo Mattoni, Rizek e Giuseppe Veneziano.

Curata da Piernicola Maria Di Iorio e con circa 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.

La mostra è prodotta dal Comune di Jesolo e organizzata da Piuma e Arthemisia.

Fino al 15 settembre
al nuovissimo JMuseo di Jesolo 90 opere tra le più irriverenti e controcorrente dell’arte contemporanea.

Il percorso di mostra è introdotto dall’esposizione delle opere di Jago, giovane scultore italiano che ha raggiunto in pochi anni una fama internazionale.
Jago utilizza il marmo come materiale nobile, ma tratta temi fondamentali dell’epoca che abita, instaurando un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo.
Qui presenta tra le altre Memoria si sé (2015), Taste of Liberty (2019) e Donald (2018).

A proseguire TvBoy, per cui gli insegnamenti dell’universo fumettistico e dei cartoon giapponesi si addensano con la dimensione evocativa di pop part e urban art definendo la poetica della sua arte.

Le sue opere sono caratterizzate da un forte realismo, i contorni delle figure sono ben riconoscibili.

Immigrazione, violenza di genere, attenzione verso l’ambiente e le problematiche che derivano dall’immaginario consumistico assumono una simbologia accessibile e concreta, in cui gli oggetti e le iconiche personalità della società divengono simboli di un nuovo scenario contemporaneo; apparentemente decontestualizzati, ma estremamente rappresentativi e inequivocabili. Tra i suoi numerosi lavori esposti Contemporary Adam (2021), Love in the time of Covid (2020), Venite avanti (2020) e The Fast Supper (2021).

David LaChapelle, fotografo statunitense è entrato nella rosa dei dieci fotografi più importanti al mondo grazie ai suoi scatti surreali, caratterizzati da colori brillanti e fluo, frutto di un lavoro artigiano in cui le composizioni sono elaborate e i colori sono saturi. Il suo lavoro è stato spesso descritto come barocco, perfino eccessivo, in cui è chiara una visione della modernità caratterizzata da una spiccata ironia.
La sua è una fotografia fortemente costruita: LaChapelle adora raccontare la modernità a modo suo, molto pop e senza intellettualismi. Le sue opere, che spaziano da ritratti di celebrità a scene fantastiche e oniriche, offrono un commento critico sulla cultura contemporanea e sulle sue ossessioni: fama, consumismo, sensualità, bellezza e spiritualità. E proprio la spiritualità segna l’evoluzione dell’arte di LaChapelle, aggiungendo un ulteriore strato di profondità al suo lavoro. Nel caso dell’istrionico Rebirth of Venus (2009), in mostra, la sua poetica è un amalgama unico di estetica pop e surreale, critica sociale e culturale, mentre l’interesse emergente per la spiritualità si evince dall’opera The Holy family with St. Francis del 2019.

Da un estremo all’altro del planisfero si intensifica l’intreccio di riflessioni su temi che nascono da un linguaggio specifico ma che, in realtà, fissa le sue trame nei contesti più disparati.

Liu Bolin è un artista cinese di fama internazionale, conosciuto per le sue performance di fotografia mimetica. Nato nella provincia dello Shandong nel 1973, appartiene a quella generazione artistica dei primi anni Novanta, che si è fatta largo tra le macerie della Rivoluzione Culturale, in una Cina travolta da un rapido sviluppo economico, e in un momento di relativa stabilità politica.
Bolin rimane immobile come una scultura di carne e ossa, il suo corpo, accuratamente dipinto, si integra nello spazio, sfugge alla vista, svanendo nel contesto alle sue spalle, scenari urbani di ogni tipo, oggetti, architetture.
Si tratta di un lavoro lungo e complesso, che può durare anche molti giorni, la fotografia è solo il risultato ultimo di un meticoloso procedimento artistico, dalla scelta del luogo alla pittura corporale. Ha fatto del camouflage la sua arte, camaleontici self-portrait, che sono un connubio perfetto di fotografia, installazione, performance e body painting.
Le sue azioni mimetiche divengono strumento di denuncia di problematiche sociali, politiche e ambientali: dallo sfrenato processo di urbanizzazione delle megalopoli cinesi, alla tutela e conservazione del patrimonio artistico in Italia (in mostra) Hiding in Italy, Colosseo n°1 dalla spinosa questione dell’immigrazione, al dilagare del consumismo, della sequenza di scatti dal titolo “Shelves”, realizzata tra gli scaffali, colmi di merce, dei supermercati. L’occultamento del corpo, il privarsi dell’identità umana per diventare “cosa tra le cose”, costituisce il tratto distintivo del suo linguaggio e della sua personale visione della realtà che lo circonda.

A seguire troviamo le opere di Rizek, l’artista che con la cifra estremamente identitaria e viva dei suoi stencil, narra l’asprezza di condizioni sociali difficili, mai banali. Inizia la sua attività nei primi anni 2000 a Roma, ispirandosi allo street artist inglese Banksy. Le sue opere, realizzate con la tecnica dello stencil, hanno un forte impatto visivo e concettuale. Molti lavori puntano a denunciare ipocrisie e contraddizioni della società contemporanea. Rizek non risparmia nessuno, dalla Chiesa ai potenti, creando immagini ironiche e dissacranti. La sua street art si caratterizza per l’uso del nero e rosso, colori dal forte impatto per creare opere immediate e incisive. Con la sua arte di strada irriverente e pungente, Rizek porta all’attenzione temi scomodi, puntando il dito contro le storture del sistema. Rappresenta una delle voci più critiche e provocatorie nel panorama street art italiano. Rizek, da parte sua, con i suoi interventi sui muri non ha mai fatto qualcosa solo per denaro, il conformismo globale o alla moda; è sempre andato controcorrente rispetto a certi valori imposti, ha sempre seguito il cuore e le sue passioni, ha scelto la libertà. Qui esposti Pietà, un inedito del 2017, Unrequired Love (2022) e Angel Red del 2021.

Con un percorso da artista visivo in costante evoluzione, Pau (frontman dei Negrita), in un dialogo tra il pop, l’Urban e la Street art, con la sua serie delle Santa Suerte, straordinario esercizio di tecnica mista Linocut e Retouche con acrilico, markers, penna a sfera e timbri, ritrae la Dea Bendata; una potente figura femminile che supera i confini della religione, proponendo un modello di forza che valica confini di spazio e tempo, consacrandosi come immortale.

Nessuna bozza o disegno preparatorio, la sostituzione dei colori ad olio con l’uso delle bombolette e un intervento diretto sul muro: questo è lo straordinario modus operandi di Andrea Ravo Mattoni. La sua scelta di riprodurre i capolavori dell’arte, oltre a dimostrare un talento fuori dal comune, ha il merito di rompere la linea netta di confine che divide l‘arte classica e rinascimentale dell’arte odierna. In mostra si possono ammirare due sue opere, Caravaggio. Ragazzo morso da un ramarro (2022) e Vermeer. Ragazza con l’orecchino di perla (2022).

Laika, artista sincronicamente indipendente, misteriosa e libera, il cui nome d’arte è un omaggio alla cagnetta che salì sullo Sputnik nel 1956, si definisce un’attacchina che pratica la riflessione e ne fa arte istantanea. Con la visione disincantata e ironica di Laika, l’attenzione rimane viva, tenace come i suoi poster e adesivi, effimeri tableau vivant, che attraggono interesse e sguardi al nostro passaggio per strada. Lo so è “solo” un poster, ma si può dire molto con la carta, si può dire tutto!, dichiara l’artista. Immediata e diretta, la sua produzione mette in risalto l’inquietudine sociale e il disagio interiore, che si trasformano in una denuncia visiva e politica di grande forza, come nel caso delle due opere in mostra Donna, Vita, Libertà, #nonunadimeno e Zapatos Rojos – Save Afghan Women. Yellow Burqa version.

A seguire il percorso un’immagine che non ha bisogno di presentazioni: tutto è speranza, Hope (2019) appunto, la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam realizzata da Obey che renderà memorabile la vittoria di Barack Obama, il primo afroamericano a ricoprire la carica di Presidente degli Stati Uniti d’America. L’artista non si è mai schierato apertamente dalla parte di Obama: è rimasto fedele al suo essere ribelle. Dopo una serie di campagne molto forti contro le decisioni di Bush (Guerra in Iraq o Patriot Act per esempio), ha visto in Obama la sua perfetta antitesi ed ha quindi trovato coerente supportare la sua candidatura. Esposto qui anche un altro famoso manifesto di Obey, We, the people, are greater than fear (2017).

Giuseppe Veneziano è oggi uno dei principali artisti italiani della corrente new pop. Con il suo linguaggio pittorico, insieme originale e riconoscibile, l’artista affronta temi sensibili come la politica, il sesso e la religione, attraverso cui ci fornisce un’immagine diretta, oggettiva e smaliziata della società odierna. Le sue tele sono abitate da personaggi della storia e celebrità del presente, icone del cinema e personaggi dei fumetti e dei cartoni animati, come Van Gogh vs Micke Tyson (2018), La Strage degli Innocenti (2023) e La creazione della mascherina (2020). Per Veneziano non c’è differenza tra messa in scena e realtà, elementi che tendono a mescolarsi e confondersi nell’odierna società mediatica. L’artista lavora sull’impatto iconico dei suoi soggetti e sulla stratificazione emotiva che essi evocano in noi, che siano estrapolati da un’opera del passato, da una striscia a fumetti o da una foto di cronaca.

MaPo realizza opere con i protagonisti di Walt Disney, il creatore di quella che è forse la più forte iconografia del ‘900, e li inserisce nel panorama del lusso, tra carte di credito, marchi di moda e champagne: i cartoni animati “mimano” la vita e forse anche il lusso è in un certo senso parte di una recita quotidiana che ognuno di noi (o almeno chi se lo può permettere) utilizza per imporre il proprio status. Topolino e il Dom Perignon, Zio Paperone e American Express, Minnie e Dolce e Gabbana: in fondo sono tutti simboli del mercato globale e paradossalmente i prodotti “immaginari” sono alla portata di tutti, mentre quelli reali di pochissimi.

Microsoft Word – Bozza_Cs Controcorrente Jesolo.doc

Mr. Brainwash, definito come colui che ha generato la collisione tra street art e pop art, spesso accosta icone culturali e contemporanee come Marilyn Monroe in Stay Safe o Kate Moss. È fortemente influenzato da artisti pop come Andy Warhol e Keith Haring. Utilizzando e riutilizzando immagini e temi popolari presi in prestito da altri artisti famosi come in Mona Linesa (2009) o a esempio gli animali con palloncini d’acciaio di Jeff Koons come in Big City, Big Dreams – Red e in Big City, Big Dreams – Rosa e Throwing Man di Banksy in Because I’m worthless, Mr Brainwash allinea le sue intenzioni artistiche con quelle degli artisti pop originali producendo opere d’arte per tutti che possono essere vissute ovunque.

Laurina Paperina, figura ironica e irriverente, che prende di mira l’arte contemporanea, la politica, la società dei consumi e la cultura popolare, dimostra una grande capacità di mescolare elementi della cultura popolare con critiche sociali e politiche. Le sue opere spesso affrontano temi come la politica internazionale, il consumismo sfrenato, la fama dei personaggi mediatici e l’ossessione per l’immagine, come si può vedere in Hungry Cookies (2020) e Scary movie del 2019.
Attraverso il suo approccio dissacrante invita il pubblico a riflettere sui temi trattati, spingendolo a mettere in discussione le convenzioni e a adottare una prospettiva critica nei confronti della società contemporanea.

Le storie controcorrente si susseguono rapide, immediate con le suggestioni del famoso artista giapponese Takashi Murakami, noto per le sue opere in stile superflat che mescolano influenze della tradizione artistica nipponica con elementi della cultura popolare e consumistica. Già durante gli studi inizia a nutrire interesse per la cultura underground giapponese, in particolare manga e anime. Queste forme artistiche basse, disprezzate dell’élite artistica, diverranno centrali nella sua opera. Negli anni ‘90 Murakami elabora il suo personale stile superflat, che combina bidimensionalità tipica dei manga e critica della società dei consumi. Le sue opere ritraggono spesso personaggi kawaii, colorati e deformed, mutuati dai cartoni animati. Queste figure infantili e giocose celano però un messaggio più profondo e satirico sulla superficialità della società contemporanea. Tra i personaggi iconici creati da Murakami vi sono il simpatico funghetto Mr. Dob, qui esposto E poi…white – Mr Dobe e il morbido fiore smiley, Flowerball e Flowers. Entrambi riflettono l’ossessione dei giapponesi per il kawaii ma anche la loro alienazione nel mondo dei consumi di massa.
Oltre a pittura e scultura, Murakami sperimenta vari media, come merchandising, video, animazione. Collabora con brand di moda e di lusso, mescolando alto e basso e interrogandosi sul concetto di originalità nell’era della riproducibilità tecnica. Viene ribattezzato l’Andy Warhol giapponese per la sua attitudine imprenditoriale e l’ibridazione tra arte colta e cultura popolare. Oggi Murakami è uno degli artisti nipponici più influenti al mondo e continua a sondare ossessivamente il rapporto tra cultura underground e mainstream.

Le opere di Angelo Accardi illustrano visioni surreali della vita quotidiana su fondali realistici di paesaggi urbani. I suoi pezzi sono animati da immagini pittoriche della cultura pop nel corso dei secoli, che a loro volta rivelano ironicamente l’evoluzione del linguaggio visivo, come Blend e Misplaced. Accardi è sempre stato alla ricerca di nuove sensazioni nell’arte, e questa è stata una componente cruciale nello sviluppo del suo stile artistico unico.

Nello Petrucci è un artista visivo e filmmaker italiano che vive tra Pompei e New York. Si è distinto per il suo stile che combina “il collage”, con la sovrapposizione di manifesti presi dalla strada, e le stampe in “halftone”. Questa fusione creativa dà vita a un universo artistico coinvolgente, ricco di suggestioni e simbolismi, che ispira profonde riflessioni sulle questioni sociali più urgenti del nostro tempo. Inizia la sua carriera come filmmaker, ha studiato cinematografia a Roma presso la N.U.C.T. prima di laurearsi in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha collaborato con grandi registi cinematografici e le sue radici e l’influenza dello stile di pittura pompeiana sono spesso evidenti nelle sue opere, che lo hanno reso uno degli artisti di street art più rispettati del momento.

Secondo Banksy, di cui sono esposte dodici opere, tra cui le famose Girl with baloon, Queen Vic, Because I’m worthless e Bomb Love, l’arte può essere usata come arma. Un muro è una grande arma, qualcosa con cui si può colpire o toccare qualcuno. Le strade, i muri e i ponti delle città di tutto il mondo sono la sua tela, creando immagini spesso divertenti e sorprendenti con principi contro la guerra, anticapitalisti e anti-idolatria. È interessante notare che Banksy non spiega mai le sue intenzioni al pubblico anzi, l’artista si affida proprio alle percezioni del pubblico che definisce preziose.


Sede
J MUSEO
Via Aldo Policek, 7 30016 – Jesolo (VE)

Date al pubblico
Fino al 15 settembre 2024
Biglietti
Intero
12,00 € Ridotto 10,00 €

Info su orari, eventi e biglietti e prenorazioni
www.comune.jesolo.ve.it
www.jmuseo.it
info@jmuseo.it | T. +39 0418 627167

Social e Hashtag ufficiale
#BanksyJesolo @jmuseojesolo @arthemisiaarte

Ufficio stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Ufficio stampa Città di Jesolo
Andrea Rossi Tonon
T. +39 0421 359135 ufficio.stampa@comune.jesolo.ve.it

Piernicola Musolino al terzo romanzo con “Fascinosa. Nel paese degli specchi farlocchi”

Durante la nostra esistenza, chissà quante casualità si verificano senza che noi ci facciamo caso, perdendo l’occasione necessaria per iniziare un nuovo capitolo della nostra vita che, in qualche modo, influenzerà le nostre scelte future. Questo e sufficiente per essere attenti a tutto ciò che ci succede, creando un’apertura mentale per ogni possibile causa che si presenta. Non si devono escludere incontri e rapporti casuali perché tutto dipende da una forza misteriosa che in qualche modo ci collega e favorisce determinate relazioni.

Piernicola Musolino
architetto, designer, artista, scrittore.
Nato a Messina, Piernicola Musolino oltre che scrittore è un noto pittore sulla scia del “Divisionismo”, “impegnato nella ricerca di un’arte molto personale ed espressiva. Fantastiche e significative le sue composizioni pittoriche elaborate con maestria tecnica, dalla sua garbata tavolozza di colore” (Orfeo Carpinelli).

Romanzi precedenti:
Sogni intercettati.
Critto-Fantasy con riflessi pink.


Alla Cappella Espiatoria di Monza Angelo Caprotti incontra il pubblico

Arte contemporanea alla Cappella Espiatoria di Monza
 
Angelo Caprotti incontra il pubblico per raccontare la sua installazione site-specific “La Rotta”
 
Cappella Reale Espiatoria di Monza
sabato 14 settembre, ore 11.30

Sabato 14 settembre 2024 alle ore 11,30 è in programma presso la Cappella Reale Espiatoria di Monza un incontro con l’artista Angelo Caprotti, autore dell’opera d’arte site specific intitolata “La Rotta” e allestita nel giardino del monumento.

Interverranno il Direttore dei Musei Nazionali della Lombardia Rosario Maria Anzalone, la Direttrice della Cappella Reale Espiatoria Giuseppina Di Gangi, il curatore di M@D Monza Arte Diffusa Matteo Galbiati e Daniela Porta, Direttrice di Leo Galleries (Monza).

La Cappella Reale Espiatoria di Monza è uno dei siti inclusi nell’edizione 2024 di M@D – Monza Arte Diffusa, l’iniziativa del Comune di Monza in collaborazione con Leo Galleries. Durante la rassegna – dal 12 luglio per tutta l’estate – la città si popola di sculture e installazioni d’arte contemporanea, con collocazioni spesso ardite e sorprendenti”.


Studio ESSECI di Sergio Campagnolo s.a.s. – Ufficio Stampa e P.R.
Via San Mattia, 16 – 35121 Padova –  +39 049.66.34.99

Angelo Accardi e 1 Attimo in Forma presentano il progetto a Venezia

1 Attimo in Forma, azienda leader nel settore dell’healthy food e del benessere personale, specializzata nella produzione di alimenti ad alto contenuto proteico, annuncia con entusiasmo una nuova e prestigiosa collaborazione con l’artista salernitano Angelo Accardi per la presentazione del progetto espositivo “Icarus’ Dream”, inaugurato il 4 settembre scorso e che proseguirà fino al 24 novembre 2024 presso Palazzo Donà dalle Rose a Venezia.

“Icarus’ Dream”, curato da Nino Florenzano, è un omaggio agli anni ’80, con una serie di sculture e tele che riflettono il decennio dell’edonismo e del materialismo. Accardi esplora la tensione tra libertà e controllo attraverso simbolismi come gli struzzi, icone ricorrenti nelle sue opere, rappresentando il desiderio umano di “volare alto”. Il progetto celebra un’epoca che ha lasciato un’impronta indelebile sulla cultura contemporanea, con opere che richiamano le tendenze e le icone di quel periodo.

“1 Attimo in Forma” e Angelo Accardi lanciano il progetto “Icarus’ Dream”: un’esperienza sensoriale tra arte e nutrizione a Venezia

4 settembre – 24 novembre 2024 presso Palazzo Donà dalle Rose a Venezia.

Questo evento rappresenta un’inedita fusione tra arte e nutrizione, offrendo un’esperienza sensoriale che stimola corpo, mente e spirito. L’unione tra questi due mondi segna un passo importante per 1 Attimo in Forma, che da anni si impegna a offrire prodotti di alta qualità per uno stile di vita sano e consapevole. La sinergia con Angelo Accardi, conosciuto per il suo stile pop-surrealista e per le sue opere provocatorie, nasce dal desiderio di offrire al pubblico un’esperienza unica che coniughi arte, cultura e benessere.

“La collaborazione con Angelo Accardi è nata dal desiderio di creare qualcosa di veramente unico, unendo il mondo dell’arte con quello della nutrizione”, ha dichiarato Cristiana D’Alessio, CEO di 1 Attimo in Forma. Abbiamo subito percepito un forte legame tra il suo approccio creativo e la nostra visione di innovazione, non solo nei prodotti che offriamo, ma anche nel modo in cui ci presentiamo al mondo”.

Angelo Accardi, scelto tra gli otto artisti internazionali per la mostra “Nemo Propheta in Patria” e per la copertina dell’Atlante dell’Arte Contemporanea Corporate Patron del Metropolitan Museum di New York 2024, con il progetto Icarus’ Dream, ha reinterpretato la celebre lattina di spinaci di Braccio di Ferro, trasformandola in un’opera d’arte che celebra le barrette proteiche di 1 Attimo in Forma.

L’omaggio alla Pop Art di Andy Warhol e alla sua iconica lattina Campbell’s si mescola alla visione dell’artista, che affianca lo struzzo, simbolo ricorrente nelle sue opere, al noto personaggio dei fumetti.

“Questo connubio tra tradizione e innovazione rappresenta perfettamente il nostro brand”, continua D’Alessio. “La lattina è stata realizzata in tiratura limitata, destinata a diventare un oggetto cult, unendo creativamente arte e nutrizione”.

La collaborazione con Accardi non si limita alla realizzazione di un’opera d’arte, ma si pone l’obiettivo di trasmettere al pubblico un messaggio di originalità e creatività, elementi chiave per 1 Attimo in Forma. “Collaborare con un artista del calibro di Angelo Accardi ci permette di esprimere la nostra visione di innovazione e qualità, non solo attraverso i prodotti, ma anche attraverso il modo in cui ci presentiamo. Vogliamo che il nostro brand sia sinonimo di salute, benessere, sorpresa e ispirazione”, conclude D’Alessio.

Questa iniziativa rappresenta un ulteriore passo avanti per 1 Attimo in Forma, un brand che si distingue per la capacità di sorprendere e offrire esperienze innovative ai propri clienti, fondendo mondi apparentemente lontani come quello dell’arte e della nutrizione.


Da Manuela Ruggeri manuela.ruggeri.pm@gmail.com

Mario Carlo Iusi – LUMINIS. Illuminare lo spazio per ricordare il tempo

Dal 14 settembre al 6 ottobre 2024 ad Alatri e dal 26 ottobre al 17 novembre 2024 ad Albano Laziale, l’Associazione Culturale Artivazione presenta il Progetto Luminis di Mario Carlo Iusi, a cura di Claudia Pecoraro, in collaborazione con Cittadellarte Fondazione Pistoletto ed Espronceda – Institute of Art & Culture di Barcellona, finanziato da Lazio Contemporaneo 2022, avviso pubblico promosso dalla Direzione Regionale Cultura della Regione Lazio, con il patrocinio del Comune di Alatri e del Comune di Albano Laziale

Mario Carlo Iusi
Progetto Luminis
Illuminare lo spazio per ricordare il tempo

A cura di Claudia Pecoraro

Inaugurazione mostra
14 settembre ore 18.00
Chiostro di San Francesco Piazza Regina Margherita – Alatri (FR)

Inaugurazione installazione
ore 19.30 Mura Megalitiche di Alatri

14 settembre – 6 ottobre 2024 Alatri (FR)

26 ottobre – 17 novembre 2024 Albano Laziale (RM)

Progetto Luminis – Illuminare lo spazio per ricordare il tempo è una riflessione sulla percezione della luce e dello spazio: sulle Mura Megalitiche di Alatri e sui Cisternoni di Albano Laziale, grandi installazioni luminose in LED, in forma di cornici di dimensioni variabili e per un totale di ben 360 m, accentueranno l’importanza architettonica e archeologica dei due complessi, conferendo ad essi una diversa dimensione artistica. Le cornici, solitamente associate ai quadri, guideranno lo sguardo dello spettatore verso una nuova dimensione dei luoghi, consentendo una innovativa fruizione dei monumenti e una nuova modalità di interazione. Accanto alle cornici, l’artista realizzerà anche un’opera che rappresenta un seme di zucca stilizzato ed illuminato, simbolo distintivo di tante sue opere ed elemento cardine della mostra monografica Semeion che accompagna il progetto e che raccoglie quaranta opere inedite realizzate nel 2020. 

Nella prima tappa di Alatri, la presentazione del progetto alla stampa si svolgerà il 14 settembre 2024 alle ore 11.30 presso la Sala “Carlo Costantini” della Biblioteca Comunale di Alatri, alla presenza delle istituzioni, degli organizzatori, dell’artista e della curatrice. Seguirà visita in anteprima della mostra Semeion presso il Chiostro di San Francesco. Alle ore 18.00 inaugurazione della mostra e all’imbrunire accensione dell’installazione presso le Mura Megalitiche. 

Per Mario Carlo Iusi, il seme è metafora della pienezza insita in ogni essere umano: utilizzando elementi come il punto, il vortice definito, il fiore con vortice definito, il seme pieno, il vortice indefinito, il fiore con vortice indefinito, il seme vuoto e la linea spezzata, l’artista evidenzia come sia possibile creare opere sempre diverse partendo da “oggetti semplici”, così come dimostrato con l’utilizzo del rettangolo per illuminare sezioni sempre diverse delle mura di Alatri e Albano. Il seme di zucca è, dunque, l’archetipo della forma artistica, il trait d’union tra le installazioni luminose e la mostra monografica nella quale emerge la scelta di disegnare linee spezzate con lo strumento della penna stilografica. 

Infatti, come scrive la curatrice Claudia Pecoraro «la fruizione dell’opera supera la pura contemplazione, per altro spesso svagata, e diventa un atto cosciente di co-creazione, seppure nei limiti perimetrali disciplinati dall’artista. Nel percorso più recente di Mario Carlo Iusi, la cornice ha assunto un ruolo così importante nella determinazione dell’opera da prendere vita propria e far scaturire una sperimentazione che trova il suo debutto nel grandioso progetto ambientato ad Alatri e Albano Laziale. La cornice luminosa non delimita più un’opera artistica, ma piuttosto evidenzia uno stralcio di testimonianza architettonica realizzata da abili mani ignote di un passato assai remoto. La luce circonda un rettangolo di parete appartenente a vestigia notevoli per importanza storica e suggestione estetica, guidando l’attenzione dell’osservatore e invitandolo a soffermarsi laddove il suo sguardo si era mosso distratto e fuggevole». 

Il progetto, nelle sue due tappe espositive nella Regione Lazio, è stato preceduto da una residenza artistica nel mese di luglio 2024 presso Cittadellarte Fondazione Pistoletto, a Biella, dove l’artista ha avuto l’occasione di sperimentare nuovi metodi e tecniche artistiche che saranno anche approfondite, sempre in collaborazione con Cittadellarte, all’interno di laboratori didattici a partire dal mese di settembre nelle due sedi ad Alatri e ad Albano che ospiteranno l’esposizione Semeion. In seguito, la mostra sarà allestita a Barcellona negli spazi di Espronceda – Institute of Art & Culture, dove il tema proposto verrà approfondito con una Tavola rotonda e laboratori. 

Tutto il progetto sarà ampiamente documentato mediante la realizzazione di un catalogo. 

Mario Carlo Iusi nasce nel 1995 ad Alatri. Si forma frequentando la facoltà di filosofia della Sapienza di Roma dove si laurea con una tesi in filosofia analitica ed estetica sul concetto dell’immaginazione intesa come fondamento teorico della possibilità della realizzazione di un’opera d’arte. Nel maggio del 2014, le espone le sue prime presso il Palazzo Conti Gentili di Alatri. Due anni dopo presenta la Serie Interconnessioni in cui esplora il rapporto dinamico tra l’opera d’arte e l’osservatore. Le opere, realizzate con spatole e colori acrilici, sono presentate con una cornice luminosa che permette agli osservatori di interagire con l’opera, modificandone l’aspetto tramite l’uso della luce. Il concetto di “interconnessione”, ovvero l’esperienza artistica in cui l’osservatore diventa parte integrante dell’opera stessa influenzandone la percezione e il significato, è uno dei tratti distintivi delle opere di Iusi; così come l’utilizzo della luce, che gioca un ruolo fondamentale, non solo come elemento estetico ma anche come strumento per rivelare e trasformare la materia visibile. Nel 2018, prende avvio la collaborazione con la galleria “La Nuvola”, di Via Margutta a Roma, dove tiene la sua prima personale. Parallelamente, inizia a lavorare alla teoria “Semeion”, alla base della quale ci sono quelli che Iusi definisce “oggetti semplici” che vengono utilizzati nelle sue opere in maniera ricorrente, creando però forme artistiche sempre nuove, usando tecniche differenti. Tra le ultime esposizioni e progetti: 2024 Esposizione collettiva con Le tre età dell’uomo – Mucciaccia Gallery Project; Riscarti festival – Centro espositivo La Vaccheria; 2023 Come le ninfe – XXIV Biennale d’Arte Contemporanea di Alatri, Chiesa degli Scolopi; Fuorisalone Milano; Incroci d’Arte – Mostra d’arte a cura di Alessandro Cocchieri, Museo Cambellotti Latina; 2022 Performance con Ventive Group, Club Deal senior – Roma; Presentazione progetto Drawer – Soho House Roma; Performance Ala 34 con Ventive Group, Club Deal junior – Roma; Mostra personale The Container – Angie’s – Roma; Installazione presso la Soho House Roma; Mostra Personale – Green Hall – Roma; 2020 Esposizione Seven Group – Lugano; Mostra collettiva Hotel Savoy di Roma, Blue Hall Art Gallery; 2019 Intervento pittorico site specific – CityLab 971 – Roma.


Progetto Luminis – Illuminare lo spazio per ricordare il tempo
Mario Carlo Iusi
A cura di Claudia Pecoraro
Promosso da: Associazione culturale Artivazione
Finanziato da: Lazio Contemporaneo 2022, avviso pubblico promosso dalla Direzione Regionale Cultura della Regione Lazio
Con il patrocinio di: Comune di Alatri, Comune di Albano
In collaborazione con: Cittadellarte Fondazione Pistoletto, Espronceda – Institute of Art & Culture
Installazioni
14 settembre – 6 ottobre 2024
Mura Megalitiche | Alatri (FR)
26 ottobre – 17 novembre 2024
Cisternoni | Albano Laziale (RM)
Mostra monografica Semeion
/ 14 settembre – 6 ottobre 2024
Chiostro di San Francesco
Piazza Regina Margherita – Alatri (FR)
/ 26 ottobre – 17 novembre 2024
Albano (RM)

Associazione culturale Artivazione
Francesco Saverio Teruzzi
artivazione@gmail.com https://artivazione.it/

Ufficio stampa 
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

Finissage per la mostra “Paolo Di Capua. Natura Umana”

Finissage per la mostra
Paolo Di Capua. Natura Umana
 
Al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese domenica 15 settembre si conclude all’insegna dell’interattività il percorso espositivo che invita a riflettere sull’essenza della natura umana alla costante ricerca di una sintesi tra armonia e contrasti

Domenica 15 settembre, a partire dalle ore 11.00, si concluderà la mostra “Natura Umana” di Paolo Di Capua, a cura di Mario de Candia, presso il Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese, in Roma. L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, einaugurata l’8 maggio, presenta una selezione di opere di scultura che sintetizzano un arco di 15 anni di attività dell’artista romano.

Durante la mostra Paolo Di Capua ha dato la possibilità ai visitatori di ‘modificare’ l’assetto dell’opera “+ di 1 Luna x Volta, variandone la disposizione per mezzo di carte da gioco strettamente collegate alla stessa opera. Circa 40 di queste variazioni, scaturite dalla creatività dei numerosi visitatori della mostra, sono state stampate insieme (formato cm 50×50) divenendo un poster celebrativo nonché un prezioso omaggio per il pubblico in occasione del finissage.

Nella stessa circostanza, all’interno del percorso espositivo, verrà proiettato il video “Natura Umana”, realizzato da Fabio Caricchia, che sintetizza l’esposizione e l’intervento di chi si è reso disponibile a giocare a carte scoperte.


Ufficio stampa
Simona Pandolfi  pandolfisimona.sp@gmail.com
 
Ufficio stampa Zètema Progetto Cultura
Simone Fattori (+39) 347 1964272  s.fattori@zetema.it

Danilo Balducci, “Di sali d’argento e pixel” – A cura di Antonio Di Cecco

Venerdì 13 settembre 2024 alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli, la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre è lieta di ospitare la mostra Di sali d’argento e pixel. Venticinque anni di fotografia di Danilo Balducci, a cura di Antonio Di Cecco

Danilo Balducci

Di sali d’argento e pixel
Venticinque anni di fotografia

A cura di Antonio Di Cecco

Inaugurazione 13 settembre 2024 ore 18.00
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre 
Corso Vittorio Emanuele II, 23 – L’Aquila
Fino al 29 settembre 2024

In mostra una selezione degli ultimi lavori di Balducci, i quali conducono lo spettatore a scambiare quasi uno sguardo con i soggetti delle opere: le immagini mostrano non solo quello che è davanti all’obiettivo ma restituiscono la sensibilità e la volontà di cercare un dialogo e diventare parte delle storie che l’artista vuole raccontare. 

Infatti, come scrive il curatore, Antonio Di Cecco: «Di sali d’argento e pixel, di questi elementi sono composte le fotografie. I sali sono microscopici cristalli di argento sensibili alla luce che, mescolati con la gelatina e poi spalmati sulla pellicola – un sottile nastro di materiale trasparente – permettono di registrare le immagini fotografiche. I pixel del sensore della macchina fotografica digitale invece sono elementi in grado di convertire la luce di una immagine ottica in un segnale elettrico. Lo sa bene Danilo Balducci che da 25 anni lascia passare la luce all’interno degli obiettivi delle sue macchine fotografiche, quel che resta nei suoi occhi e nella macchina fotografica sono memorie a volte fatte di un severo bianco e nero, altre di vividi colori. Quello del fotografo è un lavoro paziente, il lavoro di chi è sempre alla ricerca della luce giusta. Forse il fotografo, come i sali d’argento e i pixel, è sensibile alla luce ma altrettanto sensibile alle storie che decide di raccontare. Balducci, attraverso il linguaggio del reportage, dal 1998 continua a raccontare storie e luoghi lontani metaforicamente e materialmente dalla nostra quotidianità. […] Un archivio di fotografie che continua a crescere nel tempo, un insieme di lavori accomunati dal medesimo soggetto: l’essere umano. Balducci è sì dietro l’obiettivo ma sceglie di essere vicino, riesce a scambiare lo sguardo con i soggetti che rappresenta nelle immagini e invita lo spettatore a fare altrettanto, a cercare vicinanza e non distanza. Il suo è un mosaico di vicende, gesti e azioni che documentano e diventano, al contempo, memoria collettiva.»

All’interno del percorso espositivo sarà allestito uno spazio che richiama l’ambiente della camera oscura e che vedrà l’intervento e la presenza di Stefano Schirato di Leica Akademie Italy.

Il progetto è parte del programma degli eventi della 730° Perdonanza Celestiniana e si avvale del patrocinio del Comune de L’Aquila – L’Aquila Capitale della Cultura 2026. 

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

Danilo Balducci, nato a L’Aquila nel 1971, è sempre stato affascinato dalla fotografia e dal potere comunicativo delle immagini. Reportage e fotografia sociale sono i suoi interessi principali. Diplomato presso l’Istituto Superiore di Fotografia e comunicazione integrata di Roma è professionista dal 1998. Docente di fotografia e reportage presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Fornisce regolarmente immagini ad agenzie fotografiche italiane ed estere. Le sue immagini e le sue storie sono state pubblicate su giornali e riviste nazionali ed internazionali: Time, Life, Denver Post, Internazionale, Der Spiegel, Daily News, L’Espresso, Repubblica, Panorama. Vincitore di diversi premi, nel 2002 è vincitore del primo premio Carla Mastropietro per il fotogiornalismo; nel 2005 vincitore del Premio per la pace e per la libertà ad Atri (TE); nel 2008 ha ricevuto 2 Bronze award dall’Orvieto International Photography Awards (sezioni reportage e portraits) e vari premi nazionali e internazionali; nel marzo 2009 vince il B.O.P. 2009 (Best of Photojournalism) indetto dalla NPPA (National Press Photographer Association) negli USA classificandosi terzo nella categoria “Non Traditional Photojournalism Publishing”. Un’immagine del terremoto in Abruzzo è inserita da LIFE Magazine tra le Pictures of the Year 2009. Nel 2015 è Absolute Winner nella categoria “People” al FIIPA (Fiof Italy International Photography Awards) e si classifica secondo nella stessa categoria. Riceve inoltre cinque Honorable Mention nelle categorie “Reportage”, “Portraits” e “People”. Nel 2016 è 1° classificato al MIFA (Moscow International Foto Awards) Categoria Edit e 2° classificato (Merit of Excellence) all’International Color Awards. Nel 2017 è fotografo dell’anno al concorso Spider award.


Danilo Balducci
Di sali d’argento e pixel
Venticinque anni di fotografia
A cura di Antonio Di Cecco

Inaugurazione 13 settembre 2024 ore 18.00
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre – Palazzo Cappa Cappelli

Corso Vittorio Emanuele II, 23 – L’Aquila

Fino al 29 settembre 2024
Orari: giovedì 11.00-13.00 / 16.00 – 19.00; venerdì e sabato 16.00 – 19.00; domenica 11.00-13.00 / 16.00 – 19.00 –  Ingresso libero

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre
Corso Vittorio Emanuele II, 23 – L’Aquila (AQ)
www.fondazionedemarchis.it

Contatti
Diana Di Berardino
tel. 338458 1985
Barbara Olivieri
tel 3498832591
fondazione.demarchis@gmail.com

Ufficio stampa 
Roberta Melasecca_Melasecca PressOffice – blowart
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CHEAP | In strada i poster della Call For Artists 2024

In strada i poster della Call For Artists 2024 di CHEAP: L’ARTE (del rifiuto) DELLA GUERRA

662 artistə partecipanti. 41 paesi nel mondo coinvolti. 1.120 poster inviati. Questi sono i numeri raccolti dalla Call For Artists 2024 di CHEAP, l’annuale invito lanciato dal progetto di arte pubblica con sede a Bologna e rivolto a chi si occupa di linguaggi visivi contemporanei a misurarsi col formato del poster.

In strada i poster della Call For Artists 2024 di CHEAP: L’ARTE (del rifiuto) DELLA GUERRA

Per il 2024, CHEAP ha deciso di raccogliere letteralmente da mezzo mondo manifesti contro la guerra, un tema che al collettivo bolognese è sembrato inevitabile: negli ultimi 4 anni il numero di conflitti armati in tutto il pianeta è aumentato del 40%, fino ad arrivare a 56 conflitti attivi, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il dato è tratto dall’edizione 2024 del Global Peace Index, pubblicato a giugno 2024 dall’Institute for Economics & Peace, principale indicatore mondiale della pace, che misura lo stato di pace di 163 Stati e territori considerando tre ambiti: il livello di sicurezza e protezione sociale, la portata dei conflitti interni e internazionali, il grado di militarizzazione.

Tempi di guerra, dunque. Mezzo di risoluzione delle controversie internazionali che dovremmo ripudiare, almeno sulla carta. L’invito di CHEAP è stato quello a disertare l’immaginario della guerra, sabotare la retorica che la sostiene, contrabbandare ordini simbolici che la delegittimino. E nei 200 manifesti selezionati e affissi nelle strade di Bologna nei primi giorni di settembre c’è tutto questo: detourment visivo e semiotico, una riappropriazione di spazio pubblico e immaginario, la ricostruzione di una contro narrazione collettiva che individua chiaramente la guerra come diretta conseguenza del capitale, ne riconosce i tratti coloniali, ne denuncia la matrice economica. Tra mitra che sparano dollari, tank rosa fluo resi innocui come pezzi di modernariato e aquile travestite da colombe, spuntano anche dildi, vibratori e plug: è diffusa l’idea che il sesso consensuale rappresenti ancora la miglior alternativa all’ondata di morte che ogni guerra porta con sé. Fotografia, collage, illustrazione, type digitale e non, AI, tanta grafica. E tanta, davvero tanta, Palestina.

Era inevitabile che il massacro che si sta compiendo in Palestina fosse al centro del lavoro di moltə dellə artistə che hanno partecipato alla call. Non è nemmeno una guerra: quello a cui stiamo assistendo è un genocidio che il sistema dell’informazione – soprattutto in Italia – si sta in larga parte rifiutando di indagare e denunciare. Abbiamo voluto tentare di aprire una  una breccia nella conversazione pubblica surreale che sentiamo attorno a noi su quello che sta succedendo in Palestina, sulla narrazione distorta e surreale che ci arriva dai media main stream, che si stanno producendo in quella che il giornalista Raffaele Oriani ha definito una scorta mediatica”.

Prosegue il collettivo: “Chiedere il cessate il fuoco non è una richiesta radicale come viene bollata: davanti a 40mila civili uccisi è il minimo a cui ci si possa appellare. Ma siamo ormai passate dalla criminalizzazione del dissenso a quella del buon senso: lo sa bene chi negli ultimi 11 mesi ha attraversato il movimento enorme di persone che a livello internazionale chiede che questo sterminio venga fermato.”

I manifesti per le strade di Bologna rimandano ad un immaginario non solo di pace ma anche di giustizia sociale, invitano ad azzerare la spesa militare per investire in istruzione e sanità, sono visioni di società senza armi, stati senza eserciti, comunità liberate dal lutto della guerra. I linguaggi visivi possono anche questo: criticare l’esistente ed essere acceleratori trasformativi.

I poster sono in strada a Bologna per tutto il mese e il primo talk di presentazione del progetto sarà significativamente ospitato dal festival di Emergency a Reggio Emilia, sabato 7 settembre: “Ci sentiamo molto vicine al Dottor Strada, che si è sempre dichiarato contro la guerra senza mai dirsi pacifista: un medico che ha sempre pensato che la guerra possa solo essere abolita e che farlo non sia un’utopia ma solo un progetto che non è ancora stato realizzato”.


CONTATTI:
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UFFICIO STAMPA:
Daccapo Comunicazione
info@daccapocomunicazione.it
(Marcello Farno) / (Ester Apa)

“AttraVerso” di Vincenza Spiridione. Curatela di Simona Spinella

Vernissage lunedì 9 settembre alle 18:30 alla presenza dell’artista Vincenza Spiridione e della curatrice della mostra Simona Spinella.

Organizzata e promossa in collaborazione con Fondazione Sassi, MEWE impresa sociale di comunità e Associazione Volontari Open Culture 2019 la mostra di arte contemporanea AttraVerso ha ottenuto il patrocinio del Consiglio Regionale della Basilicata, della Provincia di Matera, del Comune di Matera, del Comune di Barile, dell’Arcidiocesi di Matera – Irsina e della Fondazione Matera – Basilicata 2019 

AttraVerso
 
Mostra di arte contemporanea di Vincenza Spiridione
A cura di Simona Spinella
 
Scuderie di Palazzo Malvinni – Malvezzi
da lunedì 9 a lunedì 30 settembre 2024
Piazza Duomo n.14 (accesso da via Muro)
Matera
Ingresso libero
 
Inaugurazione 9 settembre, ore 18:30

Indaga l’umanità, intesa come “natura umana” con qualità e limiti inerenti a tale condizione e come “sentimento” – oggi sempre più negletto – di solidarietà umana, di comprensione e di indulgenza verso gli altri uomini. E’ questa la cifra stilistica di Vincenza Spiridione, artista nata a Barile e che vive e lavora a Roma, che – come scrive la curatrice Simona Spinella – “sceglie di raccontare per mezzo della pittura e della scultura e anche attraverso la parola scritta, storie di movimenti, migrazioni, storie che appartengono a questo tempo, a quel che accade qui e ora, nella nostra società. (…) Una scelta artistica forse legata alla sua iniziale formazione giuridica e poi teologica. Vincenza si mette dalla parte degli esseri umani, degli innocenti”.

Da lunedì 9 settembre, giorno del vernissage, e fino a lunedì 30 settembre nelle Scuderie di Palazzo Malvinni – Malvezzi in piazza Duomo (con accesso da via Muro) a Matera si potrà visitare la mostra di arte contemporanea AttraVerso. I Volontari Open Culture 2019 garantiranno l’apertura della mostra tutti i giorni, dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 20. L’ingresso è libero.

Organizzata e promossa in collaborazione con Fondazione SassiMEWE impresa sociale di comunità e Associazione Volontari Open Culture 2019 la mostra di arte contemporanea AttraVerso ha ottenuto il patrocinio del Consiglio Regionale della Basilicata, della Provincia di Matera, del Comune di Matera, del Comune di Barile, dell’Arcidiocesi di Matera – Irsina e della Fondazione Matera – Basilicata 2019.

In esposizione 32 opere, fra scultura e pittura e una poesia, realizzate nell’arco di 20 anni, dal 2004 al 2024. La mostra AttraVerso è quasi un’antologica del lungo percorso artistico di Spiridione, con rimandi al primitivismo per le opere pittoriche e all’arte africana per le sculture. Spiridione popola le sue tele con figure piccole, allungate, sintetiche e simboliche, caratterizzate da una forte semplificazione delle forme chiaro riferimento all’universo primordiale cui apparteniamo tutti. Di grande forza espressiva i bronzi che sembrano chiederci aiuto attraverso le loro braccia allungate nelle opere “Coglierò una stella” del 2011 e “Migrante” del 2006 o “Loveme“, “Stopthewar” e “UE‘” del 2007.

AttraVerso è una mostra “in itinere” – illustra Vincenza Spiridione – che si arricchisce di nuove occasioni d’incontro con il pubblico e di nuove opere. Le Scuderie del Castello di Melfi nel 2023 e il Museo Diocesano di Melfi fino allo scorso 31 luglio hanno ospitato la mostra AttraVerso che giunge adesso a Matera arricchita di nuove tele e sculture. Questa mostra fa parte del più ampio progetto: Uomo-dove-vai. Un progetto artistico che è un invito alla riflessione sul dramma delle migrazioni dai paesi del sud del mondo, spesso in guerra, affinché prevalga la cultura dell’accoglienza, la protezione degli esseri umani dallo sfruttamento e dalla violenza”.

La vernice della mostra Attraverso si terrà lunedì 9 settembre alle ore 18:30 alla presenza dell’artista Vincenza Spiridione. La mostra sarà aperta dall’intervento della curatrice Simona Spinella e dai saluti istituzionali degli enti che hanno concesso il patrocinio.


Informazioni:
Organizzata e promossa in collaborazione con Fondazione SassiMEWE impresa sociale di comunità e Associazione Volontari Open Culture 2019 la mostra di arte contemporanea AttraVerso ha ottenuto il patrocinio del Consiglio Regionale della Basilicata, della Provincia di Matera, del Comune di Matera, del Comune di Barile, dell’Arcidiocesi di Matera – Irsina e della Fondazione Matera – Basilicata 2019.

Mostra:
AttraVerso – mostra di arte contemporanea di Vincenza Spiridione
Inaugurazione: lunedì 9 settembre 2024 alla presenza dell’artista e della curatrice.
Ore 18:30
Scuderie di Palazzo Malvinni – Malvezzi in piazza Duomo n.14 – accesso da via Muro
La mostra resterà aperta al pubblico dal 9 al 30 settembre 2024.
Ingresso libero.
Orari: dalle 10:00 – alle 12:00 e dalle 18:00 alle 20:00
Aperta tutti i giorni.
Curatore: Simona Spinella
Artista: Vincenza Spiridione

Per contatti e ulteriori informazioni
Sissi Ruggi
addetto stampa
AttraVerso – mostra di arte contemporanea di Vincenza Spiridione
ufficiostampa@sissiruggi.com
addettostampa@fondazionesassi.org

Mestre (Ve), Centro Culturale Candiani: Matisse e la luce del Mediterraneo

Un viaggio nei capolavori e nei luoghi che li hanno ispirati, tra le luminose atmosfere mediterranee, punti geografici e dell’anima, sfondi di vicende artistiche e fondamentali per l’evoluzione dell’arte moderna europea. Il nuovo progetto espositivo pensato per il Centro Culturale Candiani, che nasce dalle collezioni civiche di arte moderna conservate a Ca’ Pesaro, arricchito da prestigiosi prestiti internazionali, è dedicato ad un altro maestro delle avanguardie del ‘900: Henri Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 1869 – Nizza, 1954).

MATISSE e la luce del Mediterraneo
Mestre (Ve),Centro Culturale Candiani
28 settembre 2024 – 4 marzo 2025

A cura di Elisabetta Barisoni

Maestro e capostipite dei Fauves – le belve, i selvaggi –  e perciò posto in mostra e in dialogo con artisti con i quali condivise vicende biografiche e rivoluzioni artistiche; pittore della gioia di vivere, delle emozioni profonde, tradotte in colori forti, vivaci, innaturali. E, soprattutto, interprete della luce: centro della ricerca di Matisse, come di quegli artisti che miravano a catturare l’abbagliante bellezza del Mar Mediterraneo, del Midi, il Mezzogiorno francese, luogo fisico e della creazione artistica, il vero protagonista del colore liberato dall’Espressionismo selvaggio.

Luce e colore sono quindi il fulcro della rassegna, insieme all’importanza, quasi un’ossessione, del disegno per Matisse. In mostra oltre cinquanta opere, partendo dalle preziose raccolte di grafica della Galleria Internazionale d’Arte Moderna – che annoverano tre importanti litografie dell’artista francese datate agli anni Venti e due disegni appartenenti alla sua produzione del 1947 – poste accanto ai capolavori del maestro provenienti dal Philadelphia Museum of Art, dalla Národní Galerie di Praga, dal Musée des Beaux-Arts di Bordeaux, dal Musée des Beaux-Arts di Nancy, dal Centre Pompidou di Parigi, dal Musée Albert-André di Bagnols-sur-Cèze, dal Museo del Novecento di Milano. Sette le sezioni per indagare La modernità viene dal mare, La Luce del Mediterraneo, L’età dell’oro, Il Mediterraneo, un paradiso unico, a cui si affiancano le riflessioni sul decorativo e l’ornamento, il fascino delle linee moresche, le languide figure femminili in veste di odalische in Arabesco e decorazione fino alla sintesi perfetta di Lusso, calma e voluttà e del “disegno del piacere”, di cui scrive il filosofo Jean-Luc Nancy. Nasce così spontaneamente il dialogo con diversi autori che hanno lavorato sulle qualità interiori della pittura, inseguendo la poetica: Henri Manguin, André Derain, Albert Marquet, Maurice de Vlaminck, Raoul Dufy e Pierre Bonnard. Ricerche e produzioni distinte creano tuttavia un racconto corale: dall’amicizia tra Derain e Matisse, in viaggio sulla costa mediterranea della Francia nell’estate del 1905, alla centralità di alcuni luoghi, come Nizza, Arles, Saint-Tropez, quest’ultima divenuta icona dell’arte e della cultura del Novecento.

L’esposizione si chiude con l’ultima rivoluzionaria fase creativa di Matisse. Dal colore alla forma prende avvio dalla produzione dei papiers découpés, fogli di carta colorata ritagliati e incollati nei quali il Maestro francese porta al massimo la sintesi dell’espressione. Dagli epigoni di area veneziana, come Renato Borsato Saverio Barbaro, alle figurine di Chris Ofili e fino alle composizioni di Marinella Senatore, la dignità del decorativo, dell’ornamento, del disegno e della stilizzazione della figura emerge nell’ultima sezione della mostra come il lascito forse più importante che Matisse fa all’età contemporanea.

Studio-Esseci-2025


CONTATTI PER LA STAMPA
Fondazione Musei Civici di Venezia
Chiara Vedovetto 
con Alessandra Abbate 
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
Con il supporto di 
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

A chiarimento delle problematiche relative al copyright delle immagini.
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