Castello di Vigevano – I Rossi di Gianni Mantovani

Sabato 5 ottobre 2024 alle ore 17 presso la PINACOTECA COMUNALE – Castello Sforzesco di Vigevano (Pavia), si inaugura “ROSSO Giorno e Notte”, una personale di Gianni Mantovani che rimarrà allestita fino al 27 ottobre e sarà aperta al pubblico nei seguenti orari: martedi, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 14 alle 17,30 mentre il sabato e domenica dalle ore 10 alle 18.

La mostra è patrocinata dal Comune di Vigevano, e dalle Associazioni LEGAMBIENTE, FAI, WWF.

All’inaugurazione interverranno il Sindaco Andrea Ceffa, l’Assessore alla Cultura Riccardo Ghia, l’Assessore all’Ambiente Daniele Semplici ed i Presidenti delle Associazioni.



La mostra di Gianni Mantovani, con note critiche di Edoardo Maffeo “Gianni Mantovani: la poesia delle emozioni”, vede esposte opere pittoriche ispirate ai temi ambientali a testimonianza della sensibilità verso la Natura dell’artista modenese. Paesaggi, fiori e natura vengono rappresentati attraverso forme primarie ed essenziali che si nutrono di memorie e di una visione sognante.

Il motivo caratterizzante delle opere in mostra è il paesaggio dal colore rosso, che testimonia la sensibilità dell’artista verso il surriscaldamento globale del pianeta ed i preoccupanti e sempre più accelerati cambiamenti climatici.

I titoli scelti da Gianni Mantovani per alcune delle opere in mostra (Anche le stelle si amano, Il credere ci fa vivere meglio, Siamo luce dell’alba, Meravigliato dalla bellezza del creato, Giocare fra le nuvole, Orizzonti sospesi, Guardo il creato e vedo il sorriso di Dio, La grande bellezza della natura, Il sole ci parla in silenzio) riguardano i sentimenti della vita, i sogni e una visione fiduciosa e speranzosa del creato.

Gianni Mantovani nasce a Concordia (Mo), dove tuttora risiede.
Studia all’Istituto d’Arte di Modena e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Bologna. A diciassette anni vince il concorso indetto tra gli studenti delle Accademie d’Arte Italiane tenuto presso il Palazzo dei Musei di Modena e successivamente partecipa, in rappresentanza dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, alla “Terza Mostra di Incisione” presso il Gabinetto Nazionale delle Stampe a Roma.
Nel 1974 inizia a insegnare Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Bologna.
Verso la metà degli anni ’80 la sua ricerca artistica si orienta sul versante astratto in sintonia con il critico Giorgio Cortenova che teorizza l’”Astrazione arcaica”, presentandolo alla Pinacoteca di Macerata e alla Galleria Civica di Vicenza.
In quel periodo espone le sue opere improntate ad un’ astrazione che diventa sempre più lirica, a Modena, Firenze, Verona, Roma, Pavia, Sofia (Bulgaria).
Nel 1991 è vincitore del concorso nazionale per l’insegnamento di “Pittura” nelle Accademie d’Arte italiane in cui i titoli artistici sono fondamentali per l’assegnazione del punteggio.
Dal 1994 è docente di ruolo di “Pittura” e in seguito di “Disegno” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e per vari anni è segretario dell’Istituto di Pittura.
L’Università di Bologna gli offre contratti per tenere lezioni ai corsi di specializzazione SISS dei futuri insegnanti di Educazione Artistica e Discipline Pittoriche.

Gli anni ’90 vedono Mantovani appassionarsi all’Arte Tribale, ed in modo particolare a quella africana. Opere di Arte Africana della sua collezione sono state esposte a Parigi, Genova e Milano, e pubblicate su libri e riviste in Francia, Inghilterra, Belgio e Usa.
Questo interesse contribuisce in modo significativo ad accelerare una svolta creativa che era già nell’aria in cui le nuove opere pittoriche si caricano di immagini semplici e fantastiche. Paesaggi, fiori e natura vengono rappresentati attraverso forme primarie ed essenziali nutrendosi di memorie e di una visione sognante.
Vengono realizzate mostre in spazi pubblici e privati: Galleria Romberg di Latina, Fiera d’arte di Roma “Riparte”, Galleria Mazzocchi di Parma, Istituto di Cultura “Casa Cini” di Ferrara, Istituto di Cultura Italiano di Berlino, Galleria Comunale di Angoulême (Francia), Galleria dell’Università di Parenzo (Croazia), Castello dei Pico di Mirandola, Museo Civico di Castelfranco Emilia, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Galleria Unimediamodern di Genova. Mantovani sempre di più affronta le tematiche ambientali e sente l’urgenza di affrontare tutti assieme i problemi legati ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento del pianeta.

Tra gli altri hanno dedicato scritti e note critiche:
Renato Barilli, Mario Bertoni, Luigina Bortolatto, Maria Campitelli, Toti Carpentieri, Renata Casarin, Giorgio Celli, Claudio Cerritelli, Vittoria Coen, Diego Collovini, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Roberto Daolio, Gianfranco Ferlisi, Michele Fuoco, Armando Ginesi, Antonio E. M. Giordano, Walter Guadagnini, Massimo Mussini, Filiberto Menna, Nicola Micieli, Luigi Meneghelli, Marco Meneguzzo, Sandro Parmiggiani, Marilena Pasquali, Concetto Pozzati, Giuliano Serafini, Sandro Ricaldone, Matteo Vanzan.


GIANNI MANTOVANI: La poesia delle emozioni

L’arte è espressione dei tempi. Forse non è la catalizzatrice totalizzante delle nostre vite e del nostro modo di pensare ma di sicuro influenza il nostro sguardo e gusto, possiede il potenziale per mutare plasticamente la prospettiva da cui osserviamo un problema, di cambiare rapidamente gli stereotipi e i modi con cui pensiamo. L’arte può suggerire riflessioni profonde e concrete, non trascurando le sfere emozionali a cui esse sono connesse ma, soprattutto, l’arte ha la straordinaria capacità di evocare e trasmettere quelle che ormai tutti chiamano “urgenze”.

Sebbene per anni il senso comune non sia riuscito a metterne a fuoco l’entità e l’imminenza, argomenti attuali e preoccupanti come il cambiamento climatico e il riscaldamento globale non possono quindi che offrire ad un artista spunti in abbondanza per un racconto funzionale a una rilettura critica del sistema uomo-natura. L’obiettivo resta quello di sensibilizzare e spiegare i tanti perché questi cambiamenti stanno avvenendo, quali sono le evidenze e gli impatti anche da un punto di vista culturale e sociale, come tutti noi si possa agire per frenare i tanti, troppi, comportamenti autodistruttivi dell’uomo ed evitare che questo processo degeneri in una tragica ed irreversibile crisi sistemica. La Natura, non è cosa esterna a noi, ma fa parte di noi – anzi noi siamo parte di lei – per cui non è possibile raccontarla senza far ricorso alle emozioni e solo l’arte può riuscire a coinvolgere le sfere emozionali e toccare a fondo determinate corde.

Poi, come sempre, è un problema di “toni”: come nella vita di tutti i giorni anche nel mondo dell’arte c’è chi strilla, chi provoca, chi graffia e chi batte la grancassa.
Per fortuna c’è anche chi, pur preoccupato ed indignato per la mancanza di una consapevolezza collettiva sui temi ambientali, riesce ancora a porgere allo spettatore il suo messaggio, forte e chiaro, con l’estrema eleganza del segno e la delicata poesia del colore.

Ho sotto gli occhi decine di immagini delle opere di Gianni Mantovani, sono sopraffatto dall’essenzialità e sobrietà, ma credetemi tutt’altro che ingenua, semplicità delle sue composizioni. Orizzonti alti e tesi punteggianti da monti rigorosamente triangolari e rilievi tondeggianti, il profilo di qualche piccolo edificio bianco, delle barchette con le vele spiegate, ciuffi d’erba, arbusti e alberi, a volte solitari, a volte maestosi ma rinsecchiti. Tutto qui, quasi all’infinito. Nessun essere vivente, nessuna presenza umana? Un vuoto solo apparente poiché la rada dissemina di casette bianche, sulla scorta della lezione di Carl Gustav Jung, non ci narra di solidi edifici, di spazi reali ma di allegorici spazi dell’Io, anzi, di una costante coscienza individuale che si pone al centro della scena. Ad accendere questi panorami desolati, senza tempo e senza luogo, provvedono quei rossi laccati, a volte brillanti a volte ombrosi, che si sciolgono nello spazio del cielo e della terra, i neri, profondi, delle occasionali pozze d’acqua, quei gialli e bianchi che, freddi, segnano i confini tra il tutto ed i pochi elementi formali presenti nella composizione.

Se i colori sono un non velato omaggio alla sua tanto ammirata arte tribale africana, il sapiente uso narrativo, emozionale e simbolico che ne fa è tutto suo: la terra arde, il caldo ci soffoca, il pericolo è

imminente e l’allarme è da tempo scattato. Nell’opera di Mantovani c’è una realtà che è la realtà intellettuale e c’è lo spazio, ma è lo spazio che vive dentro di noi, egualmente reale come lo spazio misurabile del nostro mondo esterno. Siamo in piena metafora, con un atto di lucida semplicità, di completo abbandono alle immagini interiori, cercando di tornare all’essenza, come hanno fatto i popoli primitivi, e come fanno i bambini, cercando di ritrovare il segreto perduto dell’innocenza. L’artista abbandona la loquacità espressiva che purtroppo caratterizza tanta figurazione contemporanea per lasciar posto all’espressione delle trame essenziali. Ed è proprio questa narrazione del mezzo, questa concentrazione sulla maggior forza espressiva possibile di ogni segno che dona una efficacia poetica dirompente alla sua pittura e potenza al suo messaggio sulla gravità dell’ora.


Mantovani – Principali esposizioni

PRICIPALI ESPOSIZIONI

Mantovani – Bibliografia

BIBLIOGRAFIA


Da Gianni Mantovani gianni_mantovani@alice.it 

“Whispers of Inspiration”: Arte e Spiritualità a Venezia

A Venezia il 4 ottobre alle ore 19:00, presso la Galleria Leblon in Fondamenta Zorzi – 368, proprio di fronte alla Peggy Guggenheim Collection, si terrà l’Opening di Whispers of Inspiration: Exploring Inner Light Realms. Si tratta della mostra personale di Sibylle Monica Wirth Zubler, conosciuta come SMWZ. L’esibizione è al contempo l’espressione del viaggio interiore, così forte e sentito dall’artista svizzera, e la condivisione empatica e autentica del “sentire” di Sibylle che si apre e si confronta con il pubblico.

Oltre all’esposizione delle sue opere di pittura, scultura e poesia, SMWZ invita tutti coloro che sono interessati a partecipare a una meditazione guidata, condotta dall’artista, che avrà luogo domenica 6 ottobre alle ore 17:30 presso Fondamenta Zorzi 368, Venezia.

A VENEZIA L’ARTISTA SMWZ ESPRIME 
LA PROPRIA RICERCA SPIRITUALE 
CON EMPATIA ED ENERGIA VIBRANTE

L’artista svizzera esplora con grande profondità la propria ricerca spirituale attraverso pittura, scultura e poesia. La mostra sarà un’occasione per scoprire opere impregnate di empatia e sensibilità.

Come scrivono nel testo curatoriale, Nicolas Fiedler e Giulia Mastrangelo «L’ispirazione è il sottile e silenzioso sussurro dell’universo che ci guida a vedere oltre l’ordinario e ad abbracciare l’infinito potenziale che abbiamo dentro. 
Apre alle verità più intime o universali e ci conduce attraverso un’intuizione brillante.
Questo potenziale di creatività artistica o ascolto artistico che noi umani possediamo ci permette, se assecondato, di creare un ponte tra terreno e divino.
Per coloro che scelgono d’impegnarsi profondamente con questa energia, essa diventa non solo una conseguenza, ma un principio guida, un motto che dà forma al loro percorso di realizzazione».

Sibylle presenta i propri lavori per entrare in una connessione più profonda, le sue opere sono come dei sistemi interconnessi, la pittura e la poesia sono in un rapporto di ut pittura poesis, mentre le sue sculture sono delle traduzione tridimensionali dei suoi dipinti.

La sua personale veneziana vuole cercare di esprimere appieno la sua scelta di usare l’arte per esplorare ed esprimere le molteplici strade offerte dalla creatività e dall’esistenza.

Rispetto ad altri artisti, la proposta di Sibylle invita una buona propensione a rapportarsi con gli altri con empatia, oltre al coraggio di mostrare la propria sensibilità attraverso un percorso creativo. Continuano Fiedler e Mastrangelo «insegnare non solo a vedere ma anche a sentire». 

Fortunati coloro che conoscono meglio sé stessi, trovando la luce dentro di loro e lasciandola risplendere all’esterno. Con questa mostra scegliamo di parlare di un processo e di una visione unica, invitandovi a immergervi nell’arte e nella possibilità di conoscere meglio, una personalità di straordinaria spiritualità come SMWZ.


INFORMAZIONI
L’inaugurazione si terrà presso la Galleria Leblon – Fondamenta Zorzi, 368 Venezia.
La mostra resterà aperta dal 4 ottobre al 1° novembre con orario dalle 11:00 alle 18:00.
L’esposizione è curata da Nicolas Fiedler e Giulia Mastrangelo.
Ingresso libero.

L’artista guiderà una speciale meditazione all’interno della galleria domenica 6 ottobre alle 17:30, tutti sono invitati e l’ingresso sarà gratuito fino a esaurimento posti.

Ufficio Stampa e Comunicazione 
Davide Federici
info@davidefederici.it | https://www.davidefederici.it/ 


Milano: la casa d’aste parigina Artcurial ospita IN BRODO DI GIUGGIOLE

La casa d’aste parigina Artcurial ospita nella sua sede milanese una collettiva dedicata a quattro giovani artisti: Najsa Dishnica, Jingge Dong, Eric Pasino e Arvin Golrokh.

Ad accomunare la poetica degli autori è la giuggiola, frutto dal sapore “sacro” in Medio Oriente e in questo caso simbolo della nostalgia per i rispettivi mondi, reali o personali, che affiorano fino alla coscienza.

L’obiettivo di Artcurial è valorizzare i talenti emergenti under 35 nazionali e internazionali, dando loro spazio e promuovendone l’opera senza intenti commerciali.

MILANO
ARTCURIAL
 
IN BRODO DI GIUGGIOLE
A cura di Luca Zuccala

Najsa Dishnica
(Durazzo, 1998)
Jingge Dong (Pechino, 1989)
Arvin Golrokh(Teheran, 1992)
Eric Pasino
(Vercelli, 1997)
 
4 – 31 ottobre 2024
Inaugurazione: venerdì 4 ottobre ore 17.00-20.00

La sede di Milano della casa d’aste parigina Artcurial ospita, dal 4 al 31 ottobre 2024, la mostra In brodo di giuggiole, a cura di Luca Zuccala, incentrata sul dialogo tra quattro artisti: Najsa Dishnica (Durazzo, 1998), Jingge Dong (Pechino, 1989), Arvin Golrokh (Teheran, 1992) e Eric Pasino (Vercelli, 1997).

L’esposizione prende spunto e gioca sui significati che nei secoli si sono raccolti attorno al frutto della giuggiola, originario del Medio Oriente – dunque geograficamente al centro dei Paesi di origine degli artisti – e la cui storia affonda nel mito e nel sogno, evocando mondi lontani e sognanti, ma anche aspetti semplici e quotidiani, intimi e personali.

Come delle giuggiole, in brodo appunto, che prima di distillare affiorano in superficie, allo stesso modo le opere in mostra lasciano emergere brevi momenti di reminiscenze delle rispettive terre, legate anticamente tra loro da storie e leggende, ma anche da tratte commerciali e rapporti politici: i Balcani, la Persia, l’Italia, la Cina.

In particolare, il progetto si concentra sulle opere che gli autori hanno dedicato dai loro nuovi avamposti italiani al flusso di ricordi e nostalgie che hanno comportato le peregrinazioni dalle proprie terre d’origine – afferma il curatore Luca Zuccala. Ad accomunarle una doppia valenza: la concentrazione pastosa del brodo salino veneziano, la laguna, dove operano quotidianamente, e la densità vellutata e corposa di un altro brodo, quello di giuggiole”.

In bilico tra figurazione e astrazione, reale e fantastico, le dieci opere in mostra scambiano tra loro rimandi estetici e cromatici, formali e contenutistici, esperienze personali e riferimenti individuali, facendosi al contempo portatrici di sentimenti universali e immaginari condivisi che tessono un legame in grado di superare distanze temporali e geografiche, mediante la stessa stratificazione di significati che la giuggiola ha vissuto nei secoli.

Tacciata come ciliegia acerba o mela insipida, nei secoli la giuggiola è stata gradualmente nobilitata fino ad essere associata, in Iraq, all’albero della conoscenza, e allo stesso tempo è penetrata nella vita quotidiana per la realizzazione della marmellata, dell’acquavite o dei canditi, ma anche in medicina, diventando emblema di sollievo come di trascendenza, tanto da ispirare il detto “andare in brodo di giuggiole”, per indicare una gioia confusa, una contentezza in grado di portare l’uomo fuori da sé.

Najsa Dishnica, nata a Dishnica in Albania nel 1998, vive e lavora tra Venezia e Milano. La sua ricerca è caratterizzata dallo studio della forma, del rumore e della tensione, attraverso una pittura gestuale e libera, che coinvolge il paesaggio come strumento da deformare e scomporre, dove scovare significati che superino la sua immagine reale. Ha partecipato a varie mostre collettive e personali come ‘NELLE SELVE NON PIU’ BELVE’ a cura di Carlo di Raco e RAVE Residency, Porto Marghera, 2022; Gat Gallery, a cura di Helidon Haliti, 2022, Tirana; ‘Tirana International Contemporary Art Festival’; Gat Gallery, 2022, Tirane; ‘Rinart’, National Historical Museum, 2022, Tirane; ‘Dal metallo alla carta’, presso Doppiofondo, 2022, Venezia; Premio Mestre di Pittura, Centro Candiani, 2022, Venezia Mestre; ‘Tirana International Biennale of Graphic Arts’; Gat Gallery, 2022, Tirane; Workshop ed esposizione finale di Pittura, Atelier f, a cura di Carlo di Raco e Martino Scavezzon, 2022, Padiglione Antares, Porto Mar­ghera; Artefice del nostro tempo, Padiglione Venezia della Biennale, Fondazione Forte Marghera, 2023; Extra Ordinario Workshop ed esposizione finale di Pittura- Atelier f, Padiglione Antares, in collaborazione con Vulcano Agency, a cura del professore Carlo di Raco e Martino Scavezzon, 2023; MAGAZZINO DEL SALE, Zattere, Dorsoduro 266, Venezia, 2023.

Jingge Dong, nato a Pechino nel 1989, vive e lavora a Venezia. Ha conseguito un master all’Accademia di Belle Arti di Venezia e un MFA presso la Chinese National Academy of Arts. L’arte di Dong, esposta a livello internazionale in città come Berlino, Venezia, Milano e Mosca, esplora l’interazione tra le culture orientali e occidentali, fondendo simboli cinesi con tecniche occidentali. Il suo lavoro approfondisce le complessità dell’identità culturale, riflettendo il suo percorso personale di integrazione ed esplorazione. Le opere di Dong, presenti in prestigiose collezioni come la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia e Ca’Pesaro museo dell’arte moderna di Venezia, invitano gli spettatori a riflettere sul proprio senso di sé in un mondo interconnesso. Attraverso la sua visione artistica unica, sfida i confini tradizionali e favorisce un dialogo che trascende la geografia e il tempo.

Arvin Golrokh (Teheran, 1992) è un artista iraniano che si concentra sulle dinamiche del potere e dell’autorità, evidenziando la necessità di un pensiero critico e consapevole. La sua pratica, che oscilla tra astrazione e figurazione, esplora la fragilità delle figure autoritarie, interrogando le narrazioni che esse impongono. Le sue opere, caratterizzate da atmosfere cupe, intrecciano riferimenti alla storia e alla mitologia persiana con esperienze personali e collettive. Attraverso figure umane e animali, Golrokh evoca paesaggi interiori che riflettono sulla precarietà dell’esistenza e sulle strutture di potere. Ha ricevuto riconoscimenti come il Premio Mestre e il Premio Nocivelli (2019), e le sue opere sono incluse in collezioni pubbliche come Ca’ Pesaro e i Musei Civici di Venezia. Ha esposto in importanti istituzioni, come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e la Fondazione Made in Cloister di Napoli (2024).

Eric Pasino (Vercelli, 1997) ha conseguito la laurea triennale in Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e frequenta il biennio di specializzazione all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ha partecipato a varie mostre collettive, tra le quali “Passione bipolare” alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia presso Palazzetto Tito, “Mondi altri” al Palazzo Borgata di Rocca Grimalda, “Super fusion” alla Biennale di Chengdu in Cina, “Il mondo di domani” nella galleria Dr. Fake Cabinet a Torino, “Apparizioni e ricomparse” presso la Galleria Scroppo di Torre Pellice e “Animal symbolicum” negli spazi della galleria Nicola Pedana a Caserta; ha inoltre tenuto mostre personali quali “Beati gli avanzi” nelle cantine di Palazzo Barolo e “Exeresi” nella galleria Dr. Fake Cabinet a Torino. È risultato primo classificato al “Premio Mestre di Pittura” nel 2022, oltre che finalista in significativi concorsi d’arte quali “Artefici del nostro tempo”, “We art open” e al “Premio Nocivelli”; è stato selezionato per il “Premio Cairo” e ha vinto il bando per l’assegnazione degli atelier d’artista della Fondazione Bevilacqua La Masa nel 2023.


Artcurial Italia ha aperto nel 2012 la sua sede di Milano in una splendida residenza nobiliare storica nel cuore della città e accanto al Duomo. È uno dei pilastri strategici delle aste di design italiano, nel cuore stesso del fiorente polo per i collezionisti di questa specialità. Questa importante filiale ha rafforzato la presenza di Artcurial nel mondo e il suo network internazionale per offrire un servizio locale ai propri clienti esteri.

La sede di Milano organizza regolarmente eventi come mostre a tema sul design o sugli artisti italiani, convegni e anteprime dei capolavori della stagione, offrendo una panoramica degli oggetti e delle opere d’arte in asta. In particolare, Artcurial si impegna nella valorizzazione di talenti emergenti under 35 nazionali e internazionali, dando loro spazio e promuovendone l’opera senza intenti commerciali.


IN BRODO DI GIUGGIOLE
A cura di Luca Zuccala 
Milano, Artcurial (Corso Venezia, 22)
4 – 31 ottobre 2024
Inaugurazione: venerdì 4 ottobre dalle ore 17 alle ore 20.00
Orari: lunedì-venerdì, ore 10.00 – 18.30
Ingresso gratuito                

CONTATTI
Artcurial Italia
Milano, Corso Venezia 22
www.artcurial.com

UFFICIO STAMPA             
Anna Defrancesco comunicazione              
Via Madre Cabrini 10 – 20122 Milano          
press@annadefrancesco.com
annadefrancesco.com

All’Acropoli di Alatri l’Installazione Luminis di Mario Carlo Iusi rilegge le Mura Megalitiche

Dal 14 settembre al 6 ottobre 2024 ad Alatri e dal 26 ottobre al 17 novembre 2024 ad Albano Laziale, l’Associazione Culturale Artivazione presenta il Progetto Luminis di Mario Carlo Iusi, a cura di Claudia Pecoraro, in collaborazione con Cittadellarte Fondazione Pistoletto ed Espronceda – Institute of Art & Culture di Barcellona, finanziato da Lazio Contemporaneo 2022, avviso pubblico promosso dalla Direzione Regionale Cultura della Regione Lazio, con il patrocinio del Comune di Alatri e del Comune di Albano Laziale

Mario Carlo Iusi
Progetto Luminis
Illuminare lo spazio per ricordare il tempo

A cura di Claudia Pecoraro

Installazione Mura Megalitiche | Alatri (FR)14 settembre – 6 ottobre 2024

Mostra monografica Semeion Chiostro di San Francesco | Alatri (FR)14 settembre – 6 ottobre 2024

Progetto Luminis – Illuminare lo spazio per ricordare il tempo è una riflessione sulla percezione della luce e dello spazio: sulle Mura Megalitiche di Alatri e sui Cisternoni di Albano Laziale, grandi installazioni luminose in LED, in forma di cornici di dimensioni variabili e per un totale di ben 360 m, accentueranno l’importanza architettonica e archeologica dei due complessi, conferendo ad essi una diversa dimensione artistica. Le cornici, solitamente associate ai quadri, guideranno lo sguardo dello spettatore verso una nuova dimensione dei luoghi, consentendo una innovativa fruizione dei monumenti e una nuova modalità di interazione. Accanto alle cornici, l’artista realizzerà anche un’opera che rappresenta un seme di zucca stilizzato ed illuminato, simbolo distintivo di tante sue opere ed elemento cardine della mostra monografica Semeion che accompagna il progetto e che raccoglie quaranta opere inedite realizzate nel 2020. 

Nella prima tappa di Alatri, la presentazione del progetto alla stampa si svolgerà il 14 settembre 2024 alle ore 11.30 presso la Sala “Carlo Costantini” della Biblioteca Comunale di Alatri, alla presenza delle istituzioni, degli organizzatori, dell’artista e della curatrice. Seguirà visita in anteprima della mostra Semeion presso il Chiostro di San Francesco. Alle ore 18.00 inaugurazione della mostra e all’imbrunire accensione dell’installazione presso le Mura Megalitiche. 

Per Mario Carlo Iusi, il seme è metafora della pienezza insita in ogni essere umano: utilizzando elementi come il punto, il vortice definito, il fiore con vortice definito, il seme pieno, il vortice indefinito, il fiore con vortice indefinito, il seme vuoto e la linea spezzata, l’artista evidenzia come sia possibile creare opere sempre diverse partendo da “oggetti semplici”, così come dimostrato con l’utilizzo del rettangolo per illuminare sezioni sempre diverse delle mura di Alatri e Albano. Il seme di zucca è, dunque, l’archetipo della forma artistica, il trait d’union tra le installazioni luminose e la mostra monografica nella quale emerge la scelta di disegnare linee spezzate con lo strumento della penna stilografica. 

Infatti, come scrive la curatrice Claudia Pecoraro «la fruizione dell’opera supera la pura contemplazione, per altro spesso svagata, e diventa un atto cosciente di co-creazione, seppure nei limiti perimetrali disciplinati dall’artista. Nel percorso più recente di Mario Carlo Iusi, la cornice ha assunto un ruolo così importante nella determinazione dell’opera da prendere vita propria e far scaturire una sperimentazione che trova il suo debutto nel grandioso progetto ambientato ad Alatri e Albano Laziale. La cornice luminosa non delimita più un’opera artistica, ma piuttosto evidenzia uno stralcio di testimonianza architettonica realizzata da abili mani ignote di un passato assai remoto. La luce circonda un rettangolo di parete appartenente a vestigia notevoli per importanza storica e suggestione estetica, guidando l’attenzione dell’osservatore e invitandolo a soffermarsi laddove il suo sguardo si era mosso distratto e fuggevole». 

Il progetto, nelle sue due tappe espositive nella Regione Lazio, è stato preceduto da una residenza artistica nel mese di luglio 2024 presso Cittadellarte Fondazione Pistoletto, a Biella, dove l’artista ha avuto l’occasione di sperimentare nuovi metodi e tecniche artistiche che saranno anche approfondite, sempre in collaborazione con Cittadellarte, all’interno di laboratori didattici a partire dal mese di settembre nelle due sedi ad Alatri e ad Albano che ospiteranno l’esposizione Semeion. In seguito, la mostra sarà allestita a Barcellona negli spazi di Espronceda – Institute of Art & Culture, dove il tema proposto verrà approfondito con una Tavola rotonda e laboratori. 

Tutto il progetto sarà ampiamente documentato mediante la realizzazione di un catalogo. 

Mario Carlo Iusi nasce nel 1995 ad Alatri. Si forma frequentando la facoltà di filosofia della Sapienza di Roma dove si laurea con una tesi in filosofia analitica ed estetica sul concetto dell’immaginazione intesa come fondamento teorico della possibilità della realizzazione di un’opera d’arte. Nel maggio del 2014, le espone le sue prime presso il Palazzo Conti Gentili di Alatri. Due anni dopo presenta la Serie Interconnessioni in cui esplora il rapporto dinamico tra l’opera d’arte e l’osservatore. Le opere, realizzate con spatole e colori acrilici, sono presentate con una cornice luminosa che permette agli osservatori di interagire con l’opera, modificandone l’aspetto tramite l’uso della luce. Il concetto di “interconnessione”, ovvero l’esperienza artistica in cui l’osservatore diventa parte integrante dell’opera stessa influenzandone la percezione e il significato, è uno dei tratti distintivi delle opere di Iusi; così come l’utilizzo della luce, che gioca un ruolo fondamentale, non solo come elemento estetico ma anche come strumento per rivelare e trasformare la materia visibile. Nel 2018, prende avvio la collaborazione con la galleria “La Nuvola”, di Via Margutta a Roma, dove tiene la sua prima personale. Parallelamente, inizia a lavorare alla teoria “Semeion”, alla base della quale ci sono quelli che Iusi definisce “oggetti semplici” che vengono utilizzati nelle sue opere in maniera ricorrente, creando però forme artistiche sempre nuove, usando tecniche differenti. Tra le ultime esposizioni e progetti: 2024 Esposizione collettiva con Le tre età dell’uomo – Mucciaccia Gallery Project; Riscarti festival – Centro espositivo La Vaccheria; 2023 Come le ninfe – XXIV Biennale d’Arte Contemporanea di Alatri, Chiesa degli Scolopi; Fuorisalone Milano; Incroci d’Arte – Mostra d’arte a cura di Alessandro Cocchieri, Museo Cambellotti Latina; 2022 Performance con Ventive Group, Club Deal senior – Roma; Presentazione progetto Drawer – Soho House Roma; Performance Ala 34 con Ventive Group, Club Deal junior – Roma; Mostra personale The Container – Angie’s – Roma; Installazione presso la Soho House Roma; Mostra Personale – Green Hall – Roma; 2020 Esposizione Seven Group – Lugano; Mostra collettiva Hotel Savoy di Roma, Blue Hall Art Gallery; 2019 Intervento pittorico site specific – CityLab 971 – Roma.


Progetto Luminis – Illuminare lo spazio per ricordare il tempo
Mario Carlo Iusi
A cura di Claudia Pecoraro
Promosso da: Associazione culturale Artivazione
Finanziato da: Lazio Contemporaneo 2022, avviso pubblico promosso dalla Direzione Regionale Cultura della Regione Lazio
Con il patrocinio di: Comune di Alatri, Comune di Albano
In collaborazione con: Cittadellarte Fondazione Pistoletto, Espronceda – Institute of Art & Culture
Installazioni
14 settembre – 6 ottobre 2024
Mura Megalitiche | Alatri (FR)
26 ottobre – 17 novembre 2024
Cisternoni | Albano Laziale (RM)
Mostra monografica Semeion
/ 14 settembre – 6 ottobre 2024
Chiostro di San Francesco
Piazza Regina Margherita – Alatri (FR)
/ 26 ottobre – 17 novembre 2024
Albano (RM)

Associazione culturale Artivazione
Francesco Saverio Teruzzi
artivazione@gmail.com https://artivazione.it/

Ufficio stampa 
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

Venezia: E LUCE FU. XXII elemento – Michele Tombolini dona la sua opera a Spazio Thetis

L’opera, realizzata dall’artista veneziano nel 2015 con tecnica mista, affronta il tema della violenza contro le donne, ponendo particolare attenzione all’incapacità di reazione e di rivalsa. La caratteristica “X” sulla bocca, uno dei simboli pittorici ricorrenti di Tombolini, rappresenta la censura e il silenzio imposto, impedendo alla donna di urlare, denunciare e dar voce al proprio dolore.

E LUCE FU XXII elemento
Michele TOMBOLINI
 
Spazio Thetis – Venezia
Cerimonia di donazione: 03.10.2024 h. 17.00

 
E LUCE FU XXII elemento entrerà a far parte ufficialmente della collezione permanente di Spazio Thetis, all’ Arsenale di Venezia,
grazie alla donazione da parte dell’artista Michele TOMBOLINI

Giovedi 3 Ottobre alle 17.00, l’evento di presentazione aperto al pubblico.

Tombolini, noto per le sue esposizioni alla Biennale di Venezia 2022, alla Triennale di Milano e per la personale al Museo Gibellina, dove la Fondazione Orestiadi ha acquisito due sue opere, ha deciso di omaggiare Spazio Thetis che lo accolse in una mostra agli inizi della sua carriera ed a Venezia, sua città natale, con questa donazione.

L’artista afferma: “Fare arte è un compito ed un dono che mi permette di comunicare emozioni, sensazioni e riflessioni. L’arte documenta il nostro tempo e la nostra società, creando reazioni nel pubblico che appaghino il mio intento.”

Il ciclo “E LUCE FU”, a cui appartiene l’opera, nasce negli anni 2000, quando l’artista ha sentito il bisogno di esprimere una spiritualità crescente e riflettere sul significato della vita e della morte. Attraverso il suo lavoro, Tombolini affronta tematiche sociali complesse come la violenza, la censura e il silenzio che circondano questioni fondamentali della condizione umana.

Spazio Thetis rappresenta la parte culturale e artistica di Thetis spa, società di ingegneria che sviluppa progetti e applicazioni tecnologiche per l’ambiente e il territorio e che vanta un’importante collezione permanente di arte contemporanea, che annovera installazioni come “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, “L’uomo che misura le nuvole” di Jean Fabre, “Le Sentinelle” di Beverly Pepper, solo per citarne alcune.

Thetis spa si ritiene grata di accogliere l’opera di Tombolini che affronta l’argomento drammatico della violenza sulle donne ed è orgogliosa di aver raggiunto come azienda la Certificazione UNI/PdRI 125:2022 sulla Parità di Genere.

Certificazione che è volta ad indirizzare ad una politica di gender equality, attraverso la creazione di un ambiente lavorativo più inclusivo e meno discriminatorio, sostenendo le opportunità di carriera, la parità salariale a parità di mansioni e la tutela della maternità.

Questo riconoscimento testimonia l’impegno di Thetis nel promuovere e applicare una politica incentrata sull’inclusività, sul rispetto dell’individuo e sulla sua valorizzazione.

L’attività artistica di Spazio Thetis è focalizzata a spromuovere e sostenere l’arte contemporanea attraverso diverse iniziative presso la propria sede nell’antico Arsenale veneziano con il lussureggiante parco giardino. In tanti anni di attività ha collaborato con importanti istituzioni come musei, gallerie e fondazioni per la realizzazione di mostre temporanee, eventi collaterali Biennale e Padiglioni nazionali, ma anche in qualità di promotore e organizzatore esso stesso. www.thetis.it

Michele Tombolini, nato a Venezia nel 1963, vive e lavora nella sua città natale. La sua produzione artistica spazia dalla pittura alla scultura, dalle installazioni alle performance. Inizialmente caratterizzato da una ricerca introspettiva e materica, ispirata ai maestri del Novecento come Picasso, ha poi orientato la sua arte verso una dimensione più concettuale e sociale.

Nel 2014 a Berlino, ha realizzato Butterfly, un murale monumentale di 30 metri dedicato alla sensibilizzazione sulla prostituzione minorile e gli abusi sui minori. Da questo progetto nasce il suo stile Social Pop, che combina un’estetica pop con un forte messaggio sociale. Nel 2019, durante la Biennale Arte, ha presentato La Mendicante Griffata, un’installazione che denuncia il consumismo e le disuguaglianze sociali.

Tombolini ha anche rivendicato un intervento sull’opera di Banksy Il piccolo migrante, apponendo

temporaneamente una “X” sulla bocca del bambino per evidenziare il dramma dei migranti.

Nel 2021, ha lanciato il progetto X Square a Mestre, simbolo di ottimismo post-pandemia, e ha collaborato con Extinction Rebellion per l’iniziativa ambientalista The voice OFF the planet, un’iniziativa artistica non violenta dedicata all’ambiente, che ha visto l’installazione di teschi di carta su monumenti in città come Milano, Venezia e Roma. I teschi simboleggiano la morte imminente del pianeta, mentre rami di pino e foglie di edera rappresentano la speranza di una rinascita. La “X” sulla bocca, simbolo di censura, riflette il tema centrale dell’artista: dare voce a chi non può parlare e denunciare il silenzio imposto su questioni cruciali come la crisi climatica.

Nel 2022 ha partecipato alla Biennale di Venezia con il Padiglione della Repubblica di San Marino, mentre nel 2023 è stato invitato alla 18ª Biennale, sezione Educational, con il progetto Linea interrotta. Nel marzo 2024 è stato pubblicato su Prime Video il documentario The voice off the Planet a lui dedicato. Tombolini espone da oltre vent’anni in Europa e negli Stati Uniti.



Michele Tombolini
E LUCE FU XXII elemento
 
INAUGURAZIONE
 3 ottobre 2024 alle 17.00
 
DOVE
Spazio Thetis, Arsenale Novissimo – Venezia 
Vaporetto linea 4.1- 4.2 – 5.1- 5.2 Fermata: Bacini
 
Contatti Stampa 
CRISTINA GATTI Press & P.R. | press@cristinagatti.it | mob. 338 6950929
 
SOCIAL
Instagram: https://www.instagram.com/micheletombolini_artist/

L’Istituto Italiano di Cultura di Parigi presenta IOSONOVULNERABILE

Dal 3 ottobre al 29 novembre 2024, l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi presenta IOSONOVULNERABILE,
fallire è una conquista – arte è amare l’errore, una pratica performativa transdisciplinare curata da Sergio
Mario Illuminato, che spazia dalla più recente sperimentazione artistica alla creatività emergente delle
scuole e delle accademie europee. L’inaugurazione dell’iniziativa avrà luogo giovedì 3 ottobre alle ore 18:00 presso la sede dell’Istituto, Hôtel de Galliffet, al 50 rue de Varenne.

IOSONOVULNERABILE
fallire è una conquista, arte è amare l’errore


riconosciuto tra le ‘Buone Pratiche Culturali della Regione Lazio’ tra le iniziative ufficiali della ‘Ventesima Edizione della Giornata del Contemporaneo’

Un progetto a cura di Sergio Mario Illuminato

Dal 3 ottobre al 29 novembre 2024

Istituto Italiano di Cultura di Parigi
Hôtel de Galliffet – 50, rue de Varenne -75007 Paris

Inaugurazione: giovedì 3 ottobre 2024 – ore 18:00

IOSONOVULNERABILE è un viaggio attraverso l’arte e la vulnerabilità compiuto in diversi capitoli. Iniziato attraverso una residenza d’artista all’ex Carcere Pontificio di Velletri lo scorso gennaio, il progetto prosegue a Parigi per poi continuare, il prossimo dicembre, a Roma, presso gli spazi del Museo Storico di Villa Altieri. Nella prestigiosa cornice francese, un gruppo di artisti di ‘materia viva’ comporrà un mosaico espressivo, utilizzando formati e linguaggi transdisciplinari per esplorare il tema della vulnerabilità umana come strumento di coesione sociale e civile.

Pittura-scultura e fotografia-cinema dialogheranno con la realtà, invitando il visitatore a guardare oltre gli incubi del ventunesimo secolo e a cercare stimoli più profondi per illuminare futuri alternativi. Nel giardino progettato dall’architetto Luigi Moretti, gli Organismi Artistici Comunicanti, caduti dal cielo con una presenza fragile e informale, evocheranno le ‘rovine’ della quotidianità contemporanea, mentre la luce naturale metterà in risalto scatti fotografici di Terre Rare, immerse tra celle decadenti e scritte incise dai reclusi. La musica e il suono, elementi cruciali dell’installazione, accompagneranno il pubblico in un’esperienza sensoriale completa, ispirata alle teorie di Maurice Merleau-Ponty.

L’evento inaugurale sarà aperto dal Direttore dell’Istituto, Antonio Calbi, e dal curatore Sergio Mario Illuminato, con la partecipazione di S.E. Amb. Liborio Stellino, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’UNESCO, di Alessandra Maria Porfidia, Direttrice Scuola Scultura Accademia Belle Arti di Roma. A seguire, in anteprima la visione privata del cortometraggio Vulnerare, opera attualmente in concorso in alcuni dei principali festival internazionali, che sarà introdotta da Giulio Casini. docente della Libera Università del Cinema di Roma. Infine, il pubblico potrà ‘immergersi’ negli Organismi Artistici Comunicanti installati nel giardino dell’Istituto, accompagnati da una degustazione del vino siciliano Pietradolce, originario delle terre dell’Etna.

Tra i dispositivi artistici sarà presente Jonchets, o Sciangai, un’opera collettiva, a cura delle giovani artiste dell’Accademia di Belle Arti di Roma, che invita a non arrendersi di fronte alle crisi sociali e ambientali contemporanee. Sta a tutti noi – dichiarano – provare a sfilare dalla complessità della quotidianità, ad uno ad uno, il maggior numero possibile di paure e fragilità, cercando un movimento di con-tatto ed e-mozione.

Artisti partecipanti: Sergio Mario Illuminato (pittura e scultura), Rosa Maria Zito (scenografia e fotografia), Roberto Biagiotti (cinema), Lucia Bendia (teatro), Patrizia Cavola e Ivan Truol (coreografie), Camilla Perugini e Nicholas Baffoni (danza), Andrea Moscianese (musica), Davide Palmiotto (design suono), Roberta Melasecca (editoria), Gino Potini (design luci); le giovani artiste della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma diretta da Alessandra Maria Porfidia: Vittoria Andreacchi, Rossella Antezza, Maria Vittoria Rocchi, Violetta Totaro; gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Statale Piaget-Diaz di Roma coordinati da Serena Santilli.

La cultura è occasione di formazione e di crescita e a volte anche di lotta contro le ingiustizie. Il primo passo per farlo è accettare le nostre stesse fragilità. In un mondo che continua a richiedere la perfezione, noi scegliamo di esaltare la vulnerabilità, la bellezza del gesto semplice, puro. (Antonio Calbi, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi)

I dispositivi artistici presentati in questo progetto – afferma Sergio Mario Illuminato – sono stati concepiti come ‘capsule’ storiche di una bellezza e di perfezione divenute effimere; scagliate da Prometeo, vogliono fungere ancora-una-volta da catalizzatori per rigenerare spazi più̀ profondi, simili a fuochi sotterranei, che riconducono alle profondità̀ dell’umanità̀ e, da lì, all’infinito del cielo.

Il centro intorno al quale ruota tutto il progetto culturale è il tema della vulnerabilità, – afferma Federico Mollicone, Presidente Commissione Cultura della Camera dei Deputati – che si può esprimere esteticamente e trasversalmente in tanti modi. L’arte ha la capacità mitopoietica di rendere questa vulnerabilità – il degrado, il disagio, la sofferenza e la solitudine – in bellezza. Come scrive il curatore Illuminato, “l’arte non è un lusso, ma una necessità vitale”.

Per Marco Maria Cerbo, Capo dell’Unità per il coordinamento degli Istituti italiani di cultura del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, IOSONOVULNERABILE traduce uno dei principi cui si ispira l’azione di diplomazia culturale del nostro Paese: quello dell’inclusione, che viene declinato attraverso un riuscito esercizio di collaborazione tra istituzioni pubbliche e non-profit.

La collaborazione ormai triennale con IOSONOVULNERABILE rafforza il nostro costante impegno nel costruire modelli di sviluppo umano e collettivo che rispecchino la complessità e la bellezza della nostra esistenza. Pierluigi Sanna, ViceSindaco Città Metropolitana di Roma Capitale.

Per Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Roma ha una ricca eredità culturale ed una storia che la rende il luogo perfetto per accogliere nuove avanguardie artistiche. Con ‘iosonovulnerabile’ ed il suo curatore Sergio Mario Illuminato, speriamo di aprire nuovi dialoghi creativi, ispirando un profondo ripensamento non solo dell’arte, ma anche della vulnerabilità umana e della memoria storica. Credo che questo progetto possa favorire la nascita di nuove esperienze e riflessioni, rafforzando il ruolo di Roma come una capitale culturale aperta all’innovazione.

IOSONOVULNERABILE, ispirato al libro Corpus et Vulnus di Sergio Mario Illuminato, è un progetto del Movimento VulnerarTe APS, riconosciuto tra le ‘Buone Pratiche Culturali della Regione Lazio’.

Sotto il Patrocinio di Parlamento Europeo, Ministero Affari Esteri, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale, Assessorato alla Cultura di Roma Capitale.

IOSONOVULNERABILE è tra le iniziative ufficiali della Ventesima Edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e realizzata con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e la collaborazione della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.


Ci troviamo in un luogo di grande storia e bellezza, l’Hôtel de Galliffet, per celebrare una pratica performativa che non è solo un’esposizione artistica, ma un grido di vulnerabilità e di coraggio. IOSONOVULNERABILE, fallire è una conquista – arte è amare l’errore non è solo un titolo, ma una chiamata all’azione, una sfida a vedere oltre le nostre paure e fallimenti, e a trovare in essi la forza per costruire un futuro migliore. In un’epoca in cui l’arte sembra spesso incastonata in nicchie di perfezione e consumo, questo progetto invita a riscoprire la nostra umanità più autentica. I dispositivi artistici non sono solo creazioni estetiche, ma rappresentano frammenti della nostra esistenza, incarnazioni della nostra fragilità. Ogni pezzo esposto è un dialogo tra l’artista e il mondo, un processo di smaterializzazione che ci ricorda la necessità urgente di prenderci cura del nostro ambiente, delle nostre comunità e, soprattutto, di noi stessi. Il tema della vulnerabilità è più rilevante che mai. Viviamo in un’epoca di conflitti incessanti, crisi climatiche e minacce esistenziali. IOSONOVULNERABILE ci sfida a guardare in faccia queste realtà e a trovare il coraggio di trasformare la nostra vulnerabilità in una fonte di forza e connessione. Le installazioni nel giardino progettato da Luigi Moretti sono simboli potenti delle ‘rovine’ della nostra quotidianità, ma anche di speranza e rinascita. Gli Organismi Artistici Comunicanti sono destinati a degradarsi e infine scomparire sotto l’influenza degli agenti atmosferici, un sacrificio estremo che gli artisti hanno scelto di compiere. Il processo di deterioramento riflette la transitorietà della vita e l’inevitabilità del cambiamento, incarnando una filosofia che celebra l’impermanenza e la bellezza dell’effimero. Il degrado volontario dei dispositivi artistici esposti non è solo un atto di resa agli elementi naturali, ma una potente dichiarazione di valori filosofici e artistici. Rifiutando l’idea di eternità e perfezione, IOSONOVULNERABILE invita a riconoscere la preziosità del momento presente e la necessità di vivere in armonia con il nostro ambiente. Il loro sacrificio artistico è un richiamo alla nostra responsabilità collettiva di proteggere e preservare il mondo che ci circonda. L’arte non è un lusso, ma una necessità vitale. È un mezzo attraverso cui possiamo esplorare e accettare la nostra vulnerabilità, comprendere i nostri errori e usarli come trampolini di lancio per la crescita personale e collettiva. L’arte, in tutte le sue forme, è uno strumento di coesione sociale, un catalizzatore per il cambiamento. Gli artisti, il curatore e gli organizzatori ringraziano gli spett-attori per rendere possibile questo evento straordinario ed essere parte di questo viaggio. 


Per ulteriori informazioni:
Istituto Italiano di Cultura di Parigi
Grazia Labagnara, Stefano Questioli – Attachés culturels – iicparigi@esteri.it
Movimento VulnerarTe APS
Maria Grazia Abete – Stakeholder, Head of Institutional Relations – iosonovulnerabile@gmail.com

Siti e social di riferimento:
https://iicparigi.esteri.it/it/
www.instagram.com/iicparigi/
www.facebook.com/iicparigi
www.iosonovulnerabile.it/practive-performative/2024-2/
www.instagram.com/iosonovulnerabile/
www.facebook.com/iosonovulnerabile/

Contatti per la Stampa e Promozione
Istituto Italiano di Cultura di Parigi
Sara Garbagnoli, Francesco Boscolo Lisetto – iicparigi@esteri.it
Movimento VulnerarTe APS 
Elisabetta Castiglioni – info@elisabettacastiglioni.it

Bologna: restauro aperto al pubblico di un raro sgabello in avorio etrusco

Con un cantiere di restauro aperto al pubblico nei giorni 2 e 3 ottobre 2024, prende avvio il progetto di salvaguardia e valorizzazione di un raro sgabello in avorio, tra i più importanti reperti dell’antica Bologna etrusca, appartenente alle collezioni del Museo Civico Archeologico di Bologna.
L’intervento nasce dalla collaborazione culturale con il Rotary Club Bologna Est in occasione dei 60 anni dalla sua fondazione
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www.museibologna.it/archeologico

Il Museo Civico Archeologico del Settore Musei Civici Bologna e il Rotary Club Bologna Est sono lieti di annunciare un accordo di collaborazione per il restauro e la valorizzazione di un reperto prezioso e unico, appartenente alle collezioni del museo: uno sgabello in avorio datato alla fine del VI secolo a.C., raro esempio di manufatto con funzioni di rappresentanza nell’ambito della società etrusca.

Il progetto Nelle terre dei Rasna – a cura scientifica di Federica Guidi e Marinella Marchesi, archeologhe del museo felsineo diretto da Paola Giovetti – prende avvio mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre 2024 con due giorni di cantiere aperto al pubblico, per proseguire con una serie di attività di restauroindagine e ricostruzione virtuale che consentiranno di conoscere l’oggetto e il suo contesto archeologico con una narrazione più stimolante e coinvolgente nel rispetto del rigore metodologico.

Il Museo Civico Archeologico di Bologna è riconosciuto come uno degli Istituti museali più importanti per la conoscenza della civiltà dei Rasna, il nome in cui i popoli Etruschi si riconoscevano. Le sue raccolte comprendono una ricchissima documentazione derivante sia dalla raffinata tradizione collezionistica di antichità propria della storia culturale della città, sia soprattutto dalle testimonianze archeologiche rinvenute durante le campagne del XIX e XX secolo che hanno messo in luce il passato etrusco di Bologna, quella Felsina sviluppatasi tra IX e IV secolo a.C. e definita da Plinio il Vecchio “princeps Etruriae”.

Lo sgabello in avorio, oggetto dell’intervento di restauro, è parte del ricco corredo rinvenuto in una tomba etrusca portata alla luce nel 1887 dall’allora direttore del Museo Archeologico Edoardo Brizio (Torino, 1846 – Bologna, 1907) nel parco dei Giardini Margherita, in occasione dei lavori di sistemazione per accogliere i padiglioni dell’Esposizione Emiliana nel 1888. Già in precedenza l’area aveva restituito 172 tombe di epoca etrusca e, dopo lo scavo di Brizio, le indagini archeologiche proseguirono fino agli anni 80 del XX secolo, per restituire complessivamente oltre 230 tombe databili tra la seconda metà del VI e gli inizi del IV secolo a.C.

Mentre sono piuttosto frequenti le attestazioni in epoca etrusca di piccoli mobili in legno come sedili o tavolini, la scelta dell’avorio come materiale di costruzione rende questo elemento un reperto di eccezionale rilevanza nel panorama non solo dell’area bolognese ma dell’Etruria in generale. La manifattura particolarmente preziosa ha indotto a formulare la suggestiva ipotesi che si tratti di una sella curulis, il sedile pieghevole su cui sedevano i magistrati nell’esercizio delle loro funzioni. L’oggetto potrebbe dunque essere stato deposto nella sepoltura funebre per ricordare una carica magistratuale ricoperta dal defunto all’interno della comunità civica bolognese.

Lo sgabello è formato da due coppie di zanne di elefante incrociate, fissate fra loro con perno metallico; nella parte superiore le zanne sono raccordate da due traverse, sempre in avorio, cui doveva essere fissata la seduta, che purtroppo non si è conservata. Sono presenti tre dei quattro piedini originali, in bronzo.

Il reperto è stato restaurato nel 1984 ma i progressivi segni di degrado, dovuti alla delicatezza del materiale, hanno reso necessaria la programmazione di un nuovo intervento conservativo con le più recenti tecnologie del restauro archeologico, unitamente alla progettazione e realizzazione di un nuovo e più idoneo supporto in sostituzione di quello attualmente in uso. La conclusione dei lavori è prevista per la primavera 2025.

In occasione del trasferimento del manufatto dal Salone Etrusco del museo, dove si trova esposto, al laboratorio di restauro della ditta Kriterion, mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre 2024 dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00 il pubblico potrà assistere alle operazioni di documentazione e smontaggio e avere un momento di informazione e scambio con le restauratrici Isabella Rimondi, Silvia Ferucci e Elena Betti, disponibili a rispondere a domande e curiosità.

Il progetto Nelle terre dei Rasna prevede inoltre la realizzazione di una postazione multimediale in lingua italiana e inglese che racconta il reperto in relazione al suo contesto storico e culturale di rinvenimento, con l’obiettivo di rendere l’esperienza di visita e fruizione museale ancora più inclusiva, accessibile e interattiva. L’apparato digitale, ideato e sviluppato da Publics ICC, sarà fruibile dalla primavera 2025.

La realizzazione di un ambiente digitale interattivo consentirà al pubblico di entrare virtualmente all’interno della tomba etrusca e di cimentarsi nel riordino dei reperti interpretando la configurazione originale del sito funerario. La ricostruzione, ideata e sviluppata secondo i principi del gaming e dell’edutainment, permetterà agli utenti di scoprire gradualmente i segreti del corredo funerario e di acquisire informazioni storico-archeologiche dettagliate sui singoli reperti. Questi ultimi, accuratamente digitalizzati in versione tridimensionale grazie all’utilizzo di scanner professionali a luce strutturata, non fungono solo da attivatori e diffusori di conoscenze, ma consentono anche di assolvere alle esigenze di tutela e conservazione dei beni museali.

L’esperienza digitale, liberamente fruibile attraverso uno schermo touch posizionato al lato della teca che custodisce i reperti originali, includerà anche un video-racconto delle fasi del restauro dello sgabello in avorio, documentato in ogni dettaglio. Il filmato illustrerà le delicate operazioni necessarie per consolidare la struttura di questo raro e delicato oggetto, sottolineando l’importanza della conservazione del patrimonio storico.

Il Rotary Club Bologna Est ha scelto il Museo Civico Archeologico di Bologna per celebrare la ricorrenza del 60° anniversario dalla sua fondazione. Nel corso della sua lunga attività il Club ha posto una costante attenzione a progetti di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale della città, contribuendo a importanti interventi quali il restauro del modello in cera della Venerina esposta al Museo di Palazzo Poggi, il restauro e riapertura al pubblico dell’Oratorio di Santa Maria della Vita e il restauro del Baldacchino della Madonna del Rosario nella Basilica di San Domenico. In occasione del cinquantenario, nel 2014 il Bologna Est si è fatto carico del restauro conservativo del Bacile Longobardo nel Cortile di Pilato, all’interno del Complesso monumentale di Santo Stefano.

Eva Degl’Innocenti
, direttrice Settore Musei Civici Bologna, dichiara: “Il progetto di collaborazione culturale con il Rotary Club Bologna Est sul restauro e la valorizzazione dello sgabello in avorio è un esempio virtuoso di progettualità condivisa tra pubblico e club service in nome della ricerca, conservazione, condivisione del patrimonio culturale”.

Paola Giovetti, direttrice Museo Civico Archeologico di Bologna, aggiunge: “Siamo lieti di presentare al nostro pubblico e soprattutto ai cittadini di Bologna il progetto di restauro dello sgabello in avorio dalla tomba dei Giardini Margherita, uno dei reperti più eccezionali del Museo Archeologico, proveniente da uno dei luoghi più significativi della nostra città. Un ringraziamento particolare va al Rotary Bologna Est per la sensibilità nell’accogliere con entusiasmo la nostra proposta scientifica e nel consentire non solo il recupero e la conservazione di un bene così importante, ma anche la sua valorizzazione attraverso la postazione informatica”.

Infine Silvia Stefanelli, presidente in carica del Rotary Club Bologna Est, sottolinea: “Il Rotary Club Bologna Est, da sempre impegnato nella tutela e valorizzazione del patrimonio cittadino, in occasione infatti del 60° anno dalla fondazione del Club finanzia il progetto del restauro conservativo dello sgabello etrusco esposto al Museo Archeologico di Bologna. Il Rotary è esso stesso parte di questo “patrimonio condiviso” e deve, sempre di più, creare le occasioni per sviluppare il senso di appartenenza e la consapevole responsabilità che sottende alla cura dei beni e delle eredità comuni. Attraverso diverse iniziative culturali che si svolgeranno tra ottobre 2024 e marzo 2025 e la realizzazione di una postazione informatica, in sinergia con il Museo Civico Archeologico, Il Club contribuirà a trasferire alle generazioni future le vestigie del suo importante passato, coinvolgendo le scuole, le associazioni, le istituzioni e la cittadinanza nella conoscenza di questo pezzo unico in Italia, capolavoro etrusco datato alla fine del VI sec. a.C.”.


Informazioni
Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
Tel. +39 051 2757211
www.museibologna.it/archeologico

mca@comune.bologna.it
Facebook: Museo Civico Archeologico di Bologna
YouTube: Museo Civico Archeologico di Bologna

Orari di apertura estivi [fino al 3 novembre 2024]
Lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica, festivi 10.00 – 19.00
Chiuso martedì non festivi

Orari di apertura invernali [dal 4 novembre 2024]
Lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì 9.00 – 18.00
Sabato, domenica, festivi 10.00 – 19.00
Chiuso martedì non festivi

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
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X: @bolognamusei

Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
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Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
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Roma, Casale dei Cedrati: “d’istante”, mostra personale di Luca Ferrero

Il 3 ottobre 2024 inaugura “d’istante”, mostra personale di Luca Ferrero a cura di Niccolò Giacomazzi presso lo spazio espositivo del Casale dei Cedrati, all’interno di Villa Doria Pamphili. 
Le opere presentate sono parte di una serie di lavori mai esposti in precedenza realizzati dal 2020 ad oggi. Il titolo della mostra gioca sulla polisemia di “d’istante/distante” mettendo in evidenza da un lato una dimensione temporale legata all’attimo e il transitorio, dall’altro una dimensione spaziale dove entrano in ballo le distanze fra gli individui.

Luca Ferrero
d’istante

a cura di Niccolò Giacomazzi

Roma, Casale dei Cedrati
3 ottobre – 28 ottobre 2024

d’istante è un viaggio intimo e concettuale. Il tempo è reso visibile attraverso un gesto dell’artista, tanto semplice quanto potente, che deposita delle tracce effimere sulla carta bianca. Prende forma un archivio temporaneo, scandito dall’automatismo dell’atto artistico che si confronta con la casualità del materiale. Viene così a generarsi un unico pattern, nel quale ogni segno rappresenta metaforicamente un istante della vita. Tra le due dimensioni della superficie si scandisce il tempo, come accade sulla pagina bianca e vuota di un diario. Talvolta viene riprodotto un momento solitario mentre in altre la condivisione diventa la protagonista, invitando lo spettatore a riflettere sulla fragilità del tempo e della memoria.

Luca Ferrero è nato a Torino nel 1995. Si è laureato all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, attualmente vive e lavora tra Roma e Torino. La sua ricerca si concentra sulle contraddizioni e i paradossi che caratterizzano l’essere umano: le opere giocano con la presunzione dell’eternità, prima chiamata in causa, mostrata e poi messa in discussione attraverso il suo opposto: l’istante, la cessazione del “per sempre”. 

Niccolò Giacomazzi (Firenze, 1995) è un curatore indipendente. Laureato in Studi storico-artistici presso l’Università La Sapienza di Roma, ha poi conseguito il Master in Art Management alla Luiss Business School. Attualmente vive e lavora a Roma. Tra le ultime mostre curate si segnalano: Stato d’imprevisto, Scoletta della Bragora, Venezia (2024); Drive me acid, Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea, Roma (2024); Misure di una distanza, SPACE HOUSE, Puramente immaginabile, tutte a Supernova, Roma (2024); Vacunalia Festival, Vacone, RI (2021-oggi); Sottovesti, Chiostro di Santa Maria Sopra Minerva, Roma (2023); Platea, Lodi (2023); In coda, Officine Brandimarte, Ascoli (2023); Ricchiamo, Spazio Y, Roma (2022).


INFO UTILI
Titolo: d’istante

Artista: Luca Ferrero
Curatore: Niccolò Giacomazzi
Luogo: Casale dei Cedrati – Via Aurelia Antica 219, Roma
Opening: 3 ottobre h 18-21
Date: 3 ottobre – 28 ottobre 2024
Orari: da mercoledì al lunedì h 10-18

Da Niccolò Giacomazzi niccolo95@gmail.com  

I cinquant’anni del Teatro da Camera di Laura Falqui e Raffaele Milani 

Mercoledì 2 ottobre, alle ore 17, nella Galleria Studio Cenacchi di via Santo Stefano 63, si inaugura Figure. I cinquant’anni del Teatro da Camera di Laura Falqui e Raffaele Milani, una mostra allestita con la preziosa collaborazione della Cineteca di Bologna e dell’Immagine ritrovata; con il patrocinio del Comune di Bologna, della Regione Emilia Romagna, di Italia Nostra-Bologna.

Giovedì 10 ottobre alle ore 18.30 un altro evento arricchirà l’esposizione, la presentazione del Catalogo e la proiezione di una selezione dei loro video, questa volta però negli spazi della Biblioteca Renzo Renzi della Cineteca di Bologna di piazzetta Pier Paolo Pasolini 3b.

Mostra
Figure. I cinquant’anni del Teatro da Camera di Laura Falqui e Raffaele Milani
 
Galleria Studio Cenacchi
Via Santo Stefano 63, Bologna
 
Inaugurazione
mercoledì 2 ottobre ore 17.00
 
Incontri con Laura Falqui e Raffaele Milani
giovedì 3 ottobre ore 18.30
sabato 19 ottobre ore 18.30
venerdì 25 ottobre ore 18.30

Nella seconda metà degli anni Settanta e lungo tutti gli anni Ottanta, il Teatro da Camera si è distinto, in Italia e in Europa, con varie tournée, partecipando a festival internazionali come compagnia di spicco nell’ambito del teatro di sperimentazione. Gli spettacoli, ispirati di volta in volta alla pittura o al cinema, avevano offerto un fascino tutto particolare al dialogo tra le arti, nella cura del gesto, della danza e dell’immagine.

L’avventura creativa, di studio e di ricerca, di Raffaele e Laura inizia dapprima come cineclub Teatro della Pantomima, nel quale affiancano ai loro primi esperimenti teatrali la proiezionee di film-culto, e poi come Teatro da Camera. Sono stati presenti insieme sulla scena fino al 1988, anno dello spettacolo Diario privato di Sherlock Holmes, in seguito il teatro ha continuato a far parte della loro vita ma in modi differenti. Soprattutto Laura è stata sempre molto attiva nella drammaturgia e regia di giovani gruppi scolastici, lettrice di Poesia e interprete di monologhi.

Il sodalizio creativo ha recentemente ripreso vita e forma, attraverso duetti non più gestuali, non più silenziosi e aulici come in passato, ma giocosi, di fronte all’occhio fisso del cellulare, in piccoli filmati fumisti e imperfetti dedicati a grandi artisti, nasce così “Conversazioni inesistenti”.

La mostra è dedicata a Stefano Falqui-Massidda ed è stata allestita con Stefano Zoffoli, storico collaboratore del Teatro da Camera, e Stefano Lorusso, curatore del restauro e del montaggio dei materiali visivi.


INFORMAZIONI UTILI
 
TITOLO: Figure. I cinquant’anni del Teatro da Camera di Laura Falqui e Raffaele Milani
A CURA DI: Laura Falqui e Raffaele Milani
INAUGURAZIONE: mercoledì 2 ottobre ore 17.00
DOVE: Galleria Studio Cenacchi – Via Santo Stefano 63, Bologna
DATE: 2 – 31 ottobre 2024 (dall’8 al 12 ottobre chiuso)
ORARI: da martedì a sabato 16,30 – 19,30
CONTATTI: galleria@studiocenacchi.com
UFFICIO STAMPA: Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com