Biblioteca Regionale di Messina: “L’equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico“

Si terrà sabato 30 novembre, alle ore 17, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo” di Messina, la presentazione della Silloge Poetica “L’Equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico (Poesie del ritorno)”, ilglomerulodisale , 2023.

L’Iniziativa culturale si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice, Avv. Tommasa Siragusa che fungerà poi da Coordinatrice; a seguire relazioneranno il Prof. Gaetano Giuseppe Magro, Ordinario di Anatomia patologica presso l’Università di Catania e Fondatore e Direttore della Casa Editrice “ilglomerulodisale”, e il Dr. Giuseppe Ruggeri, Presidente dell’Associazione Medici Scrittori Italiani. Sarà presente l’Autore. Nel corso della manifestazione saranno rese Letture drammatizzate delle liriche da parte di Josè Russotti.

Biblioteca Regionale di Messina – Presentazione della Silloge Poetica: “L’equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico (Poesie del ritorno) – Sabato 30 novembre 2024, ore 17.

Ci accosteremo all’animo del Gueli, ai suoi versi che stillano attimi intensi di vita,”poesie che ristorano il ritorno di ogni cosa al suo posto. Di ogni cosa al suo ‘scomposto’ “, in una giostra di sensi. Apre il volume una dichiarazione profonda e tenera rivolta agli affetti familiari: i figli Carlotta e Matteo e l’adorata compagna di vita, Angela; ben s’intende quale posto prioritario abbiano per l’Autore, che si rivela quale animo sensibile ma determinato, pronto a cogliere l’essenza delle cose e degli avvenimenti, riappropriandosi dei tempi di attuazione, muovendosi nello spazio delle idee e delle sollecitazioni contingenti per dare vita al tessuto ben rifinito dei versi. “Qui c’è un altro punto di vista, quello di una pianta di basilico in un giorno di equinozio.” – asserisce il Gueli nella nota introduttiva alla Sua silloge – quasi al voler cedere il posto ad una semplice pianta, essere tra gli esseri del Mondo, un insieme.
(a cura di Maria Rita Morgana)

Raffaele Gueli nasce a Ragusa il 21/06/1984. Marito di Angela. Papà di Carlotta e Matteo. Vive a Catania dove svolge l’attività di Psicologo Psicoterapeuta. Docente presso la scuola di specializzazione S.E.F. (Scuola Europea di formazione in Psicoterapia Funzionale) – Centro Studi Whilelm Reich di Catania. Consigliere S.I.F. (Società Italiana di Psicoterapia Funzionale).
Componente area ricerca F.I.A.P. (Federazione Italiana Associazione Psicoterapie). Nel 2010 pubblica la sua prima silloge dal titolo “Dolce Dolcissimo Vivere” da cui è stata tratta una rappresentazione teatrale. Nel 2013 pubblica la silloge “Il peccato di pregare” (Thauma ed.). Nel 2023 con la silloge il “Peccato di pregare” vince il premio Sygla. Per anni è stato esponente del gruppo di poeti che hanno contribuito alla diffusione della poesia in Sicilia. Presente nel terzo tomo dell’antologia di “Poeti contemporanei Siciliani”
del 2022. Nel 2023 vince il Concorso Nazionale “il glomerulodisale”. Nel dicembre dello stesso anno pubblica la silloge “L’equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico”, giunta alla sua seconda ristampa. A settembre 2024 quest’ultima silloge riceve un diploma d’onore, sezione libri editi, dall’accademia internazionale “Il Convivio”. Vari i premi letterari vinti.


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:


Chi non potrà prendere parte all’iniziativa in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere all’Autore o ai Relatori.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video


Per INFO:
Ufficio Relazioni con il Pubblico
tel.090674564


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Casalecchio di Reno (BO): Politicamente Scorretto è giunto alla XIX edizione

Al via da oggi, mercoledì 27 novembre, la XIX edizione di Politicamente Scorretto, la rassegna curata da Carlo Lucarelli che torna a Casalecchio di Reno con quattro giornate ricche di eventi – tra cui talks, panel di discussione, spettacoli teatrali, workshop di giornalismo, podcast e presentazioni di libri – e con la partecipazione di una folta platea di ospiti di rilievo.

Politicamente Scorretto 2024:
Articolo 3. Non c’è libertà senza uguaglianza
 
Gli eventi di mercoledì 27 novembre 2024
 
Al via la XIX edizione della rassegna curata da Carlo Lucarelli
che dal 27 al 30 novembre torna a Casalecchio di Reno
con un focus sulla lotta per l’uguaglianza e la libertà di ogni individuo

Promossa dal Comune di Casalecchio di Reno e ideata nel 2005 dal servizio Casalecchio delle Culture, da ormai 19 anni la rassegna culturale ha lo scopo di seguire, analizzare e commentare le grandi inchieste su casi irrisolti e stragi coinvolgendo il grande pubblico ma anche intellettualiscrittori, giornalisti, scuole, istituzioni, attivisti e artisti che desiderano riflettere e dialogare su temi d’attualità e d’impegno civile attraverso la cultura.

Il tema centrale della nuova edizione è “Articolo 3. Non c’è libertà senza uguaglianza”, in riferimento all’Articolo 3 della Costituzione italiana, promuovendo la pari dignità di tutti i cittadini, con particolare attenzione alla questione della parità di genere. Tramite incontri, spettacoli ed eventi culturali di varia tipologia verranno approfondite questioni contemporanee con un approccio inclusivo e adatto a tutte le generazioni, al fine di promuovere un clima di uguaglianza che riconosca e accetti la diversità, opponendosi a tutte le forme di discriminazione.


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Trieste, Sala Bazlen a Palazzo Gopcevich: “Raccontare la città due volte redenta”

Giornalfoto, Corso guide turistiche, 9 marzo 1954

Per “Raccontare la città due volte redenta” Francesca Pitacco, storica dell’arte e presidente dell’Associazione Guide Turistiche del Friuli Venezia Giulia dal 2016, dialogherà con la curatrice della mostra “Vola Colomba. Lunario Triestino 1953-54” Claudia Colecchiamercoledì 27 novembre alle 17.30 in Sala Bazlen a Palazzo Gopcevich (via Rossini 4). Guida turistica dal 2000, Francesca Pitacco illustrerà la nascita della professione e alla sua evoluzione fino alla più recente riforma, con una particolare attenzione alla costituzione dell’Associazione, uno dei primi sodalizi di quest’ambito nati in Italia.

70° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia
“Raccontare la città due volte redenta”. La nascita della professione di guida turistica a Trieste durante un incontro con Francesca Pitacco
mercoledì 27 novembre alle 17.30 in Sala Bazlen a Palazzo Gopcevich

L’incontro fa parte del ricco calendario delle attività collaterali della mostra “Vola Colomba. Lunario triestino 1953-54” (visitabile fino all’8 dicembre 2024 e per l’occasione aperta fino alle 18.45), realizzate dal Comune di Trieste nella ricorrenza del 70° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, esposizione che propone anche le foto delle iscritte al primo corso trimestrale per guide turistiche realizzato nel 1954 dall’Ente per il Turismo con il patrocinio della Soprintendenza. Oltre agli insegnamenti di Silvio Rutteri, Decio Gioseffi e Aurelia Gruber Benco, le allieve avevano modo di apprendere dalla direttrice Giacomina Lapenna lezioni di stile e comportamento.


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Castello di Kromberk di Nova Gorica: interVENTI in Castello 

Al suggestivo Castello di Kromberk di Nova Gorica (Grajska cesta 1) in Slovenia si inaugura giovedì 28 novembre alle 18.30 la mostra ““interVENTI in Castello”, nell’ambito di L’Energia dei Luoghi #10 / Festival del Vento e della Pietra / Polifonia Carsica organizzato da Casa CAVE Visogliano/Vižovljesostenuto da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Duino Aurisina e Fondazione Pietro Pittini in proiezione di GO! 2025 Nova Gorica e Gorizia, Capitale europea della cultura.
Curata da Katarina Brešan e Massimo Premuda in collaborazione con il Goriški muzej-Museo del Goriziano, l’Archivio Miela Reina e il Museo della Bora, la mostra presenta una ventina di poeticissimi progetti sul vento pensati nel 1970 da Miela Reina con gli amici artisti Mario Sillani, Carlo de Incontrera e Enzo Cogno del “Centro Operativo Arte Viva” di Trieste. L’esposizione fa conoscere in particolare l’Eolofono, un’utopica macchina capace di riprodurre i suoni e le vibrazioni del vento, messa in dialogo con le opere di Vasja Žbona della Collezione d’Arte del Castello di Kromberk, di cui il Goriški muzej custodisce il prezioso fondo, ma anche con le ricerche contemporanee del sound artist Michele Spanghero, del fotografo Furio Scrimali e del giovane musicista elettronico Jesus Valenti Mora Castro.
La mostra sarà aperta al pubblico da 28 novembre 2024 al 26 gennaio 2025damartedì a venerdì dalle 9 alle 17 e domenica e festivi dalle 10 alle 18 (lunedì chiuso | sabato su prenotazione), biglietto intero 4€ | ridotto 2€.

interVENTI in Castello

Castello di Kromberk 
di Nova Gorica 

opening giovedì 28 novembre ore 18.30

Nell’ambito di L’Energia dei Luoghi #10 / Festival del Vento e della Pietra / Polifonia Carsica

Nel 1970 Miela Reina (Trieste, 1935-Udine, 1972), insieme agli amici artisti Enzo CognoCarlo de Incontrera e Mario Sillani del “Centro Operativo Arte Viva” di Trieste, realizza una serie di 22 fantasiosi progetti dal titolo “interVENTO”, tutti ispirati all’elemento caratterizzante la città di Trieste, per partecipare a un’iniziativa dello “Studio 970 2” di Varese su invito di Luciano Giaccari, pioniere nel campo del video d’arte e animatore di un enorme archivio. Il lavoro che ne scaturisce è una ironica e fiabesca serie di idee che, proprio per la forza dell’immediatezza dello schizzo, risultano oggi particolarmente intriganti in quanto riassumono molti dei temi, delle tecniche e delle soluzioni cari all’artista, si va così dal disegno al collage, dalla proiezione all’happening, dagli oggetti-personaggi e oggetti pittorico-scenici fino al racconto-fumetto.
Dal narrativo alfabeto visivo della Reina, emerge in particolare l’invenzione di una 
“turpe macchinetta” chiamata Eolofono che, in collaborazione con il compositore Carlo de Incontrera (Trieste, 1937), si prefiggeva il compito di far vibrare – una volta entrato in azione – tutti i vetri di uno spazio ognuno con caratteristica propria, o ancora, se posizionata nella natura, venir suonata soltanto da musicisti professionisti. Le fotografie di questo suggestivo happening di un oggetto, ma senza pubblico, realizzate all’epoca da Mario Sillani Djerrahian (Addis Abeba, 1940) nel Parco di Villa Revoltella, in dialogo con la serra ottocentesca e il giardino inglese, fanno emergere in particolare l’aspetto di “manipolatrice scenica” dell’artista, che Gillo Dorfles aveva sapientemente riassunto così nel catalogo del 1980 edito da Electa: “Si osservino ancora i lavori dell’ultimissimo periodo, sfociato nella ideazione e nella realizzazione di numerose performances, che l’hanno vista spesso lavorare in équipe con gli amici triestini di Arte Viva. Anche in questo caso abbiamo – attorno ad un esile filo narrativo – la creazione di “oggetti pittorico-scenici” altamente suggestivi. Si tratta di “pozzanghere” in lamierino dipinto; di colline e “arcobaleni” in gommapiuma e mobili su rotelle; di grandi pupazzi, lettere gigantesche pure ritagliati nel legno e dipinti, sempre con colori acrilici e piatti; persino d’un grosso pupazzo: pianista-paracadutista in gommapiuma e cartone ondulato, che suona un mini pianoforte pure in cartone; o ancora, di alcune “docce” di stoffa da cui esce un getto fatto di plastica.”
La sua poetica e inventiva pittorica, narrativa, scenografica, fiabesca e giocosa, e caratterizzata da un teatrino permanente in cui far vivere, con sapienti manipolazioni artigiane, i fantastici oggetti-personaggi della sua immaginazione con vivaci creazioni grafico-pittoriche, risulta senza pari nell’ambito dell’arte triestina e venne definita sempre da Dorfles come: 
“Un episodio, che sta a cavallo tra pittura e teatro, tra disegno e spettacolo, tra decorazione e illustrazione, caratteristica questa così tipica della migliore arte dei nostri giorni: la sua qualità “intermedia”, di mediatrice tra arti diverse. Ma si tratta, comunque, d’un episodio di estrema coerenza e di grande originalità.”

Le opere di Miela Reina sono messe in dialogo con alcuni assemblage di Vasja Žbona (Merna, 1945-Parigi, 2013)che mostrano il lato più giocoso e quasi dadaista di questo scultore che, pur vivendo a Parigi, traeva ispirazione soprattutto dalla natura del proprio territorio, alla quale rimaneva legato. Žbona si trasferì dal paese natio Merna nella metropoli parigina, entrando nella

cerchia dell’artista cubano Augustín Cárdenas. Come suo assistente adottò approcci surrealistici e il cosiddetto biomorfismo, che astrae le forme essenzialmente dal mondo vegetale. Per le proprie opere, che definiva “piccoli granelli di vento”, Žbona adoperava diversi materiali, bronzo, pietra, ma soprattutto amava le svariate tipologie del legno che, con le proprie linee e sfumature, creano composizioni sempre diverse. Nella serie degli assemblage riuscì a raccogliere oggetti di uso quotidiano ormai inutilizzabili che, con una sottile ironia, trasformò in piccole composizioni poetiche, quasi utopiche, lasciandosi andare a una libertà oltre le convenzioni. Questa natura dell’artista si rispecchia anche nelle brevi poesie che amava scrivere in francese, quasi delle istantanee di momenti effimeri: Feuille rouge d’automne / Chaloupe / Au vent qui passe (Foglia rossa d’autunno / Scialuppa / Al vento che passa).

Accanto a queste ricerche storiche, un lavoro insolito del sound artist Michele Spanghero (Gorizia, 1979), che in passato ci ha abituati a rigorose sculture sonore molto elaborate dal punto di vista tecnologico e concettuale, presenta in questa occasione una giocosa opera su carta realizzata a pennarello dal titolo “Pictura vento boreale”. L’opera è nata dal tentativo di visualizzare qualcosa di invisibile, la materia instabile in cui siamo costantemente immersi, l’aria, attraverso la sua manifestazione dinamica del vento. Spanghero ha così deciso di legare dei pennarelli ai rami di un albero e lasciare che il movimento delle fronde, scosse dalle folate di Bora, tracciasse un segno grafico sulla carta. Il risultato è dunque frutto di un processo naturale in cui l’artista sospende la sua volontà soggettiva, mettendo tra parentesi il ruolo di autore materiale dell’opera, per lasciare che sia il fenomeno naturale, con tutta la casualità, ad affermarsi e rivelarsi.
La mostra prosegue con due raffinati trittici in bianco e nero del fotografo Furio Scrimali (Trieste, 1959) che ci raccontano della furia della Bora sul paesaggio carsico. Nel primo l’artista ci mostra gli effetti del freddo vento nordico sull’elemento acqua che da neve si trasforma in ghiaccio plasmato dalle raffiche e creando incredibili forme, un vero e proprio lavoro scultoreo creato dalla sinergia delle bufere carsiche con la Bora Scura e la Bora Chiara. Invece nel trittico dedicato ai muretti a secco, caratteristiche costruzioni carsiche erette proprio a difesa del forte vento, mette in luce un’opera dell’uomo che marca il nostro panorama naturale e culturale con l’utilizzo della pietra. L’autore, affascinato dai grafismi ancestrali di questi manufatti rurali, che nel 2018 l’UNESCO ha giustamente iscritto nella lista del Patrimonio culturale immateriale, riflette sull’equilibrio e la maestria costruttiva intravedendo mute storie di infinite generazioni di uomini
.
Tutti i lavori in mostra sono infine accompagnati dall’installazione sonora 
“Bora – Il respiro dell’assurdo” di Jesus Valenti Mora Castro (Venezuela, 1994). Il progetto sonoro dedicato alla Bora di Trieste è una soundscape composition che trasforma il celebre vento della città in una vera e propria esperienza sonora. Il vento, registrato in diverse situazioni, diventa la materia prima di una complessa manipolazione acustica, ispirata alle tecniche del contrappunto musicale, dove un tema viene trattato in molteplici maniere. Questo lavoro non si limita a un semplice paesaggio sonoro, ma crea una narrazione acustica, dove ogni manipolazione del suono apre nuove prospettive sull’essenza stessa della Bora. Un’opera che unisce natura e tecnologia, ordine e caos, portando l’ascoltatore a riscoprire il vento attraverso una lente musicale, in un gioco continuo tra l’udibile e l’invisibile.


Info:
Castello di Kromberk
+386 (0) 5 3351811 – goriski.muzej@siol.net
https://goriskimuzej.si – https://www.facebook.com/gmuzej

Casa CAVE Contemporary Art VisoglianoVižovlje Europe
casacave.art@gmail.com
http://casacave.eu – https://www.facebook.com/CasaCAVE.contemporaryAr

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Roma: “natura umana” mostra di Paolo Di Capua

La Nube di OOrt – Via Principe Eugenio 60, Roma
Orario di apertura: dal 27 novembre al 4 dicembre 2024 da martedì a venerdì 17.30 / 19.30 e 
dal 5 al 20 dicembre 2024 per appuntamento (+39 3383387824)

27 novembre – 20 dicembre 2024
Testo critico di Giuseppe Appella
Vernissage mercoledì 27 novembre 2024 ore 18.30

Paolo Di Capua presenta una mostra di sculture in legno, nel segno di Constantin Brâncuși, che abbina la sua raffinata sensibilità verso questo materiale e le sue strutture nascoste con l’ideale della colonna senza fine. Soggetto caro all’artista che ritorna su questo tema con un totem, fulcro della mostra, ispirato alla nostra sete di superare ogni limite ma anche alle pagode coreane, quale simbolo di equilibrio e pace, del viaggio verso l’illuminazione. L’opera, depositaria di un alfabeto segreto, dialoga con i quattro rilievi in legno di tiglio in mostra, custodi anche loro del lessico segreto dell’artista.

Accompagnano l’esposizione alcuni disegni preparatori, testimoni della progettualità raffinata di questo artista.

Accompagna la mostra un catalogo stampato per le “Edizioni La Nube di Oort”.


Da Simona Pandolfi <pandolfisimona.sp@gmail.com> 

La (grande) Fotografia. Per “Bene” – Incontro con Italo ZANNIER

È il “novantenne indomabile” Italo ZANNIER, classe 1932, friuliano doc, nato a Spilimbergo, ma ora stabilmente a Venezia, a firmare quest’anno le fotografie del Calendario Tricostrarc ETS 2025 – “DIAKRONICA – Bellezza nel tempo”, giunto alla sua ottava edizione e caratterizzato da ritratti di modelle d’eccezione: pazienti oncologiche in cura. 

La (grande) Fotografia. Per “Bene
Incontro con Italo ZANNIER

È uno dei tanti progetti di Tricologia Solidale, il Calendario fotografico – in questo caso di sensibilizzazione – portati avanti da oltre 14 anni da Giusy Giambertone attraverso la Tricostarc ETS e in collaborazione con la Fondazione Prometeus, volti a ri-portare il diritto-dovere alla Bellezza al centro della vita di donne (soprattutto, ma non solo) segnate da malattie e cure invasive che comportino la perdita dei capelli. Come volano di recuperata autostima e socialità, fiducia nel tempo e nel futuro e conseguentemente riconosciuto anche dalla medicina come supporto non secondario alle cure.

Modelle per un giorno, “dive”, perché fotografate nel tempo da fotografi di fama come da ultimo Rino Barillari e Letizia Battaglia, in questa edizione quattro di loro – Angela, Annalisa, Monica e Simona – si sono offerte allo sguardo di Italo ZANNIER, in quel set a cielo aperto che è la Giudecca e in uno dei suoi tanti luoghi nascosti e straordinari (tra le spettacolari sculture di maglia del laboratorio di knitwear design di Laura Mirè “per dare nel calendario il senso del paesaggio, della vita di un luogo, di cosa c’è dentro“…un dentro nel quale “le modelle si muovono, dialogano, interagiscono con l’ambiente“). “La scelta di scattare alla Giudecca e non nei luoghi iconici di Venezia – ha spiegato ancora  il Maestro – è dovuta al fatto che è un’isola, un borgo, nel quale la gente si conosce, ed è più facile trovare l’interazione autentica”.

A Roma per la presentazione del Calendario, la fortuna di aver visto dal vivo le sue immagini, esposte per l’occasione nella Biblioteca dell’Università degli studi LINK (Via del Casale di San Pio V, 44) – ventidue gli scatti scelti, nelle stampe originali firmate ed autenticate –, ma soprattutto di averlo ascoltato.

Una vita intera, a suo modo, dedicata alla Fotografia: docente universitario, ideatore e curatore di mostre e rassegne internazionali, da Venezia ’79 la Fotografia a Italia Arte al Guggenheim di New York e poi alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano. Oltre seicento le sue pubblicazioni, tra saggi, libri e fotolibri, almeno due libri pubblicati all’anno e da tutto questo un’idea e una sola di progetto fotografico: il ritorno all’immagine figlia di scelte personali e non di impostazioni tecnologiche che la riproducono all’infinito. Una “fotofania” quella della sua fotografia, perché stampata su supporto cartaceo, non un file digitale, e che quindi riflette il momento da lui scelto di luce e fuoco e tutti gli altri elementi che una foto scattata in quel preciso istante e non altro restituiscono, mai uguali, rivelando così ciò che non è immediatamente visibile all’occhio umano. Ma c’è. 

Ma non solo. Ci tiene Zannier, ancora oggi ad oltre novanta anni, del resto portati benissimo con la sua splendida ed elegante figura, a parlare di passione. Il suo amore per la fotografia, da cui è stato conquistato, destinato a dominare ogni aspetto della sua esistenza, ma anche la passione quale che sia come motore della realizzazione personale di ognuno, la passione come “fare”, operare, costruire, e fare al meglio, il valore della manualità da preservare anche oggi per garantire che la tecnologia resti al servizio della creatività. E il “credere” nel fare. Rinunciare è sempre sbagliato è la lezione che in qualche modo ha voluto testimoniare. Lui non ha mai rinunciato. Dimostrano di non rinunciare anche le modelle-pazienti quando si prestano ad un gioco (serio) come questo del Calendario. 

Dell’esperienza con Diakronica, e dell’evento romano, ad averlo commosso, a parte le sue ovvie implicazioni, come pioniere e storico da sempre impegnato nella valorizzazione della fotografia italiana come forma d’arte e patrimonio culturale, è il fatto che si siano rivelati alla fine come una vera e propria Festa della Fotografia. Un elogio (non scontato) della Fotografia che invece in Italia non ha mai avuto e non ha tuttora, ci ha tenuto a sottolinearlo, lo stesso status riconosciuto all’arte cosiddetta, rispetto alla quale è sempre stata secondaria. Gli storici dell’arte – ha detto – non l’hanno mai voluta assumere come fondamentale nella storia dell’arte, non solo di quella contemporanea, ma anche andando molto indietro nel tempo. 

E Zannier ci è andato, da storico che ha sempre saputo e voluto coniugare la pratica con la teoria e la divulgazione, indietro nel tempo, scomodando le fantasmagorie di Epicuro, immagini mentali derivate da sottili pellicole di atomi che si staccano dagli oggetti e colpiscono i sensi, permettendo la percezione e l’immaginazione, passando per Giovanbattista della Porta che in una sua opera del 1568, Pratica della prospettiva, descriveva la “camera obscura con lente” che permetteva lo studio della prospettiva, e poi per il 1826 (anno che documenta la fotografia più antica del mondo realizzata da Joseph Nicéphore Niéce, nota come “Vista dalla finestra a Le Gras”, ottenuta con la tecnica della eliografia, utilizzando una lastra di stagna rivestita di bitume di Giudea),  e via via fino alle ipotesi a loro modo sublimi della tecnologia attraverso la quale tutto si può costruire, il mondo intero, all’infinito. Verso la fotografia digitale e l’uso della tecnologia nella fotografia nel tempo Zannier ha mostrato un atteggiamento sì critico, ma anche aperto verso la democratizzazione del linguaggio fotografico e l’ampliamento delle sue possibilità che essa consente. Ma sempre avvertendo del rischio di una perdita di consapevolezza culturale e storica, di quella capacità della fotografia di cogliere il qui e ora. E per Zannier conta il presente, il qui e ora, il momento attuale. Come quello, un po’ magico, che si è realizzato in una serata come quella di Diakronica. 


Da Diana Daneluz <dianadaneluz410@gmail.com> 

Milano, Il Salone dei Pagamenti, Allianz MiCo: RITORNO AL MONDO NUOVO

Il 27 novembre, in occasione del Salone dei Pagamenti, Rea! Arte e Caleidos inaugurano RITORNO AL MONDO NUOVO, a cura di Dora Casadio e Livia Ruberti, una mostra collettiva con le opere di Nicola Bindoni, Linh Bubbio, Lilia Li-Mi-Yan e Katherina Sadovsky, Luisa Eugeni e Marco Vignati

«Per adesso qualche libertà resta ancora nel mondo. Molti giovani, è vero, sembrano non darle valore. Ma alcuni di noi credono che senza libertà le creature umane non saranno mai pienamente umane e che pertanto la libertà è un valore supremo. Può darsi che le forze opposte alla libertà siano troppo possenti e che non si potrà resistere a lungo. Ma è pur sempre nostro dovere fare il possibile per resistere.» 

Ritorno al Mondo Nuovo, Aldous Huxley

RITORNO AL NUOVO MONDO

27 novembre 2024, 

dalle ore 17
Il Salone dei Pagamenti, Allianz MiCo, Viale Eginardo angolo Via Colleoni, gate 3

Nel 1932, Aldous Huxley pubblicò Il Mondo Nuovo, una distopia in cui una società scientificamente perfezionata sopprime emozioni e individualità per mantenere l’ordine assoluto. Anni dopo, nel saggio Ritorno al Mondo Nuovo nel 1959, rifletté su come molte delle sue previsioni si stesse avverando, in un’epoca di rapidi cambiamenti sociali e tecnologici. Oggi, in un contesto di crisi ambientali, minacce di guerra e autoritarismo crescente, la società sembra rivivere queste paure, oscillando tra il timore del caos e quello dell’eccessivo controllo, riscoprendo l’importanza della libertà e della redenzione.

Gli artisti esposti in mostra rappresentano il grido di libertà, lo spiraglio di luce, l’affermazione dell’autonomia individuale e del pensiero indipendente, all’insegna della produzione artistica e creativa. Con pratiche diverse, che spaziano dalla pittura alla scultura, dall’installazione a opere video e alla fotografia, si avvalgono ed esplorano tematiche significative, comuni e generative di riflessioni, a volte amare, ma sempre sincere, profonde, lucide e obiettive.

Nicola Bindoni esplora la fragilità attraverso la pittura, rappresentando figure intime immerse in un tempo e spazio sospesi, dove luci e ombre ne accentuano lo stato fisico e psicologico senza mai svelarne l’identità. Gli sguardi, spesso celati o assenti, spingono lo spettatore a proiettare ricordi e sentimenti personali, instaurando una connessione autentica con l’opera, che riflette un ciclo universale di vulnerabilità, dolore, accettazione e cura.

Linh Bubbio, nata in Vietnam e adottata da una famiglia italiana, esplora nelle sue opere il tema dell’origine e le sinergie tra diverse tradizioni culturali. La serie Una giraffa sulle Alpi, da cui provengono le tre opere in mostra intitolate I Sentieri dello Sbaron, rende omaggio alla madre dell’artista, trasferitasi a Torino dopo un’infanzia in Africa. Le opere raccontano un percorso di trasformazione radicale, tra astrazione e spaesamento, fino al progressivo riconoscimento di sé in un nuovo mondo.

Luisa Eugeni, attraverso pratiche multimediali, esplora temi filosofici come appartenenza e identità, intrecciando figure e terra, natura e cultura. Al centro della sua produzione è l’interconnessione tra esseri viventi e ambiente, come nell’opera Das Labyrinth, dove la tessitura diventa un mezzo per rivitalizzare abilità artigianali e memorie culturali. Utilizzando un telaio costruito dal padre, il sapere materno nella maglieria e filati pregiati di fornitori fiorentini dell’alta moda, l’artista intreccia materiali come seta bouclè, lino, lurex e cotone. Nei tessuti affiora anche il paesaggio, evocato con accenti pittorici che richiamano il territorio.

Lilia Li-Mi-Yan e Katherina Sadovsky formano un duo artistico che spazia tra site-specific, installazioni multimediali e tecnologie avanzate come AI, CGI e 3D. Esplorano il futuro dell’umanità e il suo rapporto con natura, tecnologia e nuove forme di vita, interrogandosi su scenari postumani: cosa accadrebbe se sviluppassimo corpi capaci di interagire con materiali e batteri innovativi? Come cambierebbero emozioni e identità in un’era cyborg? I loro video in mostra presentano “umani del futuro” in simbiosi con enigmatiche masse bioniche. 

Marco Vignati esplora il medium fotografico andando oltre la sua bidimensionalità, trasformandolo in opere scultoree che esaltano la matericità delle pellicole e delle stampe. Attraverso un processo di lenta emulsione, le sue creazioni, simili a ferite, squarci o portali, riflettono il trascorrere inesorabile del tempo e un sentimento oscillante tra accettazione, nostalgia e impotenza. Le due sculture a terra, realizzate appositamente per la mostra Party in Pieces organizzata da ReA! Arte in collaborazione con l’archivio Rachele Bianchi, dialogano con le opere esposte, intrecciando fotografia e scultura in un’esperienza unica.


ReA! Arte è un’organizzazione no profit che opera nel mondo dell’arte contemporanea. Nasce con lo scopo di promuovere il lavoro di artisti emergenti, contribuendo a consolidare il loro curriculum artistico attraverso progetti curatoriali e l’organizzazione di mostre, in partnership con i principali attori del sistema dell’arte. 

Oltre all’evento madre ReA Fair, mostra fieristica che mette in contatto gli artisti direttamente con il pubblico dell’arte, senza intermediari e in una logica di mercato primario, ReA! Arte si occupa di organizzare Progetti Speciali che, raggiungendo un pubblico sempre più vasto, contribuiscono alla divulgazione di un’arte accessibile, democratica e inclusiva e all’alimentazione della cultura contemporanea nel tessuto sociale.

Caleidos è un’agenzia di comunicazione nata nel 1985, attiva nei mercati b2b e b2c e associata a UNA. Da diversi anni segue la creatività e la comunicazione del Salone dei Pagamenti. 

Da sempre attenta alla promozione dell’arte e della cultura, l’agenzia quest’anno ha scelto di sostenere ReA! Arte nell’organizzazione di una mostra d’arte contemporanea negli spazi del Salone.

Per Il Salone dei Pagamenti 2024, lo studio curatoriale si è basato su una proposta di mostra collettiva che, attraverso i vari medium che caratterizzano il lavoro degli artisti selezionati, racconta alcuni valori e tematiche trasversali, presenti in contesti diversi ma che restano uniti nell’attualità e si esplicitano in un dialogo visivo che oscilla tra tradizione e innovazione, tra evoluzione e visioni future.


Mostra: Ritorno al Mondo Nuovo Nicola Bindoni, Linh Bubbio, Lilia Li-Mi-Yan e Katherina Sadovsky, Luisa Eugeni e Marco Vignati
Periodo espositivo: 27-29 Novembre 2024
Inaugurazione: 27 Novembre 2024, dalle ore 17.00
Il Salone dei Pagamenti, Allianz MiCo, Viale Eginardo angolo Via Colleoni, gate 3

Link prenotazioni:
https://www.salonedeipagamenti.com/it/iscriviti
Ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria

Contatti:
ReA! Arte                                                                                                                                       
www.reafair.com                                                                                                                 
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A Siena il convegno sul restauro del Fonte battesimale del Duomo

Giovedì 28 e venerdì 29 novembre presso il Museo dell’Opera della Metropolitana di Siena il convegno che ripercorre i tre anni di restauri dello straordinario capolavoro in marmo, bronzo dorato e rame smaltato realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti e Giovanni di Turino.

Il Fonte battesimale del Duomo di Siena e il suo restauro

LOpera della Metropolitana di Siena e lArcidiocesi di Siena-Colle di Val dElsa-Montalcino, dopo aver restituito ai fedeli e al grande pubblico il Fonte battesimale del Duomo di Siena restaurato, hanno organizzato con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, artefice principale dell’intervento, un convegno per ripercorrerne le tappe.

Lo straordinario impianto scultoreo realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti e Giovanni di Turino è tornato visibile lo scorso 25 giugno dopo tre anni di interventi conservativi.

La due giorni di giovedì 28 e venerdì 29 novembre sarà dedicata al restauro di altissimo e innovativo livello tecnico che è stato diretto dall’Opificio, guidato dapprima dal compianto Marco Ciatti e successivamente da Emanuela Daffra, ed eseguito dai restauratori dell’istituto fiorentino con la collaborazione del personale dell’Opera. I lavori, finanziati dall’Opera della Metropolitana di Siena, sono stati svolti sotto lalta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, prima diretta da Andrea Muzzi e, attualmente, da Gabriele Nannetti, tra i relatori nella prima giornata insieme al cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo Metropolita di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino e al prof. Giovanni Minnucci, rettore dell’Opera della Metropolitana di Siena.

Il restauro – dichiara il card. Augusto Paolo LojudiceArcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino – ha permesso a tutta la città e a tutte le persone che vengono a Siena di tornare a fruire non soltanto di un’importante opera d’arte, ma anche di un elemento che ha un forte valore religioso e spirituale quale il Fonte battesimale, grazie al quale gli uomini rinascono alla loro nuova vita in Cristo. Ripercorrere le tappe che hanno portato alla riapertura di questo tesoro è un modo anche di sottolineare quanto a Siena e non solo l’arte sia un mezzo per riscoprire e riavvicinarsi alle tradizioni cristiane che sono il fondamento della nostra società. Un ringraziamento quindi a tutte le realtà e ai professionisti che hanno contribuito a questo restauro“.

Il programma prevede interventi del personale dell’Opera, dei professionisti dell’Opificio e dei restauratori e docenti universitari che hanno lavorato in sinergia al complesso restauro di un’opera frutto della geniale perizia di alcuni tra i massimi artisti della prima metà del Quattrocento.

Mesi e mesi di attenti studi e poi di interventi diversi ma collegati, che verranno resi noti con tutte le novità emerse dal restauro. Aspetti storici, filologici, uso dei materiali relativi, approfondimenti scientifici, tecniche di intervento, che saranno oggetto di specifiche comunicazioni, per poi essere complessivamente raccolti in una apposita pubblicazione, testimone del lavoro compiuto e caposaldo da cui partire per restauri futuri: questo, nelle intenzioni del Cda dell’Opera della Metropolitana, lo scopo principale dell’evento“, come ha dichiarato il prof. Minnucci, Rettore dell’Opera.

La Soprintendente dell’Opificio Emanuela Daffra ha così commentato:

“Restituire a studiosi e semplici appassionati la mole di dati che si sono accumulati nel corso del restauro, dati appartenenti a classi differenti (mi piace qui ricordare le alleanze operose strette con università ed enti di ricerca), metterli in relazione reciproca e proporli alla discussione anche di chi non è stato direttamente coinvolto nell’impresa era una conclusione doverosa. Doverosa e intrinsecamente feconda, perché acquisizioni, conclusioni e soluzioni proposte solo se condivise  e discusse potranno generare ulteriori avanzamenti.”

Il lavoro svolto ha permesso di restituire alla Chiesa, alla Città e al mondo, un luogo centrale sotto il profilo pastorale e liturgico, nonché un vero e proprio capolavoro.

Tra i relatori Francesco Caglioti, ordinario di Storia dell’arte medievale alla Scuola Normale Superiore di Pisa, tra i massimi esperti di arte del Rinascimento, Gabriele Fattorini, dell’Università di Firenze, gli storici dell’arte dell’Opificio Laura Speranza e Riccardo Gennaioli, direttori scientifici del restauro, e don Enrico Grassini, direttore dell’ufficio Beni Culturali ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino – che si soffermerà sul tema dell’iniziazione cristiana e degli aspetti liturgici.

Nel racconto del restauro avranno spazio anche i dipendenti dell’Opera del Duomo: il restauratore Andrea Galgani, con le tecniche del restauro Serena Bianchi e Lucrezia Coletta, oltre all’architetto Enrico De Benedetti, a cui è affidata l’area tecnica che ha, inoltre, progettato e curato il nuovo allestimento del Battistero volto a migliorarne l’accoglienza e la fruizione.

Ad illustrare il delicato intervento compiuto dall’Opificio saranno i restauratori Camilla Mancini e Irene Giovacchini, per i materiali lapidei, Stefania AgnolettiMaria BaruffettiAnnalena BriniElisa PucciAntonio MignemiMerj NesiElena Della Schiava e Stefano Casu, per gli elementi in bronzo, Paolo Belluzzo e Cinzia Ortolani, per le parti smaltate, oltre al gruppo di lavoro che si è occupato delle indagini scientifiche: Andrea CagniniMonica GaleottiSimone PorcinaiEdoardo TartagliaDominique Petrocchi.

Specifici approfondimenti saranno inoltre effettuati da Stefano CampanaGiampaolo ErminiMarco FagianiMarco GiamelloSonia MugnainiAndrea ScalaAlessandro PaciniVeronica Sofia Tulli.


Ufficio Stampa Opera Laboratori
Andrea Acampa      3481755654   a.acampa@operalaboratori.com
Andrea Ceccherini   3392545773   a.ceccherini@operalaboratori.com
Giacomo Luchini    3494942535   g.luchini@operalaboratori.com

Da Studio ESSECI <info@studioesseci.net> 

Roma: Ai Musei Capitolini una mostra con i Capolavori della Pinacoteca di Ancona

La “Pala Gozzi” di Tiziano e altri capolavori dalla Pinacoteca Podesti di Ancona
saranno esposti ai Musei Capitolini per celebrare l’avvio del Giubileo.

Nelle prestigiose sale del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio dal 26 novembre sarà ospitata in via straordinaria la “Pala Gozzi” di Tiziano, tesoro assoluto della storia dell’arte, accompagnata da altri 5 capolavori di Olivuccio Ciccarello, Carlo Crivelli, Lorenzo Lotto e Guercino, tutti provenienti dalla Pinacoteca Podesti di Ancona
.

“TIZIANO, LOTTO, CRIVELLI E GUERCINO
Capolavori della Pinacoteca di Ancona”


26 novembre 2024 – 30 marzo 2025

Musei Capitolini – Palazzo dei Conservatori
Piazza del Campidoglio, 4
00186 – Roma (RM)

La maestosa Pala Gozzi (1520), capolavoro assoluto di Tiziano Vecellio insieme ad altre 5 celebri opere, tutte di carattere religioso e provenienti dalla Pinacoteca Podesti di Ancona, saranno eccezionalmente esposte, per la prima volta a Roma, in occasione del prossimo Giubileo, dal 26 novembre nelle sale di Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini.

6 prestigiose tele – delle quali 5 pale d’altare di grandi dimensioni e una piccola ma lussuosa tempera su tavola – saranno protagoniste di un percorso espositivo che racconta l’importanza della collezione della Pinacoteca Podesti e, in filigrana, la ricchezza della città dorica committente dei maggiori artisti italiani fra Cinquecento e Seicento.

Si potranno quindi ammirare la Circoncisione dalla chiesa di San Francesco ad Alto, opera di Olivuccio Ciccarello, interprete principale del rinnovamento della pittura anconetana che fiorì fra Trecento e Quattrocento; la preziosa Madonna con Bambino di Carlo Crivelli, icona della collezione dorica e somma realizzazione del pittore veneto che visse e operò nelle Marche; la Pala dell’Alabarda di Lorenzo Lotto, per la chiesa di Sant’Agostino, in cui si esplicita l’emozionante talento del pittore veneziano, esule a più riprese nella regione. Ancora di Tiziano sarà esposta la monumentale Crocifissione realizzata per la chiesa di San Domenico in cui l’artista esplora la tragedia e la sofferenza umana. Chiude la rassegna l’imponente Immacolata di Guercino, in cui la delicata figura della Vergine si staglia su un paesaggio marino il cui modello potrebbe essere la baia di Ancona.

Con questa mostra si intende avviare un percorso di valorizzazione nazionale della collezione anconetana, con lo scopo di restituire ai cittadini e ai visitatori lo spaccato di un periodo cruciale della storia del gusto, del collezionismo e della museologia nella città marchigiana. Un lavoro che proseguirà con il riallestimento della Pinacoteca Civica Podesti, aperta nel dopoguerra dall’allora soprintendente Pietro Zampetti, con le opere salvate dai bombardamenti da un altro grande protagonista della storia della tutela, Pasquale Rotondi, l’eroico direttore del Palazzo Ducale di Urbino a cui si deve la salvaguardia del patrimonio artistico nazionale negli anni tumultuosi del secondo conflitto mondiale.

La mostra romana, con questa importante esposizione delle pale d’altare della città dorica, oltre a testimoniare la sacralità e l’importanza che assunse l’arte adriatica del ‘500, anticipa gli eventi culturali previsti per il prossimo Giubileo.

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali, con il patrocinio di Giubileo 2025 – Dicastero per l’Evangelizzazione, la mostra è organizzata da Arthemisia in collaborazione con Comune di AnconaAncona CulturaPinacoteca Civica di AnconaRegione Marche e Palazzo Ducale di Urbino – Direzione Regionale Musei Nazionali Marche ed è curata da Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale delle Marche e da Ilaria Miarelli Mariani, Direttrice della Direzione dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.


Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it

Zètema Progetto Cultura
Lorenzo Vincenti | l.vincenti@zetema.it

RECLAIM poetry 2024 – 50 poster, 1 mese di versi liberati sui muri di Bologna

50 poster, 25 poetə, 1 mese di versi liberati sui muri di Bologna. Compare in strada RECLAIM poetry, il nuovo intervento inedito realizzato da CHEAP per Patto per la Lettura di Bologna, la rete coordinata dal Comune di Bologna – Settore Biblioteche e Welfare Culturale che promuove libri, attività, servizi, voci, progetti, luoghi, occasioni, incontri intorno alla lettura nel territorio.

RECLAIM POETRY 2024
I manifesti di CHEAP per il Patto per la Lettura tornano sui muri di Bologna.

50 poster, 25 poetə, 1 mese di versi liberati sui muri di Bologna. Compare in strada RECLAIM poetry, il nuovo intervento inedito realizzato da CHEAP per Patto per la Lettura di Bologna, la rete coordinata dal Comune di Bologna – Settore Biblioteche e Welfare Culturale che promuove libri, attività, servizi, voci, progetti, luoghi, occasioni, incontri intorno alla lettura nel territorio.

CHEAP, il progetto di arte pubblica su poster, replica il progetto RECLAIM poetry e porta una nuova selezione di poesia nello spazio pubblico di Bologna: frammenti di versi che veicolano il tema della liberazione e a tutte le temperature che questa si esprime, passando dalle parole di una poeta istituzionalizzata come Emily Dickinson a quelle di Pietro Valpreda, dalle lotte anticoloniali di Amilcar Cabral alla beat generation di Diane Di Prima, tenendo insieme il premio Nobel per la letteratura Wisława Szymborska con la potenza dell’orgoglio indigeno delle versi di Eliane Potiguara.

Parole, pratiche poetiche e politiche, rivendicazioni e versi con cui CHEAP e Patto per la lettura di Bologna spostano la conversazione nello spazio pubblico sui temi delle lotte e dei processi di liberazione.

La poesia ha spesso rappresentato un potente strumento di narrazione e resistenza. In contesti di oppressione, la poesia diventa una forma di protesta e una pratica di disobbedienza: è una voce che amplifica le lotte e celebra la resilienza dei popoli. Allo stesso modo, nei processi di liberazione la poesia ha spesso avuto il ruolo di unire le comunità attorno a valori condivisi. In questo senso, la poesia non è solo un’espressione estetica, ma un atto politico che contribuisce a costruire una narrazione di resistenza.

Nelle biblioteche è conservato un patrimonio simbolico anche sotto forma di poesia: il progetto di CHEAP per il Patto per la Lettura di Bologna invita a riscoprire un genere a volte poco frequentato, sottolineandone il carattere contemporaneo, le inclinazioni politiche, la natura sociale, la semantica di liberazione. RECLAIM poetry è, in questo senso, la rivendicazione di una parola poetica radicale.

Le biblioteche che immaginiamo sono spazi pubblici a cui accedere per diritto, in controtendenza alle dinamiche di privilegio ed esclusione che permeano ogni aspetto della nostra vita sociale. Luoghi in cui sono a portata di mano i saperi, cioè quegli strumenti indispensabili per produrci nell’atto di ragione del prendere una posizione. Collegate tra il passato e il futuro, sono archivi che dovremmo attraversare per riformulare nuovi immaginari” – commenta CHEAP. “Da questa visione parte il nostro invito a riscoprire le biblioteche, a rifrequentare la poesia e leggerla come parola contemporanea, capace di raccontare il nostro tempo in maniera radicale”.


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