In occasione dei dieci anni del festival letterario LIBRINFESTIVAL

In occasione dei dieci anni di LIBRINFESTIVAL, festival letterario nato nel 2015 dal desiderio di promuovere la cultura attraverso l’amore per la letteratura, l’associazione Librinfestival, ISKRA Cooperativa sociale onlus e l’associazione blowart presentano un’EDIZIONE SPECIALE di LIBRINFESTIVAL, insieme al FESTIVAL DEL TEMPO, incentrata sul tema “DESIDERIO“, che proporrà un programma variamente diversificato, con concorsi, proposte artistiche, convegni e presentazioni, per tutto il 2025, concentrando alcune iniziative nei mesi di maggio e settembre. A cura di Silvia Di Tosti, Roberta Melasecca e Alessia Fedeli, in collaborazione con Movimento VulnerarTe APSVulnerarTe Magazine, Kriolla CultureLa Linea d’Ombra lettori, sogni, autori Roma, Dide Distretto del Design, con il patrocinio di Cittadellarte Fondazione Pistoletto, con il contributo di Azienda Olio Vitali Sabina Dop

Dal mese di marzo al mese di novembre 2025, infatti, susseguiranno serie di eventi – presentazioni, riflessioni, incontri – che hanno l’obiettivo di approfondire il tema scelto e prepareranno i due momenti in programma: i tre giorni dell’Edizione Speciale del Festival “Allenamenti al desiderio” nel mese di settembre a Monterotondo, animati da conferenze, workshop, mostre e con la premiazione del Premio Letterario Librinfestival Special Edition; e la presenza all’interno della Genova Design Week nel mese di maggio con un progetto artistico/letterario con il tema specifico “La Materia del Desiderio“. 

Librinfestival, blowart e ISKRA
presentano

EDIZIONE SPECIALE 2025
LIBRINFESTIVAL con il FESTIVAL DEL TEMPO
 
Tema 2025: DESIDERIO
 
Da marzo a novembre 2025

Giacomo Leopardi scriveva, nello Zibaldone, che la speranza è una passione, un modo di essere, inseparabile dalla vita e dal desiderio per il proprio bene. Io vivo, dunque io spero, è un sillogismo giustissimo. Citando Leopardi, il teologo Vito Mancuso, in un articolo ne “La Stampa” del 2021, precisa la definizione: “Io vivo, dunque io desidero, è un sillogismo giustissimo. Non si può vivere senza desiderare, ma si può, anzi si deve vivere, orientando il desiderio. Il desiderio orientato e innalzato si chiama aspirazione.

“Orientare e innalzare il desiderio” ci riporta all’etimologia della parola ‘desiderio’ ma allo stesso tempo ne evoca altre due: volontà e tempo. Desiderio è la fusione della particella privativa ‘de’ e del termine sidussideris (plurale sidera), ovvero stella. Desiderio è, dunque, quella condizione in cui sono assenti le stelle, trovando la sua origine dal linguaggio degli antichi aruspici, impossibilitati dal compiere le loro funzioni divinatorie a causa del cielo coperto da nubi, e desiderosi, quindi, della visione delle stelle.

Desiderio è condizione di assenza dell’infinito e tensione verso esso, differenziandosi così dal semplice bisogno che può essere appagato dal suo stesso oggetto. Tralasciando i pensieri, in ordine al desiderio, per eccesso e per difetto – il primo che si materializza in una miriade di desideri, in una sorta di bulimia del “consumo”; il secondo con l’estinzione totale di ogni desiderio – emerge l’idea che sia possibile coltivare un desiderio “alternativo” che possieda il sapore della cura, della volontà, della perseveranza, che non sia adeguamento al presente ma utopia di un futuro diverso[1]. Possiamo pertanto allenarci a desiderare, orientando il desiderio, divenire di nuovo soggetti competenti del proprio desiderio[2], operando scelte e perseguendole con la volontà e la fortezza, in un sistema di economia comune che ci concede il metro di riferimento dello stesso desiderio: espressione di una spinta interna che per trovare il proprio adempimento ha bisogno dell’altro da sè[3].

Il desiderio è motore della nostra crescita e di quella della comunità. Noi parti di un tutto, in ambiti di prossimità che ci rendono responsabili e generatori vicendevoli di desideri, aspiriamo ad un tempo lungo, lento, vuoto per essere poi riempito, l’unico tempo che ci concede di costruire quel “castello esteriore”[4] a partire dal “castello interiore”[5]: un moto che parte dal centro dell’interiorità dell’individuo, la quale si fa “vuoto”, esce dal proprio io per andare verso l’altro. «Ecco la grande attrattiva
del tempo moderno:
penetrare nella più alta contemplazione
e rimanere mescolati fra tutti,
uomo accanto a uomo.
» (Chiara Lubich) [6]


[1] cit. Vito Mancuso, in “La Stampa”, 17 giugno 2021
[2] cit. Salvatore Natoli, Perseveranza
[3] Ibidem
[4] Chiara Lubich, La dottrina spirituale
[5] Ibidem
[6] Chiara Lubich, Il grido


L’EDIZIONE SPECIALE di LIBRINFESTIVAL, insieme al FESTIVAL DEL TEMPO, in occasione dei festeggiamenti del decennale, ripercorrerà alcune tappe fondamentali: 

/ Premio Letterario Librinfestival Special Edition: saranno cinque i libri in concorso, giudicati da una giuria mista (popolare e tecnica) che assegnerà il Premio Miglior Libro durante la Cerimonia di Premiazione. Il Premio al vincitore sarà a cura dello storico sponsor della kermesse “Azienda Olio Vitali Sabina Dop”.

/ Presentazione dei cinque testi in concorso, dal mese di marzo al mese di luglio 2025, alla presenza degli autori e in modalità itinerante nel territorio del Lazio; presentazione di altri testi correlati al tema del festival dal mese di aprile al mese di novembre 2025.
 
/ Edizione speciale LIBRINFESTIVAL, insieme al FESTIVAL DEL TEMPO, dal 26 al 28 settembre 2025 a Monterotondo: tre giorni dedicati agli “Allenamenti per il desiderio“. Il programma si articola in momenti diversi: 
Seminario “Il desiderio come cura di quello che c’è“, nel quale saranno coinvolti studiosi e intellettuali, a cura di Alessia Fedeli – psicologa e psicoterapeuta – e di ISKRA. Durante il seminario sarà restituito al pubblico il lavoro sul tema “Desiderio” a cura del Centro Diurno Elianto all’interno dell’esperienza di PCTO con alcune classi del Liceo Scientifico Peano di Monterotondo; seguirà la tavola rotonda “Narrare i desideri che nascono dai territori” per raccontare le esperienze che nascono dai desideri delle diverse comunità. 
Presentazioni libri: saggi e narrativa a cura di Silvia Di Tosti e Librinfestival. 
Workshop letterari a cura di Silvia Di Tosti e Librinfestival.
Mostra itinerante d’arte contemporanea e performativa a cura di Roberta Melasecca e Festival del Tempo insieme a Movimento VulnerarTe APS, come esito di un concorso dal quale verranno selezionate 5 opere. 
Presentazione del progetto “Resistenze – editrici in rete” seconda parte. 
Cerimonia di Premiazione del Premio Letterario Librinfestival Special Edition. 

Edizione speciale LIBRINFESTIVAL, insieme al FESTIVAL DEL TEMPO, dal 21 al 25 maggio 2025 a Genova durante la Genova Design Week con un progetto artistico letterario. 

Le location degli eventi, le date delle presentazioni, gli orari, i titoli, gli autori, gli editori, i relatori e tutti i particolari relativi alle singole attività di tutta la manifestazione saranno dettagliate e confermate al più presto. 

 Librinfestival nasce come festival letterario in forma di concorso, organizzando cinque edizioni consecutive del Premio, dal 2015 al 2020, che hanno visto la partecipazione di autori a livello nazionale e internazionale. La pandemia ha segnato uno stop importante, tuttavia l’associazione ha continuato a dare vita ad eventi, workshop, reading, rassegne letterarie di promozione culturale e della lettura. Grazie all’azione continuativa sul territorio, Librinfestival ha dato un contributo decisivo, insieme ad altre associazioni, affinché la città di Monterotondo ottenesse la qualifica di “Città che legge” per l’anno 2020-2021. 

Il Festival del Tempo è il primo evento in Italia dedicato a disvelare attraverso l’arte e la cultura una riflessione sulla natura del Tempo e sulla sua percezione: un’azione transdisciplinare dove lo scambio e il confronto tra partecipanti e pubblico aiutano a superare le frontiere della conoscenza individuale. Il Festival del Tempo, sotto il patrocinio di Cittadellarte Fondazione Pistoletto ONLUS, lavora sugli obiettivi ONU dell’Agenda 2030, innescando in ogni territorio progetti di rigenerazione mediante una rete diffusa e capillare. Le prime due edizioni si sono svolte a Sermoneta, in provincia di Latina, la terza e la quarta a Genova durante la Genova Design Week, mentre la quinta ha visto due momenti distinti: il primo a Monterotondo, Mentana e Fonte Nuova e il secondo rinnovando la collaborazione con la kermesse genovese. 


INFO
EDIZIONE SPECIALE 2025
LIBRINFESTIVAL con il FESTIVAL DEL TEMPO
Da marzo a novembre 2025
Promosso da: associazione Librinfestivalassociazione blowartISKRA Cooperativa sociale onlus
Con: Movimento VulnerarTe APSKriolla CultureLa Linea d’Ombra lettori, sogni, autori Roma, Dide Distretto del Design. 
Media partner: VulnerarTe Magazine
Con il patrocinio di: Cittadellarte Fondazione Pistoletto ONLUS
Con il contributo di: Azienda Olio Vitali Sabina Dop

CONTATTI

Festival Tempo
Associazione culturale blowart
Roberta Melasecca
tel. +39 3494945612
info@festivaldeltempo.it
www.festivaldeltempo.it

Librinfestival
Associazione culturale

Silvia Di Tosti
tel. +39 3382333224
silviaditosti@libero.it
www.librinfestival.it

ISKRA Cooperativa sociale onlus
Alessia Fedeli
https://iskra.coop/

Il 2025 del Museo Gypsotheca Antonio Canova

Il Museo Gypsotheca Antonio Canova a Possagno (TV), ora visibile nella sua interezza dopo la riapertura dell’Ala Ottocentesca dello scorso dicembre, si prepara a offrire al pubblico una stagione ricca d’iniziative culturali di grande interesse: dalle mostre, che offriranno originali prospettive di scoperta dei capolavori canoviani, ai nuovi laboratori di fotografia, dagli spettacoli teatrali alle proposte didattiche per scuole e famiglie e molto altro ancora.

POSSAGNO (TV)
MUSEO GYPSOTHECA ANTONIO CANOVA
LE MOSTRE, GLI EVENTI, LE INIZIATIVE SPECIALI PER IL 2025

Il 2025 si è aperto con il progetto Aurelio Amendola indaga Canova, sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura con la Strategia Fotografia 2024, che ha portato all’acquisizione di sei immagini di Aurelio Amendola (Pistoia, 1938), uno dei fotografi più attenti che meglio sa cogliere le sfumature di significato delle opere plastiche, frutto di una ricerca profonda e sensibile sul patrimonio canoviano, che arricchiscono il fondo dedicato alle fotografie d’artista, già costituito da tempo e parte integrante del Museo Gypsotheca Antonio Canova.

A corollario dell’iniziativa, si arricchirà l’offerta formativa con due laboratori di fotografia per bambini dai 6 agli 11 anni e un corso completo di fotografia di base pensato per ragazzi dai 12 ai 18 anni. Inoltre, è in programma un ciclo di tre incontri, con Aurelio Amendola (17 maggio), con la Fondazione Alinari per la Fotografia di Firenze (8 marzo) e con il FAST – Foto Archivio Storico Trevigiano di Treviso (5 aprile), che permetterà di esplorare e approfondire lo sviluppo della fotografia di tema canoviano nel corso degli anni.

Il primo appuntamento espositivo è in programma dal 23 marzo al 21 giugno 2025. La rassegna, dal titolo Canova e la nascita della scultura moderna, curata da Elena Catra, presenterà, per la prima volta al pubblico, la Testa di Teseo, uno studio in gesso per il gruppo scultoreo del Teseo sul Minotauro, realizzato a Roma nel 1783 che segna il decisivo passaggio dagli stilemi barocchi agli ideali estetici neoclassici.

La Testa sarà messa a confronto con il modellino della scultura e la sua versione finale in gesso. Il percorso si completa con una sezione allestita nella Casa natale di Antonio Canova dove si troveranno incisioni, documentazioni e pubblicazioni storiche.

Seguirà, dal 22 giugno 2025 al 6 gennaio 2026, la mostra Carlo Scarpa e le Biennali. Opere dalla collezione Luciano Gemin, curata da Mario Gemin e Orietta Lanzarini, che evoca in particolar modo la proficua collaborazione di Carlo Scarpa con la Biennale di Venezia, iniziata nel 1948 e conclusasi nel 1972, attraverso alcune opere della collezione Luciano Gemin. In particolare, verranno presentate le sculture, disegnate in occasione della XXXIV Biennale dal maestro veneziano, per il padiglione “Ambiente” all’interno dell’esposizione “Linee della ricerca: dall’informale alle nuove strutture”, oltre a una serie di vasi in vetro, sempre su disegno di Scarpa, prodotta, tra il 1926 e il 1931, dalla Vetreria Maestri Muranesi Cappellin & C.

In occasione del 250° anniversario della nascita di Giovanni Battista Sartori, erede universale di Antonio Canova, giovedì 30 e venerdì 31 ottobre 2025, al Museo Gypsotheca Antonio Canova si terrà il convegno Giovanni Battista Sartori e l’eredità di Canova.

L’evento, primo appuntamento di un ciclo di incontri finalizzati a promuovere la ricerca, arricchire il patrimonio di conoscenze e divulgare la vita, le opere di Canova e i loro contesti culturali, è curato da Francesco Leone, Paolo Mariuz e Moira Mascotto, e vedrà studiosi ed esperti approfondire tematiche come la gestione dello studio di Canova a Roma dopo la sua scomparsa, la vendita delle sue opere e la creazione di istituzioni dedicate alla conservazione della memoria del Maestro e altro ancora.

Il fine è di favorire la diffusione della cultura canoviana anche tra i giovani. A tal proposito, la Fondazione Canova ONLUS metterà a disposizione cinque borse di studio che copriranno le spese di viaggio, vitto e alloggio per la durata del convegno, garantendo così la partecipazione di altrettanti studenti.

Tra le varie iniziative promosse dal Museo Gypsotheca Antonio Canova, un posto prioritario è occupato dalla proposta didattica, appositamente studiata per coinvolgere un pubblico di visitatori sempre più allargato: gruppi, singoli, scuole e famiglie.

La funzione educativa è infatti tra le priorità del programma del Museo, con un occhio di riguardo soprattutto alle nuove generazioni. Coinvolgere i ragazzi e le ragazze nelle varie attività rappresenta una importante sfida ma anche un obiettivo da perseguire.

Non mancherà l’attenzione a percorsi tematici completi che permetteranno di scoprire la collezione anche attraverso l’esplorazione tattile o che prevedono l’intervento d’interpreti LIS – Lingua dei Segni Italiana.

Il Museo Gypsotheca Antonio Canova conferma anche per il 2025 la propria adesione al Circuito Scarpiano, con l’intenzione di proporre attività legate alla figura dell’architetto Carlo Scarpa nell’ambito della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI.

Tra i vari appuntamenti dell’anno si segnala, inoltre, una rassegna teatrale di quattro spettacoli, in scena tra marzo e settembre, organizzata in collaborazione con Tema Cultura, visite guidate serali alla collezione del museo alla luce delle candele o la partecipazione a eventi europei come la Notte dei Musei.

“Il programma delle attività presentato oggi ci ricorda che Canova è orgoglio veneto, eccellenza italiana e sinonimo di bellezza nel mondo e da secoli rappresenta quell’identità veneta connessa con il gusto estetico e il saper fare artigiano – afferma Cristiano Corazzari Assessore alla Cultura della Regione Veneto -. È una figura di grande rilevanza non solo per il suo straordinario talento artistico, ma anche per il suo impatto culturale e storico. La sua eredità continua a influenzare artisti e visitatori, rendendo il Veneto un importante centro di attrazione culturale.

Nel corso del 2025 questo simbolo dell’arte e ambasciatore della bellezza e della cultura veneta nel mondo, sarà presentato e vissuto attraverso diverse dimensioni come ad esempio mostre, laboratori di fotografia e spettacoli teatrali, ma elemento ancor più importante è il fatto che raggiungerà un pubblico molto vasto e soprattutto saprà rivolgersi alle giovani generazioni attraverso proposte didattiche per scuole e famiglie”.

“Possagno – dichiara il suo sindaco Valerio Favero – è un piccolo paese della pedemontana veneta che conta poco più di 2300 anime, ma, in particolare nel fine settimana, si trasforma in un luogo turistico d’eccellenza, raddoppiando quasi le presenze sul territorio comunale. Questo grazie ad Antonio Canova, a ciò che ci ha lasciato e all’enorme lavoro di promozione svolto. È in questo contesto che si colloca l’ambizioso programma di eventi per il 2025 ricco di approfondimenti, mostre e spettacoli che appassioneranno i nostri visitatori, con l’obbiettivo di aprirsi sempre più ad una dimensione inclusiva della cultura e del nostro museo”.

“Vogliamo che il Museo – ricorda Massimo Zanetti, Presidente della Fondazione Canova Onlus – sia un luogo di accoglienza e ispirazione, dove ogni visitatore possa sentirsi arricchito non solo nella conoscenza dell’arte canoviana, ma anche nel proprio percorso personale. L’attenzione all’accessibilità, alla formazione e alla valorizzazione del patrimonio si intreccia con una visione più ampia, che mette al centro il benessere e l’emozione della scoperta. Con questa nuova stagione, rinnoviamo il nostro impegno nel rendere vivo e dinamico il dialogo tra passato presente e futuro”.

“Custodire l’eredità di Canova – sottolinea Moira Mascotto, Direttore del Museo Gypsotheca Antonio Canova – significa preservarne le opere e, al contempo, mantenerne vivo il dialogo con il nostro tempo. Attraverso mostre, eventi e progetti di studio, ci impegniamo a valorizzare questo straordinario patrimonio, offrendo ai visitatori gli strumenti per un’esperienza condivisa e un’immersione culturale autentica e coinvolgente: un viaggio che invita a riflettere su come l’arte, attraverso le sue forme e il suo messaggio, continui a emozionare, ispirare e stimolare riflessioni universali e senza tempo”.


MUSEO GYPSOTHECA ANTONIO CANOVA
Possagno (TV), via Antonio Canova 74
 
Informazioni:
T. 0423.544323; E. posta@museocanova.it
 
Sito internet
www.museocanova.it
 
Social
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Instagram: @museocanova
Linkedin: www.linkedin.com/company/museo-canova
Youtube: www.youtube.com/@museocanova
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Marta Pedroli | M. +39 347 4155017 | E. marta.pedroli@clp1968.it
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Fondazione Cariparma: Donne allo Specchio

Un percorso multisensoriale tra manifesti pubblicitari, abiti d’epoca e opere d’arte di Boldini, Mariani e Alciati della Collezione Bruson di Fondazione Cariparma che illustra i diversi ruoli della donna all’interno della società tra Otto e Novecento.

Fondazione Cariparma presenta
 
Donne allo Specchio
Eleganza, emancipazione e lavoro nella moda tra ‘800 e ‘900
 
a Palazzo Bossi Bocchi dall’8 marzo al 25 maggio 2025

In occasione della Giornata Internazionale dei diritti delle donne Fondazione Cariparma inaugura, presso la sede di Palazzo Bossi Bocchi, la mostra “Donne allo Specchio. Eleganza, emancipazione e lavoro nella moda tra ‘800 e ‘900”, percorso espositivo multisensoriale dedicato alla moda e ai diversi ruoli della donna in questo particolare periodo storico. Attraverso un viaggio nel mondo della moda – intesa non solo come un fenomeno estetico ma anche come un sistema di produzione manifatturiera e industriale – la mostra ha l’obiettivo di mettere in luce il progressivo e lento processo di emancipazione della donna e i cambiamenti di costume che ne sono scaturiti.

L’esposizione, aperta al pubblico dall’8 marzo al 25 maggio, si snoda lungo cinque spazi in cui sono allestite le opere: dipinti e disegni – tra cui opere di Giovanni Boldini, Pompeo Mariani e Ambrogio Antonio Alciati, appartenenti alla Collezione Bruson di Fondazione Cariparma insieme a manifesti pubblicitari, riviste di settore italiane e francesi, cataloghi di moda, abiti e accessori originali dell’epoca.

Per la prima volta le opere in mostra sono accompagnate da didascalie interattive, curatoriali e tematiche, dedicate ai più piccoli, tattili e olfattive.

Manifattura, industrializzazione e lavoro femminile sono alla base della storia della moda in Italia, e anche Parma ha significative vicende da raccontare. – ha commentato Franco Magnani, presidente di Fondazione CariparmaTra opulenza e invisibilità in questa mostra abbiamo voluto mettere in evidenza il dualismo nascosto dietro la creazione di oggetti alla moda, testimonianza non solo dei cambiamenti nei costumi ma anche della lotta per i diritti e del percorso di accettazione sociale delle donne”.

Alla fine dell’Ottocento si registrano, su scala nazionale, circa un milione e mezzo di donne lavoratrici nell’industria tessile, nella produzione di biancheria, nelle stirerie e nel commercio della moda. Anche Parma riflette questa dinamica, illustrata in apertura della mostra con una panoramica sul settore tessile parmense e sulla produzione di busti per signora di cui si possono ammirare alcuni esempi esposti, curata dall’Archivio Storico del Comune di Parma. Tale attività, che raggiunge il suo apice agli inizi del secolo sarà segnata, nel 1907, dal primo sciopero delle bustaie di Parma che, guidate da Alceste De Ambris, segretario della Camera del Lavoro, si ribellarono ai salari inadeguati e alle condizioni di lavoro insopportabili e portarono alla sospensione della produzione di busti per cinquanta giorni.

Nello stesso periodo, Parma vanta anche una consolidata tradizione nell’industria profumiera all’interno della quale le donne furono impiegate in diverse fasi della produzione. La “Violetta di Parma”, la “Duchessa di Parma” e “Acqua di Parma” sono le fragranze più celebri dei marchi Borsari e OPSO (Officina Parmense Sostanze Odorose) che si imposero nel settore profumiero.
Nel panorama nazionale la produzione di merletti è un’altra importante manifattura che vede la manodopera femminile protagonista. La mostra ne fornisce alcuni spunti anche grazie alla collaborazione con il Museo del Merletto di Burano.

Il percorso espositivo prosegue con un approfondimento sulla borghesia ottocentesca, la nuova classe emergente che, grazie allo sviluppo economico, utilizza la moda come espressione del proprio successo. La donna di questi anni ha un ruolo ancora subordinato alla figura maschile; stretti busti e gonne vaporose, abiti elaborati e difficili da portare sanciscono il confinamento della donna nella dimensione domestica. Una condizione che si riflette anche nell’arte dell’epoca come si evince dai ritratti di Boldini e Bocchi in mostra, ma anche dagli abiti, dai corpetti e dai busti esposti, in prestito dalla Collezione abiti antichi di Camilla Colombo.

Il desiderio di distinzione della nuova classe borghese, che ricerca l’eleganza a costi accessibili, determina una profonda trasformazione dei modelli di consumo nelle città europee dove sorgono i primi grandi magazzini, templi innovativi del commercio. Questi nuovi spazi commerciali non si limitano alla semplice vendita, ma offrono al pubblico un’esperienza immersiva. Le strategie promozionali si fanno sempre più innovative: i cataloghi illustrati permettono di sfogliare comodamente da casa le ultime novità, i grandi manifesti pubblicitari colorano le città, mentre le inserzioni pubblicitarie sui quotidiani e sui periodici femminili amplificano il desiderio, facendo leva sulle aspirazioni della nuova clientela. Con il progressivo aumento dell’alfabetizzazione femminile, infatti, prende piede il giornalismo di moda – a cui è dedicata un’intera sala espositiva dove è possibile sfogliare riviste femminili italiane e francesi, fra cui Margherita. Giornale delle Signore Italiane, e cataloghi di moda, in versione digitale attraverso uno schermo touchscreen.

Nell’ultima parte espositiva la mostra si sofferma sull’inizio del nuovo secolo che segna l’avvio di un lento ma progressivo processo di emancipazione femminile con la donna nuova protagonista degli spazi pubblici del divertimento – come caffè, casinò e teatri – prima riservati al solo pubblico maschile.
Le attrici, protagoniste anche di alcuni disegni in mostra, sono le nuove muse ispiratrici della moda femminile. La bellezza e l’eleganza diventano espressione di un nuovo protagonismo femminile. I dipinti di Boldini, Mariani, Alciati e De Strobel, testimoni di questa nuova tendenza, sono accompagnati da didascalie di approfondimento, tattili e olfattive studiate in collaborazione con Mouillettes & Co e Cartongraf che aiutano il visitatore a meglio comprendere il clima dell’epoca.

Con lo scoppio della Grande Guerra la donna acquisisce una nuova autonomia e inizia a ricoprire un ruolo attivo nella società. Le tendenze degli anni ‘20 e ‘30 del Novecento rispecchiano quindi la nuova figura femminile che lavora, fa sport e guida l’automobile, e che abbandona quindi il busto per indossare abiti dalle linee dritte, copricapi sobri e minimali e tagli di capelli corti, nuovo simbolo della donna indipendente e audace.

La mostra è arricchita da 10 appuntamenti collaterali, per adulti e per bambine e bambini, che si terranno a Palazzo Bossi Bocchi durante il periodo di apertura della mostra. Inoltre è in programma sabato 10 maggio un evento esperienziale dal titolo Atelier a Palazzo, aperto al pubblico che immergerà i visitatori nell’atmosfera della Belle Èpoque attraverso un percorso multisensoriale tra moda, make-up e fragranze che consentirà loro di rivivere il costume dell’epoca.

Il calendario degli appuntamenti:
Voci da fuori
 
domenica 9 marzo ore 17
Stecche e trine. Lo sciopero delle bustaie del 1907: tra corsetti e diritti una piccola e grande rivoluzione
a cura di Francesca Belmessieri e Francesca Speculati – Archivio Storico Comunale di Parma
domenica 16 marzo ore 17
Eros e virtù. Donne e costume tra ancient regime e morale borghese
a cura di Margherita Becchetti
 
domenica 30 marzo ore 17
Maschette e angeli del focolare. Donne e bellezza nell’Italia fascista
a cura di Margherita Becchetti
 
domenica 6 aprile ore 17
Il rossetto dalle origini ad oggi: storia e significati
a cura di Rosanna Spadafora – Artificio Cooperativa
 
domenica 13 aprile ore 17
Belle Époque: un racconto al femminile
a cura di Isotta Langiu – Artificio Cooperativa
 
domenica 11 maggio ore 17
Veli, tuniche e gioielli: il fascino della moda femminile nell’antichità
a cura di Benedetta Govoni – Artificio Cooperativa
 
A misura di bambino
 
Creiamo insieme accessori, moda e … manifesti!
Ciclo di laboratori pratici in cui i bambini insieme alle loro famiglie potranno creare i loro personali accessori di moda, vestiti di carta, gioielli antichi e manifesti pubblicitari, come in un vero e proprio atelier!
I laboratori vogliono promuovere l’importanza dell’arte come mezzo di espressione personale e incoraggiare i giovani a sperimentare con materiali diversi e a pensare fuori dagli schemi.
 
sabato 22 marzo ore 16:30
Un ventaglio fa… primavera! (laboratorio dedicato ai bambini dai 5 ai 10 anni)
a cura di Rosanna Spadafora – Artificio Cooperativa
 
sabato 12 aprile ore 16:30
Un manifesto speciale! (laboratorio dedicato ai bambini dai 6 ai 10 anni)
a cura di Rosanna Spadafora – Artificio Cooperativa
 
sabato 10 maggio ore 16:30
Atelier Belle Époque: crea e vesti le tue bambole di carta (laboratorio dedicato ai bambini dai 5 ai 10 anni) 
a cura di Isotta Langiu – Artificio Cooperativa
 
sabato 17 maggio ore 16:30
L’oro degli Etruschi (laboratorio dedicato ai bambini dai 7 ai 10 anni)
a cura di Maria Chiara Mastroianni – Artificio Cooperativa

Ufficio Stampa Fondazione Cariparma
Benedetta Benecchi – Responsabile Area Comunicazione
benecchi@fondazionecrp.it
Chiara Alfieri – Addetta alla Comunicazione
alfieri@fondazionecrp.it

Milano: Alla M77 Gallery una delle rappresentanti più accreditate dell’astrattismo italiano

Fra le artiste italiane, Carla Badiali (1907-1992) è una delle poche a poter essere inquadrata nell’ambito di quella che Lea Vergine definì “l’altra metà dell’avanguardia” sottolineando l’apporto dato dalle donne all’evoluzione della pittura italiana nella prima metà del secolo scorso.

“…un cadenzato fermento di linee e di colori effusi di calore cromatico e di delicata poesia compone la trama vistosa di una vastissima passione artistica che segna l’avvento sicuro del suo inconfondibile contributo all’arte assoluta”.

Alberto Sartoris, Carla Badiali, in “Origini”; Roma, 1942.

MILANO
M77 GALLERY
20 GENNAIO | 15 MARZO 2025
 
CARLA BADIALI
Geometria e poesia
 
L’esposizione ripercorre l’intera carriera di una delle rappresentanti più accreditate dell’astrattismo italiano, attraverso oltre 50 opere, tra dipinti, disegni e collage.
 
A cura di Luigi Cavadini

Fra le artiste italiane, Carla Badiali (1907-1992) è una delle poche a poter essere inquadrata nell’ambito di quella che Lea Vergine definì “l’altra metà dell’avanguardia” sottolineando l’apporto dato dalle donne all’evoluzione della pittura italiana nella prima metà del secolo scorso.

A Carla Badiali, protagonista dell’Astrattismo comasco, la galleria M77 di Milano dedica, dal 20 gennaio al 15 marzo 2025, un’ampia retrospettiva, organizzata in collaborazione con gli eredi dell’artista, dal titolo Geometria e poesia.

La rassegna, curata da Luigi Cavadini, storico e critico dell’arte, a cui si deve il Catalogo generale della sua opera, ripercorre l’intera carriera di Carla Badiali, lungo ben sei decenni di attività, dalla prima metà degli anni Venti fino alla fine degli anni ottanta, attraverso oltre cinquanta, tra dipinti, disegni e collage.

Il percorso espositivo si apre con la fase legata alla figura, riconducibile a un breve arco temporale, all’incirca tra il 1925 e il 1932, tra cui spicca il delicato Autoritratto(1926), un pastello colorato su carta e prosegue con il suo ingresso nell’ambito dell’arte astratta, tra il 1932 e il 1934, benché come lei stessa ha più volte sostenuto “non sono mai passata da un periodo figurativo a uno astratto. Ho cominciato subito con le composizioni astratte”.

Carla Badiali fu, fin da subito, dentro all’esperienza di quel cenacolo di artisti, passato alle cronache come “Gruppo Como”, contribuendo al dibattito artistico e di confronto con gli astrattisti milanesi riuniti attorno alla Galleria del Milione, in un momento in cui alle donne non veniva dato molto credito, ma forte del sostegno e degli stimoli a percorrere la strada dell’astrazione di Manlio Rho, una delle figure di riferimento, assieme a Mario Radice, dell’avventura astratta sorta sulle rive del Lario.

Esemplari di quegli anni, a cavallo tra gli anni trenta e quaranta, sono le Composizioni, dove elementi di libera geometria, esaltati da una attenta e precisa scelta di colori, s’inseriscono in uno spazio virtuale.

Parallelamente alla sua ricerca geometrica, le opere di Carla Badiali assumono un valore lirico e musicale di grande rilevanza. È il caso della serie Le vent se léve, ben documentata in mostra, in cui le forme essenziali fluttuano sulla tela o sulla carta, che l’avvicinano al lirismo di Osvaldo Licini o, ancor di più, a Vassily Kandinsky, riletto in assoluta originalità, a dimostrazione di una ormai raggiunta autonomia linguistica.

È questo il periodo – siamo agli inizi degli anni quaranta – che segna la sua prima affermazione sul palcoscenico dell’arte pubblica, dapprima con l’adesione al gruppo Valori Primordiali, che nasce dall’entusiasmo della omonima rivista fondata da Franco Ciliberti, quindi al Gruppo Primordiali Futuristi, assieme a Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri, Marcello Nizzoli, Mario Radice, Manlio Rho, Osvaldo Licini, Giuseppe Terragni e Alberto Sartoris, che portò alla formulazione del manifesto e alla denominazione definitiva di Gruppo Primordiali Futuristi Sant’Elia.

L’entrata nell’orbita di Marinetti fu di grande importanza per gli astrattisti comaschi, cui venne riservata un’intera sala alla Biennale di Venezia del 1942, nella quale Carla Badiali espose tre opere, e concesse loro l’opportunità di essere presenti alla Quadriennale di Roma del 1943.

In virtù degli strascichi dolorosi della guerra e del rinnovato impegno nel dare nuova vita al suo studio di disegno tessile che ebbe straordinaria fortuna in Italia e all’estero, con le collaborazioni, tra gli altri, con Hubert de Givenchy e con Pierre Balmain, gli anni cinquanta e i primi anni sessanta passarono sotto silenzio. Fu la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1966 a dare slancio alla sua ricerca artistica.

La rassegna dà inoltre ampio riscontro dell’uso della tecnica del collage, luogo di sperimentazione e di scansione spaziale e plastica, ma che Carla Badiali considerava lo strumento più immediato, forse più efficace del disegno, per assegnare alle forme la loro giusta collocazione, ideale base progettuale per futuri lavori e che ha accompagnato la sua ricerca fino nel pieno degli anni ottanta.

La mostra, a trentacinque anni dall’antologica tenuta Como nel 1990, si chiude con un rapido excursus sull’astrattismo comasco e sui suoi esponenti che per tutta la vista hanno continuato una ricerca in ambito astratto, da Manlio Rho a Mario Radice, da Aldo Galli a Carla Prina ad Alvaro Molteni.

Carla Badiali nasce a Novedrate (CO) nel 1907. Dopo pochi anni, si trasferisce con la famiglia in Francia a Saint-Étienne, dove si dedica alla musica e all’arte. Tornata in Italia, a Como, prosegue i suoi studi presso l’Istituto Nazionale di Setificio. Dopo le prime opere degli anni venti, raffiguranti paesaggi e nature morte, l’artista si avvicina all’astrattismo tra il 1933 e il 1934. Nel frattempo, si dedica all’arte applicata nel campo del tessile, organizzando e gestendo un importante laboratorio. Nel 1938 aderisce al gruppo Valori Primordiali, di cui fanno parte anche Terragni e Lingeri e due anni dopo sottoscrive il Manifesto del Gruppo primordiali futuristi Sant’Elia. Partecipa a una serie di prestigiose esposizioni, tra cui la XXIII Biennale di Venezia nel 1942 e la IV Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma nel 1943. La produzione artistica di Carla Badiali s’interrompe a causa del secondo conflitto mondiale, ma riprende a esporre già nel 1951; da questo momento in poi, l’attività prosegue fino alla sua morte, avvenuta a Como nel 1992.


Un Estratto dal testo in catalogo

La mostra che M77 dedica a Carla Badiali ha l’ambizione di raccontare tutto il suo percorso artistico lungo ben sei decenni partendo da opere figurative della seconda metà degli anni Venti del ‘900 per accompagnarla poi nel mondo dell’astrazione geometrica che si dipana nel tempo fino alle ultime opere, collage soprattutto, eseguite alla fine degli anni Ottanta.

L’artista si qualifica storicamente negli anni Trenta quando anche in Italia – e in particolare nelle città di Como e di Milano – matura una ricerca astratta che può aspirare a un confronto con quanto sta già avvenendo in varie parti d’Europa dove Parigi è diventata luogo di creazione e di attrazione per quanti non si accontentano più di un’arte accademica di tradizione e non al passo con i tempi.

L’esperienza del futurismo con le istanze innovative e provocatorie che hanno segnato, nelle sue varie fasi, i primi decenni del secolo e che hanno trovato un’attenzione non superficiale anche in altre parti d’Europa, aveva già scardinato alcune delle certezze del passato. Ciononostante quello che avviene nelle due città lombarde in quegli anni diventa stimolo ad una creatività che si libera da una stretta dipendenza dalla realtà dei luoghi, delle persone e delle cose.

Carla Badiali, la cui formazione all’arte ha basi precoci (il padre le insegna a dipingere ad olio) e si approfondisce con gli studi al Regio Istituto Nazionale di Setificio (sezione disegno) di Como dopo il rientro con la famiglia dalla Francia dove aveva frequentato le scuole primarie, ha una prima stagione figurativa in cui affronta i vari generi della pittura di tradizione, dal ritratto alla natura morta, al paesaggio. Lo scatto che la conduce nell’ambito dell’astrazione si ha quando, tra 1932 e 1933, a seguito della costituzione in Como del Circolo della Vela, le perviene l’incarico di predisporne un pannello illustrativo. Il lavoro di costruzione e composizione di esso si avvale di una ricerca sviluppata attraverso una serie di bozzetti che, come ho recentemente scritto nel libro Astrattismo storico comasco (Nomos edizioni, 2024), “appare decisamente innovativa rispetto alla sua formazione e alla sua pittura di carattere eminentemente figurativo: l’immagine che va a definire si compone di figure geometriche rettangolari e di forme dai contorni curvilinei che opportunamente richiamano nella parte centrale il rigonfiamento delle vele e sottolineano, specie nei primi studi, sia il fluttuare dell’aria nelle curve a sviluppo verticale che il vibrare delle onde negli sviluppi orizzontali”.

Questa sua prima opera astratta, nata proprio come semplificazione di una rappresentazione della realtà, introduce l’artista a una possibilità espressiva che ne indirizzerà la produzione per tutto il resto della sua lunga esistenza. Prendono quindi corpo dipinti in cui all’inizio si percepiscono echi di figurazione e che ben presto si liberano da qualunque riferimento per concentrarsi su immagini composte da elementi di libera geometria che si articolano – ora fluttuanti ma organizzati, ora rigorosamente inquadrati in una costruzione verticale-orizzontale – in uno spazio virtuale che li rende felicemente espressivi.

(…) Tutto questo si materializza in anni intensi di lavoro nel corso di un decennio in cui, grazie in particolare a Giuseppe Terragni (ma anche a Pietro Lingeri e Cesare Cattaneo) si assiste al maturare dell’architettura razionalista da una parte e, dall’altra, prende vigore l’attività di pittori come Manlio Rho e Mario Radice, che pure sperimentano una poetica astratta. Si costituisce così in città nello studio dei due artisti una sorta di cenacolo culturale in cui ritrovarsi a parlare di arte e architettura e a confrontarsi sulle trasformazioni dell’arte in ambito internazionale e sulle prove e le novità delle rispettive esperienze creative. Un cenacolo che, soprattutto per quanto riguarda il coté artistico, ha fatto spesso parlare di Gruppo Como, anche se non si trattò mai di un gruppo attivo sulla base di un progetto comune o operante in sinergia.

(…) Fra i frequentatori del cenacolo comasco compare anche Carla Badiali, una donna in tempi cui alle donne non era dato molto credito – e non solo nell’arte – ma che non ha timore di sottoporre i propri lavori agli altri partecipanti forte del sostegno di Manlio Rho, che, come lei stessa ha più volte dichiarato, l’aveva stimolata fin dall’inizio a percorre la strada dell’astrazione, che riteneva (e a ragione) a lei congeniale. Certo diverso era l’atteggiamento di Mario Radice che sembra ammettere a fatica, attribuendole una tarda comparsa nel mondo dell’arte.

(…) Le prime uscite pubbliche di Badiali come artista avvengono con l’adesione al gruppo “Valori primordiali” nel 1938 e con piccole presenze nel 1941 alla III Mostra del sindacato nazionale fascista di Belle Arti nel Palazzo dell’arte di Milano e alla Mostra del “Gruppo primordiali futuristi Sant’Elia” alla Galleria Ettore Mascioni, sempre a Milano. Ma, decisamente significativa, è la partecipazione con un nutrito gruppo di comaschi alla XXIII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1942 accolti nel Padiglione del Futurismo Italiano curato da Filippo Tommaso Marinetti. (…) definizione di “dinamismi astratti” alle opere degli astrattisti comaschi (assolutamente assenti in quel contesto i milanesi!) fu attribuita da Marinetti stesso, che voleva accreditare questi artisti come continuatori del movimento futurista e quella dicitura fu imposta come titolo a tutte le loro opere, così, ad esempio, la Composizione in rosa di Badiali divenne per quella occasione Dinamismo astratto in rosa.

Nell’anno successivo, 1943, anche la IV Quadriennale di Roma ospiterà, sempre nelle sale futuriste e per gli auspici di Marinetti e Sartoris, la pattuglia dei comaschi, eccettuati Cattaneo e Torno.

In questi primi anni Quaranta, anni di guerra, Carla Badiali, molto impegnata tra il suo lavoro di imprenditrice nel campo del disegno per tessuti che nel 1943 dovrà abbandonare, riserva poco tempo alla ricerca d’arte che si concentra su un interessante ciclo da lei intitolato Le vent se lève che rappresenta il più alto livello di poesia di tutta la sua produzione: un segno grafico-pittorico percorre le superfici della carta bianca o della tela dal fondo uniforme, volute danzanti e leggere alludono senza descrivere, si rincorrono in un movimento festoso, sembrano placarsi per poi ripartire. Poesia pura ma anche musica.

Siamo dentro quello che potremmo definire un canto del cigno perché con queste opere si interrompe praticamente la sua produzione, certo anche per le problematiche legate al momento storico con il fascismo e le leggi razziali. Nel febbraio 1944 sposa Alessandro Nahmias, ebreo, che sarà una figura importante della Resistenza, lei stessa ne è coinvolta e, arrestata, finisce a Villa Triste e poi a San Vittore, incinta del primo figlio, dove viene liberata mentre il marito finisce a Mauthausen, da cui riuscirà a tornare.

(…) Arriva nel frattempo nel 1966 la XXXIII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia che propone una rassegna dal titolo Aspetti del primo astrattismo italiano. Milano-Como 1930-1940 curata da Nello Ponente che dà il giusto inquadramento storico di quell’avanguardia fino a quel momento non pienamente compresa.

Carla Badiali sembra rinascere. Ora può dedicarsi completamente alla pittura, sempre più nel segno della semplificazione. Arriva, nel 1968, a realizzare composizioni multimateriche come le due grandi stele in legno, metallo e tasselli dipinti, dalla suggestiva valenza lirica. Sono proprio questi rilievi a guidare l’artista ai primi collage che non siano più solo progetti di pittura, ma che assumano un valore autonomo. Appare particolarmente interessante assistere alla combinazione di linee grafiche (rette e/o archi di cerchio), quadrati e successivamente altre forme geometriche piane, che negli accostamenti e nella leggerezza di un rilievo di carte e cartoncini solleciti una stesura pittorica. E ci si può sorprendere di come la mutazione di tecnica non vada a detrimento della qualità espressiva.

(…) Gli anni estremi del suo lavoro d’artista sono dedicati quasi esclusivamente ai collage, in particolare a piccole realizzazioni che ambirebbero altri passaggi di esecuzione, in formati più grandi o addirittura in pittura. Ma ad un certo punto anche l’acrilico, che da una certa data aveva sostituito l’olio, diventa faticoso da realizzare con la precisione che sempre l’aveva contraddistinta.

In questo suo lungo viaggio Carla Badiali ha intrecciato la sua geometria con spirito leggero, sostenuta da una molteplicità di colori luminosi e vivi nei rapporti e nei contrasti, permeando tutto di una lucida poesia.


CARLA BADIALI. Geometria e poesia
Milano, M77 Gallery (via Mecenate 77)
20 gennaio – 15 marzo 2025
 
Orari di apertura:
dal martedì al sabato, dalle 11.00 alle 19.00
 
Ingresso libero
 
Informazioni:
T. +39 02 84571243
E. info@m77gallery.com
 
Sito internet:
M77gallery.com
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Ilenia Rubino | M. +39 333 2238560 | E. ilenia.rubino@clp1968.it
T. + 39 02 36755700 | www.clp1968.it
 

DA OGGI a Palazzo Reale di Milano 80 artisti contemporanei

“DA CINDY SHERMAN A FRANCESCO VEZZOLI.
80 ARTISTI CONTEMPORANEI”

7 marzo – 4 maggio 2025
Palazzo Reale, Milano

Promossa da Comune di Milano – Cultura, da Palazzo Reale e dalla Fondazione Giuseppe Iannaccone, con la produzione esecutiva di Arthemisia, la mostra è a cura di Daniele Fenaroli con la consulenza scientifica di Vincenzo de Bellis, e rappresenta un’occasione unica per esplorare i temi della contemporaneità attraverso il punto di vista degli artisti tra i più noti a livello internazionale.

Allestita in 11 sale, poste al piano terra di Palazzo Reale, l’esposizione dedica lo spazio in apertura a Cindy Sherman, artista emblematica, i cui 6 lavori aprono un’immediata riflessione sull’identità femminile, sul corpo e la sua libera disponibilità e ci introducono in un percorso i cui temi cruciali – dall’identità di genere a quelle legate alla cultura o alle tradizioni di appartenenza – sono indagati e rappresentati secondo la sensibilità di ogni artista presente.

A seguire artisti come Nan Goldin, Mattew Barney e Kiki Smith, Francis Alys, Elizabeth Peyton, Francesco Vezzoli e Dana Schutz, fino a Jennifer Packer e Hayv Kahraman, e molti altri.

L’insieme delle opere esposte evoca all’interno di ogni sala un motivo, una tendenza o un tema centrale nella produzione artistica contemporanea: dalla riflessione sul corpo, all’identità di genere e all’orientamento sessuale, ai diritti civili e ad ogni qualsivoglia ricerca di libertà, a temi quali la solitudine, l’introspezione, l’indagine sulle dinamiche di gruppo e di società, lo sfaldamento degli archetipi culturali, fino ad aprirsi sul terreno che fa collidere – ora creando aperture ora chiusure – il mondo naturale con quello artificiale, spesso, frutto dell’uomo contemporaneo.

“La mostra invita i visitatori a intraprendere un viaggio attraverso le molteplici espressioni dell’arte contemporanea, capace di interrogare la nostra società e il nostro tempo con sguardi sempre nuovi – 
dichiara l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi –. Le opere in esposizione esplorano tematiche cruciali come l’identità, il corpo, la memoria collettiva e il rapporto tra realtà e immaginario, restituendo un panorama artistico che riflette e interpreta la complessità del presente. Grazie alla straordinaria selezione di opere e artisti invitati, Palazzo Reale si conferma luogo di confronto e scoperta, arricchendo il programma della Milano Art Week con questo nuovo progetto.”

Questi temi e motivi che si rincorrono costantemente all’interno del percorso espositivo, sono tenuti insieme dal duplice registro reale-immaginario che attraversa tutta la mostra: un viaggio tra sogno e realtà in cui l’allegoria, la mitologia e la leggenda da una parte e la storia, la politica e la società dall’altra si confrontano e intrecciano continuamente.

La mostra rappresenta uno sguardo sulla ricerca artistica del recente passato e del presente, ed è anche un’occasione per riflettere sull’importanza del collezionismo privato nella storia dell’arte.

“È meraviglioso guardare la storia dell’arte e vedere – dichiara Giuseppe Iannaccone, Presidente della Fondazione Giuseppe Iannaccone – come gli artisti abbiano sempre esplorato i sentimenti, le emozioni, i piaceri e i tormenti degli esseri umani. Un’epoca segue l’altra, gli artisti si adattano ai fattori sociali ed economici della scena mutevole, inventando nuove forme di poesia; ma il cuore umano resta lo stesso e riesco a vedere un’essenza comune, una componente poetica condivisa, in ogni periodo dell’arte.”

La mostra, parte del programma della edizione 2025 di Milano Art Week, vede come sponsorDeutsche BankSpada Partners e Atitech; come sponsor tecnicoOpen Care – Servizi per l’arteARTE Generali – Agenzia Milano TeodoricoTenuta Sarno 1860Donnachiara – Montefalcione e Petilia – Altavilla Irpina; come media partnerIGP Decaux e come mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale.
Catalogo edito da Allemandi.

Data la forte valenza sociale per i temi trattati quali i diritti fondamentali, la parità di genere, la non discriminazione e l’inclusione sociale, la mostra ha ottenuto per la cerimonia di apertura del 6 marzo l’alto patrocinio del Parlamento europeo.


Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Ufficio stampa e Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it
+39 345 7503572
Ufficio Stampa Comune di Milano
comunicazione.ufficiostampa@comune.milano.it

Ufficio Stampa Fondazione Giuseppe Iannaccone
Lara Facco P&C press@larafacco.com | T. +39 02 36565133
Lara Facco | lara@larafacco.com
Alberto Fabbiano | alberto@larafacco.com
Andrea Gardenghi | andrea@larafacco.com

Il seduttore. Il rinnovamento dell’immagine maschile al tempo di Casanova | Museo di Palazzo Mocenigo

Il 2025 è l’anno dedicato a Giacomo Casanova e Fondazione Musei Civici di Venezia si prepara al primo capitolo di un’indagine dedicata al celebre scrittore, poeta, avventuriero, diplomatico con uno sguardo approfondito nel suo tempo, sui cambiamenti estetici e sociali che hanno ridefinito il concetto di eleganza e seduzione nell’uomo del XVIII secolo: con l’esposizione Il seduttore. Il rinnovamento dell’immagine maschile al tempo di Casanova che esplora l’evoluzione della moda maschile nel Settecento, secolo in cui nasce la modernità dell’abbigliamento maschile. Al Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume dal 7 marzo al 27 luglio 2025. 

Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo

7 marzo – 27 luglio 2025

A cura di Roberta Orsi Landini e Chiara Squarcina

Attraverso l’allestimento negli ambienti evocativi e scenari di vita quotidiana del Museo di Palazzo Mocenigo, con prestigiosi esemplari provenienti dalle sue ricche collezioni accanto a prestiti dal Museo Stibbert di Firenze, la mostra mette in luce come l’abbigliamento maschile abbia subito una progressiva trasformazione: da espressione di potere e forza a simbolo di raffinatezza, cultura e sensibilità. La moda del tempo, che si codifica principalmente nel completo di tre pezzi – marsina, gilè e calzoni – si affina e si semplifica, abbandonando le ridondanze dei secoli precedenti e anticipando l’eleganza discreta che ancora oggi caratterizza il vestire maschile.

L’esposizione si articola in diverse sezioni tematiche, ciascuna dedicata a un aspetto cruciale della metamorfosi dell’immagine maschile. 

La vita di società, il Settecento come secolo della conversazione, dei salotti e della mondanità. La figura maschile, un tempo caratterizzata da abiti sontuosi e carichi di simbolismo, si adatta a un nuovo modello di seduzione: non più ostentazione di forza, ma arguzia, cultura e galanteria. 

La marsina: verso un fascino rassicurantel’influenza dell’Illuminismo porta a una semplificazione dell’abito maschile. La marsina perde la sua rigidità e le sue decorazioni fastose per assumere una linea più essenziale e sofisticata.  

Le armi della seduzione: i colori, la seta. Venezia, come altre capitali della moda, gioca un ruolo chiave nella produzione di tessuti raffinati, con sete dai disegni innovativi e colori audaci che definiscono l’eleganza maschile del tempo. 

Il gilé, ovvero lo svelamento della personalità: questo elemento dell’abbigliamento diventa il dettaglio distintivo del gusto individuale, con ricami e motivi che rivelano la personalità e le inclinazioni di chi lo indossa. 

Il fasto della corte. Gli abiti e gli accessori di corte erano espressione di potere e status sociale. La magnificenza dei tessuti, l’abbondanza di ricami in oro e argento e ‘uso di pietre preziose caratterizzavano l’abbigliamento dei nobili e degli alti dignitari, sottolineando il loro ruolo nell’élite del tempo.


Informazioni pratiche
Sede: Museo di Palazzo Mocenigo, Venezia
Santa Croce 1992, 30135 Venezia
Date: 7 marzo – 27 luglio 2025
Orari: Dal 01 novembre al 31 marzo: 10.00 – 17.00 (ultimo ingresso ore 16.00) 
Dal 01 aprile al 31 ottobre: 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00)
Chiuso il lunedì
 
Informazioni per la stampa
Fondazione Musei Civici di Venezia
Chiara Vedovetto 
con Alessandra Abbate 
press@fmcvenezia.it
tel. +39 041 2405225
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
Con il supporto di 
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Roberta Barbaro
roberta@studioesseci.net

Disseminazioni: collettiva a Milano

STUDIO D’ARTE DEL LAURO
via Mosè Bianchi 60, Milano 20149

Disseminazioni 
Inaugurazione giovedì 13 marzo ore 18:00
Fino al 30 aprile 2025 

a cura di Cristina Sissa

La mostra è un omaggio al grande albero di alloro che ha dato il nome alla galleria caduto nel luglio 2022. Quasi cinquanta opere dedicate al lauro di quasi altrettanti artisti e visitatori si affiancano in questo luogo di incontro milanese per appassionati d’arte. Un segno d’affetto, una festa che coincide con i venti anni dello spazio espositivo. Le creazioni esposte sono pensieri di segno forte che riescono a tratteggiare il carattere e lo spirito, lirico, serio e anche giocoso dei frequentatori e degli artisti della galleria che le hanno realizzate. Disarticolato in varie opere il lauro risulta così ancora vivo dando forma ed espressione all’anima della galleria.

L’esposizione – aperta dal 13 marzo al 30 aprile 2025 – è accompagnata da un pieghevole con un testo di Cristina Sissa e la riproduzione di tutte le opere in mostra, e s’inaugura giovedì 13 marzo alle ore 18.

Artisti in mostra

Silvia Angelotti, Enzo Badalotti, Milena Barberis, Gianni Baretta, Daniela Barzaghi, Alice Bellati, Narciso Bresciani, Alfredo Casali, Elisabetta Casella, Roberto Casiraghi, Misia De Angelis, Jone Del Balzo, Elena Della Valentina, Mariangela De Maria, Paolo Di Capua, Debora Fella, Alessandro Fieschi, Paola Fonticoli, Franca Frignani, Marianna Gasperini, Paul Goodwin, IBM, Debora Magurno, Egidio Magurno, Maurizio Marino, Lorenzo Mazza, Nora Meneghini, Ayako Nakamiya, Daniele Nitti Sotres, Silvia Paladini, Federico Palerma, Mara Pepe, Nada Pivetta, Mario Raciti, Rossella Rapetti, Paoletta Serralunga, Tetsuro Shimizu, Valdi Spagnulo, Luiso Sturla, Paolo Tatavitto, Maria Tcholakova, Giorgio Vicentini, Mariangela Zabatino


Da Simona Pandolfi <pandolfisimona.sp@gmail.com> 

Roma: Incontro Fioretta Mari presso la mostra “Salvator Dalì – Tra Arte e Mito”

Venerdì 21 marzo, primo giorno di primavera, è la data simbolica scelta per addentrarci nel mondo più femminile della divina commedia: con la speciale partecipazione dell’attrice Fioretta Mari che, attraverso la sua grande interpretazione, ci farà riascoltare in modo unico i canti del sommo poeta. Dall’ingresso agli Inferi a Paolo e Francesca; da Pia de Tolomei a Beatrice; fino all’emozionante preghiera alla Vergine e all’uscita dal Paradiso. L’evento sarà ulteriormente valorizzato grazie alla partecipazione straordinaria della violoncellista e performer Giovanna Famulari.

Roma: Incontro Fioretta Mari presso la mostra “Salvator Dalì – Tra Arte e Mito”

Nel 1950, per commemorare il settecentesimo anniversario della nascita di Dante Alighieri, il governo italiano commissiona a Salvador Dalì, l’illustrazione dei cento canti della Divina Commedia. Il risultato è un capolavoro universale composto da centodue acquarelli, ognuno connesso a un canto dell’opera immortale di Dante. La combinazione di parole e immagini ne potenzia l’aspetto metaforico più profondo, creando un’alchimia di elementi che andremo ad indagare e scoprire grazie al lavoro della divulgatrice Daniela Del Moro, critica e storica d’arte.

Quello del 21 marzo sarà anche il primo di una seria di incontri che proseguiranno fino a giugno.

Salvador Dalì, tra arte e mito, è la grande mostra, record di visitatori dedicata al grande maestro del surrealismo, organizzata da Navigare in partnership con Difesa Servizi , società del Ministero della Difesa, allo scopo di valorizzare i Musei dell’Esercito Italiano  e allestita dal curatore di mostre internazionali Vincenzo Sanfo, con il supporto di un comitato internazionale. La mostra sarà visitabile dal 25 gennaio al 27 luglio 2025 presso il Museo Storico della Fanteria dell’Esercito Italiano, gode del patrocino della Regione Lazio, di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura Italia e di Oficina Cultural de la Embajada de España.

Circa 80 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta a Roma, e provenienti da collezioni private di Belgio e Italia. Disegni, sculture, ceramiche, boccette di profumo, incisioni, litografie, documenti, libri e fotografie conducono il pubblico a immergersi nell’universo daliniano, libero dalla rigidità delle regole, dove la realtà è costituita dai sogni. A completare questo percorso, anche opere di altri autori, dai disegni di García Lorca ai quadri di Mirò, che hanno condiviso con Dalì l’idea di un’arte dal carattere onirico e surreale. 

In apertura del percorso troviamo dei disegni poco noti che García Lorca, grande amico di SalvadorDalì, realizzò tra gli anni ’20 e ’30, nei quali è possibile intravedere una forma embrionale di surrealismoche ispirò Dalì. Tra le opere esposte, molto interessante è la serie delle illustrazioni della Divina Commedia. L’artista le aveva realizzate su commissione dello Stato italiano. Tale affidamento, però, generò perplessità e malcontento, poiché in molti ritennero fosse meglio affidare un simile compito ad un artista italiano, e quindi Dalì si vide revocare l’incarico. A quel punto, disegni e schizzi furono acquistati da una società francese, che vi aveva visto un enorme potenziale artistico, e li rese noti in tutto il mondo.

Salvador Dalì, tra arte e mito 
Date: 25 gennaio – 27 luglio 2025
Luogo: Museo Storico della Fanteria, Piazza di Santa Croce in Gerusalemme, 7, Roma
Orari:
Dal lunedì al venerdì: dalle ore 09,30 alle ore 19,30.
Sabato e domenica: dalle ore 09,30 alle ore 20,30.
Ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura.
Costo biglietto:
€ 15,00 Biglietto intero WEEKEND E FESTIVI
€ 13,00 Biglietto intero Feriali
€ 10,00 Biglietto Ridotto (solo in biglietteria): TUTTI I GIORNI Giovani fino a 14 anni Giornalisti, Universitari, Convenzioni
€ 10,00 Gruppi oltre 10 persone
€ 16,00 Biglietto Open Include ingresso salta la fila
€ 5,00 Scuole
Gratuito Bambini fino a 5 anni
 
Sito web: 
https://www.navigaresrl.com/mostra/salvador-dali-tra-arte-e-mito-2/ 
Per informazioni: 
prenotazioni@navigaresrl.com

Informazioni di contatto
Alessandro Maola
info@alessandromaola.it

Biblioteca Regionale di Messina – Rassegna documentale e bibliografica

Domenica 9 marzo 2025, alle ore 17:30, presso il Salone Eventi della Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina (via Primo Settembre, 117 – Palazzo Arcivescovile) sarà inaugurata l’Esposizione documentale e bibliografia “In occasione del Giubileo 2025 le Basiliche Papali nelle foto, nelle cartoline d’epoca e nelle cartoline fotografiche”. Con la pregevole Mostra, patrocinata dalla “Fondazione Rezza pro Cultura et Caritate” e dall’Associazione “Tota Pulcra”, entrambe presiedute da S. E. Monsignor Jean-Marie Gervais, Prefetto Coadiutore della Basilica di San Pietro in Vaticano, si è inteso celebrare il Giubileo col riappropriarsi della visione della ROMA del Novecento e contemporanea, viaggiando tra arte, fede e società.

Biblioteca Regionale di Messina – “In occasione del Giubileo 2025 le Basiliche Papali nelle foto, nelle cartoline d’epoca e nelle cartoline fotografiche” – Inaugurazione Rassegna documentale e bibliografica, Domenica 9 marzo 2025

La manifestazione culturale, che gode della compartecipazione, anche finanziaria, dell’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e dell’apporto reso dalla Curia Romana a mezzo l’Autorevole Esponente già menzionato, si aprirà con i Saluti Istituzionali delle Autorità presenti. Seguiranno i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice, Avv.Tommasa Siragusa, e il Contributo del Curatore della Mostra, il Collezionista Marco Donato.

L’Evento prevede, altresì, il 4 e l’11 aprile due momenti convegnistici, durante i quali sarà presentato il Catalogo “In occasione del Giubileo 2025 le Basiliche Papali nelle foto, nelle cartoline d’epoca e nelle cartoline fotografiche con breve bibliografia ragionata”: la pregevole pubblicazione racchiude, quindi, le immagini delle cartoline e fotografie oggetto di esposizione.

L’ingresso alla Mostra è gratuito e fruibile fino al 30 aprile 2025 negli orari di apertura al pubblico della Biblioteca. E’ gradita la prenotazione per gruppi, Associazioni, etc.



Post dell’evento saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’iniziativa in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande commenti e domande da rivolgere all‘Autore.

Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO:
Ufficio Relazioni con il Pubblico tel. 090674564 urpbibliome@regione.sicilia.it.


Venezia: Due donne, due scrittrici – Lisa Hilton e Benedicte Delmas

In occasione della Giornata internazionale della Donna, l’Associazione ROSAM è lieta di annunciare il finissage della mostra Seven Skies for Venice di Anna Peter Breton, che si terrà l’8 marzo 2025 presso la Magazzino Gallery di Palazzo Contarini Polignac a Venezia. In questa occasione speciale, l’arte dialogherà con la letteratura in un incontro esclusivo con le autrici Lisa Hilton e Bénédicte Delmas, presentato dalla critica d’arte Roberta Semeraro.

La chiusura della mostra sarà arricchita dalla presentazione di due libri che, pur diversi per stile e ambientazione, condividono una riflessione profonda sul ruolo della donna nella storia, tra potere, indipendenza e spiritualità.

Giornata internazionale della Donna 2025                                           
Marzo Donna-Le Città in Festa-Comune di Venezia 

2 DONNE, 2 STORIE
Incontro letterario con Lisa Hilton e Bénédicte Delmas
in occasione del finissage della personale di Anna Peter Breton 
SEVEN SKIES FOR VENICE
a cura di Roberta Semeraro 

08 marzo  2025 alle ore 17
Magazzino Gallery 
Palazzo Contarini Polignac
Dorsoduro 875, Venezia

Lisa Hilton, storica, autrice di bestseller e membro della Royal Historical Society, presenterà il suo saggio Elizabeth: Renaissance Prince, un ritratto innovativo di Elisabetta I d’Inghilterra. Contrapponendosi alla visione tradizionale della sovrana come “Gloriana” o “Vergine Regina”, Hilton la racconta come un principe rinascimentale, colta, politicamente astuta e profondamente influenzata dall’educazione umanistica del suo tempo. Il libro mette in luce come Elisabetta abbia governato  in un mondo dominato dagli uomini, utilizzando il proprio intelletto, l’arte della diplomazia e la costruzione della propria immagine per mantenere il potere e ispirandosi ai grandi leader del Rinascimento, da Machiavelli ai Medici. Un’opera che ha ricevuto ampi consensi di critica per la sua capacità di restituire un’immagine complessa e moderna della sovrana

Bénédicte Delmas,scrittrice e regista, invece, presenterà il suo romanzo Jeanne, la rebelle de Dieu, ambientato nel 1589, durante le guerre di religione in Francia. La protagonista, Jeanne de Lestonnac, è una donna costretta a scegliere tra il destino impostole dalla società e il proprio cammino di indipendenza. Rimasta vedova, si oppone alle pressioni familiari che la vogliono risposata, preferendo dedicarsi alla spiritualità e all’istruzione, in un’epoca in cui le donne non avevano voce nelle scelte che le riguardavano. La storia di Jeanne si intreccia con i grandi eventi storici del suo tempo, offrendo un ritratto potente di una donna ribelle che ha trovato la sua strada contro ogni convenzione.

A guidare la conversazione sarà Roberta Semeraro, che metterà in luce i punti di contatto tra i due testi e l’arte di Anna Peter Breton. Così come Jeanne ed Elisabetta hanno sfidato i confini imposti 

dalla loro epoca, anche Breton, con le sue opere ispirate ai cieli sospesi sopra Venezia e ai laghi sacri del Kirghizistan, esplora i temi della spiritualità, dell’identità e della memoria, creando un ponte tra passato e presente.L’evento vuole celebrare il talento femminile in tutte le sue forme, dall’arte alla scrittura dalla storia al cinema è inserito nel palinsesto dell’edizione 2025 di Marzo Donna patrocinato dal Comune di Venezia

Originaria dei Paesi Baschi, Bénédicte Delmas ha iniziato la sua carriera nel mondo dello spettacolo interpretando uno dei ruoli principali in una celebre serie televisiva. Successivamente, ha intrapreso un percorso dietro la macchina da presa, dedicandosi alla regia di film per la televisione e perfezionando le sue competenze in sceneggiatura presso la prestigiosa scuola La Fémis.

Il suo debutto come sceneggiatrice e regista per la televisione è avvenuto con il film Elles… les filles du Plessis, che racconta la storia di uno sciopero della fame all’interno di un centro di accoglienza per minorenni incinte. L’opera ha ricevuto numerosi riconoscimenti, confermando il suo talento nel trattare tematiche sociali con profondità e sensibilità.

Con Jeanne, la rebelle de Dieu, Delmas esordisce nella narrativa, portando nella letteratura la sua esperienza cinematografica. Il romanzo, strutturato con un ritmo avvincente e una costruzione corale dei personaggi, mira a coinvolgere un pubblico ampio, affrontando temi complessi con un linguaggio accessibile. L’autrice conserva l’impronta della sua formazione nel mondo della cultura pop, con l’intento di creare una narrazione immersiva che spinga il lettore a seguire i protagonisti fino all’ultima pagina.

Lisa Hilton è una storica e autrice di best-seller, membro della Royal Historical Society. Il suo ultimo libro, The Scandal of the Century (2024), rivisita la vita della prima drammaturga professionista inglese, Aphra Behn, e la sua connessione con eventi storici significativi.

Autrice di sette biografie storiche, tra cui Athenais: The Real Queen of France e Elizabeth, Renaissance Prince, Lisa esplora le vite di donne che hanno influenzato la storia, affrontando temi di misoginia e reputazione. Ha pubblicato anche tre romanzi storici, come The House with Blue Shutters, e un’opera di storia dell’arte, The Death of Cleopatra.

Ha lavorato a diverse serie storiche per la BBC e Arte, inclusi Charles I: Downfall e Elizabeth I’s Secret Agents, e ha collaborato a progetti documentaristici di successo. Sotto lo pseudonimo LS Hilton, ha scritto la serie Maestra, un bestseller internazionale che ha venduto oltre un milione di copie.

Trilingue, Lisa scrive per importanti testate in italiano, francese e inglese. Cresciuta nel nord dell’Inghilterra, ha studiato al New College di Oxford e ha vissuto in diverse città, tra cui New York e Parigi. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Glamour Magazine Writer of the Year nel 2016. www.lisahilton.com


Un nuovo ritratto che rappresenta la regina come si vedeva: non come un’eccezionale donna, ma come un’eccezionale sovrana.

La regina Elisabetta I non esitava a sfruttare le convenzioni cortigiane di genere quando le conveniva, utilizzando il suo “debole e fragile corpo di donna” per ottenere vantaggi politici. Tuttavia, in Elizabeth, la storica Lisa Hilton offre prove convincenti del perché queste famose parole non debbano essere interpretate letteralmente. Attraverso nuove ricerche condotte in Francia, Italia, Russia e Turchia, l’interpretazione innovativa di Hilton presenta una regina che si vedeva principalmente come un principe rinascimentale, utilizzando le astuzie machiavelliane per consolidare la sua posizione.

A un decennio dall’ultima biografia significativa, questa Elizabeth rompe nuovi terreni e ritrae una regina molto meno vincolata dalla sua femminilità di quanto molti trattati affermino. Il testo offre una nuova e complessa prospettiva sulla vita emotiva e sessuale di Elisabetta. È un viaggio affascinante che mostra come una regina appena incoronata, marginalizzata e considerata dai suoi contemporanei europei come l’illegittima sovrana di una nazione paria, sia infine riuscita ad adattarsi per diventare il primo capo di stato modernamente riconoscibile dell’Inghilterra.

1590. Nel pieno delle guerre di religione, Jeanne de Lestonnac, nipote di Montaigne, sfida la corona, la Chiesa e i suoi contemporanei per fondare la prima scuola di istruzione generale per ragazze. Un atto rivoluzionario in un’epoca in cui l’educazione femminile era considerata superflua, se non pericolosa.

Canonizzata nel 1949, Jeanne incarna una figura femminile straordinaria, capace di parlare con forza anche al nostro tempo. A distanza di quattro secoli, il suo percorso solleva interrogativi ancora attuali: cosa significa essere donna in un mondo progettato da e per gli uomini?

Oggi la definiremmo “determinata”, ma nel suo tempo Jeanne era considerata una ribelle, una donna che osava affrancarsi dalle convenzioni e rivendicare la propria indipendenza. Ma affrancarsi da cosa? E come? Da chi o da cosa bisogna liberarsi per diventare pienamente sé stessi? Questa è la ricerca che anima Jeanne, eroina intensa e profondamente moderna, e insieme a lei tutti i personaggi secondari, nei quali è facile riconoscersi.

Jeanne, la Ribelle di Dio è un romanzo autentico e coinvolgente, che affronta con sensibilità il tema dell’educazione femminile, un aspetto fondamentale nel lungo cammino dell’emancipazione delle donne. Che si parli del Rinascimento o del presente, in Francia, in Pakistan, in Iran o altrove, l’accesso all’istruzione continua a rappresentare la chiave per la libertà di pensiero e di autodeterminazione.

Attraverso le vicende di Jeanne, il romanzo restituisce il ritratto di donne che lottano per il diritto di pensare, agire e disporre di sé stesse, scontrandosi con un meccanismo senza tempo: ogni passo verso la libertà genera resistenze, forze che cercano di ricondurle al loro ruolo tradizionale di moglie, madre, figlia… di donna. Ma Jeanne, come molte altre prima e dopo di lei, non si arrende: ciascuna delle protagoniste di questo racconto percorre il proprio cammino fino in fondo, con esiti a volte luminosi, a volte drammatici.

Un romanzo capace di intrecciare storia e riflessione contemporanea, celebrando il coraggio di chi osa ribellarsi.


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