Mostre, editoria e nuovi protagonisti della fotografia contemporanea

Annunciato il programma completo della IV edizione di Liquida Photofestival, in programma dall’8 all’11 maggio 2025, al Polo del ‘900 di Torino. Un nuovo appuntamento per il festival dedicato alla fotografia contemporanea, diretto da Laura Tota e promosso da PRS Srl Impresa Sociale, che da sempre pone il proprio accento sulla scoperta e la valorizzazione dei talenti emergenti della fotografia d’autore italiana e internazionale.

LIQUIDA PHOTOFESTIVAL
IV EDIZIONE
Polo del ‘900 – Torino
8 – 11 maggio 2025

“Il giorno in cui ricorderò” è il tema di questa nuova edizione del festival, un invito a riflettere sul legame tra fotografia e memoria, tra archivi fisici e la crescente smaterializzazione dell’immagine nell’era digitale​. “In un tempo in cui la memoria diventa sempre più liquida” – afferma la direttrice artistica Laura Tota – “vogliamo indagare il potenziale della fotografia nel dare forma al passato e immaginare il futuro”. La scelta del Polo del ‘900 di Torino come sede rafforza questo intento: luogo simbolo della memoria storica, diventa cornice ideale per un racconto visivo che connette il secolo scorso alle sfide del presente.

A partire da giovedì 8 fino domenica 11 maggio, dalle 10:00 fino alle 20:00 (fatta eccezione per la prima giornata dalle 18:00 alle 21:00)le affascinanti sale di Palazzo San Daniele, cuore del Polo del ‘900, faranno da cornice alla manifestazione, ospitando le opere dei migliori autori emergenti, italiani e internazionali, nel panorama della fotografia contemporanea, oltre ad un ricco programma di talk e incontri. I biglietti di ingresso sono acquistabili dal sito: https://www.paratissima.it/liquida-photofestival-2025/.

I PROGETTI E GLI AUTORI IN MOSTRA

Tra le mostre presenti nella sezione Guest Project spazio a “What Echoes Remain – Fotografie e archivi tra Palestina, Ucraina e identità contese“, progetto espositivo esclusivo realizzato da Liquida Photofestival con la curatela di Laura Tota, che mette insieme i lavori di Sofya Chotyrbok, Greg. C. Holland e Varvara Uhlik, per un ciclo di opere che indaga sulle eredità invisibili della guerra, riflettendo sui conflitti non vissuti direttamente, ma che ci abitano, lasciando tracce nei corpi, nelle memorie familiari e nelle identità. Dalla Palestina, indagata da Greg C. Holland, attraverso lo sguardo delle nuove generazioni, al conflitto russo-ucraino documentato da Sofya Chotyrbok e Varvara Uhlik (vincitrice Liquida Grant Full Project), che intrecciano le proprie storie personali, attraversate da ambivalenze culturali (entrambe le autrici hanno radici sia russe che ucraine), in un racconto visivo che coglie la loro pluralità identitaria in costante trasformazione. In “What Echoes Remain” la fotografia diventa strumento di ascolto, di riscrittura, di resistenza.

La sezione EdiTable, lo spazio dedicato all’editoria curato da Vittoria Fragapane, book editor della casa editrice elvetica ArtPhilein, vede in mostra un progetto speciale della fotografa statunitense Katie Prock, “Yesterday We Were Girls“, un lavoro in cui l’autrice rilegge la propria adolescenza trascorsa in una comunità mennonita, segnata da rigide norme religiose e dal peso silenzioso delle malattie mentali familiari. L’opera si presenta come un grande collage composto da centinaia di fogli manipolati visivamente e testualmente: fotografie e poesie scritte a mano si sovrappongono per evocare la natura discontinua della memoria, trasformando la pratica fotografica in un gesto di riscrittura e di cura.

Per Liquida Grant, il macro-contenitore del festival che premia le migliori proposte selezionate da giurie di esperti e operatori del settore, verranno presentati numerosi progetti. La vincitrice del premio Full Project è Varvara Uhlik, con un lavoro già incluso nell’esposizione “What Echoes Remain”. Per la sezione collettiva One Shot, i dieci scatti vincitori sono firmati da: Maria Siorba, Anton Bou, Antonella Castelnuovo, Chiara Tancredi, Federica Baruffi, Gerasimos Platanas, Lydia Toivanen, Cristian Iacono, Ronya Hirsma e Mirko Ostuni.

Artphilein Edition premia l’intenso lavoro di Francesco Pennacchio per il progetto “Unlike Flowers”, un’indagine poetica sulla memoria e la perdita, in cui l’autore ripercorre i luoghi vissuti dalla madre, scomparsa durante la sua infanzia. Il progetto sarà pubblicato in un libro d’autore dalla casa editrice elvetica e presentato durante il festival.

Discarded Magazine, piattaforma online che esplora il potenziale delle immagini scartate e dimenticate, assegna i suoi premi a Marinos Tsagkarakis e Maria Siorba. Il premio Iconic Artist è stato attribuito a tre artisti: Mirko Ostuni, vincitore della cover e di un editoriale nella prossima edizione cartacea del magazine, e Ronya Hirsma e Lydia Toivanen, entrambi selezionati per un’intervista e un approfondimento editoriale. Infine, il premio ImageNation Milan è stato assegnato a Giandomenico Veneziani con lo scatto “Sleeping with the ghosts”.

Nella sezione collettiva Exhibition, Liquida presenta le migliori proposte pervenute tramite call, per un vero e proprio caleidoscopio dei progetti contemporanei più promettenti. In mostra gli scatti di: Julia Bohle, Mattia Bonucci, Chiara Bruno, Salvatore Cocca, Mattia Dagani Rio, Beppe Giardino, Giulia Gustavsen Angelini, Daniela Gobetti, Lorenzo Gonnelli, Yuehan Hao, Giorgia Lippolis, Gianluca Micheletti, Marta Passalacqua, Alberto Rava, Scatti lenti by Giorgio Cerutti, Catia Simões, Marta Valls i Valls, Primo Vanadia, Carmen Woreth, Tianyi Xu e Filippo Zanella.

TALK E LETTURE PORTFOLIO

Liquida Photofestival ospiterà un fitto programma di talk curati da Vittoria Fragapane, che animeranno la sezione EdiTable con incontri, conversazioni e presentazioni editoriali selezionate in sintonia con il concept del festival. Tra gli ospiti: Maximiliano Tineo (Boîte Editions) e Giulia Brivio, esploreranno la migrazione e il concetto di “casa” attraverso fotografie, immagini d’archivio e documenti personali raccolti tra Francia e Argentina; Yvonne De Rosa in dialogo con Simone AzzoniJonathan Lorilla, in conversazione con Laura Tota e Paola Robiolio Bose, presenterà un focus speciale sul nuovo numero di ICONIC e sui talenti emergenti premiati dal Liquida Grant.

Accanto ai talk, tornano il 10 e 11 maggio le attesissime letture portfolio One to One, un’occasione preziosa e gratuita per i fotografi emergenti di confrontarsi direttamente con professionisti del settore. Le sessioni, della durata di 15 minuti, saranno condotte da Laura TotaVittoria FragapaneGian Marco SannaAlex Urso e Rosa Lacavalla, che offriranno un’analisi critica e costruttiva del lavoro presentato, con suggerimenti utili per l’evoluzione progettuale in chiave editoriale, espositiva e narrativa.

UN FESTIVAL PER LA NUOVA FOTOGRAFIA

Liquida Photofestival si conferma un appuntamento imperdibile per appassionati e professionisti: un luogo di incontro, formazione e confronto, dove il linguaggio visivo diventa strumento di narrazione, ricerca e memoria.

Ciò che rende il festival unico è la sua vocazione a valorizzare i talenti emergenti della fotografia contemporanea, offrendo loro visibilità e spazio progettuale. In una settimana ricca di appuntamenti dedicati alla fotografia a Torino, Liquida Photofestival si distingue come piattaforma indipendente e necessaria, laboratorio di nuove visioni e terreno fertile per le autorialità di domani.

Con il patrocinio di Città di TorinoCittà Metropolitana di Torino e Regione Piemonte
In collaborazione con Polo del ‘900
Media Partner: Collater.al Magazine
Official Automotive Partner: Gino Spa, OMODA&JAECOO Italia
Powered by: Paratissima, PRS Srl Impresa Sociale.

CONTATTI:
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UFFICIO STAMPA:
Daccapo Comunicazione
info@daccapocomunicazione.it

Messina: Il Teatro Vittorio Emanuele inaugura la nuova stagione dedicata all’arte contemporanea

Il Teatro Vittorio Emanuele inaugura la nuova stagione dedicata all’arte contemporanea nel Foyer e curata da Solveig Cogliani, esperta per le arti visive.
Con la “preghiera laica” di Patrizia Bonardi come la critica Mariateresa Zagone definisce l’esperienza di annodamento collettivo di bendaggi medici e la sua “arte partecipata”, il teatro si fa dialogo, al suo interno e con l’esterno, sui grandi temi socio-politici e sulle problematiche ambientali.
L’opera di Patrizia è al medesimo tempo potente nel significato e delicata nel significante.
Quasi tutte le opere di Patrizia Bonardi presentano cera d’api su legno e/o su bendaggi medici.
Patrizia Bonardi è un’artista visiva e vive a Bergamo; è fondatrice dello spazio no-profit di ricerca tra arte contemporanea e sociologia, BACS a Leffe. È anche direttrice artistica, presidente e socia dell’associazione Artists.Sociologists.

Il Vittorio Emanuele inaugura la stagione primaverile delle esposizioni di arte visiva.

Sabato 17 maggio alle ore 17,30 vernissage di “Germinale” di Patrizia Bonardi con la partecipazione degli studenti dell’Istituto d’arte La Farina – Basile alla performance dell’artista.

L’esposizione durerà sino al 15 giugno 2025 e sarà visitabile dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.00 e la domenica dalle 10.00 alle 12,30.

Con questo primo evento del 2025 si intende proseguire il percorso espositivo di arte contemporanea avviato nella precedente stagione con i Maestri della collezione della Fondazione Orestiadi e l’esposizione del David di Alessandro Calizza, attraverso l’opera di artisti di rilievo nazionale ed internazionale, che con le loro azioni sono capaci di evidenziare luci e ombre, paure e speranze proprie della nostra contemporaneità, così come, evidenziano il Presidente Orazio Miloro ed il Sovrintendente Gianfranco Scoglio, negli spettacoli teatrali che caratterizzeranno la stagione ed in particolare “Il Colore del sole” che andrà in scena a maggio 2025 suggerito dalle tele del Caravaggio.

Il Global Risks Report 2024 del World Economic Forum 2024 segnala come macro fattori più rilevanti di rischio del nostro presente il peggioramento delle due grandi crisi che caratterizzano questo periodo storico, il cambiamento climatico e le guerre, in particolare in Ucraina e Medio oriente; dall’altra una amplificazione delle tensioni che accompagnano il cambiamento tecnologico e le incertezze legate alle sperequazioni economiche.  Ambiente e Pace sono, dunque, le direttrici su cui si muove questa prima proposta espositiva per il 2025.

E quale migliore forma di comunicazione e di stimolo per la riflessione se non quella costituita dall’arte, che da sempre costituisce mezzo per esprimere idee, bellezza, per descrivere una situazione storica, politica o sociale e per svolgere opera di informazione e di sensibilizzazione.

Si ringrazia Confagricoltura donne Sicilia e l’Azienda agricola Kibbò per la degustazione di miele in occasione del Vernissage.


“…Digli che, se fosse un bambino, non dovrebbe
tormentare i suoi sogni, il bambino non
sarebbe mai dovuto nascere da una madre, ma
dalla terra. Quel bambino è un seme, ricordaglielo,
il seme si trova sottoterra, è qualcosa di ostinato,
più profondo di un tunnel.”

Mai Serhan

Un’arte partecipata, relazionale, un’azione performativa che dà l’avvio ad una mostra decisamente inedita per Messina, che esplora il confine “sottile” fra partecipazione ed obnubilamento della coscienza, fra vacua libertà dell’individuo ottenebrato e capacità di prendere parte all’umanità e al suo stare nel mondo. La preghiera laica di Patrizia Bonardi, un annodamento collettivo di bendaggi medici come pietosissimi grani di un rosario sanguinante con pochi misteri della gioia e troppi del dolore è, in primis, per i bimbi di Gaza e di tutte le guerre del mondo.

Ma Germinale è anche una immensa installazione multipla ed organica, fatta di cellule, opere che pendono, si arrampicano ordinate ai pannelli, invadono lo spazio da camminare e da esperire, è il germinare di forme liriche e leggere da cui siamo esteticamente coinvolti e, parimenti, eticamente interrogati. Una mostra “politica” il cui filo conduttore si snoda lungo una profonda riflessione sul senso di comunità, sui sogni, sulle utopie dell’unica umanità che siamo, sulle relazioni di un homo sapiens che ha tradito il senso collettivo, il senso di appartenenza alla vita tutta, dall’altro, all’aria, all’acqua.  Patrizia ci invita con gentilezza a tratteggiare i contorni di un mondo possibile, a riscoprire lo spazio dell’umanità riposizionando lo sguardo sull’altro da noi e, nell’infausto paradosso che è il nostro presente di diritti, vecchi e nuovi, apparentemente sanciti ai quali corrispondono sproporzionate sofferenze in aumento, di povertà, di privazione di libertà, di sradicamento, Germinale reca in sé l’idea di rinascita, di semi gonfi di pioggia e di vita e diventa metafora di una rifioritura etica attraverso un linguaggio espressivo che chiama in causa ogni spettatore con un coinvolgimento materiale ed estetico.

Il titolo, che  riprende il nome del settimo mese (marzo-aprile) del calendario repubblicano rivoluzionario francese con il significato di “mese in cui germogliano le piante” trova epifania in Oasi per i bambini, installazione baricentro della prima sala che declina la leggerezza nella pianta lussureggiante di un’oasi, appunto, intreccio di bende imbevute di cera d’api d’acacia, la più chiara, che cresce moltiplicando vita, come per mitosi, a cui, in contrappunto, corrispondono le fonti di bende annodate in memoria delle decine di migliaia di bambini morti a Gaza, accanto alle quali trovano spazio, con simile significato, le cascate e i fiori di loto progettati per la performance. Oltrepassando il salone delle Erme, oltre i cerchi/gioco, dolorosa installazione che rende più tagliente del vetro l’idea dell’infanzia spezzata, a sinistra Mare Bandiera e Relitto mare, a destra le Nasse, sottolineano l’impermanenza, l’instabilità di masse umane in fuga per mare, trappole e carcasse.

Un grande mare in cui annegano la coscienza ed il dolore, immensità di acqua fatta da singole onde cui allude, appunto, il singolare plurale di Mare bandiera.

Le installazioni di Patrizia sono frutto di una ricerca da sempre orientata ad indagare la dimensione sociale dell’essere umano e la sua relazione con l’etica individuale; la sua responsabilità rispetto alle storture ed alle ingiustizie è una parabola tra la luce e l’ombra dell’esistenza, fra le vibrazioni profonde e nascoste che legano indissolubilmente gli uomini alla natura. È un’arte del silenzio la sua, una pratica che, pur non sottraendosi all’urgenza contingente dell’attualità, si fa assoluta attraverso un linguaggio essenziale che non prescinde dall’immagine ma la distorce in senso lirico in una costante evoluzione formale: Patrizia sperimenta tecniche e materiali, declina in armonia lieve la relazione tra spazio e opera e tra quest’ultima e l’osservatore immergendo il pubblico in un’atmosfera sospesa e bianca di luce. L’arte rende visibile senza urlare l’ingiustizia della guerra, di ogni guerra in cui “Dio non è MAI con noi”, la precarietà di ogni vita nata solo per un caso dalla parte “sbagliata” e la necessità di entrare nell’azione, di non distogliere lo sguardo, di essere consapevoli come condizione fondamentale dell’esistere, di sciogliere quei ‘nodi’ che ostacolano la capacità di prendere parte. Nel suo lavoro gli studi tonali e l’equilibrio compositivo si fondono con una forte sperimentazione dei materiali, dai tessuti alle cere dal legno ai metalli, e con una ricerca concettuale tendente all’armonia con la natura e con gli altri esseri viventi. C’è un bagliore particolare che illumina questa possibilità, la meraviglia della com-passione in cui Patrizia ci tuffa con quel bianchissimo riverbero di luce prende la nostra esistenza carica di filtri e la libera dalle bende dell’ignavia, ci fa respirare l’estasi della leggerezza e, consentitemi la retorica, della speranza. Il discorso va oltre la tecnica e i riferimenti, è la poetica dell’umanità, l’eroica normalità di lasciarsi coinvolgere fuori dal proprio “particulare”.

Arte morbida e soffice ma solo nella materia, portatrice sanissima di spirito, pura e sacra, che ci invita a guardare e toccare quelle bende che curano, quelle cere che avvolgono, a scoprire la luce del nostro lato buio, delle nostre cicatrici, dei nostri lividi, perché è esattamente questa luce che ci rende la bellezza che siamo.


Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina – Teatro Vittorio Emanuele
via Giuseppe Garibaldi snc 98122 Messina
+39 090 2408823
presidenza@teatrovittorioemanuele.it
teatrodimessina@pec.enya.it

Rovigo: A Palazzo Roncale il Mattia Bortoloni di Fabrizio Malachin

Martedì 13 maggio p.v., alle ore 18.00 a Rovigo, in Sala Arazzi di Palazzo Roncale, nell’ambito della mostra “Cristina Roccati. La donna che osò studiare fisica”, sarà presentata la monografia che Fabrizio Malachin, Direttore dei Musei Civici Trevigiani ed esperto del ‘700 Veneto, ha dedicato al rodigino “Mattia Bortoloni. Artista dell’estro pittoresco”.

“Il ‘700 è il secolo d’oro delle arti a Rovigo: è il secolo della rinascita dell’Accademia (celebri i ritratti di Tiepolo, Nogari, Piazzetta, Longhi eccetera) e, se Cristina Roccati esprime il livello dell’attenzione alle scienze a Rovigo in epoca settecentesca, Mattia Bortoloni rappresenta il meglio di questa terra nel campo artistico” afferma Alessia Vedova, responsabile dell’ufficio patrimonio artistico ed evento espositivi della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, curatrice della grande mostra sul Bortoloni messa in scena in Palazzo Roverella nel 2010.

In occasione dell’incontro, in Sala Arazzi verrà esposta “L’elemosina di San Tommaso da Villanova”, di Mattia Bortoloni, dipinto patrimonio della Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi.

Fabrizio Malachin
MATTIA BORTOLONI
Artista dall’estro pittoresco
(345 pagine, 450 illustrazioni, 147 schede)
 
Biblos Edizioni

La presentazione si svolge con il patrocino dell’Accademia dei Concordi.  

Con l’autore, interverranno la dottoressa Alessia Vedova e il Presidente dell’Accademia dei Concordi, prof. Pier Luigi Bagatin.

Ingresso libero sino a esaurimento dei posti.

A Fabrizio Malachin, oggi direttore dei Musei Civici di Treviso, sono serviti ben 25 anni, un pieno quarto di secolo, per mettere a punto la prima monografia completa di Mattia Bortoloni, (1696 – 1750).

Il suo è un catalogo generale raro e che resterà come una pietra miliare negli studi dell’arte del Settecento per almeno tre motivi principali: offre per la prima volta una visione completa dell’opera pittorica dell’artista (450 illustrazioni); comprende schede scientifiche di ciascuna opera certa (70 schede tra cicli e opere singole), perduta o di collocazione ignota (15 schede), dubbia o espunta (20 schede); raccoglie per la prima volta tutta la grafica (24 disegni certi e 18 respinti); è completa di apparati documentali, bibliografici fino agli indici di nomi, luoghi e soggetti. Insomma, una summa che racconta il genio polesano come mai prima.

Così lo racconta Malachin, autore della monografia.

“Estroso e bizzarro, politicamente scorretto. Bortoloni è un artista ancora poco noto al grande pubblico, eppure ricercatissimo, capace di ottenere commissioni di grande prestigio e di realizzare opere da primato. Sua la più grande decorazione al mondo a tema unitario nella maestosa cupola di Mondovì, ma i suoi capolavori si trovano in numerose ville e palazzi, chiese e collezioni dal Veneto all’Emilia pontificia, dalla Lombardia austriaca fino al Piemonte sabaudo. Un artista internazionale”.

“Si potrebbe immaginare addirittura che Venezia abbia provato a godere della sua attività, offerta alle famiglie politicamente più influenti, si pensi ai vari Clerici, Visconti, Casnedi eccetera, come dell’opera di un ambasciatore – un ambasciatore culturale. La Repubblica viveva del resto nel XVIII secolo un enorme paradosso: riconosciuta per la sua bellezza, lo splendore delle sue architetture e delle sue ville, la fama indiscussa dei suoi uomini di cultura (alcuni dei quali spinti peraltro verso l’esilio: Goldoni, Vivaldi, Tiepolo, Casanova, Bellotto, Crosato, Bortoloni…), ma lacerata dai ritardi e dalle inquietudini di uno Stato incapace di riformarsi. Bortoloni, al servizio di potenti legati anche alla massoneria, come si evince esaminando alcuni cicli ad affresco, poteva ben rivestire il ruolo di ambasciatore culturale della Serenissima”.

“La monografia rivela un pittore fecondo, un artista differente per natura e sensibilità, un genio del tutto autonomo e originale. Il frescante più gustoso, piacevole e sorprendente del Settecento, senza dimenticare Crosato e Tiepolo. Un tridente di campioni dell’affresco, una internazionale pittorica dalla parlata comune”.

Nel ricco volume edito da Biblos Edizioni con introduzione del professor Giuseppe Pavanello, la figura di Bortoloni emerge a tutto tondo, arricchendo così ciò che si era palesato nella mostra proposta dalla sua Rovigo nel 2010.

Il sontuoso frescante, innanzitutto, poi l’estroso pittore di pale d’altare e dipinti profani, ma anche abile disegnatore. I documenti e gli apparati consentono di seguire, e aggiornare, la sua attività.


Info: www.palazzoroncale.com
 
Fondazione Cariparo
dott. Roberto Fioretto
Responsabile Ufficio Comunicazione
+39 049 8234834 – roberto.fioretto@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
+39 049 663499 Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Proseguono i tour serali di Cavana Stories: giovedì 8 maggio

Nuovo appuntamento con il terzo tour del 2025 di Cavana Stories, promosso da Cizerouno in collaborazione con l’Associazione Guide Turistiche del Friuli Venezia Giulia nell’ambito della rassegna Cavana Stories e realizzato grazie al finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato Attività Produttive e Turismo: potremo perderci nuovamente nelle viuzze di Cittavecchia alla scoperta di quella che fu la “night town” per James Joyce e poi la Trieste “Out of Bounds” per le truppe del Governo Militare Alleato.

ll percorso notturno nei vicoli e nelle strade di Cavana  sarà l’occasione per riscoprire – grazie anche al recente progetto Out of Bounds promosso da Varcare la frontiera – la topografia di quella che era una delle zone più “calde” e proibite per i soldati del Governo Militare Alleato di stanza a Trieste fino al 1954.

Scopriremo così, guidati da Francesca Pitacco, un altro dei mille volti che il quartiere di Cavana ha avuto negli anni. Da sede di consolati a rifugio per pescatori, e poi con il suo dedalo di osterie, fonte di ispirazione per artisti e scrittori uno fra tutti James Joyce, a cui sono dedicate le luci d’artista del progetto Doublin’.

Un’occasione per rivedere la luce Night town su Palazzo Morpurgo e la nuova “casa” di James Joyce, ora su Casa della Musica, recentemente reinstallate per celebrare ancora una volta James Joyce e questo progetto di arte pubblica a lui dedicato.

Incontreremo, nei racconti di Francesca PitaccoZeno Cosini con i suoi tormenti amorosile poesie di Umberto Saba e le canzoni popolari, i ricordi di Pino Roveredo e le vicende narrate da Ricarda Huch. 
E poi la Muta e altri indimenticabili personaggi che abitano le memorie di Cavana per chiudere con un prezioso omaggio inedito di Claudio Grisancich a Cavana Stories.

Dettagli del tour:

• giovedì 8 maggio 2025 ore 21
• costo: 10 € (pagamento in loco)
• ritrovo: davanti alla Farmacia “Al Redentore” in piazza Cavana
• prenotazione obbligatoria inviando una mail a:
info@cizerouno.it

Il tour è promosso da Cizerouno in collaborazione con l’Associazione Guide Turistiche del Friuli Venezia Giulia nell’ambito della rassegna Cavana Stories e realizzato grazie al finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato Attività Produttive e Turismo.

#iosonofriuliveneziagiulia
#discovertrieste
#cavanastories
www.cizerouno.it


cizerouno
associazione culturale

cavò
via san rocco 1/a
cavana
34121 trieste

Da info <info@cizerouno.it>

L’astronomia ha ispirato un pioniere dell’arte astratta?

Questo saggio visivo mira a esplorare la possibilità che lo strumento definitivo per esplorare l’astronomia risieda nel nostro inconscio. La pittrice astratta Hilma af Klint ha raggiunto un risultato straordinario in questo senso. L’autrice ha notato che la sua collezione principale, “I dieci più grandi”, dipinta nel 1907, presenta almeno dieci somiglianze con immagini astronomiche ultramoderne. Una possibile spiegazione potrebbe risiedere nel potere dell’inconscio o in un’intuizione sorprendente.

Questo articolo è la continuazione della storia storia “Da Neolitico a previsioni astrofisiche, attraverso l’inconscio”
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Recentemente, nell’aprile del 2025, l’astronoma Britt Lundgren ha pubblicato sul “Leonardo Journal” un articolo sulla sorprendente somiglianza tra le forme geometriche astratte nell’opera di Hilma af Klint e i diagrammi scientifici nelle Lectures (1807) del fisico ottocentesco Thomas Young. Inoltre, Britt Lundgren ha notato nello stesso studio che le osservazioni della costellazione della Lira da parte di William Herschel e quelle della Nebulosa di Orione da parte dell’astronomo Charles Messier si riflettono nelle opere d’arte di Af Klint.

Poiché Hilma Af Klint dipingeva in segreto, la sua opera d’arte non era nota al Dr. Carl Jung. Altrimenti, il padre della psicologia analitica sarebbe stato interessato alle sue visioni con molteplici riflessi nella scienza. Sappiamo, invece, dal libro “L’uomo e i suoi simboli”, che il Dr. Jung ha prestato attenzione al modo in cui Jackson Pollock dipingeva la micromateria in trance.

Alla luce dei dipinti di Hilma Af Klint, possiamo osare pensare che non solo il microcosmo, ma anche il macrocosmo, possa essere intuito dall’inconscio.

Ma prima di tutto, notiamo che nel 2019, l’astronoma Britt Lundgren dell’Università della Carolina del Nord ad Asheville ha visitato il Museo Guggenheim di New York per ammirare una mostra delle opere della pittrice svedese Hilma Af Klint. Lundgren ha notato una sorprendente somiglianza tra le forme geometriche astratte nelle opere di Af Klint e i diagrammi scientifici di Thomas Young. Così è iniziato un viaggio quadriennale, partito dall’intersezione tra scienza e arte, che è culminato in un articolo di prossima pubblicazione sulla rivista Leonardo, che ne argomenta il collegamento. Si tratta di Leonardo, Volume 58, Numero 2, Aprile 2025.

L’abstract è il seguente: “L’artista svedese Hilma af Klint è nota per essere stata influenzata dagli sviluppi scientifici a cavallo tra il XX e il XX secolo. Tuttavia, molti dei suoi dipinti del 1914 e il 1916 presentano somiglianze con i diagrammi pubblicati molto prima nel “Corso di lezioni di filosofia naturale e arti meccaniche” del 1807 del matematico inglese Thomas Young. Elementi e temi chiave nelle serie “La colomba, Il cigno, Parsifal e Pale d’altare” di af Klint suggeriscono che le Lezioni di Young potrebbero essere state una fonte importante per il suo lavoro. L’autore esplora questa idea e altri parallelismi tra la vita e l’eredità della scienziata visionaria e del pioniere dell’arte astratta.”

Lo stesso studio è disponibile su MIT Press: LEGGI

Nella seguente citazione si notano somiglianze tra l’astronomia e la serie del Cigno di Af Klint: “I dipinti realistici di cigni, che precedono le opere più astratte e geometriche della stessa serie, potrebbero essere stati ispirati anche dalle incisioni delle Lectures di Young. I diagrammi in bianco e nero della Tavola XXXI, che seguono immediatamente le due tavole a colori di Lectures, contengono illustrazioni astronomiche che presentano una sorprendente somiglianza con gli elementi de Il Cigno, n. 5 di Af Klint (Fig. 7). Nelle Fig. 453 e 454 di Lectures, Joseph Skelton (1783–1871) incise riproduzioni delle osservazioni dell’astronomo britannico William Herschel (1738–1822) della costellazione della Lira e delle osservazioni dell’astronomo francese Charles Messier (1730–1817) della Nebulosa di Orione. La costellazione della Lira include la stella Vega, nota anche come α-Lyrae, una delle stelle più luminose del cielo notturno. C’è una somiglianza tra il motivo punteggiato sullo sfondo dei cigni di af Klint e le osservazioni illustrate di Herschel di Vega viste al telescopio. Anche la forma del cigno nella serie di af Klint sembra rispecchiare la forma della Nebulosa di Orione disegnata da Messier e riprodotta nella Figura 455 delle Lezioni di Young.

Secondo Carl Jung, non è necessariamente un plagio.

Nel suo ultimo libro, “L’uomo e i suoi simboli”, il Dr. Carl Jung fa un esempio di come “un’idea o un’immagine possano tornare dall’inconscio alla mente conscia”. In altre parole, è probabile che Hilma af Klint abbia visto ma dimenticato i diagrammi di Thomas Young. Ci sono molte ragioni per cui dimentichiamo cose che abbiamo notato o sperimentato; e ci sono altrettanti modi in cui possono essere richiamate alla mente. Un esempio interessante è quello della criptomnesia, o “ricordo nascosto”. Un autore può scrivere con costanza seguendo un piano prestabilito, elaborando un’argomentazione o sviluppando la trama di una storia, quando improvvisamente divaga. Forse gli è venuta in mente un’idea nuova, o un’immagine diversa, o una sottotrama completamente nuova. Se gli chiedete cosa ha spinto la digressione, non sarà in grado di dirvelo. Potrebbe persino non aver notato il cambiamento, sebbene abbia ora prodotto materiale completamente nuovo e apparentemente sconosciuto in precedenza. Eppure a volte si può dimostrare in modo convincente che ciò che ha scritto presenta una sorprendente somiglianza con l’opera di un altro autore, un’opera che crede di non aver mai visto. Io stesso ho trovato un esempio affascinante di ciò nel libro di Nietzsche “Così parlò Zarathustra”, dove l’autore riproduce quasi parola per parola un episodio riportato in una nave. diario di bordo per l’anno 1686. Per puro caso avevo letto questo racconto di marinaio in un libro pubblicato intorno al 1835 (mezzo secolo prima che Nietzsche scrivesse); e quando trovai il passaggio simile in Così parlò Zarathustra, rimasi colpito dal suo stile peculiare, diverso dal linguaggio abituale di Nietzsche. Ero convinto che anche Nietzsche dovesse aver visto il vecchio libro, sebbene non vi facesse alcun riferimento. Scrissi a sua sorella, che era ancora in vita, e lei mi confermò che lei e suo fratello avevano effettivamente letto il libro insieme quando lui aveva 11 anni. Credo, dal contesto, sia inconcepibile che Nietzsche avesse la minima idea di stare plagiando questa storia. Credo che cinquant’anni dopo fosse inaspettatamente affiorata alla sua mente cosciente. In questo tipo di casi si tratta di un ricordo autentico, seppur irrealizzato. Una cosa molto simile può accadere a un musicista che ha ascoltato una melodia contadina o una canzone popolare durante l’infanzia e la scopre emergere come tema di un movimento sinfonico che sta componendo in età adulta. “Un’idea o un’immagine è tornata dall’inconscio alla mente conscia”. Carl Jung – “L’uomo e i suoi simboli”

Af Klint, un Nostradamus dell’astrofisica scientifica

Questo saggio non è un articolo accademico, ma spero vivamente che possa costituire un punto di partenza per la ricerca futura degli esperti junghiani, poiché il risultato di Hilma af Klint è piuttosto insolito.

In effetti, Aniela Jaffé aveva previsto che l’inconscio potesse intuire non solo il microcosmo, ma anche il macrocosmo.

“(…) Non importa affatto che queste relatività, discontinuità e paradossi valgano solo ai margini del nostro mondo, solo per l’infinitamente piccolo (l’atomo) e l’infinitamente grande (il cosmo)”, è una citazione di Aniela Jaffé, vedi Jung – “L’uomo e i suoi simboli”

Come ho già scritto nell’introduzione, il Dr. Carl Jung ha prestato attenzione al modo in cui il pittore astratto americano Jackson Pollock (1912-1956) ha dipinto la micromateria in stato di trance. E la spiegazione del Dott. Carl affondava nel profondo della psiche.

“Gli strati più profondi della psiche perdono la loro unicità individuale man mano che si ritirano sempre più nell’oscurità. Più in basso, cioè man mano che si avvicinano ai sistemi funzionali autonomi, diventano sempre più collettivi fino a universalizzarsi e a estinguersi nella materialità del corpo, cioè nelle sostanze chimiche. Il carbonio del corpo è semplicemente carbonio. Quindi, ‘in fondo’, la psiche è semplicemente ‘mondo'” Jung – “L’uomo e i suoi simboli”

Per quanto riguarda il macrocosmo, la raccolta “I dieci più grandi” (1907) di Af Klint riflette un immaginario astrofisico ultramoderno. Questa connessione merita ulteriori approfondimenti, poiché il lavoro di Af Klint precede di diversi decenni l’osservazione diretta dei fenomeni cosmici da parte del telescopio Hubble. Ad esempio, non poteva conoscere concetti come le onde gravitazionali o le orbite attorno ai buchi neri.

Molteplici indizi che la collezione “Dieci più grandi” riguardi il Cosmo

Forse vale la pena sottolineare alcuni indizi che i suoi dipinti “astrali” riguardassero il cosmo. In primo luogo, si credeva che Hilma af Klint fosse una chiaroveggente a cui voci spirituali avevano detto di dipingere “sul piano astrale”. Naturalmente, sottolineerei la parola “astrale”.

Inoltre, secondo il libro “Hilma af Klint: Pittrice Occulta e Pioniera Astratta” di Fant Åke, Hilma af Klint stessa afferma: “Sopra il cavalletto, vidi un simbolo di Giove ♃ intensamente illuminato, che apparve per diversi secondi. Poi il mio lavoro iniziò immediatamente, in modo tale che le immagini venissero dipinte direttamente attraverso di me, senza schizzi preliminari ma con grande vigore. Non avevo idea di cosa i dipinti dovessero rappresentare, eppure lavorai rapidamente e con sicurezza, senza alterare una sola pennellata”. Ovviamente, il simbolo del pianeta Giove pone le cose in una luce astronomica. E, cercando su internet le parole chiave “Hilma af Klint, cosmico / cosmologia”, possiamo trovare diversi articoli che esplorano questo tema.


Da Cristian Horgos <cristian.horgos@qubiz.com>

Zhang Zhaoying – La nuova Generazione della pittura cinese dagli anni ’90

La mostra “Lifelong Beauty” presenta in anteprima nazionale il percorso artistico di Zhang Zhaoying, esponente della Nuova Generazione che ha saputo reinterpretare, con una perizia espressiva unica, l’evoluzione della pittura cinese dagli anni ’90 a oggi, attraversando un periodo di grandi cambiamenti sociali, economici e culturali.

L’esposizione, a cura di Lü Peng, Li Guohua e Carlotta Scarpa, è organizzata da L-ART∙CONTEMPORARY con Manuela Schiavano, sarà allestita al secondo piano del Museo di Palazzo Grimani, parte dei Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna.

Zhang Zhaoying: Lifelong Beauty
A cura di Lü Peng, Li Guohua, Carlotta Scarpa

8 Maggio – 3 Agosto 2025
Inaugurazione e anteprima stampa: 7 Maggio alle ore 17.00 

Museo di Palazzo Grimani | Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna
Ramo Grimani 4858 – 30122 Venezia

Come sostiene il noto storico dell’arte cinese Lü Peng: “Sebbene influenzato dal Rinascimento, dal modernismo europeo e dalle avanguardie, Zhang Zhaoying ha evitato di aderire rigidamente a schemi pittorici predefiniti, creando una sintesi straordinaria tra la tecnica libera e la pittura controllata, esplorando le trasformazioni culturali e le nuove dinamiche sociali della globalizzazione, per interrogarsi infine sulla bellezza e la verità universale”. 

Attraverso un percorso espositivo di 26 quadri, l’artista decostruisce e ricostruisce iconografie tradizionali, intrecciando passato e presente, tradizione e innovazione, e sviluppando una narrazione visiva che invita lo spettatore a un dialogo tra culture e che si integra perfettamente con le sale del Museo di Palazzo Grimani, uno straordinario esempio di architettura rinascimentale tosco-romana a Venezia, riccamente decorata con stucchi e affreschi da artisti come Giovanni da Udine, Francesco Salviati e Federico Zuccari, che conserva la memoria di Giovanni Grimani e della sua collezione di statue greche e romane che si possono ammirare nella Tribuna e nella Sala del Doge.

Nato a Guangzhou, Zhang Zhaoying ha studiato pittura a olio all’Istituto di Belle Arti del Sichuan e ha proseguito la sua formazione a Bruxelles e all’Università di Scienza e Tecnologia di Macao, dove si è specializzato in arte scenica e teatro dell’assurdo. Questi studi hanno contribuito a rendere la sua pittura altamente drammatica.

Temi contemporanei come la globalizzazione, il consumismo, i social media e la tecnologia AI hanno trasformato il mondo, portando a un’esplosione di informazioni e immagini di civiltà diverse. L’artista affronta questo flusso di forme e significati con un approccio di grande respiro e con un’impronta irriverente, utilizzando un metodo di compilazione, riorganizzazione e riappropriazione. E così gli spettacoli di Broadway, i circhi, gli artisti e i personaggi storici diventano parte delle sue opere, non come semplice montaggio o sovrapposizione, ma come strumento per rispondere ai cambiamenti del mondo, scoprire le connessioni tra gli individui e indagare la società contemporanea. 

Le narrazioni che si susseguono senza sosta appaiono come scene teatrali, ma poi improvvisamente si rivelano come “giochi” o “trappole visive” per lo spettatore. L’equivoco che si viene a creare è dato da due trame distinte, quella dell’iconografia di fondo coerente e leggibile, e l’altra data da elementi di disturbo, nonsense che galleggiano sulla superficie del quadro, come un polipo o un gambero gigante che campeggiano su un cielo terso in uno scorcio da vecchia cartolina: rebus allegorici che si limitano e si controllano a vicenda. Vi è in Zhang una sottile e insistita tecnica di rappresentazione figurativa tesa a lanciare esche al fruitore che, in mancanza di precise coordinate spaziali e logiche, vive una crisi analoga a un dramma di Beckett.

Stilisticamente, Zhang integra varie tecniche, dalle pennellate morbide a quelle più decise, mantenendo una coerenza espressiva e una capacità pittorica straordinarie. In mostra sono presenti diverse opere della serie Lifelong Beauty. Ed è proprio la bellezza uno dei temi maggiormente esplorati dall’artista: un concetto dinamico da indagare laddove l’osservazione della vita dai margini lo induce a smontare e ricomporre continuamente le sue percezioni. Il suo incessante lavoro cattura l’interazione tra immaginazione, aspettativa e realtà, invitando lo spettatore a confrontarsi con le manifestazioni transitorie e diverse della bellezza. Ogni cornice del quadro è in definitiva una finestra che offre una visione su un universo parallelo: un invito a vivere questi istanti effimeri e ad apprezzare l’intricato connubio che si cela dietro le aspirazioni umane.

Sebbene l’artista non offra risposte chiare, ci guida a riesaminare e ripensare tutto ciò che è risolto e infallibile, e questa capacità di adattamento e di innovazione rende la sua arte un contributo particolarmente significativo al panorama artistico contemporaneo.

Zhang Zhaoying è nato a Guangzhou, in Cina, nel 1988. Ha conseguito una laurea in Belle Arti presso il Dipartimento di Pittura a Olio dell’Istituto di Belle Arti del Sichuan e un Master in Belle Arti all’Académie royale des Beaux-Arts. Attualmente, sta completando il suo dottorato presso l’Università di Scienza e Tecnologia di Macao e insegna presso la Scuola dell’Istituto di Belle Arti di Tianjin. È anche supervisore post-laurea alla Sahmyook University. Zhaoying è considerato una delle figure di spicco tra gli artisti della generazione post-1985, distinguendosi per una prospettiva fortemente internazionalizzata. Le sue opere riflettono una mentalità ibrida, che attraversa diversi mezzi, linguaggi e temporalità, e si nutrono di una profonda ricerca iconologica. Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali, tra cui la Yibo Gallery a Shanghai nel 2021 e il Museo d’Arte dell’Università di Nanchino nel 2019, così come in varie gallerie e spazi espositivi in Cina. Il suo lavoro è stato anche presentato in importanti mostre collettive a livello internazionale, tra cui “Global Painting” al MART di Rovereto, la Biennale di Chengdu e diverse mostre in Germania, Svizzera, e New York. Le sue opere fanno parte di collezioni prestigiose come il MART di Rovereto, il Museo Nazionale d’Arte della Cina, la White Rabbit Gallery e il Today Art Museum, tra gli altri. 

www.zhaoyingzhang.wordpress.com

Lü Peng, è un curatore, critico e storico dell’arte cinese.È nato a Chongqing, nel Sichuan, nel 1956 e si è laureato in Studi Politici alla Sichuan Normal University nel 1982. Nel 1992 è stato direttore artistico della prima biennale d’arte cinese: Guangzhou Biennial Art Fair.

Tra i suoi successi curatoriali:
Global Painting. La Nuova pittura cinese al Mart di Rovereto, una restituzione composita dell’arte contemporanea cinese che traccia un importante passaggio storico (2024);
Passage to History: 20 Years of La Biennale di Venezia and Chinese Contemporary Art, co-curata con Achille Bonito Oliva alla 55. Biennale d’Arte (2013);
la Biennale di An’ren del 2011;
Pure Views: New Painting from China (Asia Art Museum, San Francisco, 2011);
Pure Views: New Painting from China (Louise Blouin Foundation, Frieze, London, 2010);
Reshaping History (Pechino, 2010), una mostra su larga scala che presentava più di mille opere di quasi duecento tra gli artisti cinesi più innovativi del primo decennio del 21° secolo;
A Gift to Marco Polo, un evento collaterale per la Biennale di Venezia del 2009 che ha messo in mostra otto dei più importanti artisti contemporanei cinesi.

Lü è attualmente direttore del Museo di arte contemporanea di Chengdu, direttore di CHINART, agenzia di gestione delle istituzioni d’arte cinesi, ed è professore associato delDipa rtimento di Storia e Teoria dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Hangzhou, Zhejiang. Dal 2017 è Presidente della L-Art University e Professore del Sichuan Fine Arts Institute e Xi’an Academy of Fine Arts.

A Gennaio 2024 ha pubblicato con Rizzoli, “Storia dell’arte cinese del XX al XXI secolo” già edito incinese nel 2006 da Peking University Press ed inglese nel 2010 dalla casa editrice Charta.

Con questa pubblicazione storica, Lü Peng analizza in modo incisivo ed appassionato gli sviluppi dell’arte cinese dalla fine della dinastia Qing fino agli anni di apertura del XXI secolo tracciando abilmente questa evoluzione, non solo nella Cina continentale, Taiwan e Hong Kong, ma anche in centri importanti come Parigi e Tokyo. Questa narrazione completa è un punto di riferimento per conoscere la storia dell’arte cinese del XX e XXI secolo.


Zhang Zhaoying: Lifelong Beauty
A cura di Lü Peng, Li Guohua, Carlotta Scarpa

8 Maggio – 3 Agosto 2025

DOVE
Museo di Palazzo Grimani | Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna
Ramo Grimani 4858 – 30122 Venezia

ORARI DI VISITA
Dal martedì alla domenica 
10.00 > 19.00  La mostra è compresa nel ticket d’ingresso al Museo
Ingresso gratuito per le categorie di legge e per tutti nei seguenti giorni:  1 e 2 Giugno, 6 Luglio, 3 Agosto 2025

ORGANIZZAZIONE 
L-ART·CONTEMPORARY con Manuela Schiavano

MAGGIORI  INFO 
CS Art Management
press@csartmanagement.com

CONTATTI PER LA STAMPA 
Cristina Gatti Press & P.R. 
press@cristinagatti.it

Gorizia: Terza edizione della rassegna prodotta dall’Associazione Opera Viva

Al via la terza edizione della rassegna “Caffè Letterari”, prodotta dall’Associazione Opera Viva – ideazione e direzione artistica di Lorena Matic – con un format che mette in luce figure della letteratura e della cultura che coincidono con la storia del Friuli Venezia Giulia.

CAFFÈ LETTERARI. Ungaretti il Poeta innamorato
Al via da martedì 6 maggio la terza edizione della rassegna prodotta dall’Associazione Opera Viva

Quest’anno dedicato a “Ungaretti il Poeta innamorato”, capace di imprimere un segno indelebile con i suoi versi scritti durante il periodo della Grande Guerra sul Carso, “Caffè Letterari” si apre a Gorizia, martedì 6 maggio, alle ore 11.30, al Palazzo Werdemnberg (sede della Biblioteca Statale Isontina) con una conferenza dal titolo “Eredità culturale”, a cura del dott. Luca Caburlotto, Direttore della Soprintendenza Archivistica del Friuli Venezia Giulia e della Biblioteca Statale Isontina. Un affondo storico inedito sulla celebrazione del Milite Ignoto a Gorizia attraverso un’esamina degli articoli di giornale del periodo tra ottobre/novembre 1921 a Gorizia, con punti di vista di testate con diversi profili e tendenze.

“Mantenendo il consueto format e la partecipazione attiva dei giovani, con lo scopo di far conoscere autori e opere alle nuove generazioni” – sottolinea il direttore artistico di “Caffè Letterari”, Lorena Matic – “il progetto propone una riflessione sulla poetica di Ungaretti, poeta innamorato come innamorata è l’età dell’adolescenza, nel pieno della fragilità dell’individuo, come lo era Ungaretti al fronte. Prendendo in considerazione tre poesie (I fiumi, Soldati e Mattina), il progetto spazia dallo studio alla scrittura, dal disegno all’animazione, dall’interpretazione attoriale alla realizzazione delle musiche, e – sviluppato con ampia partecipazione di studenti e giovani professionisti – reinterpreta il pensiero del poeta e lo riversa nel contemporaneo, creando una connessione tra la storia e il presente”.

Secondo appuntamento in programma, giovedì 15 maggio 2025, ore 17.30, al Museo del Villaggio del Pescatore (Duino Aurisina) con “Echi di Storia”, uno spettacolo itinerante tra le postazioni museali con l’attore Gualtiero Giorgini: plastici, cimeli, reperti, documenti e memorie della Grande Guerra prendono vita per voce dell’attore e immergono lo spettatore in una innovativa “visita guidata” interattiva e recitata.

La conclusione del progetto si terrà a Trieste, al Teatro Miela, giovedì 22 maggio 2025 ore 11.30, con lo spettacolo “I segreti degli Stati d’Animo”, un’inedita lettura della poetica di Ungaretti messa in relazione con l’età dell’adolescenza. Le tre poesie – I fiumi, Soldati e Mattina – sono il filo rosso nelle riprese sui sentieri della Grande Guerra e nelle azioni dei giovani attori, intervallate da animazioni video, frutto delle illustrazioni realizzate dagli studenti del ITS Deledda Fabiani. Uno spettacolo che prevede la proiezione del filmato e l’azione sul palcoscenico dell’attore Gualtiero Giorgini che evidenzia, tra storia e contemporaneità, l’attualità della poetica di Ungaretti.

Il progetto, prodotto da Opera Viva Associazione culturale, ideato e diretto da Lorena Matic, si realizza grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il contributo della Fondazione CRTrieste e la collaborazione della Soprintendenza Archivistica del Friuli Venezia Giulia, della Biblioteca Statale Isontina del Conservatorio di Musica G. Tartini Trieste, di Bonawentura Soc.Cooperativa, del Gruppo Speleologico Flondar e la partecipazione del ITS Deledda Fabiani Trieste. Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito, per rimanere aggiornati potete iscrivervi alla Newsletter su www.assocoperaviva.it


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

A FORO G gallery una nuova mostra di dialogo tra Chiara Fronterrè e Roberta Guarnera

Dopo il primo dialogo artistico presso lo Studio BLU81 a Marzamemi “Dicotomia – Isolitudine” si sposta presso la FORO G gallery di Ganzirri, Messina, dal 10 al 25 Maggio.
La mostra curata da Chiara Fronterrè e Roberta Guarnera ed intitolata “Dicotomia- isolitudine” nasce dalla volontà di raccontare il concetto di “isola” (Sicilia), in cui entrambe le artiste vivono e lavorano con le loro rispettive gallerie. Nonostante i loro linguaggi siano ben distinti (Chiara è più legata alla pittura mentre Roberta alla fotografia “ibrida”) creano comunque un sodalizio, che non è solo artistico ma anche di spazi, un chiaro messaggio di voglia di fare rete.

Questo contrasto di “medium” vuole evidenziare anche la stessa diversità che caratterizza l’isola siciliana e scomponendo così i soliti stereotipi.
L’isolitudine viene enfatizzata nelle isole (pittoriche) di Chiara, che questa volta saranno all’interno dello spazio FORO G di Messina. Terre emerse ancora sconosciute e non contaminate, in alcune l’impiego della carta cotone riconducono a mappe geografiche ed invitano così il fruitore ad esplorarle attraverso una propria esperienza sensoriale.

Questa dicotomia continua con le fotografie ibride di Roberta, che con il progetto “Quel che resta/impronte” racconta del rapporto tra mare, natura e uomo.

Vernissage 10 Maggio dalle ore 18.30 fino alle 20 circa in via Lago Grande 43


FORO G gallery di Roberta Guarnera
Via Lago Grande 43 98165 Ganzirri, Messina

Il Polo Museale Sapienza aderisce alla Notte Europea dei Musei

Il Polo Museale Sapienza (PMS) riapre anche quest’anno le porte dei suoi musei tornando a partecipare al prestigioso appuntamento di rilevanza internazionale Notte Europea dei Musei 2025, in programma sabato 17 maggio 2025. Con l’evento Maggio Museale, i Musei di Sapienza accoglieranno i visitatori già a partire dalle ore 15.00, offrendo a famiglie, bambini e al grande pubblico, la possibilità di scoprire e ammirare le loro collezioni in maniera completamente gratuita e diprendere parte a divertenti e coinvolgenti laboratori ludico-didattici ea visite guidate. Questa anticipazione delle attività dei Musei di Sapienza confluisce poi nel programma della Notte dei Musei 2025, partendo alle 20.00 con il concerto della Salt Street Band sulla terrazza del Rettorato e proseguirà fino alle ore 24.00 con una vasta offerta di mostre, eventi, visite guidate tematiche e numerosi laboratori insieme ad altre iniziative di promozione culturale.

MAGGIO MUSEALE
Partecipazione del Polo Museale Sapienza alla
Notte Europea dei Musei 2025

Sabato 17 maggio 2025
apertura dalle 15.00 alle 24.00
 
visite guidate | mostre | eventi | laboratori ludico didattici | musica

Polo Museale Sapienza (PMS)
Città Universitaria |P.leAldo Moro, 5 |Roma
Ingresso e parcheggio gratuiti dalle 15.00 alle 24.00

Questo straordinario evento segna l’ottava edizione del Maggio Museale del PMS e rappresenta un’occasione unica per vivere in modo alternativo lo spazio universitario, dando la possibilità ad un pubblico ampio e variegato di prendere parte a un momento di scoperta, divertimento e incontro dalle prime ore del pomeriggio sino a sera tarda.

Valore aggiunto di questo imperdibile appuntamento artistico e culturale è la facilità di accesso agli spazi del Polo, grazie alla messa a disposizione del tutto gratuita del parcheggio interno del campus universitario e all’apertura di due ingressi, il primo situato in P.le Aldo Moro 5 e il secondo in Viale dell’Università 38. Inoltre, la vicinanza dei numerosi musei permette di raggiungere rapidamente e visitare senza sforzi una vasta gamma di strutture e collezioni.

IL POLO MUSEALE SAPIENZA

Il Polo Museale Sapienza, sotto la presidenza di Fabio Attorre e diretto da Claudia Carlucci, rappresenta una delle istituzioni culturali e scientifiche più rilevanti all’interno della Capitale e dell’Università di Roma. Comprende ben 19 musei universitari, di cui 7 fuori dalla Sapienza suddivisi tra Roma e Latina, ciascuno portatore di una propria specificità e identità culturale. Si tratta di musei di interesse storico, dedicati alla conservazione, alla tutela e alla valorizzazione di un ingente patrimonio, ma anche alla ricerca attiva, alla didattica e alla divulgazione. Le numerose collezioni rappresentano un autentico tesoro senza eguali e dal valore inestimabile, offrendo un’ampia gamma di scienze, tecnologie, reperti archeologici e opere d’arte che riflettono la complessità e la ricchezza della storia romana e non solo. La diversità e l’importanza delle collezioni presenti all’interno del PMS lo collocano tra le istituzioni culturali di maggior prestigio di Roma, contribuendo in modo significativo alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio storico e scientifico.

I musei che il Polo museale coordina sono: il Museo di Anatomia Comparata, il Museo di Anatomia Patologica, il Museo di Antropologia, il Museo delle Antichità Etrusche e Italiche, il Museo dell’Arte Classica, il Museo di Storia della Medicina, il Museo della Geografia, il Museo di Scienze della Terra, il Museo Erbario, il Museo Orto Botanico, il Museo di Zoologia, il Museo di Arte e Giacimenti Minerari, il Museo di Chimica, il Museo di Fisica, il Museo di Idraulica, il Museo di Merceologia, il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, il Museo Vicino Oriente Egitto e Mediterraneo, il Museo delle Origini.



TITOLO: MAGGIO MUSEALE | Partecipazione del Polo Museale Sapienza alla Notte Europea dei Musei
QUANDO: sabato 17 maggio 2025
ORARI: dalle 15.00 alle 24.00
DOVE: Sapienza Università di Roma – Città Universitaria
INGRESSI: Piazzale Aldo Moro, 5 / Viale dell’Università, 38
INGRESSO LIBERO
PARCHEGGIO GRATUITO ALL’INTERNO DELLA CITTÀ UNIVERSITARIA
 
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SITO WEB: https://polomuseale.web.uniroma1.it/
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CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

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Triestebookfest – Gli appuntamenti di sabato 3 e domenica 4 maggio

GLI APPUNTAMENTI DI SABATO 3 E DOMENICA 4 MAGGIO
Tra i tanti eventi,
la presentazione in anteprima nazionale di “Sono libero, o non sono” di Riccardo Manzotti

Un fine settimana ricco di appuntamenti con storie, persone e altri luoghi immaginari nell’ambito della X edizione del Triestebookfest – L’isola che non c’è, con la direzione artistica della Presidente Loriana Ursich, in coorganizzazione con il Comune di Trieste, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, il sostegno de Le Fondazioni Casali ETS e della Fondazione CRTrieste, la media partnership de Il Piccolo e il patrocinio di FERPI-Federazione Relazioni Pubbliche Italiana.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
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