Mozart allo Squero – L’integrale dei quintetti per archi

Sabato 21 giugno Bruno Giuranna e il Quartetto di Venezia tornano protagonisti a Lo Squero con la seconda e ultima tappa dell’integrale dei Quintetti per archi di Wolfgang Amadeus Mozart.

Sabato 21 giugno
Wolfgang Amadeus Mozart 
Integrale dei Quintetti / 2
Bruno Giuranna viola
Quartetto di Venezia

Dopo il grande successo del concerto che ha inaugurato l’edizione 2025 di Asolo Musica Veneto Musica a Lo Squero, tornano in scena nel bellissimo palcoscenico a filo d’acqua il celebre violista Bruno Giuranna, tra i più famosi violisti italiani di tutti i tempi, e il Quartetto di Venezia, con Andrea Vio e Alberto Battiston al violino, Mario Paladin alla viola e Angelo Zanin al violoncello, formazione che dal 2017 è “Quartetto in Residenza” alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

Con il prossimo atteso concerto di sabato 21 giugno, i musicisti portano a compimento il progetto di esecuzione integrale dei quintetti per archi di W.A. Mozart, un intenso viaggio musicale sviluppato in due tappe con l’esecuzione di tre quintetti per concerto. Mozart dedicò sei lavori alla formazione del quintetto d’archi, organico che, con l’aggiunta di una seconda viola al gruppo classico del Quartetto, consentiva al compositore, nel dialogo degli strumenti, una maggiore ricchezza di soluzioni. Ad aprire il programma del concerto è il primo quintetto, il Quintetto per archi n. 1 in si bemolle maggiore, K. 174, composto a Salisburgo nel 1773, pochi mesi dopo aver concluso la prima serie dei suoi Quartetti detti “viennesi” e con sguardo volto ai lavori di Michael Haydn, il fratello minore di Franz Joseph Haydn, anch’egli compositore e vicino alla famiglia Mozart. Il programma del concerto prosegue con il Quintetto per archi n. 4 in sol minore, K. 516, composto a Vienna nella primavera del 1787. Annoverato tra i vertici della produzione cameristica mozartiana, è un’opera dalla scrittura densa e raffinata che esalta le potenzialità espressive e tecniche degli archi, con la drammaticità e una vena malinconica che si combina a un’alta aspirazione.

Conclude questa immersione nel sempre fascinoso mondo del genio di Salisburgo un altro capolavoro, il Quintetto per archi n. 5 in re maggiore, K. 593, opera dall’intensa scrittura contrappuntistica, con un finale che si apre con un motivo di carattere popolaresco, e segnato di umorismo haydniano, con pause inattese e motivi vivaci. Composto nel 1790, è il penultimo della serie e apre la strada ai capolavori dell’ultimo anno di vita di Mozart.

Con i celebri musicisti impegnati a guidare il pubblico nella profondità degli intrecci strumentali delle partiture mozartiane, restituendone tutta l’avvolgente intensità, il concerto consente di ritrovare autentici capolavori nel repertorio della musica da camera, in un percorso d’ascolto che alla ricchezza delle trame creative unisce momenti di forte emozione.


Bruno Giuranna

Cittadino Onorario della Città di Asolo.

Una vita spesa nella continua ricerca dell’eccellenza, come solista, nella musica da camera e come insegnante. Molti dei suoi studenti coprono importanti posizioni in prestigiose istituzioni nel mondo intero. Se gli si chiedesse della sua carriera risponderebbe: Ho avuto la fortuna di fare ciò che amo in molti rami della musica, dal concertiamo, all’insegnamento. Il privilegio è che continuo ad amare ciò che faccio. Insegnare o suonare musica da camera con i giovani è come restituire parte di ciò che ho appreso dai grandi musicisti che ho incontrato. Questo scambio mi da il senso di appartenere, come una goccia, al vasto mare della Musica.

Quartetto di Venezia

Della loro vocazione ai vertici più ardui del camerismo è testimone Bruno Giuranna: “E’ un complesso che spicca con risalto nel pur vario e vasto panorama musicale europeo. La perfetta padronanza tecnica e la forza delle interpretazioni, caratterizzate dalla spinta verso un valore assoluto propria dei veri interpreti, pongono il “Quartetto di Venezia” ai vertici della categoria e fra i pochissimi degni di coprire il ruolo dei grandi Quartetti del passato”.

Sfogliando il volume delle testimonianze critiche, l’elogio più bello sembra quello formulato sul “Los Angeles Times” da Daniel Cariaga:”questo quartetto è più che affascinante, è sincero e concreto”. Rigore analitico e passione sono i caratteri distintivi dell’ensemble veneziano, qualità ereditate da due scuole fondamentali dell’interpretazione quartettistica: quella del “Quartetto Italiano” sotto la guida del M° Piero Farulli e la scuola mitteleuropea del “Quartetto Vegh”, tramite i numerosi incontri avuti con Sandor Vegh e Paul Szabo.

Il “Quartetto di Venezia” ha suonato in alcuni tra i maggiori Festival Internazionali in Italia e nel mondo tra cui la National Gallery a Washington, Palazzo delle Nazioni Unite a New York, Sala Unesco a Parigi, IUC e Accademia Filarmonica Romana  a Roma, Serate Musicali – Società del Quartetto – Società dei Concerti di Milano, Kissinger Sommer, Ossiach/Villach, Klangbogen Vienna, Palau de la Musica Barcellona, Tivoli Copenhagen, Societè Philarmonique a Bruxelles, Konzerthaus Berlin, Gasteig Monaco, Beethovenfest Bonn, Laeiszhalle Hamburg, Mosca – Sala Filarmonica, Buenos Aires – Teatro Colon e Teatro Coliseum, San Paolo, Montevideo.

Di particolare rilievo la collaborazione con Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano.

Ha avuto l’onore di suonare per Sua Santità Papa Giovanni Paolo II e per il Presidente della Repubblica Italiana.

È stato “Quartetto in residenza” alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Il repertorio del “Quartetto di Venezia” è estremamente ricco ed include, oltre al repertorio più noto, opere raramente eseguite come i quartetti di G.F. Malipiero (“Premio della Critica Italiana” quale migliore incisione cameristica). La vasta produzione discografica include registrazioni per la Decca, Naxos, Dynamic, Fonit Cetra, Unicef, Navona, Koch. Ultime produzioni sono l’uscita dell’integrale dei sei quartetti di Luigi Cherubini, registrati per la DECCA in tre cd e per la NAXOS con musiche di Casella e Turchi.

Il Quartetto di Venezia ha ottenuto la nomination ai Grammy Award per il CD Navona “Ritornello” con musiche di Curt Cacioppo. Numerose sono anche le registrazioni radiofoniche e televisive per la RAI & RAI International, Bayerischer Rundfunk, New York Times (WQXR), ORF1, Schweizer DRS2, Suisse Romande, Radio Clasica Espanola, MBC Sudcoreana. Spinto dal piacere del suonare assieme, l’ensemble ha collaborato con artisti di fama mondiale tra i quali Bruno Giuranna,”Quartetto Borodin”, Piero Farulli, Paul Szabo, Oscar Ghiglia, Danilo Rossi, Pietro De Maria, Alessandro Carbonare, Andrea Lucchesini, Mario Brunello, Ottavia Piccolo, Sandro Cappelletto, Sara Mingardo, Maurizio Baglini, Marco Rizzi, Gabriele Carcano.

Dal 2017 il Quartetto di Venezia è “Quartetto in Residenza” alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

La X Stagione dei Concerti 2025 è organizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, dalla Regione        Veneto e da Bellussi SpumantiCentroMarca Banca, Hausbrandt, Massignani & C.Zanta pianoforti


AUDITORIUM lo Squero
Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia
Stagione concertistica 2025
 
Tutti i concerti avranno inizio alle 16.30
Per i biglietti: www.boxol.it/auditoriumlosquero
Con biglietto integrato il pubblico avrà la possibilità di visitare la Fondazione Cini, il Labirinto Borges, il Bosco con le Vatican Chapels e il Teatro Verde.
 
Info Asolo Musica
0423 950150 – 392 4519244
info@asolomusica.com 
www.asolomusica.com

Fondazione Giorgio Cini

www.cini.it

Ufficio Stampa

Studio Pierrepi – Padova
Alessandra Canella
canella@studiopierrepi.it    
Contatto radio e tv
Federica Bressan
ufficiostampa@studiopierrepi.it
www.studiopierrepi.it
E7E7E7

Succivo (Caserta): tre giorni di spettacoli circensi e musica dal vivo

Torna il festival che unisce musica, arte di strada e impegno sociale. Dal 20 al 22 giugno, al Casale di Teverolaccio a Succivo (CE), tre giorni di spettacoli circensi e musica dal vivo. Anteprima il 19 giugno per una giornata di solidarietà con il Free Gaza Circus.

VIII ed. ATELLA SOUND CIRCUS
Festival della Musica e Artisti di Strada
20, 21 e 22 Giugno 2025
Anteprima solidale il 19 Giugno
Casale di Teverolaccio,
via XXIV Maggio, Succivo (Ce)
dalle ore 18:00

INGRESSO GRATUITO

L’Atella Sound Circus, il festival più colorato e tra i più attesi della Campania, torna per l’ottava edizione dal 20 al 22 giugno 2025 nel suggestivo scenario del Casale di Teverolaccio a Succivo (CE) (in via XXIV Maggio). Organizzato dall’Associazione Artenova, con il patrocinio del Comune di Succivo, il sostegno di Terrah! e Fondazione con il Sud, e il contributo di Arci, Spaccio Culturale e Hungry Promotion, il festival propone un ricco programma che fonde la magia delle arti circensi con l’energia della musica dal vivo, in un’atmosfera di spensieratezza dedicata a famiglie e bambini.

Un festival tra spettacolo e impegno sociale

L’edizione 2025 dell’Atella Sound Circus sarà ancora più speciale grazie all’anteprima in partnership con il Free Gaza Circus, realtà nata nel 2018 per portare le arti circensi nella Striscia di Gaza come strumento di resilienza e speranza per i bambini vittime del conflitto e alleviare lo stress psicologico e le difficoltà associate allo sfollamento. Nonostante la distruzione del centro a causa dei bombardamenti, gli artisti palestinesi continuano a operare nei campi profughi di Rafah, offrendo intrattenimento e supporto psicologico ai più piccoli. Giovedì 19 giugno, in una giornata dedicata alla solidarietà, artisti di strada, musicisti, attivisti e personalità del mondo dell’impegno civile si raduneranno al festival per esibirsi e faranno un collegamento in diretta streaming con Gaza, interagendo a distanza con gli artisti e la comunità palestinese. Un momento di condivisione e resistenza culturale, per ricordare il potere dell’arte come strumento di pace. La comunità della Atella Sound Circus raccoglierà fondi a sostegno del centro Free Gaza Circus.
[Scopri il progetto con questo video]

Arte di strada, laboratori e musica dal vivo

Nei giorni successivi (20, 21 e 22 giugno), il festival si animerà con un fitto programma di attività: dalle 18:00, spettacoli di arte circense con 17 artisti nazionali e internazionali provenienti da Polonia, Svizzera, Capo Verde, Argentina, Messico, Francia e Italia: acrobati, clown, giocolieri, trampolieri, mimi, scultori di palloncini, artisti del fuoco e molto altro come la cartomanzia della Maga Artemide e la meditazione armonica con la Dott.ssa Ida Franzese. Attività didattiche e laboratori per bambini, tra cui truccabimbi e teatro di strada, musica busking con Ensemble “Le scalze”, La Murga Los Espositos, Sound From Kelele’ danza con l’Ensemble della scuola di Rosaria De Donato e infine il cibo con Food truck tradizionale e sano, per un’esperienza gastronomica a km zero.

La sera, spazio alla musica live: venerdì 20 giugno (ore 22:00) in concerto DADA’ (vero nome Gaia Eleonora Cipollaro) presenta “Core In Fabula”, un concept album che unisce cultura napoletana, world music ed elettronica. A chiudere la serata, il duo torinese Battimenti (BTMT), con un mix tra percussioni dal vivo, techno dance e voci corali.
Sabato 21 giugno (ore 22:00): concerto della Funkool Orchestra che porta in scena un sound tra soul, disco e funk, con pezzi originali e rivisitazioni di brani cult. A seguire il DJ set a cura dell’orchestra per chiudere in festa.
Domenica 22 giugno (ore 22:00) il trio pugliese Mundial presenta il recente album “Culacchi”, un viaggio tra radici folk pugliesi ed elettronica, con campionamenti di suoni tradizionali rielaborati in chiave moderna.

Gli artisti di strada e lo loro spettacoli per la quattro giorni:
Roberto Palloncini, le sue performance prevede la realizzazione di sculture con palloncini; Doisberto Street Show  è uno spettacolo di strada, interattivo per tutta la famiglia, utilizza tecniche circensi tra stupore e poesia; Budka Kuglarska è  un ottimo esempio di come la street art possa intrattenere, ispirare e unire le persone. Brillante, esilarante, coinvolgente e provocatorio è il Mr. Big Circus Cabaret; Cesco presenta “Ridi che ti fa bene”  uno street showideato coinvolgente e sempre diverso; Clown Idà porta in scena “La Fabbrica delle Bolle” uno spettacolo che unisce la magia delle bolle giganti a trucchi con il fuoco; Furious è un mimo che in maniera elegante usa i propri strumenti di giocoleria; Cia. To Do sono due artisti di circo-teatro che sfidano le altezze e le possibilità dei corpi con il bastone cinese, slapsticks, giocoleria, acrobazie, danza. Rulas Quetzal trasfroma la strada in jungla. con suoni naturali unendo il fuoco e le percussioni ritmiche dal vivo con la loop station; infine con Mr. Bang è festa, ribellione come inno alla libertà e all’accettazione tra dialoghi, canzoni e interazione diretta col pubblico.


Facebook : https://www.facebook.com/AtellaSoundCircus
Instagram : https://www.instagram.com/atellasoundcircus

Ufficio stampa Atella Sound Circus
HUNGRY PROMOTION
giulio@hungrypromotion.it
Da giulio di donna <feedback@hungrypromotion.it>

Roma: Chiesa Santa Maria Annunziata in Borgo

Fino al 25 giugno 2025 la Fondazione Rezza Pro Cultura et Caritate presenta, negli spazi della Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, la mostra personale Acqua, Luce, Spiritualità di Anna Romanello a cura di Claudio Cremonesi, accompagnata da un saggio introduttivo di Michele Tarroni

L’allestimento propone un percorso multisensoriale e meditativo, dove le opere di Anna Romanello – lavori realizzati mediante innovative tecniche di stampa calcografiche e xilografiche che l’artista fonde con la fotografia, la pittura e moderne tecnologie – dialogano con quelle esistenti, diventando strumento di riflessione sul simbolismo intrinseco dell’acqua. Questo elemento, rappresentato in forma astratta, letterale, fisica ed anche sonora, è simbolo di vita, purificazione e rinnovamento che si fonde armoniosamente con le suggestioni della luce e le iconografie cristiane, creando un dialogo profondo fra il mistero divino e il quotidiano. 

Mostra presso l’Oratorio della Chiesa Santa Maria Annunziata in Borgo
 
Acqua, Luce e Spiritualità
di Anna Romanello
 
a cura di Claudio Cremonesi
 
La mostra proporrà una serie di opere fotografiche e grafiche.

Inaugurazione 4 giugno 2025 ore 19:00
Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo 
Lungotevere Vaticano 1 – Roma
Fino al 25 giugno 2025

Come scrive Michele Tarroni nel testo critico: «Il contesto in cui si inserisce questa iniziativa diviene ancor più significativo, coincidendo con il Giubileo 2025, un Anno Santo che, con il suo motto “Pellegrini di Speranza”, invita i fedeli a coltivare la speranza di un profondo rinnovamento spirituale; un anno speciale in cui i pellegrini di tutto il mondo potranno confermare profondamente la propria fede e connettersi con il ricco patrimonio storico e spirituale di Roma. Tuttavia, se accettiamo il “tuffo” nel simbolismo – che serve solo da innesco metaforico di un discorso sommerso e più articolato – esso rivela una sinergia profonda, radicata in una tradizione millenaria che vede nell’acqua una fonte di vita, purificazione e rinascita spirituale. Esaminiamo dunque: che cos’è una fontana? Le fontane rappresentano simbolicamente diversi aspetti, a seconda del contesto culturale e storico in cui sono inserite. Sono associate alla purezza e al rinnovamento, poiché l’acqua corrente simboleggia il flusso continuo delle energie vitali e l’idea di un costante rinnovo. La fontana, in quanto scrigno del bene più vitale, rappresenta una varietà di significati simbolici che riflettono diversi aspetti dell’esistenza umana, dalla spiritualità alla politica, dalla purificazione alla prosperità. L’acqua contenuta e gestita dalle fontane non è retaggio d’una particolare cultura ma vero simbolo universale. Nella tradizione cristiana, l’acqua è un potente simbolo del battesimo, il sacramento che segna l’inizio della vita spirituale, e che ha luogo dinanzi al fonte battesimale. Acqua, quindi, che rende visibile l’invisibile: prorompe dal lavoro di Anna Romanello l’esperienza dell’ineffabilità elementale espressa nelle forme sempre cangianti che sgorgano in un divenire senza posa, frantumando, e contemporaneamente ricostituendo, ciò che ci permette di vedere l’acqua e ciò che l’acqua a sua volta ci consente di intercettare, ossia la luce, nei suoi infiniti giochi di specchi e bagliori.

Vediamo come la scelta di ospitare la mostra “Acqua, Luce, Spiritualità” nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, assuma un significato ancora più profondo. Questo luogo sacro, testimone di secoli di storia e di fede, diventa uno spazio di dialogo tra l’arte contemporanea e la tradizione religiosa, un invito a contemplare la bellezza del creato e a riconoscere la presenza di Dio in ogni aspetto della vita. Anna Romanello, con la sua sensibilità ed il suo talento, ci offre uno sguardo nuovo ed originale sulle fontane romane, trasformandole in un’esperienza estetica e spirituale. La sua opera ci ricorda che l’arte, quando è ispirata dalla fede e dalla ricerca della verità, può diventare uno strumento potente per la contemplazione del divino e per la crescita spirituale. Questa mostra, quindi, non è solo uno fra i tanti eventi culturali, ma un’occasione per riflettere sul significato della vita, sulla bellezza del creato e sulla presenza di Dio in mezzo a noi; fra fontane esterne e fonti interiori, è vivo il desiderio di condividere con lo spettatore la meditazione di un simbolismo tanto potente e traboccante nella città di Roma, che l’allestimento mira a cogliere in un vortice di luci, rimandi, colori, impressioni: un riverbero infinito, per entrare in contatto in maniera trasversale e multisensoriale con l’elemento Acqua, proprio poco prima di varcare la Porta Santa della Basilica di San Pietro.»

Anna Romanello, artista-performer, già docente di Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, dopo gli studi all’Accademia di Brera a Milano si trasferisce a Parigi, all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts e all’Atelier 17 di S. W. Hayter. A Roma, lavora all’Istituto Nazionale per la Grafica. Sono numerose le edizioni di libri d’Artista in Italia e in Francia. Soggiorna a Londra dove avvia un progetto di opere fotografiche sulla città. Viene invitata a tenere conferenze e workshop in varie Accademie e Associazioni Culturali. Tra le più importanti esposizioni: Parigi, Centre Georges Pompidou, Galleria Arte Viva; Avignone, Festival d’Avignon; Vancouver e Vienna, Istituto Italiano di Cultura; Rende, Museo del Presente, MAON Museo d’Arte dell’Otto e Novecento; Ljubljana, Biennale di grafica; Roma, Centro Luigi Di Sarro, Biblioteca L. Quaroni Sapienza Università di Roma, Bibliothè, Galleria Vittoria, Borghini Arte Contemporanea, Temple University, AREA – Architecture Design Art, Case Romane del Celio, Mo.C.A. Studio; Bruxelles, Fondazione Skriptura “S.W. Hayter & A. Romanello”; Milano, Fondazione Stelline; Terni, Museo Archeologico CAOS, Palazzo di Primavera; Podgorica, Ambasciata d’Italia, Musei e Gallerie; Miami, Aqua Art; Gerace, Museo Diocesano Tesoro della Cattedrale di Gerace; Parigi, Istituto Italiano di Cultura, “A’ Rebours Attraversamenti di memorie Opere 2022-1985”, Roma “MyTale”; Uzice (Serbia), International Graphic Art Biennal; Venezia, Spazio Micromega Arte e Cultura, Roma, Musei Vaticani, 50° Anniversario della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani; Rossano, Io sono radice uomini e ambiente #2023; Toronto, Rotonda del Columbus Centre 2024; Roma, Fondazione Marco Besso, “II Biennale dell’Antropocene”; Roma, Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, Acqua, Luce, Spiritualità 2025.


di Michele Tarroni

La Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, scrigno di storia e fede nel cuore pulsante di Roma, si prepara ad accogliere un evento di rara intensità: la mostra “Acqua, Luce e Spiritualità”, un’esposizione di opere dell’artista Anna Romanello, figura di spicco dell’arte contemporanea, il cui talento le ha valso l’ingresso di diverse opere nella prestigiosa Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.

Il contesto in cui si inserisce questa iniziativa diviene ancor più significativo, coincidendo con il Giubileo 2025, un anno santo che, con il suo motto “Pellegrini di Speranza”, invita i fedeli a coltivare la speranza di un profondo rinnovamento spirituale; un anno speciale in cui i pellegrini di tutto il mondo potranno confermare profondamente la propria fede e connettersi con il ricco patrimonio storico e spirituale di Roma.

Tuttavia, se accettiamo il “tuffo” nel simbolismo – che serve solo da innesco metaforico di un discorso sommerso e più articolato – esso rivela una sinergia profonda, radicata in una tradizione millenaria che vede nell’acqua una fonte di vita, purificazione e rinascita spirituale. 

Esaminiamo dunque: che cos’è una fontana?

Le fontane rappresentano simbolicamente diversi aspetti, a seconda del contesto culturale e storico in cui sono inserite. Sono associate alla purezza e al rinnovamento, poiché l’acqua corrente simboleggia il flusso continuo delle energie vitali e l’idea di un costante rinnovo. Questo simbolismo è presente in molte culture, dove le fontane sono viste come fonti di purificazione, offrendo sia ristoro fisico che rigenerazione spirituale.

Le fontane rappresentano la vita e l’abbondanza, in quanto l’acqua è una risorsa vitale essenziale per la prosperità delle comunità e delle civiltà. Nelle più diverse tradizioni religiose e mitologiche, le sorgenti o le fontane sono spesso associate ai luoghi delle divinità, simboleggiando una fonte di benedizione spirituale e felicità.

Le fontane monumentali, come la Fontana dei Quattro Fiumi o la Fontana di Trevi, testimoniano anche il potere e la maestosità della committenza; rappresentano l’influenza politica e culturale di una città o di un’istituzione, e sono dunque progettate per impressionare ed esaltare la grandezza di chi ne ha promossa la costruzione.

Vediamo dunque che la fontana, in quanto scrigno del bene più vitale, rappresenta una varietà di significati simbolici che riflettono diversi aspetti dell’esistenza umana, dalla spiritualità alla politica, dalla purificazione alla prosperità. L’acqua contenuta e gestita dalle fontane non è retaggio d’una particolare cultura ma vero simbolo universale.

Nella tradizione cristiana, l’acqua è un potente simbolo del battesimo, il sacramento che segna l’inizio della vita spirituale, e che ha luogo dinanzi al fonte battesimale. 

Acqua, quindi, che rende visibile l’invisibile: prorompe dal lavoro di Anna ROMANELLO l’esperienza dell’ineffabilità elementale espressa nelle forme sempre cangianti che sgorgano in un divenire senza posa, frantumando, e contemporaneamente ricostituendo, ciò  che ci permette di vedere l’acqua e ciò che l’acqua a sua volta ci consente di intercettare, ossia la luce, nei suoi infiniti giochi di specchi e bagliori.

Custode di questo bene prezioso, la fontana, come elemento architettonico e simbolico, è anche profondamente legata all’archetipo della Grande Madre, e questo presenta a sua volta affinità e connessioni con la figura della Vergine Maria, in particolare nella declinazione iconografica della Virgo Lactans o, come popolarmente detta, Madonna del Latte, la cui rappresentazione più nota in Roma è quella di Antoniazzo Romano, custodita proprio nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo. 

La fontana è dunque, in certa misura, erede d’un patrimonio simbolico comune alla Grande Madre; raffrontiamo ora questo archetipo con la Madonna del Latte: è un accostamento affascinante che attraversa diverse culture e tradizioni spirituali. Entrambe le figure rappresentano aspetti fondamentali della maternità e della cura, simboleggiando la protezione e il nutrimento in modi diversi ma complementari.

La Madonna del Latte, invece, è una rappresentazione specifica della divina maternità nella tradizione cristiana, ma le sue radici simboliche affondano in un passato più antico e pagano. La scena di Maria che allatta Gesù è un’immagine potente che evoca sentimenti di tenerezza e intimità, ma anche di spiritualità e, in particolare, di nutrimento spirituale. 

Le fontane romane non erano solamente deputate all’approvvigionamento idrico, ma erano anche spazi sacri dove si celebravano rituali e cerimonie legate alla fertilità e alla protezione. Con le loro statue e decorazioni, le fontane romane raffiguravano spesso divinità femminili, sottolineando ulteriormente il legame tra l’acqua, la fertilità e il potere materno – e il potere Romano, così legato al controllo dell’acqua, non poteva trascurare il valore simbolico, religioso, politico e pratico di un dispositivo – la fontana – capace d’un tale impatto sui cittadini.

Per i Romani, l’acqua era dunque considerata un dono degli dei, e quindi sacra.

Vediamo quindi come, la scelta di ospitare la mostra “Acqua, Luce e Spiritualità” nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo, assuma un significato ancora più profondo. Questo luogo sacro, testimone di secoli di storia e di fede, diventa uno spazio di dialogo tra l’arte contemporanea e la tradizione religiosa, un invito a contemplare la bellezza del creato e a riconoscere la presenza di Dio in ogni aspetto della vita. Mentre i pellegrini si recano a Roma per il Giubileo 2025, attraversando le Porte Sante delle basiliche principali in cerca di indulgenza e riconciliazione, la mostra di Anna Romanello offre un’ulteriore opportunità di riflessione spirituale, unendo l’arte alla ricerca della verità e della speranza, nel segno della Via Pulchritudinis.

Anna Romanello, con la sua sensibilità ed il suo talento, ci offre uno sguardo nuovo ed originale sulle fontane romane, trasformandole in un’esperienza estetica e spirituale. La sua opera ci ricorda che l’arte, quando è ispirata dalla fede e dalla ricerca della verità, può diventare uno strumento potente per la contemplazione del divino e per la crescita spirituale. Questa mostra, quindi, non è solo uno fra i tanti eventi culturali, ma un’occasione per riflettere sul significato della vita, sulla bellezza del creato e sulla presenza di Dio in mezzo a noi; fra fontane esterne e fonti interiori, è vivo il desiderio di condividere con lo spettatore la meditazione di un simbolismo tanto potente e traboccante nella città di Roma, che l’allestimento mira a cogliere in un vortice di luci, rimandi, colori, impressioni: un riverbero infinito, per entrare in contatto in maniera trasversale e multisensoriale con l’elemento Acqua, proprio poco prima di varcare la Porta Santa della Basilica di San Pietro.

Invitiamo quindi i visitatori a immergersi in questo dialogo tra acqua, arte e sacralità, lasciandosi guidare dalla bellezza delle opere di Anna Romanello e dalla profondità dei significati che esse evocano. Che questa mostra possa essere un’occasione per dissetare la nostra sete di bellezza, di verità e di spiritualità, conducendoci verso una comprensione più profonda del mistero della vita e dell’amore di Dio.


INFO
Anna Romanello
ACQUA, LUCE, SPIRITUALITÀ
A cura di Claudio Cremonesi
Saggio di Michele Tarroni 
Presentato da Fondazione Rezza Pro Cultura et Caritate
Progetto e allestimento: Svjetlana Lipanovic, Arianna Angelini, Sara Zorzino 
Documentazione fotografica: Marco Ravasini 

Fino al 25 giugno 2025
Orari: 09:00 – 20:00
Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo
Lungotevere Vaticano 1 – Roma

Fondazione Rezza Pro Cultura et Caritate
www.fondazionerezza.itsegreteria@fondazionerezza.it

Ufficio Stampa 
Roberta Melasecca_Melasecca Press Office – blowart
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Da Melasecca PressOffice <info@melaseccapressoffice.it>

Roma: alla Casa Museo Hendrik Christian Andersen PRESENTAZIONE DEL CATALOGO

Giovedì 19 giugno 2025 alle ore 17.30, presso la Sala dei bronzi al piano terra della Casa Museo Hendrik Christian Andersen, sarà presentato il catalogo della mostra personale di Vincenzo Scolamiero, Come sogni perduti, inaugurata il 12 maggio 2025. Interverranno, oltre all’artista, il Direttore della Casa Museo H. C. Andersen Maria Giuseppina Di Monte, il critico e curatore Roberto Gramiccia e la storica dell’arte Diletta Branchini. Il catalogo è a cura di De Luca Editori d’Arte. 

Vincenzo Scolamiero
Come sogni perduti

Mostra
a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Roberto Gramiccia 

Casa Museo Hendrik Christian Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini 20 – Roma

12 maggio – 22 giugno 2025

Il progetto è promosso dalla Casa Museo Hendrik Christian Andersen afferente all’Istituto Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei Nazionali della Città di Roma, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma. 

Vincenzo Scolamiero espone sei grandi tele, concepite ad hoc per la Casa Andersen; la mostra s’incentra su due installazioni in perfetta sintonia con il luogo dove l’artista ha disperso le tracce della sua ispirazione: tra zolle, racimoli e frammenti donati dalla natura, con resti di opere incompiute del padrone di casa. 

Il concetto espositivo è, dunque, parte integrante della mostra, ne segna il tracciato e ne spiega l’intenzione. Non è soltanto un’installazione ma un percorso che entra in dialogo con il sito che Scolamiero vede cristallizzato nel tempo e carico di tracce di vita vissuta e di esperienze creative mosse da una volontà utopica: quella di immaginare una città ideale, sede di un laboratorio perenne in cui l’arte avrebbe dovuto incontrare la scienza, la filosofia, la musica, il pensiero religioso e quello estetico. 

Il progetto ideale di Hendrik Andersen, che è rimasto inattuato, ha animato la sua fantasia, segnandone la strada espressiva. L’utopia che resta un sogno perduto ma che non smette di emanare la sua forza immaginifica, si è concretizzata nel titolo della mostra, Come sogni perduti, che riporta una frase tratta dalla novella Lenz di Georg Büchner, molto amata da Scolamiero. Una metafora del viaggio folle e allucinato attraverso una natura vertiginosa e ostile. In essa egli riconosce la metafora della condizione dell’artista, inesorabilmente spinto a trovare un compimento della sua creatività, un approdo irrealizzabile e inafferrabile del suo sogno espressivo. 

Nelle sei tele, disposte come lungo un cammino, trova dunque concretizzazione figurativa ogni suggestione avvertita e vissuta intensamente dal pittore: l’incantevole chimera universalistica di Hendrik Andersen e il fascino di questo tempio utopico ancora intatto e oggi musealizzato, l’evocazione di una lettura che da anni stimola la sua immaginazione, la riflessione sul senso stesso del dipingere e dell’inseguire i propri fantasmi senza pace né tregua.

Scrive la curatrice, Maria Giuseppina Di Monte: «Una fantasmagoria di immagini poetiche che prendono spunto dalla natura e la rielaborano attraverso visioni istantanee che danno origine ad altre visioni oniriche; da un segno ne nasce un altro fino a saturare le tele in cui domina il verde e il bruno, colori della terra, molto presenti nelle opere dell’artista che sembrano scaturire proprio da un’orogenesi naturale».

Il carattere installativo della mostra si adatta all’ambiente, che nelle opere sembra alternare gli estremi di un sogno malinconico e struggente – la coppia di tele verticali nei due imbotti dell’atrio appaiono come fragili e cristalline cineserie che danno il benvenuto agli ospiti della casa che fu – e quelli di un’immersione a occhi aperti nelle viscere della terra nei quattro dipinti che, sostenuti da strutture di travertino di cava, chiudono il visitatore in un circuito compresso e inquietante. 

Dall’oro scintillante delle due tele d’ingresso, riacceso in superficie da sventagliate cromatiche rosse e verdi che ne muovono l’aria e ne livellano lo spazio, si passa dunque al folle viaggio attraverso un mondo instabile e misterioso, in cui le forze della natura, pacifiche sul plinto centrale, prendono vita e sconquassano gli animi, al ritmo ondulante delle forme che emergono da un fondo oscuro e ventoso. 

Non una mostra tradizionale o un’installazione, quella di Scolamiero a Casa Andersen è piuttosto un viaggio tra sogni e utopie, in cui l’arte è insieme ragione e immaginazione, realtà e sogno, sentiero illuminato e burrone profondissimo.  

Vincenzo Scolamiero è docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private. La sua prima personale si tiene nel 1987 presso la storica galleria Al Ferro di Cavallo di Roma, a cura di Antonio Alessandro Mercadante. Ha esposto in gallerie private e in rilevanti spazi nazionali e internazionali, tra Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Palazzo delle Esposizioni, Chiostro del Bramante, Galleria Comunale di Arte Moderna, Macro, Chiostro del Bramante), Milano, Venezia, Bologna, Torino, Rimini, Treviso, New York, Seul, Busan, Pechino, Shanghai, Fenghuang. L’ultima in ordine di tempo (2025) è la mostra Anatomia di un paesaggio-A. Bellobono, L. Coser, G. Frangi, V. Scolamiero a Palazzo Sarcinelli, Conegliano (TV), a cura di Fabio Cosentino e Alberto Dambruoso.


TitoloVincenzo Scolamiero. Come sogni perduti
Catalogo De Luca Editori d’Arte, contributi di Roberto Gramiccia, Francesca Bottari, Diletta Branchini.
Sede: Casa Museo Hendrik Christian Andersen, via Pasquale Stanislao Mancini 20, 00196 Roma 
Ingresso: Intero Euro 6,00; ridotto Euro 2,00; gratuità di legge
Il biglietto per la Casa Museo e la Mostra è acquistabile presso il totem digitale (abilitato POS) o su https://portale.museiitaliani.it/b2c/#it/buyTicketless/4e7c2220-041e-42aa-9ffc-e21888df1eff

Orari: dal martedì alla domenica ore 9.30 – 19.30; ultimo ingresso ore 18.45. Chiuso il lunedì
tel. +39 06 3219089 | dms-rm.museoandersen@cultura.gov.it

Sito webdirezionemuseiroma.cultura.gov.it/museo-hendrik-christian-andersen/
FB: www.facebook.com/CasaMuseoHendrikChristianAndersen
X: x.com/MuseoAndersen
IG: www.instagram.com/casamuseoandersen/

Ufficio Promozione e Comunicazione
Pantheon e Castel Sant’Angelo – Direzione Musei nazionali della città di Roma
dms-rm.comunicazione@cultura.gov.it

Ufficio stampa 
Roberta Melasecca_Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.com – info@melaseccapressoffice.it

Trieste Estate: eventi dal 17 al 19 giugno

Negli oltre 300 eventi in programma nell’ambito della rassegna Trieste Estate non poteva mancare l’appuntamento con il Festival dell’Operetta, che debutta martedì 17 giugno al Politeama Rossetti di Trieste (alle 20.30, in replica il 18 giugno alla stessa ora) con la celebre commedia in musica “Cin Ci Là“, prodotta dall’Associazione Internazionale dell’Operetta FVG.

DALL’OPERETTA AGLI ALTRI GENERI MUSICALI
Trieste Estate entra nel vivo con gli eventi dal 17 al 19 giugno

Scritta da Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato – il primo musicista, librettista, impresario napoletano, il secondo celebre violinista veneziano e “spalla” alla Scala di Milano sotto la bacchetta di Arturo Toscanini – è una delle operette più amate dal pubblico italiano e più rappresentate dalle compagnie di giro. A Trieste viene interpretata da Marzia Postogna, nei panni della protagonista, Petit-gris è Andrea Binetti, mentre la principessa Mjosotis è Ilaria Zanetti. Il tenore Francesco Scalas veste i panni del principe Ciclamino. Gualtiero Giorgini, Alessio Colautti e Julian Sgherla sono i tre comici della compagnia per i ruoli di Fon-ki, Blum e del Mandarino, ai quali sono affidate le più divertenti gag dell’operetta. Chiude la compagine Giulio Gessi nel ruolo del regista cinematografico. La FVG Orchestra è diretta da Romolo Gessi, l’adattamento e la regia sono di Andrea Binetti. In scena i coristi, diretti da Andrea Mistaro, il balletto di Noemi Gaggi e Luca Miclausig. Scene e costumi della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Nato dalla collaborazione tra Comune di Trieste, nell’ambito di TriestEstate 2025, Associazione Internazionale dell’Operetta FVG, Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste e Teatro Stabile FVG, il Festival propone quest’anno due produzioni d’operetta e spettacoli musicali.

Informazioni e prevendita dei biglietti presso la Biglietteria del Politeama Rossetti.

Cambiando genere musicale, sempre martedì 17 giugno, al giardino del Museo Sartorio (alle 21.00, a pagamento) viene proposto il “Concerto d’Estate“, a cura della Camerata Strumentale Italiana. Un viaggio in musica che parte del periodo Classico, attraversa il Romanticismo e arriva ai giorni nostri sulle note di famosi brani tratti da Musical, colonne sonore e canzoni celebri terminando con tanghi argentini ed americani. Una serata da trascorrere nel meraviglioso giardino del Sartorio all’insegna delle splendide melodie ever green in compagnia di un quintetto di ottoni giovane, allegro e divertente.



Passando poi al rock, mercoledì 18 giugno, alla Kleine Berlin (alle 20.30, a pagamento) è la volta dei dieci brani che sconvolsero il mondo, in “Musica anni ’80 – Il libro sui miti“, con le atmosfere letterarie alla Kleine Berlin, evento a cura di Cat – Club Alpinistico Triestino, moderato da Luigi Urdih. Scritto da Maurizio Lozei (Luglio Editore), il libro nasce un’analisi individuale, realizzata attraverso alcuni parametri, che possono essere accettati e considerati validi, oppure criticati e usati come stimolo per stilare un diverso elenco di canzoni.


La presentazione rientra nella terza edizione delle ‘Atmosfere Letterarie‘ in collaborazione con la IV Circoscrizione e si colloca all’incrocio di una carrellata di anniversari: gli ottant’anni del Club Alpinistico Triestino (Cat), nato il 24 maggio 1945 d’alcuni ex soci del CAI “per la salvaguardia dei fenomeni carsici in ogni loro aspetto”, e i trent’anni della gestione del Cat della Kleine Berlin stessa, dalla prima esplorazione dei suoi meandri nel 1995.


Le più famose colonne sonore di Pivio & Aldo De Scalzi, eseguite da un quartetto d’archi formato da giovani musicisti del progetto “Pivio & Aldo De Scalzi “sono invece in programma, sempre mercoledì 18 giugno (alle 21.00, a ingresso libero) al giardino del Museo Sartorio. Ad accompagnare l’esecuzione, la voce di Armanda De Scalzi. Tra un brano e l’altro, una chiacchierata di Aldo e Pivio con Maurizio di Rienzo, direttore di ShorTS International Film Festival.



Giovedì 19 giugno (alle 21.00, a pagamento), replica al giardino del Museo Sartorio dello spettacolo Trieste. Verso le vette/ Trst. Proti vrhovom, una coproduzione Bonawentura/ Teatro Miela, Teatro La Contrada e Teatro Stabile Sloveno, che narra di un ex alpinista e amante della montagna che visita l’omonima mostra con suo nipote, compiendo un viaggio a ritroso nel tempo e nei luoghi. Interpretato da Veronica Dariol, Omar Giorgio Makhloufi, Eva Maver, Kiyan Mauri, con la regia di Lino Marrazzo, mette in scena sentimenti ed episodi che riportano alla memoria il mondo dell’alpinismo triestino.

MOSTRA
Dalla montagna al mare, viene presentata martedì 17 giugno, la mostra “Archeoplastica: antichi rifiuti arrivati dal mare” allestita all’Immaginario Scientifico – Museo della Scienza (Magazzino 26, Porto Vecchio) e BioMa – Biodiversitario Marino (Scuderie del Castello di Miramare) e visitabile fino al 17 agosto. Un’esposizione che mette in mostra antichi rifiuti venuti dal mare, per raccontare una storia senza fine: quella della plastica e della sua incredibile persistenza nell’ambiente.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it
Da Federica Zar <zar@apscom.it> 

Ogni pietra nasconde un destino, ogni frammento di storia scolpisce il presente

Forse è stata colpa della piccola luna seducente,
se ho fatto questo passo e ho preso come marito uno spaccapietre.
In gioventù mi aveva promesso ogni cosa:
“Se mi sposi, vivrai come una signora”.

(Traduzione e adattamento dal dialetto sloveno di Repen sul Carso triestino)

Ogni pietra nasconde un destino, ogni frammento di storia scolpisce il presente: con questa suggestione si inaugura la mostra Spaccapietresabato 14 giugno, alle ore !8.00, alla Portopiccolo Art Gallery in baia di Sistiana (Duino Aurisina, TS), una grande installazione multimediale dedicata alle storie delle donne che hanno legato il proprio lavoro e destino alla pietra del Carso.
L’esposizione è organizzata nell’ambito del progetto “CAVE 2 – La vita sociale delle pietre” – promosso dal Comune di Duino Aurisina – Devin Nabrežina, con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, Servizio geologico per la promozione del patrimonio geologico e della geodiversità e la collaborazione dell’Associazione Casa C.A.V.E.

SPACCAPIETRE
Una mostra dedicata a storie di donne che hanno legato il proprio lavoro e destino alla pietra del Carso, in un mosaico di memorie e resistenza.


Inaugurazione sabato 14 giugno – ore 18.00 alla Portopiccolo Art Gallery

“La mostra Spaccapietre è una nuova ode alle donne” – sottolinea Marjanka Ban, Assessora con delega alla cultura del Comune di Duino Aurisina – Devin Nabrežina – “affascinante perché il lavorare la pietra è stato immaginato finora come monopolio maschile. Invece, il mondo dell’economia delle cave, già all’epoca, poteva e doveva contare anche sull’apporto prezioso della presenza femminile. La resilienza e la creatività tipica delle donne ci parlano dal passato e ci spronano nel presente a una riflessione sulle donne di oggi, le artiste che scolpiscono la pietra e insieme ad essa il futuro del territorio. Anche in onore di queste donne del passato e del presente il nostro Museo diffuso delle Cave e della pietra di Aurisina continua a crescere e arricchirsi”.

“Ispirandosi a una straordinaria poesia della poetessa Stana Milič, Lazar, nel colorato e ricco dialetto di Repen” – sottolinea l’artista slovena multmediale Barbara Kapelj – “la mostra ripercorrere la storia di donne il cui destino era legato alla pietra e alla furia della bora. Con Spaccapietre il nostro intento è quello di costruire una mappa femminile del Carso, collegare entrambi i lati del confine, conoscere le storie delle donne che hanno co-creato e che stanno ancora costruendo spazi più ampi di relazione, cultura e lavoro. Abbiamo raccolto storie, catturato luci e ombre, sassolini, ricordi, nodi, destini e li abbiamo intrecciati, tessendoli in una nuova storia che vuole ricreare uno spazio di memoria, un modo di vivere, come punto di incontro e di connessione, come riflessione dell’intreccio tra le storie antiche e le storie delle donne di oggi, che stanno scolpendo nella pietra e nel territorio, una storia completamente diversa. Perché ogni pietra ha mille destini e dietro ognuna di esse c’è una Maria, Olga, Jasna, Fabiola, Maddalena, Melania, Sara…”.

Il progetto è realizzato in collaborazione con il fotografo e filmmaker Gabriele Fuso ed è accompagnato dalle dedicate sonorità della compositrice Larisa Vrhunc.

L’esposizione è visitabile alla Portopiccolo Art Gallery Sistiana sino a domenica 17 agosto 2025 con i seguenti orari: sabato 16.00 /19.30 – domenica 10.00/13.00 – 16.00/19.30 o su prenotazione al numero 338 6045489.

Barbara Kapelj ha plasmato attivamente lo spazio culturale e artistico sloveno per più di tre decenni. È conosciuta come regista teatrale, scenografa, costumista, autrice di opere teatrali, performer, artista visiva e scrittrice. Sembra muoversi con estrema disinvoltura tra i campi dell’arte teatrale, dell’arte visiva e della letteratura. In tutte le sue opere artistiche si può riconoscere la sua impronta unica. Barbara è un’artista, una donna, una femminista che pensa l’arte e il mondo attraverso le prospettive dell’uguaglianza e dell’inclusività. Lo fa fin dai primi anni di vita, senza mai cedere a schemi e tendenze. Il suo atteggiamento verso il mondo, i suoi simili, la società e l’arte è sempre e comunque in sintonia con le sue aspirazioni etiche ed estetiche. Per Barbara l’arte, sia a livello di forma che di contenuto, è sempre una sfida, un’esplorazione, un’avventura verso l’ignoto. Barbara è un’artista che non smette mai di cercare, che non accetta regole rigide, che si spinge oltre i confini con il suo lavoro di artista e di donna.

Gabriele Fuso lavora nel campo della fotografia e dell’audiovisivo; la sua ricerca coniuga competenza tecnica e sensibilità artistica, spaziando tra fotografia, video e progetti sociali. Come un viaggiatore errante Gabriele registra le immagini con una curiosità insaziabile verso le storie non convenzionali spesso in situazioni non comuni. Il suo sguardo si posa su ciò che spesso sfugge, o viene dimenticato/nascosto, con un approccio documentaristico e poetico. Questo desiderio di esplorazione e connessione si traduce in un impegno in progetti che indagano le dinamiche umane e sociali, privilegiando un’immediatezza emotiva/visiva che cattura l’essenza del momento. In questo processo, la macchina da presa e l’obiettivo si rivelano strumenti di conoscenza, interfacce tra il visibile e l’invisibile, tracciando in ogni progetto una geografia intima di sguardi e incontri, dove lo spazio fisico e quello interiore si misurano in una costante tensione tra sguardo e presenza. La sua arte è rappresentazione ed esperienza condivisa.

Larisa Vrhunc 
è una compositrice, ha studiato presso gli istituti musicali superiori di Lubiana, Ginevra e Lione, oltre che in numerose masterclass internazionali. È professoressa ordinaria di teoria musicale presso il Dipartimento di Musicologia della Facoltà di Ljubljana, dove ha conseguito il dottorato di ricerca con la tesi Influenze della musica spettrale sulla creatività compositiva slovena degli ultimi decenni. La sua arte abbraccia un’ampia visione del panorama musicale contemporaneo. L’essenza musicale di Larisa, omogenea e profondamente personale, rivela una tavolozza di colori spettrali, un approccio al rumore strumentale che riecheggia Lachenmann, una fascinazione per le sonorità affini all’elettroacustica e delicati riverberi di musiche antiche. La sua arte sonora si manifesta come un’interazione di timbri tenui, spezzati ritmicamente, di rumori sfumati, di cromatismi selezionati con precisione e assemblati con cura in contesti minimali.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it
Da Federica Zar <zar@apscom.it> 

“La Via degli Angeli”, nuova lettura della vita e dell’opera di Celestino V

Presentato in Grecia, ad Arta, l’antica capitale del Despotato d’Epiro, e a Corfù il volume dello storico Fernando Frezzotti (Ed. Il Lavoro Editoriale) che, attraverso una dettagliata analisi geopolitica, fa luce sulla vicenda storica della Santa Casa di Loreto, uno dei più importanti luoghi di culto della cristianità. Il saggio ricostruisce, infatti, in un arco temporale di oltre 21 anni la traslazione a Loreto della Santa Casa di Nazareth, salvata dalla Terrasanta, individuando il ruolo avuto dagli Angelo-Comneno, Despoti di Tessaglia ed Epiro, da due fra i più noti Grandi Maestri templari, Guillaume de Beaujeu e Jacques de Molay e da due Papi Gregorio X e, soprattutto, da Celestino V.

Arta e Corfù hanno un ruolo nella traslazione della Santa Casa. Nella dote di Ithamar, figlia di Niceforo Angelo-Comneno, ultimo custode ad Arta della Santa Casa, le pietre della Santa Casa facevano parte dei beni mobili, mentre, tra quelli immobili rientrava l’isola di Corfù. Proprio durante la custodia Niceforo inizia il negoziato per far sposare Ithamar con Filippo d’Angiò, figlio di Carlo II, Re di Napoli per ottenerne la protezione.

Le presentazioni del saggio si sono tenute nell’ambito del Progetto internazionale “La Via degli Angeli” promosso dall’Accademia Angelico Costantiniana di Roma presieduta da Alessio Angelo-Comneno, discendente diretto dei Despoti di Epiro e Tessaglia e segnatamente dalla famiglia imperiale degli Angelo-Comneno Ducas, tra i protagonisti principali della Traslazione.

L’iniziativa culturale intende tracciare il percorso del convoglio che, in quattro distinte fasi cronologiche, ha trasportato le pietre della Santa Casa e prevede il coinvolgimento di Terrasanta, Cipro, Grecia e Italia, approfondendo i variegati contesti storici a esso collegati che hanno fatto da sfondo geo-politico e reso possibile il compimento dell’impresa.

I primi risultati degli studi di Frezzotti sulla vicenda storica della Santa Casa di Loreto sono stati pubblicati a partire dal 2018 dalla rivista “Studi sull’Oriente Cristiano” edita dall’ Accademia Angelico Costantiniana.


Da sirenzi@libero.it 

Presentazione del libro “L’Arte Di Far Soldi (con L’Arte)” a cura di Gaia Serena Simionati

Il libro dal titolo: THE ART OF MAKING MONEY, (THROUGH ART) (già supportato da Fineco nel 2005, ora dalla Branch Italiana di VanEck Europe GmbH) è a cura del critico d’arte e cinema, curatore indipendente Gaia Serena Simionati.

Esso nasce da una serie di articoli pubblicati su diverse riviste già dal 2005 in cui Simionati analizzava come l’investimento in arte, nei secoli, si sia sempre dimostrato redditizio, anche senza grossi capitali di partenza.

L’Arte Di Far Soldi
(con L’Arte)
da Agostino Chigi agli NFT
 
a cura di
GAIA SERENA SIMIONATI
 
Mercoledì, 25 Giugno 2025, ore 20.00
Palazzo Barbaran,
via Villa 26          
Castelgomberto (VI)
 
L’Arte Di Far Soldi (con L’Arte) da Agostino Chigi agli NFT
 
THE ART OF MAKING MONEY (THROUGH ART)

Da Agostino Chigi, banchiere, mecenate illuminato che sponsorizzò giovani artisti, a grandi patron, regine e singoli investitori, lungimiranti o semplicemente ben consigliati, fino agli odierni NFT, Ai e Robotic Art, si racconta come il buon investimento in arte non tradisca mai.

Le conferenze ad esso legate ci dicono chi c’era dietro ad ogni grandiosa scelta di acquisto raggiungendo negli anni opere e cifre da capogiro. Tutti riusciti nell’intento e nella creazione di scrigni meravigliosi, case museo, fondazioni, emblemi di collezioni entusiasmanti e casi eclatanti: da Londra a Roma, da New York a Basilea, semplicemente le migliori del mondo. Vedremo i vari Frick, Beyeler, Boschi di Stefano. Colti, generosi o semplicemente ben consigliati?

In un viaggio di sei secoli, il libro L’Arte di Far Soldi (con l’Arte) esplora luoghi per contenere idee artistiche, generate dalla visione di grandi uomini. E donne. Coloro che comprarono, valorizzarono contenitori di cultura: simboli di scambio, dialogo, storia e bellezza.

Spesso personaggi fuori dalle righe, tacciati di pazzia, la loro diversità divenne la loro forza! Anche di questo si intende radicalmente affermare: esseri liberi dal giudizio degli altri! E perseguire dritti nelle proprie intuizioni e passioni.

Il libro raccoglie quindi questi esempi ‘folli’ o geniali di collezionismo: imprenditori, re, mecenati papi, banchieri o privati che, grazie alla loro disponibilità finanziaria, sensibilità visiva, eleganza e visionarietà (a volte, buoni consulenti), hanno raccolto capolavori. Poi creato veri propri scrigni per accudirli e viverli.

Da Agostino Chigi a Henry Frick. Da Cristina di Svezia a Giangiacomo Poldi Pezzoli e Samuel Courtauld, innumerevoli sono gli esempi nel mondo di art amateur che hanno reso il poco enorme. Le loro opere acquistate con niente, oggi hanno un valore inestimabile.

Scopriremo perché da Sotheby’s New York, L’urlo di Munch, venduto a $119,922,500, ha raggiunto una cifra mai pagata prima per un’opera d’arte. Oppure perché, sempre a New York Christie’s registrava un record assoluto dell’artista Rothko, con l’eccelsa opera Orange, Red, Yellow, alienata a $86,882,500, raddoppiandone la stima.

Attraverso l’Art Advisory si introdurranno appassionati all’investimento in arte: letture d’opere, visite a musei, gallerie, testi specifici arricchiti da viaggi in fiere internazionali di arte antica o contemporanea (come TEFAF Maastricht, Art Dubai, Art Basel, Miami, Paris Hong Kong FRIEZE London o Parigi).

In breve tempo Simionati fornisce i tools per comprendere da soli l’arte, i meccanismi sotterranei che la regolano. Di questo si parla nel libro e nelle conferenze sprigionate dall’idea.

Nella serata della presentazione del volume si terrà una piccola conferenza, seguita da una più chiara visione artistica.

Credere nell’arte, investire in essa, aiuta l’anima, il cervello, il cuore e, perché no, il portafoglio.

Gaia Serena Simionati, critico d’arte internazionale, curatore e critico cinematografico per Rai 1, accompagnerà il pubblico in un viaggio dedicato alla connessione tra arte e investimenti, tratti dal suo nuovo libro. Numerosi gli esempi dal XVI secolo ad oggi, con Nft e AI Art, esso diviene anche piccolo vademecum per chi vuole girare il mondo visitando le migliori collezioni, tarate su investimento e infinita eleganza.

La parola agli sponsors Ocrev di Pietro Tovo Simone Mangieri Eucaris, Consulente Patrimoniale


Il fattore chiave che determinerà il tuo futuro finanziario non è l’economia; il fattore chiave è la tua filosofia.

Jim Rohn

GSS: Cosa ha trovato di interessante nell’investimento e sponsorizzazione del libro e conferenza “L’Arte di Far Soldi (con l’Arte)” tanto da spendere tempo ed energie nel promuoverlo a Castelgomberto (VI).

Pietro Tovo (Ocrev): Ho deciso innanzitutto perché a me l’arte piace e soprattutto perché è la promozione della parte culturale che in questa valle scarseggia. C’è bisogno di maggior diffusione di contenuti culturali. Il libro e una conferenza che parlano d’arte e cultura in generale, con esempi di cinque secoli di investimenti in bellezza, sono un’ottima occasione per farlo. La nostra cultura, anche se ne avevamo tanta, come dimostrano le ville venete, Tiepolo, Tiziano, Palladio, i nostri grandi nomi, non l’abbiamo diffusa. Oggi purtroppo nessuno investe nel contemporaneo. Prevale solo il denaro, la grande capacità imprenditoriale che abbiamo in zona di farlo, ma altresì il non rispetto della bellezza verso l’ambiente e la natura.

Il veneto è la regione in Italia con il maggior numero di turisti che vengono dall’estero e noi invece non conosciamo bene tutto il nostro patrimonio. E soprattutto qui in provincia di Vicenza c’è molta capacità imprenditoriale e grande abilità di creare denaro assieme a molta propensione a lavorare sodo.

Così ho voluto prendere ‘due piccioni con una fava’. Arte, investimento e denaro vengono capiti meglio in questa formula, soprattutto qui nella Valle dell’Agno.

GSS: la sua azienda “Ocrev” produce trasformatori. Poi lei lavora soprattutto con l’estero e ha investito in artisti tedeschi contemporanei. Pensa che l’assonanza con la “trasformazione” di cui si occupa quotidianamente in azienda possa toccare anche le persone attraverso l’arte?

Pietro Tovo (Ocrev): si certo proprio per questa capacità alchemica di arte, cultura, scambio e dialogo, ho deciso di supportare l’iniziativa di Gaia Simionati che mi ha fatto investire in arte, conoscere giovani artisti e vedere nuove prospettive.

Queste si applicano anche nel mondo del lavoro. Ad esempio ho capito come anche il benessere aziendale, legato al bello, ad un ambiente sano, possa creare maggiore produttività del personale quando sta a contatto con la bellezza o l’arte. Poi le aziende che si migliorano esteticamente rendono anche più bella la zona attorno ad esse.

Oggi qui mancano i mecenati. Questo ruolo deve essere riscoperto, dalla morte di Gian Giorgio Trissino che aiutò e sponsorizzò Palladio, dai novelli imprenditori che, tra l’altro, possono anche trarne un guadagno estetico, emotivo e, perché no finanziario.

GSS: Cosa ha trovato di interessante nell’investimento e sponsorizzazione del libro e conferenza di Gaia Serena Simionati “L’Arte di Far Soldi (con l’Arte)” tanto da spendere tempo ed energie nel promuoverlo?

Simone Mangieri Eucaris: Ciò che ho trovato profondamente interessante nell’investimento e nella sponsorizzazione del progetto “L’Arte di Far Soldi (con l’Arte)” di Gaia Serena Simionati è la sua capacità di unire due mondi che troppo spesso vengono tenuti separati: quello della creazione estetica e quello della gestione patrimoniale. E, al contempo, educare il pubblico a una nuova forma di investimento consapevole. Il libro di Gaia Serena Simionati non è soltanto un manuale o una provocazione: è una visione. Una proposta concreta per trasformare il collezionismo in un atto etico, e l’investimento in arte in uno strumento di rigenerazione culturale e patrimoniale.

Come consulente, sono quotidianamente immerso in numeri, strategie e ottimizzazione del valore. Ma come amante dell’arte, so che il valore più duraturo nasce anche da ciò che non è immediatamente quantificabile: cultura, visione, bellezza. Il libro e la conferenza di Simionati offrono un ponte tra queste dimensioni. Parlano di arte non solo come passione, ma come asset vivo, che può generare ricchezza economica e culturale se accompagnato da una visione consapevole.

Sostenere questo progetto per me è stato un gesto naturale di mecenatismo contemporaneo: un modo per incoraggiare una nuova narrazione sull’arte, dove collezionismo e investimento diventano atti di partecipazione culturale. Promuoverlo non è stato solo un investimento finanziario, ma un investimento in futuro, in bellezza, in intelligenza collettiva.

In fondo, credo che oggi il vero lusso non sia solo possedere un’opera, ma contribuire a un ecosistema in cui l’arte possa fiorire e dialogare con l’economia in modo sostenibile e ispirato.

In un’epoca in cui si cercano rendimenti, questo libro ci ricorda che il vero valore si costruisce anche investendo in bellezza, in pensiero, in eredità simbolica.

Sostenere questa pubblicazione e il suo evento di presentazione significa per me riaffermare l’importanza del mecenatismo come gesto contemporaneo: non più solo filantropia, ma partecipazione attiva a un’economia della cultura che sia sostenibile, intelligente e ispirata.

Vi invito con entusiasmo a partecipare alla presentazione, non solo per scoprire un libro fuori dagli schemi, ma per unirvi a una conversazione sul futuro del patrimonio artistico, dove finanza e creatività possono finalmente parlarsi da pari.

GSS: Conosci l’arte, il patrimonio vicentino o veneto?

Simone Mangieri Eucaris: Nel contesto di Vicenza e della sua provincia, dove l’arte ha radici profonde grazie a maestri come Andrea Palladio, il legame tra bellezza, creatività e finanza è particolarmente significativo. La tradizione architettonica della città, famosa per le ville palladiane, è un esempio perfetto di come un patrimonio artistico e culturale possa avere un impatto durevole e di valore anche nel mondo degli investimenti. Il mecenatismo, da sempre una parte integrante della storia veneta, ha insegnato che sostenere l’arte non solo arricchisce il nostro spirito, ma può anche essere un’opportunità di crescita economica.

Promuovere questo evento e la conferenza di Gaia Serena Simionati è, quindi, un atto che va oltre la semplice sponsorizzazione. È un’opportunità di dialogare con la nostra tradizione artistica, ma anche di guardare al futuro, in cui l’arte non è solo un bene da ammirare, ma anche un veicolo di valore e di crescita economica, che può unire passione, cultura e intelligenza finanziaria. Un’opportunità unica, che merita di essere valorizzata, soprattutto in un contesto come quello veneto, dove l’arte e la cultura sono sempre stati motori di innovazione e progresso.”

GSS: la sua attività di Consulente Patrimoniale produce valore e denaro. Pensa che l’assonanza con la “trasformazione” economica di cui si occupa quotidianamente in azienda possa toccare anche le persone attraverso l’arte?

Simone Mangieri Eucaris: Assolutamente sì, credo che la “trasformazione” economica che quotidianamente perseguo nel mio lavoro possa trovare una sua naturale e potente espressione anche attraverso l’arte, e che il valore che si crea in entrambi i contesti sia, in fondo, simile. Nel mio lavoro la mia missione è aiutare le persone a trasformare e gestire il loro patrimonio in modo strategico, con un occhio sempre attento alla crescita e alla valorizzazione delle risorse, sia finanziaria sia non finanziarie.

Analogamente, l’arte ha la straordinaria capacità di “trasformare” non solo il materiale, ma anche il pensiero e le emozioni delle persone. Quando investiamo in arte, stiamo facendo un investimento in un bene che, oltre a portare valore economico, ha il potere di arricchire l’anima e cambiare la prospettiva di chi lo fruisce. Prendendo esempio dalla tradizione veneta, dove l’arte è sempre stata vista come un mezzo di elevazione e sviluppo, possiamo notare come, da Palladio in poi, la bellezza e la creatività abbiano contribuito a costruire una vera e propria ricchezza collettiva, che va ben oltre l’aspetto finanziario.

Quindi sì, credo che l’arte non solo possa toccare profondamente le persone a livello emotivo e intellettuale, ma possa anche contribuire, proprio come fa un investimento ben fatto, alla trasformazione del loro valore personale ed economico. È un processo di crescita che va oltre il semplice concetto di “denaro” e che, proprio come in ambito finanziario, porta a risultati tangibili e duraturi, sia sul piano emotivo che materiale.

In fondo, come nel mondo degli investimenti, anche l’arte può portare a una valorizzazione del nostro patrimonio, ma in modo che arricchisca non solo il portafoglio, ma anche la nostra vita, la nostra cultura e la nostra capacità di innovare.


a cura di               
#GAIASERENASIMIONATI
www.gaiasimionati.com
#THEARTOFMAKINGMONEYTHROUGHART   
#LArteDiFarSoldiConLArte, da Agostino Chigi agli NFT

Evento promosso da
PIETRO TOVO di OCREV,
COMUNE DI CASTELGOMBERTO (VI)
SIMONE MANGIERI EUCARIS, Consulenze Patrimoniali
CONSOLATO GENERALE DI POLONIA in Milano
Da Studio ESSECI <segreteria@studioesseci.net>

Crotone: La città pitagorica ha coinvolto artisti internazionali di street-art 

Con la conclusione degli interventi pittorici e degli eventi collaterali, si chiude la seconda edizione di KRIU – KRotone Identità Urbane, il progetto di arte pubblica curato da Gulìa Urbana e promosso dal Comune di Crotone, che dall’8 al 14 maggio ha trasformato i quartieri 300 Alloggi e San Francesco in un laboratorio urbano condiviso.

Quattro grandi murales – firmati da Insane51, Vesod, Tony Gallo e Mandioh – hanno dato vita a una nuova geografia estetica e simbolica, radicata nelle storie e nei desideri della comunità residente. KRIU si è affermato come modello concreto di rigenerazione culturale, capace di unire creatività, territorio e inclusione sociale.

Gulìa Urbana & Comune di Crotone presentano:
KRIU – KRotone Identità Urbane
L’arte urbana riscrive il volto della città pitagorica: nei quartieri di 300 Alloggi e San Francesco presentate quattro nuove opere.

KRIU è un percorso che vuole fare dell’arte pubblica un elemento centrale nella crescita culturale e sociale della nostra comunità”, ha dichiarato Vincenzo Voce, Sindaco di Crotone. “Queste opere rappresentano non solo un importante intervento di riqualificazione urbana, ma anche un simbolo di identità, memoria e partecipazione collettiva”.

Il progetto si conferma come una delle esperienze più significative di arte urbana attiva nel panorama calabrese: un cantiere culturale che mette al centro l’identità dei quartieri, restituendo dignità ai luoghi attraverso la bellezza.

Abbiamo scelto di non calare l’arte dall’alto, ma di farla nascere dentro il quartiere, come grido collettivo di orgoglio e desiderio di bellezza”, ha dichiarato Giacomo Marinaro, curatore del progetto e fondatore di Gulìa Urbana. “KRIU è la dimostrazione che i margini possono diventare centro, se ascoltati e valorizzati”.

Insane51, pioniere della double exposure, ha realizzato un’opera tridimensionale visibile con lenti anaglifiche, in cui la figura umana diventa metafora di armonia e tensione interiore. Una tripla aureola e la Tetraktýs pitagorica richiamano la storia filosofica della città, in un omaggio visivo alla sua eredità. Tony Gallo, con “Super Hero”, ha dedicato il suo murale ai bambini del quartiere. Un ragazzo su una BMX circondato da creature simboliche incarna la forza dell’immaginazione e dell’eroismo quotidiano: la periferia come spazio poetico.

Vesod ha intrecciato geometria sacra e forze naturali, ispirandosi ancora alla Tetraktýs pitagorica. Un faro tra onde e fiamme guida lo sguardo verso un prisma trasparente che riflette la città di Crotone, simbolo di equilibrio tra caos e ordine, memoria e futuro. Mandioh ha affrontato il tema della salute mentale con un’opera delicata e potente. Lo sguardo della figura ritratta invita all’ascolto, alla vulnerabilità condivisa e alla cura. Un gesto artistico di empatia che sollecita un dialogo aperto su fragilità e benessere interiore.

Oltre agli interventi artistici, KRIU ha proposto talk pubblici, momenti musicali e visite guidate aperte a cittadini e scuole. Il coinvolgimento diretto della comunità ha trasformato l’evento in un processo partecipativo, in cui l’arte è diventata linguaggio comune e occasione di dialogo tra generazioni.

KRIU è molto più di un progetto artistico: è un messaggio potente di bellezza e speranza. L’arte, insieme ai tanti interventi che la nostra amministrazione sta portando avanti nel quartiere 300 Alloggi, contribuisce a creare un clima nuovo, quasi magico”, afferma Sandro Cretella, Vicesindaco del Comune di Crotone.

Le opere realizzate entrano ora a far parte di un itinerario permanente, liberamente fruibile, che proietta Crotone tra le nuove destinazioni dell’arte contemporanea nello spazio pubblico.

La mappa dei murales è consultabile online su:


CONTATTI
www.instagram.com/gulia_urbana
www.instagram.com/cittadicrotone_
 
UFFICIO STAMPA
Daccapo Comunicazione
info@daccapocomunicazione.it
Marcello Farno / Ester Apa
Da Daccapo Comunicazione <info@daccapocomunicazione.it>

Francesco Guadagnuolo e la sua nuova iconografia ritrattistica papale

Il 10 giugno 2025 è stata celebrata la giornata “Made in Italy incontra l’Europa”, curata da Giuseppe Palma. L’evento si è svolto nella prestigiosa Sala David Sassoli, presso la Sede del Parlamento Europeo di Roma, in Piazza Venezia, e ha visto la partecipazione di eminenti personalità quali l’On. Susanna Ceccardi (europarlamentare), l’On. Fabrizio Santori (membro del Comitato Europeo delle Regioni), l’On. Simone Billi (Presidente del Comitato per gli Italiani nel Mondo) e Federico Minghi (Presidente di My Italy Experiences). Durante il convegno, nell’ambito di un dialogo che ha celebrato l’identità italiana e l’innovazione europea, è stata presentata anche l’opera in tecnica mista (collage) del Maestro Francesco Guadagnuolo, intitolata “Leone XIV e l’Alba Digitale”.

Il 10 giugno 2025 è stata celebrata la giornata “Made in Italy incontra l’Europa”, curata da Giuseppe Palma.

L’evento si è svolto nella prestigiosa Sala David Sassoli, presso la Sede del Parlamento Europeo di Roma, in Piazza Venezia

Francesco Guadagnuolo è riconosciuto come uno dei principali esponenti del Made in Italy in Europa e un autentico leader artistico, capace di trasformare il panorama della ritrattistica papale. La sua carriera è costellata di opere che hanno saputo rinnovare il linguaggio iconografico della Chiesa: egli interpreta in chiave moderna e profonda le immagini dei Papi del XX e del XXI secolo, trasformando semplici ritratti in ricche narrazioni visive che fondono tradizione e spiritualità, creando così un dialogo intenso tra epoche e culture.

Dalla carismatica figura di San Giovanni Paolo II, la cui storia è sapientemente condensata in emozioni e colori, fino a Benedetto XVI e Papa Francesco, Guadagnuolo ha dimostrato un’abilità unica nel cogliere l’essenza dei grandi leader spirituali. Ogni sua opera si configura come un inno alla storia, alla fede e alla missione universale della Chiesa, rivisitata attraverso la lente del Transrealismo che dona alle immagini una profondità e una linfa estetica inedite. In questo modo, l’arte di Guadagnuolo diventa un ponte tra il sacro e il contemporaneo, parlando a un pubblico vasto e internazionale.

Il culmine di questo percorso innovativo si manifesta nel recente ritratto di Papa Leone XIV, opera che inaugura una nuova iconografia ritrattistica papale. Con questo lavoro, l’artista ha saputo non solo superare i confini tradizionali della rappresentazione del volto papale, ma anche ideare un linguaggio visivo capace di trasmettere un messaggio di speranza, pace e rinnovamento. Il ritratto, caratterizzato da pennellate ardenti e da una palette che bilancia sapientemente calore e luce, simboleggia sia il presente della Chiesa che il suo futuro, aperto a una continua trasformazione. La figura imponente, posta a destra, non viene semplicemente storicizzata: con la mano sinistra alzata in un gesto deciso, essa richiama la necessità di rinnovamento e simboleggia l’invito a una “primo enciclica dell’era digitale”, in un parallelo che riecheggia lo spirito innovativo di Leone XIII, ricordandoci che, nel fermento della modernità, la tradizione italiana deve rimanere un faro guida per l’Europa.

Al centro della composizione, due mani si incontrano in un abbraccio simbolico, regalando un’immagine potente in cui il Made in Italy si intreccia con il mondo interconnesso dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. Questo incontro tra il patrimonio culturale italiano e l’avanguardia europea incarna una visione di sinergia in grado di superare ogni confine e trasformare le sfide in opportunità condivise.

Sullo sfondo, due volti – uno umanoide e uno femminile – dialogano con il futuro, rappresentando la continua ricerca di conoscenza e la capacità di reinventarsi, senza mai abbandonare le proprie radici. È un invito rivolto a tutte le eccellenze italiane a confrontarsi, innovare e partecipare attivamente al circuito europeo, contribuendo con passione e ingegno alla costruzione di un domani luminoso e sostenibile.

Infine, il concetto di PACE, posizionato in modo solenne all’interno di un quadrato in cui riecheggia la figura femminile robotizzata, funge da collante fra tradizione e innovazione. La pace non è soltanto l’assenza di conflitti, ma l’armonioso equilibrio tra l’eredità culturale italiana e la propulsiva energia delle nuove tecnologie. È un valore che ci spinge a guardare oltre, unendo la forza del Made in Italy con una visione europea ampia e lungimirante, per un futuro in cui il progresso non vada mai a scapito della tradizione.

La capacità di Guadagnuolo di reinterpretare le figure papali, oltrepassando la mera rappresentazione iconografica, lo ha posizionato all’avanguardia del rinnovamento culturale italiano in Europa. Le sue opere, espressione di una visione che fonde tradizione e modernità, cultura e spiritualità, offrono un nuovo modello di leadership artistica che parla direttamente al cuore e alla mente dell’osservatore. Innovazione tecnica e carica emotiva si uniscono nel suo percorso, rendendo la sua opera un emblema dell’eccellenza creativa italiana, riconosciuta ben oltre i confini del Bel Paese. Questa rivoluzione nell’arte ritrattistica non solo arricchisce l’immaginario spirituale della Chiesa, ma rappresenta anche un punto di riferimento per le future generazioni di artisti, capaci di parlare il linguaggio universale della bellezza e della fede. In questo contesto, Francesco Guadagnuolo si erge come un audace innovatore e un costruttore di ponti tra il sacro e il moderno, confermando che l’arte, nella sua essenza più pura, è uno strumento potente di unione e di rinnovamento.


Da osservatorioartecont@libero.it