PATHS | Una mostra manifesto dell’Artivismo a Venezia

La collettiva internazionale “PATHs” rappresenta un viaggio artistico e concettuale che esplora l’identità e le complessità dell’appartenenza ad un mondo globalizzato. Aperta al pubblico fino al 3 novembre 2024, al Centro Culturale Palazzo Pisani Revedin a Venezia, la mostra è un caleidoscopio di opere d’arte provenienti da artisti di tutto il mondo, in un vero e proprio manifesto che esalta l’impegno comunitario rispetto all’individualismo, allineandosi con gli obiettivi del movimento Artivista.  

PATHs 
by Peter Hopkins -DeFineArt
| co-curatela di Diana Hohenthal Und Bergen

fino al 3 novembre 2024
Venezia, Palazzo Pisani Revedin 
San Marco 4013/A 

“IDENTITÀ & GLOBALIZZAZIONE ”attraverso un percorso collettivo di Artisti da tutto il mondo, animato da installazioni, video, fotografie, pitture, disegni, collage e performance

Un Progetto Visionario

Curata dal gallerista americano Peter Hopkins con la co-curatela di Diana Hohenthal und Bergen di Berlino e in collaborazione con DeFineArt, “PATHs” è il frutto di una visione artistica che unisce temi sociali, ecologici e comunque globali. DeFineArt, concepito come punto di incontro tra SHIM (piattaforma a livello mondiale  per artisti, gallerie e fiere d’arte)  insieme alla rivista parigina THE EDGE Mag, crea un progetto collettivo che abbraccia la diversità e l’arte come strumenti di riflessione e cambiamento. In un’epoca di crescente individualismo, “PATHs” promuove una visione comunitaria, enfatizzando il potere dell’arte come ispiratrice di un cambiamento.

Il Percorso Espositivo

La mostra si snoda attraverso un percorso dinamico che abbraccia una vasta gamma di media: installazioni, video, fotografie, pitture, disegni, collage e performance. Le opere esposte offrono una riflessione sulle diverse declinazioni dell’identità, evidenziando la diversità come fonte di arricchimento.  Ogni artista contribuisce con una propria visione al  percorso con una narrazione visiva e sensoriale che invita i visitatori a confrontarsi con il proprio ruolo all’interno della società e del mondo naturale.

Gli Artisti e le Opere

Tra gli artisti in mostra, spiccano personalità come Alexandra Mas, artista da tempo impegnata nel movimento internazionale Artivista e attraverso installazioni multisensoriali come Tenalach”, celebra la bellezza della natura e l’urgenza di proteggerla. La sua installazione immersiva in cui gli occhi degli animali sembrano osservarci, accompagnata da una composizione di suoni della natura ci ricorda  che sulla Terra gli esseri umani sono diventati estranei indesiderati a causa del loro comportamento distruttivo. 

Haralampi G. Oroschakoff presente qui con la sua opera  “Visages des frontières” (“Volti dalle Terre di Confine”) è artista dalle rare origini multiculturali con i suoi lavori esplora la diversità dei popoli attraverso una lente personale per riflettere sulle complessità dell’identità moderna e sulle fratture culturali della società contemporanea. Dopo una monumentale esposizione al Musée des Explorations du Monde a Cannes, l’artista austriaco si sta preparando per una grande retrospettiva al Museo Nazionale d’Arte di Baku.  

Brad Noble, con la sua opera Triquetra Flesh, esplora la vulnerabilità umana attraverso un tableau che ritrae figure in posizione fetale, sospese in uno spazio etereo e privo di riferimenti culturali. Il dipinto invita a riflettere sull’identità e sull’interdipendenza umana in un mondo sempre più isolato.

Il percorso prosegue con l’opera di Dodi Reifenberg, che affronta il tema della crisi ambientale attraverso sculture realizzate con sacchetti di plastica. La sua immagine di un ragazzo alla deriva in un mare di plastica, dal titolo Slipstream, rappresenta l’innocenza circondata dai detriti della società consumistica, invitando a una riflessione sul nostro rapporto con i materiali usa e getta.

Per la sezione fotografia spicca Marco Tassini, dottore in diritti umani e attivista ecologico. La sua passione per l’apnea e lo sci si riflette nelle sue fotografie, che catturano l’occhio dello spettatore. Come direttore iconografico di The Edge mag, utilizza le immagini per affrontare temi cruciali. 

La mostra vede la partecipazione di molti altri artisti di spicco, tra cui Annette Werndl, con i suoi dipinti espressionisti astratti, cattura la trasformazione storica dell’isola veneziana della Giudecca, Amy Jackson, Roz Delacour e l’italiano Ennio Spadini, ognuno dei quali contribuisce con opere che ampliano il discorso artistico sulla globalizzazione, la memoria e l’identità.

Rappresentativa è proprio  “PATHs – Postcards to Venice”, un’installazione collettiva di otto metri che accoglie i visitatori nella prima sala. Quest’opera, concepita come manifesto artistico, si rifà in chiave più attuale alla tradizione della mail art e integra le voci di tutti gli artisti partecipanti, ma è aperta a futuri contributi, per creare un dialogo che si estenda oltre i confini individuali per abbracciare una visione ampia e collaborativa. È una dichiarazione d’intenti che sottolinea l’importanza dell’impegno comunitario e della cooperazione come risposta all’egoismo e all’isolamento sociale. 

Eventi Correlati e Collaborazioni 

Oltre alla mostra, “PATHs” include una serie di eventi paralleli di rilievo. Tra questi, la terza edizione degli Artivist Awards, un prestigioso premio che celebra gli artisti impegnati nell’affrontare e diffondere urgenti questioni sociologiche ed ecologiche. Il tutto alla presenza dei vincitori della scorsa edizione: Bernard Garo e Nana Dix

Tabula Rasa il documentario presentato qui da Garo  è incentrato sul tema della guerra attraverso una visione binoculare, rivelando simultaneamente la distruzione causata dall’umanità e il degrado inesorabile dell’ambiente.

Il video di Nana Dix The Secret Garden gioca con il pubblico  evitando una narrazione tradizionale crea un senso di distacco e lascia  spazio a sogni e ricordi personali, aprendo la strada a un’esperienza visiva e mentale. La colonna sonora, basata sulla risonanza di Schumann (7,83 Hertz), amplifica l’atmosfera del film, trasformandolo in un viaggio psichedelico nel subconscio.

L’esperimento “Chi ha paura dell’Intelligenza Artificiale, esplora la relazione tra arti plastiche tradizionali e i risultati generati dall’intelligenza artificiale, basati sui prompt degli artisti. Questa combinazione di analogico e digitale offre una nuova prospettiva sull’evoluzione dell’arte nell’era digitale dove l’AI è vista come uno strumento per ampliare l’esplorazione artistica, non come una minaccia.

ARTISTI IN MOSTRA 

1. Audrey Billups – Hawaii
2. Roz Delacour – France
3. Joslyn Doerge – USA
4. Sam Heydt – USA
5. Amy Jackson – UK
6. Jill Krutick – USA
7. Adélaïde Leferme – France
8. Graeme Luey – Canada
9. Alexandra Mas – France/Romania
10. Bran Noble – USA
11. Haralampi G. Orochakoff – Austria
12. Cristian Pietrapiana – Argentina/Italy
13. Dodi Reifenberg – Israel/Germany
14. Annemarie RYAN – USA
15. Ennio Spadini – Italy
16. Marco Tassini – Italy 
17. Annette Werndl – Germany
18. Michael Werndl – Germany

Palazzo Pisani Revedin, con la sua storia di condivisione e confronto culturale, è la cornice ideale per una mostra che si allinea concettualmente al tema della Biennale di Venezia 2024, “Stranieri Ovunque”, offrendo uno spazio per riflettere sulle sfide dell’identità in un mondo globalizzato e interconnesso.


PATHs
fino al 3 Novembre 2024
A CURA DI 
HOHENTHAL UND BERGEN e Peter HOPKINS
DOVE
Palazzo Pisani Revedin – San Marco 4013A, 30124 VE

Lunedi: chiuso / Mart-Dom: 10.30-13.30 _ 14.00-18.30
ORGANIZZAZIONE 
SHIM ART Network e Mas Tassini Studio 

UFFICIO STAMPA
Cristina Gatti Press & P.R. press@cristinagatti.it
Giordana Sapienza PR, giordana.sapienza@gmail.com

“La mappa smappata” con un aforisma di Achille Bonito Oliva”

Inaugurata venerdì 25 ottobre a Roma con il titolo de “LA MAPPA SMAPPATA” e visitabile fino al 16 novembre la personale di Giancarlino Benedetti Corcos, Giancarlino per tutti, amato artista della Capitale da ultimo votato anche alla ceramica, anche se è questo è un amore che parte da lontano.

“La mappa smappata” con un aforisma di Achille Bonito Oliva”
In corso a Roma la mostra di Giancarlino Benedetti Corcos
 
Galleria André – Via Giulia 175

A commentarne qui, invece, le tele, i testi di Geri Morellini, giornalista e regista televisivo, che parla, per l’Artista, di “pittura veloce come in scrittura il flusso di coscienza di Kerouac sui rotoli di carta, per non voltare pagina senza perdere attimi e connessioni. Tratti infantili, a olio, su lenzuola, in un linguaggio intimo e universale. Campi di fiori per parlare con l’aldilà e la sua amata. Ancora donne, in tutto il loro mistero rassicurante, sorridenti. Note di musica che scandiscono la tela nel ritmo di uno spartito. Una pittura che nella velocità felice, come in un paesaggio visto a 300 km all’ora, unisce astratto e figurativo. Immanenza, di solito color oro, e trascendenza, sempre colorata. Quella velocità interattiva fornisce interpretazioni drastiche e fiere alla vanità dello spettatore, che coglie ciò che forse anche il pittore avrebbe perso, secondo lui, in una fugace creatività“. 

E dice quasi tutto, se non fosse che Giancarlino ha anche molto ha avuto e ha a che fare con la sperimentazione artistica tout court, con il non sense di tanti festival, con la poesia e la parola scritta, con l’intreccio suo artistico, culturale, ideale, umano con tanti altri artisti e creativi con cui ha camminato in questi anni, prima su tutti proprio la sua compagna anche di vita, Laura Rosso, in un viaggio che è, come per tutti, soprattutto di vita prima che d’arte (….”artista e uomo sono uguali e indistinguibili, loro” scrive Morellini).

“Le mappe sono docili … perché possono sempre cambiare”l’aforisma di Achille Bonito Oliva, per una mostra in fieri, che si va costruendo mentre se ne parla. “La mappa smappata”, laddove, dice Giancarlino: “Le Mappe si ribellano quando i confini vengono dettati dalla Guerra. Si cancellano, si nascondono, forse per non farsi più vedere. Si cancellano i binari, i confini. Per far posto a odi, forse eterni, che ci piegano. Un trauma assoluto, solo Sisifo accorre in riparo. Lui, che tutti dicono sofferente, in realtà è felice di fare la sua opera, da lontano. Dall’alto vede il panorama e confini dettati dalla pietra che rotolando segna sempre nuovi tratti, nuovi confini aperti, non gestiti dal Male del mondo. Più in basso la casa del Giullare Terpandro che danza per cercare una casa lì vicino, cercando la sua amata, Verina. Un po’ più sotto dei balli di parole. Terpandro e Verina anche loro tracciando confini nella terra flebile verso il Teatro del Sole e dell’Ombra“. 

Giancarlino Benedetti Corcos, è un artista (ma preferisce pittore), diplomato presso L’Istituto Nazionale per la Grafica. Studia poi architettura nei corsi di Bruno Zevi. Espone in molte gallerie romane, spesso accompagnando le mostre con sue performances basate su testi teatrali (“commediole” scritte a quattro mani con la compagna, oggi scomparsa, Laura Rosso, storica dell’arte, sua musa) o su figure immaginarie. Diversi i supporti su cui dipinge: ceramica, tela, legno, carta, materiali semplici o di recupero, lenzuola. Da otto anni usa la ceramica come campo di sperimentazione del progetto di architettura. Le sue opere sono state esposte tra l’altro alla Biennale di Venezia nel 2012 a cura di Vittorio Sgarbi, nell’appartamento di Innocenzo X e Olimpia a Sant’Agnese in Agone in occasione del 350esimo compleanno del Borromini, a cura di Achille Bonito Oliva e Francesco Giulio Mazzeo, a Neuss nel Castello di Benrath, New Orleans performance al Gary Keller, Macro Asilo a Roma.


La mappa smappata !
Roma, Galleria André – Via Giulia 175.
Dal 25 ottobre al 16 novembre 2024.

Orari: martedì-venerdì 10-13 | 16-19. Sabato 16-19.  
Tel. 06-6861875 – e-mail: info@andrearte.it

Ufficio Stampa: Diana Daneluz
e-mail: dianadaneluz410@gmail.com 

Milano: Opening della mostra personale di Marco Vignati “Sheer Pulses”

“Sheer Pulses” mostra personale di Marco Vignati a cura di Domenico de Chirico, presso Galleria Lampo, Milano – opening 29 ottobre ore 18.

Testo a cura di Domenico de Chirico

Giocando con lo spazio e con il tempo, in una dimensione liminale pregna di estraneità, incertezza e trasformazione che oscilla perpetuamente tra Eros e Thanatos, metamorfosi e sospensione, Marco Vignati, esplorando la vastità del mondo tangibile – sensibile e imperfetto – crea un’atmosfera unica, dolorosissima eppur eterea, sapientemente sospesa e fuori dal reale.

Così come per Jean Cocteau nel suo film del 1930 Il sangue di un poeta (Le sang d’un poète), la mostra in questione intitolata Sheer pulses, pur seguendo una narrazione alquanto lineare, si compone di una serie di scene visceralmente oniriche, flebili ed enigmatiche che ci costringono a confrontarci con concetti fondamentali come quello della fugacità e della stasi, dell’essere al mondo, del sostare e della metamorfosi.

Si tratta di parvenze di esistenza simboleggiate da linee essenziali che, mettendo in risalto l’eleganza e il vigore delle forme, custodiscono accuratamente pulsazioni sospese, voraci e surreali che sfidano intenzionalmente le logiche gravitazionali.

Attraverso questo tipo di immaginario, Vignati sembra voler rimarcare il processo doloroso che conduce alla creazione, una ferita profonda, lontana dal suo processo di cicatrizzazione, da cui scorre incessantemente un sangue lento e dolce, vivido e metallico.

Così, intento a voler rappresentare le dimensioni più profonde dell’esperienza umana, Marco Vignati ha sviluppato un linguaggio visivo distintivo che si manifesta a suon di stilizzazioni raffinatamente elegiache e di un veemente senso corpulento di mistero e magia. Ciò che ne consegue è una costellazione armonica di emulsioni distaccate dal supporto cartaceo, sottili e fragili strati su cui egli deposita il pigmento della stampa, lacerate come carne. Inconsistenti veicoli di un proemio visivo in cui la loro stessa trasparenza ne fa intuire la qualificante precarietà. Queste pelli sono un ricordo, una memoria, sono pulsazioni appese a dei fili inavvertibili. Allegoricamente parlando, non sono solo le pelli di un essere umano, sono l’involucro della vita, la placenta del mondo. Sono un’intima riflessione visiva, lo specchio polisemico di una realtà, uno specchio che, per dirla con Cocteau, non è altro che un passaggio allegorico verso una dimensione altra che si erge a portale, una via alternativa di riflessione e un simbolo di esplorazione non già dell’inconscio ma della più cruda realtà resa come un rituale scultoreo, tra riflesso e distorsione, illusione e artificio. Materie organiche diafane, calco di un’orma, velo adagiato, traccia di qualcosa che ormai si è compiuto. Sono la sensazione di ciò che non potrà mai più tornare, sono luce fioca, il calore di un fuoco estinto.

Sheer pulses è la transizione tra l’essere, l’essere stato e ciò che sarà, un viaggio sensibile rappresentato con un’estetica fortemente simbolica che gli permette di combinare insieme senso di movimento e paralisi con la precarietà e l’intensità delle forme. Qui, la delicata riflessione sul tempo si fa ardua e tangibile, un pendolo di carne, un eterno divenire che lascia fulgide tracce di alterazioni, storie di stati indelebili, sussurri callimachei.


Da Giulia Formentini giuliaformentini@gmail.com

RAW INSCRIPTIONS di Matteo Mauro presentate da Prometeo Gallery ad Artissima di Torino

Un’opera imponente, per esplorare la tensione tra primitivo e computazionale, esposta durante la principale fiera d’arte contemporanea in Italia

Un’opera grande, quasi imponente, che sembra assorbire completamente lo spettatore, facendolo piombare in una dimensione dove spazio e tempo si fondono. Dall’1 al 3 novembre le RAW INSCRIPTIONS di Matteo Mauro saranno esposte ad Artissima, la principale fiera d’arte contemporanea in Italia, che si terrà presso l’Oval Lingotto di Torino.

RAW INSCRIPTIONS di Matteo Mauro presentate da Prometeo Gallery ad Artissima di Torino, dall’1 al 3 novembre

A presentare Matteo Mauro presso la Main Section di Artissima sarà Ida Pisani con la sua Prometeo Gallery, proponendo un confronto tra alcune delle sue opere pittoriche su tela di questa serie ed altre realizzate su lastre di alluminio.

Il lavoro esposto, infatti, fa parte dell’omonima serie di opere realizzate da Matteo Mauro, apprezzato artista contemporaneo, tra i massimi esponenti italiani di arte generativa a livello mondiale. Le RAW INSCRIPTIONS esplorano la tensione tra primitivo e computazionale, attraverso segni ancestrali incisi su piastre di alluminio spazzolato. In queste opere, non rifinite e nude, l’artista manifesta l’evoluzione del suo linguaggio generativo, spogliando la forma di ogni fregio per lasciare solo l’essenza del gesto. La progressione numerica delle opere (INSCRIPTION #001, #002, …) testimonia un viaggio concettuale in continua evoluzione, dove il significato risiede nella ricerca, non nella perfezione estetica.

La serie Raw Inscriptions rappresenta il frutto di anni di ricerca e costituisce, ad oggi, il culmine del percorso creativo di Matteo Mauro, con la quale realizza un’evoluzione del linguaggio delle Micromegalic Inscriptions attraverso un profondo processo di introspezione nel campo dell’arte generativa.  Con questo ciclo, l’artista esplora la tensione tra primitivo e computazionale, attraverso segni ancestrali incisi su piastre di alluminio spazzolato.

Il termine RAW descrive l’essenza di queste opere: nude, incompiute, grezze, intime, caratterizzate da una qualità scabra e non pittorica, lontana da ogni forma di artificio. INSCRIPTIONS richiama un impulso primordiale e universale a lasciare una traccia del nostro passaggio, attraverso il gesto del pigmento su materiali durevoli, incidendo segni ancestrali che, in questa serie, si manifestano in un dialogo con la nostra era digitale.

Nelle mie creazioni, ho sempre cercato di unire la potenza della tradizione artistica con la spinta verso l’innovazione digitale. – Spiega Matteo Mauro – Credo che il dovere di ogni artista sia la continua ricerca di qualcosa di nuovo. Questo non vuol certo dire dimenticare o rinnegare il passato, ma prenderne il meglio e lasciarlo entrare in qualcosa di nuovo. Il nostro sguardo deve essere sempre rivolto al futuro, all’inesplorato, ma anche all’inaspettato. La banalità, infatti, può uccidere l’anima. Oggi essere qui ad Artissima per me significa molto, significa sentire che sempre più persone comprendono cosa voglio trasmettere con la mia arte, e lo condividono“.


Informazioni di contatto
Alessia Piccioni
press@alessandromaola.it

Milano: a Palazzo Morando l’originale personalità del fotografo Carlo Orsi

Una coinvolgente mostra fotografica che racconta l’originale personalità del fotografo Carlo Orsi. Immagini scattate a partire dagli anni Sessanta. Milano, la sua città, protagonista di una lunga esplorazione tra luci e ombre, contraddizioni e slanci, i grandi ritratti, la moda, la pubblicità, i reportage.

MILANO | PALAZZO MORANDO
DAL 31 OTTOBRE 2024 AL 2 FEBBRAIO 2025
 
MIRACOLI A MILANO
Carlo Orsi fotografo
 
a cura di
Giangiacomo Schiavi e Giorgio Terruzzi
in collaborazione con
Archivio Carlo Orsi
con la consulenza di
Silvana Beretta
e il contributo di Dils

Dal 31 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025, Palazzo Morando | Costume Moda Immagine ospiterà la mostra Miracoli a Milano. Carlo Orsi fotografo, curata da Giangiacomo Schiavi e Giorgio Terruzzi con la consulenza di Silvana Beretta e organizzata da Vertigo Syndrome, in collaborazione con l’Archivio Carlo Orsi e il Comune di Milano.

Solo fino al 30 ottobre 2024 per ogni biglietto acquistato un poster ufficiale della mostra formato 100×140 in omaggio (Informazioni e prevendita sul sito: miracolimilano.it).

Realizzata grazie al supporto del main sponsor Dils, azienda leader nel Real Estate, l’esposizione rende omaggio a Carlo Orsi (1941-2021), autore, con le sue Leica, di un percorso professionale iniziato nell’Italia del dopoguerra con il Bar Jamaica a Brera come fosforico luogo di appartenenza, frequentato da pittori, scrittori, poeti. Figure ispirate e ispiratrici per la sua intera carriera.

140 opere in bianco e nero, quasi tutte vintage provenienti dall’archivio personale dell’autore, stampate sotto la sua supervisione. Fotografie che seguono le tematiche care a Orsi, dagli esordi, come reporter per il Corriere della Sera, Panorama, Settimo Giorno, Il Mondo e Oggi, prima di diventare assistente di Ugo Mulas per poi definire uno stile dissidente e ironico da applicare a diversi ambiti della fotografia.

La mostra è divisa in 4 sezioni: una è dedicata a Milano, indagata senza sosta per sessant’anni; un’altra presenta i ritratti di artisti, designer, stilisti e attori che hanno segnato il secondo Novecento. Una terza area riguarda i lavori svolti per il mondo della moda e della pubblicità per alcuni marchi importanti come Omsa, La Perla, Catellani&Smith, American System, Swatch, Philip Morris, Ducati, Alias, Baleri, Nemo, Cassina, Fedeli. La quarta sezione è riservata ai reportage. Dalle scuole

per i toreri in Spagna alle sculture dell’amico Arnaldo Pomodoro; dai paesaggi iconici degli Stati Uniti alla caduta del muro di Berlino fino alle missioni umanitarie, accompagnate come volontario, in Tibet, Cina, Uganda, Bangladesh e Bolivia.

Come tutte le esposizioni curate da Vertigo Syndrome, la mostra si completa con una serie di eventi collaterali. Sono previsti a Palazzo Morando, tra novembre 2024 e gennaio 2025, cinque incontri dedicati ai rapporti tra Milano e la musica, la letteratura, il giornalismo, la comicità, il sociale. Conferenze aperte ai visitatori della mostra, animate da ospiti d’eccezione. 

Carlo Orsi ha perlustrato ogni strada di Milano, componendo un racconto per immagini che spazia dai suoi punti più alti (Lombra del Pirellone, 1961; Un mondo nuovo, 2015) a quelli sotterranei (Metropolitana in bianco e nero, 1965); dai Beatles al Vigorelli, 1965 agli emarginati di oggi (Invisibile, 2014).  

Orsi ha dedicato due libri a Milano. Il primo, pubblicato nel 1965, con i testi di Dino Buzzati e la celebre foto del vigile in divisa bianca in copertina; un secondo volume realizzato nel 2015, con i testi di Aldo Nove.

È datata 1997 l’ideazione di Città, una rivista fuori misura in ogni senso, pensata per esplorare le energie in circolo a Milano con il contributo di grandi fotografi, da Francesco Cito a Ferdinando Scianna; da Francesco Zizola a Elliott Erwitt. Città continua a essere stampata fino al 2001. Le pubblicazioni verranno riprese nel 2019 e continuano tuttora, sostenute dall’Associazione Amici di Città.

Per Carlo hanno posato grandi artisti del secondo Novecento (Lucio Fontana, Valerio Adami, Emilio Tadini, Jannis Kounellis, Arnaldo Pomodoro, Mario Schifano), cantanti (Luciano Pavarotti, Gino Paoli, Mina, Loredana Bertè), personaggi del cinema e dello spettacolo (Mariangela Melato, Ornella Muti, Dario Argento, Cochi e Renato, Dario Fo), ma anche politici (Sandro Pertini) e sportivi (Michael Schumacher, Marco Simoncelli, Valentino Rossi). Che i ritratti siano il risultato di un lavoro nello studio

oppure frutto del momento manifestano la capacità di abbinare interpretazione personale e carattere di ogni soggetto.

Dammi l’idea

Alla moda e alla pubblicità Orsi ha dedicato molti anni di lavoro. Modelle e modelli, così come alcuni “complici” occasionali, sono attivi, in movimento, portatori di una necessaria naturalezza. Anticonformismo e umiltà corrispondenti al suo modo di vivere: “Macché artista, sono un semplice artigiano”.

Luoghi del cuore

Dal 2004 Orsi si è occupato di sofferenza e speranza, accompagnando i medici, gli infermieri e i volontari di Interplast, associazione umanitaria attiva in luoghi disagiati del mondo. Due libri documentano cinque missioni organizzate in Tibet, Cina, Uganda, Bangladesh e Bolivia.  Un ritorno al reportage, a distanza di molti anni dai primi viaggi fotografici organizzati in Italia, Spagna, negli Stati Uniti, nei deserti africani e in Europa. Viaggi sentimentali per invitare al viaggio ogni fruitore. 

Carlo Orsi nasce a Milano l’8 marzo 1941. Via Solferino, Brera. L’arte e gli artisti, primi compagni di vita, ne alimentano curiosità e ispirazione. Inizia a fotografare come cronista per il Corriere della Sera, diventa assistente di Ugo Mulas. Negli anni Sessanta realizza reportage in Italia e all’estero per diversi periodici (Panorama, Il Mondo, Settimo Giorno, Oggi) e lavora per la moda, collaborando con diverse riviste italiane e straniere.

Negli anni Settanta si dedica alla pubblicità, per cui continuerà a lavorare a lungo. Tra le campagne più rilevanti quelle per Omsa, La Perla, American System, Swatch, Philip Morris, Ducati, Alias, Baleri, Nemo, Cassina. Al 1984 risale la prima mostra personale, con allestimento di Mario Botta. Sono datati 1965 e 2015 due libri su Milano, con testi di Dino Buzzati e Aldo Nove.

Il volume Extasi sulla caduta del muro di Berlino è del 1999; Faithful. People around the World del 2004; Jannis Kounellis atto unico del 2006; La luce della terra del 2007. Nel frattempo, accompagna il lavoro dell’artista Arnaldo Pomodoro realizzando diverse pubblicazioni. Nel 1997 fonda con la moglie Silvana Beretta e gli amici di sempre – Emilio Tadini, Guido Vergani, Gianfranco Pardi, Giorgio Terruzzi – la rivista Città, per raccontare Milano attraverso lo sguardo di grandi fotografi.

Muore a Bergamo il 31 maggio 2021.


Oltre a sede dedicata all’esposizione a rotazione di abiti e accessori del Comune di Milano, conserva una collezione di dipinti, sculture, disegni e stampe che documentano l’evoluzione storico-urbanistica della Città dal XVII al XX secolo.
Per questo motivo Palazzo Morando diventa il luogo ideale per mostre che abbiano a tema il capoluogo lombardo, la sua storia, la sua immagine e i suoi protagonisti.


INFORMAZIONI
 
Miracoli a Milano. Carlo Orsi fotografo
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
via Sant’Andrea 6, Milano
31 ottobre 2024 – 2 febbraio 2025
 
Orari
Dal martedì al venerdì 10,00 – 19,00
Sabato, domenica e festivi 10,00 – 20,00
Lunedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima
 
Biglietti
Intero €12
Ridotto €10
 
Informazioni e prevendita sul sito: miracolimilano.it
 
Solo fino al 30 ottobre 2024 per ogni biglietto acquistato un poster ufficiale della mostra formato 100×140 in omaggio. 

Catalogo Moebius Edizioni

 
Main sponsor: Dils
 
Vertigo Syndrome
Tel. + 39 351 6560343
info@vertigosyndrome.it | www.vertigosyndrome.it
FB @vertigosyndrome
IG vertigo_syndrome_
 
Ufficio stampa mostra      
Anna Defrancesco comunicazione

via Madre Cabrini 10
20122 Milano
M +39 349 6107625
press@annadefrancesco.com
annadefrancesco.com
 
Ufficio stampa Comune di Milano
Elena Conenna elenamaria.conenna@comune.milano.it
 
miracoliamilano.it

Il seminario FERPI sulla “Lotta alle fake news”

È stata l’agenzia di stampa nazionale DIRE, nella sua sede di Corso d’Italia 38/A, ad ospitare (giovedì 24.10) il seminario FERPI “Lotta alle fake news. Dovere e opportunità verso una comunicazione responsabile”, che si è svolto con il coordinamento e la moderazione di Serena Bianchini, Delegata FERPI Lazio. Sponsorizzato da Pfizer Italia nell’ambito del più ampio progetto “A Dire il Vero” per il contrasto della disinformazione, era inserito nel programma del Digital Meet, il più grande festival italiano sull’alfabetizzazione delle imprese e dei cittadini, in programma dal 21 al 27 ottobre.

Lotta alle fake news. Dovere e opportunità verso una comunicazione responsabile
 
Le risposte del seminario organizzato da FERPI e sostenuto da Pfizer Italia
tra nuovi strumenti e sostrati etici comuni

Esperti e professionisti della comunicazione e dell’informazione a confronto per un approccio proattivo e da più lati al problema delle fake news. E se c’è un ambito in cui le fake news sono più che mai pericolose è quello della salute. Da qui il coinvolgimento di Pfizer nell’iniziativa. Così il suo Direttore Comunicazione, Biagio Oppi, dal suo intervento “Un’opportunità per le RP? Il progetto di media literacy A Dire il Vero“: “Le fake news in ambito medico scientifico possono provocare danni alla salute dei cittadini: l’abbiamo visto durante la pandemia e oggi ancora di più. È un dovere per chi si occupa di comunicazione nell’industria farmaceutica promuovere una comunicazione responsabile e un’informazione corretta, cercando di incoraggiare la media literacy in ambito medico-scientifico, soprattutto tra i più giovani”. Sulla stessa lunghezza d’onda Maria D’Amico, Giornalista, Portavoce del Direttore Generale del Policlinico Umberto I di Roma, nel suo speech su “Il giornalista e l’informazione sulla salute”: “Il lavoro del comunicatore in sanità è fondamentale perché nell’ambito della salute e soprattutto nell’emergenza – urgenza, chi comunica bene adempie ad un esercizio di democrazia e rende i cittadini informati, partecipi, responsabili. In sanità i comunicatori sono le figure chiave per avviare e rendere forte la contro-narrazione del nostro sistema sanitario nazionale contro il quale le fake news hanno agito come talpe demolitrici”.

Sulla necessità di questa operazione di approfondimento e informazione corretta sul tema rappresentata dall’incontro concorda tra gli altri Ruben Razzante, Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano, autore da ultimo del libro “Il governo dell’Intelligenza Artificiale, intervenuto su “Intelligenza Artificiale e tutela della qualità dell’informazione”: “Il mondo dell’informazione può trarre giovamento dall’impiego di soluzioni di Intelligenza Artificiale, sia nella costruzione e diffusione di contenuti professionali di qualità sia nelle azioni di contrasto alle fake news, ma occorre potenziare la formazione dei giornalisti in questo ambito affinché siano pronti a raccogliere questa sfida tecnologica”.

Lato comunicatori, Sergio Vazzoler, partner di Amapola, ha posto il focus sulla Comunicazione Responsabile, idealmente 18° goal SDGs: “Troppo spesso, scegliamo le scorciatoie della semplice conformità normativa, della standardizzazione comunicativa (che rifugge la responsabilità) e, seppur con strumenti digitali nuovi di pezza e intelligenze artificiali, subiamo il fascino irresistibile della comunicazione prêt-à-porter, che illude di far risparmiare tempo prezioso e guadagnare in efficienza. Ma così ci limitiamo a fornire le generalità come in questura anziché declinare le nostre singolarità identitarie con passione, responsabilità e creatività. E anziché affrontare le contraddizioni, finiamo soltanto per aggirarle!”.

Gli ha fatto eco Massimo Alesii, Owner A.G.T. Communications: “Essere sul campo, al centro di un evento catastrofico o emergenziale e portare con sé un bagaglio di esperienze professionali nella comunicazione, fa la differenza fra un giornalista inviato e un Relatore Pubblico coinvolto per questioni professionali o comunitarie nell’evento? A quali principi i Relatori pubblici devono riferirsi nell’agire per difendere e proteggere gli interessi dell’Organizzazione per cui di lavorano o anche la Comunità rispetto ad attacchi informativi che possano danneggiarne la reputazione o peggio influenzare decisioni riguardanti gli interessi primari, economici o finanziari?  L’Etica Professionale, presente e definita per i Giornalisti e i Relatori Pubblici è una possibile piattaforma comune, in alcune circostanze, che contribuisce alla prevenzione e al controllo della disinformazione soprattutto se basate sulla condivisione e implementazione di processi relazionali sociali necessari ad affrontare le mutazioni in corso“.

Da Gianmichele Laino, Direttore di Giornalettismo: “Ci hanno detto che l’intelligenza artificiale può aumentare il disordine informativo, specialmente quella generativa. Mosai.co è da sempre impegnata alla difesa della libertà di stampa, al sostegno dell’editoria indipendente. Ancora una volta vorremmo dimostrare che ogni tecnologia può essere o non essere buona, poiché la finalità con cui la tecnica si esprime è sempre e solo una scelta umana. La tecnologia, anche se vista sempre di più come nemica dell’uomo, potrebbe ancora trasformarsi ancora in una alleata”.

A conclusione del seminario, la Segretaria generale di FERPI, Daniela Bianchi, ha ribadito l’impegno dell’Associazione, che attraverso iniziative formative come questa, rivolte sia ai soci che ai non soci, mira a potenziare la consapevolezza professionale di come e quanto la Comunicazione e le Relazioni Pubbliche siano innanzitutto atto di Responsabilità, e a sottolineare l’impatto significativo che queste discipline possono avere nella società.  “La disinformazione è uno dei mali di questo tempo,” ha affermato Bianchi. “Per combatterla, non basta solo una diffusa alfabetizzazione mediatica e digitale o il rafforzamento dei media professionali, come ha giustamente sottolineato il Sottosegretario all’editoria, Alberto Barachini. È fondamentale anche che noi, come professionisti della comunicazione e delle relazioni pubbliche, riconosciamo il nostro impatto e assumiamo la responsabilità di veicolare informazioni accurate e verificate. Solo attraverso l’esercizio di questa Responsabilità possiamo fungere da vero ‘anticorpo’ contro la disinformazione”.


Dott.ssa Federica Zar Consigliere Nazionale Ferpi –
Federazione Relazioni Pubbliche Italiana con delega alla comunicazione istituzionale
Da Federica Zar zar@apscom.it

Ultimi giorni per visitare la mostra di SMWZ a Venezia:  un viaggio nell’arte e nell’anima

A Venezia, presso la Galleria Leblon in Fondamenta Zorzi, 368, proprio di fronte alla Peggy Guggenheim Collection, sono gli ultimi giorni per visitare la mostra “Whispers of Inspiration: Exploring Inner Light Realms”, personale di Sibylle Monica Wirth Zubler, conosciuta come SMWZ, che ha riscosso un notevole successo di critica e pubblico.

Venerdì 1° novembre alle ore 18:00 è previsto il finissage alla presenza dell’artista. Sarà un’ulteriore occasione che, oltre a permettere a chi non avesse ancora visto la piccola e curata esposizione, offrirà la possibilità di conoscere e confrontarsi con SMWZ.

Una delle iniziative più coinvolgenti nel corso dell’evento artistico è stata una meditazione guidata dall’artista. Durante l’incontro, i partecipanti hanno vissuto un’esperienza in cui le barriere tra l’artista, le sue opere e il pubblico sembravano dissolversi, creando una profonda comunione spirituale.

Si presenta una nuova occasione, dunque, per immergersi in un viaggio interiore, una condivisione empatica e autentica del “sentire” di Sibylle, che ha una fascinante propensione ad aprirsi e confrontarsi con il pubblico.

La rassegna di SMWZ si distingue per la sua capacità di creare un ponte tra il mondo interiore dell’artista e quello dei visitatori. Le opere esposte, che spaziano tra pittura, scultura e poesia, non sono solo una rappresentazione estetica, ma un invito a esplorare dimensioni più intime e riflessive dell’esistenza. I curatori Nicolas Fiedler e Giulia Mastrangelo scrivono commentando “Whispers of Inspiration”: «L’ispirazione è il sottile e silenzioso sussurro dell’universo che ci guida a vedere oltre l’ordinario e ad abbracciare l’infinito potenziale che abbiamo dentro».

Questa mostra veneziana è un tributo alla capacità dell’arte di esplorare le profondità dell’essere umano e di offrire molteplici percorsi di introspezione e scoperta.


INFORMAZIONI
La mostra è allestita presso la Galleria Leblon – Venezia
Aperta fino al 1° novembre, dalle 11:00 alle 18:00
Curatela di Nicolas Fiedler e Giulia Mastrangelo
Ingresso libero
Ufficio Stampa e Comunicazione
Davide Federici | info@davidefederici.it | https://www.davidefederici.it

THE CHRIS ZEK BAND, il nuovo album ‘AGARTHI’ è un viaggio psichedelico al centro della terra

THE CHRIS ZEK BAND, IL NUOVO ALBUM ‘AGARTHI’  È UN VIAGGIO PSICHEDELICO AL CENTRO DELLA TERRA

Da venerdì 18 ottobre è disponibile in formato fisico e in tutti i digital stores ‘Agarthi’, il nuovo album della The Chris Zek Band.

Agarthi‘ è un viaggio nel passato, come una sorta di macchina del tempo che ti riporta in quelle terre di oltre Oceano dove le lunghe cavalcate chitarristiche, infarcite di sognanti jam, erano la costante per viaggi sonori rimasti vivi nel tempo, contaminati dal blues e dall’hard rock britannico degli albori.

Il nuovo album ‘Agarthi‘ si compone in totale di sette brani inediti, sei brani cantati e un brano strumentale che è la title-track del disco.

Tutte le canzoni sono state scritte da Christian Zecchin ed arrangiate dalla band. Le influenze, di stampo rock e psychedelic rock 70s sono molteplici e riconducibili al periodo d’oro del rock e a formazioni come Allman Brothers Band, Grateful Dead, Santana e Pink Floyd ma, anche, capaci di stringere l’occhio ad alcune atmosfere prog vicine ai Genesis di Peter Gabriel.

Le chitarre di Christian Zecchin e le tastiere di Matteo Bertaiola in primo piano a costruiscono oniriche melodie in una sorta di coinvolgente mantra sonoro, accompagnate da una sezione ritmica che costruisce le giuste atmosfere per la voce del band leader.

Christian Zecchin a proposito del nuovo album dichiara: «Agarthi è un luogo leggendario racchiuso nel centro della Terra, luogo originario dell’umanità. Secondo la leggenda narra che uno degli accessi per Agarthi si trova nel deserto del Gobi, nell’Asia orientale, dove vivrebbe un’altra civiltà, più evoluta. Il titolo ‘Agarhi’ è stato scelto in quanto racchiude un significato legato all’esplorazione del legame con altri luoghi, immaginando carovane che attraversano deserti alla ricerca di un contatto in segno di pace».

The Chris Zek Band nasce nel 2015 nell’est veronese da un’idea di Christian Zecchin. Dal 2015 hanno alle spalle la pubblicazione di due album ‘Set You Free’ (2017) e ‘Samsara‘ (2020). Dopo alcuni cambi di formazione, nel 2024 pubblicano ‘Agarthi‘.

La band è composta da: Christian Zecchin (voce, chitarra), Matteo Bertaiola (piano elettrico, tastiere), Elia Pasqualin (basso) ed Enea Zecchin (batteria).


Facebook: www.facebook.com/c.zekband
Instagram: www.instagram.com/the_chris_zek_band
YouTube: www.youtube.com/@theczekband
Spotify: https://open.spotify.com/c.zekband


Ufficio Stampa A-Z Press
info@a-zpress.com

Von Buren Contemporary – Dark Necessity – Mostra personale di Mattia Barbalaco

Von Buren Contemporary è fiera di presentare DARK NECESSITY, la mostra personale del giovane artista calabrese Mattia Barbalaco.

Atmosfere paludose, dense di tinte brune e dettagli enigmatici: questa è la dimensione in cui vagano le figure rappresentate da Barbalaco. Le pose dei protagonisti delle opere, che passano dalla tensione all’abbandono, dall’espressività alla rassegnazione, fanno pensare a dei burattini che, guidati dalle mani dell’artista, si muovono all’interno di un teatro dalle scenografie oniriche e intricate.

I rimandi simbolici ed espressionisti del giovane pittore, uniti ad uno stile naturalistico e virtuosistico dal punto di vista formale, creano un cortocircuito che apre un varco tra realtà e inconscio.

Von Buren Contemporary presenta
 
DARK NECESSITY
 
mostra personale di
MATTIA BARBALACO
 
Vernissage
Sabato 26 e domenica 27 ottobre 2024
dalle 18:00 alle 21:30

Testo critico: Anna Gasperini

Curatrice e organizzazione: Michele von Büren

La mostra resterà aperta fino al 21 novembre 2024
orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; domenica e lunedì su appuntamento
 
Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Nelle opere di Barbalaco ricorrono rimandi alla psicanalisi, con costanti accenni al mondo dell’inconscio, che emergono da dettagli sparpagliati e inaspettati. È inoltre presente un interesse per le teorie junghiane, in particolare per il processo di individuazione, che riguarda il complicato passaggio dalla pubertà all’età adulta, un viaggio spirituale ricco di simboli e insidie che ogni essere umano deve compiere per giungere all’individuazione del sé.

I riferimenti artistici sono molteplici, dal realismo magico al simbolismo, fino all’importante influenza dell’espressionismo e dell’immaginario di artisti come Otto Dix e Paula Rego, dalle immagini intense e disturbanti. Sono inoltre presenti suggestioni teatrali derivanti dalla passata esperienza di burattinaio dell’artista.

Mattia Barbalaco nasce a Vibo Valentia nel 1999. Nel 2018 si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, e consegue il diploma di Pittura con il massimo dei voti. Nel 2022 ha presentato le sue prime due mostre personali, presso la galleria Blu Gallery di Bologna.


Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com

Aperte le due Mostre su Ungaretti a Gorizia e Monfalcone

Aperte al pubblico le due mostre di Gorizia e Monfalcone che fanno parte del progetto Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia, ideato e curato da Marco Goldin. L’iniziativa è promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dai Comuni di Gorizia e Monfalcone per celebrare l’anno della Capitale Europea della Cultura “GO! 2025”, in collaborazione anche con PromoTurismoFVG e l’organizzazione generale di Linea d’ombra.

UNGARETTI POETA E SOLDATO
IL CARSO E L’ANIMA DEL MONDO
Poesia pittura storia 
Gorizia, Museo di Santa Chiara
Monfalcone, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea
26 ottobre 2024 – 4 maggio 2025

Il progetto si concentra sulla figura di Giuseppe Ungaretti come poeta e soldato durante la Prima guerra mondiale, con il focus sui due anni trascorsi sul Carso tra la fine del 1915 e il 1917. L’obiettivo è mostrare come la letteratura e la pittura possano intrecciarsi nel racconto storico e artistico del periodo.

Le esposizioni si svolgeranno dal 26 ottobre 2024 al 4 maggio 2025 nel Museo di Santa Chiara a Gorizia e nella Galleria Comunale d’Arte Contemporanea a Monfalcone. Per entrambe sono disponibili biglietti cumulativi o singoli biglietti per ciascuna sede. Gruppi e scuole possono prenotare chiamando il call center al numero 0422 429999, mentre per richieste di informazioni è sempre attivo l’indirizzo email: biglietto@lineadombra.it. I visitatori privati possono acquistare i biglietti online o tramite il call center.

Il percorso espositivo sarà arricchito da tre documentari appositamente creati. Il primo, della durata di trenta minuti, a cura di Marco Goldin, sarà il punto di partenza del viaggio con Ungaretti e offrirà un’introduzione emozionante al tema della mostra attraverso testi, immagini animate e le musiche di Remo Anzovino. Seguiranno un video di ricostruzione storica degli eventi della Prima guerra mondiale sul Carso, sovrinteso da Lucio Fabi, e un approfondimento sull’aspetto letterario, con un dialogo tra Marco Goldin e il poeta Paolo Ruffilli dedicato a “Il porto sepolto”, uscito a Udine in sole 80 copie nel dicembre 1916. L’attore Gilberto Colla ne ha realizzato la lettura integrale, che si vedrà al piano terra del Santa Chiara in una vera e propria video installazione.

Nel Museo di Santa Chiara a Gorizia, oltre alla sezione letteraria e documentaria, sarà presente la pittura, con circa novanta opere realizzate da dodici artisti italiani che hanno interpretato i luoghi del Carso e la figura di Ungaretti, creando una galleria di grande impatto visivo. Inoltre, grazie alla collaborazione con il Museo della Grande Guerra di Gorizia, sarà esposta una selezione di oggetti e uniformi legati alla guerra sul Carso.

Alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, la pittura sarà ulteriormente protagonista nella sezione Da Boccioni a Martini. Arte nelle Venezie al tempo di Ungaretti sul Carso. Questa parte della mostra include cinquanta opere storiche di pittura e scultura degli anni dieci del Novecento, con i nomi tra gli altri di Umberto Boccioni, Felice Casorati, Arturo Martini, Gino Rossi e Umberto Moggioli.

“Un evento straordinario – lo definisce Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia –  un autentico viaggio tra letteratura, pittura e storia, che può essere apprezzato esclusivamente in Friuli Venezia Giulia. Credo che questa proposta rappresenti in modo evidente quanto la Regione stia investendo sulla promozione del territorio attraverso l’arte e la cultura, strumenti capaci di coinvolgere il grande pubblico. Un vero e proprio “gioiello artistico” che ha un forte valore simbolico e divulgativo per un evento già di per sé epocale come “Go! 2025”.

“L’esposizione si configura in un vero e proprio percorso sul confine tra la guerra e la poesia, tra il terribilmente reale e il poeticamente narrato o pittoricamente rappresentato – spiega Mario Anzil, Vicepresidente e Assessore alla Cultura e allo Sport della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – e racconta, attraverso molteplici linguaggi, la vita del soldato Ungaretti sul Carso analizzandone l’aspetto storico e quello letterario attraverso l’analisi de Il porto sepolto, opera pubblicata nel 1916 a Udine in sole 80 copie”.

 “Non potevamo che affidare a Giuseppe Ungaretti (del quale l’8 febbraio, giornata scelta per inaugurare ufficialmente la nostra Capitale, ricorre l’anniversario della nascita) e alla sua sensibilità il compito di accompagnarci verso il 2025 – sottolinea il Sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna – lungo un percorso che Marco Goldin, curatore del progetto, ha reso particolarmente suggestivo e unico. Un vero e proprio cammino della memoria, che dal passato ci porta sino ai giorni nostri, per lasciare una traccia indelebile in un futuro di riflessione e di speranza per noi e i nostri figli”.

“La grandezza e l’importanza di Ungaretti si sposano indissolubilmente con il territorio che vede Gorizia avere il suo ruolo naturale di capoluogo di provincia. Un’area che ha molti crediti con la storia, visto tutti i drammi che hanno attraversato le nostre terre. In questo caso, però, il tempo è stato galantuomo dal momento che proprio l’Europa ci ha riconosciuto il grande lavoro svolto negli anni, tanto da vederci trasformare da teatro di guerra in laboratorio di pace” afferma Fabrizio Oreti, Assessore alla Cultura e agli Eventi culturali, al Sistema Teatrale, Museale, Beni Storici, Candidatura Unesco, Comune di Gorizia.

“Le poesie di Giuseppe Ungaretti sono un inno alla vita, all’amore fra le genti, al valore delle piccole, straordinarie emozioni che ti possono regalare un mattino, un raggio di sole, lo scorrere dell’acqua di un fiume sulla pelle – sottolinea Patrizia Artico, Assessore alla Capitale Europea “Go! 2025”, Comune di Gorizia – In questo spirito si riconosce pienamente la Capitale europea della cultura “Go! 2025” che vuole recuperare e rilanciare questo “inno alla vita” proprio nel momento in cui il mondo sembra nuovamente impazzire, quasi intrappolato in nuovi, terribili conflitti che rischiano di far deflagrare l’intera umanità”.

Per Anna Maria Cisint, già Sindaco di Monfalcone – “Monfalcone ospita una mostra di altissimo livello per lo spessore degli artisti e per le tematiche trattate con un filo conduttore che lega Ungaretti al Carso e all’esperienza vissuta e descritta nelle sue poesie dedicate al nostro territorio. Un excursus tra dipinti di artisti importantissimi, che hanno reso grande la pittura nelle Venezie nel corso del secondo decennio del Novecento, uniti in un’esposizione che ne testimonia gli accadimenti, utile per capire come l’arte si esprimesse prima, durante e dopo la sanguinosa guerra di cui anche il nostro Carso è stato tristemente protagonista.”

“La mostra che per la nostra città rappresenta un unicum, la cui organizzazione, per la prima volta, è stata curata in collaborazione con la città di Gorizia, nell’ottica di ampliare le sinergie già in atto tra le due maggiori città isontine, per meglio cogliere, insieme, le opportunità che “Go! 2025″ potrà portare alle nostre comunità” osserva Antonio Garritani, Vicesindaco reggente di Monfalcone.

Per Luca Fasan, Assessore alla Cultura, marketing territoriale, sviluppo turistico, commercio e grandi eventi del Comune di Monfalcone, “Si tratta di un innovativo progetto espositivo di grande valore che risponde alla volontà dell’Amministrazione Comunale di realizzare proposte artistiche di alto livello contenutistico, in coerenza con un percorso di iniziative portate avanti con grande successo di consensi e critica negli ultimi anni nella nostra Galleria e in tutto l’ambito culturale monfalconese”.

Le mostre rappresentano anche un’occasione unica per esplorare un progetto culturale innovativo che fonde storia, poesia e pittura. Per arricchire ulteriormente l’esperienza, PromoTurismoFVG offre una serie di proposte per scoprire i luoghi legati a Ungaretti sul Carso e le bellezze del Friuli Venezia Giulia

Studio-Esseci-2025


Per maggiori informazioni sulle mostre:
 www.lineadombra.it
 
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Rif. Roberta Barbaro tel. 049.663499
e-mail roberta@studioesseci.net