Vi sono delle “ oasi di pace” a Messina che rappresentano un’evidente
testimonianza della grande religiosità che, per oltre millecinquecento anni,
ha caratterizzato la storia della nostra città. Sono tredici eremi, in gran
parte dimenticati, soffocati dal cemento e abbandonati al degrado. Un triste
destino è, infatti, toccato a questi luoghi mistici.
Costruiti in aree immerse nel verde e in zone collinari o montuose, al
fine di garantire quel silenzio indispensabile durante i momenti di
meditazione e di preghiera. Adesso gli eremi si ritrovano inglobati nel
tessuto urbano.
L’eremo di San Giacomo, ubicato nei pressi dell’ex strada
Noviziato-Casazza, è ormai ridotto a dei ruderi d’antiche mura frastagliate,
ad un portale in pietra calcarea e a due finestre ovali. Infatti, rimane ben
poca cosa del “ piccolo” Oratorio, dove si osservava la dura regola di San
Pacomio.
L’eremo di Sarrizzo, chiamato così perché, secondo le credenze popolari,
in quella grotta-eremo, avrebbe abitato San Rizzo. Un tempo molto
frequentato dagli asceti, oggi è invaso dalle erbe che ne mimetizzano
l’ingresso e la struttura.
Quasi la stessa sorte di rudere è toccata all’eremo di Santa Maria delle
Gravitelle. L’eremo è raggiungibile da via Pietro Castelli alta; qui, a
piedi, salendo lungo una stradina a gradini che si inerpica tra le case si
raggiunge quel che resta dell’eremo: una torre diroccata abbandonata al
degrado e aggredita dalla vegetazione.
Un altro eremo divenuto ormai inaccessibile è quello di San Filippo d’Agira.
Inserito nel sistema abbaziale di San Filippo il Grande d’epoca normanna
ospitò per un periodo il santo proveniente dalla Tracia, che poi si trasferì
ad Agira dove morì.
Un eremo, quasi sconosciuto dalla gran parte dei messinesi, è quello di
San Nicolò. Si trova, in località Paradiso, salendo da una strada sulla “
Panoramica “, vicinissimo a dei complessi residenziali. Proseguendo questo
excursus, nei luoghi dello Spirito, è giusto evidenziare che gli eremi,
venendo inghiottiti dal cemento d’altre costruzioni, hanno perso non solo la
bellezza e la rilevanza estetica, ma soprattutto la forza simbolica e la
carica di misticismo.
A risentire maggiormente di tutto ciò sono l’eremo di San Corrado,
visibile sulla sinistra allo svincolo del Boccetta, di S. Nicandro, ubicato
proprio nell’area attualmente denominata San Licandro e di S. Maria La
Misericordia, situato prima di Laderia Superiore lungo il torrente.
L’eremo di San Corrado si presenta oggi con le sue torri campanarie
laterali e gli altari del XVIII secolo con paliotti intarsiati all’interno.
L’eremo di S. Sostene consiste in un piccolo oratorio su una collinetta
situata nei pressi di Mili S.Pietro.
Tra gli eremi, quello sicuramente più conosciuto è quello di S. Maria di
Trapani. Il culto per la Madonna di Trapani, nella nostra città, iniziò nel
Quattrocento. Dell’ultimo eremo, quello di San Raineri, presumibilmente
ubicato sull’estremo promontorio della zona falcata, non rimane più alcuna
traccia.
Da questo breve viaggio tra gli eremi perduti emerge un dato di fatto: vi
sono eremi che sono stati conservati meglio degli altri perché hanno
mantenuto la loro principale funzione di luoghi di culto.
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